They call me Lullaby
'cause all I want and all I know is only to fly
They call me Lullaby
I've never seen their blood
I've never seen
That sparkle in their eyes
Gorgo di petali
rosati come un grido.
L'occhio di un ciclone dall'essenza che è come una droga.
Impossibile dimenticare, no.
Rancore che scorre fra i sinuosi meandri di quel tronco, un tormento
inestirpabile che si è insidiato fra le grandi radici.
Quel colore
possibile che quella linfa assomigli così tanto
al
sangue?
Occhi.
Verdi, grandi, liquidi, stupefatti che osservavano attoniti e atterriti.
Tentò di lanciare, invano, un qualche incantesimo, non riuscendo
a capire il perché di tutto quel lacerante dolore in fondo al
cuore, avrebbe voluto estirparlo
Tokyo era così densa di
richiami che ben poco avevano di terreno! Gli pareva che addirittura
il vento si sciogliesse in languidi mormorii, in sintonia col suo animo
in quel non-luogo di sola ombra. Dov'era
?
Pioggia
rossa?!
Così piccolo, ai piedi del grande ciliegio, ammantato
nel kimono candido forse troppo lungo per lui, il capo sollevato in
un silente e reverenziale esame delle gocce vermiglie che s'infilavano
in mezzo al tenue sbocciare di fiori, come piccoli rubini, assolutamente
interdetto mentre un rivolo rosso caduto dall'altro gli macchiava i
palmi alabastrini.
Scrutò con maggiore attenzione l'ambiente circostante
La sorpresa non tardò a far schiudere le giovani labbra: tranquillamente
assiso fra i rami, in un turbinio di petali, c'era un ragazzo con qualcosa
fra le braccia. Lo spettatore in miniatura non si curò dei piccoli
schizzi scarlatti che gli si appoggiarono sulle guance
Un accenno di sorriso si stese sulle labbra dello sconosciuto.
Gelido come l'inverno, così tanto da congelare ogni suo pensiero.
Quello sguardo. Castano, penetrante, riluceva di un bagliore disordinato
e folle come di tante lucciole impazzite.
Gelo, gelo, gelo. Non tradiva la minima emozione.
Troppo assorto, il piccolo sciamano, per scoprirsene spaventato.
Un sussulto lo percorse da capo a piedi quando notò che il braccio
dello sconosciuto trapassava da parte a parte quello che si rivelò
essere il corpo lugubremente inerme di una bambina.
L'espressione di quel dio della morte non fu soggetta al minimo cambiamento
mentre, con un gesto brusco, ritirava l'arto con rumore di stoffa che
si lacerava e lasciava che il sangue della fragile bambola precipitasse
con leggiadria sulla splendida fioritura in un dipanarsi di macabri
arabeschi.
Paralizzato dallo shock, l'indifeso ragazzino premette con forza le
mani sulla bocca, il baluginio verde dei grandi occhi si dimostrò
più che eloquente.
I don't know
What's hidden in their minds
They call me Lullaby
One day I saw a man
Trying to wash away the dirt on his hands
And the pain on his face when he saw me
He wished that he could cry
And he called me Lullaby
Le iridi dorate si abbassarono ai piedi dell'Albero e
scrutarono con divertimento la gracile sagoma spiazzata da quella brutale
esibizione che lui non capiva cosa avesse di così
abominevole.
L'odore del sangue
lo elettrizzava così tanto!
Lo sguardo insistette sulla pallida fisionomia goffamente ravvolta nel
kimono da cerimonia.
Curioso, come non riuscisse a trovare il fondo di quel paio di smeraldi
trasfiguratisi in un tremulo uragano.
La spensieratezza, l'innocenza così tipica degli occhi dei bambini,
serica e traslucida. L'aveva distrutta. In pezzi, così. Ne era
assolutamente deliziato.
Storse la bocca in una smorfia di voluttà cattiva e si sbarazzò
del cadavere lanciandolo di lato come un qualcosa di inutile, abbandonando
il suo posto fra le salde propaggini dell'enorme sakura e abbattendosi
fulmineo sul diafano astante il quale pareva avere a che fare con un'entità
spirituale piuttosto che umana, a giudicare dall'aspetto. Un piccolo
tocco sulla fronte gli fu sufficiente per fare in modo che il ragazzino
crollasse contro di lui.
Rimase inginocchiato.
Era la prima volta che veniva sorpreso ad uccidere
inoltre, quel
frugoletto così adorabile pareva essere un suo
'collega'.
I suoi polpastrelli pulirono con attenzione le gote screziate di rubino.
Che ne facciamo di te, adesso?
Meditò un istante, senza abbandonare la piega ironica
delle labbra, prima di accostare con delicatezza due delle sue dita
alla morbida frangia d'ebano, così, immediatamente, il piccolo
giocattolo riprese i sensi e realizzò di essere lungo disteso
fra le sue braccia. Mortificato, si sollevò, scusandosi con educazione
e ringraziandolo per l'aiuto.
Ne fu sinceramente sorpreso.
In quel divertente esserino, tutto intento a profondersi in inchini
nel vistoso costume tradizionale, poteva leggere una fragilità
e una goffaggine che giudicò da subito
invitanti. Un lampo
di trionfo trapassò in un momento il piglio atono del giovane,
una pungente esibizione di soddisfazione gli tagliò la bocca:
eureka
<< Questi fiori di ciliegio sono bellissimi, non trovi?>>
proferì con voce morbida, accingendosi a tornare in piedi e a
mostrargli il suo sorriso più dolce.
Vide quelle labbra schiudersi in un solare assenso. La sua voce si fece
più bassa e suadente:
<< Scommetto che non sai che sotto i ciliegi sono seppelliti dei
cadaveri
>>
<< Dei
dei cadaveri?!>> balbettò lo scricciolo
And first of all we were born
to be free
And as far as I can see
There is one way this could be
I've been told we were born to be free
And as far as I can see
There is one way this could be
But they struggle and they fight
They weep but they still try
Everything that they can
Everything that they can
And they call me Lullaby
And they wish they would they have
Everything that they can
Everything that they can
And they call me Lullaby
<< Il motivo per cui i ciliegi
ogni anno fioriscono così splendidamente è che sotto ci
sono sepolti dei morti. Il vero colore dei loro petali, infatti, sarebbe
il bianco. Sarebbero candidi come la neve. Allora capisci
>>
si apprestò a interrogarlo, sorridendo <<
perché
invece il loro colore è il rosa?>>.
Si arrese davanti alla piccola cervice che sottolineava con uno scotimento
la propria ignoranza riguardo alla questione.
Un attimo di silenzio per concedersi il lusso di osservare quel visetto
latteo in attesa, per distendere il proprio taglio labiale, per esplicare:
<< Perché succhiano il sangue dei morti che sono sepolti
sotto
>>.
La bocca ancora inclinata in un riso che, da carezzevole, era diventato
crudele.
Quella silente risata
Avrebbe dovuto stridere con la dolce fragranza
e la delicata silhouette dei petali intorno a loro, elaborò il
neo-onmyouji, ma, al contrario, pareva fondersi con esse, silenziosamente
Due stille di salata tristezza orlarono i bordi delle stupende iridi
che cosa atroce, sotto quei fiori bellissimi!
Avrebbe dovuto correre, non avrebbe dovuto trovarsi lì! Eppure,
le gambe rimasero ferme. Si sentiva così
in trappola, ma,
nonostante questo, riparato, come se stesse dormendo in mezzo a quei
boccioli di velluto traditore e non fra le loro radici, come quelle
persone
! Tirò un respiro e pigolò con la vocina
infantile incrinata:
<< Ma
agli uomini che stanno sotto gli alberi
non
fa male, vero
?>>.
Fu quanto bastò per gettare il suo misterioso interlocutore in
un attimo di mutismo in cui boccheggiò, senza avere la minima
idea di cosa rispondere. DISARMATO. Si ricompose poi nel solito ghigno
(stavolta, probabilmente, si era lasciato andare alla derisione di sé
stesso, ma questo la propria arida emotività non gli diede mai,
nemmeno in seguito, modo di constatarlo) e si inginocchiò di
fronte alla bella bambolina
<< Facciamo un patto
>> scandì quella bocca
di giovane uomo. Si guadagnò l'attenzione di colui che se ne
stava dirimpetto contro il suo sguardo, immobile. Ginocchioni, la statura
del cacciatore si adattava perfettamente a quella del suo nuovo passatempo.
<< Quando io e te ci rivedremo
passeremo un anno, e, bada,
uno soltanto, insieme>>.
Con enfasi, si stava rivolgendo a quelle fini fattezze tese nell'incredulità
e concentrate sulle sue parole contro cui un vento profumato di ciliegi
in fiore si scagliava violento.
<< Il tuo animo è totalmente opposto al mio
>>
parlò con maggiore chiarezza a quelle polle limpide che lo seguivano
come incantate, le piccole, soffici labbra lievemente dischiuse <<
tu sei dolce, puro, sincero, credo che anche da grande rimarrai
tale, con questo tuo buon cuore
perciò, se dovesse capitare
di rincontrarci ancora, io
>>
And so me
I'll fly, I'll fly
Just like a lullaby
Just like a lullaby
Until the day I'll die
Oh me
I'll fly, I'll fly
Like a lullaby
Like a lullaby
Until the day I'll die
I'll fly, I'll fly, I'll fly
<< ...
cercherò di affezionarmi a te
>> promise, appoggiandogli
due dita sulle gote <<
ma solo per un anno.>> lo avvertì,
come per informarlo della pericolosità di quel gioco, pur sapendo
che il volere di quel pupazzetto non avrebbe avuto alcun peso sulle
sue decisioni.
Una sensazione così inebriante quella che scaturiva dal prendersi
la vita di chiunque, decidendo per essa! L'onnipotenza era umana, sì
no, un momento, era sua e del suo clan. Riuscire a provare qualunque
sentimento per quella cosina deliziosa ne sarebbe stata l'ineluttabile
conferma, ma perdere non era nel suo stile, perciò avrebbe vinto,
con la stessa facilità con cui aveva pronunciato quel giuramento.
Inoltre, per il solo ciliegio, una bambola così fine, presa senza
divertirsi, sarebbe stata un'imperdonabile spreco.
<< Se trascorso un anno ti considererò una persona speciale
avrai vinto tu e io non ti ucciderò, ma se, in caso contrario,
tu non dovessi rappresentare per me niente di speciale, come quel cadavere
laggiù
>> e indicò quest'ultimo voltando il
capo, sogghignando nel vedere il pargoletto ritrarsi lievemente <<
beh, in quel caso io
ti ucciderò, perciò oggi ti
lascerò andare.>> decretò, prendendo le piccole
mani fra le sue.
Stava tremando sottilmente, bene.
<< Per poterti riconoscere quando ti rivedrò, ti imprimerò
un sigillo che indica
>> si interruppe, avvicinando la sua
bocca al dorso perlaceo di una di quelle manine così pure e sottili
per imprimervi un bacio lieve, seguì poi con particolare godimento
il movimento del collo pallido che si gettava all'indietro, lasciando
ciondolare la testa inerme -palese manifestazione di incoscienza- mentre
il pentacolo che la sua bocca aveva tracciato con una sua lieve pressione
luccicava di sangue, il quale, scendendo giù lungo il polso che
l'assassino teneva con forza, era arrivato a macchiare il bordo della
manica del kimono immacolato.
Gli occhi color dell'ambra notarono un singolo rivolo scarlatto ravvolgersi
lentamente attorno alla base della mano. Increspando lievemente le labbra,
fece in modo di appoggiarle sopra la leggera traccia per arrivare poi
a suggere con la propria lingua quella singola, invitante stilla; sottrarre
una goccia della linfa vitale di quel cucciolo gli era risultato più
che piacevole, immaginarsi la sua vittoria, cosa avrebbe potuto scatenare!
Se lo sarebbe preso, completamente, quando tutto quello sarebbe terminato
la pelle candida dell'altro arto pareva risplendere, così sfregò
il suo sorriso privo di luce su quella soffice superficie per trasformarlo
in un tocco morbido dalla cui conseguente ferita prese di nuovo a stillare
quel nettare intossicante e dolce. Le sue labbra non esitarono e si
mossero flemmaticamente sul marchio che avevano rilasciato, ripercorrendolo
al contrario.
La forza che le sue mani avevano fino a quel momento esercitato sulla
sua preda divenne minima. Si distanziò di poco per contemplare,
soddisfatto, il suo operato, decidendosi a terminare la frase quando
vide il ninnolo schiudere le gemme annebbiate e confuse.
<<
che tu sei una preda dei Sakurazukamori.>>.
Stordito, l'interessato avrebbe avuto intenzione di proferire parola,
ma la veloce successione degli eventi glielo rese impossibile.
Quel riso indecifrabile galleggiava leggero fra nugoli di petali.
Perciò
Petali di ciliegio dappertutto.
oggi
Sui vestiti.
ti
Fra le dita.
lascerò
Sulle labbra, sugli occhi. Migliaia.
andare
Così tanti da rassomigliare
a un'illusione.
FINE
?
Note
No, tranquilli, Sei-chan ha mantenuto la promessa, ho
solo descritto il sakura che si sfaldava
Spero che non vi siate
confusi! E' stata la mia prima ff su TYOB, dopo 16 giorni l'ho finita!
Vi è piaciuta? Lo spero, scrivere il POV di Seì è
così difficile, inquietante e libidinoso! La canzone è
di Elisa, ma la sottoscritta ha sentito più ' Sanctus ' che '
Lullaby', mentre scriveva^^"!
Commentatee!
Juuhachi Go