Semplicemente Jody

 

Capitolo 8: E il sole torna a splendere

Jody aprì lentamente gli occhi, confusa. L'ultima cosa che ricordava era la sfida di Allenby, e di essersi allontanata alla cieca, poi...il nulla. Si guardò intorno, ma non riconobbe il luogo in cui era. Cercò di alzarsi, ma una voce la fermò "No, non devi sforzarti, sta ferma". Lei si accigliò. Ma quella voce...."Wakabayashi" sussurrò, fissando il ragazzo che la guardava sorridendo "Ben svegliata, Harper. Ci hai fatto prendere bello spavento" disse, mentre lei cercava di raccapezzarsi "Wakabayashi....ma che ci fai in camera mia? No, un attimo, questa non è la mia camera...." balbettò, mentre lui sorrideva ancora di più "Appunto, questa è camera MIA, o almeno la mia camera degli ospiti. E sei qui perchè ti ho trovata qua fuori che deliravi sotto la pioggia, bagnata fino al midollo. Taci che poi ho trovato Sanae che ti ha cambiato. Erano tutti in cerca di te. Anche tuoi zii. Sono venuti qui, sanno che stai bene. E quel tuo amico...quel Yusuke....non ti voleva nemmeno lasciare qui, voleva portarti a casa e farti prendere ancora freddo. Pensa che scemo" l'ultimo pezzo del discorso fu detto con una punta d'irritazione, che lei, per quanto stanca, avvertì perfettamente. Sorrise, poi però assimilò bene il discorso e sospirò "Senti, credo di doverti spiegare quel..." le dita di lui si poggiarono sulla sua bocca per impedirle di continuare. "No, ora devi riposare. E non devi raccontarmi tutto solo perchè ti ho trovata e vista in quello stato, o perchè ho visto quella foto, eccetera. Se te la senti, mi racconterai ciò che vuoi. Domani, comunque. Ora dormi. Non devi venire a scuola per forza, domattina. Ti lascerò la colazione, e nel pomeriggio verranno a prenderti. Ora dormi" disse, guardandola con dolcezza infinita. Lei sorrise, stringendo un attimo quelle dita; i suoi occhi blu brillavano di lacrime trattenute, e qualcuna di esse scese, mentre lei pensava a quanto lui potesse essere insopportabile e allo stesso tempo unico, poi sussurrò "Grazie...." e si addormentò. Lui sciolse a malincuore la presa di lei sulle proprie dita, poi le rimboccò le coperte e sussurrò "Buonanotte", sfiorandole la fronte con un rapido bacio.
Scese la scale in silenzio, mentre riffletteva. Il giorno dopo avrebbe parlato ad Allenby. C'erano un paio di cose che doveva dirle...e nel pensare questo, i suoi occhi si strinsero fino a divenire due fessure.

Wakabayashi si alzò alle tre e mezza. Era molto presto, anzi era notte fonda, ma era nervoso e non riusciva più a dormire. La porta della stanza dove stava Jody era chiusa. Passandovi davanti, ebbe la tentazione di bussare, ma si fermò quando la mano stava per toccare il legno scuro della porta. Esitò, poi scosse il capo e scese le scale, diretto in cucina. Cominciò a preparasi la colazione, (ehm...forse è meglio chiamarlo lo spuntino delle tre e mezza. NdA) scaldando il latte e prendendo un pacchetto di biscotti, mentre ripensava alla sera precedente, (cioè a poche ore prima....NdA) all'aria di Jody quando l'aveva trovata sotto la pioggia, ai suoi occhi quando si era svegliata....Era rimasto imbambolato con la scatola di biscotti in mano, fissando il vuoto, e fu così che lo trovò lei, che era scesa poichè il suo stomaco, vuoto dal pomeriggio precedente, reclamava cibo. "Buongiorno...anzi, buonanotte, vista l'ora" mormorò gentilmente. Lui sussultò per la sorpresa e si voltò, sorridendo imbarazzato "Salve. Ma cosa ci fai sveglia? Dovevi riposare...." le parole gli morirono in gola, notando come lei stesse bene con la sua maglietta che le cadeva adosso larga, coprendo quasi del tutto i pantaloncini. (Ma non era una tuta? NdTutti. Ehmmmm....NdA). Lei lo fissò, cercando di trattenersi dal ridere nel vedere la sua espressione idiota, poi lo svegliò dicendo "Avevo fame, non mangio nulla da ieri a mezzogiorno....e, tra parentesi, credi di riuscire a spegnere quel latte prima di farlo bruciare o ti piace fare disastri in piena notte?". Lui fissò sorpreso il fornello, urlando poi nel vedere il latte traboccare dal pentolino. Fece per spegnerlo, ma si scottò una mano e la tirò via imprecando. Lei rise, non ce la faceva più, e andò ad aiutarlo. Preparò del caffè, poi entrambi si sedettero e magiarono. Mentre addentava una fetta di pane con marmellata di albicocche generosamente spalmata sopra, Jody fissò il ragazzo, esclamando poi all'improvvisò "Non metterti in testa di aggredire Allenby appena arrivi a scuola". Lui si soffocò nel sentire quelle parole, tossì e sputacchiò, per poi calmarsi e fissarla con occhi sconvolti "Ma come? Come posso non fare nulla se è colpa sua quello che ti è successo? Se ti ha quasi fatto ammalare....ma soprattutto, COME CAVOLO FACEVI A SAPERE QUELLO CHE STAVO PENSANDO?????" lei rise, gioiosa "Avevi un'espressione talmente truce che non ci è voluto molto, veramente....". Lui la fissò "Comunque, è meglio dirle che ti stia alla larga...." cercò di mediare, alzandosi, ma la mano di lei lo trattenne. "Aspe....aspetta...." sussurrò una voce fioca che lo fece rabbrividire. Voltatosi di scatto, vide il dolore negli occhi azzurri che si levarono verso i suoi mentre lei diceva "Aspetta....prima di prendertela con lei aspetta, devi sapere quel che è successo...." solo dire questo la faceva soffrire, al punto che lui cercò di impedirle di proseguire. Ma gli occhi di lei, seppur pieni di dolore, erano anche pieni di determinazione "No, ti prego, non fermarmi....voglio dirtelo, voglio sfogarmi....ho atteso così tanto qualcuno che mi potesse capire.....io...ho bisogno che qualcuno mi ascolti.....ti prego, stammi ad ascoltare...." la voce era un sussurrò, un sussurro pieno di dolore accumulato. Questo fu troppo. Lui non fu più capace di opporre resistenza . Il significato di quelle parole lo colpì come un flash: Era lui. Era lui quello che lei aveva sempre aspettato per poter parlare. Poteva forse esimersi da quel compito? Non voleva neppure pensarci. Lei era troppo importante per lui....."Va bene. Io sono qui, ti ascolto. Non ti lascio sola". Prese una sedia, l'avvicino a quella di lei e si sedette, in modo da poterla abbracciare. Nel farlo, si accorse che lei tremava, ma cercava di parlare. Non la fermò. Sapeva, aveva sempre saputo che prima o poi lei avrebbe dovuto affrontare il passato, e se poteva esserle vicino in quel momento, l'avrebbe fatto. Lei abbassò gli occhi, fece un respiro profondo, poi iniziò. Anche lei sapeva. Sapeva, dalla prima volta che l'aveva visto, che sarebbe stato lui quello che avrebbe ascoltato la sua storia, quello che era stato scelto per condannarla o perdonarla....quelllo che lei necessitava di avere vicino in quel momento. Per questo, quando iniziò a parlare, la sua voce era calma e sicura. Aveva preso la sua decisione. "Cominciò tutto quando arrivai in Germania tre anni fa...."

NDA: FINALMENTE SI SVELA IN GRANDE SEGRETO DI JODY; SE ANCHE LA SCENA VI SEMBRA UNA PALLA, TROPPO PIANTO E TROPPO DOLORE, VI CONSIGLIO DI LEGGERE, POICHE' TUTTA LA STORIA GIRA ATTORNO A QUESTO PUNTO. SARA' ANCHE SPIEGATO CHI E' ALLENBY E COSA CENTRA CON JODY....E SCOPRIRETE I NUOVI PERSONAGGI....PER CONTRO, SARA' MOLTO TRISTE. A VOI LA SCELTA.....

"Tre anni fa, nel mio continuo girovagare, arrivai in Germania. Andai a vivere nella citta di Brema, dai signori Weynehr. Era una famiglia molto ricca, anche se all'inizio non era stato ben chiarito quale parentela avesse con la mia. Comunque, all'epoca avevo 13 anni, e i signori Weynehr avevano una figlia della mia età, Angel. Era nata il mio stesso giorno, e mi assomigliava moltissimo. Guarda" disse, estraendo dalla tasca dei pantaloncini qualcosa che si era portata dietro. Era una foto, e nel prenderla in mano Wakabayashi sbiancò, rimanendo a bocca aperta. Vi erano ritratte due ragazze apparentemente identiche, che sorridevano al fotografo. Erano l'una il riflesso dell'altra, anche se quella di destra aveva i capelli più biondi e gli occhi verdi, mentre l'altra aveva capelli castani e occhi scuri. Il ragazzo fissò ancora la foto, incredulo, poi guardò la ragazza che stava davanti a lui; lei annuì "Era come se fossimo gemelle. Avendo anche la stessa età, ed essendo nate lo stesso giorno, tutti ci consideravano tali, e cominciammo a farlo anche noi. Era bello, dopotutto, avere un'amica così cara. In breve tempo io e Angel divenimmo inseparabili. Andavamo alla stessa scuola, eravamo nella stessa classe, in banchi vicini, e ci iscrivemmo insieme al club di pallavolo."
Silenzio.
Sospiro.
Pausa. Si fece coraggio e continuò. "La squadra di pallavolo della scuola non era molto rinomata, e aveva appena perso quasi tutti i suoi titolari. Insieme a noi si iscrivettero altre quattro ragazze. Quelle della foto che hai visto. Tra esse...tra esse c'era Allenby. Lo avevi già intuito, vero? Beh, in poco tempo divenimmo grandi amiche, e la nostra squadra divenne fortissima. Vincemmo il torneo cittadino e quello regionale, per poi farci strada ai nazionali. La nostra era una squadra senza punti deboli, e io ne ero il capitano. Per quanto tutte e sei fossimo bravissime, ruotava tutto intorno a me e Angel. Eravamo le stelle della scuola, della città, adirittura della Germania. Ci chiamavami "Angeli", meglio ancora "Angels", e io e Angel eravamo "The Angels' combi". Questo ci fece divenire ancora più amiche, e facemmo il patto di non dividerci mai, ma di vivere quell'avventura tutte insieme. La nostra casa, che era grande, divenne il centro di raduno della squadra. Capitava spessissimo che si fermassero tutte a dormire li, tanto che c'erano le stanze sempre pronte, assegnate solo a loro. I signori Weynehr erano molto contenti, Angel era felice come non era mai stata in vita sua, e decisero di dirci tutta la verità. Io e Angel sembravamo sorelle....perchè lo eravamo" Wakabayashi sussultò. Era una rivelazione che si aspettava, ma fu improvvisa. Lei continuò "In realtà eravamo sorellastre. Nostro padre voleva a tutti i costi un erede, e sembrava che sua moglie, la signora Weynehr, non potesse avere figli, così lui chiese alla sorella di lei di prestarsi alla fecondazione artificiale. La donna accettò. Era...era mia madre". Era troppo. Lui cercò di interromperla, ma lei lo supplicò con gli occhi di non farlo. Doveva, DOVEVA affrontare la realtà, una volta per tutte, dicevano quegli occhi. Lui annuì, e lei continuò "Contemporaneamente però, anche la signora Weynehr era rimasta incinta, di Angel. Nascemmo lo stesso giorno, ma sfortunatamente mia madre morì nel darmi alla luce. So che a dirlo sembra brutto, ma ero una presenza scomoda, a quel punto. Per questo cominciai a girare il mondo dai miei vari parenti. Il padre di Hikaru, ad esempio. Mio zio. O...la signora Tachikawa. La sorella maggiore di mia madre. Quando ce lo confessarono, odiai mio padre. Lo odiai per aver usato mia madre, per averla fatta morire, per aver usato anche Angel e sua madre. Ma poi mi passò. Alla fine avevo una famiglia, finalmente, avevo un padre e una madre, anche se addottiva, e una sorella che per me era più cara della mia stessa vita....una gemella così simile a me che era diventata una parte del mio essere. La situazione tornò normale, la squadra divenne ancora più forte, la gente cominciò a chiamarci "Le sorelle del miracolo". Andava tutto bene finchè....non arrivò lui" Wakabayashi sussultò. Lo sapeva. L'aveva sempre saputo che c'era un LUI...allora perchè gli faceva così male? La strinse forte, cercando di non pensarci. In quel momento c'era lui vicino a lei, e doveva aiutarla. Non c'era tempo per la gelosia. Se voleva aiutarla...doveva vincela. Lei alzò gli occhi, chiedendogli scusa poichè sapeva di fargli male, poi continuò "Richard Gabber è il figlio di un ricco industriale. La famiglia di Angel combinò un fidanzamento tra i due, senza nemmeno consultarli. Angel naturalmente si ribellò, ma io la convinsi ad aspettare di averlo conosciuto, per decidere. Lei, di malavoglia, accettò. Lo conobbe e se ne innamorò. Tornò da me pazza di gioia, e insistette che dovevo conoscerlo. Io, divertita, accettai, anche perchè volevo sapere che tipo di ragazzo era. Così, il week end seguente, andammo via tutti insieme a fare un picnic con le nostre famiglie. La macchina dei Gabber arrivò, lui scese, volse lo sguardo su me e Angel....oh, non l'avesse mai fatto !!! Rimasi incatenata a guardare quegli occhi verdi che mi fissavano, e lui fece lo stesso. Ci innamorammo sul momento, mentre Angel saltellava e diceva che voleva che fossimo amici, poichè eravamo le pesone più importanti della sua vita. " Wakabayashi appoggiò il capo della ragazza al proprio pettò, cercando di vincere il proprio dolore e di alleviare quello di lei. Era innamorata di lui. Ancora. Per sempre "Non ci volle molto perchè Angel si accorgesse di tutto. Richie le voleva bene, ma amava me....e io, che cercavo in tutti i modi di non pensare a lui poichè volevo solo la sua felicità, ero sempre triste. Anche Angel era triste, poichè si vedeva come un ostacolo alla felicità mia e del ragazzo di cui era innamorata. Andammo avanti così un anno, e lo stress cominciò a farsi sentire. La squadra non era più così affiatata, visto che la copppia d'oro si era sfaldata. Io e Angel parlavamo solo in caso di bisogno, anche se ognuna voleva un bene dell'anima all'altra. Richie stesso non sapeva più che fare. Voleva bene ad Angel e voleva bene a me. Non voleva far soffrire nessuno, e così facendo faceva soffrire entrambe. Finchè, un anno fa..." deglutì. Era arrivata alla parte culminante, la parte più difficile. Chiuse gli occhi e parlò, come se non guardando evitasse di affrontare la realtà che invece stava affrontando in pieno "Scappai. Decisi che me ne sarei andata e avrei pemesso a quei due di vivere felici. Ma naturamente non me lo consentirono. Mi ritrovarono, mezzo assiderata, e mi ricoverarono in ospedale. Ero in preda a una crisi nervosa e, quando i miei genitori mi chiesero perchè l'avevo fatto, risposi urlando che era colpa loro, che mi avevano tolto il ragazzo che amavo e anche l'unica sorella che avevo. Dissi che mi odiavano tutti, che nessuno mi voleva bene. Non volevo dirlo, non lo pensavo nemmeno, ma Angel lo sentì. Così quella notte venne da me, e mentre dormivo mi sussurrò 'Io ti voglio bene.....così tanto bene....forse è ora che te lo dimostri'. Intendeva dire che si sarebbe tolta di mezzo. "
Silenzio.
Stupore.
Incredulità.
Wakabayashi la fissava inorridito. Quello che aveva detto....Non poteva essere vero !!! "Vuoi dire che...." mormorò, quando riuscì a ritrovare la voce, ma non riuscì nemmeno a terminare la frase. La sua mente si rifiutava solo di PENSARE a una cosa simile. Lei annuì, in preda a una calma surreale "Si. Tentò il suicidio. Per fortuna io avevo avuto un incubo, una specie di sogno premonitore. Non mi ricordavo cosa riguardasse, ma appena mi svegliai, il nome di Angel mi salì alle labbra e ebbi la sensazione che stesse per accaderle qualcosa. Sul tavolo trovai un suo biglietto. C'era scritta una sola parola: addio. Sconvolta, capii cosa voleva fare e, nonostante fossi ancora debolissima, scappai dall'ospedale e la rincorsi. La vidi sul ciglio della scarpata li vicino, che fissiva in vuoto. La chiamai, urlai il suo nome. Lei mi guardò, sorrise, e mosse il primo passo verso il vuoto. Io, presa dalla disperazione, corsi a più non posso e riuscii a bloccarla, ma a quel punto cademmo entrambe. Ci trovarono il giorno dopo, entrambe in fin di vita. Io ero debole già da prima, e non riuscivo a riprendermi. Lei invece...sembrava che non avrebbe avuto troppi problemi a riprendersi, tuttavia....da tempo soffriva di un tumore al fegato. Non ce l'aveva mai detto, e le sue condizioni, pur non essendo peggio delle mie, favorirono un rapido attecchimento della malattia. Tentarono di curarla, ma lei si rifiutava sempre di fare le terapie, e buttava via i medicinali. Stava tutto il tempo al mio capezzale, piangendo, ripetendo parole che per me erano come coltellate. Mi ricordo che una volta mi disse 'Perchè l'hai fatto? Io ti ho già rovinato la vita una volta.....volevo che tu fossi libera ! Perchè, perchè non mi hai lasciato morire? Morirò comunque !!!! Almeno....almeno avrei smesso di soffrire.'"
Wakabayashi afferrò di scatto le mani della ragazza che gli stava di fronte, gli occhi gonfi e rossi dal pianto, le mani bianche per la stretta spasmodica a cui le costringeva. La voce cominciò a incrinarsi "Aveva perso la volontà di vivere....e il colpo di grazia lo ebbe quando Richie, venuto a trovarci, trovò in camera solo me. Era così in preda alle emozioni, così grato che io fossi viva, e così disperato perchè non mi riprendevo, che di slancio mi baciò. Lei....lei vide tutto". Strinse forte la mano di Wakabayashi, come per chiedergli scusa. Ma lui non soffriva più per se stesso. Non ne era più capace. Non poteva invece fare a meno di soffrire per lei. "Andò in bagno e ingerì una dose massiccia di medicinali. La trovò Richie, che io avevo mandato a cercarla poichè non tornava ed ero preoccupata. Intervennero subito, dissero che l'avrebbero salvata....non fu così. Lei non voleva vivere. Non voleva essere salvata. Il tumore si estese, la invase. Morì pochi giorni dopo, senza nemmeno svegliarsi dal coma. Io caddi in una crisi depressiva, poichè era colpa mia. Svenni, mi risvegliai, o meglio tornai cosciente del mondo intorno a me, quando era passata già più di una settimana. Il funerale era già avvenuto. Richie venne a prendermi e mi portò a visitare la sua tomba. Allora me ne resi conto, guardando la lucida lapide di marmo rosso. Se n'era andata. La mia migliore amica se n'era andata, la mia metà mi aveva lasciato, ed era tutta colpa mia. Scappai, lascia Richie da solo, e tornai a casa. I miei genitori mi accolsero con amore, quasi con sollievo, pensando che era una fortuna che almeno una delle due si fosse salvata. Ma io piangevo, perchè sapevo che non ero io quella che doveva vivere. Angel aveva tutto il diritto di essere felice, ma io le ho tolto quel diritto. Quando poi entrai nella nostra camera, quello che per due anni era stato il nostro rifugio, trovai che tutte le sue cose erano sparite. Mi aveva lasciato solo una lettera in cui mi diceva che mi voleva bene e l'aveva fatto per me" A questo punto la voce di Jody era piena di pianto, tanto che non riuscì più a continuare e si fermò, cercando di controllarsi.
Ma quando Wakabayashi la strinse al pettò, piangendo per lei, le sue barriere crollarono. Lui era sconvolto. Come, come aveva potuto sopportarlo? E come poteva aiutarla, lui? "Smettila, Jody. Negare il dolore lo farà solo aumentare....è ora di piangere...piangi, Jody, piangi la tua perdita...fallo ora, hai trattenuto per troppo tempo le tue lacrime...." lei rimase immobile. Lui le sollevò il volto e, guardandola dolcemente, le asciugò una lacrima scesa a tradimento. La dolcezza di quel gesto la sconvolse. Lui era così dolce, mentre le diceva "Io sono qui, con me affianco non dovrai più avere paura....sei stata sola per tanto tempo, e anche se io non potrò mai riempire quel vuoto che hai dentro, ti sono vicino....lo sarò sempre..."; il dolore, le lacrime, la tristezza che la ragazza aveva trattenuto per un anno le crollarono addosso, e lei si gettò piangente tra le sue braccia, urlando "Quella lettera....per lei doveva essere una discolpa....ma....in realtà....è stata la mia condanna...è tutta colpa mia ! E' colpa mia se lei è morta !!!!!!!!". Lui la strinse forte, sussurrando "No, non è stata colpa tua, non devi dirlo mai più. Scommetto che te l'ha anche scritto nella lettera. Non è stata colpa di nessuno. E' solo che Angel ha scelto la strada sbagliata per risolvere le cose....perchè voleva vederti felice. Oddio, Jody, ma ti rendi conto che anche tu stavi per fare la stessa cosa? Se non ti avessero trovato, quando sei scappata, saresti morta...allora, di chi sarebbe stata la colpa?" le parole di Wakabayashi avevano il potere di svegliarla, come nulla in quel lunghissimo anno era riuscito a fare. lei chiuse gli occhi e singhiozzò "Nessuno....di Nessuno !!!" era così stupida ! Ma come poteva fare una scenata simile? Non aveva forse giurato di non piangere più? Eppure...stretta tra le sue braccia sentiva di poterlo fare liberamente, di poter sfogare qul dolore che da troppo tempo era accumulato nel suo animo. Tentò ancora di parlare "Io...avevo giurato...di non...piangere...più...perchè...non...ne...avevo...il...diritto...." lui scosse il capo, stringendola "Jody, ascoltami, non è colpa tua. Certo che hai il diritto di piangere. Non è certo colpa tua se si è suicidata. Tu l'hai anche salvata. E non è colpa tua se non voleva vivere, o se il tumore l'ha portata via". Jody singhiozzava ancora, e sentirla piangere a quel modo gli spezzava il cuore "E' inutile...piangere ora non risolverànulla...se solo io non mi fossi inna...." "NO!" la voce di lui la bloccò. Lei tremava, aspettando quelle parole. Un sospiro "Jody...come puoi farti una colpa del fatto di esserti innamorata di lui? E come puoi sentirti in colpa del fatto che lui si sia innamorato di te? E' stato il destino. Se te la vuoi prendere con te stessa, devi prendertela anche con tuo padre che ha organizzato il fidanzamento tra Angel E Richard, con i genitori di Richard che l'hanno fatto nascere, con i tuoi che hanno fatto nascere te.....ma non credo che riuscirai mai a desiderare che Angel o Richiard non fossero nati. La tua vita aveva un senso solo perchè c'erano loro. Solo che è finita nel più tragico dei modi....mi dispiace molto....". La voce di Wakabayashi. Le sue parole. La stretta che l'avvolgeva, facendola sentire protetta. Tutto ciò aveva il potere di lavare via il dolore che il suo animo ospitava, come le lacrime che bagnavano il suo volto. Com'era possibile? Come poteva lui fare ciò che nemmeno l'affetto e le parole di Richiard, il ragazzo che aveva amato a tal punto da rovinare la propria vita e quella della sorella, erano riusciti a fare? Non lo sapeva. Sapeva solo che era così, e per questo si abbandonò a quell'abbraccio, piangendo, ma in modo sempre meno doloroso, via via più liberatorio. Si sentiva bene...bene come non si era sentita da un pezzo. Tuttavia c'era ancora una cosa che doveva chiedere. Si tirò su, fissandolo con occhi lucidi "Non mi odi?" chiese, titubante. Aveva paura della risposta, ma doveva saperlo, non poteva vivere nel dubbio. Lui la fissò dolcemente "No, non ti odio" rispose, semplicemente. Lei sorrise; finalmente riusciva di nuovo a sorridere. Lo abbracciò di slancio, gettandogli le braccia al collo, e lui fece altrettanto "Te l'avevo promesso che non ti avrei odiato....e anche se non l'avessi fatto, non ti odierei lo stesso, perchè non è colpa tua". Lei annuì, mentre due lacrime cominciavano di nuovo a scendere sul suo volto; ma questa volta erano lacrime di gioia. Gioia per aver trovato qualcuno di così speciale che le stava affianco...che non l'avrebbe lasciata "E...non mi lascerai? Non mi lascerai sola come ha fatto Angel?" chiese, impaurita, ma la risata di lui in risposta la rassicurò "Non ti lascerò...Oddio, a volte sarà dura sopportare il tuo caratterino...anzì, SPESSO sarà dura....ma cercherò di farcela". Lei rise e fece per ribattere, ma l'emozione la travolse e non potè far altro che scoppiare a piangere, ripetendo "Grazie...grazie !!!!!". Lui stette in silenzio. Finalmente era felice, finalmente stava bene. A lui bastava questo. Aveva un gran voglia di spaccare la faccia a questo Richard, che l'aveva fatta soffrire così, ma questo era meglio non dirglielo. Disse invece "Avanti, sono le quattro di notte passate, i bravi bambini dovrebbero dormire a quest'ora. Sennò, domani come faccio ad alzarmi? Vieni, ti accompagno". Fece per sollevarla, ma lei lo trattenne "Aspetta, c'è ancora qualcosa che devo dirti. Riguarda Allenby e la storia della sfida". Lui si bloccò, mentre un bagliore di rabbia gli attraversava gli occhi nel sentire quel nome. Annuì e si sedette, e lei, ora calma, raccontò "Come ti dicevo, facevamo parte della squadra di pallavolo della scuola. Eravamo in sei: io, Angel, Allenby e altre tre ragazze: Kay, Aly e Alex. Eravamo chiamate "Angels", angeli, e ognuna di noi aveva un nome particolare. Io ad esempio ero l'Angelo della luce. Anche le nostre schiacciate e battute avevano nomi particolari, come Lampo di luce o Turbine di vento...e non ridere ! Anche i tiri di Tsubasa , Hikaru e compagnia bella hanno nomi assurdi ! Che mi dici di Drive shot, Eagle shot....ok, ok, lasciamo stare. Comunque, nell'ultimo periodo la situazione tra me e Angel era diventata molto tesa, e la cosa era evidente anche in campo" ora poteva dire quel nome senza soffrire, e nel constatarlo lui sorrise "Non avevamo più la stessa sintonia, non riuscivamo più a giocare...è come se Tsubasa e Misaki perdessero la loro capacità di giocare in combinazioe" lui annuì, colpito. Era una cosa sconvolgente solo da pensare "La squadra deludeva, perdevamo sempre più spesso, poi io e Angel finimmo in ospedale....e lei morì. Dopo un paio di mesi io tornai sul campo, ma tutti mi assillavano per vedere se stavo bene...e non a torto, perchè giocare senza di lei mi riusciva difficile, ero sempre nervosa e non capivo più nulla. Le mie compagne di squadra erano preoccupate, mi conoscevano bene, avevamo passato due anni sempre insieme, sapevano che stavo per fare qualcosa. Ma non avevano capito, non avrebbero mai pnsato che le avrei abbandonate. Perchè è quello che feci. Scappai, me ne andai a Londra, e alla fine sono venuta qui in Giappone da mia zia. La squadra deve essersi sciolta, il colpo era troppo duro. Io ero il loro capitano, si fidavano di me e io le ho abbandonate...questo no, non potrò mai perdonarmelo. Avevamo stretto un patto, avevamo giurato di non lasciarci mai, di stare sempre insieme, e io le ho tradite....Avranno avuto parecchi problemi, ma se conosco Kay, Aly, Alex e Allenby non si saranno arrese. Mi avrenno cercato ovunque. Onestamente, credo sia un caso che Allenby sia finita qui, ma forse era destino. Quella dell'altro giorno....so che ti sei arrabbiato, ma non hai capito...Allenby ha subito intuito che dovevo essere io, come io ho subito sospettato che quella fosse lei. Quella sfida...è stata un riconoscimento per entrambe. La sua schiacciata è talmente strana e potente che solo io, Aly, Kay e Alex sappiamo come prenderla. Io volevo lasciarla, nascondermi, ma il mio corpo ha reagito da solo. In questo modo è stata sicura che fossi proprio io....e io che fosse proprio lei. E...." a questo punto sorrise "Io...ho anche capito un'altra cosa, mentre ricevevo quella schiacciata....a me la pallavolo manca; la prova è il fatto che il mio corpo abbia preso la schiacciata di Allenby anche se io non volevo. Ora forse, se ritrovassi le ragazze, potrei di nuovo giocare come un tempo....io voglio provarci, Wakabayashi. Voglio vivere di nuovo...e se tu mi aiuterai, ce la farò". Lui sorrise, annuì e la abbracciò "Ce la farai. Sei tu, e per questo ce la farai. E io non ti lascerò nemmeno per un secondo, anche se mi troverai insopportabile. Però ora vai a letto, o domani altro che giocare ! Non starai nemmeno in piedi". Lei acconsentì e si fece trasportare in camera. Lui la depose sul letto, le rimboccò le coperte e le sussurrò un buonanotte dolcissimo. Lei rispose e si addormentò. Uscito senza far rumore, lui rimase sulla soglia a pensare. La storia che lei gli aveva raccontato era terribile, eppure parlarne aveva fatto dissolvere il dolore. Per lui era stato un duro colpo sapere che nella vita di lei c'era stato un altro, ma riflettendoci capì che ora vicino a lei c'era LUI, non quel Richard, e che era stato lui a farla tornare a sorridere, mentre l'altro le aveva TOLTO il sorriso....strinse i pugni. L'avrebbe ammazzato per questo. Poi però sorrise. In fondo, bastava che lei stesse bene....e il giorno dopo avrebbe fatto un bel discorsetto a quella Allenby, checchè ne dicesse lei.

"Accidenti, sono in ritardo, non ho sentito la sveglia !!!" Wakabayashi correva per la casa come un matto, gli occhi assonnati e in bocca una fetta di pane. Jody scese in silenzio, convinta che lui se ne fosse già andato, ma avvisata da tutto quel trambusto, rimase nascosta nella penombra delle scale, decisa a non farsi vedere, perchè lui l'avrebbe fermata; indossava già la divisa (E dove l'ha presa? NdPubblico perplesso. Ehm....facciamo che gliel'ha portata Sanae la sera prima NdA. Mah...NdPubblico_sempre_più_perplesso.). Due secondi dopo lui uscì fuori di casa correndo, convinto che lei dormisse. Aspettò un paio di minuti, poi uscì anche lei, dirigendosi verso la scuola. Sapeva che, nonostante la sua raccomandazione, lui non avrebbe lasciato stare Allenby...e se conosceva Allenby sapeva che la situazione sarebbe diventata spinosa. Doveva intervenire...e poi... anche Sanae e gli altri avevano il diritto di sapere. Cominciò a correre, mentre il caldo sole estivo le accarezzava il volto.
E fu come se Angel le avesse dato la sua benedizione.........


Wakabayashi arrivò a scuola trafelato, appena in tempo per la prima ora (ciò vuol dire che invece Jody la perde, ok? NdA). Sanae, Tsubasa , Tom e Izawa, che erano seduti tutti intorno al banco vuoto di Jody, non appena lo videro entrare si alzarono di scatto e lo fissarono angosciati con mille domande negli occhi. Tom lofissò e chiese "Come sta? E...ma perchè hai quelle occhiaie?" Wakabayashi sbadigliò, poi rispose, noncurante "Sta bene, tutto ok...è solo che siamo andati a dormire alle 4...." "Alle 4 ????? E che avete fatto fino alle 4??????" urlò Tsubasa , ma questa volta nessuno se la sentì di biasimarlo. Era quello che si stavano chiedendo tutti. Wakabayashi rimase per un attimo perplesso, poi capì che la sua frase poteva sembrare strana e spiiegò "Mi ha raccontato cosa le è successo....lo so che vorreste saperlo, ma francamente mi sembra più giusto che sia lei a dirvelo, se vuole. Io non credo di averne il diritto". Si sedette, pensando che era vero, ma soprattutto non gli andava che qualcon altro condividesse il ruolo speciale che sentiva di avere ora nella vita di lei. Sanae si avvicinò e fece per chiedere qualcosa, ma siccome il professore era entrato, si limitò ad annuire e a rimandare a dopo. La lezione cominciò. Wakabayashi stette tutto il tempo voltato nella direzione di Allenby, che fissava il banco vuoto di Jody. Anche se lui non poteva vederla, nei suoi occhi aleggiava una forte preoccupazione. Ad un certo punto, guardò lui. E fissando quegli occhi neri come la notte, lui ebbe una strana sensazione, come se la rabbia che provava si fosse affievolita tutto d'un tratto. Scosse il capo, ripetendosi che doveva assolutamente chiarire la situazione con quella ragazzina presuntuosa.
Quando la lezione finì, la tedesca uscì dalla classe, e lui la seguì, osservandola per un po', e bloccandola poi quando il corridoio era ormai vuoto. Lei, sorpresa, si voltò, poi lo fissò con gli occhi neri stretti e indagatori. "Cosa vuoi da me?" sembravano chiedere. Ma quelli di lui non erano da meno, e il ragazzo non si fece intimidire. "Stalle lontano" intimò, glaciale. Non c'era bisogno di dire chi, come o quando. L'espressione dei suoi occhi e il tono della sua voce avrebbero intimorito chiunque, ma non Allenby, che resse lo sguardo e disse "E perchè? Tu che vuoi?" in tono di sfida. Lui le strinse ancora più forte il braccio, ma lei non diede cenno di dolore. Lo fissò ancora più seccata di prima, e lui perse le staffe "Perchè? Vuoi davvero saperlo? L'ho trovata ieri sera sotto la pioggia shockata, dopo il tuo bello spettacolo. Rischiava di ammalarsi, o di venir portata via.....o chissà che altro. E tutto questo per colpa tua. Sei contenta?"
Allenby ebbe una reazione. Gli occhi scintillarono, mostrando finalemnte quella preoccupazione che provava "Dov'è? Come sta?" chiese, ansiosa. Il tono di lei era cambiato, e lui rimase un attimo perplesso "E' a casa mia, riposa...ma a te non deve interessare. Le devi stare lontano, ok? Altrimenti te la vedrai con me !!!"

Jody entrò di corsa nell'edificio, dopo essere stata dal preside, appena in tempo per vedere la scena "Oh, no !!! Troppo tardi !" cominciò a correre verso i due....

"Lasciami !!!! Tu non sai nulla di noi...di lei !!! Smettila di fare il protettivo. Che ne sai di...." si interruppe, liberandosi e superandolo. Ma la voce di lui la ghiacciò "Parli di Angel?". Uno schianto. Allenby si voltò, con espressione sconvolta. Come...com'era possibile???? Lui la fissava con aria furba "So tutto....di lei, di voi, di Richard....e per questo non voglio che Jody soffra. Ha già sofferto abbastanza, mi pare, non sei d'accordo? Non serve che ti ci metta anche tu...e invece arriva la signorina dalla Germania a rovinarle la vita, proprio quando aveva appena cominciato a rifarsene una, di vita. Quando stava cominciando ad essere di nuovo felice !!!!". La voce del ragazzo era un crescendo, che esplose alla fine in un urlò che investi la ragazzina davanti a lui. Allenby, agghiacciata e scioccata, boccheggiava, e si riprese a fatica "Ma...ma come fai a ...." la domanda, che la sua bocca non riusciva a formulare, era chiara nei suoi occhi; lui, sempre in toto incollerito, disse, senza nemmeno fissarla bene "Mi ha raccontato tutto. Di sua spontanea volontà. E allora?". Lei aveva le lacrime agli occhi, ma lui se ne accorse solo quando lo fissò con aria imbestialita. La cosa lo spiazzò. Era convinto di vederla tranquilla, forse sorridente e sarcastica, invece.... e lo sconvolsero ancor di più le parole che lei, superato il punto di resistenza massima, gli lanciò in faccia "Nemmeno io voglio che soffra !!! E' l'ultima cosa che vorrei ! Le voglio bene !!!!" fu un urlo, disperato quanto isterico, ma la situazione era diventata talmente assurda e incontenibile che Wakabayashi aveva perso le staffe. Dopotutto in gioco c'era la vita e la serenità di Jody...della sua adorata amica....e lui non era affatto disposto a lasciar correre; si avvicinò minaccioso e stava per prenderla a schiaffi "E quello spettacolo di ieri era un segno d'affetto? E allora..." la sua voce era tonante, mentre la sua mano si sollevava per colpire. Ma all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno una voce calma e pacata si intromise tra i due, spezzando ogni possibile replica. "No, Wakabayashi, lascia stare. Non volglio che te la prendi con lei. Non è colpa sua....".
Quella voce era...no, impossibile....Wakabayashi si voltò, incredulo, verso la direzione da cui proveniva.
Lei era li, e gli sorrideva. Sembrava così serena, così bella.... "Ma che ci fai qui? Non dovevi riposare?" chiese con un filo di voce, avvicinandosi con aria inebetita (Wakabayashi inebetito...e per una ragazza....incredibile !!! NdA) e fece per rimproverarla, o almeno per provarci. Infatti era talmente bella, illuminata dalla luce mattutina, sorridente, col vento che le scompigliava leggermente i capelli, da impedirgli completamente di parlare. Tentò comunque di dirle qualcosa, ma un sussurrò dietro di lui lo interruppe "Capitano....". Un sussurro inudibile, che però scatenò una reazione negli occhi azzurri di lei. ma da dove veniva? Da dove veniva quella voce provata, rotta dal pianto, sul punto di spezzarsi? Wakabayashi, confuso al massimo, si voltò. Allenby stava ritta in piedi, fissando Jody come se non credesse ai suoi occhi, che erano pieni di lacrime. Tutta la sicurezza di prima era sparita. Era stata lei a parlare? Si chiese lui. Non sembrava possibile...ma guardandola meglio, mentre fissava incredula Jody, tutta la sua sicurezza scomparve "Ca...capitano....capitano !!!!" urlò la ragazzina prima di scoppiare improvvisamente a piangere, confermando i suoi sospetti. Jody sorrise, allungando le braccia in segno di benvenuto "E' bello rivederti, Allenby" mormorò, e la ragazza bionda le finì, piangente, tra le braccia "Capitano !!!!!!!! Capitanoooooooo !!!!!!!!" urlò, singhiozzando. Jody le accarezzò i capelli, ripetendo in tono rassicurante "Sono qui, Allenby. Non vi lascerò più. Sono di nuovo qui" poi alzò gli occhi verso Wakabayashi, che osservava incredulo la scena, e gli disse, con gli occhi azzurri che splendevano "Grazie a te...."

Rimasero fermi in corridoio, incuranti degli sguardi curiosi degli altri studenti; Wakabayashi fissava preoccupato le due ragazze, Allenby piangente tra le braccia del suo capitano, e Jody sorridente che accarezzava i capelli dell'amica, sussurrandole parole di conforto. Il ragazzo rimase in silenzio un altro po', poi, non potendone più, prese il braccio di Jody e le disse "Senti, meglio andare alla sede del club, li potrete parlare senza che nessuno vi disturbi. Andiamo" Allenby lo fissò, strafottente nonostante avesse gli occhi ancora umidi di lacrime, che però sembravano dire "Questo vale anche per TE !" lui non ci badò, scortandole, o meglio trascinandole verso il club. Una volta dentro, chiuse la porta della sede e si voltò verso le due, dicendo "Avanti !". Allenby lo fissò, furente, e stava per assalirlo a parole, ma Jody, sempre sorridendo, la fermò "Aspetta, Allenby. Con lui possiamo parlare tranquillamente. Sa tutto, ed è merito suo se ora sono qui con te, altrimenti avrei continuato a fuggire". Wakabayashi arrossì leggermente, continuando però a fissarle, mentre Allenby fissava alternativamente prima l'uno e poi l'altra, perplessa, mentre un dubbio si insinuava nella sua mente. Alla fine fissò negli occhi il portiere, che ricambiò il suo sguardo con la stessa intensità, finchè lei non sospirò, abbassò gli occhi e disse, rassegnata "Va bene". Jody sorrise, contenta, mentre il portiere si limitava a fissarle con espressione dubbiosa. Allenby lo fissava a sua volta, leggermente arrabbiata, riflettendo però che se il capitano si fidava così di lui, un motivo doveva esserci....dopotutto Jody da un anno aveva evitato qualsiasi contatto non indispensabile con i ragazzi....decise di lasciar perdere, anche se non era del tutto convinta "Capitano, ci sei mancata tanto...da quando te ne sei andata, la squadra non era più la stessa, non riuscivamo più a giocare, e alla fine..." scosse il capo, come se non riuscisse ancora a crederci " Ci siamo dovute separare. Io sono stata mandata qui da mio padre, controvoglia...certo non avrei mai pensato di trovare te...mentre Kay, Aly e Alex sono rimaste in Germania. Ti...ti abbiamo cercata tanto, capitano....ovunque, in tutta la Germania, in Austria, in Baviera....ma eri sparita...Oh, dove sei stata? Avevamo così bisogno di te...." le lacrime erano evidenti negli occhi di Allenby, e Jody si morse il labbro, sentendosi in colpa. Abbassò gli occhi e spiegò "Sono stata un anno a londra, in attesa di poter venire in Giappone....volevo scappare, rifarmi una vita, dimenticare....e ero convinta che per farlo dovevo lasciarmi alle spalle la Germania, e per farlo ho deciso di rispolverare la mia metà Giapponese...questo paese è così bello, così caldo....e le persone che ci vivono sono meravigliose..." disse questo fissando Wakabayashi, che arrossì vistosamente, ma Allenby non ci badò più di tanto "Ma perchè non ci hai detto nulla, capitano? Noi eravamo disposte ad ascoltarti, ad accettare la tua decisione....perchè sei scappata via senza dire nulla?" Allenby aveva la voce che tremava, e Jody pensò fosse arrabbiata "Hai ragione...è che non me la sentivo di dirvi che non stavo più bene in mezzo a voi...non ho avuto il coraggio di prendermi le mie responsabilità...sembra che non avessi fiducia in voi, ma in realtà non avevo fiducia in me...mi disp..." non riuscì a finire poichè Allenby, ormai paingente e disperata, urlò "Non volevo dire questo !!!!!!!!! A me non importa se te ne sei andata senza prenderti le tue responsabilità, ti abbiamo perfettamente capita per questo ! Il fatto è che ci sei mancata ! Pe run anno non abbiamo avuto tue notizie, non sapevamo dov'eri, e tu non ti sei fatta sentire....e noi avevamo tanta nostalgia di te !!! Se ci fossi stata tu, io non me ne sarei dovuta andare dalla Germania, tu l'avresti impedito....mi sei mancata tanto !!!!" le ultime parole furono un sussurrò soffocato dalle lacrime, e Allenby le pronunciò gettandosi tra le braccia di Jody, felice di essere li con lei. Jody rimase immobile per un secondo, incredula. Era convinta che le ragazze la odiassero, ma si accorse che dentro di se non ci aveva mai creduto, e che quella nostalgia che attanagliava Allenby aveva colpito anche lei in egual misura. Schoccata, la strinse a sè, scoppiando a pinagere, e sussurrando "Allenby...io non sapevo...oh, Allen, grazie, grazie, grazie....." le parole si mescolarono alle lacrime, e entrambe, abbracciate, scivolarono inginocchiate sul pavimento, poichè le gambe non le reggevano più. Wakabayashi rimase a fissare, emozionato ma senza il coraggio di intervenire rompendo quell'altmosfera incantata che si era formata. Fu Jody che, dopo un po', alzò gli occhi e lo fissò, sorridendo. la visione di quel sorriso contornato dalle lacrime che riempivano gli occhi azzurri lo colpì al cuore. Non l'avrebbe mai dimenticata. Allenby si voltò a sua volta a guardarlo con aria strana, quasio paurosa...aveva paura di ciò che lui poteva pensare di lei...ma Wakabayashi si limitò a sorriderle, per poi avvicinarsi e abbracciarle entrambe, con fare protettivo. Nessuna delle due reagì, nè protestò. Rimasero così per alcuni minuti, finchè dall'esterno non si sentirono dei rumori. Wakabayashi allora le lasciò e le aiutò ad alzarsi. Si sciacquarono entrambe la faccia, poi Allenby si voltò sorridente e annunciò "Devo andare al club. Ci vediamo dopo, capitano, e...." fissò Wakabayashi, con espressione furba, per poi ammettere "Non so come ti chiami". Lui la fissò per un attimo arrabbiato, poichè il tono che lei aveva usato non era proprio di scusa, ma piuttosto ironico, poi però Jody intervenne, bloccando ogni reazione sul nascere "E' Genzo Wakabayashi, Allenby". Lei lofissò, impudente, dimostrando che sapeva benissimo chi era e l'aveva già riconosciuto, ma si limitò a dire "Io sono Allenby Farwell. Arrivederci" e se ne andò ridendo. Wakabayashi fece per seguirla, ma Jody lo fermò ridendo. Lui storse il naso e disse "Mi ricorda te, quando non facevi altro che farmi arrabbiare". Lei si bloccò, fissandolo "Perchè, ora che faccio?" chiese, innocente, anche se la domanda poteva risultare spinosa. Lui la fissò, incerto, facendo per avvicinarsi, ma lei prese un pallone e glielo lanciò, colpendolo in faccia e scappando ridendo. Lui afferrò la palla e la inseguì, furioso "Harper !!! Vieni qui!!!" "Non mi prendi, Wakabayashi. Sei lento !!!" urlò lei, fuggendo. Le sembrava di essere di nuovo libera dopo tanto tempo, e urlò al cielo "Non mi odiano !!! Wakabayashi, non mi odiano !!!!"
Finalmente era di nuovo felice e spensierata, come allora....ma questa volta sarebbe durata.

Jody entrò in classe, trafelata dopo la corsa, mentre Wakabayashi la inseguiva per le scale. Entrando, andò a sbattere contro Tsubasa . Lui, vedendola, cercò di scusarsi, imbarazzato come i tre dietro di lui (Misaki, Izawa e Sanae. NdA), ma lei sorrise come per dire che non dovevano sentirsi in imbarazzo e disse "Sanae, ieri sera c'è stato un po' di trambusto, lo so, e volevo ringraziarvi. Ero un po' in crisi, ma ora sto bene. Su, non pensateci più, vi spiegherò. Ora dobbiamo andare agli allenamenti. Su, avanti, forza !!!". I tre ragazzi si avvinarono, incerti, mentre Wakabayashi entrava e li scortava fuori, facendole un cenno d'intesa. Jody si avvinghiò al braccio di Sanae e sussurrandole "Se vuoi, ti racconto cosa è successo. Aspetta". La ragazza esitò e disse che non era necessario, ma Jody scosse il capo "Ma io voglio dirtelo. Ti prego. Ora sto bene, posso raccontarlo...vuoi ascoltarmi?" Sanae la fissò, arrossendo poi per la fiducia che la ragazza le dimostrava "Si ! Certo che voglio ascoltarti !" Jody sorrise, radiosa, e la condusse alla sede del club, cominciando a raccontare.

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