Saint Seya

 

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Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris nescio, sed fieri sentio et excrucior

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Docvidanija

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CRISTAL


Ricordo ancora come se fosse ieri il giorno in cui potei dire di avere la forza necessaria per infrangere il muro di ghiaccio che mi separava dalla mia cara mamma. Avevo atteso quel momento trepidante, e mi ero allenato giorno e notte col solo scopo di poter avvicinare il mio viso al suo in modo da godere ancora della pace che aveva dipinta sul volto. Esatto, l'unico motivo per cui avevo deciso di diventare cavaliere, era di raggiungere mia madre. Non di proteggere Atena. La mia mamma, era l'unica ragione. So che non è giusto, e ancora oggi me ne vergogno un po', Isaac ha tutte le ragioni di essere così adirato con me: io sono un debole. Mi do tante arie, e faccio grandi discorsi sull'onore, sulla fedeltà, sul valore… ma in realtà cosa sono io? Un ipocrita! E pure un ciarlatano…Non ho mai avuto l'appoggio di nessuno per la mia immorale impresa, e naturalmente so di non aver alcun motivo per meritarlo. Durante l'infanzia non ne avevo mai parlato con il maestro, né tanto meno con Isaac: lui che era così virtuoso, non poteva capire, ed infatti non capì. Quando glielo svelai, mi picchiò selvaggiamente, e in ogni suo insulto potevo scorgere il ripudio e il senso di vergogna che provava anche al posto mio. Dato che eravamo come fratelli, i dolori erano reciproci. Comunque, nonostante la rabbia non tentò di fermarmi perché tanto sarebbe stato inutile, solo mi mise in guardia contro le possenti correnti che alitavano in quelle acque. Anche il maestro ci aveva più volte ammonito al riguardo, ma era come se al momento io diventassi sordo.
Mi sentii molto in colpa con Isaac, e non solo perché non gliene avevo mai parlato con cura, ma soprattutto perché lui si agitava e si preoccupava per me. Anch'io sentivo di volergli bene naturalmente, ma non riuscivo a guardare al di là del mio naso. Probabilmente, se gli avessi spiegato con cura quello che provavo, in fondo mi avrebbe appoggiato. Solo con Anya riuscii ad aprirmi: una sera la presi in disparte e le confessai tutto, ma proprio tutto. Senza pudori o inutili eufemismi. Fu l'unica a conoscere la mia verità. Lei mi ascoltò in silenzio, senza mai interrompermi, solo fissandomi con i suoi magnifici occhi spalancati, ed io vidi ogni singola goccia dello stupore che le bagnò lo sguardo. Quando ebbi terminato, mi mise una mano sulla spalla e disse
"Cristal…lascia che ti dica ciò che penso. Non è giusto quello che stai facendo, e stai solo dimostrando la tua immaturità. Anche i miei genitori sono morti, e sono qui sepolti da qualche parte fra le lande, eppure io, sebbene desideri con tutte le mie forze riabbracciarli, non ho alcuna intenzione di andare a cercarli. Non puoi continuare a piangere in eterno una persona che è morta. Pensa a lei, secondo te sarebbe contenta di vederti così? Rinuncia Cristal, ti prego, è troppo pericoloso!"
Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, ma rinunciare…no. Mai. Avrei tentato comunque. Non potevo tirarmi indietro dopo tutto quello che avevo fatto. E mi sono reso conto troppo tardi di aver sbagliato. Un giorno mi avventurai fra le lande desolate, nel punto più lontano possibile dalla capanna dove vivevo, ricordandomi però di non allontanarmi di molto o avrei rischiato di perdermi: non avevo detto niente a nessuno. Mi tolsi la pelliccia, e rimasi un istante immobile, illuminato dalla gelida luce della Siberia, a lasciarmi accarezzare dall'aria pungente tutt'intorno.
Il freddo della Siberia…può essere mortale, e spietato, ma è il "freddo" della mia terra. Quella fu l'ultima volta che mi lasciai abbracciare da esso. Feci un respiro profondo, poi raccolsi tutto il mio cosmo e sferrai un pugno al suolo. Vidi il ghiaccio infrangersi sotto le mie dite e precipitare nella pozza oscura che avevo creato. Quell'acqua gelata e di un blu profondo un po' mi spaventò, è vero, lo ammetto, ma non potevo rinunciare!! Cercando di non pensarci troppo mi gettai fra quei flutti e mi misi alla ricerca del relitto che custodiva il corpo della mamma; man mano che mi avventuravo, il Mar della Siberia Orientale mi sembrava sempre più immenso, e l'aria non avrebbe tenuto ancora per molto, poi dovevo scendere in profondità se volevo trovare la mia cara mamma. Mi sentivo schiacciare dal peso dell'acqua e la paura in me aumentava sempre di più, tutt'intorno c'era solo buio ed un freddo selvaggio. Decisi di risalire per prendere un po' d'aria quando una forte corrente gelida m'investì.
Le uniche cose che ricordo, sono delle violente spinte verso sinistra, e la terribile sensazione di soffocare, poi più niente…


ISAAC

Quando mi rivelasti la ragione per cui volevi diventare cavaliere, mi lasciai travolgere dalla rabbia e ti aggredii con tutta la forza che avevo: perché tu, che eri così importante per me, mi facevi soffrire e preoccupare in quel modo? Come potevi essere così egoista? Pensavi solamente ad una persona morta mentre ce n'erano tante in vita che si allarmavano per te! Per un attimo sperai addirittura che almeno l'amore per Anya ti fermasse, ma a quanto pare non ti interessava nemmeno la sua angoscia. Mi chiedo: hai visto bene la sua espressione preoccupata? Chissà, forse ti saresti commosso! Crudele…sei stato crudele sia con Anya, che con me, che con il maestro. Un giorno, senza dire niente ti sei avventurato fra quelle acque buie e ghiacciate da solo. Io ed Anya eravamo appena tornati dopo aver fatto compere in paese, quando ci accorgemmo che tu in casa non c'eri; il maestro non ne sapeva nulla, e pian piano la preoccupazione cominciò a salire, dove potevi essere andato? Si stava avvicinando l'inverno, e il cielo era quasi completamente tinto del buio illimitato che ci attendeva, dove potevi essere andato da solo? Capimmo subito. Mi precipitai fuori per correre a cercarti, quando Anya mi raggiunse e si attaccò alla mia pelliccia
"Ti prego…" mi disse cercando di trattenere le lacrime "ti prego portami con te!". Vidi tutta la preoccupazione nei suoi occhi, e mi sentii morire. Avrei voluto ucciderti per tutto il dolore che le stavi procurando.
"E' meglio di no . Non ti preoccupare, vedrai che non è successo nulla." le intimai accarezzandole i capelli, ma come potevo calmare lei, quando io stesso tremavo dall' angoscia? Lei mi guardava con aria supplicante, non era una sciocca, sapeva benissimo che nulla stava andando bene; mi si strinse ancora di più al petto ed appoggiò la fronte sulla mia spalle, così che io potessi sentire benissimo il profumo dolce ed enigmatico della sua pelle e dei suoi capelli. Se le avessi cinto le spalle, avrei potuto dire che quello era un abbraccio…
" Anya, non fare così…te lo riporterò sano e salvo!" continuai sforzandomi di sembrare allegro e distaccato
"Anche tu devi tornare sano e salvo!" gridò lei stroncando sul nascere un singulto. Questo mi stupì non poco. Non so se lei mi amasse davvero, come una donna può amare un uomo, ma in quel preciso istante ebbi l'assoluta certezza di essere per lei più di quanto credessi. Il modo con cui aveva pronunciato quelle parole, e la paura nella sua voce…Mi riscossi subito: non dovevo farmi inutili illusioni, o dopo avrei dovuto sbatterci la testa e soffrire. Sicuramente Anya si preoccupava per me, come si preoccupava anche per Cristal. Avrei dato qualsiasi cosa purché mi amasse anche solo la metà di quanto l'amavo io, ma dovevo pensare a Cristal…lui probabilmente era in pericolo, e io dovevo salvarlo! Quell'uomo era per me come un fratello.
"Torna in casa. Tra poco, io e Cristal, ti raggiungeremo insieme." Le dissi con lo sguardo più serio che seppi trovare, lei capì subito che non valeva la pena di ribattere ed ubbidì. Io mi misi senza indugio alla ricerca del mio amico dagli occhi di ghiaccio cercando di non pensare all'espressione colma di terrore della mia dolce Anya.
Come avevo previsto, Cristal non era stato tanto imprudente da allontanarsi troppo, altrimenti non l'avremmo più ritrovato; quindi mi accorsi immediatamente dell'enorme fenditura del terreno, che, a lui , aveva fatto le veci di un' entrata per un inferno di ghiaccio. Per un attimo riuscii a pensare a quanto era forte per aver fatto una cosa del genere, e mi resi conto che solo lui avrebbe potuto ottenere l'armatura del cigno. Provai una rabbia indescrivibile: lui, che si lasciava trascinare dalle sue debolezze, aveva acquisito il potere dei ghiacci. Ma nonostante tutto non potevo abbandonarlo. Mi gettai subito in quelle acque oscure. La prima cosa che mi colse fu un gran freddo, di quelli che ti penetrano nelle ossa e le avvelenano dal loro interno più profondo; poi delle spinte fortissime. Feci per avventurarmi nelle profondità, quando vidi una figura nuotare freneticamente cercando di tornare in superficie: Cristal!! Probabilmente aveva finito l'aria, perché presto cedette contro la pressione della corrente e si lasciò andare, debole come un fiocco di neve; lo raggiunsi il più in fretta possibile e me lo strinsi al petto: era ancora vivo, ma c'era assai poco da sperare. Tutt'intorno c'era una buio funebre, riconobbi la fenditura dal quale ero passato solo grazie ad un debole spiraglio di luce che vi filtrava; mi affrettai verso l'uscita da quell'inferno d'acqua nuotando con tutte le mie forze contro i flutti, non vedevo quasi niente, e la paura in me era grande. Stavo per raggiungere l'apertura scavata da Cristal, quando sentii una fredda punta di ghiaccio penetrarmi nell'occhio destro ed un dolore atroce pervadermi. L'acqua scura intorno a me, improvvisamente si fece di un orribile rosso cremisi, e l'unico spiraglio di luce al quale potevo affidarmi si allontanò progressivamente. Probabilmente mi ero ferito con una sporgenza della cavità scavata dal mio biondo compagno. Non potevo perdermi d'animo, avevo giurato ad Anya che sarei tornato sano e salvo, e Cristal con me! Ripresi a nuotare, e sebbene ci vedessi molto poco riuscii a risalire in superficie. Accasciai Cristal per terra sentendomi decisamente sollevato nonostante tutto, quando l'orrore s'impossessò di me: dall'occhio ferito presero a sgorgare spruzzi di un porpora accesso ed inquietante, che si sperse su quella distesa immacolata. La terra del ghiaccio eterno era stata contaminata. Il manto regale di Signora Neve macchiato dal mio sangue. Cristal era sano e salvo, mentre io, che non ero ancora del tutto risalito, scivolai piano fra quei flutti. Ormai non avevo più forze, e nemmeno la forza di ragionare; ma fra le acque intravidi un'ombra immane avvicinarsi. Il Kraken. Il mostro leggendario di cui il maestro ci narrava a volte la sera. Io pensavo che lo facesse solo per spaventarci ed indurci a non entrare in acqua, ma Anya ci credeva e …in quel momento ci credetti anch'io. Poi mi ritrovai alla corte di Poseidone, il dio dei mari, dove ottenni un'armatura e la colonna del Mar Glaciale Artico. Non rividi mai più Anya. Se è morta è solo colpa mia, ma anche tua, Cristal. È colpa tua, che hai preferito seguire i tuoi sciocchi ideali piuttosto che curarti di chi ti stava accanto. E per questo io non ti ucciderò. Non sono diventato pazzo, voglio solo condannarti a vivere, vivere e soffrire. Invecchierai con il rimorso, e sconterai la pena più lunga che un uomo possa ricevere. Vivi, Cristal. E soffri.


CRISTAL

Mi risvegliai nel mio letto, al caldo. Non so chi mi avesse tratto in salvo, ma pensavo che fosse stato Isaac: era l'unico a conoscenza dei miei piani a parte Anya, ma naturalmente lei non avrebbe avuto la forza di salvarmi. Al mio risveglio vidi Anya seduta accanto a me, con in volto un'espressione che io non conoscevo, che non avevo mai visto. Neppure quando il maestro la portò fra noi subito dopo la morte di suo padre. Lessi la disperazione in quegli occhi angelici. Sollevai debolmente una mano verso di lei
"A- Anya…" lei mi guardò e disse a denti stretti
"Sei un perfetto idiota, lo sai? Non immagini come eravamo preoccupati! Meriteresti di essere morto!" detto questo lungo le sue guance delicate iniziarono a scorrere limpide gocce di pianto, io avrei voluto alzarmi ad abbracciarla, ma ero troppo debole; invece sospirai e le chiesi
"Chi mi ha salvato?" Anya si passò una mano candida sul volto
"Isaac…lui ti ha salvato, e adesso chissà dov'è!" nascose il viso tra le mani. Probabilmente stava per scoppiare in lacrime. Io non capivo, cos' era successo? Entrò nella stanza il maestro Acquarius; prima mi lanciò il suo sguardo più severo, poi circondò le spalle di Anya e le parlò dolcemente
"Non ti preoccupare piccola, vedrai che tornerà. È un ragazzo forte, lo conosci anche tu, no?" lei annuì anche se poco convinta, lui la lasciò e mi si avvicinò
"Ti ho trovato in fin di vita vicino ad una fenditura del ghiaccio. Intorno a te c'era del sangue, penso che sia di Isaac." Non potei trattenermi dallo scoppiare a piangere: Isaac mi aveva salvato! Ero vivo solo grazie a lui, lui era sempre stato pronto ad aiutarmi, ma io non c'avevo mai fatto molto caso. Era forse una punizione quella? Venivo punito per la mia superficialità? Quel rimorso…era normale, o era un castigo degli dei? Stavo facendo soffrire Anya, il maestro,ma soprattutto… Anya: perché eri così disperata per lui? Lo ammetto, sono stato talmente egoista da pensare al mio amore, e non alla vita del più caro amico che potevo trovare. Non l'avevo mai vista così, il volto sconvolto dalla disperazione, gli occhi grondanti di lacrime…In quel momento capii che lei lo amava quanto lui amava lei. E avrei tanto voluto essere io l'oggetto di quella voluttà travolgente. Anche quella era una punizione? Mi sentii male come non ero mai stato, il maestro ed io cercavamo di tranquillizzarla dicendole che ce l'avrebbe fatta, che sarebbe tornato, ma era inutile. Ormai era arrivato l'inverno, era calato il buio, e chiunque sarebbe morto congelato rimanendo fuori al freddo, soprattutto la notte.
Anya cambiò da un giorno all'altro: era sempre triste, non parlava, non mangiava, e non leggeva più. Questo era proprio il colmo! Non avevo mai visto Anya passare più di tre ore senza un libro! Perse tutti i suoi sogni e l'uomo che amava…per colpa mia. Avrei voluto gridarle "Guardami! Io sono vivo, sono ancora qui! Amami perché io ti amo da morire!" ma non sarebbe servito a niente. Se le avessi chiesto "Sei innamorata di Isaac?" lei forse mi avrebbe risposto onestamente di si…oppure no .
Penso che l'avrebbe negato. Se non l'aveva ancora detto a lui, figuriamoci se lo diceva a me!ormai non avevo più speranze di poter entrare nel suo cuore, non come Isaac…Questa fu la pena più grande.

ANYA

Non sarebbe più tornato da me. Sapevo benissimo come stavano le cose e non volevo illudermi. Isaac era morto, e non avrebbe mai saputo che anch'io lo amavo. Si, perché lui mi amava, l' ho capito chiaramente quel giorno, prima che corresse incontro alla morte. Io mi ero aggrappata al suo petto,e lui mi aveva stretta a sé con le braccia dell'anima. Avevo letto nel suo cuore, senza però lasciare che leggesse nel mio. Ma tanto sarebbe cambiato qualcosa? No! Non avrebbe rinunciato a salvare il suo amico, e sarebbe morto comunque. Se solo gliel'avessi detto ancora tempo fa, quando mi accorsi di amarlo, almeno avremmo potuto vivere insieme quei pochi attimi che ci restavano;invece non avevo avuto il coraggio e lui non sapeva ciò che provavo. Isaac era tutto per me, l'unica persona che mi facesse sentire di contare davvero qualcosa, e l'unica ragione per cui sentivo di poter vivere nonostante l'assenza di genitori e parenti. Io lo amavo con tutta me stessa. Ma l'avevo perso per sempre. Stavo male, ma dentro di me continuavo a farmi delle illusioni: sognavo di lui e di me insieme, e per un attimo mi sentivo felice, poi tornavo alla realtà e il mondo mi crollava addosso. Penso che solo Acquarius capì quello che provavo, fra me e lui c'era un'intesa perfetta, ci bastava uno sguardo per capire l'uno i pensieri dell'altro. Lui non mi rifilava le solite stupide frasi di circostanza, né mi faceva tutte le moine che mi faceva Cristal per consolarmi, ed io lo sentivo più vicino di chiunque altro. Perfino più di Isaac. Certo, le sensazioni che mi dava lui, non me le avrebbe mai date nessuno, ma il rapporto che c'era fra me e Acquarius andava ben oltre l'amore o l'amicizia. Non saprei definirlo. Ad ogni modo, anche se al mondo c'era qualcuno in grado di comprendere, nessuno avrebbe alleviato il mio dolore.Solo una cosa…Mi svegliai in una mattina incredibilmente fredda, tutti stavano ancora dormendo ed io uscii senza nemmeno mettermi la pelliccia. Caddi in ginocchio sulla neve e rimasi lì ferma immobile. Il freddo penetrò in me lentamente, passando per i pori della pelle, e s'intaccò sulle mie carni fino a tritarle con tanti minuscoli, invisibili aghi; chiusi gli occhi per il dolore, e non li riaprii più per paura di riscoprirmi cieca, temevo che il freddo entrato in me si fosse trasformato in un pezzo di ghiaccio,che si era appoggiato ai miei nervi ottici sfondandoli. Naturalmente non poteva essere così, ma la mia immaginazione aveva sempre giocato brutti scherzi, ed aveva sempre avuto la meglio sulle mie azioni. Anche su quella. Era stata una vera sciocchezza uscire con quel freddo e mezza scoperta; sapevo che presto sarei morta e non aspettavo altro. Solo così avrei raggiunto il mio amato Isaac, solo così avrei ritrovato la pace persa di punto in bianco. Non potevo continuare a vivere così: non parlavo quasi più, trascuravo perfino i miei adorati libri, e non riuscivo più a dormire la notte, perché Morfeo non mi voleva accogliere fra le sue braccia.
Avrei potuto ricongiungermi alla sola persona che riuniva in sé tutto ciò a me necessario per vivere. L'unica cosa era che avrei fatto soffrire Cristal e Acquarius:loro mi amavano così tanto ed io li ripagavo lasciandoli; anch'io li amavo, ma non quanto amavo lui. E me n'ero accorta troppo tardi. Ma non aveva più importanza, presto sarei andata da lui e gli avrei confessato ogni cosa, poi avremmo potuto stare insieme per sempre.
Mi sembrava di non aver già più le gambe, e la mia testa si faceva sempre più leggera, poi sentii un morbido tonfo e la
sensazione di aver della neve candida e gelida sul viso. Era dunque così che si moriva assiderati? Comunque sia, non avrei avuto l'occasione di raccontarlo.
Poi il freddo scomparve ed un lieve torpore s'impossessò di me…Mi sentii scuotere con violenza proprio mentre credevo di star per raggiungere l'elisio ed aprii gli occhi: Cristal mi stava guardando in lacrime ed Acquarius vicino a lui. Allora non ero cieca, ed ero ancora viva. Cercai di muovermi ma sentii un terribile dolore provenire dal mio interno ed allora capii che non c'era speranza, che sarebbe mancato poco.
Mi sforzai di sorridere e pronunciai la mia ultima parola
"Docvidanija…"


CRISTAL

Si spense fra le mie braccia debole come una fiamma al vento. Mi girai verso il maestro e vidi che cercava di dirmi qualcosa, ma non sentivo: nelle mie orecchie continuava a riecheggiare la sua ultima parola "Docvidanija…". Addio. La guardai, e vidi ogni singola ciocca dei suoi capelli alzarsi nel vento e cantare la disperazione di lasciarci e la gioia di tornare da colui che amava.
Non riuscivo a realizzare ciò che era successo, non volevo credere che proprio lei fosse morta,il maestro mi mise una mano sulla spalla e mi disse cercando di trattenere le lacrime
"Mostrale la tua forza Cristal. Crea un'altra fenditura, così che lei possa raggiungerlo." Mi alzai e feci esplodere il mio cosmo, poi sferrai un pungo al suolo e lo infransi. Sinceramente non capivo cosa voleva fare Acquarius, ma vidi la mia dolce Anya venire avvolta da una luce di ghiaccio. Aveva creato una teca per lei. Non una bara, ma uno scrigno che racchiudesse per sempre il più prezioso dei suoi tesori.
Poi la gettò nelle acque.
In quel momento rabbrividii: e se avesse avuto paura là sotto? No, Isaac le avrebbe fatto coraggio.
Ma ora, ora che ho scoperto che sei vivo, cosa dovrei dire? Che la sua morte è stata inutile?! Il suo spirito non ha trovato la pace che sperava, e continua ad errare per le lande desolate in attesa di poter ricongiungersi a te,che significhi per lei più di quanto immagini. L'unico modo che ho per farle un ultimo regalo e ucciderti. Così andrai da lei. Anche tu non aspetti altro, vero? Ebbene ringraziami, perché voglio proprio dimostrarti quanto ti voglio bene!
E quando insieme raggiungerete il nirvana, voltatevi e sorridete pensando a me. Anche tu, amico mio.
Docvidanija.



Continua....

 

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