Hope

Capitolo 4

"Son troppo crudelmente trafitto dal suo dardo, per librarmi a volo sulle sue piume leggere, e mi sento così acerbamente vincolato, che non posso liberarmi in alcun modo dall'oppressione del mio dolore, e soccombo, invece, sotto il pesante fardello d'amore."

=========================================================================


La lezione di chimica quel giorno era stata davvero pesante e monotona, esercizi e formule a non finire per due ore consecutive!
Il professor Kozue era pignolo, esigente e fastidiosamente insistente sui "misteri" della chimica, tanto da dichiararsi pubblicamente ambasciatore degli idrocarburi saturi ed insaturi.
Ma, fortunatamente, tutto ha un principio e tutto ha una fine...lezione di Kozue compresa.
La prima cosa che fecero gli studenti fu di spalancare le finestre, per far sì che entrasse un po' di aria fresca mentre si preparavano alla lezione successiva.
Yuri si alzò dalla sedia e si stiracchiò un po', lanciando un'occhiata all'altro capo della classe.
Akira ancora non le rivolgeva la parola...
Eppure ci aveva pensato a fondo:cosa poteva avergli fatto?
Si era fermata ad esaminare a fondo ogni frase, ogni gesto ed ogni tono che aveva usato quel giorno nel rivolgergli la parola...ma non trovava davvero un motivo sufficientemente valido per tenerle il muso e toglierle il saluto.
Non capiva...

"Himemiya!Himemiya,mi senti?"

Yuri si scosse dai suoi pensieri e si ritrovò un paio di sue compagne di classe davanti, che la guardavano perplesse:
"Possiamo chiederti una cosa riguardo la lezione?"
Yuri annuì col capo e,ripreso il quaderno,si mise a spiegare -decisamente contro voglia ciò che non era chiaro alle due ragazze.
Intanto, mentre la professoressa di Inglese tardava ad arrivare, un ragazzo biondo e piacente ne avvicinava un altro moro e altrettanto carino, al quale però nessuno pareva aver il coraggio di avvicinarsi, almeno in quella mattinata...
La voce della sfuriata nello spogliatoio si era sparsa a macchia d'olio, e soprattutto tra le matricole adesso Akira metteva proprio paura! Nella sua classe invece lo conoscevano bene, e per questo sapevano che era meglio stargli alla larga...

"Kame....hame....haaaaaaa!!!!!!"

Quest'urlo inquietante si levò sopra tutto il vociare dei ragazzi e attirò la loro attenzione... un secondo per individuarne la provenienza, e per rabbrividire....!
Kail, il nuovo arrivato... imitando le gestualità di Goku aveva dato un colpo coi palmi delle mani sulla schiena di Akira, che affacciatto alla finestra, venne sbilanciato talmente tanto che quasi non cadde...dal 3° piano!
Akira non fece neppure in tempo a girarsi all'urlo di 'battaglia' del nuovo arrivato, che si ritrovò ad afferrare i bordi della finestra, sbiancato dallo spavento.
"Mesher...di grazia...CHE DIAVOLO TI E' SALTATO IN MENTE????" esplose Yume; non si sentiva davvero in vena...men che meno con lui!
"Ah...ok..." replicò il biondo pensando ad alta voce...
"questa è una reazione normale...senza dubbio... allora forse sei un pò normale..."
"Ah.Ah.Ah. Non si può dire lo stesso di te, Mesher..." ribattè più calmo ma pur sempre scocciato il ragazzo.
"Io non attacco i miei compagni a un armadietto per un cavolo di anello!" gli rispose serio, quasi sfogandosi.
Aveva fatto sembrare che non l'avesse colpito quella reazione di Yume, ma in reltà non era così.
"Ooh, il mio comportamento ti ha ferito?" gli disse con sguardo pentito l'altro "Perdonami...ma mi infastidisci!" e la sua espressione tornò minacciosa.
"Sei proprio uno stupido, non sei nemmeno capace di parlare seriamente! Guardati attorno, ti stanno tutti alla larga, sei peggio di un cane rabbioso!"

*E chi vuole essere visto diversamente? Chi vuole comprensione ed essere preso come esempio da tutti? Non io! Io sto bene così...io SONO così! Che mi stiano alla larga,dunque...sono una massa di pecore...tutti a seguire il pastore, tutti a seguire il capo, a compiacerlo...decidono cos'è bene e cos'è male senza neppure tentare di capire cosa ci sia dietro alle apparenze. E allora sia, sarò il cane rabbioso, mi importa meno di zero delle loro opinioni, tanto meno dei loro sguardi!
Tanto...è solo uno lo sguardo che mi interessa...*

Akira guardò per un istante Yuri, che come il resto dei compagni stava a guardare la scena, mantenendo il suo cipiglio orgoglioso, se pur dai suoi occhi non trasparisse che comprensione e appoggio.

*Ma quando quello sguardo è rivolto sempre verso l'alto...l'unico modo per raggiungerlo è arrivare altrettanto in alto. Combattere per ottenere quello che si vuole...questa è l'unica cosa che conta, nulla ti è dato e nulla è dovuto...*

In tutta risposta, Akira si voltò a guardare nuovamente fuori dalla finestra, dando le spalle a Kail e a tutti gli altri.

"Se vuoi giocare a fare il bullo fallo pure, ma hai sbagliato persona..."

Akira alzò le spalle e sospirò:
"Ma che me ne importa di te, Mesher...lasciami in pace ed io posso tranquillamente continuare ad ignorarti."

- se possiedi quello che penso io... non potremmo ignorarci a lungo...- pensò Kail.

"Non sopporto...chi tocca le mie cose..." disse tra i denti Yume, poco prima che la professoressa facesse il suo ingresso in aula, scusandosi per il ritardo.

*Sembrano passati secoli...quella calda giornata, l'aula deserta nella pausa pranzo...sono già passati tre anni! Arrivato alle superiori mi era passata completamente la voglia di giocare a basket...ero annoiato. Nel periodo delle medie avevo vinto tutto ciò che poteva essere vinto e raggiunto ogni traguardo che poteva essere raggiunto...poi più nulla.
Adoravo stare al centro dell'attenzione, essere il migliore per eccellenza...ma...ero giunto ad un punto tale per cui cominciava a non esserci davvero più nulla capace di sorprendermi, di colpirmi veramente.
Ed iniziai ad isolarmi un po'...
Dinnanzi agli altri ero sempre l'Akira leader ma, appena potevo, lasciavo il branco e cercavo un posto dove stare solo.
Per riflettere?
Non necessariamente...me ne stavo lì, da solo, e questo mi bastava per tirare il fiato e stare bene.
Probabilmente il problema era proprio questo, mettevo tutte le mie forze e le mie energie nell' "apparire", riducendo l' "essere" a nulla. E lo stare da solo...beh, mi serviva a togliere la maschera, anche per poco, e ad essere me stesso.
Uno di quei giorni, decisi di infilarmi in un'aula al terzo piano, quella che una volta ospitava uno dei laboratori di chimica, poi spostato al piano terra; la giornata era così calda che praticamente nessuno era rimasto nell'edificio per il pranzo...nessuno a parte una ragazza.
Quando entrai me la ritrovai lì, in piedi davanti alla lavagna intenta a scarabocchiare non so cosa...
Appena si accorse della mia presenza si voltò verso di me: incorniciati dal caschetto nero, due occhioni orgogliosi e severi stavano a fissarmi perplessi.
In quel momento...tutto ebbe inizio...
Ricordo che le chiesi se era nuova: rispose con un semplice "no", mentre finiva di cancellare alla lavagna.
Allora le domandai se andava lì spesso: ancora "no".
Mf...se ci penso...ancora adesso non ho idea del perchè io le abbia rivolto la parola...
Le mie domande iniziarono a susseguirsi, più a stuzzicarla che non a sapere...anzi, no, volevo sapere.
Ma le sue erano risposte telegrafiche...mi mandavano in bestia! E ancora più in bestia mi mandò l'unica frase che disse: "Sei pedante e fastidioso...ed è inutile che ci provi, non sei il mio tipo."
Come si permetteva? Esplosi e le dissi che non mi importava un bel niente di lei, non era un granchè e neppure dava così tanto nell'occhio...
E lei...lei scoppiò a ridere, di gusto, una risata liberatoria...
Capii solo dopo che quella ragazza tutto era, tranne una che passava inosservata: ottima studentessa, stellina della squadra di pallavolo, popolare in breve tempo...
Ne ero attratto.
E proprio perchè non erano molte le cose capaci di attrarmi in quel modo, feci tutto ciò che era in mio potere per diventare suo amico.
Oggi la guardo...e mi sembra ancora di vedere quella ragazzina dal caschetto nero e dall'aria un po' severa che cercava di sfuggire gli sguardi altrui proprio come me...solo che ora le cose si sono complicate...si complicano sempre...*

"Ehm...Yume..." sussurrò titubante un ragazzo che gli sedeva al banco di dietro, picchiettandolo con la matita sulla spalla per catturarne l'attenzione; inutilmente però, infatti Akira sembrava sprofondato nei suoi pensieri, come accadeva soventemente...
"Yume...^^'' S-Scusa..." continuò il ragazzo alzando un pò la voce e aumentando d'intensità con i colpetti sulla spalla...ma l'altro niente..
"...Yu.."
Non fece in tempo a chiamarlo per la terza volta che Akira scattò dalla sedia in piedi, voltandosi minaccioso verso lo sventurato compagno di classe e prendendolo per il colletto della divisa:
"Che diavolo vuoiiiii?????!!!!"
Il povero Izumoto era terrorizzato, finchè una placida mano dai polpastrelli sporchi di gesso, non si posò sulla spalla di Akira, facendolo voltare, calmare e... vergognare..
"Yume, dove credi di essere, allo stadio?" fece la professoressa più rassegnata che arrabiata. Aveva assistito a scene del genere più e più volte ormai...
"S..scusi.." mormorò Akira col capo chinato; sarebbe stata una situazione comica in tutte le classi del mondo, ma qui ovviamente nessuno osò ridere.
Nessuno, apparte una persona.
Akira si rese conto di quelle risate, ma parve non curarsene...; era giunto al punto di cercare di ignorare Kail completamente.
"Yume..." proseguì la professoressa con tono calmo e pacato... "xkè, non ti fai dire da Izumoto cosa voleva chiederti? Ma prima scusati con lui..."
"S...sì" rispose, e poi voltandosi verso il compagno che era piuttosto imbarazzato di ricevere scuse da un tipo del genere, si prodigò in un mezzo inchino...
"Volevi per caso dirmi qualcosa?"
"Sì ecco... la professoressa ti stava chiedendo....di tradurre questa frase..."
"Izumoto, puoi leggergli la frase da tradurre?" chiese la professoressa sospirando.

"leading you down into my core,
where I've become so numb
without a soul
my spirit sleeping somewhere cold
until you find it there and lead it back home"

Akira in piedi, ricostruiva pian piano in mente la frase, un pò agitato, perchè l'inglese non era comunque il suo forte...
e questa professoressa poi, che insegnava l'inglese facendo tradurre i testi delle canzoni... non credeva lo aiutasse a migliorare;
Ehm...senza un...un'anima il mio spirito dormirà in un luogo...luogo freddo.. e com'era l'ultima frase?"
"until you find it there and lead it back home" intervenne Izumoto
"Ok... se..se non troverai la mia anima e la riporterai a casa."
"Bene!" Commentò con sincerità la professoressa; gli occhi di Akira si illuminarono di gioia
"bene ma...l'ultima frase è sbagliata!" continuò la prof spegnendo in un attimo il momento trionfale del ragazzo
"Qualcuno vuole correggerlo?"
"Se posso vorrei scegliere io..." fece Akira con un sorrisetto ke era tutto un programma
"Oh no..." sospirò Mesher al banco vicino, portandosi le mani tra i capelli... sapeva già di essere il prescelto. Anche se diceva di ignorarlo, lo stesso Akira quando poteva lo tirava sempre in ballo
"Sì, mi pare una cosa simpatica... chi vuoi chiamare in causa, attirando tutto il suo odio su di te?" fece la prof con quel suo umorismo inglese, tipico di lei
"Mesher professoressa!" e si risedette al posto
Il biondo si alzò, le mani nelle tasche della giacca, e con una mossa della testa mandò indietro alcuni ciuffi ribelli
"Dicci pure Mesher..."
"Io, professoressa, non ci ho decisamente capito niente." rispose Kail senza fare una piega.
"Bene. Lo sai che ti devo mettere 4?" lanciò un ultimo sguardo truce al ragazzo, per poi girarsi verso la sua preferita:
"Himemiya,qual'è l'errore?"
La ragazza si alzò in piedi:
"Fino a che...non troverai la mia anima e la riporterai a casa.." ed un impercettibile istante di silenzio cadde nell'aula.
"Mesher, Yume, io non so davvero più cosa fare con voi! E sia! Voi due farete un compito supplementare, che mi consegnerete lunedì: una ricerca sul teatro Elisabettiano...e, per evitare che combiniate Dio solo sa quali guai, vi affiancherò uno studente per tenervi sotto controllo ed aiutarvi. Ci pensi tu Himemiya?"
La ragazza annuì.
"Bene, per oggi è tutto, potete andare..." terminò la professoressa, all'unisono con il suono della campanella.

* * * * *

Kail stava facendo il suo ritorno a casa, percorrendo il lungo viale di ciliegi, che spruzzavano di rosa un cielo azzurro e intenso come non mai, illuminati dai riflessi di un sole caldo e imponente.
Si sbottonò il colletto della divisa, alla quale ancora doveva fare l'abitudine, poi ripensando alla punizione assegnatagli dalla professoressa emise un profondo sospiro sconsolato.
-Il teatro elisabbettiano... ma che me ne importa a me...- pensava mentre procedeva lentamente, senza curarsi di tutti gli altri studenti che camminavano intorno a lui.
-E poi... assieme a Himemiya e Akira... che noia mortale...- e istintivamente si sistemò meglio l'anello che portava al dito.
"...chissà se sa qualcosa quell'idiota..." mormorò tra i denti, ma nn ebbe tempo di rifletterci troppo sopra, che qualcuno da dietro gli diede un lieve colpo in testa con la cartella.
Senza dire niente il ceco si voltò per guardare chi fosse stato...
"Ah, sei tu..." fece abbozzando un sorriso, poi si voltò e riprese con noncuranza la sua marcia.
"Yes, I'm your new english teacher!" rispose Himemiya
"...chi te l'ha fatto fare di accettare..." gli rispose il...'new student'
"Beh..."riprese la ragazza"...è una questione di tornaconto! Puramente per questo..."
"Bah, se hai tutta sta voglia... e dove andiamo a farla sta ricerca?"
"Il posto non è un problema, tranquillo Mesher...possiamo fare a casa mia..." rispose con noncuranza la ragazza.
"Casa tua?" replicò Kail inizialmente sorpreso "Ok... e così non hai fatto nulla per evitare un contatto ravvicinato con Yume..."
Yuri lo guardò perplessa:
"Un...cosa?"
"No no! Non fraintendere!" si affrettò a chiarire Kail divertito. "Voglio dire...se non sbaglio ci hai litigato, lui nemmeno ti guarda più in faccia..."
La ragazza tornò seria "Così pare..." si limitò a dire dapprima.
"Certo sarebbe molto meglio saperne il motivo..." aggiunse poi.
"chissà cosa ne pensa il suo psicanalista" aggiunse il ragazzo ridendo
Yuri si limitò a ridere divertita, anche se in effetti...il problema Akira restava.
"Non sarai troppo timido per accettare di venire a casa mia, vero Mesher?" riprese scrollandosi dalla mente l'amico.
"ti ho dato modo di pensarlo?" replicò incuriosito. Gli occhi brillanti di quella ragazza, così neri e lucenti, lo catturavano, tanto che non avrebbe voluto più distoglierne lo sguardo.

"Beh,non lo so,dopotutto sono una perfetta sconosciuta per te..."
"Dovrebbe avere più paura una ragazza ad invitare uno sconosciuto a casa, piuttosto che il contrario..."
Yuri si lasciò sfuggire un sorriso, quel ragazzo sembrava provare gusto a provocarla...
"Ti assicuro Mesher...che so difendermi...non sottovalutarmi."
"Che poi..."riprese Himemiya"...ci sarà anche Akira - in teoria -...nel peggiore dei casi provo a scatenartelo contro!" disse chiudendogli la mano a pugno vicino al viso, come a rendere più minacciosa e allo stesso tempo divertente la situazione.
"non credo che ce ne sia bisogno, mi odia già abbastanza!" sorrise kail scanzando la mano di Yuri.
"Ammetterai che da quando sei arrivato...non hai fatto altro che stuzzicarlo. Akira è fatto così, quando si arrabbia, qualunque sia il motivo...beh, bisogna lasciarlo stare..."
"Veramente appena mi sono seduto al banco ha iniziato a fare lo scontroso di suo... magari è invidioso del mio fascino occidentale..." disse ridendo, poi aggiunse.
"è cmq vero che lo stuzzico... ma oltre a divertirmi ho i miei buoni motivi" concluse quasi serioso.
"Ah..."riprese titubante lei"...non lo sapevo..."

Kail si fermò di colpo.

"beh...quindi...sei gay? é__è" chiese con aria innocente "Mi spiace, ma temo gli piacciano le donne...u__u so che è un duro colpo, ma devi andare avanti Mesher!"
"Aaaah..." sospirò Kail "sarà dura riprendermi..." rispose simulando uno sconforto esagerato il ceco...
"Siete mai stati insieme voi due?" continuò secco, senza troppi indugi.
Quella domanda così diretta lasciò un attimo interdetta la ragazza, che non lo diede tuttavia a vedere:
"No, io e Akira siamo buoni amici perchè...in fondo in fondo siamo abbastanza simili...anche se non sembra..."
"Tsk.. ma dai, non dirmi che non hai capito che gli piaci! Non ci credo. O magari ti piace tenere i ragazzi sulla graticola...; questa storia dell'amicizia è così banale che non tiene alla lunga nemmeno nei manga!"
"Direi che sei liberissimo di non crederci..."
Poi si avvicinò all'orecchio del ragazzo e gli sussurrò "Puoi stare tranquillo...è tutto tuo!"
"Oh bene, bene...; perciò se io ci volessi provare con te, lui non dovrebbe avere nulla in contrario...se non da amico.." la buttò lì
Yuri si allontanò di un passo con un sorrisetto ed un'espressione sorpresa:
"Mesher...stai attento, potrei prenderti in parola..."lo stuzzicò, per poi scoppiare a ridere.
Lui di risposta sorrise, poi lasciò andare lo sguardo poco più avanti, fino all'insegna del Ryokan gestito dalla famiglia della madre, dove alloggiava;
"Beh, io sono arrivato" disse indicando con un cenno della testa la piccola pensione
"Ah, bene, io invece ho ancora un bel pezzo da fare. Allora, buona serata, ci vediamo domani!" disse passando oltre il compagno.
"Uh, dimenticavo!" riprese pochi metri dopo voltandosi "Domani ti darò l'indirizzo di casa mia!"
"Ok... attenta ai malintenzionati!!" la salutò infine scherzando.
"D'accordo! Ma che stiano attenti anche loro!" disse infine ammiccando.

*Vicini...sono così vicini...eppure sembrano così lontani...
Andava tutto così bene finchè quel Mesher non è arrivato a rovinare tutto!
Mmh...non capisco cosa voglia, e questo mi manda ancora di più in bestia. Forse...vuole solo attaccar briga...
E sia, non ho problemi! Ma che stia lontano da lei...*

E atteso che il compagno entrasse nella palazzina, squotendosi dai suoi pensieri, Akira s'incamminò anch'egli verso casa.


Torna all'Indice capitoli