"Sol
colui che non ha mai sofferta ferita alcuna si ride delle cicatrici
"
=================
Con le coperte tirate su fin sotto il naso, se ne stava a fissare
il soffitto, gli occhi spalancati, mentre il buio pesto della stanza
era squarciato dagli eleganti raggi lunari che si facevano strada
dalla grande finestra che dava sulla Moldava.
Il calore dei termosifoni ormai spenti si andava pian piano attenuandosi,
e ogni tanto Kail veniva percorso da un brivido... ma non si trattava
di freddo, no .
C'era in lui uno strano presentimento, qualcosa che lo turbava...
riguardava suo padre.
In questi ultimi giorni si era fatto strano; lui che era stato sempre
un buon padre, severo nel giusto e sempre disponibile con il figlio,
da un pò di tempo era nervoso, impaziente...addirittura aggressivo.
Non bastassero questi strani atteggiamenti, la sera prima era entrato
di prepotenza in camera di Kail, mentre questi dormiva profondamente...d'un
tratto si sentì afferrare per il colletto del pigiama e scuotere
violentemente!
Aprì gli occhi impaurito, il cuore che gli era saltato in gola,
e vide il padre trasformato in una maschera di pazzia urlare parole
in una strana lingua, mentre quasi lo percuoteva! ...ancora intontito
dal sonno e un po' spaventato fece per fermarlo, chiamandolo a gran
voce, ma non vi riuscì, cosicché fu costretto a far
ricorso a tutta la sua forza e lo gettò in terra ai piedi del
letto.
Di scatto balzò fuori dalle coperte, e si chinò sul
genitore, che sembrava aver sbattuto il capo...; il suo volto a differenza
di come si era mostrato fino a un attimo fa, era stavolta disteso,
calmo...; dischiuse lentamente gli occhi.
"Padre,
che cosa c'è? Cos'hai?" chiese affannosamente Kail. In
quell' istante sentì tutta l'adrenalina che aveva accumulato
fino a quel momento abbandonarlo di colpo; sudò freddo e i
suoi occhi si fecero lucidi.
"Scusami Kail...non so cosa mi sia potuto succedere" rispose
il padre affranto, sul punto di piangere, implorando perdono al figlio.
"Devi riposarti, forse il troppo lavoro, lo stress, ti stanno
facendo male... siamo una famiglia benestante, e tu puoi concederti
qualche giorno di riposo!"
"Sì...forse hai ragione" sorrise il padre stancamente
"domani manderò ad avvisare che mi prendo qualche giorno
di riposo..."
E difatti
tutto quest'oggi il signor Mesher era rimasto in casa, a parte una
breve passeggiata assieme a degli amici.
Tuttavia Kail non poteva dimenticare di quanto accaduto la sera prima...
tutt'oggi ci aveva pensato, e più di ogni altra cosa lo aveva
impressionato sentire il padre dire delle cose stranissime, come se
realmente parlasse un'altra lingua! Cercò di convincersi che
fosse tutto frutto di un suo fraintendimento, dovuto all'intontimento
da sonno.
Tuttavia stette sveglio sino a tardi, un po' per paura, un po'per
poter essere d'aiuto al padre se avesse avuto una nuova crisi, ma
tutto pareva filar via liscio.
Decise così di concedersi a Morfeo...gli occhi stanchi non
esitarono a chiudersi pesantemente.
Poi...
dei versi.
Degli strani versi, parole quasi senza senso pervennero quasi sussurrate
all'orecchio di Kail.
Egli aprì
gli occhi di scatto e si tirò su sui gomiti, dopodichè
stette un po' in silenzio, sensibilizzando al massimo l'udito...
La voce si
faceva via via sempre più forte, ma ancora le parole erano
difficilmente distinguibili...; di una cosa era certo: non era la
voce di suo padre.
Sembrava più che altro la voce di una donna, un'anziana signora...
La consapevolezza che in casa ci fossero solo loro due lo spaventava
maggiormente.
Scese piano
dal letto e si diresse lentamente fuori dalla stanza, percorrendo
il lungo corridoio della sua bella casa nel centro di Praga.
La luna piena splendeva nel cielo risaltando come una perla nel velluto
blu...
Avanzò
lentamente seguendo la voce... proveniva dal salone, ove fino a poco
fa Kail e il padre avevano discorso riguardo i temi più svariati.
La porta era socchiusa e il ceppo scoppiettava ancora nel caminetto,
rischiarando la stanza.
Aprì
lentamente la porta, chiamando il padre... ciò che gli apparve
di fronte gli occhi gli gelò il sangue nelle vene.
Il signor
Mesher era sdraiato per terra, con la schiena inarcata in su, e dalla
sua bocca non usciva la sua voce, ma quella che Kail aveva udito nella
sua stanza!
Gli balenò per un attimo il pensiero che sembrasse una scena
dell'esorcista, faticava a credere che si trattasse di realtà.
"Papaaà!!"
gridò il ragazzo!
Con un solo
balzo il padre si mise in piedi, e avanzò a passi decisi verso
Kail, che lo guardava atterrito.
I suoi occhi
erano rossi, rossi come il fuoco. La saliva gli colava ai lati della
bocca, la faccia contrita dal dolore appariva sofferente e implorante
aiuto. Continuava a rivolgersi a lui con quella strana voce...
Cadde in ginocchio ai piedi di Kail che era con le spalle al muro,
tendendo verso di lui la mano sulla quale spiccava un anello dorato...
il ragazzo fece per prenderla tra le sue, ma la stretta del padre
era così forte che per il dolore fu costretto a ritrarle!
"Padre,
che cosa ti succede!!" era ormai esasperato, tutto il suo autocontrollo
era rimasto sotto le coperte, le lacrime copiose gli bagnavano il
viso.
Attimi di
silenzio, poi d'improvviso la voce di donna sembrò unirsi a
quella del padre di Kail, e dalla sua bocca uscirono parole comprensibili...
"Kail...sei
tu...tu sei il prescelto..." parlava a fatica, e guardava in
faccia il figlio, dal basso. I suoi occhi sembravano essere tornati
normali, tuttavia c'era ancora un qualcosa di spaventoso "di
demoniaco!" pensò Kail, in lui.
"Il prescelto?"
pensò Kail, ma preferì non interrompere quella voce,
ora che poteva comprenderla. Tutto ciò, comunque, gli sembrava
impossibile.
"L'anello...
questo anello...devi portarlo in Giappone...tuo padre mi ha detto...che
hai dei lontani parenti lì... lì si compirà il
destino..."
"Ma che
diavolo stai dicendo, vecchia baldracca!!!" urlò Kail
in prenda alla rabbia! Saltò addosso al padre, schiaffeggiandolo
forte per fargli riprendere i sensi, i denti digrignati in preda all'ira.
"Vattene Demonio, ridammi mio padre!!!"
"Compi
il destino..." Continuava a ripetere però la voce, che
sembrava insensibile alle percosse che aumentavano sempre più...
Compi il destino...
Compi il destino...
Compi il destino...
Si svegliò
di soprassalto, respirando affannosamente.
Asciugatosi il sudore che gli imperlava la fronte, si sbottonò
poi i primi bottoni del pigiama per rinfrescarsi un attimo...
volse un fugace sguardo alla sveglia, erano le 6 di mattina.
Sorrise mestamente. Per l'ennesima volta aveva fatto quel sogno.
Per l'ennesima volta le tenebre gli avevano fatto rivivere ciò
che lui invece voleva solamente cancellare, il giorno più brutto
della sua vita.
Tirò
via la coperta leggera che gli copriva le gambe, e stiracchiandosi
un po', dopo un interminabile sbadiglio, aprì le imposte della
sua nuova abitazione e gettò uno sguardo al paesaggio illuminato
dall'aurora.
"Non
è certo il modo migliore per iniziare una bella giornata come
questa..." mormorò tra sé. "Speriamo che almeno
prosegua meglio..."
E prese una boccata d'aria fresca a pieni polmoni.
Fece per espirare, ma un ricordo balenatogli in quel momento nella
mente lo fece bloccare, con i polmoni ancora pieni; stette qualche
secondo in questo particolare stato finché non lasciò
di colpo tutta l'aria, e con la faccia annoiata mormorò amaro:
"Quella
dannata ricerca di inglese... =_= "
*********
A quell'ora
del mattino tutto sembrava avvolto da un qualcosa di magico,surreale:tutto
era immobile,calmo e,sarà stato per le persiane ancora chiuse,oppure
per i signori assonnati che portavano nei piccoli parchi -poco più
che una manciata di aiuole- sotto casa i loro cani, o ancora quel
profumo di giornale, di carta appena stampata e subito consegnata
da chi aveva bisogno di qualche spicciolo in più, profumo di
antico quasi, nell'era tecnologica con la quale ci si ritrova a fare
i conti.
Quella zona
era ciò che veniva definito un classico ' quartiere bene ',
palazzine recenti e graziose villette a schiera che si affacciavano
su viali di ciliegi: non vi abitavano famiglie ricchissime, certo,
ma quanto meno gente benestante.
E lungo uno di quei viali, ora praticamente deserti, solo un rumore
di passi, ritmico, accelerato ma non troppo, sollevava timido il velo
della quiete circostante: ancora un centinaio di metri e Yuri sarebbe
tornata a casa.
La corsetta per l'isolato era ormai diventata un rito quotidiano,
così come lo era osservare il lento risvegliarsi del quartiere,
oppure salutare l'anziano signor Ishigawa che , tutti i giorni alla
stessa ora, portava fuori la spazzatura, scacciava quel corpulento
gatto grigio del vicino che aveva preso l'abitudine di dormire nella
sua veranda e, borbottando indispettito, si rintanava in casa, pronto
a ripetere per l'ennesima volta alla moglie che era ora di finirla
con quella palla di grasso pelosa -cosa che, puntualmente, la moglie
raccontava a sua madre quando si incontravano a fare la spesa-.
Canticchiando un motivetto, come al solito prese la posta -ancora
del giorno prima- e salì all'ultimo piano della palazzina in
cui viveva: era un grazioso piccolo attico, con un bel terrazzino
dal quale si godeva una splendida vista.
E, un po', sembrava di stare fuori dal mondo
Sua madre
aveva appena finito di fare colazione e, con una vistosa cartella
di cartoncino sotto braccio, tentava, in equilibrio precario,di infilarsi
l'ultima scarpa:
"Yuri!
Oggi sei uscita prima del solito!" le disse, ora impegnata a
frugare in una tasca della giacca "C'è un qualche motivo
particolare?"
"Beh,
direi di sì! Non ricordi? Oggi vengono Akira e il mio nuovo
compagno di classe per preparare la relazione di inglese
"sospirò
porgendo alla madre le chiavi dell'auto, che inutilmente stava cercando
altrove.
"Ah!
Che sbadata, è vero
-grazie tesoro!- almeno ti distrai
un po'
"
"Distrarmi???" la ragazza fulminò con lo sguardo
le donna "Ho l'impressione che mi sentirò come un arbitro
di pugilato
" scosse la testa sconsolata.
"Uff,
quanto sei melodrammatica
non sono certa che sia stato un bene
crescerti così a contatto col teatro
"
Yuri non rispose,
limitandosi a dirigersi verso il bagno e ad aprire l'acqua della doccia
"Hai preso tutto, piuttosto?"
"Mh,
fammici pensare
sì! Credo
Oh, insomma, devo scappare!
Oggi ho la consegna delle bozze per i nuovi abiti di scena, tutto
dev'essere perfetto, non posso arrivare in ritardo!!!" e dopo
aver schioccato un bacio sulla guancia della figlia corse verso la
porta,non senza prima ricordarle che per pranzo non ci sarebbe stata.
Sua madre
faceva un lavoro piuttosto ' fuori dal comune ': era costumista di
teatro ed aveva vestito, nelle maggiori città europee, grandi
attori, protagonisti delle più rinomate opere teatrali portate
in scena.
Il problema era sorto quando erano state costrette a trasferirsi in
Giappone, praticamente aveva dovuto ricominciare da capo, rifarsi
un nome, e tutto ciò che ne poteva derivare.
Lì aveva dei parenti, essendo di sangue misto (era per metà
giapponese e per metà inglese) ed aveva scelto di tornarci
dopo il susseguirsi di tragici eventi che avevano sconvolto la sua
famiglia.
Aveva anche insistito perché Yuri la seguisse,in modo quasi
disperato, nonostante i nonni, di origine inglese, avessero cercato
di convincerla in ogni modo a lasciare lì la nipote: "almeno
per finire gli studi!" dicevano invano.
Nulla.
Il tempo di sistemare le ultime cose, e le porte del Giappone si aprirono
dinnanzi ai loro occhi:quella sarebbe stata la loro nuova casa
Tutto sommato, Yuri, fu felice di lasciarsi tutto alle spalle
era
un po' come ricominciare con una nuova vita, sforzandosi di vedere
la sue profonde ferite come lievi graffi.
Yuri alzò
gli occhi al cielo,guardando la madre uscire:di certo, con la testa
che aveva, di lì a pochi minuti l'avrebbe sentita tornare,
in cerca di qualcosa che aveva scordato
"Bah, meglio che mi muova a farmi la doccia, mi resta solo un'ora
"
disse fra sé e sé dirigendosi verso il bagno.
E mentre l'acqua tiepida ed invitante scendeva nel vano doccia, iniziò
a sfilarsi di dosso gli abiti, lasciandoli scivolare sulla pelle con
movenze di ingenua bellezza, unico spettatore il silenzio della casa.
****
*Dlin Dlon!*
Con un'espressione rassegnata, Kail era davanti la porta di Himemiya
attendendo che gli venisse aperto...
"uff...si prospetta una giornata priva di ogni emozione oggi...
-__-" pensò sconsolato
Nel caldo
abbraccio del vapore tutto sembrava perfetto...così perfetto
che il suono del campanello non ci voleva proprio!
Ma chi poteva essere? La ragazza non aveva dubbi! Praticamente furiosa
si infilò alla bene in meglio l'accappatoio, dirigendosi verso
l'entrata:
-Adesso la strozzo!-
Il tempo di impugnare la maniglia e di spalancare con uno strattone
la porta, e l'errore che aveva commesso le fu fin troppo palese:
-Ed ora che
diavolo hai diment...-
-Cavolo! Ce
ne hai messo di tempo ad ap...-
.
.
.
*SBAM!!!*
la porta si chiuse ad una velocità supersonica! Yuri imbarazzatissima
vi si era poggiata con le spalle contro, quasi ad impedire a qualcuno
di entrare di peso, ed intanto cercava di coprirsi il più possibile!
Kail era rimasto impalato come uno stoccafisso, e non per modo di
dire... era proprio quello che stava pensando anche lui... - "alla
faccia della giornata senza sorprese! Eccola l'accoglienza dei Giapponesi!"
si riprese dopo qualche interminabile secondo, visibilmente rosso
in volto, e avanzò a piccoli passi verso la porta...: "Ehm...Y...Yuri?"
Da dietro
la porta Yuri cercava di riacquistare un briciolo di contegno, anche
se solo una marea di insulti era tutto ciò che aveva in mente...
Lentamente si voltò, stando ben attenta di essere del tutto
coperta, ed aprì leggermente la porta di scatto, quel tanto
che bastava per riuscire a vedere il ragazzo al di fuori:
- Mesher...
- non aggiunse altro, per evitare di essere eccessivamente offensiva.
Tuttavia il suo sguardo era più che eloquente...
- Good morning
teacher! - sentenziò Kail cercando di essere il più
naturale possibile, per dare a vedere che a quei "panorami"
lui vi era più che avvezzo - bell'accappatoio...è l'ultima
moda di Shibuya?-
In tutta risposta Yuri alzò gli occhi al cielo, ripetendosi
che la calma era la virtù dei forti, e che doveva avere pazienza:
lo conosceva poco, era vero, ma cosa poteva aspettarsi da un tipo
come lui? Pomposo e spocchioso da far venire la nausea...
-No...- rispose
lei cercando di apparire cordiale - solitamente giriamo nude, ma non
sapevo se un europeo avrebbe retto allo spettacolo...-
-Ah beh...-
rispose lui - in effetti...non è da tutti-... guardò
il cielo, fece un piccolo giro attorno a sé stesso, finche
rosso in volto non tornò a guardare in direzione di Himemiya
- Ok...devo essere arrivato un pò in anticipo... ma adesso
vestiti dai! - sorrise - Non mi va di rimare qui fuori per un'ora!
-
- tsk! Te
lo meriteresti! - bofonchiò lei guardandolo corrucciata - Dammi
due minuti...- e richiuse la porta alle sue spalle.
Giusto il tempo di asciugarsi, di infilarsi i vestiti e, con ancora
l'asciugamano al collo ed i capelli bagnati, tornò all'entrata:
-Prego.-
Kail, che
si era seduto sullo scalino avanti la porta, accolse l'invito di Yuri;
- grazie! - disse entrando, e subito iniziò a guardarsi un
pò intorno: la casa di Yuri era piuttosto moderna, e aveva
ben poco di giapponese; lo stesso però Kail si sfilò
le scarpe prima di entrare.
- Quando arriva
il demente?- chiese sprofondando sul divanone del salotto
Yuri si voltò a guardarlo perplesso,per un paio di secondi:
-Kail...ma
sei già a casa mia...-
Poi lasciò
scivolare sul suo viso un sorriso a metà tra il divertito e
il compiaciuto,aggiungendo:
- Akira probabilmente
arriverà in orario...-
- Bella battuta, vedo che oltre alla lingua inglese ci darai anche
lezioni di umorismo inglese! - sentenziò sarcastico facendo
l'occhiolino alla compagna - tra 10 minuti mi metterò a ridere
-
- Ah,suvvia Mesher! Non pretenderai che io faccia finta di niente,
dopo avermi messa in imbarazzo!! Dovresti limitarti a subire...- ribattè
la ragazza occupandosi di sistemare libri e quaderni sul tavolo
- Pensavo che se fossi arrivato un attimino in anticipo avresti apprezzato
u_u ...non mi sembra che tu abbia una bella considerazione di me!
Allora...prometto che sarò uno studente diligente oggi... anche
se la colpa è tua che apri a tutti in accappatoio! -
E, in tutta risposta, gli arrivo una ciabatta addosso:
- Stupido...-
-Sarà meglio per te che non esca neppure una parola sull'accaduto,
dalla tua bocca... - aggiunse lanciandogli un'occhiata minacciosa.
- Okok^^'
- rispose ridendo il ragazzo - Comunque il pollo dovrebbe arrivare
a momenti...tendiamogli una trappola! Scaviamo una buca in giardino
e la copriamo con rametti e sterpaglia... che ne dici?
- Mfh - si
lasciò sfuggire uno sbuffo divertito - non pensi di esagerare?
-
- solo coi
rametti? - scherzò il ceco
- Kail...-
lo riprese, dirigendosi verso la cucina per prendere qualcosa da bere
per l'ospite:
- Hai qualche
preferenza? Da bere intendo...-
- Un the, grazie! - esclamò battendo le mani in aria, come
se fosse uno sceicco che ordina alle sue odalische...per poi subito
dopo pararsi dietro un cuscino da un'altra ciabatta di lei.
-E the sia!
Ma non ti ci abituare troppo alla mia accondiscendenza, è piuttosto
rara...- ribattè esibendo una linguaccia.
Il salotto
era spazioso e ben illuminato, con tendaggi dalle sfumature arancio
alle finestre, che davano all'intero ambiente un aspetto gradevole
e confortevole.
Sulle mensole della libreria facevano capolino alcune foto della famiglia
di Himemiya, dei singoli elementi o di gruppo, frammenti di vita fermati
in istanti felici, conservati in quadretti o album
E da un paio
di quei portafoto faceva capolino una Yuri molto diversa da quella
odierna, dal visetto più luminoso e dai capelli lunghi.
Immagini lontane, che Yuri non guardava ormai praticamente più...
Kail li notò e si avvicinò alla libreria per prenderne
uno e sfogliarlo... - tanto, - pensò - ormai oggi il patatrac
è fatto... più indiscreto di così si muore! -
fece per prendere un album, ma si arrestò, pensando che era
troppo, veramente troppo sfacciato!
- Yuri!! Posso prendere un...libro dalla libreria? - alzando la voce
per raggiungere la ragazza che era in cucina
- Un libro?
Fai....- gli rispose preparando le tazze sul vassoio.
Kail prese il libro e tornò ad accomodarsi sul divano sfogliando
le pagine..
la sua attenzione non si soffermava molto sugli altri membri della
famiglia, gli pareva estremamente invadente, ma le foto di Yuri lo
incuriosivano; non che sembrasse un'altra persona, ma era sicuramente
più allegra, vispa, più gioiosa... -...più simpatica
sicuramente! - comentò Kail ad alta voce, chiudendo il raccoglitore.
In quel momento la ragazza tornò nel salotto, con in mano il
vassoio: lo posò sul tavolino,sistemato davanti al divano,e
dispose sul piano in vetro di quest'ultimo le due tazze per lei e
l'ospite, ed un piattino con dei biscotti fatti in casa.
- Un regalo di mia madre, almeno in cucina si salv...- ma le parole
le morirono in gola quando vide l'album.
Non ebbe particolari reazioni, solo una spiacevolissima sensazione
di disagio la pervase in un istante.
Kail se ne accorse, e si pentì un pò per quello che
aveva fatto... anche se poi l'album non è che contenesse chissà
cosa di scandaloso, sembrava un album come tanti!
- Te l'avevo
chiesto, se potevo prendere qualche libro.. -
- Già...- sfilò dalle mani del ragazzo il raccoglitore
e lo ripose con cura al suo posto.
Era una sensazione davvero sgradevole quella che provava, una sensazione
che non riusciva a spiegarsi e che non riteneva neppure giustificata...eppure
c'era.
- Non capisco...- esordì d'un tratto Yuri - riesci a mettermi
a disagio...- si voltò verso di lui e gli si andò a
sedere accanto, versando il thè sentiva di dovergli dire molto
di più, ma la paura di sembrare inappropriata o più
semplicemente incomprensibile, la frenava...
-...cosa non
capisci? - replicò lui
Yuri sorrise,
cercando di sdrammatizzare:
- Oh, è una sciocchezza... è la stessa cosa che provo
quando sono a contatto con Akira, nell'ultimo periodo... è
come... se dovessi sempre stare con la guardia alta... quella strana
sensazione di dovermi difendere... -
- ci credo!
è un manesco quello... u_u per quanto mi riguarda stai tranquilla,
non picchio mica le ragazze... persino te..! -
- Per forza, perchè senza ombra di dubbio, vincerei io! - lo
sbeffeggiò.
*Che sciocca!* disse fra sè e sè *andare a dire certe
cose...*
- Eheh! -
rise Kail
Appena il tempo di buttare il tutto sul ridere,che il campanello suonò
di nuovo:
- Ecco, è
arrivato il tuo "amico"! - disse Yuri alzandosi ed andando
ad aprire.
- Oh...suonano! Corri a mettere l'accappatoio! - sussurrò il
ragazzo
- Ma che simpatico...è___é -
- Arrivo!
- esclamò la ragazza, affrettandosi ad aprire all'altro ospite.
Sulla soglia della porta, con un'espressione imbronciata e poco amichevole,
Akira attendeva a braccia conserte, zaino in spalla.
- Ciao! - lo accolse lei sorridendo, ma l'unica cosa che ne ottenne
fu uno svogliato - Permesso - , per poi dirigersi direttamente verso
il salotto.
- Entra pure!
- lo accolse Kail, fingendosi uno di casa
- Non mi dire! Il tizio è già qui...- sbuffò
senza rivolgergli neppure uno sguardo. - Spero di non aver interrotto
nulla di importante. -
- Oh...anche io sono contento di rivederti! - disse Kail con un ghigno,
guardando storto il ragazzo...Niente da fare: quei due si erano appena
ritrovati nella stessa stanza e già l'aria si era d'improvviso
colmata di tensione.
Himemiya, cercando di prendere in mano le redini della situazione,
prima che fosse troppo tardi, si fece avanti:
- Allora, Akira, ho appena fatto il thè, ne vuoi una tazza?
-
-Non sono certo venuto qua per fare merenda! Togliamoci questa rogna
in fretta...- rispose scocciato in malomodo.
-Ok...- si limitò a rispondere la ragazza.
- Tu sei esaurito completamente! - avrebbe voluto ribattergli Kail,
ma preferì starsene zitto e finire in fretta il suo the. Il
comportamento aggressivo di Akira lo infastidiva, ma rispondergli
non avrebbe portato ad altro che un altro battibecco...; ed il fatto
che persino Yuri, che di solito era una tipina sveglia, si fosse limitata
ad annuire, voleva dire che forse, già di prima mattina, era
esausta di loro due...
- D'accordo!
Allora,se abbiamo finito con i convenevoli, direi di passare alla
"rogna", ok? - Yuri capì che, la cosa migliore, era
non dare il tempo ad Akira di provocare, e a Kail di ribattere: si
preannunciava una giornata molto pesante...
Scaricarono
letteralmente sul tavolo uno scatolone pieno di libri sull'Inghilterra
del 700-800, il teatro elisabettiano e quant'altro ancora fosse in
possesso della madre di Yuri, una vera amante del teatro!
I due maschi fecero per andarsene di fronte a quell'enormità
di pagine e pagine... era sempre meglio una nota del professore che
tutto il pomeriggio a leggere quelle cose per loro noiosissime, ma
Yuri li rassicurò che la maggior parte di quei libri erano
pieni di fotografie e modelli di vestiti, che usava appunto la madre
come spunto per realizzare i suoi disegni.
Volevano terminare il lavoro il prima possibile e si misero a prendere
appunti dai vari tomi di gran lena, tanto che già potevano
ritenersi a buon punto nel compito svolto... finchè incuriositi
presero a sfogliare un'altro libro, nel quale un intero capitolo era
dedicato alla rappresentazione di fotografie degli abiti di scena
tipici nel teatro inglese dell'800.
Akira guardò la figura dell'uomo che gli si presentava sulle
pagine del libro... vestito di una sorta di giacchetta tutti pizzi
e merletti, un buffo cappello a penna ed una calzamaglia bianca da
donna... poi guardò con la coda dell'occhio il biondo, spiattellandogli
un - Allora è così che andate vestiti in Europa... peccato
che a scuola sei costretto a indossare l'uniforme, avrei voluto vederti..-
Kail alzò
gli occhi al cielo tanto per lasciar correre, quel pomeriggio sui
libri lo infastidiva parecchio e voleva sbarazzarsene il prima possibile...
stava per proporre di andare avanti, quando l'invito alla presa in
giro di Akira fu colto da Yuri, che rilanciò lo "scherzo":
- Beh, magari
la calzamaglia nera, però: snellisce e slancia... ah, non che
tu abbia le gambe troppo cicce, è chiaro...- si lasciò
sfuggire la ragazza, rivolgendo a Kail un sorrisetto compiaciuto.
Lui chinò
la testa sul petto chiudendo gli occhi... uno, due...tre secondi.
La rialzò per guardare la ragazza negli occhi con un sorriso
beffardo: "In Europa non amiamo mostrare le nostre gambe nude,
nè accogliamo gli ospiti coperti solo di un giacchettino di
spugna..."
A quelle parole
la ragazza scoccò uno sguardo di ammonizione a Kail, poco prima
di chiudere gli occhi, conscia di quella che sarebbe potuto succedere
di lì a poco: tutto
avrebbe fatto qualunque cosa, pur
di non guardare la reazione di Akira
- Certo! - esclamò la padrona di casa cercando di mettere una
pezza alla situazione - m...ma neppure qui! Ah, tutto, ma niente gambe
nude in pubblico o accoglienza in accappatoio!...-
un istante interminabile di silenzio cadde nella stanza, silenzio
che Yuri cercò immediatamente di riempire in qualche modo:
- Qualcuno vuole ancora del thè?? Io sì...e ne faccio
anche per voi! Meglio...-
si affrettò ad alzarsi e a dirigersi verso la cucina, isola
di salvezza...ma, probabilmente, non ci sarebbe stato comunque espediente
sufficientemente valido o efficace: Yuri non lo vide, certo, ma potè
sentire chiaramente la sedia strisciare in uno scatto all'indietro
ed i libri chiudersi di botto con violenza:
- D'accordo...- iniziò Akira, letteralmente scaraventando nello
zaino testi e quaderno -
tutta questa situazione è davvero
al limite del ridicolo! Per evitare di minare la vostra complicità,
vi lascio soli! Mi assumerò le mie responsabilità davanti
al prof
-
Yuri si lasciò
cadere di schiena contro il muro della cucina, mentre era convinta
che peggio di così non potesse andare
pessimo! Può
sempre peggiorare
.
Kail se l'aspettava
quesa reazione, ma non che addirittura Akira se ne andasse! E poi
per così poco! Scosse la testa poi chiamò nell'altra
stanza Yuri: - forza Yuri, il pupo fa i capricci, convincilo a tornare!
-
- Kail
per favore! - ammonì lei il ragazzo, che imperterrito
continuava a punzecchiare Akira.
- Sì Kail, per favore!...- le fece il verso Yume, sempre più
spazientito.
- Non fare lo stupido e torna dentro! - ribattè il ceco all'ennesima
provocazione - E' stato solo un caso se l'ho vista appena uscita dalla
doccia, ero arrivato in anticipo e...- stavolta non si riuscì
a contenere... - Ma che cazzo vuoi, è la tua ragazza? No! E'
tua sorella? Nemmeno! Quindi smettila di fare lo stupido, o per me
te ne puoi anche andare, non ci sto con i malati di mente! -
Non passarono
nemmeno un paio di secondi dalle parole di Kail
Il rumore sordo della sacca contenente le sue cose,ed un pugno colpì
il volto del giovane studente straniero:
- Che
cazzo voglio? CHE CAZZO VOGLIO, DICI????? ORA,INTENDI???
VOGLIO RIEMPIRTI DI PUGNI, FINO A TRASFORMARE IL TUO GRAZIOSO FACCINO
IN UN PURE'!!!! - e gli si gettò letteralmente addosso.
- Oddio
NO!
Akira!!! - Yuri non poteva davvero credere ai suoi occhi: una rissa
lì,nel suo salotto! Era davvero l'ultima delle cose che si
sarebbe aspettata
E come l'avrebbe risolta? Non sapeva neppure da che parte iniziare,non
era preparata certo ad una cosa del genere!
Intanto, mentre
Akira teneva quasi immobilizzato col corpo il ceco, picchiandolo senza
contegno, per un secondo, un breve secondo, gli occhi di Kail, che
si trovava schiacciato a terra dal giapponese, cambiarono colore,
si fecero diversi, di un colore verde quasi innaturale, di un profondità
tanto intensa quando misteriosa e affascinante. Akira, impegnato a
malmenarlo non se ne poté accorgere. Ma fu proprio in quel
secondo che il ceco emise un urlo di rabbia e sollevò di peso
il proprio
"avversario", scaraventandolo contro il muro.
Lo guardò cadere a terra ed ebbe un brivido di paura.
Quella forza a lui era sconosciuta, non ce l'avrebbe mai fatta a sollevare
e lanciare una persona con le sole braccia ma gli era ora sembrata
la cosa più facile del mondo. Lo stesso ebbe però paura
di quella forza, non era la prima volta infatti che si affacciava
così prepotentemente...; le altre volte, coloro i quali vi
si trovarono travolti, non ne uscirono mai senza un periodo di vacanza
in ospedale...
ebbe quindi anche paura per Akira, lo trovava odioso, ma certo non
fino a questo punto.
Tuttavia il ragazzo dai capelli neri sembrava essere piuttosto robusto,
e dopo qualche secondo di frastornamento, si rialzò, pronto
a farsi di nuovo avanti.
- Ma bene
e io che ti credevo una mammoletta
- sogghignò
Akira rialzandosi.
La ragazza,
intanto, era rimasta in disparte, schiacciata contro il muro ad osservare
impietrita quella scena: se il suo amico le era parso quasi spaventoso,
la reazione del nuovo compagno di classe la fece a dir poco raggelare!
Ed ora stavano per tornare all'attacco!
No!
Doveva impedirlo!
Si fece avanti con fare deciso,frapponendosi tra i due:
- Adesso basta! Ma dico, vi ha dato di volta il cervello??? Akira
cerca
di calmarti
-
- Mi calmerò quando gli avrò dato una lezione
-
ribattè lui, tenendo lo sguardo fisso in quello dell'avversario.
- No! Ti calmerai ADESSO! Ti pare il modo di reagire? E' esagerato
il tuo comportamento, quindi
-
- Non è esagerato affatto! - e, con uno spintone, allontanò
la ragazza dai due, facendola sbattere con violenza contro la parete
e la fioriera lì appoggiata
All'impatto si lasciò sfuggire una smorfia ed un sussulto di
dolore, l'unico rumore che si udì in quell'istante nella stanza:
entrambi tacquero, immobili.
- Ok
- riprese la ragazza, quasi in un sussurro -
la lezione
è finita. -
Si avvicinò al tavolo, senza guardare nessuno dei due in faccia,
richiuse gli altri libri e ripose quelli di Kail nella sua borsa,
tutto senza dire una parola
- Scusa,n
non avrei dovuto
- fu il timido intervento di
Akira, bruscamente interrotto dall'amica:
- Ti scuso Aki! Io ti scuso sempre
e cerco di capirti sempre
come pure tento ogni volta di appoggiarti
- si avvicinò
ad entrambi, nuovamente - volete fare a pugni? Ok
- di colpo
la sua espressione, da pacata, si fece furiosa, prese i due per il
collo delle rispettive maglie, e li trascinò fuori dalla porta
di casa.
Tornò un istante dentro, prese lo zaino di Akira e quello di
Kail e li sbattè con forza addosso ad entrambi:
- Prego! Per quello che mi riguarda potete anche pestarvi fino a sanguinare,
ora non mi riguarda più! - e con un colpo secco chiuse la porta
alle sue spalle.
Kail si chinò
per raccogliere lo zaino, per poi metterselo in spalla. Niente da
dire sulla reazione della ragazza...ineccepibile! Ma adesso, sbattuto
fuori da casa assieme al compagno di squadra, la situazione gli parve
diversa, quasi comica... amaramente comica! Sì asciugò
il sangue che bagnava il labbro inferiore, che pareva già essersi
cicatrizzato, e sbuffando si rivolse ad Akira..
- E domani... saltiamo la scuola?
Ma Akira sembrava completamente assente:a mente fredda...sapeva anche
lui che quella era stata una reazione esagerata.
- Non lo so .- non disse altro.
- Poco dietro casa mia c'è un campetto...puoi sfogare i tuoi
istinti animali lì - lo scherzò Kail - ti faccio vincere
eh! -
Il ragazzo lo squadrò per un momento, prima di rispondergli:
- Ok ...ma non credere che ti perdono! Io e te abbiamo ancora dei
conti in sospeso...diciamo che è un tregua! -
- Tregua,tregua...- rispose il biondo, ed entrambi si avviarono per
la propria strada.