Hope

Capitolo 5

"Sol colui che non ha mai sofferta ferita alcuna si ride delle cicatrici…"
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Con le coperte tirate su fin sotto il naso, se ne stava a fissare il soffitto, gli occhi spalancati, mentre il buio pesto della stanza era squarciato dagli eleganti raggi lunari che si facevano strada dalla grande finestra che dava sulla Moldava.
Il calore dei termosifoni ormai spenti si andava pian piano attenuandosi, e ogni tanto Kail veniva percorso da un brivido... ma non si trattava di freddo, no .
C'era in lui uno strano presentimento, qualcosa che lo turbava... riguardava suo padre.
In questi ultimi giorni si era fatto strano; lui che era stato sempre un buon padre, severo nel giusto e sempre disponibile con il figlio, da un pò di tempo era nervoso, impaziente...addirittura aggressivo.
Non bastassero questi strani atteggiamenti, la sera prima era entrato di prepotenza in camera di Kail, mentre questi dormiva profondamente...d'un tratto si sentì afferrare per il colletto del pigiama e scuotere violentemente!
Aprì gli occhi impaurito, il cuore che gli era saltato in gola, e vide il padre trasformato in una maschera di pazzia urlare parole in una strana lingua, mentre quasi lo percuoteva! ...ancora intontito dal sonno e un po' spaventato fece per fermarlo, chiamandolo a gran voce, ma non vi riuscì, cosicché fu costretto a far ricorso a tutta la sua forza e lo gettò in terra ai piedi del letto.
Di scatto balzò fuori dalle coperte, e si chinò sul genitore, che sembrava aver sbattuto il capo...; il suo volto a differenza di come si era mostrato fino a un attimo fa, era stavolta disteso, calmo...; dischiuse lentamente gli occhi.

"Padre, che cosa c'è? Cos'hai?" chiese affannosamente Kail. In quell' istante sentì tutta l'adrenalina che aveva accumulato fino a quel momento abbandonarlo di colpo; sudò freddo e i suoi occhi si fecero lucidi.
"Scusami Kail...non so cosa mi sia potuto succedere" rispose il padre affranto, sul punto di piangere, implorando perdono al figlio.
"Devi riposarti, forse il troppo lavoro, lo stress, ti stanno facendo male... siamo una famiglia benestante, e tu puoi concederti qualche giorno di riposo!"
"Sì...forse hai ragione" sorrise il padre stancamente "domani manderò ad avvisare che mi prendo qualche giorno di riposo..."

E difatti tutto quest'oggi il signor Mesher era rimasto in casa, a parte una breve passeggiata assieme a degli amici.
Tuttavia Kail non poteva dimenticare di quanto accaduto la sera prima... tutt'oggi ci aveva pensato, e più di ogni altra cosa lo aveva impressionato sentire il padre dire delle cose stranissime, come se realmente parlasse un'altra lingua! Cercò di convincersi che fosse tutto frutto di un suo fraintendimento, dovuto all'intontimento da sonno.
Tuttavia stette sveglio sino a tardi, un po' per paura, un po'per poter essere d'aiuto al padre se avesse avuto una nuova crisi, ma tutto pareva filar via liscio.
Decise così di concedersi a Morfeo...gli occhi stanchi non esitarono a chiudersi pesantemente.

Poi...
dei versi.
Degli strani versi, parole quasi senza senso pervennero quasi sussurrate all'orecchio di Kail.

Egli aprì gli occhi di scatto e si tirò su sui gomiti, dopodichè stette un po' in silenzio, sensibilizzando al massimo l'udito...

La voce si faceva via via sempre più forte, ma ancora le parole erano difficilmente distinguibili...; di una cosa era certo: non era la voce di suo padre.
Sembrava più che altro la voce di una donna, un'anziana signora...
La consapevolezza che in casa ci fossero solo loro due lo spaventava maggiormente.

Scese piano dal letto e si diresse lentamente fuori dalla stanza, percorrendo il lungo corridoio della sua bella casa nel centro di Praga.
La luna piena splendeva nel cielo risaltando come una perla nel velluto blu...

Avanzò lentamente seguendo la voce... proveniva dal salone, ove fino a poco fa Kail e il padre avevano discorso riguardo i temi più svariati. La porta era socchiusa e il ceppo scoppiettava ancora nel caminetto, rischiarando la stanza.

Aprì lentamente la porta, chiamando il padre... ciò che gli apparve di fronte gli occhi gli gelò il sangue nelle vene.

Il signor Mesher era sdraiato per terra, con la schiena inarcata in su, e dalla sua bocca non usciva la sua voce, ma quella che Kail aveva udito nella sua stanza!
Gli balenò per un attimo il pensiero che sembrasse una scena dell'esorcista, faticava a credere che si trattasse di realtà.

"Papaaà!!" gridò il ragazzo!

Con un solo balzo il padre si mise in piedi, e avanzò a passi decisi verso Kail, che lo guardava atterrito.

I suoi occhi erano rossi, rossi come il fuoco. La saliva gli colava ai lati della bocca, la faccia contrita dal dolore appariva sofferente e implorante aiuto. Continuava a rivolgersi a lui con quella strana voce...
Cadde in ginocchio ai piedi di Kail che era con le spalle al muro, tendendo verso di lui la mano sulla quale spiccava un anello dorato... il ragazzo fece per prenderla tra le sue, ma la stretta del padre era così forte che per il dolore fu costretto a ritrarle!

"Padre, che cosa ti succede!!" era ormai esasperato, tutto il suo autocontrollo era rimasto sotto le coperte, le lacrime copiose gli bagnavano il viso.

Attimi di silenzio, poi d'improvviso la voce di donna sembrò unirsi a quella del padre di Kail, e dalla sua bocca uscirono parole comprensibili...

"Kail...sei tu...tu sei il prescelto..." parlava a fatica, e guardava in faccia il figlio, dal basso. I suoi occhi sembravano essere tornati normali, tuttavia c'era ancora un qualcosa di spaventoso "di demoniaco!" pensò Kail, in lui.

"Il prescelto?" pensò Kail, ma preferì non interrompere quella voce, ora che poteva comprenderla. Tutto ciò, comunque, gli sembrava impossibile.

"L'anello... questo anello...devi portarlo in Giappone...tuo padre mi ha detto...che hai dei lontani parenti lì... lì si compirà il destino..."

"Ma che diavolo stai dicendo, vecchia baldracca!!!" urlò Kail in prenda alla rabbia! Saltò addosso al padre, schiaffeggiandolo forte per fargli riprendere i sensi, i denti digrignati in preda all'ira. "Vattene Demonio, ridammi mio padre!!!"

"Compi il destino..." Continuava a ripetere però la voce, che sembrava insensibile alle percosse che aumentavano sempre più...

Compi il destino...

Compi il destino...

Compi il destino...

Si svegliò di soprassalto, respirando affannosamente.
Asciugatosi il sudore che gli imperlava la fronte, si sbottonò poi i primi bottoni del pigiama per rinfrescarsi un attimo...
volse un fugace sguardo alla sveglia, erano le 6 di mattina.
Sorrise mestamente. Per l'ennesima volta aveva fatto quel sogno.
Per l'ennesima volta le tenebre gli avevano fatto rivivere ciò che lui invece voleva solamente cancellare, il giorno più brutto della sua vita.

Tirò via la coperta leggera che gli copriva le gambe, e stiracchiandosi un po', dopo un interminabile sbadiglio, aprì le imposte della sua nuova abitazione e gettò uno sguardo al paesaggio illuminato dall'aurora.

"Non è certo il modo migliore per iniziare una bella giornata come questa..." mormorò tra sé. "Speriamo che almeno prosegua meglio..."
E prese una boccata d'aria fresca a pieni polmoni.
Fece per espirare, ma un ricordo balenatogli in quel momento nella mente lo fece bloccare, con i polmoni ancora pieni; stette qualche secondo in questo particolare stato finché non lasciò di colpo tutta l'aria, e con la faccia annoiata mormorò amaro:

"Quella dannata ricerca di inglese... =_= "

*********

A quell'ora del mattino tutto sembrava avvolto da un qualcosa di magico,surreale:tutto era immobile,calmo e,sarà stato per le persiane ancora chiuse,oppure per i signori assonnati che portavano nei piccoli parchi -poco più che una manciata di aiuole- sotto casa i loro cani, o ancora quel profumo di giornale, di carta appena stampata e subito consegnata da chi aveva bisogno di qualche spicciolo in più, profumo di antico quasi, nell'era tecnologica con la quale ci si ritrova a fare i conti.

Quella zona era ciò che veniva definito un classico ' quartiere bene ', palazzine recenti e graziose villette a schiera che si affacciavano su viali di ciliegi: non vi abitavano famiglie ricchissime, certo, ma quanto meno gente benestante.
E lungo uno di quei viali, ora praticamente deserti, solo un rumore di passi, ritmico, accelerato ma non troppo, sollevava timido il velo della quiete circostante: ancora un centinaio di metri e Yuri sarebbe tornata a casa.
La corsetta per l'isolato era ormai diventata un rito quotidiano, così come lo era osservare il lento risvegliarsi del quartiere, oppure salutare l'anziano signor Ishigawa che , tutti i giorni alla stessa ora, portava fuori la spazzatura, scacciava quel corpulento gatto grigio del vicino che aveva preso l'abitudine di dormire nella sua veranda e, borbottando indispettito, si rintanava in casa, pronto a ripetere per l'ennesima volta alla moglie che era ora di finirla con quella palla di grasso pelosa -cosa che, puntualmente, la moglie raccontava a sua madre quando si incontravano a fare la spesa-.
Canticchiando un motivetto, come al solito prese la posta -ancora del giorno prima- e salì all'ultimo piano della palazzina in cui viveva: era un grazioso piccolo attico, con un bel terrazzino dal quale si godeva una splendida vista.
E, un po', sembrava di stare fuori dal mondo…

Sua madre aveva appena finito di fare colazione e, con una vistosa cartella di cartoncino sotto braccio, tentava, in equilibrio precario,di infilarsi l'ultima scarpa:

"Yuri! Oggi sei uscita prima del solito!" le disse, ora impegnata a frugare in una tasca della giacca "C'è un qualche motivo particolare?"

"Beh, direi di sì! Non ricordi? Oggi vengono Akira e il mio nuovo compagno di classe per preparare la relazione di inglese…"sospirò porgendo alla madre le chiavi dell'auto, che inutilmente stava cercando altrove.

"Ah! Che sbadata, è vero… -grazie tesoro!- almeno ti distrai un po'…"

"Distrarmi???" la ragazza fulminò con lo sguardo le donna "Ho l'impressione che mi sentirò come un arbitro di pugilato…" scosse la testa sconsolata.

"Uff, quanto sei melodrammatica…non sono certa che sia stato un bene crescerti così a contatto col teatro…"

Yuri non rispose, limitandosi a dirigersi verso il bagno e ad aprire l'acqua della doccia "Hai preso tutto, piuttosto?"

"Mh, fammici pensare…sì! Credo… Oh, insomma, devo scappare! Oggi ho la consegna delle bozze per i nuovi abiti di scena, tutto dev'essere perfetto, non posso arrivare in ritardo!!!" e dopo aver schioccato un bacio sulla guancia della figlia corse verso la porta,non senza prima ricordarle che per pranzo non ci sarebbe stata.

Sua madre faceva un lavoro piuttosto ' fuori dal comune ': era costumista di teatro ed aveva vestito, nelle maggiori città europee, grandi attori, protagonisti delle più rinomate opere teatrali portate in scena.
Il problema era sorto quando erano state costrette a trasferirsi in Giappone, praticamente aveva dovuto ricominciare da capo, rifarsi un nome, e tutto ciò che ne poteva derivare.
Lì aveva dei parenti, essendo di sangue misto (era per metà giapponese e per metà inglese) ed aveva scelto di tornarci dopo il susseguirsi di tragici eventi che avevano sconvolto la sua famiglia.
Aveva anche insistito perché Yuri la seguisse,in modo quasi disperato, nonostante i nonni, di origine inglese, avessero cercato di convincerla in ogni modo a lasciare lì la nipote: "almeno per finire gli studi!" dicevano invano.
Nulla.
Il tempo di sistemare le ultime cose, e le porte del Giappone si aprirono dinnanzi ai loro occhi:quella sarebbe stata la loro nuova casa…
Tutto sommato, Yuri, fu felice di lasciarsi tutto alle spalle…era un po' come ricominciare con una nuova vita, sforzandosi di vedere la sue profonde ferite come lievi graffi.

Yuri alzò gli occhi al cielo,guardando la madre uscire:di certo, con la testa che aveva, di lì a pochi minuti l'avrebbe sentita tornare, in cerca di qualcosa che aveva scordato…
"Bah, meglio che mi muova a farmi la doccia, mi resta solo un'ora…" disse fra sé e sé dirigendosi verso il bagno.
E mentre l'acqua tiepida ed invitante scendeva nel vano doccia, iniziò a sfilarsi di dosso gli abiti, lasciandoli scivolare sulla pelle con movenze di ingenua bellezza, unico spettatore il silenzio della casa.

****

*Dlin Dlon!*
Con un'espressione rassegnata, Kail era davanti la porta di Himemiya attendendo che gli venisse aperto...
"uff...si prospetta una giornata priva di ogni emozione oggi... -__-" pensò sconsolato

Nel caldo abbraccio del vapore tutto sembrava perfetto...così perfetto che il suono del campanello non ci voleva proprio!
Ma chi poteva essere? La ragazza non aveva dubbi! Praticamente furiosa si infilò alla bene in meglio l'accappatoio, dirigendosi verso l'entrata:
-Adesso la strozzo!-
Il tempo di impugnare la maniglia e di spalancare con uno strattone la porta, e l'errore che aveva commesso le fu fin troppo palese:

-Ed ora che diavolo hai diment...-

-Cavolo! Ce ne hai messo di tempo ad ap...-

.

.

.

*SBAM!!!* la porta si chiuse ad una velocità supersonica! Yuri imbarazzatissima vi si era poggiata con le spalle contro, quasi ad impedire a qualcuno di entrare di peso, ed intanto cercava di coprirsi il più possibile! Kail era rimasto impalato come uno stoccafisso, e non per modo di dire... era proprio quello che stava pensando anche lui... - "alla faccia della giornata senza sorprese! Eccola l'accoglienza dei Giapponesi!"
si riprese dopo qualche interminabile secondo, visibilmente rosso in volto, e avanzò a piccoli passi verso la porta...: "Ehm...Y...Yuri?"

Da dietro la porta Yuri cercava di riacquistare un briciolo di contegno, anche se solo una marea di insulti era tutto ciò che aveva in mente...
Lentamente si voltò, stando ben attenta di essere del tutto coperta, ed aprì leggermente la porta di scatto, quel tanto che bastava per riuscire a vedere il ragazzo al di fuori:

- Mesher... - non aggiunse altro, per evitare di essere eccessivamente offensiva. Tuttavia il suo sguardo era più che eloquente...

- Good morning teacher! - sentenziò Kail cercando di essere il più naturale possibile, per dare a vedere che a quei "panorami" lui vi era più che avvezzo - bell'accappatoio...è l'ultima moda di Shibuya?-
In tutta risposta Yuri alzò gli occhi al cielo, ripetendosi che la calma era la virtù dei forti, e che doveva avere pazienza: lo conosceva poco, era vero, ma cosa poteva aspettarsi da un tipo come lui? Pomposo e spocchioso da far venire la nausea...

-No...- rispose lei cercando di apparire cordiale - solitamente giriamo nude, ma non sapevo se un europeo avrebbe retto allo spettacolo...-

-Ah beh...- rispose lui - in effetti...non è da tutti-... guardò il cielo, fece un piccolo giro attorno a sé stesso, finche rosso in volto non tornò a guardare in direzione di Himemiya - Ok...devo essere arrivato un pò in anticipo... ma adesso vestiti dai! - sorrise - Non mi va di rimare qui fuori per un'ora! -

- tsk! Te lo meriteresti! - bofonchiò lei guardandolo corrucciata - Dammi due minuti...- e richiuse la porta alle sue spalle.
Giusto il tempo di asciugarsi, di infilarsi i vestiti e, con ancora l'asciugamano al collo ed i capelli bagnati, tornò all'entrata:

-Prego.-

Kail, che si era seduto sullo scalino avanti la porta, accolse l'invito di Yuri; - grazie! - disse entrando, e subito iniziò a guardarsi un pò intorno: la casa di Yuri era piuttosto moderna, e aveva ben poco di giapponese; lo stesso però Kail si sfilò le scarpe prima di entrare.

- Quando arriva il demente?- chiese sprofondando sul divanone del salotto
Yuri si voltò a guardarlo perplesso,per un paio di secondi:

-Kail...ma sei già a casa mia...-

Poi lasciò scivolare sul suo viso un sorriso a metà tra il divertito e il compiaciuto,aggiungendo:

- Akira probabilmente arriverà in orario...-
- Bella battuta, vedo che oltre alla lingua inglese ci darai anche lezioni di umorismo inglese! - sentenziò sarcastico facendo l'occhiolino alla compagna - tra 10 minuti mi metterò a ridere -
- Ah,suvvia Mesher! Non pretenderai che io faccia finta di niente, dopo avermi messa in imbarazzo!! Dovresti limitarti a subire...- ribattè la ragazza occupandosi di sistemare libri e quaderni sul tavolo
- Pensavo che se fossi arrivato un attimino in anticipo avresti apprezzato u_u ...non mi sembra che tu abbia una bella considerazione di me! Allora...prometto che sarò uno studente diligente oggi... anche se la colpa è tua che apri a tutti in accappatoio! -
E, in tutta risposta, gli arrivo una ciabatta addosso:

- Stupido...-
-Sarà meglio per te che non esca neppure una parola sull'accaduto, dalla tua bocca... - aggiunse lanciandogli un'occhiata minacciosa.

- Okok^^' - rispose ridendo il ragazzo - Comunque il pollo dovrebbe arrivare a momenti...tendiamogli una trappola! Scaviamo una buca in giardino e la copriamo con rametti e sterpaglia... che ne dici?

- Mfh - si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito - non pensi di esagerare? -

- solo coi rametti? - scherzò il ceco

- Kail...- lo riprese, dirigendosi verso la cucina per prendere qualcosa da bere per l'ospite:

- Hai qualche preferenza? Da bere intendo...-
- Un the, grazie! - esclamò battendo le mani in aria, come se fosse uno sceicco che ordina alle sue odalische...per poi subito dopo pararsi dietro un cuscino da un'altra ciabatta di lei.

-E the sia! Ma non ti ci abituare troppo alla mia accondiscendenza, è piuttosto rara...- ribattè esibendo una linguaccia.

Il salotto era spazioso e ben illuminato, con tendaggi dalle sfumature arancio alle finestre, che davano all'intero ambiente un aspetto gradevole e confortevole.
Sulle mensole della libreria facevano capolino alcune foto della famiglia di Himemiya, dei singoli elementi o di gruppo, frammenti di vita fermati in istanti felici, conservati in quadretti o album…

E da un paio di quei portafoto faceva capolino una Yuri molto diversa da quella odierna, dal visetto più luminoso e dai capelli lunghi.
Immagini lontane, che Yuri non guardava ormai praticamente più...
Kail li notò e si avvicinò alla libreria per prenderne uno e sfogliarlo... - tanto, - pensò - ormai oggi il patatrac è fatto... più indiscreto di così si muore! - fece per prendere un album, ma si arrestò, pensando che era troppo, veramente troppo sfacciato!
- Yuri!! Posso prendere un...libro dalla libreria? - alzando la voce per raggiungere la ragazza che era in cucina

- Un libro? Fai....- gli rispose preparando le tazze sul vassoio.
Kail prese il libro e tornò ad accomodarsi sul divano sfogliando le pagine..
la sua attenzione non si soffermava molto sugli altri membri della famiglia, gli pareva estremamente invadente, ma le foto di Yuri lo incuriosivano; non che sembrasse un'altra persona, ma era sicuramente più allegra, vispa, più gioiosa... -...più simpatica sicuramente! - comentò Kail ad alta voce, chiudendo il raccoglitore.
In quel momento la ragazza tornò nel salotto, con in mano il vassoio: lo posò sul tavolino,sistemato davanti al divano,e dispose sul piano in vetro di quest'ultimo le due tazze per lei e l'ospite, ed un piattino con dei biscotti fatti in casa.
- Un regalo di mia madre, almeno in cucina si salv...- ma le parole le morirono in gola quando vide l'album.
Non ebbe particolari reazioni, solo una spiacevolissima sensazione di disagio la pervase in un istante.
Kail se ne accorse, e si pentì un pò per quello che aveva fatto... anche se poi l'album non è che contenesse chissà cosa di scandaloso, sembrava un album come tanti!

- Te l'avevo chiesto, se potevo prendere qualche libro.. -
- Già...- sfilò dalle mani del ragazzo il raccoglitore e lo ripose con cura al suo posto.
Era una sensazione davvero sgradevole quella che provava, una sensazione che non riusciva a spiegarsi e che non riteneva neppure giustificata...eppure c'era.
- Non capisco...- esordì d'un tratto Yuri - riesci a mettermi a disagio...- si voltò verso di lui e gli si andò a sedere accanto, versando il thè sentiva di dovergli dire molto di più, ma la paura di sembrare inappropriata o più semplicemente incomprensibile, la frenava...

-...cosa non capisci? - replicò lui

Yuri sorrise, cercando di sdrammatizzare:
- Oh, è una sciocchezza... è la stessa cosa che provo quando sono a contatto con Akira, nell'ultimo periodo... è come... se dovessi sempre stare con la guardia alta... quella strana sensazione di dovermi difendere... -

- ci credo! è un manesco quello... u_u per quanto mi riguarda stai tranquilla, non picchio mica le ragazze... persino te..! -
- Per forza, perchè senza ombra di dubbio, vincerei io! - lo sbeffeggiò.
*Che sciocca!* disse fra sè e sè *andare a dire certe cose...*

- Eheh! - rise Kail
Appena il tempo di buttare il tutto sul ridere,che il campanello suonò di nuovo:

- Ecco, è arrivato il tuo "amico"! - disse Yuri alzandosi ed andando ad aprire.
- Oh...suonano! Corri a mettere l'accappatoio! - sussurrò il ragazzo
- Ma che simpatico...è___é -

- Arrivo! - esclamò la ragazza, affrettandosi ad aprire all'altro ospite.
Sulla soglia della porta, con un'espressione imbronciata e poco amichevole, Akira attendeva a braccia conserte, zaino in spalla.
- Ciao! - lo accolse lei sorridendo, ma l'unica cosa che ne ottenne fu uno svogliato - Permesso - , per poi dirigersi direttamente verso il salotto.

- Entra pure! - lo accolse Kail, fingendosi uno di casa
- Non mi dire! Il tizio è già qui...- sbuffò senza rivolgergli neppure uno sguardo. - Spero di non aver interrotto nulla di importante. -
- Oh...anche io sono contento di rivederti! - disse Kail con un ghigno, guardando storto il ragazzo...Niente da fare: quei due si erano appena ritrovati nella stessa stanza e già l'aria si era d'improvviso colmata di tensione.
Himemiya, cercando di prendere in mano le redini della situazione, prima che fosse troppo tardi, si fece avanti:
- Allora, Akira, ho appena fatto il thè, ne vuoi una tazza? -
-Non sono certo venuto qua per fare merenda! Togliamoci questa rogna in fretta...- rispose scocciato in malomodo.
-Ok...- si limitò a rispondere la ragazza.
- Tu sei esaurito completamente! - avrebbe voluto ribattergli Kail, ma preferì starsene zitto e finire in fretta il suo the. Il comportamento aggressivo di Akira lo infastidiva, ma rispondergli non avrebbe portato ad altro che un altro battibecco...; ed il fatto che persino Yuri, che di solito era una tipina sveglia, si fosse limitata ad annuire, voleva dire che forse, già di prima mattina, era esausta di loro due...

- D'accordo! Allora,se abbiamo finito con i convenevoli, direi di passare alla "rogna", ok? - Yuri capì che, la cosa migliore, era non dare il tempo ad Akira di provocare, e a Kail di ribattere: si preannunciava una giornata molto pesante...

Scaricarono letteralmente sul tavolo uno scatolone pieno di libri sull'Inghilterra del 700-800, il teatro elisabettiano e quant'altro ancora fosse in possesso della madre di Yuri, una vera amante del teatro!
I due maschi fecero per andarsene di fronte a quell'enormità di pagine e pagine... era sempre meglio una nota del professore che tutto il pomeriggio a leggere quelle cose per loro noiosissime, ma Yuri li rassicurò che la maggior parte di quei libri erano pieni di fotografie e modelli di vestiti, che usava appunto la madre come spunto per realizzare i suoi disegni.
Volevano terminare il lavoro il prima possibile e si misero a prendere appunti dai vari tomi di gran lena, tanto che già potevano ritenersi a buon punto nel compito svolto... finchè incuriositi presero a sfogliare un'altro libro, nel quale un intero capitolo era dedicato alla rappresentazione di fotografie degli abiti di scena tipici nel teatro inglese dell'800.
Akira guardò la figura dell'uomo che gli si presentava sulle pagine del libro... vestito di una sorta di giacchetta tutti pizzi e merletti, un buffo cappello a penna ed una calzamaglia bianca da donna... poi guardò con la coda dell'occhio il biondo, spiattellandogli un - Allora è così che andate vestiti in Europa... peccato che a scuola sei costretto a indossare l'uniforme, avrei voluto vederti..-

Kail alzò gli occhi al cielo tanto per lasciar correre, quel pomeriggio sui libri lo infastidiva parecchio e voleva sbarazzarsene il prima possibile... stava per proporre di andare avanti, quando l'invito alla presa in giro di Akira fu colto da Yuri, che rilanciò lo "scherzo":

- Beh, magari la calzamaglia nera, però: snellisce e slancia... ah, non che tu abbia le gambe troppo cicce, è chiaro...- si lasciò sfuggire la ragazza, rivolgendo a Kail un sorrisetto compiaciuto.

Lui chinò la testa sul petto chiudendo gli occhi... uno, due...tre secondi. La rialzò per guardare la ragazza negli occhi con un sorriso beffardo: "In Europa non amiamo mostrare le nostre gambe nude, nè accogliamo gli ospiti coperti solo di un giacchettino di spugna..."

A quelle parole la ragazza scoccò uno sguardo di ammonizione a Kail, poco prima di chiudere gli occhi, conscia di quella che sarebbe potuto succedere di lì a poco: tutto… avrebbe fatto qualunque cosa, pur di non guardare la reazione di Akira…
- Certo! - esclamò la padrona di casa cercando di mettere una pezza alla situazione - m...ma neppure qui! Ah, tutto, ma niente gambe nude in pubblico o accoglienza in accappatoio!...-
un istante interminabile di silenzio cadde nella stanza, silenzio che Yuri cercò immediatamente di riempire in qualche modo:
- Qualcuno vuole ancora del thè?? Io sì...e ne faccio anche per voi! Meglio...-
si affrettò ad alzarsi e a dirigersi verso la cucina, isola di salvezza...ma, probabilmente, non ci sarebbe stato comunque espediente sufficientemente valido o efficace: Yuri non lo vide, certo, ma potè sentire chiaramente la sedia strisciare in uno scatto all'indietro ed i libri chiudersi di botto con violenza:
- D'accordo...- iniziò Akira, letteralmente scaraventando nello zaino testi e quaderno -…tutta questa situazione è davvero al limite del ridicolo! Per evitare di minare la vostra complicità, vi lascio soli! Mi assumerò le mie responsabilità davanti al prof… -

Yuri si lasciò cadere di schiena contro il muro della cucina, mentre era convinta che peggio di così non potesse andare… pessimo! Può sempre peggiorare….

Kail se l'aspettava quesa reazione, ma non che addirittura Akira se ne andasse! E poi per così poco! Scosse la testa poi chiamò nell'altra stanza Yuri: - forza Yuri, il pupo fa i capricci, convincilo a tornare! -
- Kail…per favore! - ammonì lei il ragazzo, che imperterrito continuava a punzecchiare Akira.
- Sì Kail, per favore!...- le fece il verso Yume, sempre più spazientito.
- Non fare lo stupido e torna dentro! - ribattè il ceco all'ennesima provocazione - E' stato solo un caso se l'ho vista appena uscita dalla doccia, ero arrivato in anticipo e...- stavolta non si riuscì a contenere... - Ma che cazzo vuoi, è la tua ragazza? No! E' tua sorella? Nemmeno! Quindi smettila di fare lo stupido, o per me te ne puoi anche andare, non ci sto con i malati di mente! -

Non passarono nemmeno un paio di secondi dalle parole di Kail…
Il rumore sordo della sacca contenente le sue cose,ed un pugno colpì il volto del giovane studente straniero:
- Che…cazzo voglio? CHE CAZZO VOGLIO, DICI????? ORA,INTENDI??? VOGLIO RIEMPIRTI DI PUGNI, FINO A TRASFORMARE IL TUO GRAZIOSO FACCINO IN UN PURE'!!!! - e gli si gettò letteralmente addosso.

- Oddio…NO! Akira!!! - Yuri non poteva davvero credere ai suoi occhi: una rissa… lì,nel suo salotto! Era davvero l'ultima delle cose che si sarebbe aspettata…
E come l'avrebbe risolta? Non sapeva neppure da che parte iniziare,non era preparata certo ad una cosa del genere!

Intanto, mentre Akira teneva quasi immobilizzato col corpo il ceco, picchiandolo senza contegno, per un secondo, un breve secondo, gli occhi di Kail, che si trovava schiacciato a terra dal giapponese, cambiarono colore, si fecero diversi, di un colore verde quasi innaturale, di un profondità tanto intensa quando misteriosa e affascinante. Akira, impegnato a malmenarlo non se ne poté accorgere. Ma fu proprio in quel secondo che il ceco emise un urlo di rabbia e sollevò di peso il proprio
"avversario", scaraventandolo contro il muro.
Lo guardò cadere a terra ed ebbe un brivido di paura.
Quella forza a lui era sconosciuta, non ce l'avrebbe mai fatta a sollevare e lanciare una persona con le sole braccia ma gli era ora sembrata la cosa più facile del mondo. Lo stesso ebbe però paura di quella forza, non era la prima volta infatti che si affacciava così prepotentemente...; le altre volte, coloro i quali vi si trovarono travolti, non ne uscirono mai senza un periodo di vacanza in ospedale...
ebbe quindi anche paura per Akira, lo trovava odioso, ma certo non fino a questo punto.
Tuttavia il ragazzo dai capelli neri sembrava essere piuttosto robusto, e dopo qualche secondo di frastornamento, si rialzò, pronto a farsi di nuovo avanti.
- Ma bene… e io che ti credevo una mammoletta…- sogghignò Akira rialzandosi.

La ragazza, intanto, era rimasta in disparte, schiacciata contro il muro ad osservare impietrita quella scena: se il suo amico le era parso quasi spaventoso, la reazione del nuovo compagno di classe la fece a dir poco raggelare!
Ed ora stavano per tornare all'attacco!
No!
Doveva impedirlo!
Si fece avanti con fare deciso,frapponendosi tra i due:
- Adesso basta! Ma dico, vi ha dato di volta il cervello??? Akira…cerca di calmarti… -
- Mi calmerò quando gli avrò dato una lezione…- ribattè lui, tenendo lo sguardo fisso in quello dell'avversario.
- No! Ti calmerai ADESSO! Ti pare il modo di reagire? E' esagerato il tuo comportamento, quindi…-
- Non è esagerato affatto! - e, con uno spintone, allontanò la ragazza dai due, facendola sbattere con violenza contro la parete e la fioriera lì appoggiata…
All'impatto si lasciò sfuggire una smorfia ed un sussulto di dolore, l'unico rumore che si udì in quell'istante nella stanza: entrambi tacquero, immobili.
- Ok…- riprese la ragazza, quasi in un sussurro - …la lezione è finita. -
Si avvicinò al tavolo, senza guardare nessuno dei due in faccia, richiuse gli altri libri e ripose quelli di Kail nella sua borsa, tutto senza dire una parola…
- Scusa,n…non avrei dovuto…- fu il timido intervento di Akira, bruscamente interrotto dall'amica:
- Ti scuso Aki! Io ti scuso sempre… e cerco di capirti sempre… come pure tento ogni volta di appoggiarti…- si avvicinò ad entrambi, nuovamente - volete fare a pugni? Ok…- di colpo la sua espressione, da pacata, si fece furiosa, prese i due per il collo delle rispettive maglie, e li trascinò fuori dalla porta di casa.
Tornò un istante dentro, prese lo zaino di Akira e quello di Kail e li sbattè con forza addosso ad entrambi:
- Prego! Per quello che mi riguarda potete anche pestarvi fino a sanguinare, ora non mi riguarda più! - e con un colpo secco chiuse la porta alle sue spalle.

Kail si chinò per raccogliere lo zaino, per poi metterselo in spalla. Niente da dire sulla reazione della ragazza...ineccepibile! Ma adesso, sbattuto fuori da casa assieme al compagno di squadra, la situazione gli parve diversa, quasi comica... amaramente comica! Sì asciugò il sangue che bagnava il labbro inferiore, che pareva già essersi cicatrizzato, e sbuffando si rivolse ad Akira..
- E domani... saltiamo la scuola?
Ma Akira sembrava completamente assente:a mente fredda...sapeva anche lui che quella era stata una reazione esagerata.
- Non lo so .- non disse altro.
- Poco dietro casa mia c'è un campetto...puoi sfogare i tuoi istinti animali lì - lo scherzò Kail - ti faccio vincere eh! -
Il ragazzo lo squadrò per un momento, prima di rispondergli:
- Ok ...ma non credere che ti perdono! Io e te abbiamo ancora dei conti in sospeso...diciamo che è un tregua! -
- Tregua,tregua...- rispose il biondo, ed entrambi si avviarono per la propria strada.


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