Digimon

 

Atto decisivo

Richiami


I biondi capelli erano legati da una morbida coda, davanti a lui stava una bellissima ragazza, forse una che non sapeva nemmeno lontanamente che cos'era il sesso.
Takero sorrise mostrando una cascata di denti bianchi, "Come hai detto di chiamarti?" chiese "Anna, Anna Birkaviak. Tu?", il ragazzo prese il bicchiere di birra, bevendone almeno metà del contenuto, "Bel nome. Non sei Francese, vero?" "No, sono Russa. Anche tu sei straniero, o sbaglio?" la ragazza alzò una mano per chiamare il cameriere.
"Sei strano" "Come scusa?" gli occhi di Takero si soffermarono sul viso angelico di Anna, "Non sei come credevo che fossi. Si, insomma dall'articolo sembravi più un tipo grosso con urgenze sessuali" il ragazzo rise, "E' per questo che sei venuta?" "No. Sono qui per un lavoro, dal modo in cui scrivevi sembravi anche molto triste e sconsolato…Ecco perché sono venuta, per farti una proposta" "A si?! E qual è?" chiese finendo la bevanda tedesca.
"Mio padre gestisce un Bar e cerca lavoratori…" "Non mi sembra una proposta che ti mette di buon umore" "Io non intendevo darti questo lavoro per farti sentire meglio, ma per farti dimenticare" "Il passato non si può cancellare, esso ti raggiunge ovunque sei".
Il silenzio invase i due ragazzi, entrambi indecisi su cosa dirsi. "Non m'interessa cosa hai fatto o cosa hai dovuto subire!" la voce cristallina di Anna spezzò l'imbarazzante muro, "Non ti offro il lavoro per pietà, ma solo perché credo che tu sia quello giusto! Hai un bell'aspetto, sei simpatico, e sono sicurissima che sei anche intelligente!" il ragazzo alzò di nuovo lo sguardo verso la ragazza, "Che dovrei fare…con tutte queste doti?" "Il barista."
"Sei un tipo deciso, eh?" la ragazza annuì, mentre Takero si abbassò il capello sul viso, non aveva via di uscita…Beh, se l'aveva cercata lui, "Dimmi tutto."
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Il rombo di una moto svegliò Yamato.
"Ma che ore sono?", la mano ossuta del ragazzo uscì fuori dalle coperte per prendere l'oggetto nero, che immobile lo fissava dal comodino.
Lo avvicinò agli occhi ancora annebbiati, le lancette segnavano le sette e trenta, con un sospiro di sollievo il ragazzo si rannicchiò nel letto posando la sveglia al suo posto.
Dei passi leggeri si fermarono davanti alla sua camera, la porta cigolò per qualche secondo e un "Yamato?" leggero raggiunse le orecchie del ragazzo, rispose con un mugolio ritirandosi sempre di più sotto le coperte.
L'uomo l'osservò per qualche minuto, possibile che stesse pensando ancora a Takero? Eppure la madre glielo aveva spiegato che aveva trovato lavoro in Europa.
"Yamato" disse poi con decisione, "Sei rimasto sveglio tutta la notte?", non gli piaceva il modo in cui suo figlio si distruggeva per la lontananza di suo fratello, "No, papà. Solo che oggi è domenica e vorrei dormire più del solito" "Non mentirmi. Hai pensato ancora a lui, vero?", silenzio, l'uomo poteva percepire il dolore del ragazzo, "No."
"Come vuoi, ma ricordati che se vuoi parlare…io sarò sempre disponibile", Yamato sentì la porta chiudersi e il padre allontanarsi nel corridoio.
'Parlare con te? Come posso farlo se non conosci nulla…Come posso confidarti tutto che ho dentro senza nominare DigiWorld o Gabumon?' una lacrima scese lungo la sua guancia, 'No…tu non potrai mai capirmi ' un'altra lacrima seguita da altre, "TK era l'unico rimasto ed ora…ora sono completamente solo!" le parole erano diventate un sussurro coperte dai singhiozzi.
'Perdonami papà…Non sono forte come credevi…Non sono il figlio che hai sempre desiderato ' si coprì il viso con le mani cercando di contrastare il pianto, vergognandosi di ciò che stava facendo, 'Sono solo uno stupido, un…un…Un assassino!' ora le semplici lacrime erano diventate un vero e proprio pianto…Un pianto che da anni teneva dentro.
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Con molta lentezza Joe entrò nell'appartamento, era davvero stravolto. Quella notte vi era stato un incidente stradale: due morti, quattro gravemente feriti e uno con qualche ustione leggera sul braccio destro.
Aveva fatto tutto il possibile per salvarli, e per sua fortuna ce l'avevano fatta, ma ora era davvero stanco.
Si sedette sul divano, i resti della pizza del giorno prima erano sparsi sul tavolino di vetro, mentre alcune bibite analcoliche erano sparpagliate lungo la stanza. Con un mugolio di disgusto il giovane dottore si sdraiò sul morbido sofà, appoggiò il braccio destro sui gli occhi, sentì la superficie ruvida strofinarsi su quella morbida del proprio viso.
Sul suo angelico volto si disegnò una smorfia di dolore, si ricordava ancora l'ultima battaglia e quella cicatrice era per lui le manette invisibili per ciò che aveva fatto.
Un rigagnolo d'acqua scese sul viso al ricordo di Ikkakumon che aveva fatto da scudo a lui ed agli altri digiprescelti, mentre i digimon dei suoi amici recuperavano le forze, l'urlo straziante del suo migliore amico, e la sua lenta agonia…
Chiuse con forza gli occhi, era inutile ricordare, ora aveva una vita tutta sua piena di difficoltà già da sola, figurarsi se ci metteva i sensi di colpa!
Sospirò alzandosi, si diresse verso la camera, "Ho bisogno di una bella dormita!" si disse sbadigliando mentre cercava di non inciampare, raggiungendo il letto.
"Aiuto" una voce sommessa, quasi spettrale entrò nella mente del giovane, "Aiutami Joe!", i grandi occhi blu del dottore si dilatarono, riconosceva quel richiamo, "Gomamon?" sussurrò, "Aiuto. Joe aiutami!" "Gomamon…Dimmi dove sei e io verrò", un gelido vento spalancò la finestra facendo rabbrividire il giovane dottore.
Joe si diresse con pochi ma veloci passi verso il balcone, prese le due ante di vetro e le chiuse, chinò il viso, "Lì non posso più venire…Perdonami amico mio…" sussurrò prima di ritornare sul suo morbido letto.
"DigiWorld…Io non posso venirti a salvare…Non posso" altre lacrime scesero lungo il suo viso, "Perdonami" bisbigliò prima di sprofondare in un sonno profondo.
"Aiutami ti prego" l'ultima frase di Gomamon riecheggiò fra le quattro mura per qualche minuto, poi vi fu solo silenzio.
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"Jun! Ti vuoi spicciare? Guarda che io devo andare a scuola!", la voce di Daisuke fece sobbalzare la ragazza, "Esco subito" rispose distrattamente.
Si alzò dalla vasca e cingendosi il corpo con un asciugamano uscì dal bagno, la testa china, gli occhi spenti, "Sentì un po' ti eri forse addormentata?" le chiese il fratello entrando a capofitto nella stanza, "Credo di si" bisbigliò la ragazza.
"Ehi! Cosa hai? Stai forse male?" Daisuke la scrutò in viso, "E' per colpa di Matt?" insistette, Jun barcollò per qualche secondo prima di appoggiarsi al muro, "Ho solo mal di testa, non ti preoc…" i suoi occhi si dilatarono e per qualche secondo perse la vista, "Jun!", sentì il fratello chiamarla mentre lei non sentiva più le gambe.
"Jun!", ormai la voce di Daisuke era lontana quasi impercettibile, si trovò avvolta nel buio "Noo!" urlò "Calmati Jun!" "Non lasciarmi Dai!" "Non ti lascio…non ti lascio!", la voce del fratello divenne un sussurro e poi silenzio.
La ragazza urlò di nuovo prima di essere completamente avvolta dalle tenebre, si sentiva quasi soffocare, mentre qualcosa di pesante la trascinava verso il basso.
Aprì la bocca per richiamare il fratello, ma qualcosa di vischioso si insinuò nella sua gola, alzò la mano destra dando pugni alla schifezza che si insinuava sempre di più nel suo corpo, lacrime uscirono dai suoi occhi spargendosi nel buio, mostrandosi luci…Ancore di salvezza.

Daisuke si sedette sulla sedia plastificata, il capo che si abbandonava tra le mani ancora tremanti; non poteva credere che quella nella sala operatoria era sua sorella.
"Vuoi un po' di caffè?" la voce di un ragazzo lo destò dai suoi pensieri, alzò leggermente il capo trovandosi davanti un bicchiere di plastica, "G-Grazie" disse prendendo l'oggetto.
Furtivo Iori si sedette vicino all'amico, "Cos'è successo?" le sue parole erano sussurrate ma piene di tristezza.
"Mi ha chiesto di non lasciarla…" il corpo del ragazzo venne percorso da singhiozzi, "Lei urlava, sperava in me…Ma io che potevo fare?" si volse singhiozzando verso l'amico, "Non potevi fare niente Daisuke…Solo quella chiamata."
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La lettera di Mimi era davvero inaspettata!
Sora girò e rigirò la busta verdognola come se lei potesse darle una risposta alla sua domanda, con un profondo sospiro strappo la parte superiore della lettera.
Un foglio scese dalla fessura scritto con una calligrafia impeccabile.
<< Carissima Sora,
so che forse non dovrei mandarti questa lettera, infondo abbiamo voluto allontanarci appunto per non ricordare.
Ma sai come sono: una ragazza sensibile, e questo peso che da anni mi tengo dentro mi rode, si, lentamente mi lacera e prima o poi mi distruggerà.
Non per questo che ti scrivo, è per avere una conferma dei miei sospetti.
L'altro ieri ho sentito Palmon che mi chiedeva aiuto e anche gli altri digimon, dimmi lo senti anche tu che DigiWorld è ancora in pericolo?>>

'Si Mimi, lo sento anch'io…ma l'ultima volta è stata una carneficina…molti digimon sono morti per salvare degli incoscienti come noi…No, non tutti siamo stati degli stupidi…Joe .'

<<So che quello sto per chiederti ti farà dubitare di me…della mia amicizia, ma credermi io te lo chiedo proprio per questo ideale, verso me…per Biyomon.
Torniamo dai nostri amici, torniamo su File! Sono sicura che insieme, noi ce la faremo!>>

'No! Questo non posso farlo .'

<<Apri gli occhi Sora! Ciò che abbiamo causato a quel mondo è la vera causa per andarlo a salvare di nuovo!
Vuoi dirmi che non lo ami come lo amo io?>>

'Si, si che lo amo...'

<<Allora ascolta il suo richiamo e torniamo a DigiWorld!>>

'Perché a me, perché me lo chiedi a me?'

<<Ti prego, ho fatto di tutto per trovarti…non disperderti di nuovo.
Lo so, ci sono anche gli altri Digiprescelti, ma non lì trovo…Vi siete dileguati, sottratti dal mondo sperando di dimenticare…Loro.>>

'Mimi…Dici di essere debole e insicura, incapace di difenderti e di aiutare…ma guardati! Hai più grinta di tutti noi messi assieme…Ami DigiWorld più di chiunque altro…No, Mimi tu puoi salvarlo …non noi, tu .'

<<Con questo è tutto, ora lascio a te la decisione.
Per sempre tua amica
Mimi>>

'Così mi metti ad un bivio: DigiWorld o me…', gli occhi di Sora si riempirono di lacrime, "Biyomon…Mimi…Cosa posso fare, papà?" istintivamente si strinse le ginocchia al petto, abbassando il viso, "Anch'io amo quel mondo…anch'io amo i digimon…Ma come posso mostrarmi davanti a loro dopo ciò che hanno dovuto subire?".
Un bussare leggero alla porta la face trasalire, "Sora…C'è un'amica per te al telefono, dice di chiamarsi Mimi."
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Gli occhi scuri del ragazzo fissavano un punto impreciso del mare, la mano sinistra che strofinava il mento mentre la destra era appoggiata sul manubrio della bicicletta.
'Perciò dovrei ritornare…' pensieroso si sedette sopra il suo mezzo di trasporto, 'Ma se torno chi mi dice che saranno tutti con me?' una manata sulla schiena lo destò dai suoi pensieri, "Allora Koushiro niente bacio oggi?" "Bacio?!" la ragazza rise, divertita dalla faccia paonazza dell'amico, "Dai stavo scherzando!", il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, certe volte Yuki era davvero strana.
La ragazza iniziò a spingere la bicicletta per poi incominciare a pedalare, "Beh, ci vediamo a scuola e cerca di stare attento oggi, oppure finirai in presidenza!" gridò alzando un braccio per salutarlo, sapeva che voleva stare solo, specialmente se si metteva a meditare a quell'ora.
"Ehi! Aspetta, vengo con te!" urlò Koushiro e senza sapere perché si avviò velocemente verso l'amica, voleva starle vicino il più possibile…Aveva bisogno di lei.
'Aspetta, ti prego fermati…voglio rimanere con te…aspettami!' si bloccò di colpo vedendo Yuki ferma in mezzo alla strada guardarlo con stupore, lui che respirava a fatica, aveva fatto pochi metri ed si sentiva già con il fiatone, sorrise mentre il suo petto si alzava e abbassava cercando di calmare il cuore.
Le aveva sorriso, per la prima volta dopo tanti anni le aveva rivolto un sorriso, finalmente anche Yuki rispose abbozzando ad un tenero risolino, "Non ho sentito bene cosa mi hai gridato" 'Ti amo ' "Vengo con te", la ragazza chinò leggermente il capo verso sinistra abbassando di qualche centimetro il viso, "Cerca di starmi dietro" "Lo farò di sicuro".
Si drizzò subito, aveva sentito un brivido scorrerle lungo schiena a quella risposta, cosa intendeva dire? Con allarmante stupore si ritrovò a pedalare lungo la discesa, "Non è valido…Non hai dato il via!" "Devi stare più tento caro mio!" come un fulmine Koushiro la raggiunse, " Ci vediamo dopo scuola?" gli occhi di Yuki si illuminarono, "Forse…"
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Hikari si guardò allo specchio, si sentiva una idiota con quel abito che le aveva regalato la madre, anche se risaltava di più la sua femminilità era lo stesso di un colore da bimba.
"Mamma! Io non me lo metto questo coso!" urlò per farsi sentire dalla donna, "Non dire sciocchezze! Tuo fratello sarà qui fra un po' e tu vuoi presentarti da barbona!" "Non mi sono mai vestita da barbona! Ti dico solo che voglio vestirmi normalmente ed non in Rosa!!!" la madre sospirò, non poteva mica obbligarla con la forza "OK! Vestiti come vuoi!".
Un sorriso di compiacimento si dipinse sul volto della ragazza, 'Bene! Ora si che iniziamo a ragionare!', velocemente la ragazza si tolse l'abito e subito si tuffò nell'armadio cercando di trovare qualcosa di comodo.
Hikari si guardò di nuovo allo specchio, 'Si, così almeno sto comoda e contemporaneamente faccio felice mamma!' i lunghi jeans a zampa e il largo maglione azzurro che le arrivava a metà coscia risaltavano la sua fisionomia…troppo magra, ma che dava senso di tenerezza. La ragazza si portò una mano alla bocca ridacchiando, le mancava un orsacchiotto e dopo poteva dirsi davvero dolce.
"Hikari! Andresti a comprare il cioccolato? So che tuo fratello va matto per questa torta…anche se non capisco il perché, infondo non è genuina…" "OK mamy!" la ragazza uscì dalla propria stanza portando con se il portafoglio, "E tu quello lo chiami vestire?" "Ho messo la tua maglia preferita!" disse aprendo la porta.

Non aveva fatto in tempo a suonare il campanello di casa che già si ritrovava Hikari tra le braccia.
"Ma porca…" "Bel modo per salutarmi!" la ragazza alzò leggermente il capo, "Tai…? Ma tu cosa ci fai qui?" "Io avevo avvisato che sarei tornato…Mamma non te lo ha detto?" si guardarono leggermente imbarazzati, "Ma si che me lo ha detto, solo che sei in anticipo, ecco! Beh io devo andare!" Taichi guardò la sorella correre per le scale dell'appartamento.
Il ragazzo sospirò, non sembravano fratelli…solo conoscenti che raramente si guardavano, e la colpa di tutto ciò era stato lui, 'Se solo ti avessi ascoltata…Se solo avessi messo da parte l'orgoglio e avessi ascoltato Takero e te…Ora sarebbe tutto come una volta!' sospirando chiuse la porta.
"Mamma…" ora doveva dimenticare Agumon, DigiWorld, i digiprescelti e…deglutì, perfino Hikari, e mentre pensava a ciò le sue labbra e le sue mani si muovevano con naturalezza spruzzando gioia da tutti i pori.
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Miyako respirò profondamente l'aria fresca della montagna, era andata a far visita sua zia qualche anno fa, ma dopo non era più riuscita a distaccarsi da quei monti.
Prese gli auricolari posandoseli sulle orecchie, 'E' ora di fare una lunga corsa!' si disse avviandosi con velocità verso uno dei molti sentieri.
Qualche giorno prima aveva ricevuto una e-mail da Ken, il contenuto ancora le scivolava davanti agli occhi: <<Miyako,
ho bisogno di aiuto…ti prego torna.
Ken>>
Subito si ritrovò a pensare su ciò che lei gli aveva risposto: <<Non esisto più ne per te ne per gli altri.>>
Si era pentita subito dopo averla inviata, amava Ichijouji più della sua vita…Aveva tentato di scusarsi mandandogli altri messaggi, ma lui non rispondeva più.
Stanca Miyako si fermò davanti a una quercia, respirando a fatica, strinse gli occhi mentre delle lacrime cercavano di bagnarle lo splendido viso…Lo aveva perso, si rannicchiò di più sul tronco dell'albero, 'Ti ho perso, come ho perso Hawkmon…ti dovrò dimenticare come DigiWorld! Solo che è tremendamente difficile e doloroso!'.
Pianse trascinandosi lentamente a terra, Aiuto…Miyako…Da giorni continuava a sentire solo quelle parole, da sua zia, da Ken…da DigiWorld…

 

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