Digimon

 

Atto decisivo

Sangue e polvere

 

Erano fermi in quel piccolo spazio da ore. Gli altri erano partite per le loro direzioni e chissà, quando li avrebbero rivisti.
Taichi dormiva con il capo sulle magre cosce di Yamato, le palpebre chiuse e le ciglia ancora imperlate di lacrime gli sfioravano dolcemente gli zigomi abbronzati. Sora ascoltava gli echi delle risate del passato, solo non capiva quale passato, e Matt la vedeva, ricurva, con le mani tremanti che si tormentavano mentre gli occhi erano pieni di angoscia…qualcosa che non aveva mai visto negli prima di quella battaglia…qualcosa che non faceva parte di Sora.
Gabumon s'alzò da terra, la pelliccia blu un tempo lucida, ora era sporca e ispida, i suoi grandi occhi vagavano da una direzione all'altra, a loro toccava la sinistra…Lui sapeva bene com'era il paesaggio da quelle parti. Per lungo tempo aveva vagato tra le dune del deserto, alla disperata ricerca della pace…in fuga da qualcuno o qualcosa, poi ci era riuscito, a trovare il bosco e lì era rimasto fino a quando non arrivò anche Gatomon. Respirò profondamente, ora doveva tornare tra la sabbia e il sole, ma questa volta non era da solo, insieme ai suoi amici e al suo digiprescelto ce l'avrebbe fatta a sconfiggere la fanciulla delle tenebre.
"Andiamo." Sora si era alzata in piedi e con determinazione si era avviata nel stretto sentiero, dietro di lei Biyomon saltellava, la zampa destra le faceva male, ma cercava di non darlo a vedere, non voleva essere una palla al piede.
Yamato scostò una ciocca di capelli scuri dal viso ambrato del suo amore, poi come una dolce sinfonia sussurrò alcune parole di risveglio, che furono ben accette. Taichi alzò quel poco la testa giusto per sfiorare con le proprie labbra quelle di Matt e con sorriso si alzò definitivamente.


Sora camminava davanti ai due ragazzi e cerca di capire, perché lei…perché i suoi genitori dovevano trovarsi in quel casino!
I suoi occhi fissavano interrottamente il piccolo pendaglio che qualche ora prima apparteneva alla nuova arrivata. Un disegno a forma di goccia faceva la sua bella figura sulla parte centrare, l'unica fatta di pietra, le ricordava tanto qualcosa…qualcosa che centrava con la terra…Ma cosa?
I suoi corti capelli le ricadevano sul pallido viso, quasi a nascondere la lacrima solitaria che le scivolava lungo la guancia. Perché? Perché non riusciva ricordare? Era così …senza speranza?
Improvvisamente si sentì stupida. Piangeva per delle cose così stupide, mentre dietro di lei Taichi cercava di resistere, di non lasciarsi andare alla disperazione, nonostante avesse tutto il diritto di versare le sue lacrime…Lui non piangeva, e lei, invece, sì.
In quel momento aveva bisogno di suo padre, di sua madre…e invece lì, accanto a lei vi era solo desolazione e morte, e lei non sapeva dove aggrapparsi per non ricadere di nuovo in quel baratro! Alzò gli occhi, speranzosa di vedere Biyomon ritornare da lei per consolarla, per aiutarla. Ma anche là, nel scuro cielo non vi era nessuno, nemmeno una nuvola e questo la faceva disperare.
Le mani che iniziavano a tremare, no! Non voleva! Lasciò cadere la collanina nella calda polvere, e con gli occhi sbarrati dal terrore si girò verso i due amici. Iniziò a correre, "No! Non voglio! Non voglio morire!" strillò superando i due digiprescelti.
"Sora!" ma era inutile, Taichi lo sentiva, anche lei…anche Takenouchi non c'era più da tempo, eppure non poteva smettere di urlare il suo nome e di cercare, insieme a Yamato, di riacchiapparla.
La ragazza si sentì afferrare da qualcosa di estremamente freddo e duro, come mani di scheletri, "Lasciatemi! Lasciatemi! Io non voglio morire!" gli strilli della ragazza fecero immobilizzare tutti gli arti di Kamiya che a qualche metro di distanza osservava angosciato la scena.: Matt tratteneva tra le sue braccia, con tutta la forza di cui era capace, il corpo fragile della ragazza, "Ti prego…" una lacrima scese lungo il viso del biondo "…Ti prego…Non puoi esserti dimenticata di me…di noi!" ora il pallido volto era completamente sommerso dalle lacrime, "Non puoi essere cambiata così da quel giorno…tu non avevi paura di morire…" la strinse di più mentre dalle labbra della ragazza uscì un singhiozzo, "…Tu eri la digiprescelta dell'amore…ma prima ancora eri Sora…Ti prego, ricorda."
La ragazza smise di lottare e fissava con i suoi occhi marroni davanti a se sorrise nel vedere suo padre mentre tornava da un lungo viaggio, e sua madre che teneramente le accarezzava i capelli, ma fu questione di un secondo o poco più, i suoi occhi ancora colmi di tristezza si riempirono di terrore, lasciando che quella fantasia, che l'aveva porta all'ospedale psichiatrico, tornasse tormentarla.
"Avete sbagliato persona!" qualche forte strattone, troppo forte per Ispida, e lei era di nuovo libera, "Io non sono Sora!" urlò per rimettersi a correre, sentiva le lunghe e fredde mani dell'orribile mostro sfiorarle le braccia. "Lasciami, lasciami!" urlò, mentre cercava inutilmente d'uscire da quel sogno che tutti chiamavano pazzia. Arrivò sull'orlo dello strappiombo, si girò e per qualche secondo al posto di Ispida vide i suoi due vecchi amici. "Tu menti! Tu non sei loro!" e, sotto gli sguardi strazianti dei due ragazzi si buttò nel vuoto.
Ora volava. Volava come aveva sempre sognato.
"Soraaaaaaaaaaaaaaa!" ed allora la vide volare verso di lei, "Biyomon" sussurrò mentre una accecante luce illuminò il suo digimedaglione.
Gli occhi di Kamiya si riempirono di lacrime, non poteva essere…perché gli venivano tolte tutte le persone che amava? Le sue ginocchia si piegarono e mentre un caldo vento alzava una nube di polvere si ritrovò a pregare quel Dio che aveva perso tanto tempo fa.
Yamato non si mosse, osservava solo il vuoto…Sora era morta, e lui non aveva fatto nulla per impedirlo.
Un'abbagliante luce lo circondò…L'ultimo saluto di Sora verso il mondo, verso i suoi amici e soprattutto verso la sua inseparabile amica, Biyamon.
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"Smettila Ken!" la voce irritata di Miyako raggiunse il proprio fidanzato superando perfino il rumore continuo del vento contro il ghiaccio. "Non trovo giusto che offendi Iori, solo perché non ha la più pallida idea di dove ci ha portati! Cerca invece di capire se vi è qualche grotta nelle vicinanze!"
Hida guardò preoccupato la sua amica, sapeva che ora la strigliata toccava a lui, "E tu, evita di punzecchiarlo! Non so cosa ti è capitato in questi anni, ma un atteggiamento tanto infantile da te non me lo aspettavo!" il ragazzo roteò gli occhi, era praticamente impossibile negare che quel bambino riflessivo non esisteva più. Forse, chissà, se suo nonno non fosse morto lasciandolo da solo, forse lui non sarebbe diventato così…forse. Era inutile guardare il passato, ormai lui viveva alla giornata e non gli importava praticamente nulla del resto!
Con rabbia più verso se stesso che verso i suoi compagni d'avventura si avviò con passo veloce verso una meta imprecisa.
"Iori!" l'esclamazione di Miyako sembrava unirsi alla voce del vento, "Dove stai andando?" fu l'ultima cosa che sentì, prima che quel triste e rude rumore di uno sparo lo colpisse alla schiena.

 

Il rumoIl rumore delle lacrimere

delle lacrime

"IORI!" l'urlo di Miyako giunse come un bisbiglio alle orecchie del giovane digiprescelto.
Il suo digimon gli stava accanto con le lacrime che riempivano quei profondi occhi neri, ma stranamente non una parola usciva da Armadimon.

"Iori…Cosa stai facendo, Iori?"

Il ragazzo alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, "No-Nonno?" l'anziano non si mosse e rimase ad osservare il proprio nipote, "Non…no…A-aiutami" implorò quest'ultimo, alzando una mano verso l'immagine del suo unico parente che per lui era stato una madre, un padre…

Ken osservò la minuta figura, decisamente femminile, che avanzava nascosta dalla nebbia verso di lui. "Mi avevi detto che mi amavi…" la sua voce era in qualche senso eterea, come se davanti a lui non ci fosse un nemico che voleva ucciderlo, ma bensì un angelo, "Mi avevi giurato fedeltà!" la vide fermarsi e puntare verso di lui una leggera pistola.
"I tuoi occhi per me erano il cielo, il sole, il mondo…" spostò l'attenzione verso Miyako, che era pietrificata da quelle parole, "…l'aria" mormorò poi come se alla sua nemica servisse un aiuto per terminare la frase, come se davanti a se si trovasse un'amica.

Iori vide l'anziano sedersi davanti a lui e con i piccoli e stanchi occhi esaminare con calma la ferita che gli impediva di muoversi.

"Cosa ti ho sempre detto Iori?"

Chiese tornando ad osservarlo negli occhi. E in quel momento al ragazzo sembrò di essere tornato indietro nel tempo, e come se fosse rimasto a quel giorno…al giorno in cui tornò a casa dopo una lunga e ansiosa battaglia…Desiderò di non diventare grande, di non diventare quello che effettivamente era diventato.

"Non si può affrontare una battaglia senza essere ferito o spaventato. È impossibile, Iori."

La voce del nonno lo distolse dai suoi pensieri. "Cosa devo…" respirò profondamente "…fare?" finì la frase con uno sforzo che quasi fece preoccupare l'irreale immagine del vecchio.

"Non tutti gli errori rimangono tali…"

L'uomo avvicinò la mano al viso del ragazzo, sembrava che volesse accarezzarlo, confortarlo, ma si accontentò di fare quel gesto a qualche centimetro di distanza.

"È difficile, lo so. Ma tu hai la forza per superare anche questo piccolo ostacolo."

E la figura scomparve, dando posto a un'altra immagine, questa volta di una ragazzo piuttosto magro, dai lunghi e rossi capelli, nella mano destra teneva un pesante bastone di legno e un sadico ghigno era stampato sulla sua faccia.

"E tu saresti un drago? Non fai onore alla mia…alla TUA famiglia!"

Rise portando sulla spalla il bastone, mentre la mano sinistra completamente coperta da un guanto di seta, s'insinuò nella tasca del giubbotto.
Estrasse un pacchetto di sigarette, ne portò una alle labbra e accese.

"Lo sai perché fumo?"

Chiese, mentre Iori respirava a fatica, "P…per…chè?" domandò a sua volta il giovane digiprescelto. Lui non si era mai posto quella domanda, fumava perché tutti fumavano.

"Perché odio me stesso! E lo sai il perché o scelto il drago…un drago dal volto gentile in un'azione tanto crudele?"

Con il bastone indicò il braccio di Iori, senza togliersi dalla bocca la fina sigaretta. Ma questa volta non aspettò e rispose immediatamente.

"Perché mia sorella è così…Sai, lei in realtà è buona ma dentro di sé ha tanta rabbia…contro nostro padre…contro il mondo…Se la incontri ricordati che non è colpa sua…essere un drago non è poi così semplice."

Lo sguardo del ragazzo divenne dolce, mentre s'abbassava verso il suo amico, lasciò cadere sulla fredda lastra di ghiaccio il bastone.

"Infondo tu dovresti saperlo…anche tu sei come lei…."

Così sparì anche quella nera figura, dalle labbra ormai blu di Iori uscì con un soffio un corto nome "Ratto…"

"Avevo tutto di te, perfino il tuo corpo…" Miyako non poteva vederla, ma avrebbe giurato di poter sentire le sue lacrime scenderle lungo le guance.
"Chi è, Ken?" chiese voltandosi verso il suo ragazzo con gli occhi spalancati dal dolore di non essere stata lei l'unica amante e dalla consapevolezza che la misteriosa ragazza avrebbe sparato a una dei due.
"MA NON HO MAI AVUTO IL TUO AMORE!" urlò esprimendo tutto il rancore che provava in quel momento, poi girò il viso verso la ragazza, "Io…io volevo solo quello" sussurrò e stranamente Miya riuscì a sentire quella frase e si ritrovò a compiangere quella giovane fanciulla.
"Ho pianto quando scegliesti lei a posto mio. Lo trovavo così ridicolo, cosa ha Miyako in più di me?" e un senso di colpa frantumò il poco d'autocontrollo che rimaneva alla digiprescelta.
"Per questo, sai…" la sua voce aveva qualcosa di strano, qualcosa di sadico. "…Ho pensato di togliere di mezzo l'oggetto che può dividere me e…" puntò la pistola contro Miyako, mentre Hawkmon cercava di volare per proteggerla, "…MIA SORELLA!" urlò.
Lo sparo rimbombò nella piccola valle di ghiaccio.
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Anna alzò lo sguardo dalla piccola bussola che stava leggendo, un fascio di luce attraverso l'oceano, investendola in pieno.
Spalancò gli occhi al ricordo di suo padre mentre picchiava il suo fratellino, "No…Vattene via!" urlò al ricordo che lei non riusciva a fermare, Poi quel giorno che l'aveva baciata sulla bocca, dicendole che gli ricordava sua madre…Per non parlare della scomparsa di suo fratello…Sapeva, sapeva che era stato lui ad ucciderlo!
Fu Jenny a riportarla alla realtà, "È morta anche la digiprescelta dell'amore" sussurrò quest'ultima, "Perfetto…Ora è stato cancellato per sempre quel poco di quel stupido sentimento" mormorò la russa riportando l'attenzione sulla bussola, "Già…" fu la fiocca risposta della inglese.


 

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