Digimon

 

Atto decisivo

Chi sei?


Tai scrutava l'uomo affianco al lui, aveva almeno cinque anni in più di lui, perciò la differenza d'età tra lui e sua sorella era otto anni, proprio non vedeva cosa ci fosse in quell'essere superficiale che potesse attirare Hikari.
Mandò un'occhiata furtiva alla sorella che rideva ad una battuta di quel citrullo ammuffito, incrociò le braccia, forse era giunto il momento di parlare con Hikari.
"Taichi? Taichi Kamiya, come osi non ascoltare una persona mentre ti parla?" il rimprovero di sua madre lo fece tornare alla realtà, "Scusate…Stavo pensando" Yuzo alzò la mano in segno che non importava inghiottendo le poche patate che aveva sulla forchetta.
"Domani io e Hikari andremo all'opera, e mi chiedevo se volessi venire anche tu con una tua amica" 'Ma quell'imbecille lo sa che ho studiato per tutti questi anni in Brasile? Come faccio avere amiche qui a Kioto?'
A sua malgrado rispose che avrebbe fatto il possibile per andare con loro, infondo voleva tenerlo sott'occhio.
"Hikari…" per la prima volta dopo il suo arrivo aveva rivolto la parola alla sorella, "…O-Oggi dobbiamo parlare."

Taichi sospirò profondamente, finalmente se ne era andato! 'Non lo sopportavo più quel Baka! È così…uff…Non c'è un modo esatto per definirlo, viscido, schifoso…No, sono solo diminutivi per quel tizio!' furioso lanciò la vecchia palla da calcio contro il muro che rimbalzò ed andò a sbattere contro la porta che si stava aprendo.
"Non si bussa più, mamma?" "Sc-Scusami, non volevo disturbarti…Ma tu prima hai detto…" la voce timida della ragazza si bloccò osservandolo "Tu sai vero di cosa dobbiamo parlare?" Hikari annui.
Il ragazzo si sedette sulla scrivania, si guardò in torno e prese la piccola palla da baseball roteandola delicatamente nelle mani.
"Quando…War Greymon si era ferito ho perso la testa. Non capivo come un digimon se pur malvagio e potente, potesse uccidere altri suoi simili, allora ho preso quello che tutti dicevano il mio ruolo e diedi l'ordine a Joe di usare Ikkakumon come barriera…Lui non voleva e io invece insistetti, gli dissi che il suo digimon non valeva niente e che se voleva rendersi utile doveva fare da muro protettivo…"
"Tai, non serve che mi dici…" "Invece si! È stata tutta colpa mia se il gruppo si è diviso…Dovevo ascoltarti Hikari…Il tuo digimon e quello si Takero avevano raggiunto una digivoluzione superiore a quelle solite…Potevate evitare tutto, invece io…Io ho voluto fare di testa mia!"
Copiose lacrime rigarono il volto del giovane, che lasciò cadere la palla, "Non è stata colpa tua Taichi. Tutti avevano il loro orgoglio e credevano di fare come volevano…Perfino io e TK. Ricordi? Siamo andati con i nostri digimon sopra una montagna, da lì potevamo attaccarlo alle spalle, ma non avevamo fatto i conti con Setomon…Se avessimo saputo attaccarlo…Forse tu non ti saresti ferito..."
"Non piangere Hikari…Tutti abbiamo fatto degli errori, ma il più grande è stato quello di non ascoltare voi due…Ed ora guardarci!" l'ultima frase era uscita sottoforma di uno strillo che fece rabbrividire la ragazza, "Non sappiamo nemmeno consolarci come un tempo! Abbiamo perso tutti i nostri amici, tu hai perso TK!"
"Forse…Forse era il destino, Tai." Hikari tirò su con il naso, a stento tratteneva i singhiozzi, "Probabilmente lui ora è sposato con due bambini…Non ha mai ricambiato il mio amore…" le mani forti del fratello le strinsero le spalle con violenza, "Non esiste il destino! Siamo noi che ci costruiamo il futuro!"
"Non è vero! Secondo te io avrei deciso di incontrare Gatomon? Oppure Takero? Se non esistesse, tu e Joe non vi sareste mai conosciuti, non avresti mai degnato di uno sguardo Koushiro e probabilmente nemmeno Mimi!
Il destino esiste, solo che non siamo riusciti a gestirlo…Se fosse stato così…Io non mi sposerei con Yuzo…"
Hikari scrollò le mani del fratello dalle sue magre spalle, non sopportava quel contatto, lo aveva rinnegato come fratello da parecchio tempo, da quando aveva mandato a morire Ikkakumon.
Lasciò la presa, portandosi le mani davanti agli occhi si mise ad urlare tutta la sua agonia.
"Taichi!" la madre era entrata spaventata nella stanza del figlio, le gelò il sangue per la scena che aveva davanti: Il figlio rannicchiato in un angolo della scrivania che urlava e piangeva come un pazzo; la figlia seduta sul letto di Tai che osservava il vuoto davanti a se come se ci fosse stato qualcosa.
"Mamoru…" bisbigliò stringendosi al petto del marito, "Dove sono finiti i miei bambini?" nascose il capo nell'incavo della spalla piangendo silenziosamente.

Taichi entrò nella stanza della madre che disperata stava discutendo con suo padre della sua questione, "…Non sai nemmeno tu cosa sia successo a DigiWorld quel giorno, come osi dirmi che io non posso capire…"
Si sedette silenziosamente sulla prima sedia che trovò e osservò il padre sbiancare e fare cenno alla madre di girarsi.
"Io…io vi devo delle scuse. Non avrei dovuto fare quella scenata, ma ho capito subito a cosa pensava Hikari e mi sono spaventato…Vi giuro che non succederà più…"
"Tai, non ci dici tutto vero?" il ragazzo abbassò lo sguardo mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore, "Cos'è successo cinque anni fa a Digi…?" "Non posso dirti nulla…Ho già tradito abbastanza i miei amici, lasciami almeno questo giuramento" si era alzato di colpo e si stava avviando verso la porta "Prima non volevo dare tutta la colpa a Hikari…Mi sono spiegato male, la colpa è mia ed lei me lo ha solo ricordato."
Aveva chiuso la porta e se ne era andato in camera senza degnarla di uno sguardo.
'Scusami Tai…Non volevo farti percepire il mio ribrezzo, la mia paura verso di te…Scusami '

Il ragazzo osservava l'edificio marrone che gli stava davanti, aveva giurato di non ritornare più ad Odaiba, eppure ora era lì ad osservare la scuola dove aveva conosciuto Daisuke e gli altri.
Sospirò, 'Perché sono venuto qui? Volevo farmi un giro, ma non così lontano e soprattutto non in questo quartiere…Qui è iniziato tutto…'
Camminò lungo il marciapiede stringendosi nel capotto, faceva davvero molto freddo e lui detestava in climi rigidi, aumentò la velocità del passo sperando di trovare un bar aperto.
Un Babbo Natale di cartone attirò la sua attenzione, sopra di esso vi era una scritta, "Giglio Notturno" come dimenticarselo? Ci aveva passato un casino di pomeriggi in quel bar, forse poteva farci un salto.
Sollevato dall'idea di una tazza di cioccolato bollente entrò nel locale, era piuttosto vuoto ma non vi erano tavoli liberi.
"Taichi?" una voce monotona lo chiamò da un tavolino posto in un angolo semi nascosto, lì tra miriadi di fogli vi era Yamato, il suo più caro amico di un tempo, fu tentato di andargli incontro, ma poi si ricordò il giuramento e ritornò sui suoi passi.
"Taichi!" Matt gli afferrò il braccio e lo obbligò a girarsi, "Perché non mi guardi Tai?" il ragazzo teneva con forza gli occhi chiusi, non voleva assolutamente guardarlo, sapeva che se lo avrebbe fatto tutte le sue difese si sarebbero distrutte.
"Mi sei mancato" e si sentì avvolto da due magrissime braccia per qualche secondo, aprì prima un occhio poi l'altro, aprì la bocca ma da essa usci solo un filo d'aria calda.
Si scostò dall'abbraccio per accarezzare il viso dell'amico, "Cosa ti è successo, Yamato?" "N-Nulla, sono solo dimagrito…Tu invece sei bellissimo…" tossì per poi incominciare a camminare, "Vieni, fa freddo qui fuori, ti porto a casa mia…" Taichi lo segui per qualche secondo, "Abiti ancora qui? Credevo che fossi partito…" "TK se ne andato in Europa tre anni fa e io non ce lo fatta ad allontanarmi da qui…Dimmi piuttosto dove sei stato per abbronzarti cosi!"

Entrarono nell'appartamento, "Puoi mettere il giaccone sull'attaccapanni…Sai dov'è, no?" l'amico annuì.
Si ricordava benissimo ogni centimetro di quella casa, ci aveva passato estati intere quando il padre del proprietario non c'era.
"Ti sei fidanzato?" subito dopo si tappò la bocca, così sembrava che lo avesse invitato apposta solo per quello, "Scusa! È un vizio che non ho perso…" "No" la risposta di Taichi giunse inattesa alle orecchie di Matt, che distrattamente versò il the sul tavolo, "Tu? Ti sei trovato…qualcuno?" Yamato scosse la testa mentre cercava di rimediare al pasticcio.
"Ecco" disse porgendogli la tazza fumante, sedendosi accanto, "Tu…Non bevi?" il biondino scosse la testa mettendosi ad osservare davanti a se, non doveva fargli credere che lo desiderasse ancora oppure sarebbe fuggito come l'ultima volta.
L'imbarazzo invase la casa calandoli in un mantello di silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dirsi, entrambi con una miriade di storie divertenti da raccontarsi.

Taichi posò la tazza sul tavolo e si avvicinò pericolosamente all'amico, "Mi sei mancato anche tu" sussurrò facendolo voltare sorpreso.
Ora i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, quanto desiderava baciarlo…Si alzò e si diresse verso la cucina, "Mi dispiace, non avrei dovuto fermarti…Insomma siamo qui da bel po' e non ci siamo detti nul…" si bloccò sentendo le braccia dell'amico circondargli la vita e aderirlo sul suo torace.
"Avvolte i gesti valgono di più…" Yamato appoggiò le mani su quelle di Tai, "Avvolte invece è il tempo che vale" si lasciò sfuggire dalla stretta per girarsi, e trovarsi lo sguardo trafitto e sanguinante dell'amico, che gli domandava perché?
"Se mi hai rifiutato anni fa…perché ora dovresti amarmi?" "Perché dici questo? Io…Io ti ho sempre amato…" Yamato scosse con forza la testa stringendo gli occhi per non piangere, "Quel giorno sei scappato, Tai! Te ne sei andato, spaventato della mia dichiarazione!"
"No! Ero spaventato si, ma da ciò che io provavo, da tutte quelle sensazioni…Non volevo offenderti…Io ti amavo…" si avvicinò di nuovo all'amico, "Perdonami"
"Sono passati anni…perché solo adesso?" "Avevo giurato…giurato che non vi avrei fatto più soffrire…che sarei scomparso dalla faccia della terra per voi, per non vedervi piangere e per non piangere come quel giorno…"
La mano ossuta di Ishida accarezzo la guancia ambrata dell'amico scacciando una lacrima, aveva aspettato così tanto quel momento, se lo aveva immaginato, sognato, ed ora era diventato realtà.
"Sei uno stupido! L'unico modo che potevi farmi soffrire era andartene facendomi capire che mi disprezzavi…Stupido!"
Taichi prese la mano di Matt e la baciò sul palmo, "Non posso…Chi mi assicura che tu non ti fai beffe di me e che dopo te ne andrai?" "Nessuno" 'Ma io ti amo…Yamato non sai nemmeno quanto ti ho pensato…quanti amplessi ho sognato con te…Ti prego non cacciarmi via…'
Leggeva chiaramente nei suoi occhi la voglia di lui, solo e nient'altro che lui, "Non posso…Credo che sia ora che tu vada…Salutami Hikari."

Aveva ritirato la mano, gli aveva tolto il nettare dalla bocca e cacciato discretamente da casa, ma prima di farlo andare via lo aveva raggiunto e dato un leggero bacio sulle labbra.
Era ciò che gli rimaneva, solo quella sensazione di beatitudine, la voglia di stringerlo e averlo… Osservò una coppia di fidanzati uscire da un pub e baciarsi avidamente.
'Se solo io non fossi stato così stupido…Se solo tu mi avessi accettato ora…Se solo potessimo vivere una intensa storia d'amore…Io sarei al settimo cielo…'
Si alzò dalla panchina e si diresse verso un vicolo buio, almeno da li poteva osservare la finestra della cucina e probabilmente Yamato non lo avrebbe visto 'Resterò qui amore mio…Resterò finché il mio cuore non smetterà di battere!'
Sentì dei passi fermarsi a pochi metri da lui, "Sei tu Taichi Kamiya?" chiese una voce alquanto stridula, "Chi lo cerca?" "Io…" il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca che si ritrovò a terra con una pallottola conficcata nel braccio destro.
Non si mosse, non riusciva nemmeno a respirare, i suoi occhi ruotarono per qualche secondo e poi fu buio.


 

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