TI AMO

Mark e Maki. Una storia d'amore.

 

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TI AMO

 

Una melodia invase la grande villa, un uomo e una donna ballavano al ritmo dolce, accarezzandosi teneramente, come al loro primo ballo.
Lei abbandonò la testa sul suo petto muscoloso respirando il suo profumo, si strinse timorosa di perderlo; lui assaporava tutti quei momenti con la donna che amava, e con suo figlio ancora nel grembo della madre, ma che lui già amava alla follia.
Lentamente si staccò dalla moglie, "Tesoro, devo andare" sussurrò Kojiro, "Non preoccuparti: Tornerò!" disse abbassandosi "E tu, aspettami!" scherzò baciando il ventre, sperando che il piccolo ricevesse il suo saluto.
Prese il borsone, il solito vecchio cappello bianco che contrastava con i capelli neri e la carnagione scura, sorrise e uscì.
"BENE DOPO UNA MIELOSA MA SEMPRE FANTASTICA MUSICA, TORNAMO AI NOSTRI TEMPI CON IRENE GRANDI CHE CI FARA' SOGNARE CON…" la musica era finita, ora c'era un ragazzo che urlava a squarcia gola la sua agonia per la ragazza persa.
La mano di Maki accarezzava il vetro della finestra, dove vi era ancora la figura di suo marito, "Torna, ti prego…" bisbigliò, sentiva che non lo avrebbe più rivisto, che quello era stato il loro ultimo ballo…
…Improvvisamente sentì che doveva girarsi, la prima cosa che vide era la sua casa, conquistata con sudore, dolore e la separazione dalle persone che più amava e ammirava.
Poi la vide, gli occhi luccicavano di dolore, le labbra contorte dalla paura, i lunghi capelli marroni ricadevano scomposti sul viso…era un angelo.
Avrebbe voluto rientrare, baciarla, stringerla e dirle "Ti amo", ancora una volta, ma sapeva che dopo non avrebbe avuto il coraggio di lasciarla, per andare a disputare delle stupide partite in Giappone.
A malincuore salì in macchina, "Non lasciarla per questa stagione, occupati di lei, Michele" l'autista sorrise "E lei vinca!".
Vincere? Perché sentiva che quella parola gli fosse lontana? Perché sentiva che non sarebbe nemmeno arrivato in Giappone?
Kojiro prese il cellulare, doveva sentire ancora la sua voce, rassicurare la sua anima e quella di lei, "Ti amo!" disse appena Maki rispose, "Anch'io, anch'io ti amo" fu l'ultima cosa che sentì prima dello scoppio.
La luce accecante del fuoco lo circondò, divorando con avidità la sua carne, succhiando il suo sangue, rubandogli la vita; ma il suo pensiero era a coloro che lo avevano sempre amato: ai suoi inseparabili amici Ken e Takeshi, a sua madre e ai suoi tre fratellini che lo amavano come un padre, a Maki e a lei, la sua bambina, si ora ne era certo sarebbe diventata una bella donna, una grande persona.
Sorrise, ancora una volta, sorrise a tutti loro per poi chiudere gli occhi.

Aveva ancora la cornetta del telefono in mano, da essa usciva solo un fischio assordante, quando un poliziotto suonò alla porta.
La sua divisa puzzava ancora di varachina, il distintivo era perfettamente pulito, mentre l'uomo con freddezza le cingeva a dirle dell'incidente di suo marito. Maki si trovò ad odiare quell'essere, che le stava rovinando la vita, senza nessuna ombra di dolore, senza nessuna parola di conforto.
La porta dell'uscio si chiuse davanti a lei, e come se si svegliasse solo all'ora, si accasciò a terra piangendo tutte le lacrime che aveva nel corpo, sperando di potersi annegare in esse, ma un calcio al ventre le fece ricordare che aveva una vita dentro di se, il figlio di Kojiro Hyuga…il cuore di suo marito palpitava ancora dentro a quel fragile corpo.
Salita in camera frugò tra i libri, i cassetti di suo marito, cercando qualcosa che neppure lei sapeva, forse un testamento? No, sapeva che non cercava quel stupido pezzo di carta, andava alla ricerca di qualcosa di lui, di parole dolci indirizzate a lei…qualcosa da tenere per darsi forza e per ricordarlo.
Alzò lo sguardo sullo scaffale dei trofei, quelli calcistici, quelli scolastici, quelli di baseball, si sentiva che era lì, ma allora perché non si muoveva? Perché non andava verso quello che prima aveva cercato freneticamente?
La parola era semplice, aveva paura, paura di averlo perso per sempre, si perché lei non aveva ancora accettato che fosse morto. No, lei non poteva, non voleva crederci! Presa ancora dallo sconforto si buttò sul letto, piangendo tutto il suo dolore, il suo odio verso il mondo e verso Kojiro, calciando e urlando contro un nemico invisibile.

Con mano tremante prese il telefono che ormai squillava da minuti, sapeva chi era, la notizia della morte del grande campione Hyuga era arrivata anche in Giappone, subito mise giù, non voleva sentire di nuovo le condoglianze per la perdita di suo marito, non voleva udire di nuovo la solita frase "So come ti senti", non era vero, lei aveva perso un amico, un marito, un padre!
No, loro non sapevano come stava, non potevano capirlo…
"Ti amo!" "Davvero? Allora perché mi hai lasciato? Perché mi hai abbandonato?! Io sto male, non lo capisci?! Ti rivoglio Kojiro!!" urlò gettando contro il muro la fotografia del loro matrimonio.
"Ti amo" "Ti amo" quelle due parole le rimbombavano nella mente come una cantilena, e improvvisamente capì cosa aveva fatto. Con mani tremanti raccolse i ciocchi di vetro per poi posarli sulla mensola vicina, prese la cornice che teneva ancora la loro fotografia,: lei stava in braccio a lui come una bambina e si teneva al suo collo per paura di cadere, e si sorridevano, un sorriso dolce e pieno di passione.
Sorrise, il suo amore le stava dando la forza di continuare a vivere per il bambino.
Con passo veloce, quasi correndo entrò nella stanza, doveva prendere ciò che cercava, controllò ogni coppa: dentro e fuori, fino all'ultima, la più piccola. Si ricordava benissimo l'inserzione sul giornale che gli dichiarava la migliore coppia dell'università, e poi la premiazione a sorpresa, si nessuno dei due sapeva che si erano iscritti a un concorso del genere.
La scrutò all'interno e all'esterno, fino a trovare il biglietto posto alla base…era una lettera.

Ti amo Maki.
Ti amo da morire, ma se stai leggendo questa lettera significa che il presentimento si è avverato.
Non so perché sono così folle da scriverti a quest'ora di notte, non so perché seguo l'istinto dopo tanti anni che non lo facevo più, ma so che devo dirti quanto ti voglio bene, e quanto voglio bene a lui.
Non importa se è una femmina o no, so che sarà meraviglioso/a come te, seguirà il suo cuore e diventerà migliore di me, un povero giocatore.
Voglio che però mi prometti una cosa, falle conoscere il papà che non potrò essere, fammi amare quel bambino anche se non potrò mai toccarlo o baciarlo…
Ti amo, lo sai, ma non mi stancherò mai di dirtelo e di fartelo capire.
Sai che non so scrivere a meraviglia, non riesco a esprimermi come vorrei su un foglio bianco, perciò uso la parola che racchiude tutto ciò che provo…
"TI AMO!"
Per sempre il tuo Kojiro

"Anch'io…anch'io ti amo!"


FINE