Nota: i personaggi non sono miei, non li ho inventati
io e non mi appartengono (nondimeno, staccherò la testa a morsi
a tutte/i quelle/i che oseranno contendermi lo splendido, divino, Ryo.
RYO E' MIO, gli sono devota fin dalla primissima messa in onda dell'anime
REKKAAAHH!!).
I nomi sono quelli originali, ma il nome del padre di Ryo l'ho inventato
di sana pianta.
La storia si svolge nel periodo immediatamente successivo agli eventi
narrati in "Message".
Tra le parentesi [ ] sono riportati i dialoghi che si riferiscono alle
comunicazioni telepatiche tra i Samurai, mentre i loro pensieri sono
scritti in corsivo.
Altra nota: questa è la mia prima fanfic
*o*. Potrà sembrare un plagio di "Una vita normale",
di sanada81
Sembra soltanto. Davverodavverodavvero!
Altra altra nota: non è una storia yaoi.
Il capitolo
dei Samurai Troopers
di Reimi Ayanami
1.
Quella sera stessa, dopo che Ryo si era calmato e dopo che tutti avevano
riposato un po', i tre giovani si riunirono al tavolo del salone e cercarono
di esaminare nel dettaglio la visione avuta da Ryo e di vagliare tutte
le soluzioni possibili. L'atmosfera era ancora malinconica, Nasty e
Touma non riuscivano a convincere l'amico a guardarli in viso mentre
parlavano.
"Accidenti, ma sei di coccio! Non sei responsabile di nulla, vuoi
capirlo?", sbottò Touma quando Ryo si scusò per la
milionesima volta.
Il ragazzo sorrise debolmente.
"Ci sono molti punti oscuri in questa storia", disse Nasty.
Come sempre, quando era pensierosa, si stuzzicò il labbro inferiore
con un dito e Touma, affascinato, la osservò compiere quel gesto
per qualche secondo.
"Tanto per cominciare mi chiedo: come mai sei stato preso di mira
solo tu?"
Ryo trasecolò.
"Già", concordò Touma. "Anche se non ho
facoltà medianiche, anche io sono in grado di percepire minacce
se sono rivolte contro di me."
"Sì, lo so. Tu sei stato il primo ad avvertire la presenza
di Suzunagi e a capire le sue intenzioni", disse Ryo.
Touma fece un sorrisetto soddisfatto. Poi continuò: "Comunque
non sono il solo a non aver sentito nulla, questa volta."
Ryo lo guardò veramente in viso per la prima volta in quella
sera. "Hai sentito gli altri?", chiese con un nodo in gola.
"Sì. Ma prima di trarre conclusioni azzardate, lasciami
parlare", si affrettò a dire Touma, vedendo che l'amico
impallidiva e tornava a chinare il viso. "Sono stati loro a contattarmi
e lo hanno fatto perché erano in pensiero per te. Ognuno di loro
ha sentito che stava per accaderti qualcosa e poiché non sono
riusciti a parlare direttamente con te, allora hanno subito chiamato
me."
Un leggero rossore salì alle guance di Ryo e nei suoi occhi comparve
una scintilla di calore, che subito si spense.
"Vedrai quanto saranno contenti, dopo che avrò spiegato
loro tutto
questo", concluse in un sussurro.
Nasty e Touma si scambiarono uno sguardo preoccupato. I ragazzi avevano
sperato che sapere della sollecitudine degli altri avrebbe fatto tornare
un po' di buonumore a Ryo, invece sembrava che la cosa lo avesse depresso
ancora di più. Nasty decise di ritornare sui punti poco chiari
della faccenda. Era importante riuscire a coinvolgerlo e spingerlo all'azione,
perché il cambiamento che vedeva in Ryo era a dir poco scoraggiante.
Se la sua sfiducia e il suo avvilimento si fossero trasmessi anche agli
altri, tutto sarebbe andato in malora. Già con lui in quelle
condizioni c'era poco di cui stare allegri.
"Senti, Ryo, c'è un'altra cosa che non mi torna. Da quello
che ci hai raccontato, mi sembra di capire che tu abbia avuto due distinti
tipi di visione, anche se tutti e due riguardanti te
"
"Non solo me", la interruppe Ryo.
Nasty liquidò la faccenda con un cenno della mano. "Per
il momento, il coinvolgimento degli altri ragazzi è marginale:
se siamo qui è perché abbiamo deciso di darci da fare
per trovare una soluzione ed evitare che Vampa ti costringa a far loro
del male."
La voce decisa della ragazza scrollò un po' Ryo dal suo torpore.
Il giovane rifletté per qualche tempo e Nasty e Touma lo lasciarono
in pace.
"Hai ragione, sai", disse Ryo dopo un poco, con voce incerta.
"E' vero, ho avuto due tipi di visioni: quella riguardante Vampa
e quella sul clan di donne."
"Stando a quel che ci hai detto, è abbastanza chiaro che
si tratta di due cose completamente diverse, eppure mi chiedo se non
siano collegate tra loro", ragionò Touma ad alta voce.
"Cioè?", chiese Ryo.
"E se la visione di Vampa fosse la conseguenza delle altre? Voglio
dire: nel passato, alcuni membri del tuo clan hanno avuto a che fare
con quest'altro clan di donne-guerriere la cui esistenza era in qualche
modo legata all'Armatura. Ci hai detto che volevano sottrarla al clan
Sanada per distruggerla in nome di una qualche loro missione
non
può essere, allora, che Vampa abbia percepito la presenza di
una di queste donne, discendente di coloro che ha affrontato in passato?
Se così fosse, avrebbe bisogno di qualcuno che la indossi, se
vuole preservare se stessa, e chi meglio di te, che sei discendente
Eih! Che c'è? Che ho detto?"
Touma si interruppe sconcertato quando Ryo balzò in piedi dalla
sedia e, posate le mani sul tavolo, come per sostenersi, prese a guardarlo
dritto in viso. I suoi occhi fissi e spalancati, però, non vedevano
lui.
"E' così", mormorò Ryo. "Sì, credo
proprio che tu abbia ragione
Genius."
Nasty si protese a sfiorare una spalla del ragazzo. "Spiegati,
Ryo."
Lui sedette di nuovo, prese un paio di respiri profondi e: "Tutto
quello che mi ha detto erano falsità, ora me ne rendo conto.
Ha cercato di soggiogare la mia mente riempiendomi di chiacchiere: voleva
che dubitassi di me stesso, della mia vita e di voi
Soprattutto
di voi, perché sa che siete l'unico punto fermo della mia esistenza."
Ryo fece una risatina amara. "Certo, ecco perché mi ha fatto
vedere quelle cose: voleva indurmi ad abbattere con le mie mani il sentimento
che mi lega a voi, così sarei stato suo e avrebbe potuto fare
di me quel che vuole. E quello che vuole, me l'ha pure detto! Ma io
che scemo
io mi ero fatto ingannare e per un pelo non sono caduto
nella sua trappola con tutte le scarpe!"
"Ryo?"
"Tu hai ragione Touma: Vampa vuole perpetuare la sua esistenza,
ma non accontentandosi più di servire. Ora vuole essere servita.
O meglio: è la sua anima oscura che vuole essere servita, perché
vuole AGIRE. E adesso ne capisco la ragione
"
"L'antico nemico è tornato", disse Nasty.
Touma annuì. "Sì, e non solo. Proprio nel momento
di maggior pericolo per se stessa, l'Armatura sente di essere respinta,
di non potersi appigliare ad alcuna ambizione e a nessun desiderio terreno
per prendere il sopravvento e questo perché il suo attuale possessore
è un uomo puro di cuore, che non ha intenzione di sacrificare
la sua anima per salvare se stesso
e di conseguenza anche lei.
Ecco perché ricorre alla violenza psicologica."
"In me vede una minaccia alla sua salvezza, ma non può privarsi
della mia presenza. E d'altra parte, io vedo in lei una minaccia per
me stesso ma soprattutto per voi e per il mondo
e allo stesso
modo, non posso privarmi di lei", disse Ryo.
Nasty e Touma compresero la gravità della situazione. Ryo se
ne accorse dal loro sguardo turbato e annuì.
"Ma ha commesso due errori", disse il ragazzo.
"Cioè?", chiese Touma.
Gli occhi di Ryo mandarono un intenso bagliore blu, come se un sole
si fosse acceso al loro interno. Dentro di sé, Touma fremette
di gioia: Ryo era finalmente di nuovo se stesso.
{Fa' che duri, mio Dio! E' troppo bello riaverlo tra noi!}
"Innanzitutto, mi ha rivelato il suo vero scopo. Poi, nella fretta,
la sua volontà di irretirmi per fare di me il suo fantoccio l'ha
portata a tradirsi e mi ha rivelato il modo per evitare che questo accada."
"Smettila di fare tanto il misterioso, per favore!", sbottò
Nasty, in preda all'impazienza.
Se davvero Ryo aveva una soluzione per risolvere la questione, allora
lui e Touma e gli altri Samurai avevano ancora buone possibilità
di uscire vincitori anche da questa battaglia. Ma, con un tuffo al cuore,
Nasty vide il viso del ragazzo incupirsi di nuovo.
"So che mi odierete per quello che sto per dirvi", sussurrò
Ryo.
Touma stava per perdere la pazienza e rimproverarlo di nuovo di non
comportarsi da sciocco, quando vide il sorrisetto pestifero che l'amico
aveva cercato di trattenere e che, nonostante tutto, gli era sfuggito.
"So che mi odierete", ripeté Ryo, guardandoli con occhi
maliziosi, "ma per sapere quale geniale soluzione ha partorito
questo mio cervellino vulcanico dovrete attendere che siamo tutti riuniti.
Tutti i Samurai Troopers finalmente di nuovo insieme!"
Nasty e Touma ci rimasero di sale. Touma si accasciò sulla sedia,
ma alla fine se ne uscì con una risatina di rassegnazione, come
a dire 'con uno così non c'è niente da fare, se non andargli
dietro'. Nasty ci mise un po' di più a digerire l'uscita di Ryo,
ma non ebbe altra scelta che capitolare anche lei. La ragazza non sapeva
se sentirsi più irritata o più esasperata. Infine decise
che era entrambe le cose, ma l'espressione malandrina di Ryo le scaldò
il cuore.
{E' inutile: come si fa a tenergli il muso, quando sorride in quel modo?}
"Beh, allora cerchiamo di riunirli qui il prima possibile. Sa il
cielo quanto ci vorrà, prima che possano arrivare qui tutti quanti",
disse la ragazza in tono spiccio.
Ryo chiuse gli occhi, si appoggiò allo schienale della sedia
e sospirò. C'era un lieve sorriso sulle sue labbra.
"Oh", disse con finta indifferenza, "sono sicuro che
non ci vorrà molto."
In quel momento, alla porta d'ingresso risuonarono dei colpi fortissimi,
come se qualcuno stesse cercando di sfondarla. E per sopramercato, quasi
subito cominciarono anche le scampanellate.
2.
Reimi rientrò allo Yagami Nagawa poco prima delle otto di sera,
evitando per un pelo di essere rinchiusa fuori dall'unico posto che
poteva chiamare 'casa', anche se solo per il fatto che lì ci
viveva. La direttrice, la signorina Higarashi, le venne incontro in
corridoio, con aria severa, tuttavia le parlò senza rabbia e
senza segno di disagio.
"Ultimamente rincasi sempre molto tardi Reimi. Vorresti dirmi che
cosa combini?"
La ragazza ebbe una lieve vertigine
Vai a saperlo, che cosa combinava
tutto il giorno! Tutto ciò che sapeva era che la mattina usciva
per andare a scuola - anche se molto a malincuore, perché non
aveva voglia di rivedere Ryo Sanada - e che alla sera si risvegliava
in un vecchio tempio abbandonato, in periferia, con la sensazione di
avere ognuna delle sue centodiciotto ossa frantumate. Ogni volta che
si spogliava per infilarsi il pigiama, trovava sul suo corpo una nuova
serie di lividi in più. La prima volta che si era ritrovata in
quel tempio, debole e sanguinante, aveva avuto una crisi di panico
con tutto quello che si sentiva dire in giro a proposito di maniaci!
Ma subito dopo una calma sicurezza era discesa in lei, come caligine,
e aveva placato la sua paura: ciò che le succedeva riguardava
solo lei e, per il momento, non coinvolgeva terze persone. Come mai
avesse questa certezza, quando nemmeno ricordava ciò che faceva,
non lo sapeva.
La signorina Higarashi la guardava, in attesa di una risposta.
"Gli esami di metà trimestre si avvicinano", disse
la ragazza con voce stanca. "Mi fermo in biblioteca a studiare."
"Non potresti farlo qui? Mi hai chiesto una stanza tua proprio
per questo."
"E' vero e le sono grata per avermela concessa. Ma i libri che
ho non sono sufficienti per togliermi i dubbi che mi vengono quando
studio: ecco perché vado in biblioteca."
La signorina Higarashi strinse le labbra. "Va bene. Ma non esagerare,
per favore. E' bello che ti impegni così nello studio, ma ricorda
che a tutto c'è un limite e che non bisogna mai dimenticare il
buon senso."
"Sì, signorina."
"Ora vai, ma vedi di mangiare. Ti ho lasciato la cena da parte,
nel forno."
Reimi osservò ad occhi spalancati la signorina Higarashi, che
stava tornando nella sua stanza, al pianterreno. Come mai tutta quella
premura? La ragazza si guardò allo specchio appeso alla parete
vicino alla porta e per poco non urlò di paura, se non che si
rese conto che si era fatta spaventare dal suo stesso riflesso! Si avvicinò
allo specchio e ne sfiorò la superficie con un dito, seguendo
i contorni del suo viso. Era davvero lei, quella creatura bianca come
uno spettro, sciupata, con le occhiaie e le labbra secche? I capelli,
i suoi bei capelli - l'unica parte di sé che le piaceva veramente
- le pendevano scialbi ai lati del viso, come una parrucca. Aveva gli
occhi arrossati e lo sguardo spento di una malata di mente.
{Non puoi escludere di esserlo, cara mia!}
La ragazza ciondolò fino alla cucina e prese la cena, quindi
salì al terzo piano, fino alla sua mansarda, e intanto ricapitolò
tutto ciò che la lasciava perplessa di quella faccenda. A parte
l'ovvio fatto che non ricordava cosa faceva durante il giorno... se
questo qualcosa le lasciava il corpo segnato, come mai la sua divisa
scolastica era perfetta e immacolata? Bella domanda, ma la successiva
era una bomba: se da giorni non andava più a scuola, come mai
nessuno dell'ufficio del preside si era fatto sentire con la signorina
Higarashi per chiedere sue notizie? Il fatto che una delle ospiti dell'istituto,
una minorenne, si assentasse da scuola senza giustificazione era una
cosa abbastanza grave, tanto da far aprire un'inchiesta sulla signorina
Higarashi e sulla sua gestione dello Yagami Nagawa
eppure, nessuno
si era fatto sentire, questo era evidente.
E c'era anche un'altra cosa: una cosa che la faceva soffrire in modo
sottile e acuminato, molto più di quanto la faceva star male
tutto quello che le stava succedendo. Reimi chiuse alle sue spalle la
porta della sua stanza e sedette sul letto. Da giorni, ormai, pensare
a Ryo Sanada le provocava sensazioni sgradevoli, che andavano dalla
preoccupazione alla nausea
ad un odio feroce. E sotto tutto questo,
c'era una paura intensa.
Reimi si spogliò, infilò il pigiama e si mise sotto le
coperte. La cena, dimenticata, rimase sulla scrivania a raffreddarsi.
Se il giorno era un limbo senza ricordi, la notte era un tormento insopportabile.
Da quando aveva ricevuto l'investitura a Sigillo non faceva altro che
sognare di scontrarsi con il Cavaliere della Vampa. In realtà,
né l'Armatura né il viso del guerriero le erano visibili,
visto che non sapeva che aspetto avessero: nei suoi sogni, lei combatteva
contro una massa oscura dai riflessi rosso rubino. Era una visione spaventosa,
che la induceva a non risparmiare le sue energie pur di poterli battere
entrambi, uomo e corazza, ma ogni volta che lo scontro si avviava alla
conclusione lei si sentiva straziare al pensiero di uccidere il samurai,
esitava, e alla fine rifiutava di farlo e con ciò provocava l'ira
delle sue antenate, che a quel punto le si scagliavano addosso e la
costringevano a fare a pezzi l'antico e odiato nemico.
Reimi era giunta a temere il momento in cui avrebbe trovato questo fantomatico
Cavaliere della Vampa. In fondo non aveva mentito del tutto alla Higarashi.
Era vero che ogni tanto andava alla Biblioteca Nazionale, che sorgeva
all'interno del nuovo municipio: lì, nella sezione di storia,
sperava di trovare informazioni sulle leggendarie Armature. Soprattutto,
era alla ricerca di immagini che ritraessero le corazze. Le bastava
anche un piccolo segno che la aiutasse ad identificare quella della
Vampa. Nessuna delle sua antenate le aveva fornito una traccia: davano
tutte per scontato che ogni Sigillo avrebbe saputo riconoscere il suo
nemico ad occhi chiusi, ma sfortunatamente dall'ultimo scontro con il
Cavaliere della Vampa erano passati circa duecento anni e non vi era
più nessuno in vita, del suo clan, che avesse visto l'Armatura
e che potesse darle informazioni più dettagliate.
Poco prima di addormentarsi, Reimi rivolse una critica mentale - molto
infastidita, a dire la verità - a chi aveva il controllo della
sua mente durante il giorno. {Se devo compiere la mia missione, datemi
tempo e modo di conoscere il mio nemico.}
Il suo desiderio fu esaudito cinque giorni dopo
e a quel punto
gli eventi precipitarono.
3.
L'orologio a pendolo del salone batté dodici rintocchi solenni
che, nel silenzio grave e cupo che era sceso sui sei giovani, risuonarono
lugubri come i colpi di una campana a morto. Era mezzanotte, ma nessuno
aveva sonno.
Nasty studiò con preoccupazione ognuno dei suoi ragazzi: erano
tutti molto pensierosi e non riuscivano ad escludere dalle loro espressioni
una certa paura e la pena al pensiero dell'imminente battaglia. La ragazza
sospirò ricordando la felicità provata quella sera, solo
quattro ore prima, quando era andata ad aprire la porta e si era ritrovata
davanti Seiji, Shin e Shu, trafelati per la fretta di arrivare. Non
era riuscita a trattenersi dal buttare le braccia al collo di ciascuno
di loro, ridendo sollevata. Era a dir poco felice di rivederli in buona
salute, ma si era accorta subito che in quei due mesi erano cambiati
tutti moltissimo e ne era rimasta colpita: come Ryo e Touma, anche loro
si stavano facendo uomini. E che uomini!
Seiji era diventato più alto; era anche dimagrito un po', ma
il profilo delle spalle sotto la giacca e delle cosce nei pantaloni
le aveva fatto capire che quanto il suo corpo aveva perduto in peso
era stato riguadagnato in muscoli. Il ragazzo aveva un aspetto solido
e agile che la riempì di meraviglia e ammirazione: sembrava uno
splendido felino fulvo. Shin aveva un'aria più matura, sembrava
meno un ragazzino facile preda delle sue paure; nei suoi occhi sempre
gentili c'era un'espressione decisa e consapevole che rincuorò
Nasty: la sensibilità di Shin le aveva sempre fatto temere per
il ragazzo, ma lui adesso sembrava molto più padrone di se stesso.
E che dire di Shu? Quando aveva incontrato il suo sguardo brillante
e il suo sorriso sempre così schietto, aveva dovuto sbattere
le palpebre più volte, per essere sicura che fosse davvero lui.
"Sei dimagrito tantissimo!", aveva esclamato e lui, esuberante
come sempre, l'aveva presa per la vita, l'aveva sollevata e le aveva
fatto fare una giravolta, mentre urlava a pieni polmoni che era bello
essere ritornati. A quel punto erano arrivati anche Touma e Ryo: il
primo si era lanciato senza esitazione nella mischia, mentre l'altro
era rimasto indietro, con il sorriso sulle labbra, ad assistere ai festeggiamenti
degli altri. Le feste di Shu a Touma per poco non avevano smontato il
ragazzo, che era stato colpito da calorosissime pacche sulla schiena
che ogni volta lo facevano barcollare. Ed era stato il solito Shu ad
acchiappare Ryo e, dopo averlo guardato ben bene come per assicurarsi
che fosse tutto intero, a trascinarlo in mezzo agli altri
dove
il ragazzo era stato ridotto ai minimi termini da pacche, abbracci,
pugni scherzosi che avrebbero abbattuto un cavallo e scompigliate di
capelli che gli avevano rivoluzionato del tutto la sua chioma già
ribelle. Infine si era unito anche Byakuen, ritornato da una delle sue
passeggiate, e il caos era stato totale. Ma tutta quella chiassosa allegria
aveva solo sfiorato Ryo e dopo una cena veloce (Shu era dimagrito, ma
non il suo appetito!), si erano seduti in salone e avevano cominciato
a parlare.
Ryo, Touma e Nasty si erano alternati per lungo tempo nel raccontare
le vicende che li avevano costretti a riunirsi ancora una volta non
per piacere ma per necessità. Nasty, però, non volle che
Ryo raccontasse la sua visione e questo per dar modo a Seiji di parlar
loro della sua avventura. La ragazza pensava fosse meglio affrontare
un problema alla volta, cominciando con quello scatenante: vale a dire,
il guerriero che lo spirito del clan di donne aveva scelto per attaccare
Ryo. Subito dopo che Seiji aveva riferito del suo incontro con la misteriosa
guerriera dall'armatura mistica del colore dell'argento, ognuno aveva
detto la sua e Nasty aveva cercato di raccogliere ogni impressione per
inquadrare la situazione a beneficio di tutti, tenendo in debito conto
le nuove informazioni portate da Seiji, in modo da mettere in luce tutti
i punti controversi e le certezze. La conclusione era sempre quella
a cui lei e Touma erano giunti quella mattina e cioè che il bersaglio
principale di questo nuovo nemico era Ryo.
"Non è esatto", aveva obiettato lui, dopo aver ascoltato
Seiji con le labbra strette per l'apprensione. "Siamo tutti bersagli
e che io venga per primo nella lista è solo un dettaglio."
Dopo questo intervento, il ragazzo era diventato terribilmente taciturno:
si era stretto a Byakuen, che era accucciato per terra, al suo fianco,
e non aveva più aperto bocca. Durante la pausa che si erano concessi
tutti quanti per riordinare un po' le idee e i nervi, era salito in
camera sua e ne era ridisceso stringendo tra le braccia il cuscino personalizzato
che gli altri ragazzi gli avevano regalato a Natale.
Ora sedeva in disparte, rannicchiato su una poltrona, e di nuovo non
guardava più nessuno in faccia, a parte la sua tigre. Più
di ogni altro, evitava lo sguardo di Shin.
"Sentite, ragazzi, sono sicuro che possiamo fronteggiare questo
nemico che minaccia Ryo e la sua Armatura: in un modo o in un altro
lo fermeremo e gli impediremo di toccare Vampa. E poi basterà
che Touma non regali più a Ryo quella stradannata maglietta,
no? Se lui non la indosserà, la sua premonizione non potrà
avverarsi", disse all'improvviso Shu, rompendo il silenzio. Nella
sua voce vibrava la disperata preghiera che la soluzione che aveva appena
prospettato potesse rivelarsi decisiva per evitare la tragedia che tutti
loro vedevano profilarsi.
"Shu", disse Shin con voce bassa e tesa, "non capisci
che la maglietta non è che un dettaglio? A questo punto non farebbe
alcuna differenza nemmeno se Ryo indossasse una T-shirt con Saint Seya!"
Shu, caparbio, rispose: "Forse. Ma se cambiassimo questo piccolo
dettaglio, non pensate che il corso della visione verrebbe in qualche
modo falsato, modificato? Che ne dici, Ryo?"
"Io non lo so, davvero."
Shu sbuffò e Seiji gli pestò un piede.
"Aih! Ma che cavolo ti prende?", urlò il ragazzo.
"Scusa", disse Seiji freddamente. "Non l'ho fatto apposta."
"Va bene, pietra sopra." Shu tornò a rivolgersi a Ryo.
"Insomma, amico: i sogni sono tuoi, è mai possibile che
non ti venga in mente nemmeno una mezza soluzione? Datti da fare
"
Seiji gli pestò ancora il piede.
"Dannazione! Maledetto, non venirmi a dire che non lo fai di proposito!"
Shin si premette un pugno contro la fronte e scosse la testa. "Oh,
Shu!", sospirò.
Touma e Nasty ridacchiarono. Con espressione puntigliosa, Seiji prese
dal tavolino davanti al divano la sua tazza di the e bevve un piccolo
sorso. Ryo non partecipò allo scherzo e allora Shin si alzò
dal divano e gli si avvicinò, senza suscitare in lui alcuna reazione.
Byakuen si fece da parte e restò tranquillo ad osservare, per
vedere come avrebbe reagito il suo Ryo.
"Ascolta, fratellino", disse Shin, scompigliando i capelli
di Ryo. "Non abbatterti adesso, non è da te fasciarti la
testa prima di essertela rotta. Non sarebbe da te fasciartela nemmeno
DOPO, se è per questo, ed è di QUEL Ryo che tutti noi
abbiamo bisogno ora, della testa matta che ha sempre saputo darci coraggio
e fiducia anche contro ogni buon senso."
"Shin ha ragione, Ryo!", esclamò Shu con tanto impeto
da balzare in piedi dalla sedia su cui stava a cavalcioni. "Vedila
da un altro verso: il fatto che tu sappia in anticipo quel che accadrà
per noi è un vantaggio, non uno svantaggio. Adesso, se siamo
furbi - e lo siamo - dobbiamo sfruttare quel che sai e fare in modo
di ribaltare la tua visione da così a così
ovviamente
a nostro favore!"
Ryo rilassò le spalle e alzò il viso. Nei suoi occhi c'era
un'espressione talmente sperduta che anche Seiji non poté trattenersi,
ben sapendo quale fosse il problema dell'amico.
"Nessuno di noi ti accusa di quello che è successo, né
di quanto succede ora."
"E' così", disse Shin.
Seiji andò a sedersi sul bracciolo della poltrona di Ryo e gli
passò un braccio intorno alle spalle. Ryo si irrigidì
un poco, e questo fece contrarre il cuore di Seiji: evidentemente Ryo
soffriva ancora per la freddezza che lui gli aveva dimostrato l'ultima
volta che si erano visti.
"Perdonami", gli sussurrò Seiji, appoggiando la guancia
al suo capo. "In quel periodo ero in piena crisi, camminavo su
un filo di seta sospeso su un abisso di cui non riuscivo a scorgere
il fondo. Ero talmente preso dai miei problemi che non ho compreso la
tua richiesta di aiuto
e ho sfogato la mia paura e il mio dolore
su di te. Non ho giustificazioni."
"Forse dovrei dirti che non importa, che un amico serve anche a
questo", sussurrò Ryo. Chiuse gli occhi e appoggiò
a sua volta la testa sulla spalla di Seiji. "Ma mi hai fatto male
"
"Lo so", rispose Seiji. Aveva un gran nodo in gola. Chiuse
gli occhi anche lui.
"Seiji?", chiamò Ryo dopo un po'. "Non importa
gli amici servono anche a questo."
Seiji sorrise.
"Non sei il solo a dover chiedere scusa", borbottò
Shu.
Aveva in viso un'espressione scontrosa, assomigliava ad un orso appena
risvegliatosi dal letargo solo per scoprire di essere nel pieno della
stagione di caccia. Il ragazzo si alzò anche lui e andò
accanto agli altri. In piedi davanti a Ryo, Shu cominciò a tormentarsi
il collo.
"Anche io mi sono comportato molto male. Tu non ti sei mai dimenticato
di me, non mi hai mai fatto mancare il tuo sostegno, e io ti ho ripagato
ignorandoti
" Guardò Ryo per qualche secondo. "Sono
una bestia, non so che altro dirti."
Shu diede un pugno leggero su un braccio dell'amico. Le sue scuse burbere
strapparono un lieve sorriso a Ryo, ma il ragazzo non aveva ancora finito.
Si girò verso Shin.
"Devo farmi perdonare anche da te. Non riuscirò mai a trovare
le parole per chiederti scusa come si deve: te ne ho dette troppe. Così
decidi tu come dovrò espiare: farò qualunque cosa mi chiederai."
Shin sorrise e non si lasciò sfuggire l'occasione: gli occhi
gli brillavano di una luce insieme maligna e divertita. "Visto
che lo chiedi tu
Voglio che riordini i tuoi cassetti e la tua
metà di armadio; che pieghi le magliette, le calze e le mutande
e che dividi tutto in base ai colori; e che non lasci mai più
le tue calze sporche appallottolate sotto il letto... Puzzano da morire!"
Il viso di Shu assunse una intensa colorazione rossastra. "Eih,
eih!", balbettò a disagio. Lo guardavano tutti: Touma e
Seiji quasi con disgusto, mentre Nasty sembrava combattuta tra la voglia
di ridere e quella di spaccargli sulle natiche un cucchiaio di legno.
Ryo lo guardava con due occhioni immensi nel visetto sottile: sembrava
più giovane che mai.
"Allora è per questo che Shin era sempre tanto pallido la
mattina, quando si alzava", disse Ryo a mezza voce, in tono riflessivo.
Seiji lo strinse e ridacchiò. Shin annuì con espressione
commossa: "Ho sopportato notti indicibili, tra quella puzza orrenda
e il suo russare."
"Quanto al russare, ha fatto i chiodi a tutti", sospirò
Touma.
Shu diede un'occhiataccia circolare a tutti loro. "Ma certo! Tutti
addosso al mangione, eh?", sbottò, ma sul suo viso andava
allargandosi un sorriso lungo da un orecchio all'altro.
Nasty li osservò tutti con il cuore gonfio di un affetto così
intenso, quale non aveva mai provato fino a quel momento. Li avrebbe
voluti vedere sempre così, uniti e di buon umore, ma avevano
una situazione molto difficile da affrontare e, come sempre, il tempo
era molto poco.
"E' mezzanotte passata, ma dobbiamo ancora discutere di una cosa
di estrema importanza, quindi propongo di fare un'altra piccola pausa
e poi tu, Ryo, dovrai esporci quella soluzione che dici di aver trovato",
disse. Mentre parlava, la sua voce era diventata molto decisa.
Ryo la guardò, poi annuì impercettibilmente. Seiji, che
ancora lo abbracciava, avvertì il brivido che lo percorse e lo
guardò con aria interrogativa.
"Sarà una bella botta", sussurrò Ryo, alzandosi.
"Siamo pronti a tutto", rispose Touma.
Ryo, però, non udì le sue parole perché era già
sparito in cucina, dove presto lo raggiunsero anche tutti gli altri.
4.
"Ora racconta la tua visione", disse Nasty a Ryo e per incoraggiarlo
gli strinse una mano.
Il ragazzo gliela strinse a sua volta e così la tenne per tutto
il tempo che parlò, dopo essersi assicurato dell'approvazione
di Touma - espressa con un sorriso. Touma lanciò una fugace occhiata
a Seiji, ma sul viso dell'amico non c'era altro che interesse per ciò
che Ryo stava per rivelare.
Erano riuniti tutti in sala da pranzo, in una 'tavola rettangolare',
come aveva detto Shu parodiando la 'tavola rotonda' di Re Artù
e dei suoi cavalieri. Il suo sforzo di alleggerire un po' l'atmosfera
era stato ricompensato da qualche risata, ma adesso erano tutti seri.
Dopo un lungo momento di silenzio, Ryo cominciò a raccontare
tra alti e bassi, interrompendosi spesso per poi ricominciare quando
pensava di non aver parlato in modo chiaro. La relazione tra la visione
e i sogni dell'amico fu subito evidente a tutti. Quando, infine, Ryo
rivelò che l'intento di Vampa era quello di farlo impazzire,
così che non potesse più opporre resistenza ai suoi tentativi
di usarlo come semplice portatore, e che per ottenere il suo scopo l'Armatura
non avrebbe esitato a far sì che lui uccidesse loro con le sue
stesse mani, e quindi sacrificasse le altre Armature, ognuno dei ragazzi
comprese che l'amico era veramente al limite e che non avrebbe potuto
sopportare ancora per molto visioni di quel genere.
"Le Armature non hanno pietà", sussurrò Shin,
evidentemente ripensando a quando si erano ribellate per combattere
contro l'Imperatore Splendente Nero. "Non hanno un cuore, ecco
perché noi possiamo controllarle", aggiunse poi con decisione.
"Sì", disse Ryo. "Ma così come possiamo
tenerle in vita, possiamo distruggerle."
Gli altri lo guardarono con tanto d'occhi. Persino Touma.
"Che stai dicendo?", chiese.
"Pensateci: fino ad ora ci sono state date Armature nate dal rancore
di un demone, Arago, e di uno spirito, Suzunagi. E' ovvio, perciò,
che esse abbiano valenze negative e che queste non svaniscano, nonostante
le virtù dei nostri cuori, nonostante tutte le nostre sofferenze
Le Armature hanno un'anima oscura: quella di Vampa si è risvegliata
e presto diventerà dominante. Io devo annientare quest'anima
oscura e donarne a Vampa una nuova." Ryo esitò un attimo,
poi concluse tutto d'un fiato: "La mia."
Le parole di Ryo furono accolte da un silenzio così assoluto
che al ragazzo sembrò di essere diventato sordo. Adesso gli altri
avevano anche la bocca spalancata, oltre agli occhi, e ogni traccia
di colore era svanita dai loro volti.
"Parli al singolare
Vuoi farlo tu solo", disse Touma.
"Quando dicevi di aver trovato una soluzione non intendevi dire
che dovevamo farne parte anche noi."
Ryo sospirò. "Il problema sono io", disse.
"Non sei tu!", ruggì Touma. "Il problema sono
le Armature, TUTTE le Armature!"
"Noi cinque siamo una cosa sola", disse Shin, arrabbiandosi
anche lui. "Quel che succede a te, succede anche a noi."
Ryo aprì la bocca per rispondere, ma Seiji calò con forza
una mano sulla superficie del tavolo. "Non ci provare", gli
intimò in tono glaciale. "Guai a te se dici che tocca a
te solo e che non ci permetterai di rischiare."
Ryo scosse il capo. "L'hai già detto tu. Sapete che è
vero." Anche lui si stava scaldando.
"Dannazione a te! Allora non hai capito niente di quello che ti
ho detto ieri mattina!", sbraitò Touma. Per la prima volta
da che lo conosceva, il ragazzo aveva una gran voglia di prendere a
pugni Ryo.
"Ti sbagli", disse Ryo con decisione. Si sporse sul tavolo,
con le mani strette davanti a sé, imitando inconsciamente la
posizione che Touma aveva assunto quando lo aveva rimproverato di non
permettere ai Samurai di ricambiare la sua amicizia. "Ho capito
perfettamente e ricordo tutto, alla lettera. E infatti intendo chiedere
il vostro aiuto
per essere certo che tutto andrà bene."
"Non mi piace", sbottò Shu. "Non so che cos'hai
in mente, ma sono sicuro fin d'ora che non mi piacerà!"
Ryo sorrise, triste. "Quando ci sono di mezzo le Armature, non
c'è mai niente di bello." Il ragazzo allungò una
mano e prese quella di Touma. "Devo farlo", disse con semplicità.
"Sindrome dell'agnellino sacrificale", borbottò Shu.
Ryo gli tirò una gomitata. "Un giorno o l'altro dovrò
fartela pagare per questa carognata."
Shin scosse la testa. "Shu ha ragione."
Ryo sbuffò. Stava per perdere del tutto la pazienza. "Ma
mi ascoltate o no, quando parlo? Volete capire che se non fermo Vampa
finirò per uccidervi?"
"O per essere ucciso", lo interruppe Nasty, con un pericoloso
scintillio negli occhi. "Vuoi prestare un po' della tua attenzione
anche a QUESTO, per favore? Vuoi renderti conto una volta per tutte
che il rischio che corrono Touma, Seiji, Shin e Shu è MARGINALE?"
"Nasty ha ragione", disse Seiji con il tono di chi non ammette
repliche.
"MARGINALE", ripeté Ryo con disprezzo. Si alzò
in piedi e li guardò tutti dall'alto in basso. "Quanto vi
SEMBRERA' MARGINALE, il pericolo per le vostre vite, quando evocherò
l'Imperatore Splendente? Avete idea di che cosa potrei combinare con
quell'Armatura, quando sarò andato fuori di testa?... Ah!, vedo
che nessuno ci aveva pensato. Ora posso sperare che mi ascolterete?
Per evitare questo disastro, io DEVO annientare Vampa PRIMA che lei
annienti me!"
"Va bene, allora!", disse Touma a denti stretti. Era ancora
furioso e fronteggiava Ryo in piedi, guardandolo negli occhi. "Avanti,
dicci che intendi fare, ma se la tua soluzione non otterrà l'approvazione
di tutti non se ne parlerà più!"
Ryo cominciò a scuotere il capo, frustrato. Le guance gli si
arrossarono e gli occhi divennero due tizzoni ardenti di una luce azzurra
intensissima, tanto che era quasi difficile guardarli direttamente.
Era veramente in collera. Nessuno dei ragazzi, Nasty inclusa, aveva
mai visto Ryo davvero arrabbiato. Forse quella era la prima volta persino
per lui, che in quel momento non si rendeva conto di essere terribile.
{Come uno degli antichi dei pagani}, pensò Nasty con un brivido.
Ryo aveva davvero in sé la potenza di un vulcano: sapeva essere
sereno, affascinare ed incantare con la sua bellezza, proteggere e scaldare
con il suo calore, ma in un istante poteva diventare feroce e indomabile
e far sentire chiunque piccolo piccolo al suo cospetto.
{Diventerà un uomo straordinario
se non si fa ammazzare
prima.}
"Non ci sono altre soluzioni. Credete che io per primo non le abbia
cercate?", disse Ryo, quasi urlando. "Sindrome dell'agnellino
sacrificale
Al diavolo! Non crediate che mi diverta l'idea di
morire giovane: ho altri progetti, per il mio futuro!" L'ira di
Ryo svaporò rapidamente com'era sorta. "Ho bisogno del vostro
aiuto, se mi starete vicini so che tutto andrà bene."
Gli occhi del ragazzo, fino a poco prima fiammeggianti, adesso imploravano,
ma nessuno degli altri riuscì a ricambiare il suo sguardo: nessuno
di loro era disposto a rischiare la vita dell'amico, nemmeno per esaudire
la sua richiesta, nemmeno per dimostrargli la loro fiducia. In quel
momento, Byakuen si alzò e venne ad appoggiare il capo su una
gamba di Ryo. I suoi grandi e miti occhi castani si fissarono sul volto
del ragazzo con un'espressione di amore e di fedeltà assoluti.
Il ragazzo gli sorrise e lo accarezzò sotto il muso.
"Byakuen si fida di me."
Seiji sospirò. "Anche noi."
Ryo li guardò tutti a lungo, uno ad uno, finché ciascuno
non abbassò lo sguardo davanti al suo. "Allora accettate
senza se e senza ma di darmi il vostro aiuto." Un piccolo sorriso
tese un angolo delle labbra del ragazzo. "So che questo è
dispotismo
"
"Spiegaci quello che hai in mente", disse Touma, rassegnato.
Il cuore di Ryo ebbe un fremito doloroso: non aveva mai sentito quella
nota di disperazione nella voce del suo migliore amico. Touma aveva
sempre confidato in lui, persino quando lui stesso dubitava delle sue
decisioni e delle sue azioni. Seiji, Shu, Shin e Nasty avevano negli
occhi la stessa espressione turbata e impotente. Così, questa
volta, toccò a Ryo confortare e il ragazzo non si risparmiò,
ma fece in modo che il suo potere raggiungesse anche la mente e il cuore
di Nasty, includendo per la prima volta la ragazza nel vasto cerchio
del suo essere. Molte volte gli altri quattro Samurai avevano cercato
di descriverle che sensazione si provasse ad essere avvolti dal calore
di Ryo, ma non erano mai riusciti a farle capire appieno che cosa significasse
essere compresi nel suo amore senza limiti e privo di egoismo.
Ryo non sviluppò alcun alone eppure tutti si ritrovarono investiti,
dentro e fuori, della sua forza e della sua passione. Un fiume infuocato
e impetuoso ridestò le menti dei Samurai e di Nasty, appannate
dalla preoccupazione. Un calore intenso e soffice avvolse i loro cuori,
restituendo loro coraggio e fiducia. Ben presto una nuova potente sensazione
di benessere si diffuse nei ragazzi, che si sentirono risollevati e
persino euforici, tanta era adesso la convinzione che nulla avrebbe
potuto opporsi ai Samurai Troopers.
{Ecco: è questo, dunque, ciò che sente Ryo persino quando
tutto gli è contro.}
Non c'era di che stupirsi, pensò Nasty, se persino Touma e Seiji
non potevano fare a meno di lui. La ragazza aprì gli occhi e
guardò verso Ryo. Il suo viso era tranquillo e deciso, rischiarato
da un lieve sorriso. Come il suo, erano i volti di tutti gli altri ragazzi.
Le loro mani, anche le sue, si erano intrecciate di loro spontanea volontà.
Erano tutti una cosa sola.
5.
Anche Byakuen venne incluso nell'essere di Ryo: per nessun motivo al
mondo, il ragazzo lo avrebbe mai tenuto fuori da quella comunione.
La tigre aveva sperimentato infinite volte quel potere che Nasty sentiva
per la prima volta. Lo aveva avvertito, tanti anni prima, in un bambino
di quattro anni che vagava sotto la pioggia nel bosco - quello dietro
il tempio in cui era stato accolto dopo aver perduto la madre ed essere
stato abbandonato dal padre - con il suo impermeabile giallo e gli stivaletti
di gomma rossa. Lo aveva ritrovato, appena un po' più forte,
nel bambino di sette anni che giocava da solo in riva al fiume, lontano
dagli altri, cercando sassi colorati; e poi, ancora, nel ragazzino di
dieci anni che sapeva attirare a sé cerbiatti e scoiattoli. Da
quel ragazzino lui aveva condotto il venerabile Kaosu, allora alla ricerca
di un cavaliere per l'Armatura della Vampa: la corazza più difficile
da gestire. Con il trascorrere del tempo, quel potere era cresciuto
così come era cresciuto, non solo fisicamente, il ragazzo che
aveva adottato: Byakuen aveva fiducia in lui.
Pervaso dallo stesso benessere che avvertivano gli altri, e trascinato
dall'impeto del suo affetto per Ryo, la tigre non riuscì a trattenersi:
si staccò dal giovane, interrompendo il contatto che li univa
tutti, balzò di lato e, piazzatosi a zampe larghe, proiettò
verso l'alto la testa e spalancò le fauci emettendo un ruggito
intenso e trionfante.
["Vinceremo!"]
Ryo scoppiò a ridere, quella risata libera e selvaggia in cui
prorompeva ogni volta che lanciava tutto se stesso nella lotta, credendo
fermamente nel vincolo dei Samurai Troopers.
"Puoi scommetterci!"