Episodio 2
Il sole era quasi tramontato, e stavano calando le prime ombre della
sera.
Buffy era seduta sul suo letto. Stava giocando con un peluche a forma
di coniglietto. Era assorta nei suoi pensieri.
Chissà dov'era Spike, cosa stava facendo, se stava bene. Un mese
prima aveva pestato due vampiri vicino al bar di Willy per ottenere informazioni
ed era venuta a conoscenza che lui si trovava in Africa. Questi avevano
sghignazzato che lui ci era certamente andato per rimuovere il chip e
stavolta l'avrebbe uccisa senza pietà. Un bel record da Guinness
dei Primati: tre cacciatrici!Quegli idioti li aveva ammazzati. No,non
voleva Spike nuovamente malvagio: l'avrebbe dovuto impalettare. Era l'ultima
cosa al mondo che desiderasse. In quella lunga estate aveva scoperto che,
in realtà, le mancava terribilmente e ne era innamorata più
di quanto credesse. Quella scoperta, purtroppo, l'aveva pagata cara: lui
era già partito da un pezzo. Non aveva più fatto la ronda
al cimitero di Restfield, se no il dolore e lo strazio lacerante che sentiva
dentro sarebbe diventato insopportabile.
Quando Willow era diventata malvagia, lei non riusciva ancora a crederci,
e in quei momenti di nera disperazione avrebbe desiderato che ci fosse
Spike accanto a lei che la consigliasse o semplicemente confortasse. Meno
male che alla fine era arrivato Giles che, in qualche modo, era riuscito
a darle man forte...ma lui non c'era. A volte con Willow, che adesso si
era abbastanza ripresa, parlava di lui e lei le diceva che doveva dimenticarlo,
soprattutto per la questione dello stupro. Puntuale come un orologio,
poi, sopraggiungeva Xander a dare al vampiro biondo del bastardo e altre
cose irripetibili. Le veniva la nausea a sentire parlare così il
suo migliore amico. Sapeva che quello che Spike le aveva fatto era sbagliato,
però lei non si sentiva di condannarlo per tutto. Lei sapeva che
il suo era stato un gesto disperato. Vedeva quanta passione e amore c'era
in lui per lei al solo incontrare il suo sguardo. Quel giorno il demone
che era in Spike aveva prevalso: i suoi occhi erano diventati neri come
la notte. Aveva avuto paura, un terrore pazzesco, peggio di quando erano
nemici. Forse non doveva giustificarlo ma...lo amava. Ecco perchè
nel momento in cui Xander l'aveva vista in quello stato e voleva vendicarla
,l'aveva fermato e gliel'aveva impedito. Infatti, aveva capito dagli occhi
del vampiro, che erano ridiventati blu, che lui se ne era subito pentito...
Oppure era andato in Africa per non tornare più. Scansava immediatamente
questa ipotesi perchè se l'avesse veramente considerata, il mondo
le sarebbe crollato addosso. Lei si voleva illudere, sperare fino all'ultimo
in un suo ritorno.
Si addormentò, forse esausta per il troppo pensare, inconsapevole
di un ragazzo biondo platino che la stava osservando dalla finestra.
La brezza notturna che entrava dalla finestra della sua stanza muoveva
dolcemente i suoi capelli dorati. Pensò che era bella anche quando
dormiva. Dio, quanto avrebbe voluto avvicinarsi, toccarla e farla nuovamente
sua. No, non poteva. La sua anima glielo impediva, ma sapeva che non era
solo quello a frenarlo. Il suo demone l'amava come lui, se non di più,
chi può dirlo. Lo dimostrava il rimorso per lo stupro. Accadeva
di rado,o addirittura mai che un vampiro pensasse di riprendersi quello
che gli era stato strappato in vita: l'umanità. Sarà stato
il chip ad avergli combinato quello strano scherzo del destino? Era confuso.
Un demone con installato un marchingegno per il controllo comportamentale
era già singolare, immaginarsi uno che desidera riottenere la sua
anima per spontanea volontà!!! No, non era stata la sua ragione,
perchè in qualità di vampiro avrebbe potuto "trasformare"Buffy
in qualsiasi momento dell'anno precedente per rendere la situazione più...agevole,però
non si era permesso: non l'aveva neanche pensato. Decisamente quello che
l'aveva spinto a recarsi in Africa era un sentimento estremamente profondo:
l'amore.
Desiderava che Buffy lo amasse. Gli sarebbe bastata anche una briciola
di affetto sincero...ma non si può forzare una persona ad amare.
Nel suo cuore, probabilmente,c'era ancora Angel. Incontratisi per volere
del fato,si erano contemporaneamente sia amati che odiati. Loro, invece,
si erano sempre odiati,persino nei momenti di intimità. Lei l'aveva
odiato perchè le era "indispensabile", lui perchè
era fin troppo al corrente di essere un giocattolo nelle sue mani.Si era
illuso, semplicemente. Angel senz'altro non era degno di Buffy quanto
lui. Erano entrambi dei vampiri. Potevano soddisfare solo in parte i bisogni
di una compagna umana.
Se Shakespeare avesse saputo dell'esistenza di cacciatrici e vampiri avrebbe
scritto una tragedia simile alla loro. Gli venne da sorridere, consapevole
che non c'era da scherzarci sopra. La realtà era lì, nuda
e cruda.
Lei avrebbe sempre amato il suo vampiro con l'anima fino alla morte e
avrebbe tenuto perennemente un atteggiamento di disprezzo nei suoi confronti.
Tra l'altro non aveva il diritto lui, che era stato un killer spietato,
di sfiorarla nemmeno con un dito. Ah, che dannato mal di testa! Gli faceva
male pensare a uno come lui,così istintivo fino a qualche mese
prima!Maledetta anima! Come di consueto non si era curato molto delle
conseguenze che comportava possederla.
I suoi occhi, che avevano vagato altrove, si riposarono sulla splendida
donna che dormiva placidamente nel suo letto.
Sospirò. Le lanciò uno sguardo carico di un amore infinito,
si calò cautamente dal tetto e intraprese la strada verso la sua
dimora.
+ + +
La bambina dai capelli scuri stava giocando. Si trovava in mezzo ad una
sala immensa, antica e gelida, nonostante fosse inondata dal sole.
La piccola stava osservando una bambola bendata con un nastro di seta
viola. Era assorta. Sembrava quasi che la stesse ascoltando.
-No, no, Miss Edith...perchè mi racconti cose tanto cattive -singhiozzò
la bimba. Si alzò di scatto e scaraventò il giocattolo dall'altro
lato del salone, con una forza non comune per una della sua età.
Era rossa in volto e aveva gli occhi pieni di lacrime.
-IO SONO UN VAMPIRO! Hai capito?! -gridò, e si mise a ripetere
la frase continuamente, battendo il piede destro per terra.
-Ah,si? Allora spiegami perchè stai in piena luce del giorno -ora,
era la bambola che le aveva parlato. Telepaticamente.
La bambina sgranò gli occhi, come se fosse stata colta in flagrante
da qualcuno a rubare caramelle.
Cacciò un urlo disumano.
+ + +
-Cosa vuoi fare col televisore? Lo vuoi portare con te?-gli domandò
sbrigativa.
-Che hai intenzione di...?- Spike era lì,i ncredulo, sulla soglia
d'ingresso della cripta.
-Ho scovato un appartamento sotterraneo vicino la scuola che fa al caso
mio e pensavo che potevi venire anche tu a stare insieme a me. -sorrideva.
-Vorrei sapere che diavolo di necessità ci sia per spostarsi da
un luogo sicuro quanto una roccia come questo! Qui c'è tutta la
mia...vita!!! Adesso tu arrivi all'improvviso e cambi tutto? Mi dispiace,ma
io rimango dove mi trovo!- si sedette con le braccia conserte sulla poltrona
verde bottiglia in tono di sfida.
Jane si massaggiò le tempie. Certe volte William era veramente
stressante. Perchè doveva avere una testa tanto dura?
-Ti prego, William, non ti comportare da neonato...Non ho assolutamente
voglia ne tempo di stare a sentire le tue inutili ragioni: traslochiamo.
PUNTO E BASTA. -era convinta.
Non aveva mai alzato le mani su di lei, però in quel momento l'avrebbe
fatto se non ci fosse stata la sua anima a fermarlo.
-Se vostra altezza me lo concede, vorrei porle una semplice domanda: perchè?-
la stava fissando intensamente, attento ad ogni sua minima reazione.
Lei guardava da un'altra parte.
-Ho imparato che è meglio non fidarsi delle apparenze.
Insomma,io due notti fa non ho trovato niente di niente. Nessuna traccia
dei membri della setta. Consideriamo per un attimo che loro, comunque,
conoscano il mio nascondiglio, sono fregata. Mi trasferisco per stare
più tranquilla -si bloccò, poi la sua bocca , un istante
prima seria, si allargò in un sorriso. Lo stava guardando divertita.-
Credo che la tua amata cripta non sia un posto tanto indicato per una
battaglia o per proteggere persone! La porta è facilmente sfondabile
e ...l'edificio è anche crollato!!!Scusa, tu questo lo chiami un
luogo sicuro? - rise.
-E' stata distrutta da una bomba, signorina! Non è saltata per
aria di sua spontanea volontà!-ci tenne a precisare Spike.
-Come vuoi. Il punto è sempre quello...Dai, Willy,f ammi contenta!
Esaudisci un mio desiderio.-fece finta di lagnarsi.
-Troppi ne ho esauditi di tuoi...- affermò ironico.
Si alzò dalla poltrona e guardò la sua "casa".
-Porto io il televisore,intesi?
Era da quando era entrata che sentiva degli occhi puntati su di lei.
Ballava ma con la coda dell'occhio scrutava la sala del Bronze. Eccolo!Era
seduto al bar,un uomo di mezza età... li ammettevano in quel locale?!
Bah!
Non cercava qualcuno in particolare, però dallo sguardo e da alcuni
atteggiamenti riuscì a capire che non era un tipo molto raccomandabile.
Non si sarebbe avvicinato a ballare, assolutamente. Avrebbe attirato subito
l'attenzione e sarebbe stato estremamente sbagliato. Semplicemente, avrebbe
seguito una ragazza che gli interessava in modo speciale nell'istante
in cui sarebbe uscita. Classica mossa. Che gran figlio di .......!!! Ed
era umano, poi dessero la colpa alle forze dell'oscurità: vampiri,
demoni e compagnia bella!
Spesso gli esseri umani sono più pericolosi di un qualsiasi demonio.
Si, le sarebbe proprio piaciuto giocarci un po'.
Si staccò dalla pista da ballo e si diresse sensualmente verso
il bar. Dimostrava sedici anni ma aveva già un corpo abbastanza
formato. Chiese un'aranciata e l'uomo immediatamente si offrì di
pagargliela. Lei gli lanciò un sorriso malizioso. Il pesce aveva
abboccato.
Willow stava passeggiando per le vie di Sunnydale, senza una meta ben
precisa.
Aveva un appuntamento al Bronze con Xander. Ultimamente lui aveva avuto
un gran da fare con la sua attività : dopo che lei era tornata,
si erano presentate poche occasioni di incontrarsi.
Non era uscita molto in quel periodo. Solo qualche volta per andare al
supermercato vicino o per portare fiori alla tomba di Tara. Tara ...no,
era inutile pensarci o avere dei rimorsi, questo non l'avrebbe aiutata
a superare del tutto la sua perdita. Doveva dimenticare i momenti brutti
insieme a lei e ricordarsi di quelli felici, senza rimpianti. Era difficile.
Alcune volte si era chiesta se l'amore per Tara non fosse stato un caso
isolato. In fondo,anche se era omosessuale, non aveva mai avuto altri
occhi che per la sua defunta compagna. Va bene, guardava le ragazze carine,
ma i suoi apprezzamenti erano obiettivi, da etero, insomma. Era uno dei
tanti punti su cui urgeva fare ordine.
Decise che sarebbe arrivata in anticipo al Bronze, voleva sorprendere
Xander con la sua puntualità! ...Ma cosa diamine stava pensando?!?!
Quello non era un appuntamento tra fidanzati, bensì tra amici ...o
forse no?
-Allora,vuoi fare quattro salti con me, piccola?
Willow sobbalzò. Si girò. Non c'era nessuno. Si accorse
che la voce proveniva dal vicolo dietro il Bronze.
Stando attenta a non produrre il minimo rumore, si precipitò in
quella direzione. Sicuramente l'uomo che aveva parlato aveva intenzioni
tutt'altro che buone. Doveva salvare la ragazza che certamente si trovava
fra le sue grinfie.
Si sporse, cauta, dal muro, su cui si era appoggiata, per vedere. C'era
un uomo sulla cinquantina che bloccava una sedicenne, forse, alla parete
di un edificio. Stava per sbucare fuori e gridare a lui di allontanarsi
subito da lei se no avrebbe chiamato la polizia, quando udì questi
frammenti di discorso.
-Cosa vuoi farmi?- disse provocante la ragazza.
-Di tutto. Voglio farti raggiungere il paradiso, baby.- rispose lui eccitato.
Le sfuggì una risatina.
-Peccato che l'unico posto che raggiungerai sarà l'inferno!-sibilò
lei.
Fu un attimo. Il tempo di vedere le pupille della ragazza diventare rosso
ocra che già quel "malcapitato"era stato sbattuto dall'altra
parte del muro.
Willow sussultò.
L'uomo era sospeso in aria, come se un essere invisibile lo trattenesse,
ma la donna dai capelli rossi sapeva che non era così. Era magia.
Il "poveretto" era terrorizzato e faceva fatica a respirare,
evidentemente per le numerose costole rotte causate dall'impatto.
Willow rimaneva a guardare la scena. Impietrita dalla paura. Chi era quella
ragazza che possedeva una forza simile?
-Chi sei?- chiese l'uomo,compiendo un enorme sforzo.
-L'ultima cosa che vedrai.- rise- Ti piace come frase ad effetto?
-P-puttana!- e le sputò.
Lei gli rimandò indietro,letteralmente,il suo sputo,che andò
a colpire la faccia di lui.
-Visto? Tutto si ritorce contro di te!- sorrise.
Willow notò, però, che non era un sorriso di beffa o ironico...era
triste. Perchè? Sembrava fuori luogo in una situazione in cui lei
era, in teoria, la cattiva. Non capiva.
-Comunque, non avresti assolutamente dovuto insultarmi in quel modo!-
i suoi occhi, adesso, erano neri come la notte.- La tua fine sarà
parecchio dolorosa...
-No, ti prego.- supplicò lui.
-Spiacente, dovevi pensarci prima, bastardo!!!- gridò e con il
solo potere mentale gli provocò uno squarcio profondo nel petto.
L'uomo urlò di dolore.
E in quell'istante Willow si ricordò di lei e ...Warren. La sua
morte.
Si mise le mani tra i capelli, sconvolta, spalancò gli occhi e
gridò:
-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Jane si voltò. L'urlo della donna l'aveva richiamata alla realtà.
Che stupida era stata! Aveva agito d'impulso, senza usare la testa. Ora,
quella donna l'aveva scoperta... Doveva ucciderla? Diamine, due cadaveri?No,
se avesse lasciato una scia di corpi lungo il suo cammino l'avrebbero
notata.
La rossa la guardava ma era come se non la vedesse. Aveva gli occhi sbarrati.
La osservò attentamente. Mmmmh... pure lei doveva avere i suoi
peccatucci. La sua, per sfortuna, debole Vista percepì che era
una strega. La sua magia era ridotta a una fiammella, residuo di un potere
che in precedenza era stato certamente più grande.
Non aveva tempo di stare lì a scrutare nel suo passato.
Gettò un'occhiata all'uomo ancora sospeso in aria, in fin di vita.
Per lui era probabilmente finita. Ghignò.
Le dispiaceva per quella donna che soffriva a vedere una scena, che a
quanto pareva le faceva rivivere qualcosa di doloroso, però quel
bastardo meritava di essere ammazzato...
Il grido della strega era stato sentito e già lei udiva le voci
dei buttafuori del Bronze e della gente che si trovava in strada. Che
bel casino!
Scappò, poichè non c'era nient'altra scelta. Non poteva
ultimare l'opera, e comunque quell'uomo non sarebbe potuto andare troppo
lontano con simili ferite.
Scoperchiò un tombino, dio come odiava fare tali cose, e scese
nelle fogne.
Xander arrivò con qualche minuto di ritardo. Sperava che Willow
non lo stesse aspettando davanti all'ingresso del Bronze con il broncio
perchè non sarebbe stato un buon approccio per passare una bella
serata. Ehi, frena! ...una bella serata? Ma che gli veniva in mente?!?!
Il cuore di Willow era in pezzi per il fattore Tara ed era omosessuale!Quindi
il discorso era chiuso ancora prima di incominciarlo: TABU'!!!
Nel frattempo che rimuginava su questi pensieri assurdi, scorse un gruppo
radunato di gente. Si avvicinò e la vide. La vide con gli occhi
sbarrati accanto ad un corpo che sembrava non respirasse più. Gli
mancò l'aria. Allora non era vero che si era ripresa? E cosa ci
faceva quell'uomo moribondo ai suoi piedi?
Voleva gridare al mondo intero perchè, voleva sapere cosa diavolo
era successo, riuscì solo a urlare:
-Chiamate un'ambulanza!Presto!
L'uomo si chiamava John Evans, era uno stupratore noto alla polizia di
Sunnydale. Aspettavano che si scoprisse per catturarlo, come in un certo
senso era accaduto. La vittima l'aveva conciato per le feste. Era in coma.
Willow rispondeva alle domande dell'agente, fredda e impassibile. Xander
la conosceva bene: buona parte della storia che raccontava era inventata.Però
cosa poteva fare? Rivelare al poliziotto che era stata lei a ridurre quell'uomo
nelle condizioni in cui era? Perchè era questo che il giovane uomo
credeva.
Finito l'interrogatorio, uscirono dalla centrale. Non l'avevano arrestata.
Secondo la polizia era stata legittima difesa. Una giustizia da discutere,
però in quel caso, per Xander, era molto meglio così.
Le fece una semplice e dolorosa domanda:
-Will, perchè l'hai fatto?
Lei lo squadrò, incredula. Non capiva.
-Potevi benissimo gridare aiuto, scappare, graffiargli al massimo la faccia
con le unghie... perchè ridurlo in quel modo?- le chiese dolcemente.
Willow diventò isterica.
-Cosa?! Credi sul serio che l'abbia fatto con la...?!?!- la gola le si
strinse, non riusciva neppure a pronunciare quella parola- Non sono stata...
Un momento,tu pensi che sia stata io? Oh,mio dio...- era sconcertata.
-Andiamo, Will, c'eravate solamente tu e quell'Evans nel vicolo: non ci
sono possibilità.- affermò drastico. Era tremendamente serio.
Non si potevano ripetere gli avvenimenti dell'anno passato. Lo avrebbe
impedito.
-Xander, per piacere, cresci!-il suo tono era perentorio.
Si allontanò da lui, affrettando il passo. Xander la raggiunse
e l'afferrò per un braccio.
-Ti prego, almeno confidati con...- non fece in tempo a completare la
frase che lei lo spinse, facendogli perdere l'equilibrio, e cadde a terra.
Lei si girò e lui si accorse che piangeva.
-Pensi che sia andata in Inghilterra per niente, che il lavoro con Giles
non sia servito a nulla?! Sono quei maledetti ricordi che mi hanno messa
in crisi!!! Volevo aiutare quella ragazza ma ho visto...- frasi sconnesse.
Era evidente che fosse scioccata.- E quell'uomo, quelle ferite ...la ragazza
aveva presso a poco l'età di Dawn, non l'ho vista bene ...Io credo
di essermi ritrovata davanti Warren e ...- stava singhiozzando. Si nascose
il viso fra le mani.
-Non sono stata io!!! Per favore, Xander credimi!
Xander si rialzò. Improvvisamente la donna che gli stava di fronte
gli aveva ricordato la ragazza del liceo:l a piccola, fragile e indifesa
Willow. L'abbracciò forte.
-Shhh, non ti preoccupare. Ti credo.- le disse baciandole la testa.
Doveva riportarla a casa e avvisare Buffy. La storia della ragazza, non
sapeva come mai, lo inquietava.
+ + +
-Aha! Si può sapere dove diavolo è stata Miss Traslochiamo-ma-poi-sistemi-tutto-tu-in-casa?
-Spike era indaffarato col tubo del lavandino della cucina della sua nuova
casa che perdeva -Ecco perchè il prezzo era così basso!
Dannazione!- si era beccato uno schizzo d'acqua in pieno volto.
Lei rise.
-E' solo un lavandino, William!- ridiventò seria.
Lui si asciugò con un asciugamano. Si voltò verso di lei.
-Wow! Si direbbe che tu abbia compiuto un bel giretto turistico nelle
fogne, orsacchiotta!
-In effetti...-si sforzò di sorridergli. Era di pessimo umore:
il vestito era ormai più irrecuperabile del Titanic e sentiva un
senso di vuoto e insoddisfazione dentro immensi. Forse era colpa di quella
dannata strega dai capelli rossi!
Spike notò che c'era qualcosa che non andava.
-Hai incontrato...
-Che? No, no, no! Tutto a posto! Mi sono anche d-divertita.
Cavolo, balbettava? Non era proprio da lei, gli venne da pensare a Spike.
Jane si avviò verso il bagno.
-Mi faccio una doccia.- spiegò.
Quella ragazza era più impenetrabile di un muro. Non c'era rimedio!
Ma se non c'erano stati guai con quelli della setta, cosa era accaduto
di tanto clamoroso da far turbare quel bel visino?
Spike si rimise a lavorare sotto il lavandino. In fondo, Jane stava crescendo
e i problemi di minor portata se li poteva benissimo risolvere anche da
soli. Peccato che si sbagliasse. Si sbagliava davvero di grosso.
Continua...
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