Figlia delle tenebre

 

Episodio 3

 

Nota: Darla nn è morta in questa ff e di conseguenza Connor nn esiste(anke se mi sarebbe piaciuto mettercelo...).Detto questo,BUONA LETTURA!

Rose rosse. Le odorò. Aaaah ...erano fresche. Chissà chi era? Erano alcune settimane che a Buffy arrivavano scatole di rose rosse e lei ogni giorno, sempre con maggior interesse, si domandava chi fosse il suo misterioso ammiratore segreto.
Era ormai notte fonda ma lei non andò a dormire. Non ce la faceva da molto tempo. Era convinta che se si sarebbe sdraiata su quel grande letto, avrebbe automaticamente pensato a lui, a quanto lo amava. Erano passati più di tre mesi dalla sua partenza e lei non si era scoraggiata, non si era rassegnata all'evidenza. Lui non sarebbe tornato.
Una lacrima le rigò la guancia e stava per mettersi a piangere quando bussarono alla porta. Si asciugò in fretta il viso col dorso della mano e nella confusione del momento credette che si trattasse di lui. Le si contraè lo stomaco e il cuore iniziò a batterle furiosamente. Aprì la porta e ...cavolo era Xander! Che voleva a quell'ora?!
-Mi fai entrare?- chiese in un tono che pareva una supplica.
Era bianco cadaverico.
-Ehi, ehi, ehi! Calma un minuto,mica lo so se è una saggia idea farti entrare!- esclamò sospettosa.
-Eh? Buffy sei impazzita?- domandò lui incredulo.
-Mmmh ...forse ...mi sembri troppo pallido.
-Buffy, Willow sta male e ...come sono troppo pallido?-chiese, sentendo che non ci stava capendo niente.
L' espressione dubbiosa di Buffy si tramutò in preoccupazione.
-Will?! Oh, santo cielo...
Xander fece per entrare.
-Aspetta,aspetta,aspetta!
Toccò il suo braccio.
-Waaah! Sei caldo! Ok, adesso accomodati pure.- sorrise.
-Grazie.- disse scocciato.
La bionda chiuse la porta.
-Scusa, credevo fossi un vampiro! Però, a pensarci bene, se lo fossi stato veramente mi avresti guardato tipo un predatore e in maniera sensuale! -sorrise di nuovo.
-Io dico che tu ti stai esaurendo!- esclamò Xander ancora più sconvolto di come era entrato.

Xander finì di raccontare gli avvenimenti di qualche ora prima nel salotto. Buffy era pensierosa.
-La ragazza non l'ha vista bene, hai detto, vero?
-Si.
-Allora non c'è proprio niente da fare. -affermò rassegnata.
-Eh?!
-Bè, se quel "disgraziato" è in coma e questa ragazza si è volatilizzata , per modo di dire, ...non possiamo agire. Tra l'altro non sappiamo nemmeno se è umana o una sorta di demone vendicatore che ...
-Non è una donna, è una ragazza. -disse Xander con un velo di tristezza di cui Buffy non si accorse.
-Questo è quanto ha dichiarato Will, ma lei stessa non l'ha identificata bene ...-
-Non è una donna! Lei non farebbe ...no, no, -buttò indietro la testa, sospirando- o almeno credo.
Buffy ,che stava per ribattere, capì e si bloccò. Fu inorridita da se stessa per quello che aveva osato obiettare davanti a Xander.
-Ehm, scusa, io non volevo. Dai, sicuramente sarà un'altra ...cosa ...- fece dispiaciuta.
-No, non importa, Buffy, davvero.- la rassicurò Xander, sconsolato.
-Stai bene?
-Abbastanza. Sto cercando di dimenticarla ...non è facile.- poi, serio- Ti ringrazio.
La donna annuì.
-Telefonerò a Giles, magari ne sa qualcosa di più.- aprì nuovamente la porta.
-Va bene.- uscì- Sai, Will era scioccata. Peccato che i brutti ricordi non si possano cancellare mai del tutto.- disse tristemente.
-Lo so.- fece Buffy comprensiva.
-Mi chiami quando scopri qualcosa?
-Certo.
Xander se ne andò.
-Ah ...Xander?
Lui si fermò a metà del vialetto che portava alla casa della sua amica.
-Si?
-Se possibile, stalle vicino.
Xander sorrise.
-Puoi contarci!

+ + +


Luci nella notte. Luci colorate. Cavallucci e piccole carrozze finte che giravano. Una giostra.
Una bambina la guardava rapita, seduta su una panchina a mangiare una nuvola bianca di zucchero filato. Le luccicavano gli occhi. Ci sarebbe voluta tanto salire.
Incontrò lo sguardo freddo di un uomo alto e imponente, capelli castano scuro sciolti sulle spalle. Abbassò gli occhi, impaurita. Non voleva la sua collera.
-Ciao, bella bambina! Vorresti fare un giro?- le domandò una splendida donna dai capelli bruni raccolti in una crocchia, indicando la giostra. Era la moglie del giostraio, l'aveva riconosciuta. La bambina scosse la testa con decisione perchè sentiva che l'uomo la stava fissando, attento alla scena.
-Su, sono diverse sere che vieni qui, l'ho notato, quindi devi compiere assolutamente un giro, signorina!- sorrise dolcemente- Un giro soltanto! Se è per il denaro, sta tranquilla, non ti costerà nulla.
La prese per mano e la bimba sembrava felice. Nel suo ottimismo di ingenua creatura pensò per un istante che lui non sarebbe intervenuto. Guardò dalla sua parte. Non c'era più. Le era di fronte, gli occhi pieni d'ira. Lanciò un'occhiata feroce alla donna.
-Tu! Vieni via con me!- ringhiò e strattonò la piccola via dalla giostraia che si era intimorita al suono di quelle parole, pronunciate con una durezza senza pari.
La bambina era paonazza.
Arrabbiata e delusa come non mai, in mezzo alla gente che affollava le vie della città, gridò:
-Io sono una bambina! E voglio andare sulla giostra!!!Tutti i genitori portano i figli lì! Perchè tu no? Perchè io non ci posso andare? Cosa ho di diverso dagli altri???
Il giovane uomo, percependo su di sè l'attenzione delle persone che gli stavano attorno, che si erano fermate, attirate dalle grida della bambina,si imbarazzò.
Si inginocchiò per terra e chiese perdono alla bimba.
-Scusami, bel gelsomino, ma tua madre sta molto male, devo accudirla e non posso spendere i soldi per una semplice giostra, sapendola a letto ammalata. Mi capisci?
La gente si commosse e lei sentiva , con il suo finissimo udito, queste frasi:
-Pover'uomo, così giovane e già con una moglie malata!-fece una signora.
-E una bambina ingrata che fa i capricci!- commentò un signore che le stava accanto.
Nessuna aveva capito che stava recitando, anzi no, mentendo spudoratamente. Che attore!
Solo lei riusciva a vedere l'espressione beffarda e di vittoria che le rivolse. Aveva vinto ancora lui. E quella notte, lei, una bambina così piccola che avrà avuto appena quattro anni, fu capace di provare un odio smisurato per la persona che le stava di fronte.

+ + +

Drusilla era stesa sul tetto di un auto. Si trovava vicino alla spiaggia.
Osservava le stelle. Aggrottò la fronte. Quella sera le sue amichette non erano chiare ...perchè si mostravano talmente vaghe?
Sussurravano, sussurravano e sussurravano.
Non la rendevano partecipe e lei era profondamente irritata.
-Siete cattive, molto cattive.- mormorò, stizzita.
-Girate, girate, vorticate insieme ...Siete agitate- balzò a terra- e avete il coraggio di non rivelarmi niente?!?!-urlò infuriata.
Si portò le mani alle tempie e iniziò a dondolarsi violentemente.
-Mmmmmh....
Stava cantando, ora, una melodia che solo lei conosceva.
-Cara, vuoi farci scoprire? Non si urla a quest'ora della notte!- sorrise malignamente- Lascia questa incombenza alle tue vittime.
Un gemito. La figura snella che aveva parlato era chinata su un ragazzo. Succhiava avida il suo sangue fresco e ricolmo di vita. Le entrava prepotente nelle sue vene vuote e la riscaldava. Staccò i canini dalla gola della vittima.
-Ne vuoi un po', Dru?-chiese in pieno volto demoniaco a una Drusilla persa nel suo mondo, che a quanto pare non l'aveva neanche udita.
Era Darla.

+ + +

Morti. Erano tutti morti i suoi compagni di giochi.
Perchè doveva andare sempre così?
Era seduta ai bordi di un grande letto a baldacchino, coperto da coltri di un viola scuro. Aveva le mani doloranti per i ripetuti pugni che aveva lanciato alla porta nel folle tentativo di farsi aprire o di buttarla giù. Impresa impossibile per una bambina.
Non aveva più voce per aver gridato fino allo sfinimento. Si sentiva vuota dentro, priva di forze per reagire. Guardava quei corpicini davanti a lei con i suoi occhi blu, lucidi. Aveva paura. Paura di se stessa. Paura dei suoi istinti.
Aveva sete. Percepiva il richiamo del sangue. Com'era possibile? Erano freddi e non poteva essere che...
La testa dorata di Evelyn, la sua amichetta, si mosse. Vide che aveva aperto gli occhi. Sbadigliava. Anche gli altri, lentamente, si risvegliarono.
Fu lì che lei comprese ogni cosa: cloroformio.
Volevano che li ammazzasse nutrendosi di loro!!! Non era uno scherzo macabro, come le era ingenuamente venuto da pensare in principio. Era spaventoso. Avevano messo i suoi amici in gabbia con un predatore estremamente pericoloso: lei.
Scacciò quei pensieri, doveva concentrarsi, trovare un sistema per non ucciderli, vinta dalla sua sete.
Ignorò la sua gola arida e il suo corpo che aveva bisogno di rigenerarsi, di energia per continuare a vivere in...quell'inferno.
Evelyn le sorrise allegramente, ancora un po' assonnata.
-Giochiamo?
La bambina sembrò pensarci un attimo.
-Sì! Facciamo un gioco tipo acchiapparella, soltanto che voi non dovete correre per questa stanza, c'è il rischio che rompiate qualcosa, ma fuori...- brava, era necessario inventare.
-Fuori?! E come? Non abbiamo le ali!!!- esclamò Johnny. Ci fu una risata generale.
-Sssst!- li zittì la bambina ponendo l'indice sulle labbra e avvicinandosi a loro- Non alzare la voce. Scenderete lungo la grondaia e io conterò fino a dieci. Dovete correre e non tornate indietro per nessuna ragione!
-Non assomiglia tanto ad acchiapparella.- affermò Evelyn poco convinta.
-Giusto! Non è molto divertente!- concordò Christopher.
Lei li fulminò con lo sguardo. Loro annuirono intimoriti. Lei era il capobanda: non si discuteva. Le duoleva comportarsi in quel modo con loro, però non aveva tempo. Stava per cedere.
Incominciò a contare velocemente: prima se ne andavano, meglio era. Li udì raggiungere la finestra, calarsi per la grondaia sino a toccare il suolo e fuggire.
Non li avrebbe più rivisti.
Adesso che era sola, percepiva con maggiore intensità il desiderio di bere. Rimpianse di aver mandato via i suoi amichetti. Avrebbe dovuto semplicemente seguire il suo istinto.
Sentì dell'agitazione al di là della camera che era stata la sua prigione per quasi due ore nella sua medesima casa. Qualcuno che dava ordini ai suoi momentanei carcerieri.
Era la sua voce.
Fu attanagliata dalla paura.
La porta si aprì e lei non fece in fretta a nascondersi.
L'uomo si guardò intorno,per una frazione di secondo mostrò di non capire.
La puntò infuriato.
La bimba non mosse un singolo muscolo per quanto era terrorizzata.
Attendeva, non sapeva con esattezza cosa.
La furia di lui esplose.
-Io corro una marea di rischi, ti servo la cena su un piatto d'argento e tu mi ripaghi così?!?!- ruggì.
Lei voleva parlare, lui glielo impedì.
-Non ti azzardare, signorina! Decido io quando è il momento di aprire bocca e, credimi, questo non lo è!
Con uno scatto felino le fu vicino. Era rapido. Troppo.
-Non mangerò mai i miei amici: MAI.- mormorò inaspettatamente la bambina.
Lui rimase sconcertato. Come aveva osato violare un suo comando? Non doveva permetterle un tale affronto.
Alzò la mano per darle uno schiaffo ma fu bloccato.
Si voltò.
Un uomo dai capelli biondo cenere lo squadrava, incollerito. Non riuscì a replicare perché questi lo spinse contro il letto e per un pelo non perse l'equilibrio.
-Non la toccare.- sibilò.
La piccola non ce la fece più. Le lacrime iniziarono a scenderle silenziose sulle guancie.
L'uomo castano le notò. Rise malignamente.
-Piangi? Non servirà a nulla. Non mi commuovi. Non mi conosci proprio, piccoletta.- e rivolto al biondino-Quanto a te, per stavolta passi, ma se provi a intrometterti un'altra volta fra me e lei, ti farò rimpiangere di essere quello che sei!- il suo tono era taglente, non ammetteva ulteriori discussioni.
I due uomini si osservarono per qualche istante. C'era una tensione in quella camera che se avesse potuto, avrebbe spaccato i vetri delle finestre.
Dopo l'uomo bruno se ne andò. Mentre stava uscendo, lo udirono sussurrare con disprezzo:
-Piccolo rifiuto!
Il biondo che le stava davanti scattò ma lei gli tirò la manica della camicia che indossava. Lui si girò a guardarla e ogni difesa di lei crollò. Proruppe in un pianto rumoroso, liberatorio e colmo di angoscia. Lui si chinò a terra per prenderla in braccio. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla.
-Io non volevo, non volevo. Sono miei amici, non avrei potuto...non...-singhiozzò.
-Shhh, orsacchiotta, shhh, non ti preoccupare...- la rassicurò, carezzandole dolcemente la testa-...è finita.

+ + +

-Ah! Eccoti! Si può sapere dove ti eri cacciato?Volevi fare l'eremita? Aspetta, ci sono,ti sei rinchiuso di nuovo in un monastero perchè avevo dimenticato che al signorino qui piace piangersi addosso, autoflagellarsi, visto che ci siamo,no?Sì, non c'è altra spiegazione. Se no per quale assurdo motivo te la saresti "filata" senza lasciarci detto niente!Nada de nada!!! E noi qui a roderci fino all'inverosimile per te! Dove diavolo ti eri imbucato per stare fuori quasi un mese, Angel?!! Eh?!- Cordelia non gli aveva dato neppure il tempo di spiegare e aveva riversato quel torrente di parole di rimprovero su di lui, a raffica,simile a una mitragliatrice...addirittura quella donna riusciva ad essere peggio di un'arma del genere. Però Cordy era Cordy e lui non trattenne un sorriso.
Lei sembrò montare per la collera. Angel ebbe il timore che rovesciasse la scrivania su di lui per la rabbia.
-Calmati,Cordy!In fondo, non è una tragedia... Voi ragazzi siete grandi e vaccinati per fronteggiare i pericoli come si deve, io non sono necessariamente utile per...- cercò di giustificarsi,consapevole che Cordelia non sarebbe stata placata da quelle scuse.
-Eh?!Eeeeeh?!Non sei utile?! Ma di chi cacchio è questa agenzia?!Ti pare che ci sia scritto "Cordelia Investigations",anche se mi piacerebbe,mh? No,caro!No,signore! Tu sei il fondatore e capo!Tu tieni la baracca! Che cavolo ti passa per la zucca da scordartene,eh? Dimmelo!Sei un irresponsabile e...-la donna era a pochi metri da lui con le braccia conserte,ora,e avrebbe continuato la sua ramanzina all'infinito se lui non avesse assunto un tono autoritario e intimandole un:
- Basta. Finiscila,va bene?Riferiscimi questo cavolo di enorme problema o caso o situazione o affare o...fai tu,che non sapete in che modo risolvere.Ho indovinato?-chiese,alzando un sopracciglio con aria di superiorità.
Aveva colto nel segno. Normalmente Cordy non gli faceva pesare mai più di tanto le sue assenze,magari con qualche frecciatina ma tutto lì. Adesso era diverso,era molto agitata.
Cordelia sbuffò.
- Perchè te lo dovrei dire,in fin dei conti?-domandò imbronciata.
- Cordelia.-fece Angel serio.
-OK,ok,mi arrendo:bandiera bianca!Ma se poi non mi racconti dove sei...
-Ci sto.
La donna iniziò,annoiata.
- Bé,le prime due settimane niente. Io che ho le visioni,Wesley che le interpreta e si tuffa nei suoi libri ammuffiti,Gunn che fa tutto il lavoro "pratico" e si fa accompagnare pure da Fred,secondo me c'è qualcosa sotto...Ah!A proposito,ci ha dato una mano pure Kate,la poliziotta e ha persino chiesto dov'eri.- affermò maliziosa-Non ti interessa?-guardandolo di sottecchi.
-Mi fa piacere che vi abbia aiutato. Vai avanti.- la incitò,assumendo un tono professionale.
In realtà il nome di Kate l'aveva alquanto scosso,era da tanto che non la incontrava...e lei aveva domandato di lui!Non se lo aspettava. Uno strano calore lo invase. Tentò di concentrarsi.
-Comunque,diversi giorni fa,si presentano dei tizi incappucciati con delle tuniche rosse e chiedono di te,cioè non proprio di te,ehm,di Angelus "il terrore d'Europa" e...
-Cosa?Hanno chiesto di me?- Angel era sorpreso.
Si accorse che Cordelia lo stava guardando,stupita.
-Ehm...di lui...
-Sì.- rispose una voce famigliare. Era Lorne.


-Oh,scusami Lorne, però, sai, dovevo...- fece il vampiro, imbarazzato.
-So tutto, non c'è bisogno che ti giustifichi, Angel.-disse comprensivo il demone verde.
-Ehi... un attimo!- interferì Cordelia- Con lui ti scusi e con me no?! Mi tieni in grande considerazione!- Lorne aprì la bocca, forse per calmarla ma lei non glielo permise- Quei fissati... anzi no, l'unico che parlava, probabilmente il loro capo, si esprimeva in latino, che io non ci capivo un acca a scuola, così tranquillamente, come se non fosse l'inglese la lingua più diffusa nel mondo!!!Meno male che c'era Lorne, se no io dell'intero discorso avevo afferrato solo "Angelus"!
Lorne le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
-Senti Cordy, abbiamo afferrato il concetto. Sono convinto che se Angel se ne è andato all'improvviso c'è un motivo,io so anche qual è,te lo riferirò più tardi,cara.- e dolcemente- Per favore, ora lasciaci soli.
Cordelia voleva obiettare ma Lorne le lanciò uno sguardo che non ammetteva proteste.

-Angelus,eh?- chiese pensieroso Angel. La domanda era diretta più a se stesso che a Lorne.
- Aha.Ho capito immediatamente che non era una questione da passare sotto gamba. Ho l'impressione che lo...ti cercassero per un' informazione e non per farti la festa,come si dice qui. Mi sono pure incuriosito a questa strana faccenda perché quelli che si nascondevano dietro al cappuccio erano certamente demoni. Addirittura ho percepito distintamente alcuni esseri umani fra di loro.- gettò un'occhiata a Angel,che lo ascoltava, apparentemente tranquillo-Chissà perché penso che tutto ciò non ti sorprenda? Non è vero?
Angel annuì.
-Non hanno detto nient'altro, oltre a domandare di...me?
- No. Sono stati ermetici. Uno che stava di fianco al capo ha borbottato qualcosa, che suonava tipo un "c'era da immaginarselo" e se ne sono andati silenziosamente come sono venuti.
Seguì un lungo silenzio. Angel stava riflettendo.
-Un ultimo dettaglio: portavano una croce rovesciata con due serpenti incrociati al collo?
-Esattamente.
Il volto del vampiro si oscurò.
- C'è qualcosa che...?
-No,niente in quel senso, però puoi gestire tu insieme a Cordy l'agenzia finché sono via?
-Contaci,amico.- sorrise il demone- Devi tornare a Sunnydale,giusto?
-Sì,ci indovini sempre Lorne.
-Sai,è un mio vizietto.- ammiccò ridendo- Vai sereno,Angel. Ci penso io qui.
-Vado in camera per prendere qualche vestito, poi parto.
Si stava dirigendo verso la sua stanza quando Lorne affermò:
-Mi sarebbe piaciuto conoscerla.
Il vampiro si fermò e senza girarsi disse con rammarico:
-Anche a me...un altro po'.

 

Continua...

 

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