Episodio 5
Una melodia dolce. Un carillon. Una bambina lo osservava. Il suono sembrava
estraniarla dalla realtà. Una realtà macabra e opprimente.
Era rovesciato e la melodia non si udiva bene. Lo raddrizzò. Al
centro dell'oggetto, che le pareva fatato perché non ne aveva incontrato
uno prima di quella notte, c'era una ballerina in tutù rosa confetto
che girava lentamente su se stessa. Era sporca di sangue, come ,del resto,
l'intero carillon.
La bambina tentò di ripulirlo ma il liquido denso si stava già
raggrumando. Lo squadrò spazientita.
Qualcuno la invitò ad alzarsi tendendole una mano. Era un uomo
biondo col viso sfigurato e con la bocca scarlatta, macchiata della medesima
sostanza presente sul carillon.
-Cavoli, orsacchiotta, avevi fame, eh? Andiamo?
La bimba lo guardò imbronciata. Indicò il carillon.
-Lo voglio. Uno identico.
William le sorrise.
-Sicuro, però tu mi devi garantire che continuerai a nutrirti da
sola tipo stanotte senza che io ti doni più il mio sangue. Affare
fatto?
Lei annuì, abbozzando un sorriso. I canini della bambina erano
decisamente sviluppati ed un po' di liquido rosso era colato sul suo mento.
William la prese in braccio e insieme uscirono da quella stanza.
Il carillon suonava. Accanto ad esso si trovava un bambino disteso per
terra. Aveva gli occhi rivolti al cielo, simile a una richiesta d'aiuto
a un dio che non l'aveva soccorso. Aveva due piccoli fori su un lato del
collo e i vestiti imbrattati di sangue.
Il carillon suonava. Il bambino era morto.
+ + +
Anyanka vagava per le vie di Sunnydale. Dal momento in cui si era riappropriata
della sua natura demoniaca non aveva trovato un attimo di pace. Aveva
rimpianto l'essere umana: almeno aveva maggior tempo libero e fare la
commessa al Magic Box non era poi tanto male!
Però il tempo in cui oziare non le sarebbe servito, ora che ci
pensava. Lei e Xander si erano lasciati da un pezzo e il Magic Box era
stato distrutto dalla simpatica Willow. Che ragazza! Anya era del parere
che la magia la potessero usare esclusivamente i demoni e non gli umani
perché nella stragrande maggioranza dei casi finiscono per sentirsi
onnipotenti e combinare dei veri pasticci. Lei l'aveva notato immediatamente
che la strega dai capelli rossi stava abusando esageratamente del suo
potere magico, fin da quando aveva liberato il suo ex fidanzato troll.
Il medaglione che portava al collo emise degli strani bagliori giallastri.
Mh?! In genere, erano sempre verdi nell'istante in cui una donna tradita
chiedeva il suo aiuto invocandola.
Udì dei passi frettolosi avvicinarsi a lei e superarla poco dopo.
Era una ragazza.
Riusciva a vederla soltanto di spalle.
Agrottò la fronte.
Era lei che aveva provocato quella singolare reazione nel suo oggetto
magico?
-Ehi!- fece incerta -Ehi!Tu!- era decisa a risolvere quel piccolo mistero.
La ragazza si fermò. Si voltò con un'espressione interrogativa
verso Anya.
-Dici a me?
-Ehm ...sì- non sapeva come esprimersi, normalmente c'era bisogno
di un'invocazione piuttosto potente per chiamarla. Come mai non era successo
con quella tizia?
In fin dei conti poteva essersi sbagliata ma valeva la pena chiedere.
-Dunque ...ti serve il mio aiuto?
La ragazza non capiva. Anya la scrutò attentamente.
Era molto bella: capelli castano scuro con mechès bionde che le
arrivavano alle spalle, occhi blu oltremare e aveva pure un corpo ben
fatto. Pensò che se era stata tradita da qualcuno, quel tale doveva
avere uno sviluppato senso dell'orrido per non andare con un'altra che
non fosse quella magnifica creatura. Bah, lei ci aveva rinunciato a comprendere
gli uomini, soprattutto dopo che uno di questi l'aveva abbandonata all'altare!
La castana notò il ciondolo appeso al collo.
-Non sono stata tradita da nessuno. Ciao.- disse sbrigativa.
-Mi conosci?
- Bé, quel ciondolo, sappilo, è proprio fuori moda.- affermò
ridendo. Riprese a camminare.
Anya era arrabbiata per quella battutina, non era al corrente che rivolgersi
così a un demone di alto rango come lei equivaleva alla morte?
Non poté non accorgersi che si muoveva assai più velocemente
di un qualsiasi comune mortale. Lei era in grado di starle dietro perché
non era umana.
-Senti un po', signorinella,- le si parò davanti-intanto non si
risponde in questo modo ad Anyanka, PRIMO. SECONDO: hai un problema, perché
se no non mi avresti invocata e il medaglione non avrebbe incominciato
a lampeggiare!- si era innervosita. Non che questa fosse impresa difficile.
-Lampeggiare? Tsk! Il tuo aggeggio magico si sbaglia di certo! Adesso
togliti dai piedi: vado di fretta.- tagliò corto,gelida.
La demonessa non era disposta a farsi umiliare in quella maniera da una
semplice ragazza, quale la credeva.
-Il mio ME-DA-GLIO-NE- scandì- non si sbaglia mai!!!
-Si sarà rotto!...Sei stressante,lo sai?
Anya assunse un'aria seria e prese a fissarla torva.
-Bada bene, umana, non provocarmi altrimenti...
Lei le sorrise, come se Anya fosse una persona da compatire per la sua
stupidità.
-Ti ho GIA' provocata. Comunque non ho tempo da perdere,devo andare a
scuola,non ti ho mai chiamata e,francamente, stamattina sei stato l'ultimo
dei miei pensieri. Anzi no,sai che ti dico? Non c'eri nemmeno!
Anya rimase stupefatta. Accidenti che tipa strafottente!
La ragazza la sorpassò noncurante.
Anyanka si riscosse e cercò di raggiungere di nuovo quell'insolente
ma ...era sparita. Si era letteralmente dileguata. Era sbalordita.
Più tardi, considerando razionalmente la situazione, avrebbe concluso
che sarebbe stato meglio parlare a D'Hoffryn dell'intera questione. Nei
moltissimi secoli della sua attività di demone della vendetta non
le era assolutamente mai accaduta una cosa simile.
+ + +
-Dawn?- corse- Dawn!!!
-Sì? Ci conosciamo?
-Dawn...-implorante.
-Insomma, spunta fuori tua cugina e tu ti fiondi subito da lei?!
-Ehm...sei passata all'altra sponda?
Dawn aprì,infuriata, il suo armadietto.
-Ma cosa ti salta in mente?- gridò- Certo che no!!!Però
un appuntamento si rispetta.
-Permalosa.- sorrise Jane,appoggiandosi con estrema calma ad un armadietto.
Dawn stava per cedere, non riusciva a essere in collera con lei neanche
per tutta una giornata.
- Mh...ma la prossima volta...
Si bloccò di colpo.
-Che c'è?- domandò Jane.
-Uhm,credo che tu sia appoggiata al mio armadietto.- le fece constatare
Patrick, uno dei ragazzi, pensò Dawn,più belli della scuola.
-Ah,scusa.- Jane si scansò,indifferente.
-Se sei tu ci puoi stare anche tutto il giorno.- aggiunse,sorridendo timidamente.
Pur essendo molto carino,non aveva una grande considerazione di sé.
Dawn strabuzzò gli occhi e strinse forte il braccio della sua amica.
Jane fece un sorriso di sufficienza a quel ragazzo biondo con gli occhi
azzurri ed un fisico niente male. Cosa voleva da lei quel fantoccio?
Dawn la trascinò via,profondamente imbarazzata.
Patrick le seguì.
-Scusa...è da tanto che volevo chiedertelo: vai da qualche parte
per la festa di Halloween?-si riferiva a Jane,ovviamente.
-Vedi,la festa di OgniSanti non fa per me. Ho un padre musulmano che non
mi consente di darmi alla pazza gioia insieme agli altri.
- Ahem,scusaci un attimo Patrick!- Dawn prese Jane in disparte.- Si può
sapere cosa ti frulla nella testa?!Uno dei ragazzi più fighi della
scuola ,con ogni probabilità,vuole invitarti per Halloween a uno
dei suoi famosi party e tu fai queste battute sceme?!
-Dawn se ti alletta in tal modo,perché non ci vai tu?-le sorrise
maliziosa.
Dawn rispose tranquillamente al sorriso. L'amica le era sembrata sempre
scostante nei confronti del genere maschile. Era ora che si desse una
smossa!
- Patrick,puoi star sicuro che noi veniamo!-annunciò trionfale
con un sorrisone stampato sulla bocca-A che ora?
Jane non ci vide più,se avesse potuto avrebbe scaraventato Dawn
non si sa dove ma qualcuno,che le aveva tirato la coda di cavallo che
portava quella mattina,la trattenne.
-Non ne vale la pena,con tutta questa gente,poi!
Era Elettra.
Jane non ebbe il tempo di replicare perché vide Patrick che le
stava scoccando un sorriso decisamente affascinante e una Dawn raggiante
stava venendo verso di lei.
-Ti rendi conto?Tutte le ragazze dell'istituto ci invidieranno!!!...Oh,ciao
Meredith.-salutò,visibilmente scocciata.
-Basta che tu non lo dica in giro,cosa di cui dubito fortemente.- disse
Jane,risentita,avviandosi verso l'aula di informatica.
-Oh!-bisbigliò Dawn all'orecchio di Elettra- ma Jane si comporta
così perché non ha mai avuto un ragazzo?
-Piccola,a quanto mi risulta,ce l'ha avuto,eccome. Un gran bel pezzo di...bé,hai
capito.
-E com'è finita?
-Lo vedi da qualche parte?-chiese con uno sguardo eloquente. Sperava che
non le domandasse altro,se no si sarebbe dovuta arrampicare sugli specchi.
Jane,che aveva udito ogni singola sillaba,fulminò con gli occhi
l'arpia.
- Meredith, Dawn,- cercò di sorridere-entriamo?
Dawn la guardò,incuriosita. Si ripromise che all'uscita dalla scuola
le avrebbe chiesto maggiori delucidazioni su quella storia.
+ + +
William irruppe nell'ampio salone della villa di Praga.
- Dov'è?-urlò.
-Chi?-domandò una donna bionda,facendo finta di non capire.
-Sai benissimo chi!-sputò l'uomo,inferocito.
Darla gli lanciò un'occhiata divertita.
-Rilassati. Angelus è con la nostra cara figlia.- disse con una
calma irritante.
-Cara?Ma se a te non te ne importa niente!
-Non è vero!-esclamò Darla,sembrava ferita.
-Sono vicino alla ferrovia.- rivelò Drusilla,che fino a quel momento
era parsa assente.
Darla la fissò incredula.
William,anche lui sorpreso,si limitò solo ad annuire e a correre
verso la porta a vetri dell'ingresso della villa.
-Allora, sei pronta?- era divertito e leggermente eccitato.
-No.- rispose ferma la bambina.
-Farò finta di non averti sentito.- rise; era di buon umore quella
sera. Per fortuna, pensò la bimba, se no non l'avrebbe tenuto nessuno
dal sferrargli una bella dose di schiaffi.
Erano in una strada vicino alla ferrovia. Era deserta e mal illuminata
dai lampioni.
D'un tratto spuntò da un angolo di una strada un uomo: se la prendeva
comoda, si vede che era abituato a rincasare a quell'ora tarda.
-Vai.- le sussurrò Angelus all'orecchio.
La bambina esitò.
-Lo so che hai sete, non negarlo.- sorrise malignamente.
William camminava a larghe falcate per i vicoli della città. Non
correva per non destare il sospetto di eventuali poliziotti notturni.
Era la volta buona che avrebbe spezzato tutte le ossa ad Angelus! Come
si poteva essere così senza cervello?Le cose erano due: o voleva
sbarazzarsi di Jane o era andato completamente di matto! Jane non poteva
affrontarla, era troppo piccola.
Rumori di lotta.
Vampiri che sfrecciavano, pareva, verso una precisa direzione gli passarono
davanti. Che...? Una ragazza li inseguiva con un paletto.
William udì gridare da uno dei vampiri:
-Stiamo per arrivare al posto!
Lo riconobbe: era uno dei sottoposti di Angelus.
Capì.
Si precipitò nella stessa via imboccata dagli altri.
Si stava nutrendo. D'altronde, avrebbe potuto fare diversamente? Era
quel giorno del mese e aveva sete.
Angelus la osservava compiaciuto, nascosto nella parte buia della strada.
Jane aveva tentato di rinnegare la sua natura, ma , essendo una bambina,
aveva finito per dare ascolto ai suoi istinti. Ciò nonostante non
gli aveva mai obbedito pienamente, c'era sempre una nota di risentimento
nella sua voce che non gli era molto a genio. In fondo, Angelus non era
il suo unico sire, eppure per lui aveva un astio che andava oltre ogni
limite. Bah, non poteva mica stare simpatico a tutti!
Rimase in attesa.
Ebbe l'impressione che lo spettacolo a cui avrebbe assistito fra qualche
minuto gli sarebbe piaciuto da morire.
La ragazza ansava. Era veloce, però non sufficientemente da tenere
testa ai vampiri. Comunque era forte, lo aveva constatato quando aveva
ucciso tre vampiri del gruppo.
La ragazza si tolse la cenere dalla sua semplice gonna e si voltò,
pronta ad affrontarne ancora. Rimase stupefatta nel vedere che si erano
dileguati e sulla strada, ormai, non c'era nessuno.
Nessuno? No, aspetta. Qualcuno c'era. Una bambina china su un uomo seduto
per terra.
Apparentemente seduto.
La ragazza sgranò gli occhi e corse rapidamente verso la bambina.
William si trovava impossibilitato dalla situazione. Non era esperto in
quelle faccende, era un vampiro giovane. Non gli restò che guardare.
La ragazza staccò Jane dall'uomo e la scrutò in volto.
Ad un primo osservatore sarebbe sembrata una normale bambina, se non avesse
esaminato dei particolari significativi. Non indossava la maschera della
trasformazione ma aveva gli occhi giallo paglierino e dei dentini aguzzi
impiastricciati di sangue.
Non aveva mai incontrato una COSA simile.
La bambina, sorpresa e atterrita dalla comparsa dal nulla di quella ragazza,
chiese:
- C-chi sei?
-La cacciatrice.- dichiarò lei,sbarrandole il passaggio e estraendo,
di nuovo, il paletto.
Un paletto. Nella mente di Jane suonò un allarme: PALETTO = MORTE.
Era un gioco. Uno degli spaventevoli giochi di Angelus!!! Lui le chiamava
prove. Stavolta non l'aveva neppure informata e lei, stupida bambina,
non l'aveva intuito! In genere, uscivano a caccia insieme a Darla, Drusilla
o William, invece quella notte le due donne erano rimaste alla villa,
dicendo di non aver fame, e il vampiro biondo aveva degli affari urgenti
da risolvere e era andato via presto. Quindi pure William le aveva mentito?No,
non ci credeva. Sicuramente Angelus non aveva rivelato niente del suo
progetto al child di Drusilla. Quei due si odiavano.
Arrivò in una via chiusa. Adesso era veramente nei guai. Non c'era
via di scampo.
L'ammazzavampiri la guardò con compassione.
-Povera piccina,cosa ti hanno fatto?- e urlando, certa di essere sentita-
Ora vampirizzano anche i bambini?!
William e Angelus erano nell'ombra. William era un novellino rispetto
al sire di Drusilla, non poteva fronteggiarlo e sperare di vincere. Non
era abbastanza abile. Jane avrebbe dovuto imparare ad essere autonoma
già da adesso, senza fare tanto affidamento su di lui.
Jane rifletteva sul modo in cui cavarsela.
Non ci riusciva. Aveva la testa come svuotata, incapace di pensare coerentemente.
Si sentiva smarrita.
La cacciatrice alzò il paletto su di lei.
-Mi dispiace.
Jane lo schivò. Il pezzo di legno appuntito si conficcò
nel muro che un istante prima si trovava alle sue spalle.
Approfittò del momento per sfuggire dalle sue grinfie e scomparve
nell'oscurità.
La ragazza tentò invano di togliere il paletto dal muro. Infine,
ne sfilò uno da sotto la gonna e lo impugnò, determinata
ad addentrarsi nelle vie più buie di quel quartiere, dove la bambina
era sparita.
Jane era salita sul cornicione di una casa.
Osservava ogni movimento della cacciatrice, incerta se agire o lasciare
perdere e restare nascosta finché non si fosse scoraggiata a cercarla.
Gli occhi di Angelus la fecero decidere.
Non voleva contrastarlo nuovamente, con quale risultato poi? Lui era un
adulto e lei era piccola. Non aveva speranze.
Fece lo stesso la scocciata e roteò gli occhi, come per far intendere
che gli concedeva un favore uccidendo la ragazza.
Attese che la cacciatrice si fermasse sotto quella casa e le saltò
addosso, atterrandola. Lei si accorse che era la bimba solo nell'attimo
in cui la morse con violenza sul collo.
Il grido straziante fu coperto dallo sferragliare del treno che passava
in quel momento.
Pochi minuti dopo era morta.
Angelus la abbracciò, entusiasta della sua creatura. Quanta gente
avrebbe dovuto ammazzare la prossima volta per far ripetere un gesto tale
a suo padre?
-Visto Spike? E tu che ti preoccupavi! La nostra Jane se la sa sbrigare
benissimo da sola!- le fece un pizzicotto sulla guancia.
William non diceva niente. Sorrideva. Aveva dimostrato di sapere il fatto
suo, anche se era una bambina. L'importante era che non si era ferita
e, molto meglio, aveva ucciso per difendersi. Le intenzioni di Angelus
non erano quelle che aveva creduto. Per la sua metà umana poteva
sembrare atroce, però Jane doveva abituarsi a stare al mondo secondo
la sua vera natura. Non sarebbe stata contemporaneamente umana e vampiro
per sempre. Un giorno le cose sarebbero cambiate.
-Caspita, la tua prima cacciatrice! Bisogna festeggiare!- esclamò
euforico William.
Jane non fu colpita dalla reazione di William, a stringere era pure lui
un vampiro e il più sanguinario.
Da quella notte si rassegnò tacitamente a tentare di essere una
bimba normale e lentamente prese la via del suo destino.
Continua...
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