Figlia delle tenebre

 

Episodio 6

 

La stava baciando.
Era un bacio inesperto, impacciato, diverso rispetto a... No, non doveva pensarci.
Come avrebbe voluto essere una ragazza alle prime esperienze e invece lei le tappe le aveva bruciate tutte. Le sue mani iniziavano a insinuarsi dentro la maglia e col corpo la spinse verso la porta di una camera del piano di sopra. Non si sentiva bruciare, andare a fuoco, non erano le sue le mani al cui contatto la sua pelle reagiva. Brevi flash;un volto; occhi verde smeraldo,freddi; dita affusolate... Ci aveva messo tanto per guarire quella ferita, che , in realtà, questo lei non lo sapeva, non era nemmeno rimarginata.
Lo fermò quasi dolcemente, mormorando:
- No.
-Cosa?- fece Patrick -Ma...
Lei alzò gli occhi su di lui. Patrick ne fu impaurito. Da quando erano così neri? Lui se li ricordava di un magnifico blu.
-No.- ripeté asciutta.
- O-ok, io... mi dispiace di ... bé,insomma...
-Di essere andato oltre?
Lui annuì, imbarazzato.
Jane sorrise in modo strano. Chissà, può darsi che da quella situazione ne avrebbe tratto qualcosa di buono. Patrick non notò i canini sviluppati, era troppo impegnato a giustificare il perché del suo comportamento.
-Sai, i miei amici mi hanno detto che le ragazze se non le fai divertire un po'...Non credo però che tu sia quel tipo di ...se non vuoi, io ti rispetto, anzi hai tutta la mia ammirazione.
- Aha, i soliti discorsi.- sussurrò al suo orecchio.
Gli era dietro. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassata. Gli sorrise, se la stava prendendo comoda. Che fretta c'era?
Patrick si accorse che il sorriso aveva scoperto i bianchi canini. Cercò di dire qualcosa, che peccato non le sembrava molto sorpreso. D'altra parte abitava a Sunnydale,no?
Lei gli mise un dito sulla bocca:
- Shh...

Dawn stava uscendo dal bagno.
Perfetto, nessun ragazzo alla festa l'aveva degnata di uno sguardo, ognuno era stato attorno alla sua amica Jane per la maggior parte della serata. E lei che credeva di essere carina! Con Jane non reggeva neanche il confronto. Naturalmente c'erano i soliti maiali che guardavano sia Jane che lei,però per fortuna non avevano dato fastidio: Jane gli riservava certe occhiate che avrebbero ucciso, se capaci!
Uff, lei e Patrick se la stavano sicuramente spassando: a metà della festa erano spariti dal piano di sotto. Non poté fare a meno di esclamare nella sua mente un : -Beati loro!
Era meglio scendere. Non voleva lasciare sola Kit, una sua compagna di classe, in mezzo ai lupi...
Chiuse la porta del bagno e si avviò nel lungo corridoio.
Insomma, non lo potevano fare in camera?! Cavoli che succhiotto! Eh?! Jane?!?!?!
E quello non era nella maniera più assoluta un succhiotto!!! PATRICK!!!

Jane si ritrovò sul pavimento, il sangue succhiato che le colava ancora dalla bocca.
Dawn l'aveva scaraventata per terra.
Era china su Patrick.
-Stai bene?- chiese apprensiva.
-Mi gira la testa.- rispose il ragazzo, intontito. Non aveva perso conoscenza.
Dawn la squadrò.
-Tu!
Estrasse un crocifisso per tenerla lontano.
Jane rise. Una risata nervosa.
-Non mi fermerai con quello, briciola!
Dawn era sconvolta, mai avrebbe creduto che la sua amica fosse diventata un ...un vampiro.
- Jane chi ti ha ...quando è successo?
Aveva abbassato l'oggetto sacro. Si sarebbe difesa se l'avesse attaccata, anche se, a dire la verità, nel combattimento non era tanto esperta.
Patrick si limitava a passare lo sguardo dall'una all'altra, indeciso se fuggire o scovare un paletto o, addirittura, chiamare la polizia.
-Non mi sembra il posto adatto per dirlo.- disse sprezzante e accennò con il capo a Patrick.
- Perchè? Cos'è un affare di stato?
Dawn era sarcastica.
Jane si stava irritando.
- I-io credo che sia opportuno prendere un paletto e...
-Non ti conviene. Non sapresti centrare il cuore.- sibilò, con gli occhi concentrati su Dawn, pronta a qualunque sua mossa.
-Io lo so fare.- affermò Dawn.
Tentò di colpirla con un calcio. Jane lo bloccò, afferrandole la caviglia.
-Ehi, chi ti insegna arti marziali?!Sei scarsa!-scherzò.
-Ti sembra il momento di scherzare?!
Lei ringhiò:
-No, hai ragione.
Mollò la caviglia, prese Dawn e si scaraventarono insieme fuori dalla finestra.


Dawn aveva resistito all'urto. Non se ne stupì,era al corrente che lei fosse una COSA come lei, pure se la sua essenza, la sua potente energia era racchiusa in un involucro umano.
-Quando?- insisté, rialzandosi e togliendosi di dosso i vetri.

+ + +

-Arrivano! Arrivano!
-Scappiamo!!!
Un villaggio sperduto nella campagna inglese.
Persone che correvano di qua e di là, in preda alla paura. Alcuni si strappavano i capelli per quanto erano spaventati, altri facevano fagotto e poi, via, sui carri per non tornare più.
-Arrivano i demoni!
-Fratelli, preghiamo affinché Dio...
Una risata terribile.
-Quale Dio?
Era alle spalle del prete. Quello lo fissò attonito.
- L'angelo maledetto ...il Demonio!- gli puntò contro l'indice tremante.
Sul viso dell'uomo si disegnò un'espressione annoiata.
Spezzò il collo al prete.
La gente gridò ma non si mosse, era come pietrificata.
-Gli amici mi chiamano Angelus.- confidò al cadavere dell'uomo di chiesa.
Gli abitanti del villaggio erano circondati dai vampiri. Le persone indietreggiarono, stringendosi, ormai non c'era niente da sperare... erano in trappola.
-Fatene quello che volete.- ordinò Angelus con disprezzo.
Ora la sua attenzione era stata attirata da una grande casa signorile che era posta sulla collina.
-Darla, tesoro, che ne dici se la visitiamo?
La donna lo guardò incuriosita, cosa aveva in mente il suo compagno?
-Non sei soddisfatto del cibo che è qui?
-Non ho molta fame stasera.
Imboccò la stradina che si dirigeva verso la casa.
Darla sospirò. Lanciò un'occhiata d'intesa a Drusilla e William che stavano osservando in disparte quella carneficina, indifferenti. La seguirono.
Le urla degli abitanti riecheggiavano nella notte.


Bussò alla porta.
Silenzio.
Ghignò.
Sapeva che c'erano delle persone dentro quella villa. L'odore della paura era intenso, inebriante. Sciocchi umani, credevano che non venendo ad aprire lui avrebbe desistito dal suo proposito?
Riusciva a udire i battiti accelerati di vari cuori. Era dannatamente eccitante. No,non avrebbe lasciato perdere: sarebbe entrato.
- Cos'è? Non sai neanche sfondare una porta?Ah, giusto, tu fai tutto con classe...
William era al suo fianco, irritato. Non riusciva a comprendere la filosofia di Angelus: perché giocare con le vittime o torturarle? Non poteva semplicemente uccidere e basta? Perché ogni volta tutte quelle storie?
Angelus lo guardò con fare superiore.
- Spike, non essere brutale come al solito... - i suoi occhi lampeggiarono malefici- c'è la piccola che dorme.
William lo fissò confusamente.
Il vampiro bruno non gli prestava attenzione, esaminava la villa con lo sguardo. Infine gettò un'occhiata d'intesa a Drusilla che annuì, estasiata.
Darla era adirata: cosa nascondevano quei due di cui lei non era a conoscenza?
- Seguimi.- disse secco Angelus a William- Ti dimostrerò che ci sono altri modi per aprire porte.
William, suo malgrado, fece come gli aveva ingiunto. Era riluttante. Angelus aveva sicuramente qualcosa in mente. Avrebbe giurato che Drusilla non fosse all'oscuro dei piani del suo sire e che lui quella notte si era recato lì per uno scopo ben preciso... e non era esattamente nutrirsi.
Rimasero a osservare Drusilla celati da un enorme cespuglio. Darla li raggiunse.
-Questa me la paghi.- bisbigliò a Angelus, guardandolo con occhi che mandavano saette.
Lui la prese per la vita e la baciò appassionatamente. William distolse lo sguardo, vagamente disgustato.
I due si erano staccati ma i loro volti erano vicini.
-Sii paziente, tesoro, è una sorpresa.- rivelò in un sussurro. Non l'aveva convinta. Probabilmente se lo era inventato in quell'istante, però Darla non replicò. Come avrebbe potuto? Lui stava studiando le sue reazioni per constatare se si fidava della sua parola. Osservò quegli occhi color nocciola a cui lei non aveva resistito quella notte di oltre un secolo fa quando l'aveva vampirizzato.
Assentì.
Angelus le sorrise, soddisfatto.
William, d'un tratto, tirò la manica dell'elegante cappotto di Angelus:
-Guarda.- accennò con la testa a Drusilla.
Le avevano aperto.


William era allibito. Che diavolo c'era sotto?
Drusilla sorrideva calorosamente alla domestica che si trovava nell'ingresso e le rivolgeva parole affettuose e di apprensione.
-Dove siete stata miss? Vi abbiamo cercata dappertutto per avvisarvi del finimondo che era in atto giù al paese... ma presto, presto, venga in casa. Quelle belve potrebbero tornare di nuovo.- si fece il segno della croce.
Drusilla entrò.
Angelus aveva un'espressione compiaciuta in volto.
Darla fece i suoi calcoli mentali e si ricordò improvvisamente che qualche giorno prima la child del suo compagno era stata assente sia nel tardo pomeriggio che la sera, e Angelus aveva sempre aggirato le sue domande per chiarificazioni piuttosto enigmaticamente. Peccato che al momento lei non ci aveva fatto caso. Era sollevata quando non doveva badare a quella pazza scatenata che con la sua insanità creava spesso problemi alla famiglia di vampiri. Scoccò uno sguardo indifferente a Angelus e mise le braccia conserte.
-Fantastico! Un ottimo sistema per entrare, però quasi quasi preferivo sfondare la porta, come suggeriva Spike, sai?
Si era spazientita.
Uscì dal nascondiglio e si diresse verso il retro della villa per cercare una sorta di entrata. Voleva concludere quella che le sembrava una grossa pagliacciata, priva di qualsiasi utilità.
Una mano le cinse la vita e l'attirò a sé, fermandola.
-Buona.- Angelus le sibilò all'orecchio- Aspetta il segnale. Fra poco arriverà.
Darla fremette di rabbia. Perchè le dava ogni volta comandi e aveva il controllo della situazione che a lei, invece, sfuggiva? LEI che era il suo sire? Da quando le loro posizioni si erano invertite irrevocabilmente?
Fissò cupamente le finestre buie della villa.
Allora, questo segnale maledetto?


-Oh, cara,come sei riuscita a cavartela?- chiese apprensiva una donna che aveva i capelli ricci biondo cenere e che doveva essere la padrona di casa.
-Cavarmela? Non so di cosa stia parlando, Missis Ferguson.- glissò, rivolgendo alla giovane signora un sorriso genuino, con una strana luce negli occhi violacei.
-Evidentemente non sei scesa in paese, anche se mi domando dove tu sia stata l'intero giorno... ma mi rallegro per...
Fu interrotta da una voce maschile:
- Tsk, ci scommetto che li ha massacrati lei.
Missis Ferguson si girò verso il marito, alterata.
-Insomma Jack, sei proprio sgarbato. La signorina Drusilla qui...
-Che ne sai, Jane? In fondo è solo una matta.- fece acido.
-Jack!- lo riprese la signora, infuriata.
Drusilla non gli diede peso. Era abituata al disprezzo, o almeno in vita sicuro. Soltanto che adesso c'era una sottile differenza: non era più sottomessa e incapace di reagire, ora era una predatrice, era lei che aveva il dominio della situazione. L'avrebbe sbranato come un leone quell'umano sospettoso,però la sua mente, al momento lucida, le ricordò che si era divertita con loro per una settimana per uno scopo ben determinato.
Inclinò leggermente il capo.
-Come sta la neonata?
La donna le riservò un sorriso di gratitudine per averglielo chiesto.
-Bene, sta dormendo.
Prese la vampira per mano, rabbrividendo per la sua pelle gelida, e la condusse verso la culla dove riposava la creaturina.
Drusilla rimané a fissarla intensamente per un lungo lasso di tempo.
-Ehm... signorina Drusilla, che ne dice di sbirciare nel suo futuro attraverso le sue carte?
Mister Ferguson sbuffò, nervoso.
La mora annuì. I suoi occhi mandavano scintille, malvagi, simili a tizzoni che bruciavano nel buio.
- Margareth, tesoro, accendi qualche candela.
-Aspetta, potrebbero essere...- obiettò il marito, preoccupato.
-Oh, suvvia, sono candele, chi vuoi che le veda!- fece risentita.
L'uomo aveva ancora un'espressione corrucciata.
- Hmf,e va bene: una.
La luce della candela produceva un singolare gioco di luci sulle pareti. Intanto, Drusilla, con estrema rapidità, già aveva disposto le carte e le stava scoprendo. La morte, la luna e la torre.
-Interessante.- la vampira si passò la lingua sui denti, guardando la vulnerabile Missis Ferguson. La donna sentì istintivamente che qualcosa non andava ma era troppo tardi.
-Cosa significa?- domandò mordendosi il labbro inferiore. Non le piaceva affatto la maniera in cui la stava puntando Drusilla.
-Questo.- sussurrò. Il suo bel volto si sfigurò e con un orribile ghigno mostrò i denti affilati.
La donna strillò. Rovesciò il tavolo sulla demonessa allontanandosi da lei. Drusilla riuscì a scansarsi. Vide le carte per terra, mezze bruciacchiate dal fuoco della candela.
-Brava. Mi hai dato un valido motivo per scuoiarti viva.- disse inferocita.
- Oooooooooh, amore, noi non siamo così brutali. Devo farle i miei complimenti signora: gran segnale.
Angelus stava sotto l'arco della porta della stanza, con un sorriso derisorio stampato sulla sua faccia demoniaca.


Missis Ferguson indietreggiò fino alla culla della neonata e velocemente la prese tra le braccia, protettiva. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarle con un solo dito la sua amata figlia.
-Io mi fidavo di te.- confessò a Drusilla con una voce leggermente tremante per la paura.
Angelus rise.
-Fidarti di una che non ha sanità mentale? Allora sei più folle di lei!!!- avanzava, evidentemente non aveva tanta pazienza adesso.
Mr Ferguson gli si parò coraggiosamente davanti.
-La prego ...signore, risparmi mia moglie e mia figlia. Ammazzi me, piuttosto.
Angelus scosse la testa, sembrava che stesse parlando con un bambino ingenuo che non capiva.
Gli mise una mano sulla spalla. L'uomo sobbalzò al contatto, percepì la sua morsa d'acciaio che gli impediva ogni movimento.
-Vedi, io stasera non ho voglia di mangiare. Quindi-dietro di lui apparvero Darla e William -credo che IO ti lascerò stare.
Lo buttò a terra.
Si avvicinò a Jane Ferguson. Riprese per un istante la sua faccia normale. Le accarezzò il viso.
-Uccidetelo.- ordinò senza emozioni.
Un urlo, poi niente.
Prese una ciocca bionda dei suoi capelli ricci. Era bella, affascinante...ma era d'intralcio.
-Peccato che tu sia un problema per me.- le sussurrò- Prometto che non sarà doloroso.
La donna ansimava per il terrore e aveva il cuore che andava a mille. Angelus le sorrise. Un sorriso anomalo per un vampiro, pareva...dolce.
La baciò. Profondamente. Un grido soffocato. Un liquido vermiglio sgorgò dalle labbra di lei. Quando ormai Angelus pensava di averla finita, Missis Ferguson lo spinse con tutte le forze rimastele verso le numerose finestre della camera.
-Non ti darò mai mia figlia.
Il suono di un collo spezzato.
-Donne! -esclamò William, stizzito. La madre della neonata cadde con un tonfo sul pavimento, morta.
- Ueeeeeee'!!!
Drusilla raccolse il piccolo fagottino riverso al suolo.
- Shh,shh,shh!-guardò il suo sire, seria-Ci conviene sbrigarci.
Angelus assentì. Drusilla adagiò la bambina nella culla.
-Voi due, venite qui.- e riferendosi a William- La prossima volta se non te lo dico, NON INTERVENIRE.- comandò, gelido.
-Ehi, pensavo di farti un favore...
-Vuoi farmi un favore? NON pensare.
William ringhiò, pronto all'attacco.
-Smettetela. Amore,cosa significa questo?- Darla indicò la bambina.
-Già, infatti,una lattante...possibile che bisogni agitarsi in questo modo per ammazzarla?
- William, amico mio, chiudi quella bocca.- e così,dicendo,afferrò il polso di Darla con delicatezza e se lo portò alle labbra.
La morse.

Il sangue cadeva copioso sulla culla.
Darla guardava con gli occhi sbarrati il suo braccio.
Angelus staccò i canini, leggermente stordito. Si era scordato del dolce sapore del sangue del suo Sire.
Drusilla ridacchiò soddisfatta e afferrò il polso di William.
- E' una splendida vena blu ...mi sussurra: mordimi.
Il biondo era troppo inorridito, cosa diavolo stava accadendo?
Il morso della vampira mora gli arrestò i pensieri. Il dolore era lancinante, non si era nutrito abbastanza quella notte.
Drusilla notò il suo sguardo sofferente. Gli accarezzò il viso con il dorso della mano.
-No, nooo ...la mamma ti seguirà- detto ciò, affondò i denti nella sua stessa mano.
William si sentiva la testa pesante, girò pian piano il capo verso Angelus dall'altra parte della culla e vide che aveva compiuto il medesimo gesto della sua child.
In ultimo posizionarono i polsi e i bracci feriti in corrispondenza della bocca della neonata. Il liquido rosso colò nella sua gola e la creatura lo inghiottì d'istinto.
Immediatamente iniziò a cambiare sembianze.
Le iridi precedentemente nocciola si tinsero di blu, i capelli da castano chiaro passarono a quello scuro, e, incredibile per un esserino talmente piccolo, le spuntarono dei minuscoli canini.
Angelus assisteva a quello spettacolo ammirato.
- Jane.- mormorò.

+ + +


Un'aquila picchiettava il becco sul davanzale della finestra di un'antica dimora.
Gli occhi dorati sembravano insolitamente intelligenti, acuti e con divertimento fissavano il vampiro appoggiato al bracciolo di una poltrona. Stava osservando l'uccello davanti a sé con un bicchiere pieno di scotch, che stava facendo ruotare lentamente.
-Allora?- chiese, apparentemente rivolto a nessuno.
L'aquila emise un verso molto somigliante a una risatina. Nel frattempo perse le piume e la coda,le zampe divennero delle gambe lunghe e snelle, il viso e il corpo assunsero dei caratteri femminili.
-Una cosa è certa: nessuno paga come lei, mio signore.- sorrise Elettra, inchinandosi appena.
-Evita i convenevoli. Sappiamo entrambi che io non sono il tuo signore. E...- lanciò uno sguardo frettoloso al suo corpo nudo- vestiti!
Elettra ghignò, maliziosa.
-Che delusione! Speravo che mi riservassi lo stesso servizio di cui ha usufruito lei.
Mark la squadrò inviperito e con le iridi rosse, brucianti per la rabbia.
-Non osare provocarmi in questo modo, furia!- la ammonì e puntò l'indice su di lei- Vestiti.
In un attimo Elettra fu avvolta da una tunica rubino, che le lasciava scoperte le spalle.
Si mise una mano su un fianco e esclamò pari a un'oca insoddisfatta:
-Non potevi sceglierne uno migliore?
Mark scaraventò il bicchiere nel fuoco del camino acceso che era presente nella sala,causando una violenta fiammata. La furia non ne parve impressionata, però finse di esserne intimorita.
-LE INFORMAZIONI.- comandò lui.
Gli occhi di Elettra ebbero un guizzo maligno.
- Ok, perfetto, Mark! Come vuoi!- rise, lui la squadrò ancora, impaziente- La nostra Cenerentola si trova a Sunnydale, California. A un party sulla quinta strada, strada,precisamente al numero 66 di Jackson Road.
Si sistemò sulla poltrona, a gambe accavallate, scoprendone una buona porzione. Si stava esaminando le unghie affilate.
-Che aspetti? Puoi sguinzagliare i tuoi "uomini", bello!
Il vampiro fece un cenno a un suo scagnozzo celato da un largo cappuccio che aveva udito ogni particolare. Questo si prostrò profondamente e se ne andò.
Elettra scattò improvvisamente in piedi, si sfregò allegramente le mani e gettò le braccia al collo di Mark.
-Dunque, qual è la mia ricompensa?-domandò elettrizzata, aderendo il corpo alle fattezze di lui.

+ + +

Avevano smesso di combattere.
Sedevano sull'erba del giardino della casa di Patrick, appoggiate al tronco di un grande albero,distanti l'una dall'altra.
Dawn fissava un punto indefinibile di fronte a sé, Jane osservava in modo vacuo le stelle.
Un vento leggero mosse i capelli di Dawn.
Era rimasta senza parole.
Scioccata.
Finalmente guardò Jane. Si sentiva come se avesse dovuto confortarla in qualche maniera, rassicurarla, ma dalla sua bocca non riusciva ad uscire nulla, la gola stretta in una morsa che le impediva di proferire parola.
Domandò soltanto con voce quasi impercettibile:
-Quindi...sei un vampiro?
-Metà.
- C-come?- la interrogò Dawn sempre più confusa.
-Metà umana, metà vampiro.
Dawn sgranò gli occhi e ammutolì. Umana? UMANA?!?!
Significava che provava dei sentimenti allora, che forse aveva un'anima... e conviveva giorno per giorno con il demone che risiedeva all'interno di lei. Che orribile tortura!
-Ti prego, non guardarmi così.- fece Jane a denti stretti. Odiava avere la compassione di qualcuno.
Si alzò e incominciò a passeggiare avanti e indietro. Era nervosa.
Il primo pensiero pratico che le si formò nella mente fu quello che ...doveva ucciderla. Era necessario per la sua sopravvivenza. La mocciosa avrebbe rivelato la sua vera natura alla cacciatrice e questo non doveva succedere. L'avrebbe scoperta troppo.
Dawn notò i suoi gelidi occhi con strane venature rossastre su di lei. La bocca della ragazza aquistò un taglio severo.
-Fallo. Non te ne verrà niente meno che una nuova nemica.- avvertì, scocciata. In realtà aveva paura di quello che la sua amica poteva farle.
Jane rise amaramente, senza gioia.
-Giusto, briciola. Perché aggiungere una nuova nemica alla mia già folta schiera di persone del genere alle mie spalle?
GROWL.
La semivampira si voltò di scatto.
-Ehm... Dawn, piccola, quanto veloce sai correre?-domandò scrutando l'oscurità attorno.
Delle figure incappucciate con ampie tuniche rosso fuoco vennero fuori dalla tenebra.
Dawn si sentì smarrita.
Erano circondate.

 

Continua...

 

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