Episodio 7
Una donna con un lungo mantello grigio pece avanzava spedita per un corridoio
buio rischiarato da poche torce.
-Voglio vedere il tuo capo, subito!- ordinò perentoria a un mostro
cornuto e trasfigurato che sbarrava l'accesso a un enorme porta.
- E' impegnato in una importante riunione. Non puoi passare.- grugnì.
-DEVO vederlo!- gli urlò in faccia.
L'essere non si muoveva, impassibile.
Anya sogghignò.
-Ah,sì? Bene...- gli tagliò di netto la testa con un colpo-
La prossima volta fatti un lifting prima di parlare con Anyanka,l'unico,inimitabile
demone della vendetta- aprì violentemente il portale, rischiando
di distruggerlo.
D'Hoffryn gettò un'occhiata sbigottita a Anya.
-Ehi, costa l'affitto!- esclamò stizzito.
- Noooo... non mi dire che questo tugurio lo paghi?!-fece con un tono
frammisto allo sbalordimento e al divertimento.
- Anyanka.- la riprese serio- non ti accorgi che c'è una riunione?
La donna diede uno sguardo ai vari demoni che stavano ritti intorno a
un tavolo di marmo bianco che era posizionato al centro del salone sotterraneo.
-Signori,- andò verso di loro a mani giunte e sorrise supplichevole-
potreste cortesemente sloggiare?
I demoni sbirciarono D'Hoffryn, indecisi sul da farsi. Questi li congedò,
contenendo a stento la rabbia.
-Dammi un buon motivo, anzi ottimo, per non sbatterti definitivamente
fuori da tutte le legioni infernali!
Anya si tolse svelta il ciondolo e lo buttò brutalmente sul tavolo
marmoreo.
- E' rotto.
-Eh?
-Hai capito perfettamente: rotto.
D'Hoffryn lo prese tra le sue bigie mani rugose, cercando segni di scalfittura
o simili, che avrebbero potuto compromettere il normale corso del flusso
magico.
-Sono passati secoli da quando ho inventato questo amuleto, è molto
vecchio...
Sul volto di Anya si dipinse un'espressione trionfante.
-...tuttavia sembra che PER SECOLI io l'abbia affidato alla persona meno
degna di indossarlo,- e alzando la voce- dato che ha il coraggio di disturbarmi
per tali sciocchezze!!!
Lanciò il diadema ad Anya.
-Vattene,Anyanka! E torna quando avrai problemi più gravi da sottoporre
al mio giudizio.
Ora le dava le spalle, in attesa che si levasse di torno.
Anya era veramente contrariata, aggirò il grande tavolo rotondo
e mise il medaglione proprio a mezzo millimetro dagli occhi del suo "capo".
-Oh,sì, signor io so ogni cosa e tu non sai niente?Allora,spiegami
perché questo diamine di gingillo si è illuminato di una
luce gialla invece che verde!-gridò infuriata.
A quelle parole D'Hoffryn mutò completamente atteggiamento.
+ + +
Spike era inquieto.
Era tornato da poco da una corsa lungo la statale, intrapresa per schiarirsi
la mente, e Jane non era in casa. L'ultima volta che l'aveva vista era
stata quella mattina. Rideva e scherzava con lui, punzecchiandolo su una
questione scottante: donne.
Si versò qualche goccia di bourbon. Non aveva intenzione di ubriacarsi,
semplicemente lo aiutava a riflettere.
Eppure era convinto che qualcosa non andava o non quadrava... Possibile
che fosse stato tanto stupido da non chiedere a Jane che tipo di rapporto
esisteva tra lei e la setta che la inseguiva, di esigere ulteriori spiegazioni,
di imporsi per una volta e farle sputare il rospo? Cosa aveva fatto, e
soprattutto dove era stata e chi aveva incontrato negli ultimi ventisei
anni?
Sospirò.
Certo che quella sera quel bourbon faceva proprio schifo! Scolò
il bicchiere e lo appoggiò con disprezzo sul tavolino di vetro
accanto al divano del salotto.
Si passò la lingua sulle labbra, pensoso.
-Da quanto sei qui?
La luce soffusa dell'unica lampada accesa nella stanza rivelò un'ombra
familiare.
-Chi può dirlo? Forse un'ora o due. Mi deludi amico, la serratura
della porta è piuttosto scadente. -affermò in tono sarcastico-
A proposito, come va con l'anima?
L'uomo bruno aveva stampato un sorriso beffardo sul volto.
Era Angel.
- Angel, Angel, Angel... tergiversi, eh? Non vieni al punto, perché
sei qui? Per fare ammenda, riparare l'irreparabile? Signori e signore,
ecco Angel che si appresta ad allestire il suo patetico show "Sono
un vampiro con l'anima e sono terribilmente pentito di aver ucciso in
passato"!- si alzò e gli lanciò uno sguardo eloquente-
Sai che non funzionerà con lei.
-Sono affari miei.- fece schivo.
Spike rise istericamente.
-Affari tuoi? No, amico, non credo proprio. -la sua voce era cupa e bassa:
stava per esplodere.
Gli sferrò un pugno in pieno viso.
-Quando l'hai creata c'ero anch'io! Sono un vampiro, porca miseria, non
un vecchio rimbecillito! Tsk!- ora lo squadrava con astio- Ma tanto tu
agisci come meglio ti pare, Angelus o Angel che sia. Non hai il diritto
di entrare nuovamente senza preavviso nella sua "specie" di
vita e dopo uscirtene tranquillamente, lasciandola da sola!
Spike era livido di rabbia.
Angel si pulì il sangue sulla bocca.
-E non fare il finto tonto con me, almeno!- lo afferrò per il colletto
della camicia e gli sibilò all'orecchio- Noi conviviamo con il
nostro demone in maniera simile a Jane,negalo se hai il coraggio.
Angel lo spinse contro il divano, spazientito e irritato.
- Dov'è lei?
+ + +
Erano troppi. Minimo una ventina.
Dannazione! Questa non ci voleva!
Diede freneticamente una scorta in giro, per constatare se erano presenti
probabili vie di fuga.
Niente.
Era tutto sbarrato da quegli idioti. Non sarebbe mai riuscita ad affrontarli,
se non uno per uno. Questo equivaleva ad essere spacciata, anzi spacciate.
Si girò verso Dawn, le prese la mano e l'aiutò a sollevarsi
in piedi. Non le restava che usare l'unica arma a sua disposizione in
quel momento: la magia.
-Hai mai fatto un incantesimo?
-Eh? N-no...
-Imparerai.
Le strinse con maggior intensità la mano e incominciò a
sussurrare una litania in una lingua che Dawn non sapeva. Può darsi
greco antico? Il tono di voce di Jane aumentò di volume e piccole
scariche blu furono prodotte dall'unione delle loro mani. Dawn percepì
la sua energia che veniva "succhiata" da Jane. Ma che...?Adesso
Dawn non avvertiva nulla. Era finito?
Jane le sorrise rassicurante e guardò strafottente i demoni intorno
a lei.
-Accomodatevi, signori.
Dawn notò che i suoi occhi erano sanguigni e i canini erano ritornati
aguzzi.
Gli esseri infernali si gettarono all'assalto.
Jane rise soddisfatta.
Aprì la mano sinistra ,con cui aveva tenuto quella della sua amica,
e da essa scaturirono potenti scariche elettriche azzurrognole. I demoni
caddero al suolo, tramortiti.
Pareva che non si muovessero.
-Corri.- comandò Jane.
Dawn si stupì.
-Cosa ...perché?
- E' stato facile, non mi fido. Corri, corri fino a che non arrivi a casa:
chiuditi dentro e sarai salva.
-E tu?
Jane la osservò con occhi quasi tristi.
-Tenterò di cavarmela, come sempre. Vai!
I demoni non si rianimavano.
Dawn iniziò a correre ...TUMP!Chi diavolo...?
Alzò lentamente la testa per focalizzare contro chi aveva sbattuto.
Quello si scoprì il cappuccio: un vampiro. No, una moltitudine
di vampiri! O-Oh...
- Jaaaaane- si lamentò Dawn, terrorizzata.
Il vampiro stava per chinarsi rapidamente su Dawn, però Jane fece
in tempo a piantargli un paletto nel cuore. Nel frattempo che quello si
riduceva in cenere, e già si udivano le urla di vendetta dei suoi
compagni, strillò:
-Continua a correre e non fermarti!!!
Non c'era nulla da discutere. Dawn, pur con riluttanza, scavalcò
velocemente il cancello in ferro battuto e scappò sulla strada.
+ + +
-Brutta troia di un semivampiro! Come ti sei permessa di accedere alla
nostra setta?Ti ammezzeremo. Mark ne sarà contento!- esclamò
un succhiasangue particolarmente esaltato.
-Ne dubito.- rispose Jane ferma e con un sorrisetto di scherno.
Incominciarono a sferrarsi pugni e calci.
I vampiri non sono leali per natura: gli altri, invece di rimanere buoni
a guardare il loro compagno, si avventarono insieme su Jane mentre era
occupata a combattere con lui. La stavano sopraffacendo. Jane cercava
di difendersi, ma la disparità di numero era rilevante.
D'un tratto sentì un ruggito.
In un istante tutti i vampiri che l'accerchiavano si erano allontanati
da lei per lottare contro un nuovo avversario.
Improvvisamente lo vide.
Il volto della caccia, quegli occhi paglierino con venature nere, la bocca
contratta,concentrata nel combattimento. Serio e, a quanto sembrava, furibondo.
Aveva uno strano groppo in gola.
Angelus?
Ansimava.
Aveva sprecato molte delle sue forze per salvarla.
Polverizzò l'ultimo vampiro. Si pulì i pantaloni e, finalmente,
posò lo sguardo su di lei.
La sua ipotetica figlia.
La bambina che non aveva avuto l'opportunità di conoscere a fondo.
L'essere cui Angelus aveva ferito e provocato più male, era lì
che lo osservava con odio non nascosto.
Un bagliore argenteo nelle tenebre. Aveva all'anulare un claddagh.
Il suo claddagh.
+ + +
- E' un claddagh.
La bambina si rigirò tra le mani l'anello d'argento. Il fregio
che vi era inciso rappresentava due mani che reggevano un cuore sovrastato
da una corona. Claddagh. Cosa voleva dire? Ad essere sinceri, non aveva
granché dimistichezza con la lingua irlandese.
Perché gliel'aveva donato? Sembrava un anello di fidanzamento,
non uno adatto ad una bimba di pochi anni.
Lo rifiutò.
Forse qualche tempo prima non si sarebbe neanche azzardata a compiere
un gesto del genere, ma ora lui era cambiato. Era lei che aveva notato
il suo mutamento all'inizio: gli adulti non possiedono la perspicacia
e la pronta intelligenza dei piccoli.
I suoi occhi da freddi e vuoti, erano diventati tormentati, riflettevano
ogni emozione, erano di una calda tonalità cioccolato; pareva che
l'anima avesse riacceso le sue iridi morte.
Questo non significava niente per lei. Il danno era stato fatto nel suo
cuore e sarebbe stato arduo tentare di risanarlo o soltanto cicatrizzarlo.
Ora non la considerava quasi e Jane non avrebbe potuto definire se fosse
un bene. A volte la a fissarla e quando lei se ne accorgeva e si voltava
verso di lui guardava con orrore misto a disgusto,altre rimaneva silenzioso,nei
suoi occhi si poteva addirittura leggere della compassione.
Era confusa e disorientata da questi atteggiamenti che erano del tutto
nuovi per una persona come Angelus. Non era più lui e lei si sentiva
estremamente a disagio, non sapeva PIU' qual era la maniera giusta di
comportarsi in sua presenza...
Finalmente egli parlò.
-Non ti piace?
-Perchè dovrebbe?- ribatté in tono di sfida Jane. Era sveglia,
in fin dei conti il suo aspetto celava la sua vera età.
Angel la guardò sorpreso,gli occhi tristi.
Era abituata a controbbattere,a tenergli testa,a gridargli contro da quando
aveva acquisito l'uso della parola. Conosceva il suo nemico e aveva appreso
in che modo difendersene. Si fidava di un solo individuo al mondo, e quello
non era lui. Angelus,il suo demone, aveva cresciuto una perfetta predatrice.
-Sinceramente...no.- cercò goffamente di scusarsi,rispondendo alla
domanda precedente di Jane.
Il vento gelido proveniente dal nord scompigliava i lunghi capelli di
Jane, che le ondeggiavano fastidiosi sul viso.
Si congelava al Dun Laghoire, il porto di Dublino.
La nave mandò un suono potente, basso, cupo.
Stava per salpare.
Perché lui si tratteneva ancora? Cosa diavolo voleva da lei?
Si chinò per terra, le prese la mano e gli infilò l'anello
all'anulare, la punta del cuore rivolta all'interno.
-Potrebbe servirti comunque. Con questo sarò in grado di sapere
dove ti trovi e se hai bisogno d'aiuto.
-Noi siamo già legati. Tu capirai lo stesso,in ogni momento,dove
sono!
Guardò l'anello d'argento e poi Angel.
-E' largo. Scivolerà e cadrà dal mio dito.- protestò.
-E tu prova a NON farlo cadere.- tagliò corto il vampiro con un
lampo indefinibile nelle sue pupille scure.
Angelus...?
L'istante seguente il suo sguardo ridivenne quello di sempre, colmo di
un'infinita afflizione.
Jane contrasse la manina in un pugno,imprimendo le unghie nella carne.
Annuì.
Il transatlantico mandò di nuovo quel suono, che per lei avrebbe
dovuto costituire la campana della liberazione.
Non importava se era cambiato, l'odio per l'uomo che le stava dinnanzi
era troppo radicato in lei.
Angel si rizzò in piedi, afferrò la valigia,si mise il suo
basco blu, le fece un cenno di saluto e si allontanò in direzione
della nave.
Jane percepì una morsa al cuore. Chissà per quale indefinibile
motivo, desiderava fermarlo.
Fece un passo verso di lui e nient'altro. Ci volle tutto il suo autocontrollo
che, ironia della sorte, le aveva instillato il medesimo Angelus per tenerla
dal corrergli dietro, urlargli il suo dolore e abbracciarlo come aveva
osservato fare a bambini normali con padri che partivano per l'America,perché
quella poteva essere l'ultima occasione in cui si sarebbero visti. Loro
piangevano. A lei tremava impercettibilmente il labbro inferiore; si girò
verso l'oceano; calma, doveva stare calma.
Non aspettò neppure che salisse le scale del transatlantico. Corse,
corse, e corse. Affannata. Dalla parte opposta.
Una sigaretta precipitò al suolo e fu schiacciata rapidamente da
una scarpa.
Spike rincorse la figuretta che adesso era un puntino che si dirigeva
a grande velocità al molo.
Dannato Angelus!!!
La raggiunse.
Stava appollaiata sul bordo di uno scoglio artificiale, con le gambe ciondoloni,
lo sguardo fisso sull'oceano.
Le si avvicinò.
-Vuoi...
-No.- rispose secca,prevenendo intuitivamente la domanda.
Spike sospirò.
Entrambi restarono a scrutare l'oceano dominati da emozioni differenti,
finchè la nave non si dileguò con le sue luci nel buio della
notte.
+ + +
Jane sollevò lentamente verso di lei la mano che Angel stava fissando.
Si accorse dell'anello e fu come se lo vedesse per la prima volta. Da
quanto era lì? Era talmente abituata a portarlo, che non si era
mai resa conto seriamente della sua esistenza. Era l'unica cosa che gli
aveva lasciato suo padre, o esattamente,quello che aveva ritenuto tale
fino ad un certo punto della sua vita!
Angel stava camminando dalla sua parte, quando, improvvisamente,si arrestò,allarmato
senza dubbio dall'espressione cupa che Jane aveva in volto.
-Dunque, TU prendi la strada per Los Angeles e fili dritto a casa e IO
prendo quella per la mia, e ti garantisco che qui nessuno si farà
ULTERIORMENTE del male.
Angel non diede segno di muoversi.
-Perfetto.- constatò lei impaziente e cominciò ad andarsene,
stava per scavalcare l'inferriata che recintava il giardino di Patrick,
allorché Angel la raggelò con questa frase:
-Non credo che riuscirai ad affrontarlo da sola.
Jane stringendo forte l'inferriata,rimase a dargli le spalle.
-Tu come lo sai?-chiese con furia mal celata.
-Tu come sai che abito a Los Angeles?-la interrogò di rimando lui,sarcastico.
La semivampiro si staccò definitivamente dalla cancellata di ferro.
-Perché sei sempre così...
Si girò verso di lui;gli occhi scarlatti venati da un giallo intenso,
i canini affilati.
-...maledettamente irritante?!
Angel sbuffò, non curante e abbassò lievemente la testa.
-Non potrei semplicemente preoccuparmi per te?
Jane rise isterica.
-Per ME o per QUELLO che SONO?
Angel levò lo sguardo su di lei, le iridi inspiegabilmente nere.
Non rispose.
-Puoi darla a bere a una sciocca cacciatrice che si innamora di ciascun
vampiro che incontra,ma,ricordati, un non a ME,Angelus.- il suo sguardo
sarebbe stato capace di trapassare diamante.
Angel ancora taceva.
La ragazza avanzò un po' verso di lui.
-Se ti fossi stata veramente cara, non mi avresti abbandonata per adattarti
alla tua condizione di "vampiro con l' anima".- gli andò
vicino e gli piazzò violentemente il dorso della mano, con l'anello
ben in evidenza sull'anulare, davanti alla faccia- L'avresti utilizzato
se te ne fosse fregato solamente un briciolo della mia vita nel momento
in cui entravo in quella setta,frustrata,abbattuta,afflitta per quello
che William e Drusilla mi avevano rivelato. E avevo tredici anni, dannazione!
TREDICI! No, nooo... tu preferivi vagabondare per gli Stati Uniti, mangiando
topi e diventando l'ombra di te stesso...francamente mi pare una grossa
pagliacciata, visto che non sei cambiato di una virgola, rispetto al passato!La
tua freddezza e la tua totale mancanza di spirito sono uguali, almeno.
Tolse la mano dal suo viso.
Angel aveva un'espressione irata. Digrignò i denti e alzò
la mano come per colpirla con uno schiaffo; lei fu più rapida e
gli graffiò con le unghie la guancia sinistra.
- Tsk... avevo ragione,quindi.
Angel si trasformò e ringhiò:
-Non so cosa ti abbia fatto, ma io ti voglio proteggere, sia chiaro...che
tu ci creda o no. Dimmi dov'è e lo ucciderò.
-Sentitelo, ora parla come un ingenuo e bravo soldatino- fece beffarda
e sussurrando al suo orecchio- Non recitare ruoli che non ti si addicono.
Sappiamo entrambi chi sei. Il ragazzo ubriacone e insoddisfatto della
sua esistenza che una sera si imbatté in una dama e accettò
la vita eterna, pensando di acconsentire ad una notte di sesso. L'assassino
che ha ammazzato intere famiglie, sterminato paesi celato dalle tenebre.
Attirato dalla purezza e dalla raffinatezza delle persone e delle cose,
rendesti pazza una povera donna innocente e la vampirizzasti. Consideravi
l'omicidio un'arte e i cadaveri delle opere. Hai deciso di crearmi per
l'identica ragione per cui Mark mi sta alle costole. E adesso vorresti
essere un uomo?
Scuoté la testa, sconsolata.
-Fammi un favore, racconta meno balle a te stesso. Sei patetico.- disse
crudelmente.
Scomparve.
Il vampiro restò a fissare il punto in cui era sparita Jane, sconvolto.
Quanto lo odiava quella ragazza? E perché aveva provato un senso
di spavento davanti alla sintesi della sua vita?
Forse perchè si trattava della verità?
+ + +
Giles girò la chiave nella toppa della porta della sua abitazione
a Sunnydale. Si infilò frettolosamente dentro e accese la lampada
di vetro verdone in stile liberty.
Appoggiò la sua borsa marroncina sul tavolo e ne estrasse dei libri
con le copertine consumate e le pagine ingiallite dal tempo. Li sfogliò
concitatamente, come se fosse sicuro di scovare qualche elemento utile
alla sua ricerca.
Ad un tratto udì il rumore di un accendino che si apriva, e, alzando
gli occhi, vide nell'oscurità la luce provocata da una sigaretta.
-Non affaticarti troppo, osservatore.I libri non trattano dell'argomento,
o se ne dicevano qualcosa, sono stati perduti.
-Spike.
Giles si tolse gli occhiali e li pulì con un fazzoletto.
-Cosa vuoi dire?- domandò sospettoso.
Spike emerse dall'angolo buio del salotto.
-Sto dicendo che...
Chiuse di botto il libro che Giles aveva di fronte.
-...non troverà niente qui che non conosca già.
L'altro si appoggiò alla sedia e mise le braccia conserte.
Era strano.
I vampiri non avevano la preveggenza, eccetto Drusilla. In che modo faceva
Spike a essere al corrente in anticipo su che stava cercando?No, era da
escludere. Può darsi che fosse invischiato in quella storia...un
membro della setta? NO,assolutamente. Spike non era il tipo da permettere
di farsi comandare: era un ribelle. Allora...?
-Non era una leggenda?
Il vampiro gli lanciò un'occhiata ironica. Si sedette sulle scale
che conducevano al piano di sopra.
-Cosa ha scoperto?- chiese con la mano destra che si massaggiava la fronte
corrugata. Quanto era necessario svelare? Il consiglio degli osservatori
era un pericolo concreto. Avrebbero potuto servirsi di Jane per chissà...non
c'era alternativa. Aveva bisogno di certezze. Non doveva rischiare.
-In realtà, nulla. Parlano solo di un rituale tenuto da due o più
vampiri, stop. Non c'è scritto,ad esempio, che creatura ne viene
fuori,...
-Giles...
-...lo scopo e...
-Giles! Un attimo.In che rapporti è con il consiglio?E' importante.
Si rimise gli occhiali.
-Non buoni- scosse il capo-Pensa che di tutta questa faccenda non mi hanno
rivelato, in pratica, nulla che non sapessi di mio.
Giles si tirò indietro con la sedia e sospirò.
-A dir la verità, credo che loro siano partiti subito dopo di me,
dato che la setta è piuttosto estesa a livello internazionale,
e ha la sua sede centrale in Inghilterra.- gli gettò uno sguardo
indagatore.- Il capo è un certo vampiro di nome Mark. Ha un carattere
timido,a quanto pare,perchè ancora non ha dato segni di...vita,
sin dall'inizio di questa storia.
Spike si alzò bruscamente, turbato. Jane non si era confidata con
lui,non si era aperta come al solito... qual era la causa? E' vero, c'erano
state delle incomprensioni fra loro anni fa, ma questo non giustificava
il suo inconsueto comportamento. Anche se non era nè suo padre
nè suo fratello,era pur sempre un suo vecchio amico. Ogni istante
della sua vita si era fidata di lui, cosa era potuto avvenire di così
tanto grave da farle ritenere opportuno non rivelare alcun dettaglio della
sua situazione?
Incominciò a passeggiare avanti e indietro. Agiva in quella maniera
quando era nervoso.
Giles lo notò.
-Spike, ti prego, parla. Se c'è qualcosa...
Il vampiro biondo si arrestò e senza guardarlo,per non mostrare
la sua crescente apprensione, affermò risoluto:
-Sì,in effetti, c'è più di un fatto su cui la devo
informare e devo sbrigarmi, il tempo stringe.
Continua...
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