Episodio 8
Dawn chiuse la porta di casa, ansante.
Sperava ardentemente che Jane se la fosse cavata nello scontro. Doveva
ammettere che il racconto della semivampira l'aveva lasciata scioccata,
con un vago senso di raccapriccio e tristezza per la sua vicenda, però
era ben lontana dall'immaginare di rompere la loro amicizia per la sua
natura non completamente umana. Non aveva i paraocchi e capiva che esisteva
una qualche somiglianza tra loro due. Non avevano genitori, erano state
create per degli obiettivi precisi e si sentivano in guerra con l'intero
mondo che le circondava. Ok, forse l'ultima questione era dovuto a quel
periodo di scombossulamento ormonale chiamato adolescenza... il punto
era un altro. A modo suo, era in grado di comprenderla.
-Buffy sei a casa?- era la voce di Willow- Allora, stasera la ronda è
stata magra?- la strega si affacciò con un enorme sorriso gioioso
stampato in faccia, che a Dawn non fece a meno di ricordare la ragazza
diversa che era stata una volta.
Willow si stupì.
-Dawn?... non eri andata a dormire da Jennifer?
-Ehm...- Dawn diede un'occhiata smarrita all'atrio, a caccia di una qualsiasi
scusa-Ho cambiato idea!-esclamò, fingendosi gioviale,e adottando
un sorriso dispiaciuto, se la filò in fretta e furia di sopra.
In fondo...mica era un'attrice!
Willow fece spallucce e ritornò ai fornelli: quella sera avrebbe
cucinato dei muffin fantastici!
Dawn serrò a chiave la porta della sua stanza.
Aveva bisogno di riflettere e riordinare i suoi pensieri.
Si voltò per recarsi alla sua scrivania... e balzò letteralmente
dallo spavento.
Lì, seduta a gambe accavallate sul tavolo della sua scrivania,
c'era Elettra che le stava rivolgendo un sorriso smagliante.
-Salve,piccola.
Elettra la guardava divertita.
-Come hai...?- chiese Dawn senza parole,gli occhi sgranati.
-Fortunatamente c'è ancora gente che lascia la finestra aperta;
per cambiare l'aria,suppongo.-il sorriso non abbandonava la sua faccia.
Era sicura di sè. Convinta che non sarebbe stata disturbata da
nessuno, inoltre il paparino era tornato dalla figlia degenere, quindi
lei aveva la strada spianata. Sarebbe stato un giochetto portare a termine
quel lavoro.
-Credi di essere simpatica?- la stuzzicò, la voce tremolante.
-In effetti...no.-il sorriso si spense, fece una smorfia-ma credo di non
esserti stata tanto in grazia sin da quando ci siamo incontrate. Ho ragione?-
balzò come un felino dalla scrivania al pavimento.
Dawn arretrò.
-Se mi tocchi, giuro che urlo.- l'ammonì minacciosa.
-Tsk,figurati! L'ultimo mio desiderio è sentirmi trafiggere le
orecchie dai tuoi urli acuti e isterici!-la schernì- Perciò...zitta.
Così dicendo, Elettra con un gesto rapido, senza sfiorarla, estrasse
dalla sua gola un piccolo globo ocra, e lo fece dissolvere.
Dawn tentò di gridare.
Nulla.
Riprovò.
Niente.
Le aveva tolto la voce.
Elettra ghignò sommessamente.
-Meglio prevenire che curare.
Schioccò la lingua,soddisfatta.
Jane entrò dal retro della casa di Buffy: doveva assicurarsi che
Dawn stesse bene.
Era certa che non ci fosse alcuna persona fuorchè la sua amica
dentro l'abitazione...ma era in errore.
Non fece in tempo a varcare la soglia della cucina che udì uno
strepito di cucchiai di legno e mattarelli che rovinarono rumorosamente
a terra. Chi...?
Una donna con i capelli vermigli,gli occhi verdi,la bocca piegata in un
espressione di autentica paura la stava fissando,incredula.
Si erano già incontrate, però dove? Mise a fuoco i ricordi.
Accidenti! Era la strega del vicolo.
Willow abbrancò tremante il bordo del lavandino che si trovava
dietro alla sua schiena.
La voleva uccidere? Ormai erano passati mesi da quella faccenda...era
assurdo.
La rossa si girò di scatto e afferrò il primo coltello che
le venne in mano. Era spesso e tagliente. Ritornò a fissarla,minacciosa.
-Non ti avvicinare.- gli comandò digrignando i denti.
Jane, dopo l'attimo di smarrimento di cui era stata vittima per qualche
secondo, si riebbe.
La squadrò come se Willow fosse la pazza, poi assunse una faccia
scherzosa.
-Siete tutti talmente aggressivi qui?Cercavo Dawn,tu sei...?- regalò
a Willow uno dei suoi sorrisi migliori,non voleva grane. Sperò
che il buio di quella lontana sera di metà settembre le instillassero
dei sospetti sull'infallibilità della sua memoria.
-Willow.- rispose inaspettatamente la donna, posando il coltello sul tavolo,
composto da candide mattonelle lucide. Si era sbagliata,per un istante
aveva pensato che quella ragazza fosse una persona ostile, anche se quel
timbro di voce... le sembrava di averlo sentito in precedenza.
Si pulì le mani sporche di impasto di biscotti nel grembiule azzurrognolo
e esortò cordialmente la ragazza ad entrare, nel tentativo di farsi
perdonare quella che riteneva una gaffe.
Fiuuu, l'aveva scampata per un soffio.
-Dawn è in camera sua. Pare che non voglia essere disturbata.
-Mmh? Mi dispiace, ma dovrò per forza disturbarla. Sai,i compiti.-affermò
con sguardo complice.
Willow sorrise.
Jane si avviò verso le scale.
-Ah!- la richiamò Willow, Jane si voltò- Potresti chiederle
cosa vuole per colazione domani mattina?
La ragazza assentì.
Salendo la rampa di scale un profumo penetrante di crisantemi l'attanagliò.
Oh,no... Elettra!
Arrivata davanti all'ingresso della stanza di Dawn, riflettè.
Percepiva ancora il respiro dell'amica: non era morta,per il momento.
Se avesse aperto normalmente la porta, Elettra si sarebbe volatilizzata
e il suo obiettivo era incastrarla. Sapeva che si sarebbe scoperta,non
attendeva altro.
Si teletrasportò alle spalle dell'arpia.
Prese fulmineamente la lava lamp con dentro brillantini rosa e argento
di Dawn che si trovava sulla scrivania,sradicandone la spina,e colpì
con quella Elettra che non se ne accorse subito e stump!Cadde a terra.
Dawn fremeva per lo spavento.
-Tutto ok?- domandò Jane.
La ragazza l'abbracciò. Jane a disagio, non era abituata a tali
effusioni con le amiche, si distaccò gentilmente da lei. Posizionò
la mano destra sulla gola di Dawn; un tenue bagliore giallo. Le aveva
ridato la voce.
Dawn volse lo sguardo sul corpo disteso sul pavimento dell'arpia.
-Che cosa ne facciamo?
-Niente.- fu la risposta di Jane che intanto si era seduta a terra,ai
piedi del letto di Dawn.
-Che?!- era sconcertata.
-Ooooh...- mosse avanti e indietro la mano,non curante-E' da quando ci
conosciamo che tiene il piede in due scarpe,valutando quale le convenga.
E' una caratteristica di questi demoni.Non ti preoccupare: lavorerà
per noi.-la rassicurò.
-Ma ha cercato di ammazzarmi!-ribattè Dawn.
Le si sedette accanto.
-Credi che io sia fuggita da Mark,senza sgraffignargli qualche soldo?
Non sono così sprovveduta...Se necessario,la compreremo con quelli.
-S-soldi? Quanti?-chiese Dawn,sorpresa.
-Dunque...due milioni di dollari,circa.-rivelò Jane.
Dawn spalancò gli occhi.
-WOW!
Jane sfoderò un sorrisetto compiaciuto.
-Ritengo che-sollevò un sopracciglio,scettica-Mark le abbia dato
poco,anche se lei magari non se ne è accorta.Non è nel suo
stile pagare profumatamente gente di cui non si fida,ed Elettra è
tra questi.L'avrà abbindolata con un incantesimo,è un grande
tessitore d'inganni...- disse con un velo di tristezza.
L'amica la scrutò,insicura.
-Era...il tuo ragazzo?
-In un certo senso,sì.
-E dopo?E' successo qualcosa per cui vi siete lasciati?
-Preferirei non parlarne.-replicò freddamente. In verità,
non c'era stato neppure il tempo,constatò cupamente.
-Ah...scusa.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-Puoi dormire qui,se vuoi.-propose Dawn.
Jane annuì, e all'improvviso si diede una pacca sulla fronte.
-Che ore sono?
Dawn guardo frettolosamente l'orologio: -Quasi l'una,perchè?- riposò
gli occhi sulla semivampira, turbata.
La testa di Jane si girò lentamente verso Dawn.
-Willow sta facendo dei bicotti a quest'ora!- esclamò.
Dawn sbarrò gli occhi.
-Ancora?!
+ + +
Angel passeggiava nel cimitero, nervoso.
C'erano dei dettagli che gli sfuggivano, non quadravano. Lui era il primo
sire di Jane, quello che le aveva donato maggior sangue, tuttavia quando
l'aveva incontrata non aveva sentito quel legame che una volta era così
potente,vivo al punto che conosceva ogni suo singolo movimento,anche a
notevole distanza.
Cosa diavolo stava accadendo?
-Ti è andata male,eh?
Spike sbucò da una cripta poco lontana dal salice dove adesso si
era soffermato Angel.
Il vampro bruno appoggiò una mano sul tronco rugoso dell'albero.
-Mi odia.-proferì in un sussurro.
Spike alzò un sopracciglio.
-Nah...IO ti odio. E comunque che ti aspettavi? Una situazione diversa,forse?
Angel non rispose.
Spike si sistemò su una lapide. Scuotè la testa e assunse
un'espressione di disprezzo.
-Angelus,ti prego.Risparmiami sguardi intensi da cane basronato e mugolii
vari,perchè con ME -indicò se stesso- non attacca.
Angel si voltò,lo stava osservando.
-Perchè mi chiami Angelus?
-Semplicemente perchè TU lo sei... almeno una buona parte di te.Non
me la bevo la solfa che reciti agli altri.- gli gettò un'oochiata
eloquente.
Angel si allontanò dal salice.Fece finta di non aver udito nulla,tipico.
-Hai incontrato Giles?
Sì,bravo cambia argomento,considerò tra sè Spike.
-Aha.-si accese una sigaretta.
Angel chiuse gli occhi,era stanco?Ma di cosa?
-Se vuoi il mio parere...
-Non te l'ho chiesto.-gli fece constatare,tagliente.Riaprì gli
occhi.
-E io te lo espongo ugualmente.-lo provocò,strafottente.-Sta diventando
un affare si Stato;nel giro di una manciata di secondi ci ritroveremo
tra i piedi il consiglio degli osservatori al completo e...chi può
dirlo?L'FBI?
-Vuoi stare zitto?Mi irriti.-giocherellò con i suoi anelli.Spike
si ricordò che pure Angelus aveva quel vizietto.
-Cosa hai intenzione di fare?Goderti lo spettacolo,lasciare che lei muoia,farti
una grassa risata e infine tanti saluti e me ne ritorno a Los Angeles?!-era
furioso e si era pericolosamente accostato ad Angel.
Angel lo guardò con diffidenza.
-Ovviamente...-lo scaraventò a terra-no!
Spike si rialzò subito con il volto della caccia e pronto a litigare
con il "suo" sire...si bloccò di colpo.
-Dannazione! Buffy!
Angel, nascosto dall'albero, diresse lo sguardo al di là di esso.
Buffy stava combattendo con un paio di vampiri con delle tuniche rosse.
-Che bei costumini!Non sapevo che i vampiri si mascherassero ad Halloween.-
ne impalettò uno- Pensavo che non ne avessero bisogno!
-Splendido. Il bello è che non riuscirai a non coinvolgerla in
questa faccenda. A quanto pare,Jane e Dawn sono amiche.-fece Spike con
una punta di divertimento.
Angel osservava la cacciatrice. Ridusse gli occhi a due fessure.
Stava riflettendo su un modo per non mettere al corrente la sua ex su
quello che stava accadendo, quando udì uno squillo insistente.
-Cos'è- domandò stralunato al vampiro biondo platino.
Spike lo fissò per un attimo, interrogativo. D'un tratto,capì.
Sbuffò e andò verso Angel, gli mise una mano nella tasca
del cappotto e ne tirò fuori un cellulare.
-Non sai nemmeno di avere un cellulare?
Spinse il tasto per aprire la chiamata.
-Sì?
-Dove diavolo è Angel?!- Spike staccò il telefonino: la
donna dal lato opposto lo aveva assordito.
Era Cordelia.
+ + +
Darla guardava con puro terrore Drusilla, la cintura di sicurezza ben
allacciata.
-Dru...
Drusilla le fece segno di tacere.
-Non parlare,le loro voci sono ovattate...no,no... fatemi ascoltare...
Darla si maledisse mentalmente per non averla fermata nel momento in cui,
l'ora precedente, aveva aperto con decisione, senza un motivo preciso,
la portiera della Cadillac dal lato del conducente ed era partita a razzo.
Aveva dovuto rincorrerla per un tratto del Grand Canyon, finchè
lei aveva stoppato l'auto e l'aveva invitata a salire, giustificandosi
con un :-Oh, figlioletta, mi ero dimenticata di te!- e una sua risposta
acida: -Non sono tua figlia,sono sempre la più vecchia. Capito?
La bruna aveva annuito, intimorita dal suo tono perentorio e alquanto
infastidito.
Ora si trovavano sulla statale, dirette a tutta birra a Sunnydale e Drusilla
sembrava che badasse più a quelle insopportabili voci che alla
strada.
L'unica cosa che era riuscita a carpirle era un nome: Jane. Da quanto
non la vedeva? Probabilmente da quasi un secolo. La creatura di Angelus
era viva. Aveva mostrato indifferenza nei suoi confronti sin dal principio
di quella storia: finzione. Aveva provato pena per quel batuffolo, una
vita troncata dalla nascita. In bilico tra due mondi, senza appartenergli
mai completamente.
Aveva fatto il possibile per farla accettare dai vampiri, ma la bambina
era stata vista con diffidenza, sospetto e pure come una potenziale traditrice,
cresciuta. In un certo qual modo,era meglio. Se quegli ignoranti si fossero
informati su quello che era realmente,avrebbero mutato atteggiamento e
chissà quanti demoni e vampiri avrebbero desiderato accaparrarsi
l'energia di...sua figlia.
-Dru, il camion!!!- l'avvertì aggrappandosi al cruscotto,stringendo
gli occhi chiusi.
Drusilla lo evitò per un pelo. Darla sospirò di sollievo.
Esaminò la vampira. Aveva una faccia corrucciata. Qualunque cosa
fosse, non doveva essere proprio da niente.
Drusilla stringeva forte il volante, come se fosse il solo appiglio per
rimanere su questo pianeta. Improvvisamente aveva ricordato ogni particolare.
Le premonizioni,l'inconsueta sensazione che sentiva quando Jane si era
allontanata da loro da un pezzo e in ultimo,le carte. Quelle dannate carte
che aveva scoperto su un tavolino in un maledetto pomeriggio di sole,all'ombra
di una quercia.
Il diavolo, la morte e la luna.
E le stelle le stavano sussurrando ripetutamente che doveva affrettarsi
o sarebbe stato troppo tardi. Quella miriade incontrollata di bisbiglii
e mormorii le affollava la sua povera mente.
Se soltanto non se ne fosse andata.
Jane... a volte non sapeva tenergli testa neanche Angelus... Se ci fosse
stato il suo sire,questa storia non sarebbe iniziata. Se,se,se...
Le vocine astrali nel suo cervello si affievolirono, alzò gli occhi
color malva al cielo. Si stava schiarendo. Presto ci sarebbe stata l'alba.
Si morse un labbro.
-Tieniti.- ordinò risoluta a Darla, che non se lo fece ripetere
due volte.
Spinse con foga il piede sull'acceleratore: doveva sbrigarsi.
Continua...
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