Kawaii skill to slay

 

Capitolo 2


Niente ti ferma veramente.
Niente ti trattiene davvero.
Perché la tua volontà é sempre sotto il tuo controllo.

( Epitteto. Ierapoli, Frigia 50 ca. - Nicopoli, Epiro 130 ca. d.C.)



- SI PUO' SAPERE PERCHE' DIAVOLO NON HAI RISPOSTO AL MIO MESSAGGIO!?!? - mi chiese il ragazzo moro che mi stava di fronte

Lo guardavo con aria di sufficienza.
Sono proprio tutti uguali.
Siamo nel XXI° secolo, svegliati, che a una come me, servi solo per fare numero, imbecille.

- OH! UNA CHIAMATA! - strepitai guardando il cellulare e vedendovi scritto il nome di Akira - Ci vediamo Fujima! - gli dissi salutandolo con nonchalance, girando i tacchi e rispondendo al telefono.

/ Puntuale?! / mi chiese il bel numero sette della squadra di basket del nostro liceo
/ Come un orologio svizzero Mr. Wonderful! / gli dissi scoppiando a ridere, continuando a camminare a passo lento
/ Ma io sono Svizzero! /
/ Per un quarto, ti ricordo! /
/ Sempre Svizzero sono! Oggi vieni a vederci?!/
/ Naaa! Sono appena stata allo Shojo! Quel rompipalle di Fujima voleva spiegazioni! Ma io mi chiedo: se vengo a letto con te, non significa che stiamo insieme! /

Lui scoppiò a ridere lasciandomi perplessa

/ Vedo che hai preso sul serio la faccenda?! /
/ Per forza! Altrimenti non avrei mai fatto una cosa del genere! Io voglio vincere! /
/ Quando si dice il fine giustifica i mezzi.../
/ Che cosa insinui?! /
/ Niente! Scusa, ma devo proprio andare! Ci vediamo domani mattina! Sette e mezza da te! Bye! / sbattendomi n faccia il telefono lasciandomi inebetita.

Scrollai le spalle e mi misi a girovagare per la zona.
Guardai le vetrine ma niente d'interessante, come al solito.

Trovare dei vestiti adatti a me, era più difficile che qualsiasi altra cosa.
Ma non era importante.

Mi accesi la sesta sigaretta e mi sedetti su una panchina della stazione ad aspettare il metro.


Giovedì.

- AKIRAAAAAAAAAAAAAA!!!! - quando mia madre urlava di prima mattina, nell'arduo tentativo di svegliarmi, ero sempre preda di collassi.

Mi fermava il cuore.
Tutte le mattine.
Il mio medico di fiducia ( mio fratello) diceva che se continuava così sarei morta a vent'anni.
Io ci credevo.
Cercai una sigaretta dal comodino e andai in bagno.

- AKIRA! MUOVITI! SENDOH TI STA ASPETTANDO! -
- Arrivo! - le urlai vestendomi sulle scale e brasandomi il maglioncino della divisa! - HAHA*!!!! MI SONO BRASATA IL MAGLIONE! - piagnucolai davanti a lei mostrandole l'incavo
- Arrangiati! Io te l'ho detto che devi smettere di fumare ma tu non mi ascolti mai! Assumiti le tue responsabilità! -
- La smetti di ripetere le stesse frasi, quando si tratta di sigarette, alchool, droga e sesso non protetto?! -
- Il riciclo stimola il cervello, non te l'ha mai detto nessuno!? E poi sono pur sempre tua madre! -
- Tu sei pazza, Haha! -
- Figlia decelebrata! Dammi carta e timbro che scrivo a scuola affinché te ne diano un altro! -

Era la mia nuova conquista!
Mi ero sempre domandata, sin dall'inizio dell'anno, vedendo gente girare con la solita divisa, ma adorna di un maglione notevolmente più alla moda e con colori più splendenti, perché io dovevo andare in giro con uno che non donava affatto alla mia carnagione, quel giorno, dopo quasi sette mesi di progettazione, il mio capriccio venne esaurito.
Sarebbe stato di un colore nuovo!
Decente!
Bisognava ammetterlo, il giallo brillante e la lunghezza nuova mi donavano di più.
Il giallo canarino sbiadito m'irritava!
Alla fine, nonostante mi vituperasse sempre, Haha mi ha sempre amato tremendamente!
Anche più del figlio primogenito ora a Tokyo a frequentare l'università.
Mi ero sempre chiesta la reale motivazione, travalicando la latenza del fatto che era mia madre, dopotutto.
Forse perché, ero l'unica in famiglia a darle corda, quando parlava di cose fuori del mondo, o forse, più semplicemente, perché ero il nuovo Target entro il quale riporre tutte le sue speranze per il futuro.
Quale futuro?
Una figlia di fama mondiale nota per le sue doti di fenomenale violinista.
Concezione alquanto antiquata, per quanto mi riguardava.
Era dal mio terzo compleanno che ogni settimana pagava profumatamente la signorina Ono per farmi impartire lezioni private di violino.
All'inizio lo detestavo.
Odiavo quel suono acuto e fastidioso.
Ma capii, che era il mio disprezzo a renderlo alle mie orecchie così irritante.
Mio padre m'insegnò ad amarlo, m'insegnò a dare forma alle mie emozioni, alle mie passioni, a tutto ciò che tormentava o rallegrava la mia anima e da quel giorno, il suo suono divenne melodioso, tanto da spingermi a non riuscire più a farne a meno.
Ancora oggi, il violino è l'unica cosa necessaria affinché io non perda la testa.
E le parole di mio padre, come un ritornello trito e ritrito ma sempre incisivo, mi davano la forza di udire suoni meravigliosi.

- PRONTI! - le dissi strappandole il foglio dalle mani appena vi appose il timbro.

Schizzai fuori di casa e saltai in braccio ad Akira che mi stava aspettando, come tutte le mattine, appoggiato al muro che stava dall'altra parte della strada davanti a casa mia, col sorriso stampato in faccia e la cravatta sciolta.

- BUONGIORNO AMORE MIO! COME STAI?! - gli chiesi dandogli un bacio a stampo sulla bocca per poi fare di lui il mio cavallino
- Bene! Ieri tre! -
- RIBUTTANTE! -
- Tu?! -
- Due e mezzo! -
- due e mezzo!? - chiese confuso
- Non è colpa mia se al momento clou è tornata a casa la sua sorellina dalle scuole elementari! -

Lui scoppiò a ridere di gusto e io gli diedi una sberla sulla nuca per poi scendere e affidarmi alle mie gambe.

- Che fine ha fatto il tuo maglione?! -
- L'ho brasato prima! - piagnucolai buttando via il mozzicone nel cestino apposito - E Haha ha fatto delega per uno nuovo!Avrò uno splendido maglioncino giallo evidenziatore!Non vedo l'ora! - gli dissi colma di letizia e entusiasmo
- L'hai fatto apposta!? - mi chiese scettico
- Ma per chi mi hai presa!? - domandai, ma lui mi guardò di sottecchi e scosse la testa. Era impossibile per me, farla franca con lui. Non riuscivo a mentire decorosamente, perché intanto, lui capiva, non ho mai saputo come, se quello che dicevo era vero oppure falso.

Appena ci avvicinammo al cancello della scuola, Riyoko, Kosh e Misato ci raggiunsero.
Constato che non sono la peggiore.
Kosh 1;
Misato 0, ma lei non fa numero;
Riyoko?!
Riyoko 5!
E io mi chiesi chi erano!?

- Ti sei fatta tutta una squadra?! - le chiese allibito Akira

Lei si mise a ridere continuando a tenermi abbracciata a lei.

- Esattamente! Meno fatica e più punti! Ammettetelo che sono un genio! -
- Smargiassa! - commentò Misato demoralizzata
- Il mondo...si suddivide in due categorie...- iniziò Kosh e noi lo guardammo pronti psicologicamente alla sua sparata del giovedì mattina - geni e chi dice di esserlo...tu, cara Riyo, dove campi?! -
- Non metterti a fare giochi intellettuali con me che non ne esci vivo! - lo abbassò subito lei e Akira la guardò interessato. Si avvicinò e l'abbracciò dolcemente.
- Io non rientro tra le scommesse?! -
- Certo che no! - commentò acida lei avviandosi a braccetto con Misato verso l'atrio, cambiandosi le scarpe
- Io non la capirò mai! -
- Io ci ho rinunciato! - concluse Kosh mentre io mi limitai a sorridere.

Entrai in classe accompagnata da Aki-chan e Misato in contemporanea col professore d'inglese.
Gran fattaccio.
Se non fosse stato per il colonialismo e l'imperialismo sul mio curriculum scolastico ci sarebbe una macchia in meno e la cosa mi avrebbe fatto molto, molto piacere.
Non che andavo male, oddio, avevo una media scolastica ben più alta dell'impegno elargito.
Mi è sempre piaciuto pensare, per questo, di essere nata sotto una buona stella.
A Misato, a contrario, piaceva ripetermi che era solo questione di memorizzazione inconscia. La teoria era la seguente, in breve: memorizzavo inconsapevolmente vari generi d'informazioni. Io ho sempre nutrito seri dubbi, ma del resto, era lei l'intelligente del gruppo, quindi, non discussi mai la sua teoria.

- Perché non sei venuta a vederci domenica? - mi chiese sordo, del tutto improvvisamente, Aki mentre io cercavo in vano di seguire la lezione
- Perchè sono tornata a casa alle 5 e non mi pareva il caso di traumatizzarmi per venire a vedere una partita che tanto sapevo avreste vinto - risposi neutra
- Antipatica! Io anche se fossi tornato a casa alle 7 sarei venuto a vederti ad un tuo concerto! - lo guardai scettica e poi gli sorrisi ipocrita
- Ma amore, non lo sai che in ogni relazione c'è chi è vittima e chi è carnefice? - domandai e lui si mise a ridere venendo ripreso dal professore col quale si scusò allegro.

Era davvero incredibile il mio Kicchan.
Bastava un suo sorriso per cancellare ogni mio malumore, ogni mia angoscia, ogni mia insicurezza.
Lo amavo proprio per questo.
E detestavo, dal profondo del cuore, tutte quelle galline che gli starnazzavano intono solo perché era popolare.

Alla sera, ritrovati tutti e otto insieme al Danny's , fummo colti da una visita poco gradita.
Godai e la sua fidanzata.
Riyoko si affrettò subito a mimetizzare me e Kicchan dietro una pianta e aprirci la strada verso la porta sul retro.
Decise che ci saremmo ritrovati al Centro "XY" appena se la sarebbero giocata con la coppia.
Misi il mio prossimo futuro nelle sue mani.
Non sapevo quanto era consigliabile.
Di Riyoko non c'era poi molto da fidarsi, non che era "disonesta", era solo che spesso si perdeva via oppure sistemava le cose in modo tale da ottenere il suo scopo. Ormai avevo imparato a conoscerla bene. Ma lo faceva sempre in ottima fede. Di questo ero sempre stata sicura.

Ci ritrovammo in un viottolo buio e stretto, con il vapore acqueo che saliva dai tombini di scarico e i randagi che si contendevano gli avanzi di cibo ritrovati nei container dei rifiuti, saggiamente separati per composizione chimica.

- Hei, Akira, cosa è successo? - mi chiese lui disorientato
- Hai presente la ragazza della quale abbiamo parlato un po' di settimane fa? Quella che voleva farmela pagare perché ero andata a letto col suo ragazzo? -
- Ah! Shirai! Lei sì che è una bella ragazza! - appurò guadagnandosi una mia occhiataccia infastidita - Ma non era stato sventato il pericolo!? Non vorrai veramente mettere di mezzo Tetsuo!? -
- Finchè non mi aggredisce, io resto quieta e calma come le acque di un lago in estate, se lei osa provocarmi, certo non resto a guardare! -
- Riyoko's school? - chiese lui divertito strappandomi un sorriso che le gocce di pioggia misero poco a far svanire.
- Cazzarola! Anche la pioggia! Non solo questo posto lugubre ma anche la pioggia! -
- E non è finita...- m'interruppe lui rispondendo ad una chiamata al cellulare.
Da come parlava ebbi la cognizione fosse Seiko l'interlocutrice.
Dalle smorfie che faceva pareva non fossero buone notizie.
Attesi la fine della conversazione prima di chiedere aggiornamenti.
- Brutte notizie? - chiesi tentennante
- Non troppo - sdrammatizzò lui, mentre la pioggia si fece più insistente - Semplicemente ci hanno piantato qui e ci tocca tornare a casa da soli...-
Dopo qualche minuto di shock ebbi la forza di esprimere il mio completo sbigottimento.
- Come?! - chiesi allibita, ma lui scrollò le spalle e si tolse la giacca della divisa per mettercela sopra la testa
- Non lamentarti sempre e pensa al fatto che i tuoi amici non hanno esitato a difenderti nel momento del bisogno. Non mi spiego solo cosa centri io...- si chiese mentre ci incamminiamo verso la stazione metropolitana.
- Mah, comunque ciò non toglie che ci hanno lasciati come se nulla fosse...- cercai di sviare l'argomento
- Magari la situazione è degenerata e c'è stato bisogno di calmare le acque. Fatto sta che domani lo saprai, quindi non fare fretta al tempo...-

Camminammo abbracciati sino alla stazione metropolitana e dal punto d'arresto a casa, e camminando al suo fianco, con lui che mi stringeva forte a sé con una tale delicatezza da renderlo quasi alieno, non potei fare a meno di notare un'ombra sconosciuta sul suo viso pulito.
Quando gli chiesi se stava bene, la sua unica risposta fu il suo solito sorriso, che ormai, aveva imparato ad usare bene anche come maschera.

Continua...


(*) Haha in giapponese è coincidente con il nostro "Mamma" una maniera affettuosa di delineare la propria madre.


 

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