Lemon Cake

 

"…Mi rendevo sempre più conto che le cose intorno a me, non avevano un senso e nemmeno se provavo e lo cercavo.
Ho fermato il mio tempo e poi non sapevo più che farmene, ho ottenuto ciò che volevo e ci avevo sputato sopra piangendo per ciò che non ero in grado di mantenere…
Sono vissuta di rimpianti per quella infanzia alla quale non ero stata in grado di dare il giusto valore e ora, nel momento in cui mi sentivo sempre più adulta anche contro la mia volontà, fuggivo da questo presente che odiavo e cercavo negli occhi dei bambini quella felicità e quella purezza che io non ero stata in grado di prendermi…"


Capitolo 1:

Ho da sempre amato le fiabe e ogni tanto mi capitava di rimettermi a leggerle di nuovo oppure di ascoltare le sigle registrate dei cartoni animati che ero solita guardare quando ero piccola.
A causa di questa mia "passione" pensavo che tutto il mondo fosse rosa e fiori e io la principessa che grazie ad un miracolo piovuto dal cielo sarebbe stata baciata e sposata da un bel principe.
Alle soglie dei miei 16 anni, mi vidi costretta a distruggere i miei castelli e il mio mondo fatato sostituendolo con un mondo crudele e che io non trovavo alla mia altezza…
Ero diventata una persona priva di sogni.

Al tempo frequentavo ancora il liceo, quello di Ryonan, precisamente e la mia più grande preoccupazione era quella della maturità e il mantenimento della promessa che avevo fatto a mio padre di vincere il campionato nazionale con la mia squadra di basket della quale ero capitano.
Non sapevo che facoltà universitaria avrei scelto una volta finito il liceo ma non ne ero spaventata, come al solito, mi sarei affidata all'istinto del momento, al caso e alla fortuna.

Abitavo a Kanagawa ormai da una vita e come zona mi piaceva parecchio anche perché abitavo in una piccola cittadina sul mare, un piccolo porto molto attivo in cui la gente era molto gentile anche se i giovani erano parecchio riprovevoli ma non spettava a me dare giudizi su nessuno.

Dì per sé, per principio anche, non sopportavo i figli di papà dei quali pullulava la mia scuola.
Odiavo la loro arroganza e la loro superficialità e avevo sempre cercato di evitare ogni genere di rapporto sociale con loro, eppure, per fregarmi come al solito, dato che il mio cervello e il mio corpo non andavano troppo d'accordo per motivi a me sconosciuti, il mio migliore amico era ricco eppure a differenza di tutti gli altri, gentile e premuroso oltre che estremamente affascinante che in un certo senso aveva ridimensionato la mia pessima opinione nei riguardi di quelli della sua specie ed era stato in grado di reprimere un po' la tristezza che avevo dentro…

Ma io e lui non stavamo insieme, purtroppo e penso che mi sia messa con Kaede perché ero certa di non avere speranze con lui che mi vedeva solo come una buona amica.
Era da quasi un anno che stavo insieme ad un ragazzo che frequentava una scuola vicina, lo Shohoku, e la modalità con la quale ci siamo messi insieme ha seguito la seguente scaletta:
un bel giorno della fine del secondo anno, mi vedo costretta a vagare per la città e a litigare con un odioso calzettone che non ne voleva sapere di stare su mentre nello stesso tempo, isterica e intrattabile, vengo "notata" dal caro Kaede Rukawa, uno tra i ragazzi più popolari della prefettura e manco a dirlo uno dei più belli, che "gentile e cavalleresco" mi si schianta addosso in bici, mugugna qualche parola di scusa e sta per ripartire quando io, presa dall'ira più funesta, lo fermo e gli sbatto davanti la gamba e gli indico con il dito il ginocchio sanguinante che ha fatto sì che la mia giornata si rovinasse del tutto:
- Non vedi, razza di deficiente, che momentaneamente il mio corpo sta perdendo sangue per causa tua? - gli chiedo acida e lui mi guarda con evidente confusione - Come minimo mi devi almeno portare fino all'ospedale più vicino! -
- No - risponde privo di intercalazione, quasi robotico.
- Come sarebbe a dire no? - gli chiedo salendo sul portapacchi e stringendolo fortissimo onde evitare che mi facesse cadere e sbattendogli ad altezza petto la gamba intera sanguinante - Adesso pigli sta bici e mi porti all'ospedale che mi fa sempre più male! -
Lui alza il sopraciglio, mi guarda male, con la mano mi abbassa la gamba, con maestria mi mette a posto il calzettone che cadeva e mi porta all'ospedale restando con me finché non mi disinfettano e mi legano una benda per fermare l'emoraggia…

Lo guardo estasiata:
- Allora? Posto e ora…- gli dico mettendo le braccia sui fianchi e guardandolo con un sorriso forzato.
- Mh? - mi chiede evidentemente contrariato
- Per il nostro appuntamento, decidi tu! - gli dico sempre più impassibile.
Lui pare sempre più sorpreso ma alla fine, esausto dal mio continuo parlare e insistere, accetta.
Fissiamo l'appuntamento, usciamo e tre giorni dopo stiamo insieme.
Nonostante lo strano carattere di Kaede, riusciamo ad andare d'accordo e anche lui alla fine ammette di stare bene con me.

Wow, una figata se non fosse l'essere vivente più geloso della terra e fin da subito non vide bene la mia amicizia con Akira, bastardo cronico in ambito amoroso ma fantastico nelle amicizie e io non avevo per niente l'intenzione di chiudere con lui se non fosse che per salvare la storia con Kaede che vedevo anche importante in un certo senso, mi vidi costretta a dirgli che non avrei più frequentato Akira.
Mentii, perché non riuscivo a fare a meno di lui ma mi vidi costretta a vederlo solo in quei momenti in cui sapevo che nessuna delle sue "spie" mi avrebbe vista con lui, riferendoglielo.
A complicare questa storia, la mia migliore amica Tomoko mi fa notare che io e Kaede non centriamo nulla l'una con l'altra e che secondo lei sto mentendo solo a me stessa sapendo bene di essere attratta da Akira.
Certo, io e Akira siamo molto simili e se per attrazione lei intende il mio star bene con lui, allora penso che nessun Kaede Rukawa sarà mai in grado di porre fine alla mia attrazione per il ragazzo dall' eterno sorriso perché lui mi è sempre vicino anche quando non lo chiamo, perché riesce a farmi ridere e divertire rendendomi felice riportandomi come per magia a quel mondo di fate e colori che da parecchio tempo avevo abbandonato con estremo rammarico e dispiacere...


Continua…