Lemon Cake

 

Capitolo 7:

“…allo spettacolo teatrale dello scorso anno avevamo parlato di occhi e della loro eloquenza…
io non la pensavo così eppure mi vidi costretta a rimangiarmi le mie stesse parole, come al solito.
Tutti quei pensieri che molte persone non sono in grado di esprimere a parole,
tutte quelle cose che non si riescono a fare o realizzare,
tutti i sentimenti latenti, nascosti dentro di noi,
diventano evidenti a quelli che come lei,
erano in grado di vedere l’anima delle persone che la circondavano…”


Mika era la persona più sensibile che io avessi mai conosciuto.
Conosceva me, Tomoko, Kaede, Akira e tutte quelle persone che stringevano un rapporto stretto con lei come se fossero la continuazione di lei.
Mika diceva sempre che non bisogna mai lasciare nulla per domani, che non si sa mai cosa ci può succedere ma io non l’ascoltavo mai, rimandavo sempre e smentivo le sue ragioni perché mi facevano paura e anche quando diceva che la rottura con Kaede era stata solo magistralmente sfruttata da Akira per avvicinarsi a me, io non le credevo perché, pessimista come ero, non mi reputavo tanto fortunata da far sì che Akira s’ innamorasse di me.

Io e Akira ormai convivevamo a tutti gli effetti.
Parlavamo, guardavamo film, mangiavamo, giocavamo e intanto lui migliorava.
Verso la fine della settimana riusciva anche a fare qualche passo senza stampelle e facemmo festa.
Ci divertivamo e io ero felice.
Mi fece uno strano effetto quando se ne dovette andare eravamo diventati, se possibile, ancor più affiatati e non mi importava di quello che dicevano a scuola su di me io avevo bisogno di lui e di tutto il resto non mi importava.

Qualche giorno dopo, un giovedì, Tomoko venne a chiedermi se mi sarei offesa se lei accettava l’invito di Kaede ad uscire, mi sentii male ma allo stesso tempo le dissi di fare quello che si sentiva, le dissi che non mi importava e che la mia unica preoccupazione erano gli esami e la partita che avremmo giocato domenica contro la squadra di Aichi. Ci mancavano tre partite alla vittoria nazionale e poi sarebbe iniziato il campionato delle best five di ogni prefettura che dovevamo vincere assolutamente. Usando il basket come distrazione nella speranza che il tempo facesse sì che la mia vita tornasse alla calma alla quale ero abituata: niente più tornei, niente più esami fino al diploma e niente più Kaede.

Il venerdì dopo io e Mika uscimmo insieme e io ruppi la mia promessa di non bere.
Tornai a casa ubriaca fradicia ma per una qualche grazia piovuta dal cielo, mia madre non si accorse di nulla, dormiva evidentemente, Nimrod non mi considerò nemmeno e mi sdraiai a peso morto sul letto, mi girai e rigirai venendo ingannata da un ipotetico dialogo tra due individui che vivevano nella mia testa i quali finirono per picchiarsi aumentando ulteriormente il mio stato di nausea.

Mi svegliai la mattina seguente con un aria da zobie e con un mal di testa che non ricordavo quando fosse stata l’ultima volta che ebbi.
Mia madre era al lavoro, per fortuna, così ebbi modo di tenermi la mia faccia finché non mi fossi ripresa completamente, mangiando come un bue e riguardandomi per l’ennesima volta “ Sweet November” deprimendomi così per bene.
Suonò il telefono e Nimrod me lo portò.
Risposi con voce roca e bassa tanto che l’altro interlocutore ripeté più volte “ pronto” .
Akira? –
Ma ti sei appena svegliata? – mi chiede con aria sorpresa
Mi misi una mano sulla testa che doleva al suono della sua voce e cercai un orologio per la casa ma non riuscii a registrare l’ora esatta.
Ti chiamavo solo per ricordarti che stasera alle sei passo a prenderti per portarti alla festa…-
Ah, già…- dissi con tono di chi non capiva niente
Lui rise dall’altro capo del telefono e mi salutò, dicendo che non voleva più disturbarmi.
Sapevo che l’aveva fatto perché aveva capito che ero reduce di una sbronza colossale “causata” da Kaede e non per gentilezza intrinseca.
Sapeva di Tomoko e Kaede e durante la settimana aveva pensato bene di starmi alla larga anche perché pareva avessi fatto indigestione di limonata, come mi aveva detto Mika quando le risposi male ad una sua domanda.

Mika si presentò a casa mia verso le 3, con la ferma convinzione di darmi delle dritte di portamento, abbigliamento, comportamento e argomenti “salva-da-figure-pessime” come diceva lei.
Si era portata dietro vestiti su vestiti e io ne scelsi uno semplice nero e ai piedi delle scarpe eleganti prive di tacco.
Si mise poi a truccarmi e mi disse che avevo fatto bene ad ubriacarmi:
Mi stavo chiedendo per quanto tempo ancora saresti riuscita a tenerti dentro la rabbia della fine…-
Io non ho bevuto a causa di Kaede! – la riprendo, mentendole spudoratamente
Sì, come no. Ma ormai di lui non mi interessa niente, piuttosto non ci credo ancora che tu sia riuscita a non fare niente con 100 e lode avendolo a disposizione 24 ore su 24! –
Io non sono una maniaca come te, Mika! –
Ma dai, Shii! Sei proprio un’imbastita! Io gli sarei saltata addosso subito! –
Quindi piace anche a te? Eh? –
Bè, ma a quale ragazza non piace, scusa? –
Hai ragione, ma io intendevo nel vero senso della parola, anche tu lo conosci bene ormai, non è che per caso devo considerarti una mia rivale, vero? –
Lei sorride sorniona e fa spallucce, mettendomi in allarme.
Mi mancava solo questa.
- L’unica mia preoccupazione per adesso è che lui ti trovi bellissima!^^ - mi dice lei sviando il discorso e io le faccio una boccaccia facendola ridere.

Lui passa a prendermi verso le sei e si stupisce molto nel vedere lì anche Mika, che lo guarda sorridente e a me inizia a girare per la testa il pensiero che lei sia seriamente innamorata di lui…
Prima di andarcene tutti, Mika sussurra qualcosa ad Akira e se ne va ridendo mentre io guardo imbronciata il mio cavaliere:
ç_ç Perché tu non sei ancora vestito? –
Perché mi vesto quando arriviamo là, sta tranquilla…- mi dice allegro chiamando l’ascensore
^__^ Cosa ti ha detto Mika? –
Ah! Questo tu non lo puoi sapere! Mi spiace!^_- - mi dice facendomi l’occhiolino e mettendosi le mani in tasca, sorridendo sornione facendomi insospettire.
Perché lui…luiiii…usa quell’atteggiamento quando ha in mente qualcosa di losco!
Io lo so! Lo conosco! E non lo sopporto quando mi nasconde le cose!
Ma me ne sto zitta per farlo sentire tranquillo e poi agire facendogli confessare tutto, tattica vecchia ma ottima!
In poco tempo arriviamo a casa sua, affollatissima di gente.
Lui si accorge del mio nervosismo e mi prende la mano e mi sorride:
Stai tranquilla, starai tutta sera con me e non avrai niente a che fare con nessuno di loro, vieni solo che ti presento ai miei genitori e a mia nonna, sei d’accordo? –
Accetto, anche perché non avevo altre possibilità.
Avevo paura di incontrare la madre di Akira perché mi ricordo che non era il massimo come simpatia.
Era gelosa del figlio e pensava che io stessi con lui solo perché fosse ricco.
Akira dice che le ha spiegato tutto ma secondo me lei non è quel tipo di donna che cambia idea solo perché è il figlio, imbambolato come pensa lei, glielo dice…
Lui si fa largo tra i suoi famigliari, zii, zie, nonni e nonne e i fatidici genitori.
Il padre mi sorride e mi ringrazia del regalo, che ho fatto comprare da mia madre, una biro da collezione che Aki mi aveva detto che fossero la passione di suo padre, tanto per guadagnare punti con lui visto che la madre non mi poteva vedere. Come supponevo, mi tira subito un occhiataccia e mi squadra da testa a piedi:
E così sei venuta. E adesso cosa farai? Chiederai la sua mano? –
Mamma! – la riprende subito Akira già alterato, seguito a ruota dal padre
Niente affatto, sono qui solo per far compagnia ad Akira – le rispondo senza piegarmi e guardandola negli occhi. Non mi sarei fatta scoraggiare di certo dalle sue parole. Dovevo dimostrarle che io non ero il genere di ragazza che lei pensava e volevo cambiare la pessima opinione che lei aveva di me.
Akira mi guarda con un leggero sorriso mentre sua nonna mi gira dalla sua parte e mi porta via al tavolo delle bibite, offrendomi un succo al mirtillo:
Perdona mia nuora, ma sta attraversando il periodo della menopausa quindi è alquanto intrattabile, ma lasciala perdere! – mi dice la signora che già mi è simpatica e Akira sorride e le da ragione
Sai, la mia nonnina, nonostante i suoi 83 anni portati con orgoglio è sempre più in gamba di tutte le gran dame qui riunite, tutte delle racchie pettegole che non vedono l’ora di sparlare l’una dell’altra, davvero insopportabili! – mi dice Akira mentre usciamo in giardino tutti e tre insieme mentre io lo guardo sorridendo
E lei signora, come ha fatto sopravvivere? – le chiedo e lei inizia ad agitare la mano su e giù e ride divertita
Io stavo con gli uomini! Sono la mia grande passione e delle donne non è che mi interessava tanto! Si fanno figli con gli uomini, non con le donne, non pensi anche tu? –
Io rido e annuisco.
- Mai fidarsi delle donne ricche che stanno insieme, appuntatelo da qualche parte! –
Lo farò! –
Bene ragazzi, questa vecchia vi abbandona e torna dai suoi coetanei, voi divertitevi, miraccomando! – ci dice salutandoci con il suo drink in mano.
Mi piace tua nonna! E’ un’arzilla vecchietta con la quale giocherei volentieri a briscola! – gli dico mentre lui scoppia a ridere.
Vieni su con me che mi devo cambiare? –
Certo…- gli dico seguendolo lasciando il mio succo su un tavolo
Saliamo al piano di sopra che è enorme quanto quello di sotto.
La sua camera è grandissima e io mi accomodo tranquillamente sul divano, mentre lui s’infila nell’armadio a cercare uno smoking per la serata:
Vediamo…- mi dice sbucando e guardandomi attentamente – Tu sei vestita di nero, quindi…-
Cosa centra il mio vestito? – gli chiedo confusa
Visto che dobbiamo stare insieme e dopo dobbiamo anche ballare, ci tengo a far sembrare che siamo una bella coppia, per cui…smoking e scarpe bianche, camicia nera e cravatta bianca…che dici? –
Io resto perplessa e capisco perché non si era ancora vestito quando era venuto a prendermi e non riuscii a trattenere la felicità che dovevo nascondere per non sembrare una delle tante che gli starnazzavano intorno:
Bella combinazione! Il bianco non sta bene a tutti! – commento ricordano la teoria di Tomoko approposito dei ragazzi che stanno bene con i calzoni bianchi: semplicemente degli autentici Lode.
Si veste mentre io guardo un po’ di tele e mi si piazza davanti chiedendomi tentennante come sta.
Io resto senza parole e deglutisco: se è possibile, è anche più bello del solito.
Stai benissimo…- dico quasi sussurrando e lui ride soddisfatto
Mi dovresti solo legare la cravatta, non ho mai imparato…- mi dice porgendomela e io eseguo.
Lo costringo ad abbassarsi per prendere bene le misure e inizio a legarla mentre lui mi fissa mettendomi a disagio e facendo sussultare il mio cuore che pareva volesse uscire dalla gabbia toracica.
Non fissarmi, mi metti a disagio…- gli dico rossa in viso per l’imbarazzo mentre continuo nella mia opera con le mani tremanti che lui prende tra le sue obbligandomi a guardarlo in viso.
Stavo ripensando alle parole di Mika e mi chiedevo perché tanta insicurezza dietro alla facciata da dura…-
Che cosa blateri? – gli chiedo tornando ad osservare quanto stavo facendo, tentando di sembrare più fredda possibile osservando come ipnotizzata quel nodo al quale serviva solo l’ultimo passaggio per essere completo.
Che non hai motivo per essere insicura, basta una tua parola e io faccio tutto quello che desideri…- mi dice serissimo mentre io stringo forte la cravatta, cercando di svincolarmi dalla sua presa ma senza fortuna ( o sfortuna? ).
Sapevo a cosa si riferiva.
Aveva scoperto che mi piaceva e che dovevo dirglielo ma io non ero come Mika, non riuscivo a pronunciare quelle due parole in grado di cambiare tutta la mia vita che io volevo tanto tornasse tranquilla e senza stravolgimenti…
No…io…- inizio a balbettare sempre più imbarazzata tremando come una foglia.
Lui mi abbraccia e mi avvicina a se avvicinando le sue labbra rosate alle mie, quando ad un tratto fa irruzione in camera sua madre, che capisce subito che cosa stava accadendo facendo finta di niente:
La cena è in tavola! – dice con tono fermo e deciso uscendo, lasciando la porta aperta per essere certa che l’avremmo seguita.
Lui sorride tranquillo e sospira sconsolato, lasciando la presa:
Allora andiamo a mangiare…- mi dice lasciandomi uscire per prima con un inchino e la mano protesa verso la direzione da seguire.
Io rido del suo atteggiamento da lord e lui finge di arrabbiarsi:
Guarda che mi ci sono voluti anni e anni di studio per imparare quella mossa che tu non apprezzi a dovere! –
Ma piantala! – gli dico tra le risate scendendo la scalinata regale.
Mi sentivo davvero una principessa quella sera, proprio come quelle della fiabe occidentali, c’era tutto, solo che il mio principe era già lì con me, prima di tutti gli altri.

Non ti ho detto forse la cosa più importante…- mi dice dopo un lungo silenzio attraverso i corridoi della reggia in cui vive, mentre ci dirigevamo verso la sala dove si sarebbe tenuta la cena
Cosa? –
Sei davvero bellissima – mi dice serissimo e io resto impalata mentre lui continua a camminare pacato, come se non avesse detto niente di sconvolgente, ma anche questo era parte del suo carattere…

Continua…


 

Torna all'Indice capitoli
Torna all'indice Fanfiction