Lemon Cake

 

Capitolo 10:

“A volte, è il destino a prendere le decisioni al posto nostro, a smuoverci, a farci agire
quando capisce che con noi non c'è niente da fare.
Io avevo temporeggiato
pensando così di riuscire a mettere equilibrio tra le cose che avevo in testa
ma quando fui minacciata di perdere ciò che più valeva per me,
sfoderai le unghie e non guardai più in faccia nessuno.
Cosa fareste, se sapeste che chi amate sta per morire? ”


Dicevano che io ero cambiata, in peggio, ma nessuno mi aveva abbandonata perché pensavano che io fossi diventata quella che ero per causa di mio padre,della sua morte improvvisa.
Tutti divennero più buoni con me, più gentili, circondando il mio mondo decaduto con una sfera di ipocrisia.
Trovai conforto tra le braccia di Akira, l'unico che riuscì a placare il mio dolore e asciugare le mie lacrime.
Trovai sostegno in Mika e nella sua visione delle cose, nella sua interpretazione filosofica delle ragioni della natura rendendomi ragione di ciò che fosse successo.
Trovai il sorriso perduto nella spensieratezza di Tomoko che aveva sempre l' idea giusta al momento giusto.
Trovai l' amnesia nell'amore di Kaede per me.
Trovai l'altruismo nel conforto a mia madre.
Placai la solitudine col basket e col cibo.
Tutto questo fece di me la persona che sono ora.
Mi obbligò a crescere, a diventare forte e incolume a qualsiasi calugna che mi dicevano dietro tutti coloro che erano invidiosi di me e del mio successo.

Mi chiedevo, per quale motivo frenassi ancora me stessa.
Dopo il bacio mancato a casa sua doveva essere evidente che anche io gli piacevo almeno un po' ma avevo mille dubbi nella mia testa, mille domande che non trovavano risposta.
Akira si prendeva sempre gioco delle ragazze innamorate di lui e io non mi sarei fatta prendere in giro dalla persona che più amavo, perché ne avrei sofferto, tanto e io non volevo più soffrire, per nessuno.

- Che ci fai qui? - mi chiede Kaede
Io lo guardo impietrita. Che ci fa lui qui? Lui è dello Shohoku! Non centra niente con il Ryonan! Cosa vuole?
- Aspetto che finiscano gli allenamenti…-
- Mh…-
- Tu? Come mai al Ryonan? Tomoko è andata a casa da parecchio, ormai…-
- Devo parlare con Sendoh…-
- Ah…- bene, bene, quindi 100 e lode ha la fila.
L_L chissà se devo prendere il ticket…
Avrei potuto chiedergli il perché ma non mi sembrava molto accondiscente e allora lasciai perdere.
- Non vi siete ancora messi insieme? - mi chiede atono, come al solito
- No -
- Perché? -
- Perché lui non è innamorato di me…-
- Mh…- risponde lui facendo spallucce - E ne è valsa la pena? -
- Non saprei, ma almeno non prendo più in giro nessuno…-
- Dovrei ringraziarti…- mi dice con un tono che io non so se mi prende in giro o è serio.
Io mi appoggio alla ringhiera accanto a lui e seguiamo gli allenamenti con Akira che mi sembra alquanto strano.
- Gioca male…- commenta ad un certo punto Kaede e io mi trovo a dargli ragione.
- E' vero…sarà stanco…-
- E' dall'incidente…-
- Quello dell'amichevole? -
- Mh…-
- Eppure sono passati ormai 2 mesi, non dovrebbe avere più problemi…-
- Se gioca così anche domenica la squadra ne risentirà…-
- Però tu potrai giocare contro Sawakita -
- Ma senza Sendoh Akita non la battiamo…- mi risponde lui con quel tono di sfida e rabbia repressa che ha quando parla dei suoi più grandi rivali.

Aveva preso molto sul serio questo torneo e la sua preoccupazione per lo stato di Akira era del tutto lecita, se non anche eccessiva.

Appena gli allenamenti finiscono, sia io che Kaede scendiamo ad aspettare che i ragazzi escano.
Il primo ad uscire è il mio amico Aida, che poi non è effettivamente un mio amico, ma a me piace tanto chiamarlo così perché poi lui si monta la testa e inizia a farfugliare cose stupide e poi senza volerlo finisce che mi riferisce cose interessanti dato che sa sempre tutto di tutti…
Naturalmente, Kaede non lo caga di striscio e io me ne vado col piccoletto lasciando a Kaede e Akira tutto il tempo per discutere, per poi essere servita anche io quando fosse arrivato il mio turno…

- ^^ Caro Aiduccio, che mi racconti di bello? -
- AH! Eh! Sai che bla bla bla bla….bla bla bla bla….-
- Interessante, mi sai dire qualcosa sul perché Sendoh gioca male? - gli chiedo dopo mezz'ora in cui mi sono sorbita le sue parole al vento
- Ah! Eh! Certamente! Me lo sono chiesto pure io ma Taoka dice che è perché è sotto stress a causa dei campionati e degli esami quindi io gli ho creduto, perché? Tu pensi sia altro? - mi chiede con quel suo fare indagatorio tirando fuori il suo quadernino onnipresente.
Certamente non sono stupida che poi lui va a raccontarlo a tutti, oddio, non lo fa apposta, gli viene naturale rispondere senza pensare a qualsiasi domanda gli si faccia, però a me non andava che si sapessero in giro cose che Akira aveva detto solo a me, a quanto pareva.
- No, no. Mi ero solo preoccupata! -
- Bè, è naturale! Sei la sua ragazza. Che stupido che sono! -
- Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh???- gli chiedo sconcertata.

Fermi tutti!
C' è un punto che non mi è chiaro in tutta questa faccenda…
Perché tutti sanno che io sto con Akira eccetto me???

Lui indietreggia e fa quella faccia di chi ha detto una gran cavolata in pubblico e tutti lo guardano male.
- Perché ? Che ho detto? -
- Niente! Solo che io e Akira non stiamo insieme! -
- Buono a sapersi…- mi dice la sua voce alle spalle mentre io divento di tutte le gradazioni del rosso, desiderando fortemente di scomparire mentre Kaede sogghigna alle sue spalle senza ritegno! Infame!
Akira mi viene vicino e mi fa una carezza sulla guancia per poi darmi un pizzicotto fortissimo:
- AIA!! ç_ç - gli dico massaggiandomi la guancia dolente mentre lui mi sorride.
Aida ci guarda estasiato ed è solo grazie all'intervento di Kaede che se lo porta via che io e lui restiamo finalmente soli.

- Sei sicuro che dopo l' incidente ti sia ripreso del tutto? - gli chiedo preoccupata e dal viso serio che aveva assunto appena nominai quel giorno, ci ricostruì su subito un sorriso smagliante
- Perché queste premure? Non sono certo il tuo ragazzo! - mi dice in evidente presa in giro
- Sono solo preoccupata per te e basta! Domenica hai la partita e se giochi come oggi siete fuori subito! -
- Oh! Ma quello no di certo! Rukawa ricopre il mio stesso ruolo e lo sa svolgere perfettamente! - mi dice lui scherzando ma io non ci trovo niente da ridere.

E' come se non gliene fregasse niente.
Non è da lui, per lui il basket era tutto.

- Smettila di scherzare e dimmi che cosa ti sta succedendo! - gli dico infuriata per il suo menefreghismo stringendogli il braccio con forza e guardandolo con gli occhi lucidi.

Il suo viso aveva una strana espressione, quasi inespressiva e io non capivo più che cosa gli stesse passando per la testa.
Mi tornò in mente la strana malattia che gli hanno diagnosticato alla quale non avevo dato nessuna importanza perché credevo fosse solo legata all' incidente mentre ora mi sorgevano mille altri dubbi.
Se glielo chiedevo non mi avrebbe risposto.
Avrei dovuto trovare da sola le risposte che cercavo.
Lascio andare la presa e lo prendo per mano.
Stringo forte e lui mi bacia sulla fronte.

Tornata a casa, presi il mio pc e cercai il nome di quella malattia.
Mentre leggevo, scoppiai a piangere e capii tutto.
E' una malattia che porta radicalmente alla paralisi dei muscoli volontari a seguito di iniziali tremori degli stessi, cedimenti, inciampamenti, di origini genetiche, rara, mortale.
Piansi tutta la notte, con Nimrod che si accucciò accanto a me facendosi coccolare.
Capii perché mi evitava sempre più spesso, perché mangiava sempre più lentamente, perché spesso non veniva a scuola e perché giocava male.
La cosa che più mi rammaricava era forse il fatto che non me l' avesse detto ma aveva le sue buone ragioni e io le capivo.

Non ho deciso io chi amare e a volte maledico questa legge naturale.
Diventata totalmente vulnerabile ad ogni suo stato d'animo, ad ogni suo gesto, mi trovavo in quella posizione in cui contava più lui di me ed io non ero certo conosciuta per il mio altruismo incondizionato.
Sapevo che non stava bene, sapevo che c'erano mille cose che ancora dovevamo dirci nonostante stessimo sempre appiccicati ma non volevo fare nulla senza che lui non me l'avesse permesso.
Stringendo la sua mano tremante mentre tornavamo a casa mi chiedevo se ero disposta veramente a soffrire di nuovo e perdere di nuovo qualcosa che per me valeva troppo e di nuovo avevo solo una risposta chiara e netta: sì, dovevo.

Continua…


 

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