" A volte, non avevo
molto da dire.
A volte, quello in cui avevo creduto fino ad ingannare me stessa, mi ha
salvato la vita.
Tutte le volte in cui ho cercato di trovare la felicità ed ottenere
quello che desideravo, inevitabilmente, essa diventava sempre più
lontana da me.
Non avevo capito che la dolcezza del fuori era inevitabilmente contrapposta
all'amarezza del dentro e se da piccola questa sensazione mi spaventava,
a quell'età era diventato un gusto naturale.
Tradita sempre da preconcetti radicati e stabili in continuo cambiamento.
Era la mattina della partita contro Osaka e io ero terrorizzata dall'esito.
Se perdevamo eravamo fuori e i nostri sogni sarebbero andati in fumo.
Le ragazze contavano su di me e io non volevo deluderle.
Ma io non ero tanto sicura di me quel giorno.
Mia cugina sapeva bene come giocavo e conosceva per filo e per segno tutti
i miei punti deboli e sicuramente avrebbe fatto leva su quelli per vincere.
Avevo già informato tutte che sarebbe stata una partita difficile
e che avremmo dovuto cambiare schema più volte in un solo tempo
perché loro erano abilissime a capire la strategia e a neutralizzarla
sul nascere.
Taoka aveva deciso che avrebbe schierato da principio la seguente formazione:
Reika, terzo anno, PV; Aoi, secondo anno, guardia; Mikako, primo anno,
playmaker; Tsume, secondo anno, ala grande; Hakari, secondo anno, ala
piccola.
Era una buona combinazione e potevano tenerle a bada dato che non avevano
mai giocato insieme e loro non potevano avere informazioni sufficienti
su di loro.
Seduta in panchina ero pronta a vedere che cosa avrebbe combinato mia
cugina, che appena mi vide seduta in riserva scosse la testa e mi disse
che avrei fatto meglio a restarci per non fare brutta figura.
Esaltata.
Anche perché anche lei finisce seduta in panchina e io le sorrido
derisoria e lei mi ignora.
Sugli spalti c'era un piccolo gruppettino di miei fans che sventolavano
una bandiera con il numero 4 e sotto " Miyawashi rendi magico il
campionato!" li salutai e loro fecero casino con i tamburi mentre
i fotografi e i giornalisti mi tenevano d'occhio.
Sui giornali di ieri, gli stessi che mi davano dell'imbecille furono obbligati
a cambiare opinione. L'articolo che più mi piacque fu quello che
diceva: " Scrivete di me, adesso, idioti!" , scritto da Yayoi
Aida, dove lei prendeva le mie difese e diceva che ero all'altezza di
ogni grande campione.
Sedevo spaparanzata sulla panchina a seguire la partita che per ora pareva
alquanto equilibrata, anche perché di là non giocava mia
cugina e tanto meno il loro capitano, l'enorme Retsu Moriyaka, una stangona
di 2 metri per un centinaio di chili di muscoli.
Mi aveva sempre fatto paura quella ragazza e non avevo poi questo gran
desiderio di misurarmi con lei di nuovo, lo scorso anno ci ho quasi rimesso
una spalla! ç_ç che brutti ricordi
- E' una partita completamente equilibrata
- mi dice Yukari pensierosa
- Sì, ma le loro giocatrici migliori sono in panchina
- le
fa notare Yumi facendole cenno con la testa verso Moriyaka e mia cugina,
Shizuka.
- Ma anche le nostre! - le risponde Yukari per lei rime alludendo al nostro
gruppo facendoci galvanizzare.
- In che rapporti siete tu e tua cugina? - mi chiede Yumi e io la guardo
con aria annoiata, con le braccia allungate sullo schienale delle panchina
- Costante rivalità anche se abbiamo rispetto l'una per l'altra
-
- Anche lei era in nazionale? - interviene Yukari
- No. Non ha un gioco pulitissimo
anche se è molto efficace
-
- Eppure lo scorso anno ti ha dato parecchio filo da torcere, ti ha quasi
neutralizzata
- infierisce Yumi e io le rispondo continuando a seguire
la partita
- Certo, perché da piccola giocavo sempre con lei a basket che
lo praticava fin dalle elementari. E' stata lei ad insegnarmi a giocare
ed è per questo che sa ogni mio difetto di gioco. Anche se in tutti
questi anni di allenamenti ho sempre cercato di migliorarmi lei sa bene
che fatico ancora a difendere in maniera ottimale sul lato destro e quindi
ne approfitta e mi obbliga a giocare in quella zona
-
- Non ci avevo mai fatto caso
- mi dice Yukari pensierosa
- Per forza, perché sono brava a nasconderlo. Quando gioco in genere
è sempre Yumi a ricoprire quel ruolo per me tanto antipatico e
la cosa non si nota perché lei ha quella capacità di non
far passare nessuno. Metti me al suo posto e vedi che penetrazione avversaria
ci sarebbe
-
- Ma come mai? - mi chiede Yukari interessata, dato che evidentemente
pensava io non avessi punti deboli
- Perché come prima cosa dall'occhio sinistro sono mezza ciecata
per causa di una miopia e quindi quando la palla mi arriva non riesco
a vederla ma questo poi non sarebbe un problema se non fosse che faccio
fatica ad usare la parte sinistra dei miei arti. Per quanto la destra
sia ottima e riesca a sfruttarla al massimo, la sinistra è sempre
stato il mio problema e anche se è allenata allo stesso modo semplicemente
non riesco, così lei si posiziona in modo tale da impedirmi di
usare la parte destra e io vengo neutralizzata che è una meraviglia!
Ho fuso i miei neuroni l'anno scorso per inventarmi qualcosa! - gli rispondo
annuendo convita, guadagnandomi i loro sguardi rassegnati.
- Sai che questo non lo dovresti dire,però? Alla fine siamo tue
avversarie e un giorno potremmo approfittarne ai tornei nazionali! - mi
dice Yukari sorridente e io faccio spallucce, lei molto probabilmente
pensa sia semplice marcarmi come solo Shizuka sa fare, ma io potevo assicurarle
che ci voleva una forza ed una costanza allucinante.
Il primo tempo si conclude in parità e nella pausa io mi permetto
di chiedere a Taoka di farmi entrare al posto di Hakari ma lui dice di
aspettare ancora.
Certo, aspettiamo di essere sotto di 20 punti a 3 minuti dalla fine, tanto
ci penso io a farmi in 10 per vincere! Oh, sicuro!
Iniziai sempre più a chiedermi cosa avesse provocato la mia perdita
di ascendente su Taoka
prima mi ascoltava sempre!
Pazienza, me ne sarei rimasta seduta lì ad annoiarmi finché
lui non avesse capito che Osaka è più forte di quello che
lui pensa.
- Faccia entrare almeno Mitamura! - gli dico indicandogli Yumi e lui mi
guarda torvo e dice a Mika di entrare al posto di Reika e Aiko al posto
di Hakari.
evidentemente ha deciso di preferire Mika a me
idiota.
Me ne torno a sedere fingendo di non vedere il sorrisetto soddisfatto
di Mika, Aiko e Tsume.
Poppanti.
Quante probabilità aveva Mika contro Retsu la gigante?
Facciamo uno 0 su 1000?
E quante Aiko contro mia cugina?
Diciamo 0 su 100.000?
Guardo Taoka che finge di non accorgersene e mi passa per la mente una
cosa terribile: io non avrei giocato la finale.
Tutto filava, tutto procedeva in quella direzione.
Era semplice da intendersi.
Perché Yumi non è in gioco?
Perché Taoka le ha detto che non avrebbe giocato oggi?
Lui diceva che lei avrebbe affiancato Mika nell'attacco ma loro due non
avevano ancora giocato insieme e se doveva succedere una cosa del genere,
l'ultima possibilità era la finale e se Mika gioca, non gioco io.
Semplice ma tremendamente meschino.
Mi alzo infuriata e vado da Taoka che mi dice di tornare a sedermi ma
io mi rifiuto e gli chiedo spiegazioni nel momento in cui Osaka segna
il punto che porta la nostra squadra in svantaggio di 10 punti a 15 minuti
dalla fine.
- Lei sta pensando di non farmi giocare la finale, vero? - gli chiedo
insistente
- Non dire scemenze, per quale motivo non dovrei farti giocare? -
- Me lo dica lei questo! -
- Sei paranoica Miyawashi! -
Lo guardo con una smorfia di disappunto e gli rido in faccia:
- Mi faccia il piacere! Lei crede sul serio che io me ne resterò
seduta in panchina con le mani in mano a guardare il mio sogno e quello
delle mie compagne sfumare perché lei si è fatto convincere
da qualche moina di troppo? -
- Stai insinuando che io mi sia fatto comprare? -
- Ha la coscienza sporca? -
- Siediti Miyawashi e non peggiorare ulteriormente la tua situazione
-
- Lei mi fa schifo! - gli dico prendendo le mie cose uscendo dallo stadio
in lacrime.
Mi siedo sui gradini dell'entrata dello stadio e mi metto a piangere
sicura che nessuno ne sarebbe stato testimone.
E di nuovo, mi sbagliavo.
Qualcuno mi osservava sempre.
Erano degli occhi color blu che sembravano di metallo.
Qualcuno percepiva ogni mio stato d'animo.
Era il cuore di chi mi ha sempre amata senza chiedere mai nulla in cambio.
Akira.
Mi volto verso di lui, mi alzo e lo abbraccio piangendo tra le sue braccia
forti che mi proteggevano sempre.
Mi consolò in silenzio e io continuavo a stringerlo forte a me.
- Se fossi stata meno brava ora sarei in campo
-
- Non dire così
-
- Se fossi stata meno brava ora avrei giocato, avrei giocato la finale.
Ho faticosamente tentato di essere perfetta, di non avere punti deboli,
ne caratterialmente ne in campo e ora sono fuori da tutto
Non capisco,
non capisco
-
Lui non dice nulla e continua ad abbracciarmi mentre io non riesco a pensare
a null'altro che per colpa del protagonismo di Mika oggi la squadra è
a rischio esclusione.
- Torna dentro
- mi dice lui serio ma io mi rifiuto, se Taoka pensava
che con quella squadra poteva battere una squadra del livello di Osaka,
che lo facesse.
- Non essere testarda, Taoka si accorgerà che ha sbagliato a schierare
la squadra in campo e allora farà entrare sia te che Yumi
-
- Sono a pelo riuscite a battere Hiroshima nella fase eliminatoria e lui
insiste ancora con quella formazione. Yumi ha ottime qualità, Hakari
pure, io anche. Dovrebbe far giocare noi tre o almeno una di noi per non
lasciare aperti gli spiragli! Osaka è troppo forte e furba per
non accorgersi delle loro lacune! - mi lamento asciugandomi le lacrime
ma lui mi guarda dritto negli occhi, mi stringe fortissimo il braccio
e mi trascina di forza in campo.
Il risultato è di 76 a 54 e mancano meno di dieci minuti.
Guardo Taoka e mi viene sempre più voglia di piantarlo in asso
ma Yumi, Yukari e Hakari vengono da me, che inutilmente tentavo di divincolarmi
dalla presa di Akira e mi dicono che Taoka è letteralmente impazzito
e non ha intenzione di effettuare delle sostituzioni e pare che la colpa
sia delle mie supposizioni e accuse.
- E' un suicidio! - mi dice allarmata Yukari quasi sul punto di piangere
e io sottraggo con forza il braccio ad Akira e vado da Taoka
- Effettui il cambio! - gli ordino stringendo i pugni e i denti - Stiamo
perdendo, non so se sé ne rende conto! -
- Non te ne eri andata? - mi chiede e io inizio a perdere il controllo
ed è solo grazie all'arrivo di Akira e le tre ragazze che in maniera
certo più diplomatica riescono in un qualche modo a convincerlo
a togliere Aiko, Mikako e Tsume.
Tirai un lungo sospiro di sollievo e mentre Taoka chiedeva il time-out,
Yumi, invece che ascoltare lui, venne da me a chiedermi come doveva giocare
e al suo fianco Hakari, Aoi e Yukari. Fui grata a loro e alla loro fiducia
nei miei confronti e Akira sorrideva compiaciuto mentre Mika mi ignorava
e io decisi di fare lo stesso:
- Shizuka, il capitano, ha un ritmo costante, dovete andare lente ma incisive
in area di tiro e per questo credo che dobbiate fare affidamento sui tiri
a distanza di Aoi
- gli dico trovando conferma nel sorriso della
mia compagna di stanza - Se lei sbaglia ci penserà Hakari a prendere
il rimbalzo e segnare - e lei mi sorride decisamente più sicura
di sé - Moriyaka fa invece affidamento sulla stazza e i suoi punti
deboli sono la velocità e l'altezza e qui entra in gioco Yumi,
che è bassa e veloce e sarà fondamentale, Yukari invece
sarà il vostro punto di appoggio. Cercate di non farle più
entrare in area altrimenti siamo fritte, giocate d'attacco come al solito
e credeteci! - gli dico e la partita riprende.
Avevamo tre squadre in campo e tutto si sarebbe deciso in 8 minuti.
Poteva succedere ti tutto ma io ero tornata a credere alla vittoria, anche
se non giocavo.
Sapevo che se giocava Yumi tutto sarebbe andato per il meglio.
Guardai Akira che mi salutò e tornò sugli spalti e Taoka
approfittò della mia "vulnerabilità" per rimproverarmi:
- Stai dividendo la squadra
- mi dice serio, senza nemmeno guardarmi
in faccia e io faccio altrettanto. Seguo la partita e intanto parlo con
lui.
- La squadra è divisa ormai da mesi e lei se ne accorge solo adesso
-
- E di chi è la colpa? Mia no di certo
-
- Una volta lei mi aveva detto che il destino dei grandi campioni è
quello di essere soli e mi aveva detto che questo era dovuto alla invidia
di chi non ha la fortuna di essere come me. Adesso che lo sta sperimentando
sulla sua pelle finge di non vedere e si lascia abbindolare dalle parole
di chi lei mi ha detto non merita nemmeno la mia considerazione. Sto facendo
quello che lei mi ha insegnato eppure ora lei si arrabbia con me. Lo ammetta
che non avrebbe mai creduto che io fossi in grado di esercitare una tale
carisma e diventare amica delle ragazze
-
- Stai farneticando
-
- Lei non ha mai creduto che io avrei resistito così a lungo alle
pressioni di Mika, Aiko e Tsume. Ha fatto di tutto per obbligarmi ad essere
umile e sottomettermi ma io ho reagito nella maniera che lei non si sarebbe
mai aspettato e ha deciso di tagliarmi fuori, non è vero? -
- Non ti hanno mai detto che hai una fervida immaginazione? - insiste
lui sulla difensiva mentre la squadra segna altri punti da tre ed è
Aoi a segnare che mentre corre in difesa mi strizza l'occhio sorridente.
E lo svantaggio diventa sempre meno spaventoso.
- Come se non bastasse, Mika la convince che il mio gioco ormai è
prevedibile e che ormai mi sono montata la testa e lei la preferisce a
me. Tenta di impegnarmi in ogni cosa eppure io sono sempre tra i piedi
e Akira è troppo stressante, è troppo convincente per dirgli
di no e allora decide di darmi una possibilità. Ma le tre ragazze
sono più convincenti ed eccomi qui
- gli dico sorridente e
soddisfatta di me stessa per aver capito tutto ciò che accadeva
intorno a me - Solo che non ci credo che le moine di tre bambine l'abbiano
portata a giocarsi il campionato! - gli dico amareggiata.
Avevo creduto che Taoka fosse una persona onesta, eccentrica, ma giusta
e quel suo agire mi ha completamente sbalordita.
Non pensavo.
Non credevo.
La natura umana alla fine è così.
Non dovevo stupirmene la cosa più allucinante era forse il fatto
di rendermi conto che tutte le persone sulle quali avevo fatto affidamento
per tre anni ora mi voltavano le spalle.
Persone che mi avevano dato il loro appoggio ora non avrebbero esitato
a darmi in pasto ai leoni e tutto perché sono diventata una bambola
gonfiabile nelle mani della stampa credendo più a degli sconosciuti
che a me e alla realtà, se solo avessero voluto avrebbero visto
che io non ero quella che descriveva la maggior parte della gente ma ero
disposta ad accettare anche quel tradimento perché ormai mi ero
rassegnata a reagire fingendomi stupida.
Vincemmo quella partita e io ne fui entusiasta.
Mia cugina mi disse che se avessi giocato io sarebbe andata diversamente
perché sarebbe stata in grado di fermarmi ma ormai i giochi erano
fatti.
Eravamo in finale e venerdì giocavamo contro Tokyo che aveva seguito
anche questa partita.
Non avevo più paura di loro e appena fuori dalla palestra telefonai
a mia madre e a Tomoko per informarle della vittoria e chiedendo loro
se sarebbero venute a vederci.
Mia madre accettò e mi disse che si sarebbe portata dietro Tomoko,
Kaname e Owada che le avevano chiesto di accompagnarle se fossimo finite
in finale.
Ne fui felice e trepidavo in attesa del grande giorno.
Anche se non avessi giocato, sapevo che la mia squadra era in grado di
vincere con l'affiatamento che era stata in grado di creare.
Mentre uscivo dallo stadio mi trovai di fronte Akira e la squadra maschile
che mi diede tutto il suo appoggio e mi fece i complimenti per la regia
del gioco anche fuori campo.
Anche loro erano in finale e la loro partita era subito prima della nostra,
ma non mi sarei fatta condizionare dal loro esito, sia positivo o negativo
che sia.
Tornando alla pensione, accordandoci per l'uscita della serata, io e
Akira avevamo deciso di aspettare gli altri mentre facevamo una passeggiata.
Gli raccontai delle ultime cose successe e lui mi disse che avrebbe parlato
lui con Taoka per capire bene la situazione, dato che a suo avviso io
ero troppo impulsiva per riuscire ad avere un discorso civile con l'allenatore,
tutto secondo lui, naturalmente.
Gli dissi di Mika e della finale e lui di nuovo mi tranquillizzò.
Non dovevo temere per quello, a meno che Taoka non volesse perdere e rispondere
al tribunale sportivo per la sua decisione, io avrei giocato.
Tokyo non era nemmeno paragonabile alle altre squadre che fino ad allora
avevamo affrontato e la squadra se ne sarebbe dovuta rendere conto il
prima possibile prima di venir travolte ancor prima di impostare un'azione.
Gli credetti.
Credevo solo alle sue parole anche perché era lui l'unico che faceva
forza a me.
In genere quello era il mio compito, ero sempre io a dover dar coraggio
agli altri mentre quando ero con lui, perdevo tutta la mia sicurezza e
lui diventava un cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a proteggermi
e a difendermi da tutto e tutti, in ogni istante.
Anche se io non chiedevo, lui capiva sempre quando io avevo bisogno di
lui.
e mi conosceva talmente bene che faceva il tutto facendo sembrare
la cosa spontanea e proveniente da me; sembrava sempre fossi io che iniziavo
a parargli dei miei problemi, quando invece era lui a fare le domande
giuste.
Lo baciai e continuammo a camminare per mano, protetti dal freddo dalla
stessa sciarpa di lana e io ero davvero felice.
Lui riusciva a zittire tutte le voci della mia testa sostituendole con
la sua, che sembrava una dolce ninnananna che mi trasportava in un altro
luogo, in un altro tempo ed io lo amavo per questo.
Lo amavo sul serio e non mi importava se avrei sofferto.
Ormai ci ero abituata.
L'avrei presa come un'altra lezione per il futuro e tutto il dolore l'avrei
incanalato di nuovo nel basket, migliorando ancora.
Ogni sfortuna ha con se un po' di fortuna, come diceva sempre Mika.
La città era alquanto silenziosa, nonostante le tante luci che
ci circondavano e tutto ciò mi metteva una strana sensazione addosso
ma mentre io pensavo alle luci sentii la presa forte e sicura di Akira
diventare sempre più debole, guardai nella sua direzione e lo vidi
cadere lentamente sulle ginocchia.
Spaventata, mi abbassai subito a dargli il mio aiuto ma lui mi allontanò
e poi mi sorrise di circostanza:
- E' solo la seconda volta in tre settimane, se lo dico ai medici potrebbero
consigliarmi campionati a go-go o di trasferirmi a Kobe! - mi dice sostenendosi
a me per alzarsi e io lo aiuto stando attentissima che non scivolasse
o perdesse l'equilibrio.
Non sorrisi alla sua battuta e lo convinsi a tornare indietro e restare
a casa questa sera.
Se fossimo usciti, non sarei stata in grado di dargli il mio totale aiuto
e se lo avessi perso di vista tra tutta quella gente non me lo sarei perdonata.
- Restiamo io e te
- gli dico stringendogli il braccio, protetto
dal cappotto pesante che indossava - Ti insegno a fare la torta al limone,
ti va? - gli chiedo sorridente e lui accetta dandomi un bacio che io ricambio
con molto piacere.
Otteniamo dalla proprietaria il permesso di usare la cucina e io mi precipito
subito alla ricerca della farina, del limone, dello zucchero, delle uova,
del latte e del burro.
Non era un dolce difficile da fare ed era anche buonissimo.
A mia madre non piaceva tanto perché diceva che anche se aveva
un aspetto decisamente invitante il suo gusto amaro la faceva tenere lontana
e io pensavo che era un po' come io avevo fatto con Akira, quando avevo
paura di dichiararmi.
Pensavo che anche mia mamma avrebbe dovuto prima assaggiarla piuttosto
che giudicare ma lei era difficile da convincere.
E mentre pensavo a tutto questo, tra un ingrediente e l'altro, io e Akira
ci mettemmo a giocare con la farina, lo zucchero e la crema finendo per
ipastricciarci per intero.
Lui prese un po' di crema dal mio naso e se la mangiò, facendogli
dipingere sul volto un'espressione soddisfatta a appagata:
- Y_Y è troppo squisita questa torta! -
- Ma hai imparato almeno come si fa? - gli chiedo mescolando il frullato
di uova con la farina e lo zucchero dimenandogli di fronte il cucchiaio
di legno mentre lui scoppia a ridermi in faccia
- L_L che hai da ridere? -
- Sembri una casalinga disperata! Più precisamente quella con i
bambini ovunque che è sempre sporca di qualcosa! - mi dice ridendo
a crepapelle mentre io gli batto il cucchiaio di legno sulla mano che
usava per sorreggersi mentre era piegato in due a sfottermi facendogli
venire i lacrimoni agli occhi ma senza impedirgli di continuare nella
sua azione.
- Bene! Allora provvedi a comprarmi una lussuosa villa a Wisteria Lane!
- gli dico stando al suo gioco dato che non avevo altre scelte e lui alza
l'indice e annuisce interessato
- Potrebbe essere un'idea! Se la nostra relazione dura anche dopo che
siamo laureati si potrebbe fare! - mi dice avvicinandosi mordace verso
il mio viso e verso le mie labbra.
Prendo il suo viso tra le mani sporche di farina e lo bacio, da prima
a stampo, giocando un po' con lui per poi lasciarmi andare completamente.
Mi prende in braccio e mi mette seduta accanto alla bacinella con l'impasto
e io non ci penso più al dolce perché qualcosa di molto
meglio aveva preso posto nella mia testa e nel mio corpo.
Quando finiamo, imbarazzata, mi accorgo che c'è un po' di "liquido
sospetto" nella zona di cottura e nei paraggi dell'impasto e io guardo
preoccupata mordicchiandomi l'unghia dell'indice mentre lui prende la
bacinella e me la mette davanti agli occhi:
- Dici che se ne accorgerebbero? -
- Dai, che schifo! E' il tuo liquido seminale! - gli dico schifata buttandola
via mentre lui mi guarda ammiccante e io gli sorrido.
- E va bene! Ma solo perché ho capito che per stasera della torta
non si fa niente! - gli dico trascinandolo in camera sua, lasciando le
pulizie per dopo.
Continua
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