Nase ed Akira oramai stavano insieme da più di sei mesi.
A quanto io ne sapevo,e per quanto io avessi avuto il desiderio di
sapere,le cose tra di loro andavano bene,anche se i momenti di crisi
li avevano avuti ed ultimamente erano pure più frequenti del
solito.
Non avevo chiesto il motivo e Nase non mi raccontava più nulla
da lungo tempo ed io mi sentivo sola e soprattutto vuota.
Mi mancava la mia migliore amica,ma non volevo pesarle.
Era inverno e quel giorno nevicava,Nase,dopo lungo tempo,mi aveva
chiamata,chiedendomi di raggiungerla appena potevo.
Mi disse che ad aprile,i suoi avevano deciso di mandarla in America
per studiare.
Ci rimasi malissimo e alla fine di tutto non compresi il motivo di
questa loro scelta.
Nase mi confessò che uno dei tanti motivi era Akira.
I suoi genitori non volevano che lei lo frequentasse. Dicevano che
era un figlio di papà,viziato ed abituato ad avere tutto quello
che desiderava,anche perché figlio unico.
Uno,abituato ad avere tutto ciò che desiderava per poi buttarlo
via.
E loro non volevano che lei facesse quella fine.
- Non capiscono >> aveva commentato amareggiata.
Non era incazzata e questo mi stupì.
Era sempre stata una ribelle mentre ora,mi trovavo di fronte ad una
Nasako nuova e che non conoscevo.
E mi chiesi se la vicinanza ad Akira non le avesse fatto quest'effetto.
L'aveva cambiata e ora non saprei dire se in peggio o in meglio.
- Lui che ha detto quando l'ha saputo? >>
Alla mia domanda,lei si sedette sul letto e mi guardò negli
occhi:
- Promettimi che se dovessi sapere qualcosa su di lui che mi riguarda,me
lo riferirai >>
La guardo negli occhi e accetto.
D'altronde,non avevo molte scelte.
Si rimise a fare le valigie in modo meccanico.
Aveva perso tutta la sua vitalità e io la guardavo con compassione.
Uscita da casa sua,mi chiedevo,se valesse la pena stare con una persona
della quale non ci fidiamo e che ci chiede di annullare noi stessi.
La prima settimana di aprile,Nase se ne andò.
Mi disse che sarebbe rimasta per un anno e poi sarebbe tornata.
Pianse tutto il tempo in cui parlò con me,e poi,andò
da Akira che tentò invano di consolarla.
I suoi genitori erano visibilmente indispettiti dal fatto che lui
fosse venuto a salutarla,ma lui non vi badò.
La strinse forte e le disse che sarebbe passato tutto in fretta.
Promise di non dimenticarla e che si sarebbe fatto sentire.
Ci salutò con un falso sorriso e gli occhi pieni di lacrime.
Mi voltai verso i suoi genitori e li guardai con odio.
Me ne andai senza spifferare parola,decisa a non perdonargli ciò
che le avevano fatto.
- Aspetta,Faith! >> mi chiamò Akira.
Mi voltai verso di lui,impassibile ed oramai abituata al suo sguardo
profondo.
Mi raggiunse di corsa,mentre stavo per chiamare un taxi per riportarmi
a casa,quando:
- Vuoi un passaggio? Sono qui in macchina,così risparmi i soldi
del taxi
>>
Lo guardai indecisa e poi accettai.
Guardai la macchina con la quale era venuto e non riuscii a non convincermi
che forse i genitori di Nase avevano ragione. Ad un neo patentato,pochi
sono i genitori che darebbero in mano una BMW M5
- Ti trattano bene
>> commentai mentre usciva dal parcheggio
dell'aeroporto.
Mi guardò con la coda dell'occhio e sorrise:
- E' uno dei privilegi dell'essere figli unici. Se non sbaglio,sei
figlia unica anche tu
>>
- Sì,ma non sono viziata come te >> commentai fredda,non
mi fidavo ancora di lui.
Aveva l'aria di chi la sapeva lunga e di chi,non ci pensava due volte
a tradire la fiducia degli altri ed io ho sempre odiato certe persone.
Si mise a ridere divertito:
- Se lo dici tu
>>
Restammo in silenzio per la gran parte del viaggio e in genere era
sempre lui che tentava di aprire un discorso con me,che io,inevitabilmente,chiudevo
il prima possibile:
- Ti va di venire a pranzo con me? >>
- No! >> risposi decisa,anche se ero decisamente affamata
- Dai,che ti costa? Prometto che non ci provo! >> mi disse con
aria da angioletto
- Ci mancherebbe altro! >> gli urlai sconcertata dalla sua affermazione.
Alzò gli occhi al cielo e mi guardò esasperato per poi
sorridere:
- Allora,vieni o no? >>
Lo guardai fissa negli occhi,decisa a non farmi mettere i piedi in
testa:
- Ad ogni modo ti ricordo che sei il fidanzato della mia migliore
amica! >> gli ricordai mentre lui rideva divertito.
- Tutto questo trambusto per un pranzo al Mc Donald,nemmeno ti avessi
chiesto di uscire! >> concluse ed io non risposi a quest'ennesima
provocazione perché sapevo che saremmo finiti solo col litigare
e non era giornata.
Passammo il pomeriggio insieme e verso le cinque mi riportò
a casa,chiedendomi se sarei uscita quella sera:
- Io non ci esco con te. Grazie del pranzo >> chiusi l'ennesima
discussione con lui.
Non lo avrei rivisto per quasi un mese e mezzo.
Finirà in ospedale a causa di un incidente in macchina ed io,andrò
a trovarlo solo una volta,per portargli dei fiori che mi ha chiesto
Nase di portargli.
Dei quali lui,si preoccuperà minimamente.
Continua