You were mine

 

Capitolo 6

 

A differenza di quello che avrei pensato,i miei non mi dissero nulla.
O meglio,non mi punirono. Semplicemente mi rimproverarono e mi diedero,ovviamente in modo gentile,tra le righe,della poco di buono e forse anche della puttana.
Ma come dargli torto?
Quella era la definizione che io stessa mi sarei data,solo che non sono stata pagata.
Anzi,io dovevo ancora pagare il prezzo più alto: Nase.
Una puttana non retribuita e mi viene da ridere.
Da quella sera,io e Akira ci vedevamo sempre più raramente.
Avevamo deciso che era meglio non destare ulteriori sospetti,visto che tutti avevano visto che eravamo andati via insieme e che non eravamo tornati. Avremmo potuto tornare a casa per i fatti nostri ma avremmo avvertito i nostri amici.
Mitsui aveva già dei sospetti e mi aveva chiesto se avevamo fatto qualcosa.
Mentii con la freddezza di una abituata a mentire.
Infondo,mentivo a me stessa da troppo tempo ormai.
Io ero innamorata di Akira,forse è una parola troppo grossa,ma fatto sta,che stavo bene con lui. Mi piaceva fare l'arrogante con lui,mi piacevano le sue provocazioni e i suoi atteggiamenti con me. Mi piaceva il preludio a tutto e mi è piaciuto anche quello che è successo.
Solo che,ogni piacere ha il suo prezzo.
Akira è di Nase. E' suo. Non mio. Non sarà mai mio,perché io non lo accetterò mai.
Riuscirò a costringere me stessa a non volerlo,a non desiderarlo a non piangere al solo pensiero di questa situazione.
Io sono forte.
Nase lo ha sempre detto, e io credo a Nase.
Lei mi conosce.
Lei è la mia migliore amica.
E lo resterà per sempre per me,perché lei è sempre stata corretta nei miei confronti e io ci ho sputato sopra.
Quel pomeriggio ero in negozio.
Faceva freddo,in giro per la città c'erano gli addobbi natalizi e tutto sapeva di allegria.
Nonostante tutto,anche io ero allegra.
Akira non lo vedevo da quel giorno,i miei amici non hanno più chiesto nulla e con Nase riesco a parlare tranquillamente.
In una vetrina avevo visto una bellissima cornice,avevo deciso che quello sarebbe stato il mio regalo di Natale,e dentro ci sarebbero state le nostre foto. Glielo avrei spedito per posta prioritaria ed ero certa che le sarebbe piaciuto. Avevo delle nostre foto davvero scabrosissime e che l'avrebbero fatta sorridere un po'.
Era strano. Ogni volta che pensavo a lei,la immaginavo triste,così come quando se ne era andata. Mi chiedevo se era un buon segno.
Ad un certo punto,lui entrò.
Coperto da un giubbotto pesantissimo.
Una sciarpa bianca e dei jeans.
Aveva lo sguardo assente.
Mi salutò distrattamente e io capii poi perché.
Fuori in vetrina c'erano due ragazze che erano con noi quella sera,anche un qualsiasi gesto sarebbe potuto essere frainteso.
Rimisi la mia maschera distaccata e andai da lui come da un qualsiasi cliente:
- Desidera? >> gli avevo chiesto.
Mi guardò dispiaciuto.
- Quando finisci di lavorare ti chiamo,ti devo dire un po' di cose…>> mi disse a bassa voce,indicandomi il completo che c'era su un manichino.
- Te lo faccio provare,che taglia porti? >> gli chiesi sempre distaccata.

Comprò quel vestito,le due ragazze suppongo ci siano rimaste male. Uscì dal negozio salutando a fatica,entrò in macchina e se ne andò.
Alle otto,mentre chiudevo,squillò il cellulare.
Era lui,inutile dirlo.
- Ho lasciato Nase questo pomeriggio. >> mi disse amareggiato - Quindi aspettati una sua telefonata,non le ho detto nulla,tranquilla quindi tu fai come faresti normalmente,okay? >>
Ero quasi felice.
E ciò mi fece vergognare di me stessa.
La mia migliore amica ora stava piangendo e io ero felice che lui l'avesse lasciata,senza nemmeno dirlo,per causa mia,stando alle sue parole,alle quali io non credevo.
- D'accordo…>> era una chiamata "scusante".
Sapevo che era un modo per parlare con me.
Non c'era bisogno che mi diceva quelle cose.
Ma mi finsi interessata alle sue parole.
Ero gelida con lui.
Ero cattiva,perché lo reputavo colpevole della mia colpa.
Era colpa sua se io avevo tradito la mia amica.
Pensarla così mi faceva stare bene.
- Ti va se domani andiamo a fare colazione insieme? >>
- Ho lezione…>>
- Dai,non farti pregare. E poi è inutile che ti fai degli scrupoli,ormai Nase è fuori…>> quelle parole mi ferirono e molto anche.
Nase era il peso.
Ciò che impediva a me e a lui di stare insieme ma lui non capiva che non era così semplice. Perché se lui è riuscito a sbatterla fuori dalla sua vita,io non posso e non voglio.
- Ci troviamo domani al terzo distretto alle 8 >> mi disse deciso,chiudendo la comunicazione.
E io,desiderosa di vederlo,di toccarlo,di parlargli anche se le mie parole sarebbero state soltanto delle bugie.
Lui doveva allontanarsi da me e io dovevo fare in modo di farmi odiare.
Andai all'appuntamento,facemmo colazione e poi,ricaddi nella stessa fregatura.
Tradendo Nase per l'ennesima volta.
Alla fine,mi disse:
- Non cercare di allontanarmi perché potresti perdere Nase seriamente >> e allora,io capii,che volente o no lente,io ero ormai di sua proprietà.

Continua…



 

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