You were mine

 

Capitolo 8

 

"Sei una puttana, una traditrice, ti odio!Ti credevo mia amica e invece tu…tu mia hai soltanto presa in giro…" e altre parole,pesanti,che solo Nase sapeva mi avrebbero ferito…
e invece…
- Tutto sistemato!^__^ >> mi disse allegra.
Finta allegra,ovviamente.
Ma lei ce la stava mettendo tutta.
- Ma?? >> ero perplessa.
Akira allora non le aveva detto nulla??
- Mi ha detto che ha capito che non ero giusta per lui,e che non era giusto che io continuassi a stare con lui pur sapendo che mi aveva ripetutamente tradita,era anti-rispettoso nei miei confronti,e lui non ci poteva fare nulla. Non si sentiva più di continuare. E credeva fosse giusto così…>>
- E tu,scusa? >>
- Nemmeno una lacrimuccia! >>
- Che brava…>>
Poi,la sua voce diventò più triste e più bassa del solito:
- …è perché si è innamorato di un'altra,ma non importa. Se lui crede che ci sono in giro donne migliori di me,che vada pure da loro!Tanto sono sicura che non riuscirà mai a trovarne una come me!Vero Faith? >>
Mi sentii una merda.
Ma restai zitta.
Sapevo che quell'altra ero io.
In cuor mio,ringraziai Akira per non aver parlato.
Forse non mentiva quella volta.
E questo cambiò la mia opinione nei suoi confronti.
- Vero^^ >>
- Stasera ci daremo alla pazza gioia!Staremo insieme tutto il tempo!E faremo strage di cuori,come ai vecchi tempi,vero? >>
Mi si strinse il cuore.
Avrei finto che era tutto come prima.
Lo avrei fatto in nome della nostra amicizia.
Ma andava bene così.
- Certo!Alle nove sono da te! >>
Mise giù.
Sapevo che subito dopo è scoppiata a piangere,perché so quanto Akira fosse importante per lei.
Poi,appena misi giù,il telefono squillò di nuovo.
Era Akira.
- Mi dispiace di averti fatta preoccupare…>>
Ero felice di sentire la sua voce.
Un peso mi si era levato dal cuore.
Con il senso di colpa avrei saputo conviverci.
- Grazie e scusami per tutte quelle parole che ti ho detto…>>
Lui rise teneramente.
- Scuse accettate…>>
- Sai che adesso arriva la parte più difficile? >>
- Lo so,ma ce la farò. Ormai non mi faccio più problemi. Non ha importanza di come andrà a finire,io voglio continuare a vederti…>>
- Nessuno te lo può impedire…>>
- A Nase racconterò un po' di bugie,ma saranno a fin di bene…>>
Ero davvero una pessima persona.
Ma ciò che provavo quando stavo con lui,a me,faceva stare bene,anche meglio di come quando stavo con Nase,anni addietro.
Nase era un po' un riempitivo,ormai.
Un riempitivo alla solitudine che mi lasciava dentro quando lui non era più con me.
Nase e Akira si rimpiazzavano dentro di me e a me non faceva più ne caldo ne freddo.
Mi andava bene.
Avevo nella mia vita due persone importanti e non dovevo scegliere tra le due.
Questo era quello che volevo.
Ero e sono ipocrita,e non sapevo se sarei riuscita a tacere per il resto del tempo che avrei deciso di passare con Akira,ma in quel giorno non mi importava più di nulla.
Avevo solo il desiderio di bermi una tazza di caffè dolce,come da lungo tempo non era la sensazione che percepivo intorno a me.
Nase era ancora mia amica.
Quella che si fidava ciecamente di me,quella che mi avrebbe raccontato tutto,quella che avrebbe riso con me inconscia del mio tradimento.
- Ti va di andare a bere un caffè? >> gli chiesi mentre mi dirigevo verso casa sua.
Lui rimase stupito e pareva non sapere che rispondere:
- Adesso non posso,appena ho tempo,ti chiamo e vengo a prenderti…>> accettai,e riagganciai.
Ero contenta.
Decisi comunque di passare per la sua via.
Ma appena svoltai l'angolo,in modo tale da vedere la sua casa,lo vidi uscire con una ragazza.
Ci rimasi male,dapprincipio.
Non la conoscevo e non mi interessava scoprire chi era.
Ma era la mia giusta punizione.
Non potevo aspettarmi fiducia se io per prima non sapevo rispettare quella datami dagli altri.
Ero amareggiata.
Mi chiesi di chi fosse Akira?
Lui diceva di non appartenere a nessuno eppure io ero decisa a dargli un proprietario.
Era di Nase,poi era mio,poi era di milioni di altre persone.
Incontrarlo è stato un ammonito.
Non possiamo possedere le persone.
Lui non era di nessuna e tutte credevano fosse loro.
Che stupida che ero.
Alla fine,dentro di me,sapevo che non avevo nulla di solido.
E che il perdere tutto era solo questione di tempo.

Fine.



 

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