Bulma e Iamko: fine
di una storia
Avete letto la mia prima fanfiction "In attesa dei cyborg"?
Bene, ciò che vi apprestate a leggere è esattamente quello
che è avvenuto prima di quel periodo descritto. Ovvero:
"Addio papà, sei proprio
come la mamma ti ha descritto: fiero, severo, orgoglioso e con lo sguardo
sempre un po' triste".
Il giovane venuto dal futuro restò per un istante a guardare tutti
dall'alto, con il volto malinconico per il distacco da un padre mai visto
e finalmente conosciuto, mentre la sua navicella, issatasi in cielo, si
preparò ad affrontare il ritorno ad un futuro prossimo di morte
e distruzione. La macchina del tempo "Hope" scomparve tra le
nuvole, con la speranza davvero di essere riuscita a portare a termine
il suo compito: quello di cambiare la storia.
Goku e tutti gli altri restarono per un po' con la punta del naso all'insù,
tutti con la mente rivolta al pensiero di quel futuro incerto che li avrebbe
attesi dietro l'angolo.
Solo Goku e Junior conoscevano le origini di quel giovane, per qualcuno
era stato solo un ragazzo simpatico e carino venuto in loro soccorso,
per qualcun altro solo un super-saiyan in più di cui bisognava
raggiungere al più presto il livello.
Ci fu chi propose di fare in modo che si evitasse la creazione stessa
dei terribili androidi andando indietro nel tempo, ma si ritrovò
a doversi scontrare con due saiyan, smaniosi entrambi di confrontarsi
con nuovi nemici. Alla fine, decisi tutti ad allenarsi duramente per essere
all'altezza di affrontare l'evento, si salutarono, fissando il loro prossimo
incontro di lì a tre anni:
"Mi raccomando, Bulma, fai un bel bambino" le gridò Goku,
spiccando il volo.
"Ma che cosa ha voluto dire?" chiese la ragazza senza avere
la più pallida idea del futuro a cui sarebbe andata invece incontro
lei.
"Forse ha voluto dire che è arrivato il momento che io e te
finalmente ci sposiamo
" fece di rimando Iamko grattandosi il
capo e sorridendo scioccamente.
Bulma non si sentì di rispondergli nulla, anzi non prese neanche
in considerazione la sua affermazione.
Aveva solo un pensiero in testa: Vegeta era ritornato.
Chissà perché aveva atteso il suo ritorno
era sicura
che sarebbe ritornato sulla terra, lo era stata fin da quando lo aveva
visto scappare via dalla Capsule corp. a bordo di una navicella. Ed aveva
sperato nella parte più recondita del suo cuore che questo avvenisse.
Durante quel periodo, quel saiyan duro ed insolente si era insinuato nei
suoi pensieri.
Da quando lo aveva visto la prima volta, c'era qualcosa di lui che gli
era rimasto vividamente impresso nella mente e che sembrava impossibile
da cancellare per quanti sforzi si potessero fare. La sua figura, così
lontana dal comune, sprigionava una forza attrattiva di immane misura:
era il fascino selvaggio, seducente e magnetico di un uomo che viveva
senza regole e misure.
Vegeta era divenuto inconsapevolmente come una fantasia nascosta che spesso
appariva durante la notte in sogni confusi o nei momenti in cui la sua
immaginazione cominciava a vagare.
Era una fantasia tutta sua, intima, segreta, a cui non concedeva proibizione
alcuna.
Sebbene fosse una fantasia che affiorava solo raramente, spesso ne avvertiva
la colpevolezza, perché quando questo accadeva , quella fantasia
riusciva ad essere intensa e quasi sconvolgente.
Fu per tutto questo che, quando lui fece il suo ritorno sulla terra, non
esitò ad invitarlo a restare a casa sua, quasi fosse stata una
persona da lungo tempo conosciuta.
Iamko atterrò piano nel giardino
della Capsule corp. e la fece scendere a terra:
"Mi piacerebbe poter festeggiare la sconfitta definitiva di Freezer
portandoti stasera in qualche posto speciale, ma devo ritornare a casa
mia, ho un po' di cose da sbrigare, credo che ne avrò per tutta
la giornata. La questione è che quando tu mi ospiti a casa tua
per più giorni non me ne vorrei mai andare
tua madre mi vizia
troppo
" le disse il ragazzo.
"Non preoccuparti. Fa pure quello che devi fare, in ogni caso non
sarei potuta venire, voglio preparare la stanza per Vegeta e
".
"Ma davvero vuoi far restare quell'individuo qui? Per quale motivo
vuoi essere gentile con lui?".
"Beh
non ha neanche un posto dove poter andare e poi lo sai
casa
mia è grande
per noi non è un fastidio
"
non sapeva proprio quale motivazione dargli perché lei per prima
non la conosceva.
"Forse è il caso che resti anch'io
non mi sento sicuro
".
"Dai, non dire sciocchezze" cercò subito di liquidarlo
"mica sarai geloso che lui resti qui con me?"
"Io geloso di Vegeta? Ma fammi il piacere
" si mise a ridere
"sotto quel punto di vista mi sento tranquillo
quel saiyan non
è certamente tipo da mettersi a guardare una donna
è
nato solo per combattere e non sa fare niente altro
scommetto che
non ti degnerebbe di uno guardo neanche se tu gli passassi nuda sotto
gli occhi
ha una pietra al posto del cuore
" le disse continuando
ancora a ridere.
Bulma non rise per niente, sentì quasi come se quelle parole rivolte
con scherno al saiyan offendessero prima di tutto lei e le infrangessero
le sue fantasie.
"E allora qual è il problema?" fece stizzita.
"Vegeta è un tipo violento e pericoloso
non vorrei che
all'improvviso incominci a distruggere la casa se si arrabbia per qualche
cosa
".
"Ma fammi il piacere
" lo spinse con le mani per farlo
andare via "io so badare a me stessa e se dovesse darmi dei problemi,
non chiamerei certo te ma Goku!".
"Oh, grazie del complimento
" se ne andò facendo
il finto offeso.
Stava rientrando in casa quando alle sue spalle atterrò Vegeta,
con le braccia conserte ed il volto indecifrabile.
Si era trattenuto ancora per un po', lì dove Trunks si era congedato
da tutti gli altri, a riflettere sul tipo di allenamenti che avrebbe dovuto
intraprendere. Aveva intenzione di allenarsi a condizioni estreme che
gli consentissero di raggiungere l'agognato livello del super-saiyan.
Per farlo era necessario ritornare nello spazio e recarsi su di un pianeta
a gravità elevata che gli offrisse le condizioni che lui cercava.
Si guardò intorno in cerca della navicella con cui era arrivato:
Bulma lo intuì e si affrettò a dire:
"Mio padre sta controllando la tua navicella. L'atterraggio brusco
che hai fatto deve aver determinato dei danni ai motori perché
è fuoriuscito tutto il carburante".
"Cosa?!" fece allarmato "io devo partire subito, digli
di muoversi!".
Bulma si sentì come smarrita dinanzi a quella prospettiva
non
voleva che lui se ne andasse così in fretta
fu così
strano avvertire quella reazione
fu fulminea
istantanea
senza
apparenti spiegazioni
Cosa doveva fare?
doveva cercarlo di trattenere il più a lungo
possibile
Si sforzò di sorridere, di nascondere quell'angoscia indefinibile
che l'aveva assalita:
"Perché non entri un attimo in casa, avrai sicuramente fame
penserai
dopo alla navicella
".
Lui non rispose nulla, sentì il suo stomaco rumoreggiare e decise
di seguirla in cucina. La ragazza gli mise davanti tutto quanto aveva
nel frigo e lui prese ad ingozzarsi con voracità.
Non ne restò disgustata
era un saiyan esattamente come Goku
mangiava
proprio come lui
la cosa che la colpì fu che pur mangiando
continuava a tenere quello sguardo serio ed enigmatico.
"Che cosa hai da guardare?" scattò subito lui.
"Oh, niente
" si voltò e prese a lavare i piatti
che via-via gli toglieva.
Vegeta incominciò a guardarsi intorno, notò che quella casa
era altamente tecnologica, che la cucina era dotata di comfort sofisticati.
Si ricordò che quella terrestre pochi minuti prima gli aveva detto
che il padre stava riparando la sua navicella
non era una cosa da
tutti
pensò
"Di cosa vi occupate in questa casa?" chiese con i suoi modi
spicci.
Bulma trasalì a quella domanda, non si aspettava che lui le rivolgesse
la parola, ma poi:
"La Capsule corp. è la più importante e rinomata industria
nel settore della tecnologia. Mio padre ne è il proprietario, è
un esperto ingegnere, ma io ho più fantasia di lui, sono in grado
di costruire qualsiasi cosa
" disse, soddisfatta che lui sapesse
qualcosa in più su di lei.
Qualsiasi cosa
riflettè lui con un ghigno disegnato sulla
bocca sottile
bene
forse
aveva trovato un modo per allenarsi
alle condizioni che voleva lui
senza neanche il bisogno di spostarsi
dalla terra
Quella terrestre, che subito aveva etichettato come aggressiva ed esuberante,
gli aveva detto che poteva restare a casa sua
era il caso forse di
non lasciarsi scappare quell'opportunità
lì si sarebbe
potuto allenare in una camera gravitazionale costruita appositamente per
lui
e in più
avrebbe ottenuto comodità e vitto
a sufficienza
Vegeta si alzò di scatto:
"Fammi parlare con tuo padre".
Con quella decisione Vegeta scrisse il suo futuro, quello di Bulma e dei
figli che avrebbero messo al mondo.
Nessuno dei due immaginava quello che un domani non troppo lontano avrebbe
riservato loro. Se le mura di quella casa avessero potuto raccontare il
futuro, avrebbero narrato di un amore sbocciato a poco a poco, dei primi
rossori dinanzi a sguardi sempre più intensi, dei primi contatti
quasi intenzionalmente cercati, delle loro notti d'amore stretti l'uno
tra le braccia dell'altro sotto le coperte, dei figli nati da quell'amore,
dei loro primi passi, dei loro primi successi
Soprattutto avrebbero narrato di come il cuore di un saiyan, anche quello
più duro, possa cambiare e divenire umano
Nessuno quel giorno poteva immaginare quello che sarebbe nato tra loro,
né loro due, né Crili, né il povero Iamko
solo
Goku e Junior conoscevano la sorprendente verità
* * *
Il sig. Brief apprese quasi con sgomento la richiesta di Vegeta: una camera
gravitazionale che superasse anche i 300 di gravità!
Non era difficile da costruire
ma era una gravità troppo elevata
come
si poteva sopravvivere a condizioni simili?
Accettò di portare a termine il lavoro, del restò quel saiyan
sfrontato ed insolente non gli lasciò alcuna possibilità
di scelta:
"Sono contenta che tu abbia deciso di restare
" gli disse
con frenesia Bulma mentre tra i corridoi della Capsule corp. lo conduceva
verso una delle camere degli ospiti "oggi stesso io e mio padre ci
metteremo all'opera perché la camera gravitazionale possa essere
pronta il prima possibile".
Aprì la porta della stanza, lì trovò sua madre che
rassettava il letto:
"Ah, tesoro, ho finito
la stanza è pronta
".
La sig. Brief si avvicinò a Vegeta. Già aveva avuto modo
di vederlo una volta e le era piaciuto fin dal primo momento:
"Piacere
io sono la mamma di Bulma
" gli tese la mano
guardandolo con i suoi occhi perennemente socchiusi e ridenti.
Vegeta continuò a tenere le braccia conserte, senza ricambiare
la cortesia.
La donna, pensando che quel forestiero avesse usanze diverse dalle loro,
se ne andò via, senza fare commenti.
Bulma riprese:
"Avrai bisogno sicuramente di un nuovo guardaroba. Ho capito che
non ti è garbato tanto l'abbigliamento che ti ho dato" alluse
alla camicia rosa e ai pantaloni gialli "ma era per arrangiare
se
vieni con me ai grandi magazzini sono sicura che troveremo ciò
che fa per te".
"Scordatelo!" ribattè aspro "io non vado da nessuna
parte con una terrestre e se non ti sta bene, puoi anche restituirmi la
tuta che avevo prima!".
La ragazza restò a bocca asciutta.
Era davvero difficile dialogare con quel saiyan. Certo non si era mai
fatta di lui l'idea di un principe azzurro, sapeva che era il temibile
principe della stirpe saiyan, che i suoi modi di fare erano insolenti
e meschini, a volte quasi brutali, ma non a caso era proprio quel suo
porsi con gli altri, così poco comune, che non l'aveva lasciata
indifferente.
Non dimentichiamo però che anche lei aveva il suo caratterino pepato
e così, ripresasi dall'impatto, proruppe:
"Ehi
guarda che volevo essere solo gentile
per me puoi
farci anche le pulci in quel vestito
e ricordati che sei a casa mia
e quando parli con me sei pregato di farlo a voce bassa!".
Girò i tacchi e chiuse la porta con veemenza.
Vegeta si domandò se tutte le donne fossero così o se quella
terrestre rappresentasse solo un'eccezione, prima di distendersi sul letto
e cadere in un sonno profondo.
* * *
Trascorsero due settimane da quel giorno.
La camera gravitazionale fu quasi subito pronta e Vegeta aveva già
incominciato gli allenamenti. Si vedeva poco durante la giornata, ecco
perché la sua presenza in quella casa non era motivo di fastidio
per gli altri abitanti, a parte che mangiava tantissimo e bisognava acquistare
scorte alimentari giorno per giorno.
Bulma aveva capito che era un tipo molto solitario e taciturno, che amava
starsene in disparte.
A volte restava a guardarlo dalla finestra della sua camera, passeggiare
al buio nel giardino, durante la notte.
Sentiva il passo lento e svogliato, di chi si guarda distrattamente intorno
mentre nel proprio intimo medita con profonda introspezione.
Chissà qual era il corso dei suoi pensieri
dovevano essere
pensieri per lui sicuramente importanti
si diceva nascosta dietro
le tende
non sembrava il tipo da perdersi in ragionamenti superficiali
era
una persona così complessa
non poteva non avere a modo suo
una propria profondità
Che avrebbe dato per poter scoprire l'universo nascosto dentro di lui
e
magari occupare un infinitesimo di quello spazio
Nella sua apparente maschera di indifferenza, aveva uno sguardo così
penetrante che a volte a fatica riusciva a reggere
spesso era costretta
a distoglierlo per non lasciar trasparire il disagio che gli procurava
eppure
le piaceva quando lui la fissava in quel modo
era bello perdersi
in quel mistero che celavano
Non era un individuo da passare inosservato, quando arrivava lui sembrava
che tutto intorno prendesse a vibrare tanto era la grandezza che sprigionava
intorno a sé. Si era accorta che anche il suo cuore prendeva un
ritmo più accelerato ogni volta che lo vedeva.
Neanche mai con Iamko le erano capitate sensazioni simili, cosa stava
cambiando dentro di lei?
Nonostante il suo carattere difficile, era attratta da quell'uomo oltre
ogni misura
Se ne stava seduta sul divano con lo
sguardo crucciato ed assente, quando entrò da fuori sua madre:
"Tesoro, guarda, ho comprato dei dolcetti in un negozio che si è
da poco aperto in città, perché non li assaggi?" li
posò sul tavolino che lei aveva ai suoi piedi.
"No, grazie
non ho fame
".
"Cosa c'è?" domandò notando la sua espressione
afflitta "sei triste perché né Vegeta né Iamko
ti portano a fare una passeggiata, per via degli allenamenti?".
Non ricevette alcuna risposta, così riprese:
"Quel Vegeta è proprio un tipo affascinante
ha uno sguardo
così magnetico
l'aspetto misterioso
con quella fronte
poi così larga
chissà quanto è intelligente
".
"Ma come?" fece la figlia "il tuo preferito non era Goku?".
"Sì
ma Vegeta è molto più maturo
".
Bulma restò seduta su quel divano ancora a lungo, anche quando
la madre andò via.
Si sentiva triste, ma più di tutto sola. Era innamorata, ormai
non poteva dare altre spiegazioni a quello che le si agitava dentro quando
arrivava Vegeta.
La cosa terribile era che questo amore faceva soffrire, le attanagliava
il cuore in una morsa senza respiro, la conduceva in un vicolo a senso
unico dove non avrebbe mai incrociato la possibilità di essere
corrisposta. Non c'era stato modo di sottrarsi a quei sentimenti, prima
di tutto, lei era stata a non voler respingerli perché quando il
tormento si assopiva, era meraviglioso sentirsi inondata da quelle emozioni
così calde ed uniche.
Ma c'era Iamko
l'unica certezza che aveva era che questo era un
problema di cui doveva al più presto liberarsi.
Le doleva farlo, per lui soprattutto perché non voleva causargli
un dispiacere, ma non si sentiva in colpa, non poteva farci nulla se di
lui non era riuscita mai ad innamorarsi veramente e se alla fine lo considerava
solo come un grande amico, anche di più, ma non come l'uomo con
cui condividere la vita.
La sua storia con lui era iniziata quando ancora era una ragazzina ed
i suoi occhi si illuminavano per qualsiasi ragazzo carino che vedesse.
Le era piaciuto subito Iamko, aveva sedici anni, fu il suo primo amore,
e come tale gli regalò anche delle emozioni: i primi baci
i
primi appuntamenti
ma anche i primi litigi
Forse furono questi a spezzare l'incantesimo di ragazza innamorata.
Non erano solo i suoi atteggiamenti da playboy e il debole verso le altre
ragazze a rappresentare una spina nel suo fianco. A volte era il suo stesso
modo di essere, un po' frivolo e superficiale a rendere turbolenta la
loro storia.
Litigavano spesso, il rapporto tra di loro diveniva sempre meno stabile,
lei cresceva mentre lui restava infantile ed immaturo sotto numerosi aspetti.
Gli voleva bene però, forse era per questo che alla fine, anche
dopo dei periodi di separazione tornavano sempre insieme.
Gli voleva bene, ma non lo amava e più passava il tempo, più
se ne rendeva conto.
Era anche vero che con lui si divertiva ed insieme, quando non litigavano,
passavano anche momenti felici, ma erano sensazioni quelle che lui le
trasmetteva che sfioravano solo con un tocco lieve la pelle, senza andare
a fondo, senza farle battere forte il cuore e scuoterle la mente come
a Vegeta riusciva anche con la sola presenza.
Pur non vivendo questa condizione di insicurezza con eccessivo tormento,
sperava sempre in cuor suo che il loro rapporto potesse decollare con
il tempo, quando Iamko magari si fosse mostrato più uomo e più
sinceramente innamorato, e intanto anche lei, trascinata dal suo carattere
vivace e solare, si accontentava della leggerezza di quella relazione,
cosciente di non amarlo come avrebbe potuto e di non essere pronta a dei
passi più grandi
neanche a farci l'amore.
Prima di darsi a lui, voleva essere sicura che per niente al modo si sarebbe
pentita di averlo fatto, ed invece, nonostante si conoscessero benissimo
e da lungo tempo, le volubilità del loro rapporto e dei reciproci
sentimenti non davano le garanzie che lei cercava. Voleva che il loro
rapporto fosse più serio e maturo, anche se ci fossero stati dei
problemi, voleva che questi fossero problemi seri e non legati alla superficialità
di lui, solo allora lei si sarebbe sentita, forse, sicura. Aveva paura
che dando tutta sé stessa avrebbe sofferto il doppio di fronte
alle frequenti incostanze di quel rapporto.
Iamko, da bravo ragazzo quale in fondo era, nonostante non comprendesse
le sue ragioni, aspettava, ed intanto si consolava guardando le altre
ed ottenendo anche qualcosa in più nei periodi in cui Bulma decideva
che era meglio non vedersi per un po'.
Vegeta invece rappresentava tutto quello che aveva sempre voluto, tutto
quello che Iamko non sarebbe mai riuscito ad essere. Volentieri avrebbe
rinunciato alla simpatia e al sorriso di quest'ultimo, per perdersi nello
sguardo tenebroso dell'altro.
Certo neanche il principe dei saiyan sembrava poterle offrire alcuna garanzia
maggiore, ma ormai era persa di lui e questo bastava a giustificare qualsiasi
cosa sarebbe accaduta.
* * *
Bulma si svegliò prestissimo quel giorno, quando da poco aveva
incominciato ad albeggiare.
Si recò subito in laboratorio, per terminare la sua ultima invenzione.
L'aveva fatta per Vegeta e voleva mostrargliela prima che lui cominciasse
i suoi allenamenti.
Bussò alla sua porta. L'uomo aprì. Indossava solo dei pantaloni
e con l'asciugamano si tamponava il viso per eliminare i residui della
schiuma da barba.
"Che cosa vuoi?" domandò restando ancora sull'uscio e
senza invitarla ad entrare.
Bulma si fece spazio da sola, passando sotto il braccio che lui aveva
appoggiato allo stipite della porta:
"Ti ho portata questa" fece entrando "si tratta di una
tuta da combattimento. E' costruita con un materiale speciale, altamente
resistente. E' leggerissima, ed adattabile a qualsiasi misura. Non pensi
che sono un genio?" fece mostrandogliela con tutto il suo entusiasmo
ed esibizionismo.
Vegeta osservò l'invenzione senza batter ciglio, non riusciva a
capire per quale motivo lei si desse tanto da fare per lui. Per lo meno
gli faceva cose utili e non poteva riconoscere che era molto intelligente
"Su, dai, mettila. Voglio collaudarla fino in fondo".
Vegeta la prese tra le mani. Guardò prima la tuta, poi lei che
era rimasta a guardarlo fissa. Ebbe un'esitazione:
"Perché stai lì impalata?!" sbottò andando
su tutte le furie "vuoi che mi spogli davanti a te, forse?!"
"Oh, hai ragione!" fece voltandosi ed arrossendo.
Vegeta si accorse come a volte certe modi di fare di quella donna lo mettessero
in soggezione, come mai gli era accaduto. Lui era sempre stato abituato
a trattare con uomini, verso i quali non aveva mai mostrato esitazione
alcuna. Quella terrestre così briosa e spesso sfrontata lo faceva
invece cadere in uno strano stato di imbarazzo dal quale riusciva a venirne
fuori solo sbraitandole contro.
Bulma sentì lo strofinio dei pantaloni che scivolavano lungo le
sue gambe. L'uomo se li sfilò con difficoltà, quella presenza
lo rendeva nervoso, poco mancò che inciampasse.
Da dove nasceva poi quel nervosismo?
si chiese imprecando dentro
di sé.
Per Bulma intanto quegli attimi parvero durare un'eternità
che
avrebbe dato per avere occhi anche dietro!
"Voltati!" fece lui quando ebbe terminato.
Bulma si girò. Quei muscoli così in evidenza la lasciarono
senza fiato. Vegeta non era molto alto eppure la sua figura riusciva ad
essere così imponente
"Ti sta a pennello
" fece prendendo a girargli intorno
e guardandolo con ammirazione. Di nascosto riuscì anche a dare
un'occhiata fugace a quei glutei pronunciati:
"Ti rende ancora
più
come dire
sexy!".
Vegeta raggiunse l'apice di quell'imbarazzo:
"Sexy?!" sgranò gli occhi "ma
ma che vuol dire?!".
* * *
Quella stesso giorno, di pomeriggio, Iamko la trovò in giardino.
Si trovava alla Capsule corp. già da qualche giorno.
Bulma non era ancora riuscita a trovare il coraggio di parlargli, né
si era presentata l'occasione più adeguata per farlo.
Erano in giardino a chiacchierare delle solite cose. Ormai non avevano
neanche più niente da dirsi, i loro discorsi erano intervallati
da lunghe pause, lei era distratta ed assente, quasi infastidita dalla
sua presenza:
"Ho visto che Vegeta indossava una tuta nuova di zecca
"
fece lui ad un tratto.
"Sì, l'ho preparata io, in laboratorio
".
"Davvero?" non riusciva ancora a sospettare nulla. Era convinto
che lei si interessasse a quel saiyan solo per compiacerlo ed evitare
la sua ira.
"E perché non ne prepari una anche per me?".
Bulma lo guardò di bieco:
"Perché, tu forse ti alleni come si allena lui?!" inveì
"gia lo so perché vai in palestra
ci sono un sacco di
belle ragazze
non è così?".
Iamko impallidì inventando mille scuse. Bulma alla fine si accorse
che non gli interessava più quello che lui faceva, così
se ne stette zitta, determinando il suo stupore.
Era la prima volta che lei, nel mezzo di un litigio, si arrendeva con
così tanta facilità.
Avevano ripreso a parlare normalmente, quando all'improvviso sentirono
un terribile boato nel giardino che scosse gli alberi e fece tremare forte
i vetri:
la camera gravitazionale era scoppiata e Vegeta era lì dentro!
Si precipitarono di corsa verso il cumulo di macerie:
"Oh, Vegeta, ti prego
non mi lasciare
" mormorò
lei vedendo che era stato completamente sepolto.
Non avrebbe mai accettato l'idea di perderlo
restò per alcuni
secondi con il fiato sospeso fino a quando non vide sbucare dal cumulo
di macerie il suo braccio.
Si mosse verso di lui, gli alzò il capo e lo tenne tra le sue braccia,
amorevolmente:
"Non preoccuparti
" ansimò lui "sono solo ferite
superficiali
".
Si guardarono negli occhi, era sofferente lo sguardo di Vegeta, intenso
quello di lei:
"Io
sono il principe dei saiyan
devo
essere io il
più
forte dell'universo
" pronunciò faticosamente.
Bulma gli sorrise con dolcezza disarmante:
"Potrai realizzare i tuoi sogni di gloria, ma adesso hai bisogno
di riposo
".
Iamko restò a guardarli mentre sembravano persi ognuno nello sguardo
dell'altro.
Restò immobilizzato, un crescente disagio si impossessò
di lui procurandogli la sensazione angosciosa che la sua presenza lì
fosse quasi ingombrante e che sarebbe stato meglio per lui essere in un
altro posto. La sua mente fu inondata di intraducibili domande:
Possibile mai che Bulma potesse avere simpatia per un individuo simile?
Forse un po' di simpatia c'era visto che aveva insistito a che lui restasse
lì in quella casa e si adoperava per lui dalla mattina alla sera
ragionò
ma non poteva essere qualcosa di più di una
semplice simpatia
Intanto Vegeta tentò di mettersi in piedi, incurante delle sentite
raccomandazioni della ragazza, ma le gambe non ressero lo sforzo e lo
fecero piombare di sasso a terra.
Iamko restò ancora impalato, sembrò che intorno a lui fossero
calate le tenebre e dinanzi ai suoi occhi vedesse solo l'immagine di Bulma
che tra le sue braccia stringeva quel saiyan.
Solo la seconda volta sentì la voce di lei che gli gridava di sollevare
Vegeta e di portarlo subito in casa. Il ragazzo obbedì e dopo aver
saputo che Vegeta non era in pericolo di vita, volle andare via per dipanare
quello strano filo conduttore che i suoi pensieri avevano incominciato
a seguire. Dopo alcune ore sarebbe giunto alla conclusione che era impossibile
che la sua ragazza potesse provare per un uomo simile qualcosa che rasentasse
anche solo l'affetto più disinteressato ed indifferente che si
potesse provare.
* * *
Bulma restò a guardare affranta l'uomo che giaceva nel letto. Suo
padre gli aveva prestato soccorso e l'aveva tranquillizzata sulle sue
condizioni: si sarebbe ripreso ma aveva bisogno di riposo. Adesso dormiva
profondamente ed una mascherina applicata sulla bocca lo aiutava nella
respirazione. Si sedette sulla sedia che era accanto alla scrivania vicino
al letto, lo osservò a lungo prima di declinare il capo sul tavolo
e addormentarsi.
Vegeta sognò di Karoth, delle sue ambizioni a diventare a tutti
i costi un super saiyan, dei suoi fallimenti. Il suo sonno fu agitato
e di soprassalto aprì gli occhi e tornò in una realtà
che era ancora confusa ed offuscata. A poco a poco, dopo che il velo dinanzi
agli occhi si fu diradato, realizzò quanto era accaduto. I suoi
pensieri erano ancora frammentati quando percepì alla sua destra
una presenza e sentì distintamente un respiro profondo infrangersi
contro il legno duro del tavolo. Ruotò il capo e vide lei. Restò
a fissarla sorpreso, domandandosi da quanto tempo fosse lì e perché
mai gli mostrasse tanta attenzione. Riuscì a stento a togliersi
la mascherina, che cadde a terra con un tonfo.
Bulma aprì all'istante gli occhi e di scatto sollevò la
testa dalla scrivania:
"Vegeta
" pronunciò confusa vedendo che lui aveva
gli occhi aperti e che erano fissi su di lei.
"Come
come ti senti?" si affrettò a domandargli.
Il saiyan si accorse che anche solo parlare gli procurava dolore e le
rispose solo dopo una lunga pausa:
"Come vuoi
che stia?" le forze lo avevano abbandonato ma
non certo la sua consueta meschinità.
"Hai sottoposto il tuo fisico ad un estremo sforzo. Hai esagerato
troppo con la gravità
ma è inutile startelo a dire
tu
devi fare sempre di testa tua!".
"Perché mi sento immobile?" chiese lui quando tentò
di sollevare la schiena.
"E' ovvio, i tuoi muscoli sono adesso completamente rilassati".
Vegeta contrasse il volto in una smorfia di dolore. La ragazza si accorse
che le ferite sul torace avevano ripreso a sanguinare:
"Aspetta
voglio curarti meglio quelle ferite. Mio padre l'ha
fatto superficialmente perché temeva di svegliarti".
Si alzò e prese il kit medico che era poggiato sulla scrivania:
"Non mi toccare!" la voce dell'uomo risuonò adesso decisa
e più perentoria che mai.
Bulma restò immobile per alcuni istanti osservando la sua espressione
ritornata dura ed indiscutibile:
"Su forza, non fare il bambino
" fece con modi spicci sedendosi
sul letto accanto a lui.
Era stato suo padre a spogliarlo, gli aveva lasciato addosso solo quello
che restava dei boxer e adesso era coperto fino ai fianchi da un lenzuolo
bianco.
"Queste ferite devono essere pulite bene o faranno infezione
e
poi per uno come te un po' di bruciore non deve essere nulla".
Non era per il bruciore, ma era stata quella la prima inspiegabile reazione
che lui aveva avuto all'idea che lei si avvicinasse a così stretto
contatto con lui.
Bulma prese una garza e la imbevette di un liquido. Incominciò
a pulire prima le ferite più superficiali, ma quando toccò
quella ancora sanguinante:
"Ahi!" gemette lui.
La ragazza si bloccò quasi come se quel lamento fosse stato un
sibilo acuto che gli avesse penetrato l'orecchio. Era stato così
sensuale quel gemito, così caldo e carezzevole da farle per un
istante perdere il controllo. E lui per giunta non gli toglieva gli occhi
di dosso:
"Dimmi
donna
sei forse una guaritrice?" chiese con
sofferenza, quasi come se volesse prenderla in giro, quando lei ritornò
alle sue ferite.
"No. Ma so fare molte cose, praticamente tutto".
"Sei presuntuosa
terrestre" disse con intensa espressione.
"Mai quanto te
saiyan" rispose altrettanto.
"La tua tuta è andata distrutta
" le volle far notare
dopo un po', quasi con rammarico.
"Non preoccuparti
ne posso costruire quante vuoi tu".
Nella stanza tornò di nuovo il silenzio, interrotto solo dal respiro
ansimante di lui.
Prese una pomata e iniziò a massaggiarlo al centro del torace e
lungo il ventre, dove erano visibili degli estesi ematomi. La sua mano
tremava mentre percorreva con lentezza e delicatezza il suo corpo e gli
faceva intirizzire la pelle al solo tocco delle sue dita.
Bulma non riusciva più a fissarlo e si accorse ad un tratto di
sentirsi accaldata.
Anche la reazione di Vegeta non fu diversa.
L'uomo non tardò ad accorgersi che per lei c'era lo stesso imbarazzo
che invadeva lui, che la mano di lei a contatto con il suo corpo tremava,
che il suo volto prendeva visibilmente ad arrossire. Spostava lo sguardo
sofferente ora sulla sua mano, ora sul suo viso, ora tentava di fuggire
dal guardarla, ora ne restava completamente catturato.
Era la prima donna che fissava bene, la prima donna che aveva conosciuto
e con cui aveva parlato. Era molto giovane quando il pianeta Vegeta andò
distrutto coinvolgendo nella sua immane deflagrazione tutta la stirpe
dei saiyan. A stento ricordava come fossero fatte le donne della sua razza,
era poco più di un bambino all'epoca. Nella sua vita aveva avuto
a che fare solo con uomini o con belve spietate quanto lui, nelle numerose
stragi di cui si era macchiato aveva fatto incetta di tutti senza distinzione
alcuna di sesso o di età. Non sapeva neanche come fosse fatta una
donna e neanche se lo era mai chiesto. Bulma era la prima donna che aveva
incontrato, la prima che si avvicinasse alle sue caratteristiche fisiche
e non fosse di razza completamente incompatibile. Non le aveva mostrato
alcuna attenzione la prima volta che l'aveva conosciuta, aveva osato addirittura
giudicarla bruttina, ma da quando viveva lì con lei aveva avuto
modo di osservarla più a lungo e non aveva non potuto ricredersi
ed ammettere che era bella, dannatamente bella.
Poco prima di giungere sulla terra la prima volta, Napa gli disse che
su quel piccolo pianeta la popolazione femminile era numericamente maggiore
rispetto a quella maschile, che alcune erano fra gli esemplari più
belle di donne che si potessero trovare in tutto l'universo, che era un
vero peccato dover rovinare tanta rarità. Lui gli rispose che non
gli importava nulla e che degli esseri deboli come le donne non erano
degni neanche di venire alla luce.
Adesso era lì con una terrestre e, scrutandola si accorse, con
suo sconvolgimento interiore, che era la cosa più graziosa che
avesse mai visto in vita sua.
Bulma continuava a medicargli le ferite, nei suoi occhi traspariva qualcosa
che Vegeta non aveva mai conosciuto: c'era dolcezza.
C'era dolcezza nei suoi occhi blu e nei suoi movimenti e lui non era mai
stato guardato né trattato così. Nessuno in tutto l'universo
avrebbe avuto una sola motivazione per usare gentilezza verso di lui.
Bulma era la prima e per molto tempo sarebbe stata l'unica sulla terra
ad osarlo fare.
Quella terrestre in fondo non era solo esuberante ed aggressiva, era intelligente
era
bella
sapeva anche essere dolce
Vegeta lo stava scoprendo a
poco a poco.
Più la conosceva e più restava confuso e turbato, e dinanzi
a queste sensazioni, che col tempo sarebbero divenute più frequenti,
il suo cuore cercava di indurirsi ancora di più ed il suo orgoglio
di tentare in ogni modo di richiudere quel piccolissimo spiraglio di luce
che dentro incominciava già inconsapevolmente ad aprirsi.
Solo tra qualche anno sarebbe riuscito a far trapelare i suoi sentimenti,
quando in un terribile scontro, il giovane venuto dal futuro avrebbe perso
tragicamente la vita dinanzi a suoi occhi.
Allora, solo dopo una profonda crisi interiore determinata dalla cocente
sconfitta, avrebbe riconosciuto di non poter più nascondere i suoi
sentimenti, e sarebbe incominciato il più grande cambiamento della
sua vita.
Ora non conosceva ancora i sentimenti umani, non poteva ancora capire
cosa si agitasse nel cuore di lei, l'amore che sarebbe stata in grado
di dargli, vedeva solo che la mano di lei tremava e che l'imbarazzo la
pervadeva:
"Perché
fai questo?" le chiese interrompendo il
corso dei suoi pensieri.
Bulma mosse finalmente lo sguardo verso la sua direzione:
"Pensi che ci sarebbe qualcun altro in questa galassia che ti starebbe
vicino come ti sto io adesso?" gli rispose di rimando.
"Dimmi
saiyan, te ne staresti così buono se potessi muovere
i tuoi muscoli? Scommetto che mi scaraventeresti a terra senza neanche
darmi la possibilità di avvicinarmi" fece con molta calma.
Trascorse una pausa di silenzio, lui sembrava che continuasse ad attendere
una risposta:
"Lo faccio perché so che se anche potessi muovere i tuoi muscoli,
non mi faresti veramente del male" disse alla fine.
"Cosa ti dà tanta sicurezza?" la sfidò lui mentre
respirava ancora a fatica.
"Lo so e basta" concluse.
Vegeta la fissò, forse lei non si stava sbagliando, non le avrebbe
fatto del male. Non lo voleva veramente.
Continuava ancora a fissarla con i suoi occhi profondi e sofferenti quando
ad un tratto gli venne da chiedersi come fosse fatta veramente una donna.
Prese così ad osservare ogni piccolo particolare di lei, con una
calma che non gli era propria.
Osservò che la sua pelle era liscia e chiara, i suoi capelli morbidi
e lucenti. Gli occhi erano limpidi ed espressivi. Non aveva mai visto
un colore simile, i saiyan avevano rigorosamente occhi scuri. La bocca,
poi, aveva un leggero velo di rossetto e lei adesso teneva il labbro inferiore
serrato tra i denti, per il nervosismo crescente. Le sue spalle erano
esili, le avrebbe potuto prendere entrambe con una mano sola.
Erano gentili le linee di quel corpo, non avevano nulla di volgare, nulla
che fosse fuori posto, pareva che si sarebbero infrante come porcellana
se solo le avesse sfiorate con la sua mano rude e brutale.
Il suo sguardo cadde poi lì
sul suo petto
c'erano due
forme rotonde che sollevavano la maglietta stretta, le aveva notate già
altre volte, ma senza mettersi ad analizzarle con la minuziosità
di ora.
Sembravano morbide ma sode allo stesso tempo
non ne era proprio sicuro
Erano abbastanza grandi per poter riempire il palmo della sua mano
sicuramente
dovevano avere dei piccoli capezzoli come ogni essere umano
ragionò
sembravano
essere belle quelle forme, le vedeva sollevarsi sensualmente ad ogni suo
respiro, esercitando una sconosciuta ma piacevole attrazione
se avesse
avuto la forza avrebbe allungato il braccio per soddisfare ogni curiosità
E lei poi come avrebbe reagito? Si domandò.
Non ebbe il tempo di trovare una risposta perché altre domande
si accavallarono nella sua mente ancora poco lucida.
Com'era fatta una donna
lì
nell'intimità
?
Non sapeva nulla
l'istinto gli diceva che doveva essere sicuramente
diversa da quella di un uomo
ma non sapeva niente altro
si sentì
tristemente sciocco ad un tratto.
Non poteva immaginare che quel corpo sarebbe stato tra non molto il suo,
che lo avrebbe stretto a se, spogliato e posseduto ogni volta che lo avrebbe
desiderato, senza mai ricevere alcuna negazione; che avrebbe scoperto
a poco a poco di quel corpo tutti i desideri, imparando a soddisfare ognuno
di essi, che sarebbe stato bello svegliarsi al mattino stringendolo tra
le braccia, che col tempo sarebbe riuscito ad amarlo con tutto se stesso
e che quello sarebbe stato l'unico corpo che la sua bocca avrebbe assaporato
e le sue mani accarezzato fino alla fine della sua vita. No, non poteva
immaginare nulla di tutto questo, neanche che per quella donna ed il loro
bambino sarebbe riuscito a dare la sua vita e a piegare il suo orgoglio
pur di salvare l'umanità intera.
Se solo le mura di quella casa avessero potuto raccontare il futuro
Bulma non si accorse della sua espressione divenuta pensierosa e crucciata
e quando alzò lo sguardo su di lui, ormai i suoi occhi erano chiusi
ed il respiro divenuto meno percettibile:
era svenuto di nuovo.
Ormai aveva terminato le medicazioni, ma volle restare ancora un altro
po' seduta sul letto accanto a lui. Lo guardò a lungo fino a perdere
la cognizione di tutto quello che le stava intorno. Si allungò
poi con la schiena verso il suo volto e con la mano prese ad accarezzare
i tratti duri del suo viso e le guance ispide. Negli occhi di lei c'era
dolcezza e sulla bocca un sorriso felice.
Ma quando le sue dita sottili sfiorarono le labbra di lui, la dolcezza
e la serenità cedettero all'improvviso il passo ad una sensazione
più confusa e smarrita:
capì che sarebbe stato meglio andar via ma il suo corpo non obbedì
ai comandi della ragione e senza sapere cosa stesse per fare, avvicinò
di più il suo volto a quello dell'uomo.
Sostenuta con un braccio sul letto e con la mano sul suo petto, ormai
il suo viso era ad un palmo da quello di lui. Sentiva il suo respiro sfiorargli
la pelle, il suo cuore battere sotto la mano. Fissò ancora a lungo
la sua bocca sottile, trattenne il respiro, poi chiuse gli occhi e poggiò
la sua bocca su quella di lui. Una lacrima scese dai suoi occhi, percorse
le sue gote ed andò a morire sul volto di lui, al pensiero che
quello poteva essere il primo e anche l'ultimo bacio che riusciva a rubargli.
La tenne premuta per qualche istante prima di dischiudere le labbra e
incominciare con trepidazione a sentire il suo sapore. Era un sapore amaro,
era il suo sapore
era il sapore del principe dei saiyan
riuscire
a scoprire di lui qualcosa di così personale e sentirlo sulla sua
stessa pelle le sconvolse i sensi.
Ancor prima che lei prendesse a baciarlo, nello sforzo di respirare, le
labbra di Vegeta erano lievemente dischiuse. Ora lei con la punta della
lingua riuscì ad oltrepassare quel varco e a sfiorare quella di
lui. Sembrarono un'infinità di minuti quei pochissimi istanti,
ma avrebbe voluto che durassero una vita intera. Forse anche quella sarebbe
stata troppo breve.
Si staccò da lui senza esserne ancora sazia, le labbra tremavano
ancora bramanti quando un'altra lacrima scivolò su di esse e con
la sua amarezza le rese ancora più assetate.
Stava per alzarsi, con la testa ancora sconvolta per le sensazioni ricevute
e per la temerarietà avuta, quando col braccio scostò distrattamente
il lenzuolo che lo cingeva fino ai fianchi, svelando quell'intimità
racchiusa nei boxer andati anch' essi quasi distrutti per l'esplosione
violenta della camera gravitazionale.
Bulma restò a fissare quel punto con gli occhi sgranati e con il
cuore che prese ad impazzare ancora più di prima. Sembrava non
riuscisse più a reggere le emozioni incontrollate che la vicinanza
di lui le aveva incominciato a dare fin da quando si era seduta accanto
per medicargli le ferite. Era incredibile come quei pochi minuti avessero
potuta stordirla così tanto.
Non aveva mai visto un uomo completamente nudo, neanche Vegeta adesso
lo era, ma l'aderenza di quei boxer era tale da non negare nulla all'immaginazione.
Divenne una vampa di fuoco, vergognandosi quasi per i suoi stessi pensieri:
quel membro era
era
non sapeva bene che aggettivo potergli dare
era
veramente
di dimensioni notevoli
concluse dentro di se, senza avere più
fiato e senza essere più in grado di connettere anche il più
semplice ragionamento.
Doveva muoversi a coprirlo e ad andare via il prima possibile, ma una
strana forza attrattiva le paralizzò le gambe e le fece sollevare
piano il braccio che si allungò esitante verso quel membro sconosciuto.
Più volte fu sul punto di ritrarsi ingaggiando una battaglia contro
la sua stessa razionalità, ma alla fine fu questa a dover battere
in ritirata:
la mano osò arditamente posarsi proprio lì.
Si posò leggera, con un tocco a fior di pelle sentì sotto
le dita la morbidezza e la robustezza allo stesso tempo di quel muscolo,
calcandone lievemente il profilo per tutta la sua lunghezza.
Allo stesso tempo, più agitata che eccitata da quel contatto, guardò
ripetutamente verso la sua direzione, temendo di vedere da un momento
all'altro le sue palpebre aprirsi, ma il saiyan dormiva profondamente,
di questo ne fu fermamente convinta, senza dare alcun segno a quella stimolazione.
La sua fronte poi sudò fredda, il respiro ansante divenne ormai
percettibile, la mano colpevole vacillò e alla fine si ritirò
di scatto come se avesse toccato il fuoco.
La ragazza sobbalzò dal letto, gettò un ultimo sguardo all'uomo,
ancora sconvolta camminò a ritroso, urtò contro la porta,
a tentoni trovò la maniglia e poi corse via.
* * *
I passi di Bulma scomparvero frettolosi lungo il corridoio.
Il saiyan restò ancora immobile nel letto, intorno a lui fu poi
il silenzio, un silenzio come di tomba.
Solo allora i suoi occhi si sbarrarono fulminei, il respiro trattenuto
ritornò più accelerato e la mano si strinse alle lenzuola.
No, Vegeta non era svenuto e non si era neanche mai addormentato. Era
stato più lucido che mai in quegli attimi di prima.
Aveva solo chiuso gli occhi nel tentativo di concedere ad essi un po'
di riposo, quando ad un tratto aveva sentito la mano di lei accarezzargli
il viso.
Aveva pensato che non stesse facendo altro che continuare a medicare le
ferite superficiali che l'esplosione gli aveva procurato sul volto. Aveva
continuato a tenere gli occhi chiusi, ma subito dopo si era accorto come
quel tocco avesse qualcosa di diverso, come lei volesse esprimere tramite
esso qualcosa che a parole non era stata ancora in grado di dire.
Era stato delicato quel tocco, una delicatezza che lui non aveva mai conosciuto,
una delicatezza che lo aveva lasciato disarmato, mozzandogli il respiro.
Aveva continuato a far finta di nulla, con lucidità aveva capito
che se avesse aperto gli occhi, l'imbarazzo sarebbe stato maggiore e poi
forse
nella parte più recondita di lui c'era il desiderio
di stare a vedere cosa sarebbe accaduto, cosa lei avesse intenzione di
fare.
Se Bulma fosse stata più attenta, si sarebbe accorta, quando le
sue labbra si erano poggiate su quelle di lui, che sotto la mano con la
quale si sosteneva sul suo torace, il cuore del principe dei saiyan aveva
preso a battere più forte.
Aveva sentito il respiro di lei farsi sempre più vicino, non capiva
cosa lei volesse fare, non lo capì neanche quando la bocca di lei
si fu poggiata sulla sua. Lui non sapeva cosa fosse un bacio, quale fosse
il suo significato, sentì solo qualcosa di morbido, di umido e
di caldo che gli sfiorava le labbra, accarezzandole fino a farle bruciare.
Aveva sentito il sapore di lei, era un sapore dolce
fresco come menta
lo
aveva sentito divenire più intenso quando la punta della sua lingua
era penetrata piano nella sua bocca sfiorando quella di lui.
In quell'istante la mano di Vegeta si era stretta forte al lenzuolo, il
suo cuore era accelerato ancora di più.
Non conosceva il nome di quel gesto, forse se qualcuno gli avesse detto
cosa fosse un bacio, prima di quel giorno, avrebbe provato certo una sensazione
di disgusto e nausea, senza capire quale fosse il significato e il bisogno
di una bocca che incontrava un'altra.
Ora era ancora disorientato, ancora non sapeva cosa Bulma avesse fatto,
ma certo aveva capito che quello che poteva succedere tra un uomo e una
donna poteva essere devastantemente intenso.
Non era stato un bacio travolgente, ma tenero, delicato, eppure lei lo
aveva infuso in modo così vivo e sentito da fargli ribollire il
sangue.
Era stata una sensazione piacevole, sebbene tecnicamente quel gesto gli
sembrò come la cosa più strana ed insolita che potesse esserci.
Ma perché mai lei aveva cercato quel contatto? Perché lo
aveva cercato furtivamente quando pensava che lui fosse addormentato?
Che significato poteva avere?
Vegeta non sapeva cosa di preciso avvenisse tra un uomo e una donna. Sapeva
solo che, perché le generazioni andassero avanti, era necessario
che un uomo e una donna stessero insieme.
Quando era ancora molto giovane, aveva sentito un discorso simile avvenire
tra Napa e Radish.
Avevano da poco sterminato la popolazione di un pianeta, era l'alba e
se ne stavano distesi a terra, dopo che, tramontate le lune di quel cielo
purpureo, i loro corpi avevano assunto le sembianze che gli erano proprie.
Radish aveva detto con rammarico che se fosse sopravissuta anche una sola
donna saiyan, la razza non sarebbe andata perduta un giorno, ed aveva
anche aggiunto con tono ironico che le sue notti sarebbero state meno
noiose se le avesse potute passare in compagnia.
"Donne!" aveva esclamato sprezzante lui "ricordo solo che
non erano esseri molto forti la maggior parte di esse, dunque a cosa ci
servirebbero?".
Gli altri due saiyan si erano guardati negli occhi, sforzandosi entrambi
di non ridere dinanzi all'ingenuità del loro principe.
Radish, superate le prime esitazioni su come affrontare la questione senza
offenderlo, gli aveva spiegato che le donne erano necessarie perché
nascessero figli e le generazioni continuassero, che l'uomo introduce
la sua intimità nuda in quella della donna affinché possa
depositare il proprio seme e che questa unione, la quale non è
detto che sia sempre feconda, è in grado di generare una piacevole
ed appagante sensazione fisica.
"Piacevole ed appagante sensazione fisica, dici?" si alzò
e puntò un dito verso la catena di montagne che si stagliava all'orizzonte
"questa è l'unica ed appagante sensazione fisica che io possa
provare" disse e con un colpo solo rase al suolo l'intera catena
montuosa.
Erano stati questi i termini con cui si era espresso Radish e visto che
il principe non sembrava essere interessato ad approfondire la questione,
aveva concluso la discussione.
Vegeta sapeva che sulla terra e su altri pianeti l'uomo e la donna sanciscono
definitivamente la loro unione con un rito detto matrimonio: Karoth aveva
una sua famiglia, il sig. e la sig. Brief altrettanto, mentre Bulma
non
aveva ancora figli, né una famiglia sua, ma c'era quel terrestre
che stava spesso con lei e che quando uscivano insieme la prendeva per
mano:
era giunto alla conclusione che doveva trattarsi di un tipo di rapporto
che precedeva quello che lì definivano matrimonio, meno ufficiale
e senza figli:
"Chiama tua moglie!" aveva detto infatti pochissimo tempo prima
a Iamko quando un pomeriggio aveva avuto urgente bisogno di Bulma per
risolvere un problema che gli dava la camera gravitazionale.
Iamko lo aveva guardato con quell' espressione melensa che così
bene gli si addiceva a volte:
"Ma
veramente
Bulma non è ancora mia moglie
è
solo la mia ragazza
non so voi saiyan che usanze abbiate
ma
qui sulla terra perché sia mia moglie è necessario che si
celebri prima il matrimonio" aveva balbettato grattandosi il capo.
"Qualsiasi cosa ti sia, vai a chiamarla subito!!" gli aveva
urlato lui.
Dunque, se quella terrestre aveva già un compagno, perché
mai aveva cercato quel contatto con lui? Da cosa poi nasceva?
Mentre osservava dal letto le tenebre che calavano sul giardino, aveva
capito che quel gesto altro non era che la manifestazione di uno di quei
tipici sentimenti che solo gli umani possono sentire, forse l'amicizia
l'affetto
forse
qualcosa di ancora più grande
se questo poteva esistere. Per
un istinto innato e naturale, sapeva che l'amicizia era qualcosa di diverso
da quello che può legare un uomo ad una donna quando scelgono di
stare insieme.
Aveva capito in quell'istante che perché questo avvenga è
necessario che ci sia dell'altro, quanto meno attrazione, e che quel tipo
di contatto non lo si cerca con chi è solo amico e nulla più.
Era un contatto che nasceva dall'attrazione, dal desiderio e lui anche,
pochi istanti prima aveva desiderato toccarla dopo essere rimasto a guardarla
a lungo, e probabilmente se avesse conosciuto l'esistenza di quel gesto
avrebbe avuto lo stesso impulso di afferrare la sua bocca e sentire la
sua lingua proprio come aveva fatto lei.
Solo col tempo si sarebbe accorto che tra un uomo e una donna non c'è
solo attrazione, che un bacio non nasce solo dal desiderio, ma da qualcosa
che può essere così profondo e puro da voler trasfondere
in quel contatto anche l'anima.
E lui lo avrebbe fatto e come
tutte le volte che se la sarebbe ritrovata
tra le braccia e avrebbe sempre più facilmente ceduto all'orgoglio
di non voler mai lasciar trapelare i propri sentimenti.
Se solo le mura di quella casa avessero potuto raccontare il futuro
Ma non era stato solo quel bacio a sconvolgerlo, era avvenuto qualcosa
che gli aveva fatto praticamente zampillare il sangue al cervello
lei
lo aveva toccato lì
Era stata una sensazione immobilizzante quando le sue dita si erano posate
sulla sua virilità e lo avevano accarezzato leggere come farfalle
che si posano su un fiore.
Aveva percepito l'inquietudine di quel gesto, aveva sentito il suo respiro
farsi più trafelato, era come se quegli attimi sospesi avessero
fermato lo scorrere del tempo e di quella trepidazione si fosse perfino
impregnata l'aria intorno a loro. Chiunque fosse entrato in quel mentre,
l'avrebbe facilmente avvertita.
Vegeta aveva fatto appello a tutte le sue forze per non aprire gli occhi,
per non fremere a quella sollecitazione voluttuosa mai sentita prima.
Sicuramente, se avesse avuto le forze, la reazione di quel muscolo sarebbe
stata un'altra, ma la debolezza fisica gli fu complice nel tenerlo a bada.
Si ricordò delle parole di Radish "l'uomo introduce la sua
intimità nuda in quella della donna
".
Con turbamento arrivò per la prima volta a chiedersi cosa davvero
avvenisse tra un uomo e una donna e smarrito si accorse di non essere
in grado di darsi una risposta esaustiva.
Conosceva solo la reazione che poteva avere il suo membro, lo sapeva perché
anche lui era un uomo e di notte quella reazione lo sorprendeva spesso
nel sonno, quando era troppo stanco e spossato dalla vita dura che conduceva,
per fermarsi a riflettere sulla natura di quell'effetto.
"nude
" provò ad immaginare come fosse stata quella
carezza se lui fosse stato completamente nudo.
Avvertì un sussulto nello stomaco che si tradusse in un gemito
affannoso quando pensò che allora anche lei sarebbe stata nuda,
completamente nuda, perché l'istinto che aveva era quello di volerla
spogliare tutta e scoprire tutto di lei prima di giungere ad unirsi con
quella parte più nascosta.
Vedeva ancora davanti agli occhi quelle rotondità che si sollevavano
ad ogni respiro, quel piccolo triangolino che si era formato tra le gambe
di lei dopo che le aveva accavallate l'una sull'altra.
Sembrava di sentire ancora le sue dita in quel punto, come se avessero
lasciato un marchio infuocato, ancora la punta di quella lingua che morbida
penetrava nella sua bocca
gli pareva di voler scoppiare tanto erano
i pensieri che lo turbavano.
Cosa
cosa accadeva tra un uomo ed una donna
maledizione
imprecò
mentre tentava per l'agitazione di rigirarsi nel letto, ma per la prostrazione
sentiva solo dolori dappertutto.
Perché continuare a pensare a queste sciocchezze
pensò
poi mentre la sua mente incominciava a poco a poco ad annebbiarsi ed il
torpore ad infiacchirlo ancora di più
continuare a pensare
a queste sciocchezze quando c'erano cose ben più importanti
Karoth
i
cyborg
gli allenamenti per diventare super-saiyan
doveva lasciar
perdere quelle sciocchezze
al diavolo le stregonerie di quella terrestre
lui
era il principe dei
Gli occhi si chiusero e svenne questa volta sul serio.
* * *
La stanza era buia. La luna rifletteva
di luce argentea i contorni indefiniti dell'arredo e degli oggetti sparsi
nella camera: alcune bambole vecchie che, da una mensola, con i loro occhi
spenti fissavano la pila di libri depositati sulla scrivania e in un altro
angolo, accanto ad una specchiera, un computer silenzioso che era rimasto
acceso ad accumulare indecifrabili dati.
La finestra era aperta, faceva caldo e la tenda che la proteggeva non
svolazzava quella notte.
Bulma se ne stava distesa sul letto, la sua fronte era perlata di sudore,
era accaldata e lei sapeva che la fonte di quel calore non era dovuta
solo alla temperatura esterna.
Era in preda al nervosismo, alla costernazione. Le unghie erano divenute
il loro bersaglio e rosicchiatole fin dove aveva potuto, adesso le dolevano
terribilmente, ma meno di quanto la sua attenzione rivolta altrove le
concedesse di sentire.
Quel pomeriggio
non l'avrebbe mai più cancellato dalla sua
memoria.
Sentiva ancora in bocca quel sapore amaro
il sapore del principe
dei saiyan
e le dita, quelle che avevano avuto l'ardire di sfiorarlo,
sembravano bruciare come carne viva sul fuoco.
Emozioni confuse, indescrivibili, illusorie.
E le illusioni fanno male, sono lame a doppio taglio che lacerano dentro
facendo sanguinare lacrime quando svaniscono lasciando quella sensazione
di vuoto incolmabile e di opprimente malinconia.
Piangeva Bulma, sembrava che non smettesse più quando i suoi sogni
ed i suoi vagheggiamenti si infransero contro il muro crudo della realtà.
Che avrebbe dato perché quel bacio fosse stato corrisposto, perché
avesse potuto sentire le labbra di lui mordere le sue, e la sua mano accarezzarle
i capelli e stringerla in vita.
Ma lui era Vegeta, non un uomo qualsiasi. Eppure proprio per questo lo
amava e l'amore, si sa, alimenta speranza e fiducia.
Eppure, quel pomeriggio le aveva dato la speranza, da come lui era rimasto
a fissarla, che un giorno sarebbe accaduto qualcosa. Sapeva anche che
quando ciò sarebbe successo, mai, dopo, si sarebbe dovuta attendere
troppo da lui, che ogni volta sarebbe stato come incominciare sempre daccapo,
che l'umore del principe dei saiyan sarebbe stato sempre imprevedibile
e ogni bacio strappato sempre una vittoria.
Sarebbe stata la conquista più grande riuscire a colmare quel cuore
simile ad una tabula rasa, un contenitore vuoto cioè, dove a poco
a poco sarebbero sbocciati germogli di sentimenti umani. Lei sapeva che
quel terreno non era completamente arido, che il suo animo non era poi
così terribile.
Si sarebbe dovuta armare di pazienza e di spirito di sacrificio, solo
così avrebbe potuto vincere la sfida più grande che si apprestava
ad incominciare, per imparare poi come sarebbe stato bello gioire anche
di piccole cose, accontentarsi anche di un suo sguardo più intimidito,
di sentire la sua voce tremare in quell'istante, e magari vederlo anche
arrossire ed andarsene via per nasconderlo. Sì, anche quello che
poteva sembrare insignificante, l'avrebbe resa felice se a farlo fosse
stato Vegeta, che non era un uomo qualsiasi, ma il principe dei saiyan
che faceva della sua freddezza l'arma più distruttiva.
Essere la sua donna
solo quello e niente più.
Che senso avrebbe potuto avere per lui un rito tradizionale come quello
del matrimonio?
Lei, che come tutte le donne aveva sempre sognato di vivere quel giorno
e di essere sposa, si accorse che tutto questo non aveva più un
senso neanche per lei, che per lui avrebbe volentieri rinunciato a tutto.
Si rigirò agitatamente nel letto, il sonno sembrava non voler calare
sulle palpebre, inumidite dalle lacrime. Poi improvvisa, una vampata di
calore la colse, quando un pensiero proibito fece capolino nella sua mente:
come sarebbe stato
fare l'amore con lui?
Quell'aspetto gelido e freddo che lui ostentava sembrava solido come roccia,
duro a piegare, ma non incapace di sentire emozioni.
Lui provava la rabbia, l'odio, il rancore, l'orgoglio, la competizione,
era vivo dentro, vivo, vivo, e lei era certa che aveva passione e che
il desiderio potesse soggiogare anche lui.
Chissà poi, continuò a pensare mentre riprendeva a torturare
la dita, se era mai stato prima d'ora con una donna.
No, era sicura di no, si vedeva dai suoi modi che con una donna non aveva
mai avuto a che fare. Il pensiero di poter essere la prima e l'unica che
i suoi occhi guardassero e le sue mani toccassero le procurò un
brivido caldo che la percorse per tutta la schiena.
Essere tra le sue braccia
sotto quel corpo possente
forse troppo
possente
Le linee della sua fronte si corrugarono mentre rifletteva che la delicatezza
e la dolcezza erano a lui sconosciute e che lei in fondo non aveva più
esperienza di lui
Rifletté quel pensiero con paura, con la consapevolezza di sapere
che ricevere tenerezza da lui nell'istante più delicato, sarebbe
stato difficile, ma non importava, non importava che la sua prima volta
sarebbe stata dolorosa, che avrebbe dovuto stringere i denti e le lenzuola
quando lui avrebbe preso a spingere il suo bacino contro quello di lei
con l'irruenza che gli era propria e che avrebbe dovuto cercare di trattenere
il gemito e di soffrire in silenzio, non importava.
In cambio però, sarebbe stata felice nello spirito, sapendo che
il principe dei saiyan, spietato e cinico con chiunque, in quel momento
avrebbe desiderato solamente lei, e che a lei non avrebbe fatto male deliberatamente.
Era nella sua natura l'impetuosità, lei avrebbe dovuto solo abituarsi
a tollerarla.
E poi
potersi stringere a lui quando i fremiti dei loro corpi fossero
cessati, cercare nella notte il suo corpo per riscaldarsi, magari nelle
notti d'inverno, quando i suoi piedi sembravano blocchi di ghiaccio e
poterli sciogliere a contatto con il suo calore
Sì, era convinta che non sarebbe stato difficile andare d'accordo
con lui, che in fondo già quel pomeriggio erano stati bene insieme,
che doveva solo imparare a prenderlo sempre per il verso giusto.
I suoi occhi stavano finalmente per abbandonarsi al sonno quando un ultimo
pensiero la sorprese più devastante di tutti gli altri, facendola
trasalire:
quella virilità che aveva sfiorato con le dita
era poderosa
possente
Come sarebbe stato sentire quel membro a contatto con la sua intimità
Quel pensiero la fece contorcere nel letto, afferrò il cuscino
e strinse istintivamente le gambe l'una contro l'altra e a quello strofinio
sentì la sua intimità sussultare.
E sentirlo penetrare dentro la carne
Si alzò di scatto dal letto, come se fosse divenuto tutto d'un
tratto rovente.
La fronte, madida di sudore, sembrava rilucere al pallido chiarore lunare.
Il silenzio di cui era avvolta la camera fu come squarciato dal suo respiro
affannoso, che non riuscì ad arrestare neanche quando si sporse
dalla finestra e fece entrare nei polmoni l'aria di quella notte.
Non c'era brezza, sembrava che i rami degli alberi, la tenda, tutto intorno
si fosse arreso al caldo di quella sera, ed il calore, di cui era in preda
anche il suo corpo, era alimentato da quei pensieri che non le concedevano
tregua, come vento che fomenta le fiamme quando prende a spirare gagliardo.
Non le era mai accaduto nulla di simile, che al solo pensiero di lui i
suoi sensi potessero diventare così facilmente sensibili. Neanche
la vicinanza di Iamko le aveva mai fatto perdere il controllo in maniera
così esplicita, considerato che fra loro poi non c'era mai stata
grande passione.
Mentre cercava di placare l'arsura della bocca prendendo il bicchiere
d'acqua poggiato sulla scrivania, volle ancora provare a pensare come
si sarebbe effettivamente sentita se quelle fantasie si fossero materializzate.
Immaginò di essere davanti a lui, alla luce fioca di alcune candele,
mentre l'uomo fissava il suo corpo nudo con lo sguardo serio e oscuro
di sempre. Lei avrebbe di certo tenuto gli occhi bassi, probabilmente
avrebbe preso a tremare e sarebbe anche arrossita, provando un'indicibile
senso di vergogna e di soggezione sotto lo sguardo indagatore e critico
del principe dei saiyan.
Lei sapeva di essere molto carina ed era sempre stata sicura del suo fascino
a volte così irresistibile, eppure sarebbe stato terribilmente
imbarazzante lasciare che gli occhi implacabili e duri di quel guerriero
vagassero liberi sul suo corpo scoperto e lo giudicassero a loro piacimento,
positivo o negativo fosse poi stato il risultato della valutazione.
Non le sarebbe rimasto altro che sperare che la sua timidezza lo intenerissero
e che lui mettesse fine a quel tormentato momento attirandola a se, perché
lei potesse nascondersi tra le sue braccia e trovare lì rifugio.
Ma poi la timidezza avrebbe ceduto il passo ad un altro timore, quello
dell'inesperienza, quello che c'è sempre la prima volta. Eppure,
nonostante tutto, sapeva che quel momento condiviso con lui sarebbe stato
magico, che i timori di adesso si sarebbero dissolti tra le fiamme della
passione sprigionate da entrambi.
Bevve tutto di un fiato, si avviò poi verso il bagno, continuando
a restare al buio. Lì prese un asciugamano, lo inumidì con
acqua fredda e prese a tamponarlo lentamente sul viso, sul collo, sulla
nuca, mentre con gli occhi chiusi boccheggiava ancora.
Fu una sensazione di sollievo, come acqua sul fuoco, che a poco a poco,
a contatto con la pelle, estinse il calore opprimente e la riportò
nella realtà della sua stanza, dove non c'era Vegeta, non c'erano
candele, solo lei ed il buio. Riacquistata la lucidità, capì
che non poteva pensare ancora in quei termini a Vegeta, che prima era
necessario affrontare un'altra persona e che doveva farlo il prima possibile
e nella maniera più risoluta.
* **
Iamko si fece vivo dopo una settimana, non appena tornato da una breve
trasferta con la squadra di baseball di cui faceva parte.
L'aveva telefonata dicendole di volerla portare la sera in un nuovo locale
che si era aperto in città. Lei non se lo era lasciato ripetere
due volte, aveva accettato con la convinzione che quello sarebbe stato
l'ultimo appuntamento che si sarebbero dati.
Voleva essere al meglio di se, quella sera, ma non per Iamko, non più
per lui, ma per Vegeta, che prima di uscire avrebbe sicuramente incontrato.
Fu indecisa fra l'indossare dei pantaloni stretti con una camicia o un
tubino nero scollato dietro che aveva comprato il mese prima ai grandi
magazzini e che non aveva avuto ancora occasione di sfoggiare. Alla fine
optò per quest'ultimo e dopo essersi guardata allo specchio decise
che sarebbe ritornata al consueto caschetto, che le stava decisamente
meglio di qualsiasi chioma riccia e vaporosa.
Iamko se ne andava avanti e indietro per l'ampio soggiorno. Era nervoso,
si sentiva sempre così quando c'era anche Vegeta, che, in piedi,
con le braccia incrociate, scrutava il giardino dalla vetrata. Inutile
cercare di avviare con quel tipo un colloquio, non era neanche il caso
di provarci. Ogni tanto gli gettava un'occhiata ma era impossibile riuscire
a capire quale fosse il corso dei suoi pensieri, sempre ammesso che un
tipo simile pensasse
rifletté guardando l'orologio.
Sembrava che anche Vegeta attendesse qualcuno.
Si voltarono insieme quando sentirono i tacchi di Bulma scendere veloci
le scale:
"Eccomi qui" disse e andò spedita verso il saiyan.
"Grazie di avermi aspettata. Questa è la chiave di cui ti
ho parlato" gli disse porgendogliela.
"Di
cosa si tratta?" chiese Iamko facendosi avanti, quasi
come per farle notare che c'era anche lui.
"E' la chiave della nuova camera gravitazionale" spiegò
la ragazza.
"L'ultima volta, ha detto Vegeta di aver trovato sul pavimento delle
impronte di fango. Non vorrei che qualcuno potesse entrare per curiosità
e farsi male. Così gli ho dato questa chiave. O invece sei entrato
tu?".
"Io?" sbiancò "no, quel tipo di allenamento non
fa per me, non voglio neanche provarci" mentì e rise nervoso.
Solo una notte aveva voluto tentare, ma ne era uscito vivo per miracolo.
"Bene
allora possiamo andare" fece lei, ma si accorse di
aver lasciato la borsa in camera e dovette tornare indietro a riprenderla.
Iamko restò di nuovo solo con Vegeta, un disagio adesso lo colse
ancora più forte di prima.
Fortuna che il saiyan si mosse per andare via, ma quando meno se lo aspettava,
Iamko lo vide fermarsi proprio davanti a se e alzare il suo sguardo, più
cinico e beffardo che mai:
"Dimmi un po'" increspò le labbra in un ghigno "che
cosa si prova ad essere sbattuti sul pavimento da una forza di gravità
pari a trecento?".
Iamko restò di sasso, Vegeta doveva averlo visto entrare e ora
si stava prendendo gioco di lui. Doveva trovare un modo per non fare la
figura dell'imbecille, per uscire dignitosamente da quella situazione,
per riuscire a reggere quell'offesa che già gli bruciava, ma era
incredibile come fosse difficile affrontare anche solo con le parole l'altezzosità
di quell'individuo.
Riuscì solo a seguirlo con lo sguardo mentre lui se ne andava via
sogghignando:
"Cosa c'è?" gli domandò Bulma vedendo il suo sguardo
torvo.
"Ma come fai a dire di sopportare quel tipo?".
"Ti ha detto qualcosa?" si accigliò.
"Non c'è bisogno che parli, basta solo guardarlo in faccia
per odiarlo già!".
Vegeta si era incamminato verso la sua camera. Accortosi di essere assetato
era ritornato indietro in cucina. Lì aveva bevuto tutto di un fiato
e stava per attraversare di nuovo l'ampio soggiorno, dove erano ancora
Bulma e Iamko, quando d'un tratto si fermò, si nascose dietro la
parete divisoria e tese l'orecchio:
"Comunque è meglio lasciarlo perdere
" sentì
la voce di Iamko parlare "piuttosto
ti ho detto che stasera
sei a dir poco splendida?".
"Grazie" rispose lei che aveva sperato di sortire un simile
effetto su un altro uomo.
Vegeta non li sentì più parlare, ancora occultato dalla
parete, spostò poco più il capo e vide qualcosa che lo lasciò
pietrificato.
Fu una reazione fulminea, a cui non avrebbe saputo dare una spiegazione
neanche a sangue freddo.
Iamko aveva attirato a se Bulma e tenendo gli occhi chiusi scivolava con
le labbra lungo il suo collo.
Bulma era immobile, con gli occhi aperti e le braccia ferme lungo i fianchi.
Aveva del tutto scartato l'ipotesi che quella sera il suo ragazzo avrebbe
voluto stringerla e baciarla e lei in quell'istante non fu pronta a trovare
la reazione più opportuna.
Non le sembrò ancora il caso di respingerlo e di affrontare il
discorso che si era riservata per la fine della serata, quello che avrebbe
messo definitivamente fine alla loro storia.
Lasciò così che lui la baciasse sul collo e a poco a poco
arrivasse sulla sua bocca costringendola a ricambiarlo.
Vegeta restò a guardare il movimento delle sue labbra. Non era
nulla di passionale, eppure era come se quel terrestre gliele stesse lentamente
divorando. Ricordò il pomeriggio in cui quella ragazza si era avvicinata
piano a lui e gli aveva fatto qualcosa di molto simile.
Ma adesso lei lo stava lasciando fare ad un altro, stava lasciando che
un altro sentisse il suo sapore, che un altro toccasse la sua lingua.
Fu una sensazione mai provata prima per una donna, un essere che lui aveva
sempre considerato al di sotto dei suoi più infimi interessi, quella
gelosia che esplose dentro e gli fece serrare con rabbia i denti e i pugni
delle mani.
Divenne quasi devastante quando si accorse della mano di Iamko che si
fermava sul seno di lei.
Ma fu allora che vide l'espressione di Bulma farsi ancora più tesa
e riaprire gli occhi spauriti, come se stesse annegando e volesse tentare
di riemergere.
Aveva fatto appello a tutte le sue forze per riuscire a contraccambiare
quel bacio, per nascondere quell'orribile sensazione che l'aveva assalita
e che rasentava il disgusto.
Si sarebbe voluta mettere a piangere pensando che quando aveva baciato
Vegeta, teneramente e timidamente, si era sentita invece in paradiso.
Aveva cercato di mettercela tutta, ma quando sentì la mano di lui
toccarle il petto ne avvertì solamente l'insolenza, non riuscì
più a resistere e con uno strattone lo allontanò da se:
"Iamko
per favore
" sbottò.
"Cosa
cosa c'è?" fece il giovane restando a bocca
asciutta.
"Niente" fece lei con finta noncuranza "è che fa
così caldo in questi giorni! Su
incomincia a mettere in moto
l'auto, io vado a prendere un bicchiere d'acqua in cucina e ti raggiungo
subito".
Fu finalmente sola. Poté riprendersi, fare un respiro forte, e
mettere in ordine le idee.
Andò poi in cucina, si versò da bere, bevve con avidità
per cancellare i residui di quel bacio, quando d'un tratto si accorse
di una presenza.
Si voltò di scatto, sapendo di non essersi sbagliata.
Vegeta non era corso a nascondersi, lui non scappava mai. Era ancora lì,
con la schiena poggiata contro la parete, le braccia conserte e due occhi
severi che adesso erano fissi su di lei:
"Sei
sei qui?" balbettò lei.
"Vorresti che fossi da qualche altra parte?" fece sarcastico
dopo una lunga pausa.
Bulma percepì la mordacità di quella intonazione. L'eventualità
che lui potesse essere lì da parecchio e avesse assistito a quanto
era accaduto tra lei e Iamko le fece crollare il pavimento sotto i piedi.
Non poté fare a meno di chiedersi perché lui la stesse fissando
con durezza.
Sentiva come se quello sguardo indagatore stesse penetrando nel recondito
dei suoi pensieri, indovinandone tutti i turbamenti. Bulma sentì
che era impossibile reggere a tanta tensione, che doveva andarsene il
più in fretta possibile:
"Ti ho lasciato
da mangiare nel forno
devi solo
riscaldarlo
".
Si mosse per andare via. Nell'istante in cui lo oltrepassò però,
restarono per un istante bloccati, ciascuno all'altezza dell'altro, senza
guardarsi, fianco a fianco. Sembrò che il tempo si arrestasse,
che tutt'intorno si arrestasse, anche il loro respiro.
Nessuno dei due poteva immaginare in quell'istante cosa li attendeva,
che un giorno lui l'avrebbe stretta come aveva fatto Iamko pochi attimi
prima, e lei non si sarebbe irrigidita, ma gli avrebbe sorriso e si sarebbe
lasciata andare tra le sue braccia.
Se solo le mura di quella casa avessero potuto raccontare quello che un
giorno sarebbe accaduto
Ma Vegeta non disse nulla e lei andò via.
* * *
Il locale era affollato, asfissiante, la musica assordante.
Bulma era entrata già nervosa, convinta che in quelle condizioni
avrebbe dovuto rinunciare a qualsiasi dialogo e che la sua ansia si sarebbe
prolungata ancora.
Se ne stava seduta ad un tavolino, sorseggiando una bibita e guardando
con occhi furiosi Iamko, che dopo aver incontrato due compagni della sua
squadra di baseball, era stato trascinato in pista a ballare:
"Scusami
mi libero subito!" le aveva gridato quando i compagni
lo avevano sollevato per le braccia e gettatolo nella mischia.
Non era arrabbiata perché adesso tre ragazze avevano preso a ballare
vicino a loro, ancheggiando i sederi. La sua superficialità ed
immaturità ormai non avevano più importanza, voleva solo
andarsene fuori di lì il più presto possibile.
Guardò tristemente il bicchiere vuoto davanti a se. Voleva tornare
a casa, da Vegeta.
Quando pensò a lui, sembrò che tutt'intorno si fermasse,
niente più suoni, niente più voci, solo lei, il tavolino
e quel bicchiere.
Si sentiva un pesce fuor d'acqua in quel posto, voleva essere a casa invece,
dove c'era lui. Starsene nel silenzio della sua stanza, al buio, guardandolo
mentre passeggiava la notte in giardino, con la mente immersa in chissà
quali pensieri. Vedere la sua ombra camminare svogliatamente e fermarsi
ogni tanto a guardare verso il cielo stellato.
Era così solitario, così schivo, così solo, così
lontano da quelle persone che le parevano ora comuni e stupide, ammassate
come erano a schiamazzare e a saltare nella pista da ballo. Anche lei
sentì di non avere più nulla a che vedere con loro. Pensare
a Vegeta era come appartenere ad un altro mondo, come iniziare una nuova
vita, dove non ci sarebbero più state serate come queste.
Doveva andare via, non importava che neanche quella sera avrebbe potuto
parlare con Iamko, ormai non sarebbe più stato possibile per quella
sera.
Doveva muoversi, andare da Vegeta che era rimasto solo a casa perché
i suoi genitori sarebbero tornati tardi dalla conferenza che suo padre
aveva tenuto fuori città.
Si alzò in fretta, era ormai verso l'uscita, lontana dal frastuono,
felice di tornare a casa, si sentiva già lì, quando un braccio
l'afferrò:
"Bulma
dove
dove stai andando?" le domando Iamko "scusami
non
fare così
li hai visti anche tu i miei amici
non mi lasciavano
più andare via
".
"Non sono arrabbiata" Iamko non l'aveva mai vista così
disponibile da quando la conosceva. "Va pure da loro
io ho un
mal di testa
voglio tornare a casa".
"Allora ti accompagno
".
Ma la ragazza fu irremovibile, non voleva più saperne di lui per
quella sera, così il giovane restò a guardarla ammutolito,
mentre lei, presa una capsula, la fece esplodere e scomparve via con la
sua auto.
Era l'una quando percorse il giardino della Capsule Corp., dove il silenzio
era interrotto solo dal suono monotono dei grilli. Fu un suono riposante
e gradevole per le sue orecchie.
Indossò con calma il pigiama corto, scrutò dalla finestra
ma di Vegeta neanche l'ombra.
Faceva ancora caldo quella sera e in più si accorse di non avere
sonno. Uscì dalla camera e si diresse verso la terrazza.
Vegeta se ne stava seduto proprio lì, disteso su una sdraio. Oppresso
anche lui dal caldo, era uscito fuori dalla sua stanza con i soli pantaloni
addosso e stava lì già da un pezzo, sperando di trovare
refrigerio nella brezza notturna e mangiucchiando alcuni acini d'uva.
Li succhiava piano ad uno ad uno, gustandoli lentamente, staccandoli dal
grappolo che si portava ogni volta alla bocca.
Continuò così anche quando si accorse di Bulma, che lo oltrepassò
senza accorgersi di lui, andando spedita verso la ringhiera.
Non era completamente buio sulla terrazza. La sig. Brief era solita accendere
la sera delle candele profumate e spargerle in giro per tenere le zanzare
e gli insetti lontani.
"Oh mio Dio
" sussultò la ragazza quando si voltò
e si accorse di lui, che con calma continuava ancora a succhiare gli acini
d'uva staccandoli dal grappolo, tenendo su di lei uno sguardo magnetico
e un po' beffardo.
"Direi che stasera ti diverti a farmi venire colpi del genere
".
"Guarda che sei arrivata tu dopo. Io sono qui già da un pezzo"
replicò con tono fermo.
Bulma si avvicinò alla sdraio che era accanto a lui, si distese
e si mise a guardare anche lei il cielo:
"E' incredibile il caldo di questa sera
però devo ammettere
di non aver mai visto un cielo così nitido e stellato
".
Vegeta staccò l'ultimo acino d'uva:
"Dimmi
era molto lontano da qui il tuo pianeta?" si sentì
domandare dopo una lunga pausa.
"Abbastanza" rispose.
"Toglimi una curiosità
" si mise su di un fianco
e lo fissò "Ti sei mai chiesto chi fosse quel giovane venuto
dal futuro? Era anche lui un saiyan
".
"Lo so, ma non ne ho idea, per essersi mostrato così altruista
deve essere un saiyan cresciuto sulla terra".
"Sì
ma era molto giovane, probabilmente non deve essere
ancora nato, e dato che tu e Goku siete gli unici saiyan sopravissuti,
può essere solo figlio di Goku o
" aggiunse sommessa
"il tuo
".
"Non dire sciocchezze!" bofonchiò, pensando automaticamente
che per avere un figlio avrebbe dovuto avere prima una donna.
Anche la ragazza restò impressionata all'idea che se quel giovane
fosse stato il figlio di Vegeta, questi non sarebbe potuto nascere dal
nulla.
"Che male c'è?" continuò nervosa lei cercando
di accantonare quella prospettiva "anche i saiyan hanno dei figli,
altrimenti neanche tu saresti mai nato
in fondo è una cosa
naturale
che anche i saiyan facessero l'amore
".
Lo disse, ma solo dopo si rese conto dell'imbarazzo che aveva determinato.
Aveva voglia di scomparire
Fare l'amore
quell'espressione piombò nella mente dell'uomo
con la violenza inaudita di un trapano che perfora una parete:
"Cosa
cosa hai detto?" le chiese con timore, come se non
avesse sentito, ma in realtà aveva afferrato bene il termine da
lei usato.
Bulma divenne una vampa di fuoco:
"Perché
voi come la chiamate quella
quella cosa
lì?" adesso si sentiva di morire.
Vegeta restò senza più parole, per la prima volta in vita
sua. Possibile mai che quella cosa, quello cioè che accadeva tra
un uomo e una donna avesse quel nome?
Perché "fare l'amore"
? Cosa accadeva realmente
quando un uomo e una donna stavano insieme
?
Teneva lo sguardo basso, gli occhi si muovevano nervosi. Non era abituato
a sentirsi insicuro nella vita e per la prima volta si sentì inferiore
a quella donna terrestre, che sembrava sapere molte più cose di
lui.
Aveva ancora davanti agli occhi la scena a cui aveva assistito qualche
ora prima, le labbra di lei che affondavano nella bocca di quell'insulso
terrestre.
Forse
pensò mentre con lo sguardo nervoso cercava di fuggire
dalla vista delle gambe nude di lei
tra loro accadeva anche oltre
quella
cosa che lui non conosceva bene e non riusciva neanche ad immaginare
Ancora cercò di domare quel sentimento di gelosia, digrignando
i denti e serrando i pugni.
Non poteva immaginare che anche lei nascondeva nel cuore le paure e l'agitazione
di vivere quel momento, che un giorno, ancora prima che questo accadesse,
lei gli avrebbe raccontato di non aver mai dormito con quell'uomo e lui
stesso, una notte, in una notte più fresca di questa, lo avrebbe
appurato sulla sua stessa pelle e con occhi spaventati avrebbe scorto
quella macchia scura sulle lenzuola:
"E'
è la prima volta
"avrebbe detto Bulma con
voce tremante, non avendo neanche il coraggio di guardarlo e pensando
come fosse strano non essere più quella di pochi attimi prima "te
lo avevo già detto
una volta
".
Vegeta non riusciva ancora a capire la futilità di quelle preoccupazioni,
che quando avrebbe finalmente posseduto quel corpo, la sua mente sarebbe
stata annebbiata al punto tale da dimenticare ogni cosa e che a guidare
le sue mani ed il suo corpo sarebbe stato solo l'istinto.
Era ancora immerso in questi pensieri, che ad ogni costo tentava di affossare,
quando vide la ragazza al suo fianco alzarsi:
"Mi è venuta fame" disse Bulma per interrompere la tensione
che involontariamente aveva generato "aspetta qui, vado a prendere
qualcosa in cucina" e scomparve nel buio del soggiorno.
Iamko era rimasto a lungo fuori il locale, fino a quando non aveva visto
l'auto di Bulma ridursi a due piccole luci che fuggivano veloci. Era rientrato,
si era seduto al bancone, con lo sguardo cupo aveva inghiottito un alcolico.
Era andato via subito dopo, senza neanche salutare i suoi compagni. Il
comportamento della sua ragazza era tornato ad impensierirlo.
Mentre volava verso la Capsule Corp. si accorse di non essere in grado
di cancellare l'immagine di Vegeta ferito tra le braccia di Bulma e lo
sguardo che lei gli rivolgeva, dolce e comprensivo.
Non era in grado di trovare giustificazioni come aveva fatto quella settimana
in cui era stato lontano da lei, dove era quasi riuscito a convincersi
dell'assurdità di quella paranoia e ad arrivare alla conclusione
che Bulma, la sua Bulma non poteva essere attratta da un individuo simile.
Eppure si era accorto del comportamento freddo, distratto, distaccato,
che lei aveva tenuto per tutta la sera. Aveva bisogno di parlarle, quella
notte stessa, perché potesse poi dormire più tranquillo,
perché potesse riparare se aveva sbagliato in qualcosa.
Si fermò fuori la finestra della sua stanza, vide la tenda svolazzare
ed il letto ancora vuoto. Si mosse così verso la terrazza e celere
si nascose dietro un muro quando si accorse di Vegeta disteso sulla sdraio.
Azzerò la propria aura, affinché il saiyan non si accorgesse
della sua presenza:
"Eccomi qui".
Ebbe un balzo al cuore quando sentì la voce di Bulma. Si sporse
oltre e vide la ragazza sedersi accanto a lui:
"Gelato!" fece lei porgendogli un cucchiaio "un intero
barattolo di gelato tutto per noi!".
Vegeta si mise a sedere, fissandola con aria poco convinta.
"Su, forza, non mi dire che non ti fa venire l'acquolina in bocca!"
lo persuase.
Non seppe resistere a quella tentazione e dopo alcuni attimi di esitazione,
afferrò il cucchiaio e prese a mangiare insieme a lei da quel barattolo.
Bulma osservò la sua smorfia di dolore, causata dal contatto gelido
con i denti, e l'espressione di compiacenza subito dopo, quando prese
a mangiarlo con gusto ed appetito.
Poi scoppiò ad un certo punto a ridere:
"Ma
ma che diavolo hai da ridere?!" sbottò lui bloccandosi.
"Hai tutta la bocca sporca di cioccolato!" gli indicò
ridendo ancora.
"Smettila di prenderti gioco di me!".
"Ok, Ok" disse asciugandosi le lacrime agli occhi e porgendogli
un fazzoletto.
Iamko intanto fissava con incredulità la scena. Lo sguardo di Bulma
lo
stesso identico sguardo che aveva visto il pomeriggio dello scoppio della
camera gravitazionale
sembrava incantato, perso, completamente catturato
alla vista di quel saiyan.
Non aveva più dubbi sul fatto che lei lo trovasse simpatico, che
quell'uomo rude riuscisse quasi a diventare docile con lei, ma era fuori
ogni portata credere che tutto questo potesse anche solo di poco andare
oltre un comune sentimento di reciproca stima.
Non era neanche intenzionato a credere che potesse essere nato un semplice
sentimento di amicizia.
Il barattolo di gelato fu consumato in pochi minuti:
"Adoro il cioccolato
" esclamò lei massaggiandosi
la pancia piena "dicono anche che faccia bene contro la tristezza
".
"E perché mai tu dovresti essere triste?" fece con tono
cinico.
"Perché ho dei sentimenti" rispose guardandolo negli
occhi con profonda serietà, mentre le luci delle candele creavano
dei profondi solchi sul suo volto duro"chiunque ha dei sentimenti
può essere felice o infinitamente triste. Tu
non ti senti
mai solo
mai infelice?".
"Non dire assurdità!" ribatté lui facendola piombare
in un lungo silenzio.
Il saiyan stava per andare via, quando la chiave che aveva lasciato accanto
a se scivolò a terra.
Fu Bulma a prenderla tra le mani:
"E' la chiave della camera gravitazionale, vero?" chiese lei,
che si mise a fissarla senza essere intenzionata a riconsegnargliela,
dopo essere tornata a sdraiarsi:
"Vuoi darmela sì o no?".
Bulma lo guardò con tono provocatorio:
"Se non te la restituissi
domani potresti per una volta tanto
non allenarti
" si mordicchiò il labbro inferiore, decisa
a stuzzicarlo fino in fondo. Non gli faceva paura quando si arrabbiava
e le era venuta voglia di tirare un po' la corda.
Vegeta incrociò le braccia e sogghignò:
"E pensi che mi possa fermare quella chiave? Che problema avrei a
rompere la porta?".
"E invece sì, perché finiresti per distruggere la camera
gravitazionale, ed io non te ne costruirei un'altra" fece dispettosa.
"Mi stai facendo perdere la pazienza, donna!" agitò il
pugno serrato contro di lei" lo stai facendo intenzionalmente e questo
mi fa arrabbiare ancora di più! Restituiscimela o la prenderò
con la forza!!".
"No, perché conosco un posto dove
può essere
molto al sicuro
" disse con un sorriso trionfante "qui
"
e la nascose in petto, sotto la magliettina del pigiama.
Bulma era convinta di aver avuto la meglio, non aveva tenuto in considerazione
che non aveva a che fare con un uomo qualsiasi, ma con un saiyan impulsivo
e determinato, che non scendeva a compromessi e ignorava le buone maniere.
Vegeta perse il controllo, non si accorse di ciò che fece, ma le
fu praticamente addosso, e senza concederle tempo per difendersi, mise
la mano sotto la sua maglietta.
Bulma restò paralizzata, col fiato mozzato e gli occhi sgranati,
fissi in quelli di lui, che cambiarono espressione e si smarrirono quando
a loro volta videro quelli di lei.
Eppure non riuscì a staccarsi subito. Restarono l'uno sull'altra
per alcuni istanti, abbastanza lunghi perché lui potesse avere
il tempo di rendersi conto che la sua mano era finita proprio lì,
su quelle rotondità che lui vedeva sempre sollevate sotto le magliette
strette che lei indossava, e che adesso, pur senza vedere, stava finalmente
sentendo il calore e la morbidezza di quei seni nudi.
Iamko che li vide, si sentì raggelare. Nessun'altra reazione, neanche
quella di un eventuale intervento, solo la sensazione glaciale che tutte
le sue paure stessero assumendo la concretezza più spaventosa che
la sua fantasia avrebbe potuto elaborare. La visione di quei due, l'uno
sull'altra, con lo sguardo vicendevolmente perso, avrebbe turbato i suoi
sonni per parecchie notti.
La mente di Vegeta era in balia ad un turbinio confuso di sensazioni e
pensieri, la mano infilata sotto quell'indumento di cotone era bloccata,
non osò accarezzare quelle forme, ma al tatto riuscì ugualmente
a sentirne la consistenza, al punto tale da avere la sensazione per tutta
la notte di tenere quel seno ancora tra le dita.
Continuava ancora a fissarla negli occhi, turbato, confuso, e col respiro
ansante, incapace di un'iniziativa, di riflettere, di ricordarsi che era
il principe dei saiyan, come faceva sempre.
Aveva solo lo strano desiderio di avvinghiarsi di più a lei, era
come un istinto sconosciuto, quello di voler rendere quel contatto ancora
più serrato.
La chiave
fu quello il pensiero più coerente al quale riuscì
ad aggrapparsi al volo.
Ma il movimento che fece per tentare di cercarla, finì solo per
tradursi in una carezza tremante, che fece chiudere gli occhi a Bulma,
ormai arresasi a lui e pronta ad andare oltre.
Fu inutile perché la chiave ormai era scivolata sulla sdraio.
Iamko intanto continuava a fissarli, gli occhi statici ebbero un riflesso
solo quando videro il saiyan ritrarre la mano e alzarsi di scatto, come
se la pelle di lei fosse diventata rovente.
Anche Bulma si alzò, con le gambe che tremavano ancora.
Era sconvolta almeno quanto il saiyan, ma non si preoccupò delle
sue reazioni, al momento le stava solo a cuore riuscire a placare la costernazione
che lui aveva dipinto visibilmente sul volto.
Non lo aveva mai visto così agitato:
"Non preoccuparti
Vegeta
non è accaduto
nulla
"
cercò di dirgli seriamente afflitta "aspetta
non andartene
via!" gli gridò dietro, ma l'uomo era già fuggito nel
buio del soggiorno.
"Possiamo parlarne
" aggiunse, ma queste ultime parole
morirono rassegnate e silenziose sulla sua bocca.
* * *
La notte andò facendosi più fresca. Una brezza sottile prese
a muovere le fiamme delle candele e ad insinuarsi sotto la maglietta larga
del pigiama, dove sentiva ancora posate le dita del principe dei saiyan.
Strinse la mano tremante al petto, sospirò tristemente sapendo
che l'indomani lui avrebbe fatto finta di nulla e che non poteva fare
altro che fargli trovare la chiave accanto alla porta della camera gravitazionale,
consolandosi solo di quelle emozioni provate, che dopo il turbamento stavano
prendendo ad assumere una connotazione meno confusa.
Stava per andarsene in camera sua quando sentì dei passi sulla
terrazza che si avvicinavano a lei.
Forse Vegeta era ritornato indietro
forse aveva voglia di chiarire
insieme a lei quanto era accaduto
"Iamko
" trasalì quando lo trovò alle spalle.
Il giovane si guardò intorno con finta noncuranza, con le mani
sprofondate nelle tasche dei pantaloni:
"E' passato il mal di testa?" chiese posando su di lei uno sguardo
cupo e sarcastico.
"Cosa
cosa ci fai qui?" domandò ancora più
inquieta di quanto già lo fosse.
"Ero venuto ad accertarmi se stavi bene, ma evidentemente già
qualcun altro ha pensato a farti compagnia
".
Bulma sentì di vacillare, la mano che aveva portato al petto si
strinse ancora di più alla maglietta.
"Sei sicura di non dovermi dire nulla?".
La ragazza si accorse di non riuscire a parlare più, era la prima
volta che aveva una simile reazione con Iamko.
"Tu
tu ci stavi spiando?
".
"Esattamente".
La presunzione di quella risposta le fece recuperare la grinta di sempre:
"Con che diritto?! Come ti sei permesso?!".
"Con che diritto dici? Con tutto il diritto!" proruppe furioso
"tu
tu hai perso la testa per quell'individuo, non è
così?!".
Bulma restò pietrificata. Mai lo aveva visto così in collera.
Si sedette stancamente sulla sdraio, con gli occhi bassi a guardare la
fiamma di una candela che lentamente moriva. Ormai non aveva più
senso nasconderlo, prese solo un po' di respiro per riuscire ad ammetterlo:
"Iamko
" dovette farne ancora un altro per poter continuare
"io non so come sia potuto accadere
so solo che ormai tra noi
due non può più continuare
" disse tristemente.
Lo sguardo di Iamko si calmò, ad un tratto sembrò che fosse
divenuto addirittura comprensivo:
"Bulma
è solo un'infatuazione. La colpa di tutto questo
deve essere sicuramente mia, forse non sono mai riuscito ad essere come
tu volevi
ma posso riuscire a riparare, non è il caso che
tu interrompa la nostra storia solo per un'infatuazione stupida e sciocca.
Per un uomo come Vegeta non si può provare nulla, tu sei una donna
intelligente, dovresti sapere che per voi due non può esserci nessun
futuro. Lui è un assassino, un essere privo di scrupoli, era arrivato
qui per distruggere la terra, a causa sua abbiamo perso la vita in tanti
".
"Lo so
" lo interruppe lei "e quando ti vidi morire
soffrii molto, ero convinta che quest'esperienza potesse far maturare
il nostro rapporto, ma dopo Namecc le cose non sono cambiate tra di noi,
tutto è tornato come prima. Poi è arrivato lui
io so
benissimo chi lui sia
ma c'è qualcosa in quello sguardo
in
quel suo essere distaccato sempre da tutto e da tutti
io
".
"Ma cosa stai dicendo?" la bloccò.
Sembrava già non essere più disposto a mostrarsi tollerante:
"Sono solamente fantasie! Ti stai costruendo un'immagine di lui completamente
lontana dalla realtà. Te lo vuoi mettere in testa sì o no?!
Ma ti rendi conto? Cosa penserebbero Goku, Crili, Genio e tutti gli altri
se sapessero una cosa simile
penserebbero che sei pazza, una traditrice
che è passata a dar ragione a quel saiyan, ti rinnegherebbero come
amica
".
"Non è vero
Goku ammira Vegeta
" disse ormai
con le lacrime agli occhi.
"Tu vaneggi
ma cosa
cosa stai cercando di dirmi
che
forse ti sei innamorata di quell'uomo?!" non riusciva ancora ad accettare
un'eventualità simile.
Bulma si portò le mani al volto e scoppiò a piangere:
"Sì
" disse silenziosamente tra i singhiozzi.
Anche Iamko aveva gli occhi già rossi. Restò per qualche
istante ammutolito, con lo sguardo perso nel vuoto, come per cercare di
capire se non fosse tutto solo un brutto sogno, fino a quando non esplose
definitivamente in una impetuosità incontrollata:
"Tu
tu hai perso il lume della ragione! Ti sei letteralmente
bevuta il cervello! Tu vorresti farmi credere di amare Vegeta
di
amarlo al punto tale
da essere disposta anche ad andare a letto
con lui?!".
"Sì!" balzò in piedi la ragazza, non riuscendo
più a sopportare la sua ostinazione e i suoi insulti.
"Sì
e ti dico che sarei capace di andarci anche stanotte
stesso!" gridò più implacabile di lui.
Il giovane indietreggiò come se una pugnalata gli avesse lacerato
il petto.
Ci fu un silenzio lunghissimo fino a quando lui, come in una crisi isterica,
scoppiò in una fragorosa risata:
"Questa è la cosa più assurda che tu abbia mai potuto
dire! Dimmi
pensi anche che usciresti viva da sotto le sue lenzuola?!"
le ribatté tornato subito dopo serio ed irruente.
"Quell'uomo è un essere brutale, un violento, un selvaggio,
è un animale!! Come
come puoi volere una cosa simile?".
Ma lei continuava a piangere, coprendosi il volto con le mani e scuotendo
il capo.
"E ammesso anche che le cose vadano come tu le desideri, pensi che
lo farebbe per amore?! Lo farebbe solo per soddisfare i suoi istinti più
depravati ed animali!!".
"No! Basta!" lo fermò lei all'apice della sopportazione
"Iamko
lo vuoi capire che lui non è un terrestre, che
non si può valutare come si valuterebbe un uomo che va a letto
solo per sesso e non per amore
lui
lui
" e riprese
a piangere "sapere solo che una persona come lui potrebbe desiderarmi
".
"Non voglio sentire altro! Per l'amore del cielo!" la zittì
veemente e le diede le spalle, forse per nascondere le lacrime che non
riuscivano ad essere contenute.
Se ne stette così per un pezzo di tempo, mentre Bulma si asciugava
gli occhi. Pensò che se ne stesse andando via, ma:
"E pensare che per tutti questi anni, non hai neanche mai pensato
di fare con me quello che vorresti fare con quel saiyan
" disse
voltandosi e muovendosi lentamente verso di lei.
Aveva il volto stravolto, era irriconoscibile, alla luce delle candele
sembrava quasi che le sue cicatrici stessero sanguinando, ma più
di questo , ciò che le fece paura e la fece indietreggiare, fu
quel fare minaccioso con cui si avvicinò verso di lei, fino a sospingerla
verso il muro, dove c'era la porta che accedeva verso il soggiorno.
"Ma stanotte
" proseguì piano "stanotte non
me ne andrò a mani vuote
mi prenderò quello che mi
spetta!" e con forza le afferrò le braccia e la bloccò
contro la parete.
"Iamko, lasciami andare!" tentò di divincolarsi.
"E perché mai?" chiese parlandole all'orecchio sottovoce
"ti sembra giusto che quel saiyan possa prendersi in così
poco tempo quello che io non ho mai ottenuto?".
"Tu hai bevuto troppo
non sai quello che dici né quello
che stai facendo" gli disse col fiato sospeso "se solo osi torcermi
un capello, giuro che grido".
"Grida quanto vuoi tu, tanto il tuo principe non muoverà neanche
un dito per venire ad aiutarti".
"Proviamo allora" lo sfidò lei "io ti dico che verrebbe,
anche solo per curiosità".
"Maledizione Bulma!" assestò un pugno contro la parete
che tremò.
La liberò dalla presa e si scostò da lei:
"Sarai infelice per il resto della tu vita" le disse sul punto
di andare via "con quell'uomo perderai la tua solarità e vitalità,
spero
spero solo che non finirai per diventare come lui".
Ormai non c'era più rabbia nella sua voce, solo rassegnazione ed
un vuoto sconfinato nel cuore, che solo il tempo avrebbe potuto colmare.
Le gettò un'ultima occhiata, quasi di compassione e poi spiccò
il volo.
Bulma scivolò con la schiena lungo la parete, fino a terra. Pianse
pianse
ma
ora era libera
finalmente
* * *
Molti mesi dopo:
"Iamko
" si rivolse Pual al giovane che, seduto al tavolino
di un bar, in una mattina qualunque, consumava un cappuccino.
"Cosa c'è?" chiese distratto, ammirando le gambe di una
cameriera che gli passava vicino.
"Ecco
" sembrava che il suo più caro amico non avesse
il coraggio di dirgli qualcosa. Guardava agitato dietro le spalle dell'uomo,
cercando di nascondersi da qualcuno.
"Non ti voltare
ma lì
seduta ad un tavolino c'è
Bulma!".
Iamko poco non si strozzò, smise di bere, si diede dei colpi al
petto per arrestare la tosse:
"E'
è sola?" si affrettò a domandare quando
si riprese.
"Sì. Perché non vai a salutarla, su forza, non perdere
quest'occasione. Dopo potresti pentirtene".
Lui fu esitante, non sapeva che effetto gli avrebbe fatto ripararle e
guardarla da vicino. Ma alla fine si alzò, e fattosi coraggio procedette
verso il suo tavolino:
"Ehm
ciao".
Bulma alzò gli occhi e sorrise trasecolata quando lo trovò
davanti a se:
"E' una sorpresa incontrarti
" disse lui, sedendosi al
cenno della ragazza.
"Stavo facendo un po' di spesa, quando mi è venuta voglia
di un cornetto alla crema" spiegò leccandosi le punta delle
dita dopo l'ultimo morso.
Iamko si accorse di essere felice di rivederla, aveva pensato molto a
lei nelle ultime settimane. Più volte era stato sul punto di alzare
la cornetta del telefono e di comporre il suo numero, consapevole di non
essere riuscito a dimenticarla come avrebbe voluto.
Tante volte avevano litigato, erano rimasti l'uno lontana dall'altra anche
per periodi piuttosto lunghi, ma alla fine ritornavano sempre insieme,
bastava rincontrarsi o farsi una semplice telefonata. Nel suo profondo
aveva la speranza che anche questa volta potesse essere così, che
lei fosse riuscita a ragionare e a comprendere i suoi errori e soprattutto
fosse disposta a perdonarlo per il comportamento tenuto con lei quella
notte, perdonarlo come alla fine aveva sempre fatto.
Bulma si accorse di come lui la guardava incantato:
"Come ti vanno le cose?" gli chiese per rompere l'imbarazzo.
"Ehm
bene
niente di nuovo
le solite cose
"
tergiversò perché gli interessava parlare di altro ed intendeva
farlo subito.
"Io
ti devo delle scuse
lo sai a quello che mi sto riferendo
".
"Non importa
" fu comprensiva "mettiamoci una pietra
sopra. Sono molto contenta di rivederti
".
Il volto di lui si illuminò:
"Mi fa piacere" commentò allungando il braccio e stringendo
la mano che lei teneva poggiata sul tavolino.
Bulma osservò il gesto, si irrigidì, ma non ritrasse la
mano:
"Forse prima che tu dica qualcosa
" fece lei intuendo le
sue intenzioni e volendo evitargli delusioni "
è il caso
che tu sappia qualcosa
".
Iamko tornò serio, notò che però lei aveva imbarazzo
a comunicarglielo. La ragazza si alzò piano e si mise in piedi
perché lui la potesse guardare meglio.
L'uomo restò con la bocca aperta, gli occhi sgranati si spalancarono,
iniettati di incredulità e stordimento:
"Tu
tu aspetti un bambino
" dissi dopo aver fissato
per alcuni istanti lunghissimi il suo ventre.
"Beh
" tornò a sedersi lei "ormai al quinto
mese non si può più nascondere" sorrise "ho paura
che quando arriverò al nono scoppierò".
Sembrò che lei si fosse dimenticata di specificare la cosa più
importante, ma Iamko in fondo non ebbe bisogno di alcuna precisazione:
"Così
sarà un saiyan
" disse, sforzandosi
di nascondere il nodo alla gola che gli soffocò le parole.
"Sì
un bimbo saiyan
".
Per un pezzo di tempo stettero silenziosi a guardare dalla vetrata il
traffico della città:
"E Vegeta
cosa ne dice?".
"Lui fa finta di nulla
come sempre
ma sono certa che cambierà
atteggiamento quando lo vedrà crescere".
La cosa che lo sorprese fu che Bulma era davvero felice. Iamko non l'aveva
mai vista così emozionata ed era cambiata, adesso riusciva a spiegarsi
quella luce diversa che lei aveva negli occhi e che lo aveva subito abbagliato
quando li aveva sollevati su di lui, per la prima volta dopo tutto quel
tempo. Non era più la ragazza che lui conosceva, era diversa e
quella diversità la rendeva ancora più splendida
si
accorse di non averla mai desiderata come in quell'istante.
Vegeta l'aveva cambiata, aveva fatto di lei una donna e come ci fosse
riuscito non poteva averne idea.
Aveva voglia di chiederle tante cose, ma la maggior parte di queste erano
così intime e personali che non ne ebbe il coraggio.
Un figlio di Vegeta
era così assurdo riuscirlo a credere
così
impensabile che quel saiyan avesse potuto possedere il corpo di lei, accarezzarlo,
baciarlo, sentirlo palpitare.
Non riusciva davvero ad immaginarli insieme
o forse semplicemente
non voleva farlo.
E lei poi
era così orgogliosa di portare un figlio suo in
grembo.
Quando prese a raccontagli come procedeva la sua gravidanza, i suoi occhi
divennero ancora più azzurri e il viso si dipinse di un colorito
che la rese quasi eterea:
"Adesso
devo proprio andare" fece lei sbirciando l'orologio
sul polso "Vegeta tra poco uscirà dalla camere gravitazionale
e avrà senza dubbio fame".
"Allora
ci vediamo" si alzò anche lui.
"Mi raccomando
continua anche tu ad allenarti. Devi aiutare
Goku e gli altri a salvare la terra dagli androidi, non lo dimenticare".
Lo salutò con un abbraccio, per quanto il suo pancione le consentisse.
Iamko restò a guardarla malinconicamente, fino a quando lei non
scomparve tra la folla.
Non riusciva ancora a capire come potesse essersi innamorata di quell'uomo,
cosa costui avesse che lui non aveva, ma ormai l'aveva persa per sempre
e lei apparteneva a Vegeta, a quel saiyan a cui avrebbe dato dei figli
e
un cuore.
Se solo qualcuno avesse potuto raccontare il loro futuro
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Lilly81
Per sapere come le cose sono andate tra Bulma e Vegeta leggi la mia prima
fanfiction "In attesa dei cyborg", nonché il seguito
"Dopo il Cell-game" e tutte le altre che scriverò.
Chiunque poi voglia esprimere un parere sulle mie storie, bello o brutto
che sia, mi contatti a : ro.cristiano@libero.it
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