Sul pianeta di Vegeta
Parte III
Come un animale in gabbia si aggirava nella sua cella, come una madre
disperata si domandava cosa ne fosse stato di suo figlio
il suo povero
figlio
che non era più un bambino ma ancora troppo giovane
per essere definito uomo.
"Se gli è accaduto qualcosa, non te lo perdonerò mai
Vegeta
" mormorò a denti stretti, gettando un'occhiata
alla piccola che dormiva nel suo giaciglio di vimini.
Si voltò, sentendo dei passi sopraggiungere dal corridoio esterno.
La cadenza mordente era quella inconfondibile di un guerriero. Ne aveva
sentiti tanti nel suo periodo di prigionia, ma questa volta i passi si
fermarono proprio dietro la sua porta e attesero qualche istante prima
di
spalancarla.
La donna restò pietrificata all'apparizione dell'uomo, poi un ampio
sorriso dopo tanto tempo sulle sue labbra rifiorì:
"Oh
Goku!" gridò gettandosi contro di lui, lasciando
l'uomo allibito per una manciata di secondi.
"Contento dell'accoglimento
" fece l'altro staccandola
da sé e chiudendo con un calcio la porta "
ma il mio
nome non è Goku
mi chiamo Kaarot
".
Ma Bulma non aveva intenzione di stare al suo gioco, perciò:
"Smettila di prendermi in giro, ne ho avuti fin troppi di colpi simili!"
e continuava a sorridergli entusiasta e radiosa.
Nonostante ciò non tardò ad accorgersi che non c'erano nei
suoi occhi la cordialità, la lealtà, e l'ingenuità
che sempre vi aveva letto.
Non capiva perché lui la stesse fissando con tanto distacco ed
avesse preso a scrutarla dalla testa ai piedi come se mai l'avesse vista
prima d'ora.
Possibile che fosse solo un
Il sorriso scomparve comprendendo che questa volta alcun aiuto da lui
avrebbe ricevuto:
"Sei
sei
un
clone
" gli disse indietreggiando,
quando fu arrivata alla sconcertante verità.
"Clone o no
che effetto ti fa rivedere il tuo maritino?"
domandò beffardo.
Bulma non afferrò subito ciò che di terribile era insito
nella sua domanda, come amaramente avrebbe rimpianto di aver alterato
la verità detta alla vecchia.
"Fava mi ha raccontato tutto
di ciò che tu hai accennato
alla vita che tu ed un altro me stesso conducevate sulla Terra".
Non era ancora in grado di capire come la menzogna le stesse tornando
ironicamente contro e perché lui fosse giunto lì, prima
di vederlo sedersi sul ciglio del letto e prendere con comodo a togliersi
gli stivali e l'armatura:
"Ma cosa
cosa
stai facendo?".
"Mi sto preparando a scoparti
".
"E'
meglio che tu vada via. Non sai
come veramente sono
andate le cose
" pronunciò tremante nel tentativo di
riparare il suo fallo e fermare le intenzioni ormai intuite dell'uomo.
"Ma so come vanno altre
non sei meno puttana di tutte le altre
solo perché non hai la coda. Non mi dire che per tutto questo tempo
di prigionia non hai avuto voglia di un po' di compagnia
".
Bulma inghiottì l'offesa come un medicinale amaro che doverosamente
va preso, badando di più a trovare una via di scampo: la porta
era vicina, ma non poteva fuggire senza aver preso la bambina.
"Allora? Non ti fa piacere che proprio una persona conosciuta ti
sia venuta a far visita?" domandò mostrandosi irriverentemente
in tutta la sua nudità.
Lei distolse lo sguardo, infastidita ed importunata:
"Sei
disgustoso! Vattene o incomincerò a gridare!".
"Ormai questo piano del Palazzo è vuoto
sarebbe fiato
sprecato".
"Lasciami andare!" gli intimò quando si sentì
afferrare il polso.
"Non sono mai stato con una femmina senza la coda, sono curioso di
sapere cosa nascondi sotto quei vestiti
" e tentò ancora
di fuggire dallo sguardo maniaco con cui già la spogliava.
"Io non voglio! Vattene, maiale!" si divincolò.
Un ceffone violento, assestatole sulla guancia e feritole parte del labbro
superiore, le oscurò la vista alcuni istanti. Non vide neanche
la mano di lui propendersi verso il suo collo e strapparle la tunica preparatale
da Fava.
Quando aprì gli occhi vide solo quelli di lui che fissavano inebriati
la nudità dei suoi seni:
"La cosa si fa più interessante di quanto mi fosse parso all'inizio
"
commentò l'uomo "sarei dovuto venire qui quando Fava mi parlò
di te. Non ho mai visto tanta bellezza in una femmina, peccato che tu
sia l'unico esemplare ancora esistente
".
Ma Bulma aveva preso a versare lacrime e la sonorità dello schiaffo
che ancora sentiva sulla pelle le impedì di comprendere le ultime
parole.
Con le mani sul viso, tentava di nascondere i seni tra le sue stesse braccia,
mentre ancora le mutandine preservavano l'intimità racchiusa:
"Perché?
" domandava solamente.
"Perché agli ordini non si viene mai meno, soprattutto quando
sono così graditi
".
"Ordini?" chiese sconvolta "
da chi?".
Ma Kaarot era già troppo eccitato per perdersi in prolisse spiegazioni.
"Non fare tante storie, sgualdrina
le tue lacrime non mi impietosiscono,
possono accrescere sola la mia rabbia se non la fai finita".
Bulma lo supplicò ancora di lasciarla stare, ma:
"Cosa ti fa paura? Avendomi già conosciuto, dovresti aver
sperimentato a lungo quali fantasie un saiyan può avere a letto
"
le disse, insinuandole terrore puro all'idea di cosa l'avrebbe attesa.
Urlò più forte quando fu gettata sul letto e lui le fu sopra.
Inutile fu tentare di graffiarlo giacché aveva limato tutte le
unghie quando Bra era venuta alla luce, perché non lacerasse la
sua tenera pelle al momento del cambio.
La coda di lui le si attorcigliò intorno ai fianchi: fu la sensazione
di un animale repellente e peloso che le strisciava addosso. L'afferrò
convinta di averlo colpito nel suo punto debole quando lui si arrestò:
"Cosa pensi di fare?" rise lui malvagio "toccandomela mi
ecciti solo di più
" e la baciò sul collo con
rinnovato vigore, mentre con una mano indugiava con pesanti carezze sul
suo seno.
Bulma piangeva convulsamente e alle sue grida anche la piccola Bra fu
destata dal sonno nella sua culletta di vimini.
Le percorse il solco dei seni con la punta della lingua, lì dove
per strapparle la tunica le aveva lasciato l'impronta vivida di cinque
dita.
Lei non riusciva ancora a credere che tutto questo stesse capitando proprio
a lei, che quell'oltraggio le venisse compiuto da quelle mani che sempre
le avevano dato aiuto e con quegli occhi che solo sguardi di ingenuità
e lealtà le avevano offerto.
Avrebbe voluto morire
svenire per non ricordare più nulla
al risveglio
le forze le venivano poco a poco meno
e lui intanto
continuava a leccarle il petto
"Vegeta
" mormorò solamente, come se il suo nome
fosse uno scoglio cui aggrapparsi, un porto sicuro dove trovare l'ultimo
istante di pace.
"Vegeta, hai detto?" si fermò lui "ti scopavi anche
il principe, puttana?" le accarezzò la tempia "mi piaci
ancora di più
è giusto che i saiyan dividano le loro
donne
".
Ormai la sua mano aveva afferrato l'elastico delle mutandine, un piccolo
strappo ed anche l'ultimo baluardo sarebbe stato diroccato.
Qualcuno avanzò furtivo nei corridoi del Primo Ordine. Si era gettato
sul capo un mantello scuro e si muoveva con circospezione per non essere
veduto. Trovò via libera fino ai corridoi del Terzo, dove fu costretto
a nascondersi da uno degli ultimi gruppi di uomini rimasti ancora su Aval.
La tensione del volto si smorzò quando raggiunse l'ultimo livello
del Palazzo. Fu quasi attraversato da un sorriso, prima di sentire un
urlo provenire da dietro la porta dinanzi alla quale si era arrestato.
Sfondata la porta senza difficoltà, fatta irruzione nella stanza,
incontrò lo sguardo di un sorpreso ed imbarazzato Kaarot:
"Principe
" riuscì solo a tartagliare, liberando
la donna dal peso che le gravava addosso.
Ugualmente sorpresa, nelle condizioni in cui era ridotta le sue labbra
sanguinanti tremarono senza emettere suono.
Vegeta osservò l'eccitazione dell'uomo, automaticamente spostò
gli occhi sulle mutandine ancora integre di lei: non era ancora stata
violata.
"Togliti subito da quel letto" intimò all'uomo "non
dovevi osare entrare qui
".
Il guerriero cercò qualcosa di opportuno da dire, non capiva perché
il principe fosse alterato dando per scontato che fosse a conoscenza di
quanto Napa gli avesse proposto. Forse voleva semplicemente che quella
donna venisse trattata con più riguardo:
"Non facevo nulla di male
" sorrise per scaricare la tensione
"l'ho dovuta battere perché lei si rifiutava
volevo solo
divertirmi un po'
infondo è una puttana qualunque
".
Bulma scoppiò in lacrime, non potendo sopportare altre offese e
vergognandosi che proprio Vegeta la vedesse ridotta in condizioni tanto
umilianti. Afferrò un lembo del lenzuolo per coprire la nudità
oltraggiata dei suoi seni, portando le ginocchia verso di essi e piangendovi
contro.
"Tu aggiungi pure dell'altro
" scandì con lentezza
Vegeta "
e non avrai più un angolo dell'universo dove
nasconderti
".
"Ma io non capisco
" frignò l'altro coprendosi e
mettendosi in piedi.
"Ho sempre detto che la sua vera potenza nasceva dall'essere cresciuto
sulla Terra, ma tu, di Kaarot non sei altro che un inutile clone!".
Un balenio esplose dalla sua mano, sibilò nell'aria, sconquassò
il torace del guerriero, sospingendolo contro il muro e lasciandolo cadere
oltre.
Bulma sussultò, urlando e stringendosi più stretta alle
gambe. Il silenzio che seguì, enfatizzò il tremore di cui
era in preda il suo essere.
Vegeta si guardò intorno, alla ricerca di qualcuno:
"Dov'è Trunks?" le chiese senza avvicinarsi.
Lei gli spiegò tra i singhiozzi che era stato portato via da Napa
e alla fine lo sentì precipitarsi fuori.
* * *
Non era certa quanti minuti fossero
trascorsi dacché Vegeta aveva lasciato la stanza. Aleggiava ancora
un odore di bruciato e dalla breccia nel muro continuava a sollevarsi
una coltre di fumo e polvere.
Era riuscita a trascinarsi giù dal letto, ad indossare una vestaglia
e a riaddormentare Bra, agitando piano la cesta. Si era gettata dell'acqua
fredda sullo zigomo sinistro nel tentativo di attenuare il gonfiore ed
aveva tamponato con un fazzoletto inumidito il coagulo di sangue che si
era formato sul labbro.
Quando Vegeta ritornò la trovò seduta sul letto, con lo
sguardo basso ed il viso stancamente esangue. Gli parve una bambina indifesa
che non alzò gli occhi a guardarlo, che non riuscì ad aprire
neanche la bocca quando lui le disse che Trunks stava bene e che la vasca
di rianimazione in cui lo aveva posto lo avrebbe fatto riprendere entro
breve.
Un miscuglio di sentimenti annebbiati e confusi era il cuore di lei: Vegeta
l'aveva salvata
aveva soccorso suo figlio ed ora era lì
ad
aspettare che lei dicesse qualcosa a cui non era ancora con la mente arrivata,
incerta da cosa fosse attraversato il cuore di lui, e quali spiegazioni
dare al suo recente comportamento.
Non vide l'espressione intimidita dei suoi occhi neri, quella che si dipingeva
tutte le volte che stava per dirle qualcosa che tremendamente lo imbarazzava:
"Mi sei mancata da morire
" pronunciò quasi in un
soffio, che per lei si tradusse in un vento impetuoso e gagliardo da far
sradicare alberi e gonfiare torrenti "
non so fino a quando
riuscirò a recitare questa parte
a fingere che di voi nulla
mi importi
".
Bulma alzò il capo e corse a nasconderlo tra le sue braccia, piangendo
per un tempo interminabile e singhiozzando solamente:
"Ho sempre saputo che tu non potevi averci abbandonato
".
Più arduo era capire quanto per lui fosse stato doveroso recitare
la parte di compagno e padre cattivo, che mostrarsi disinteressato ed
indifferente del loro futuro era l'unico modo per poterli salvare, che
sconfinarli nella parte ultima del Palazzo era il solo mezzo perché
nessuno scoprisse la forza latente nel figlio e la bellezza evidente della
sua donna.
Proteggere Trunks, Bra e Bulma dalla violenza e dalla perversione di quel
corrotto pianeta era divenuto un obiettivo prioritario ed irrinunciabile,
da quando aveva ritenuto preferibile condurli con sé piuttosto
che lasciarli sulla Terra.
Ed aveva visto bene, considerato che sul pianeta era rimasto solo polvere
e fango.
Goku, Gohan, Junior e tutti gli altri avrebbero pensato a proteggere la
Terra, mentre lui, lasciando credere che il tempo non avesse mutato la
sua tempra malvagia e spietata, sarebbe penetrato fin nel covo dei serpenti,
alla ricerca di una soluzione che sterminasse definitivamente la sua stirpe
rediviva.
Aveva vegliato sulla sua famiglia giorno dopo giorno, fiducioso che avrebbero
resistito alla precarietà a cui li aveva costretti, mille volte
preferibile alla morte che non li avrebbe risparmiati sulla Terra.
Non molto aveva potuto fare per il pianeta, consapevole che se anche Goku
fosse riuscito a sconfiggere suo padre e suo fratello, altri saiyan sarebbero
sopraggiunti a completare un disegno ormai stabilito.
Ed invece Kaarot aveva perso
di lui forse più nulla era rimasto
eppure
avrebbe potuto competere contro Burdack e Radish
non era possibile
che avesse rinunciato a fronteggiarsi col suo stesso sangue
E quando ormai aveva incominciato a credere che neanche per sé
stesso e la sua famiglia ci fosse più nulla da fare, che non avrebbe
potuto continuare in eterno ad essere il regista di quella farsa, un meteorite,
materializzatosi dal nulla, viaggiava alla volta di Neo-Vegeta.
Un meteorite avrebbe annientato il suo popolo
non le mani di Freezer
come fu un tempo.
E in quell'epico giorno, lui avrebbe fatto in modo che tutti i saiyan
fossero presenti sul pianeta, che nessuno sfuggisse all'inglorioso destino.
Bulma lo sentì muoversi, staccarsi da lei ed avvicinarsi alla cesta.
La piccola dormiva, continuando a succhiare il ciuccio:
"E' cresciuta tantissimo
" notò con incanto "
ed
è incredibile quanto ti somigli
".
Si guardò intorno, provando un incredibile compassione per le pene
da loro patite. A casa loro, Bra avrebbe dormito in una culla morbida
e confortevole, una coperta linda e calda avrebbe avvolto il suo corpicino
e Bulma non avrebbe tremato in quella logora vestaglia, ma si sarebbe
scaldata al fuoco del camino e poi sotto le coperte
insieme a lui
"Non è più necessario che voi stiate qui, seguitemi"
e si mosse versò l'uscita da lui abbattuta "
vi porto
nelle mie stanze, lì starete al caldo".
Bulma lo seguì lungo i corridoi, recando tra le braccia la cesta.
Lui si accertava che gli stesse dietro, fino a quando:
"Perché ti sei fermata?".
""Hai
hai
la coda
" indicò fissando
i suoi posteriori.
"Mio padre ha voluto che mi ricrescesse
" spiegò
con noncuranza.
Dei drappi di porpora coprivano le finestre di quella stanza, il cui centro
era ingombrato da un grande letto all'apparenza confortevole.
"Lì c'è un bagno" le indicò "fa pure
con comodo, baderò io alla bambina" che intanto si era destata.
La prese in braccio, offrendo uno dei suoi rari sorrisi quando Bra alzò
il suo sguardo azzurro verso di lui e lo fissò a lungo con la boccuccia
interrogativa. Assaporando ogni attimo di quel momento, le accarezzò
la guancia paffuta, scivolando col dito sul suo nasino e facendoselo acchiappare
dalla sua piccola mano che si strinse vigorosa intorno ad esso.
La bambina sgambettava gioiosa, emettendo incomprensibili borboglii.
Restarono per un pezzo di tempo lunghissimo così
padre e figlia
fino
a quando Bra non si riaddormentò.
Quando Bulma riaffiorò dal bagno, lui l'aveva già adagiata
nella cesta.
"Va meglio?" le domandò.
Si era trattenuta a lungo nella vasca, godendo dopo tanto tempo della
sensazione di pulito che lasciava il sapone sulla pelle. Aveva strofinato,
energicamente e con rabbia, la spugna lì dove Kaarot aveva passato
la lingua. Più difficile era eliminare la sensazione delle sue
mani che ancora le afferravano i seni e della sua coda che si attorcigliava
intorno alle gambe. La conseguenza fu che quando uscì dal bagno,
avvolta in una vestaglia di Vegeta, era pulita e in ordine, ma ancora
visibilmente sconvolta.
Al saiyan non sfuggì di certo lo sguardo basso da lei tenuto e
l'aspetto insolitamente silenzioso e cupo.
Si sedette sul letto accanto a lui:
"Piangi, se vuoi
" le disse.
Alla fine lei si coprì il volto e scoppiò in lacrime:
"E' stato orribile
oh
se non fossi giunto tu
"
si gettò contro il suo petto.
Al pensiero di quanto sarebbe potuto accadere, anche Vegeta rabbrividì,
e al ricordo di quell'essere nudo che toccava la sua donna e godeva di
lei, gli fece sorgere il dubbio di non essere stato abbastanza spietato
contro di lui: una pena più lenta e tormentata sarebbe stata di
certo più appagante.
"Non voglio che nessuno mi tocchi
nessuno
che non sia tu
"
singhiozzò ancora.
Al contatto brusco con lui, i graffi, che Kaarot le aveva fatto lungo
il collo ed il seno, si infiammarono sotto la vestaglia.
Altrettanto imprevedibilmente si staccò per il dolore dal saiyan,
che si chiese se il tentativo di stringerla le avesse procurato fastidio.
Non tardò a notare l'impronta strisciante di cinque dita lasciatole
sul collo.
Allungò piano la mano per scoprire fin dove arrivassero. Lei, irrigiditasi,
non si mosse, ma rabbrividì impercettibilmente quando lui le scostò
con lentezza la vestaglia ed appurò che i segni proseguivano fino
al solco dei suoi seni:
"Maledetto
" imprecò "avrei dovuto torturarlo
solo per quello che ha osato farti
questi graffi devono essere disinfettati
al più presto
".
Scomparì nel bagno, venendone fuori con un kit di pronto soccorso.
La trovò così come l'aveva lasciata
immobile
col
volto rigato dalle lacrime
impaurita e
con il petto scoperto,
che si sollevò più affannosamente quando lui ritornò
a sedersi accanto, non senza aver sentito una fitta al basso ventre dinanzi
a quell'innocente esposizione.
Lo fissò mentre lui prendeva una garza e la imbeveva di liquido.
Il silenzio di lei, cui poco era abituato, e lo smarrimento nei suoi occhi
lo misero a disagio, facendogli tremare la mano nel momento in cui si
apprestò a toccarla.
"Brucerà un po'
" l'avvertì, incominciando
a tamponare delicatamente i segni infuocati impressi sul collo.
Bulma gemette, chiudendo gli occhi ed addentandosi il labbro inferiore.
Lui sentì un fuoco divampargli dentro, essendo abituato a sentirla
gemere in momenti molto diversi. Eppure l'aria intorno non era dissimile,
fremente di quell'incontenibile passione che di lì a poco sarebbe
inevitabilmente esplosa, per quanto si sforzasse di eseguire la medicazione
con la medesima compostezza di un medico.
Riuscì a proseguire lungo la scia infuocata dei graffi, arrestandosi
sul solco dei seni. Senza neanche averli sfiorati, vide che i suoi capezzoli
erano già induriti.
Lei intanto non distoglieva lo sguardo da lui; nonostante le fiamme incominciassero
a lambire tutto il suo corpo, lo fissava come se ancora non riuscisse
a rendersi conto di essere di nuovo accanto a lui.
Ormai i lembi della vestaglia si erano completamente aperti, lui si ritrovò
ad avere la voce roca quando le domandò:
"Ti
fa male
da qualche altra parte?" ed ispezionando
personalmente, trattenne lo sguardo sul suo corpo oltre quanto fosse necessario.
Lei scosse il capo, come una bambina piccola ancora incapace di parlare,
semplicemente come una donna provata a lungo dalla sofferenza e non ancora
ripresasi del tutto.
Lui notò che il coagulo di sangue sul labbro inferiore aveva preso
a sanguinare. Avvicinò la mano con l'intento di tamponarlo, ma
la fermò incrociando il suo sguardo, così silenzioso, così
assorto a contemplarlo, così significativo
Non riuscì a resistere da avvicinare il suo volto a quello di lei,
premere le labbra contro le sue, facendole sanguinare di più nell'impeto
che adoperò.
"Scusami
" mormorò quando ebbe finito, succhiando
con piccoli baci l'ultimo sangue che vi si era raccolto.
Lei sgranò gli occhi quando alla fine Vegeta, staccatosi da lei,
soggiunse:
"Adesso devo andare
".
"Perché?" si aggrappò alla sua mano.
"Voglio accertarmi che tutti siano partiti ed ho una questione urgente
da risolvere con Napa
ormai sapranno già tutti la forza che
possiede nostro figlio
dovete trascorrere un altro mese qui in attesa
che Neo-Vegeta subisca l'impatto col meteorite
e voglio che nessuno
vi infastidisca
solo un altro mese e poi
" avrebbe voluto
dire che sarebbero poi partiti tutti insieme verso la Terra, ma il coraggio
di rivelargli che più nulla esisteva venne meno.
Bulma non era interessata per il momento ai progetti da lui accuratamente
predisposti:
"Ti prego
non te ne andare
resta un po' con me
io
io
voglio
fare l'amore con te
" gli disse lasciandolo di stucco.
"E' passato così tanto tempo dall'ultima volta
"
rimpianse ancora.
Come riuscire ad essere indifferenti ad una preghiera tanto supplichevole
ed implorante
Dove trovare la forza di resistere a quel corpo che lo reclamava con urgenza
negargli
quel piacere di cui per tanti mesi si erano privati
Vegeta si sedette sul ciglio del letto, prendendo a togliersi velocemente
gli stivali.
Lei gemette, incapace di resistere a quell'attesa. Aveva la necessità
impellente di sentire le loro pelli a contatto, sentire la sua bocca,
la sua lingua sul suo corpo, per dimenticare quella sensazione di viscido
che le aveva lasciato l'altro.
Vegeta affrettò l'operazione di svestimento quando la sentì
fremere per il bisogno e vide che lei aveva lasciato scivolare definitivamente
la vestaglia.
Alla fine, strettisi quasi convulsamente, si lasciarono cadere sul letto.
E per la prima volta le pareti del Palazzo videro consumare la fiamma
di un amore vero, che ardeva negli sguardi vicendevolmente persi di entrambi.
Persero la cognizione di quanto fosse loro intorno. Sembrava di essere
ritornati alla Capsule Corp.,quando facevano l'amore nella loro camera
da letto, allo stridio dei grilli nelle notti d'estate, o al sibilo del
vento nelle gelide sere invernali.
Delle lacrime calde percorsero il viso di Bulma quando l'uomo si rilassò
tra le sue braccia. Gli baciò la fronte al pensiero che altro tempo
senza di lui l'avrebbe condotta alla follia.
"Va meglio ora?
" le domandò con una punta di irriverenza.
"Mmmm
mi sei mancato da morire
" gli sussurrò,
irrigidendosi ad un tratto, quando sentì qualcosa di peloso lisciarle
la gamba.
L'aveva sentita per tutto il tempo del loro lungo amplesso, ma non aveva
avuto la lucidità di capire bene cosa fosse.
"Ti dà fastidio?" le chiese Vegeta, in riferimento alla
sua coda.
No, non le dava fastidio, sebbene fosse insolito vedere quell'attributo
ondeggiare dietro la schiena di lui. Solo adesso rifletteva a riguardo
e volle prenderla cautamente in una mano, accarezzando la morbida pelliccia
e suscitando in lui una reazione che lo portò a poggiare la testa
contro il suo seno e a gemere come un gatto che fa le fusa, mentre strofinava
la guancia contro un capezzolo indurito.
"Scusami
" fece lei mollando la presa "
dimenticavo
che la coda di un saiyan non può essere toccata
".
"In passato era un punto debole
ma ora è semplicemente
molto sensibile
" spiegò con la voce roca "
toccamela
ancora
" le sussurrò risalendo con la coda lungo la gamba.
Lei tentò di farlo, ma smise di proseguire quando intuì
ciò che ormai era nelle intenzioni del principe.
La punta di quel nuovo strumento di piacere prese ad accarezzarle le tenere
pareti della sua entrata suscitandole dei gemiti morbidi che aumentarono
quando si divertì a varcarla un po' oltre:
"Vegeta
" sorrise lei, godendo al pensiero che si stesse
materializzando una delle sue fantasie più nascoste.
"Per troppo tempo non ti ho avuta
".
Solo i loro gemiti infransero il silenzio surreale che avvolgeva il pianeta.
Le ultime navicelle avevano lasciato il suolo ed un vento sinistro ricopriva
di coltre rossastra gli edifici ormai abbandonati:
"Questo silenzio mi mette i brividi
" tremò Bulma
tra le braccia dell'uomo.
Eppure con lui accanto avrebbe potuto trascorrere una vita intera su quella
landa deserta.
Vegeta le stava accennando alle difficoltà incontrate nell'essere
tornato a conformarsi alla vita dei saiyan:
"Avevo dimenticato quanto fosse dura
non mi sono potuto sottrarre
a compiere massacri e stermini
".
"Potremo magari far tornare tutto alla normalità con le sfere
del drago
" lo rincuorò fiduciosa.
Ma lui distolse lo sguardo, consapevole che erano divenute solo dei comuni
sassi sul suolo ormai arido della Terra.
"Dov'è finita la vestaglia?" si mosse lei "vorrei
indossarla
incomincio ad avere freddo".
Vegeta la costrinse a distendersi di nuovo, attirandola rudemente con
la coda contro di sé:
"Lo sai che mi piace averti nuda a letto
" la strinse più
forte.
Lei rise sommessamente:
"Nato in un clima tanto rigido
ora capisco perché tu
non hai mai freddo
".
"Forse sei tu a non avere abbastanza sangue nelle vene" replicò.
Bulma lo guardò diritto in faccia, quasi divertita a quell'insinuazione:
"Ah, sì?" avvicinò la bocca alle sue labbra "pensi
davvero che non abbia calore nel mio corpo?" ed avvolse la lingua
di lui con la propria.
"Dimmi un po'
nessuna donna saiyan ha tentato di sedurti?"
gli domandò con aria sorniona al termine del bacio.
L'uomo si rivoltò, facendola ritornare sotto di lui:
"Come puoi pensare che mi possano anche solo piacere
".
"E perché?" gli sorrise, interessata ad indagare oltre
"sono donne anche loro
".
"Sì
" asserì lui spostandole una ciocca di
capelli ed abbandonandosi ad un raro momento di romanticismo puro "ma
le donne saiyan non hanno i tuoi capelli setosi, né la tua pelle
profumata, preferiscono cospargersi di grasso per preservare il calore
del corpo" l'annusò estasiato "
non hanno i tuoi
lineamenti delicati
" le percorse con un dito le braccia, concentrando
infine gli occhi sul suo petto "e non hanno
non hanno
tanta
"
qualsiasi aggettivo stesse per adoperare si spense a contatto con uno
dei suoi capezzoli che afferrò avidamente tra le labbra.
"Cosa c'è? Non vuoi addormentarti?" le domandò
dopo, quando ebbero ulteriormente soddisfatta l'insaziabilità dei
loro ventri.
"Non voglio che tu te ne vada mentre io sto dormendo
resta con
me tutta la notte
".
"Qui è sempre notte
" disse cupo.
"Ma tu resta ancora
ti scongiuro
" e alla fine chiuse
gli occhi contro ogni sua volontà.
Vegeta decise di restare lì, percependo l'inquietudine del sonno
di lei, che a tratti sobbalzava alla ricerca di trovare protezione accanto
a lui.
Fu proprio lei a svegliarlo alle prime ore di quel mattino scandito dall'immutabile
colore carminio, quando anche il saiyan si fu arreso al sonno.
Gli domandò quando Trunks sarebbe ritornato.
"Suppongo che si sia ripreso
andrò in ogni caso a verificare
prima di partire per Neo-Vegeta" ed incominciò a rivestirsi.
"Mi raccomando
non dovete assolutamente muovervi da qui
".
"Quando ti rivedrò?".
"Mi auguro presto
comunque continuerò a comunicare con
te tramite Fava come abbiamo fatto fino ad ora
".
Vegeta si bloccò al cipiglio che si disegnò sulla fronte
di lei:
"
fino ad ora?".
"Sì
tutte le lettere che ti ho scritto in questo periodo
".
Ma Bulma scosse il capo:
"Fava non mi ha mai dato nulla
".
Vegeta indietreggiò. Spasmodicamente aveva preso a pulsargli la
vena che gli solcava la tempia. Com'era possibile che lei non avesse mai
ricevuto nulla? Cosa ne era stato di quelle lettere?
I piani dunque non stavano andando come da lui previsti, a questo punto
c'era il rischio che non fossero mai proceduti nella direzione giusta
fin dall'inizio, che il contenuto di quelle lettere, nelle quali nulla
aveva tenuto nascosto, fosse irrimediabilmente trapelato:
"Fin dal primo giorno che vi ho condotti qui, ti scrissi svariate
lettere per spiegare la mia situazione
le consegnavo a Fava, fidandomi
ciecamente di lei e del fatto che non sapesse leggere
come è
possibile che non ti siano mai state consegnate
che cosa hai allora
pensato per tutto questo tempo?!".
"Io ho provato solo a fidarmi di te
".
"Maledizione! Devo trovare immediatamente quella dannata vecchia!"
urlò scaraventandosi nei corridoi.
* * *
Era in ginocchio, ai piedi del letto,
ad attendere che la porta si aprisse da un momento all'altro.
Non c'era pentimento dietro le orbite scavate dei suoi occhi impenetrabili,
né rassegnazione per l'inevitabile destino di morte cui l'avrebbe
condotta la mano di quell'uomo che aveva tenuto in fasce. Credeva solo
nella giustezza del suo agire, nella consapevolezza di aver tradito il
suo principe solo per il bene di lui.
Così la trovò Vegeta, dopo aver bestemmiato come un indemoniato
il suo nome mentre percorreva i corridoi che conducevano al Quarto Ordine.
Fava era l'unica saiyan presente sul pianeta, avendo Vegeta decretato
che per il servilismo dimostratogli si fosse guadagnata la vita.
"Io non so leggere
non conoscevo il contenuto di quelle lettere,
ma fin dal primo giorno che arrivaste, bastò vedere l'interesse
che dimostravate, principe, per quei terrestri, per capire che non eravate
più la stessa persona che vidi per l'ultima volta anni or sono.
Serbai le lettere qui, accettando comunque di seguire gli ordini che mi
impartivate, convinta che sulla Terra fosse stato vittima di sortilegi
e che prima o poi vi rinsaniste.
A nessuno dissi delle lettere, né del vostro comportamento
mai
avrei osato tradirvi fino a quando
".
"Fino a quando
cosa?!" urlò l'uomo.
"Fino a quando non vi ho visto con quel ragazzino ferito
"
spiegò lei tenendo lo sguardo basso ancora in segno di sottomissione
"
ero nascosta dietro un muro quando vi ho visto percorrere
la sala dove il terrestre era rimasto a terra moribondo
" e
raccontando incominciò a piangere "vi siete piegato verso
di lui
gli avete accarezzato il capo
ed addirittura sorriso
quando lui ha mormorato papà
".
"Adesso basta! Che ne hai fatto di quelle lettere?!".
"Sono nelle mani di vostro padre
ha detto che le avrebbe lette
con calma quando sarebbe giunto su Neo-Vegeta
".
"Noo!" assestò un pugno contro un muro facendolo crollare.
Era ormai giunta la fine
"Nonostante la saggezza della decisione
ugualmente vi ho tradito
ed ora sto aspettando la morte per mano vostra. Uccidetemi, principe,
perché possa capire di essermi sbagliata sul vostro conto
"
si gettò ai suoi piedi "
che voi siete ancora il saiyan
crudele ed impietoso che vidi crescere
concedetemi almeno questo
".
Vegeta la fissò con la stessa glacialità di un tempo:
"Ti lascerò invece in vita
vecchia
se questa è
l'unica sofferenza che posso infliggerti
" e la lasciò,
ritornando a percorrere con disperazione i corridoi del Primo Ordine.
Era la fine
ma solo per lui
Doveva mettere al più presto in salvo Bulma, Trunks e la bambina,
spedirli verso qualche pianeta lontano, sicuro che Trunks avrebbe saputo
prendersi cura di loro. Non importava se lui non fosse mai riuscito a
raggiungerli:
"Bulma!".
La sua camere da letto era vuota, neanche più la cesta di Bra era
stata lasciata:
"Noo! Bulma!" continuò a gridare il suo nome districandosi
nell'interminabile labirinto di corridoi.
Fu solo il pianto di una neonata ad attenuare i suoi funesti presentimenti.
La trovò nella sala dei computer, insieme alla madre:
"Stupida che non sei altro!" l'apostrofò "avevi
intenzione di farmi venire un infarto?!".
Aveva intenzione di proseguire con tutta la lista di epiteti che conosceva,
se non fu che si accorse che la donna fissava la schermata del computer
allo stesso modo se questo fosse stato un essere dalle sembianze mostruose.
"Cosa
cosa c'è
cosa hai scoperto?" le chiese
in un confuso borbottio.
"E' terribile
Ve-vegeta
" tartagliò lei senza
distogliere lo sguardo dallo schermo "il meteorite
qualcosa
deve averlo diviso in due
forse l'impatto con un asteroide più
piccolo
".
"Questo vuol dire che non sarà più sufficiente a disintegrare
Neo-Vegeta?".
"No, sarà ancora sufficiente a disintegrare Neo-Vegeta, ma
l'altra parte viene diritto verso di noi
".
Visibilmente impallidito, trovò la voce per chiederle entro quanto
prevedeva l'impatto.
"Entrambe hanno incrementato la propria velocità
una
si scaglierà contro il pianeta grande tra circa 58 minuti
e
l'altra giungerà qui standole dietro solo di qualche minuto
"
concluse con un rapido calcolo mentale.
Vegeta osservò il puntino lampeggiante sullo schermo. Era inaccettabile
pensare di aver miseramente fallito e che la vita sua e della sua famiglia
fosse legata alla volubilità di una roccia incandescente.
Ma un'ora sarebbe stata più che sufficiente per raggiungere la
navicella che aveva lasciato proprio dietro la Torre di controllo. Per
quanto piccola, avrebbe consentito di mettersi in salvo e di raggiungere
il pianeta più vicino:
"Sono riuscita a prendere una navicella dall'edificio A32, Trunks
possiede la capsula
" volle informarlo Bulma.
"A32 hai detto? Mi dispiace per la fatica
ma lì erano
depositate le navicelle senza carburante
".
"Vegeta
" gli prese lei la mano dopo alcuni istanti, guardandolo
con occhi pieni di gratitudine.
"Non abbiamo tempo per simili smancerie
" si liberò
lui, non senza essersi perso per un istante nell'azzurro dei suoi occhi
"
dobbiamo raggiungere Trunks ed andarcene via da qui immediatamente!".
Bulma aveva già afferrato la cesta di Bra:
"Quanta fretta, Vegeta, non è da saiyan darsela a gambe come
è nelle tue intenzioni
" lo rimproverò suo padre,
col tono che avrebbe rivolto ad un bambino cattivo.
Le figure energumene di Napa e del sovrano occuparono l'entrata.
Bulma si rifugiò dietro Vegeta, mentre la bambina, ignara della
drammaticità della situazione, piangeva reclamando solo la sua
pappa.
"Un bel piano quello che hai organizzato
devo ammetterlo
ma
sei stato uno sciocco se hai pensato che io mi fidassi di te
".
Ostile e torvo era lo sguardo del sovrano, quasi divertito quello di Napa.
"Fu sufficiente vedere una stupida fotografia, lì dove abitavi,
per capire che ti era stato fatto il lavaggio del cervello
Ad ogni
modo
" incrociò le braccia "volli credere di essermi
sbagliato e confesso che per un momento ho creduto che nulla avesse scalfito
la tua tempra malvagia
".
Si mosse con lentezza prendendo a girargli intorno:
"Patetica la tua premura di salvare questi terrestri
sei la
vergogna della nostra stirpe
" disse come se gli avesse sputato
contro.
"Io non ho mai dimenticato di essere un saiyan!".
"Allora uccidi quella puttana che si nasconde dietro di te e la mocciosa
che le hai fatto concepire!"
fu quanto di più blasfemo gli si potesse ordinare.
Bulma si strinse al suo braccio, inorridita da cotanta malvagità.
Vegeta restò immobile, una goccia di sudore percorse lentamente
la sua fronte, scivolando lungo la piega tesa del collo.
"Cosa c'è?" lo derise il padre "
ti manca il
coraggio
forse?".
"Di certo, non mi manca il coraggio di uccidere un cane come te
"
disse per poi lanciarsi contro in un'esplosione di impeto e rabbia.
Impossibile anche solo sfiorarlo: Vegeta fu scaraventato all'indietro,
riducendo in una miriade di frantumi e scosse elettriche la schermata
del computer centrale.
"Bulma
" sibilò Vegeta ricadendo pesantemente sul
pavimento "
cerca Trunks ed andatevene subito via da qui
".
"Lei non va da nessuna parte!" le avvolse il braccio la mano
rude e massiccia di Napa.
"Maledetto
" riuscì a rialzarsi a tentoni il principe,
incredulo che fosse bastato poco per fargli perdere quasi completamente
i sensi "
lasciala andare
".
La donna tentò di divincolarsi, accrescendo solo il dolore procuratole
dalle dita che affondavano nella carne.
"Faresti bene ad ascoltare ciò che ti ha ordinato mio padre!".
Bulma e Vegeta riconobbero all'istante la voce del figlio giunto in tempo
in loro soccorso.
"Ancora tu, moccioso?" lo riconobbe Napa, mollando la presa.
"Ho voglia di scontrarmi contro di te, testa pelata
" lo
sfidò il ragazzo.
Vegeta si era ormai riassestato e la grinta del figlio aveva contagiato
anche lui:
"Vai via" si rivolse alla moglie col tono di un ordine che non
ammette dinieghi "io e Trunks vi raggiungeremo presto".
Senza batter ciglio, il sovrano osservò Bulma allontanarsi di corsa,
alla volta della navicella lasciata da Vegeta dietro la Torre di controllo:
"Se fossi in te non sarei molto convinto di riuscire a raggiungerla"
e con quell'ultima provocazione ebbe inizio lo scontro finale.
Il Palazzo fu la prima cosa che Bulma vide crollare da uno degli oblò
della navicella che aveva già azionato.
Due dovevano essere i campi di battaglia, Napa e Trunks da una parte,
Vegeta e suo padre da un'altra. Esplosioni e crolli di magazzini si susseguivano
su due ampi fronti, anticipando la distruzione che di lì a poco
avrebbe coinvolto l'intero pianeta.
Tra 34 minuti il primo frammento di asteroide avrebbe raggiunto Neo-Vegeta,
l'altro lo seguiva a distanza di pochi minuti.
Bulma osservava impaziente l'orologio, mentre la piccola Bra era in preda
ad una delle peggiori crisi di pianto di tutta la sua breve vita.
Aveva fame ed il pannolino sporco acuiva la sua insofferenza. Non poteva
immaginare che suo padre era intento ad affrontare una delle peggiori
battaglie mai affrontate prima e che per il momento l'esito di essa lo
vedeva in sfavore.
Vegeta si risollevò dal cumulo di macerie che lo aveva seppellito.
Sputò a terra e si asciugò col dorso della mano il rivolo
di sangue che fuoriusciva dal labbro.
Non si meravigliava dell'incredibile forza di suo padre e sapeva che era
ancora poco quello che gli stava mostrando. Eppure non si sentiva affatto
sconfitto, da tempo i suoi muscoli non conoscevano simili contrazioni
e per il momento l'esaltazione dello scontro gli trasmettevano l'energia
sufficiente a respingere i suoi assalti e a rialzarsi da quelli sotto
cui soccombeva.
Tornò a rigettarsi contro il clone, contro quell'uomo che nulla
mai aveva rappresentato per lui, neanche quando era certo che fosse sangue
del suo sangue.
Era ormai nel pieno di quel confronto corpo a corpo quando si sentì
afferrare la coda:
"Non sei degno di portare quest'attributo, sei divenuto un terrestre
ed i terrestri non hanno la coda!" disse strappandogliela con un
colpo secco.
Vegeta emise un urlo simile ad un latrato, mentre la sua coda si ritorceva
a terra nell'ultimo spasmo. Riuscì di nuovo a risollevarsi e a
guardarlo con quel ghigno provocatorio che aveva assunto fin dall'inizio
della battaglia:
"Cosa hai da ridere?".
Il figlio scoppiò in una risata più fragorosa.
"Smettila! Adesso ti faccio vedere io se hai ancora tanta voglia
di ridere!".
Il sovrano raccolse tutta la sua potenza nell'energica ringhiata che eruttò
dalla sua bocca. Di luce ulteriore avvampò la sua chioma e si irradiò
il suo corpo teso.
"Finalmente
" sibilò a danti stretti Vegeta, osservando
la trasformazione in super-saiyan ti terzo livello di suo padre.
"Non mi sembri molto sorpreso
" commentò il sovrano
sfoggiando la sua nuova potenza.
Era ciò che Vegeta attendeva, il raggiungimento di quello stadio
che già aveva avuto modo di osservare e studiare in Goku anni prima
nell'indimenticabile scontro contro Majin-Bu.
Sapeva che quello stadio richiedeva un immane dispendio di energia e che
riuscire a prolungare il combattimento sarebbe stato l'unico mezzo per
ridurlo alla spossatezza e condurre l'esito della battaglia a suo favore.
Il problema adesso era solo riuscire a resistere ai suoi attacchi, che
inevitabilmente sarebbero divenuti micidiali.
"Trunks
Vegeta
muovetevi
vi scongiuro
"
supplicò Bulma a voce alta. Ed era piena di disperazione la sua
voce: sette minuti mancavano ormai all'impatto del primo meteorite su
Neo-Vegeta.
Ma impegnati com'erano a combattere, nessuno dei quattro guerrieri si
accorse del vento che sibilava sinistro, come preludio di un imminente
catastrofe, né la terra che prendeva a tremare.
Solo un enorme boato interruppe il sovrano dall'assestare l'ennesimo colpo
contro il figlio, forse quello di grazia.
Qualcosa esplose nel cielo purpureo, tempestandolo di una miriade si scintille
che caddero al suolo come pioggia infuocata.
Dell'enorme pianeta che dall'origine dei tempi signoreggiava nella galassia
restarono solo polvere e detriti roventi, spazzati via dal vento stellare
insieme alla stirpe rediviva del glorioso popolo dei saiyan. Il sovrano
assistette impotente alla distruzione del suo sommo impero e al naufragio
dei suoi sogni di gloria.
Afferrò con violenza Vegeta per il collo:
"In quelle dannate lettere dicevi che sarebbe esploso tra un mese!".
Lui rise ancora, con gli ultimi respiri che gli restavano:
"E lo spettacolo non è ancora finito, tra pochi minuti salterà
in aria anche questo
".
"Maledetto!" bestemmiò il padre lanciandolo contro un
cumulo di macerie e correndo via, alla ricerca della sua navicella.
Vegeta tentò di risollevarsi, invano ricadde ancora a terra:
"Papà!" la voce di suo figlio lo raggiunse quando era
sul punto di credere che mai più l'avrebbe ascoltata.
Il ragazzo tentò di soccorrerlo, ma:
"Lasciami stare!" gli intimò Vegeta rialzandosi a tentoni
e sputando ancora sangue a terra.
"Dov'è Napa?".
Trunks gli annunciò orgoglioso di averlo battuto.
"Allora
ascoltami
devi raggiungere subito tua madre e tua
sorella e partire via da qui
non c'è tempo da perdere
".
"Ma tu? Come farai a raggiungerci?" sembrava irremovibile ad
andarsene senza di lui.
"Obbedisci Trunks!".
"Aspetta
" si frugò tra le tasche, prendendo una
capsula "
questa è la navicella che la mamma è
riuscita a recuperare da un deposito
".
Vegeta la prese in mano e se la nascose sotto l'armatura.
"Adesso muoviti
" gli disse infine.
Trunks corse via a mettere in salvo sé stesso e le donne della
sua famiglia.
Vegeta intanto riuscì a scorgere il padre nell'affannata corsa
verso l'unico mezzo di salvezza rimasto su tutto il pianeta.
Raccolse in una mano l'energia che era riuscito ancora a preservare:
"Non ti salverai
questo pianeta sarà la tomba per entrambi
"
decise, lanciando la sfera e disintegrando l'astronave.
Questo avvenne a meno di tre minuti dall'impatto del secondo meteorite.
Vegeta si apprestò a riprendere il round finale, rinvigorito dal
vedere suo padre ormai affaticato dall'eccessivo dispendio di energia.
"Bastardo! Non dovevi distruggerla!".
Quando gli urlò contro questo, la fluente chioma del super-saiyan
di terzo livello aveva lasciato posto alla consueta capigliatura ed i
suoi occhi erano divenuti neri come la morte più che imminente.
Vegeta lo raggiunse ad assestargli una serie rapida di pugni violenti
nello stomaco ed il sangue che ne sgorgò gli andò diritto
in faccia. Non sapeva a cosa sarebbe valso ucciderlo, consapevole che
ormai la morte avrebbe preso anche lui. Eppure aveva ancora la speranza
di riuscire a raggiungere Bulma ed i suoi figli prima che partissero.
E fu con quell'intenzione che si mosse, quando il padre cadde al suolo
privo dei sensi.
Forse non era ancora tutto perduto
Distrutto nel fisico, con una gamba claudicante, una spalla sanguinante,
rotolò giù per il pendio scosceso, trascinandosi verso la
Torre di controllo, dove sperava si trovasse ancora la navicella.
Di nuovo il vento sollevò la coltre rossastra di polvere che gli
accecò la vista e lo fece avanzare cieco per alcuni metri.
"Vi prego
aspettatemi
non mi abbandonate
" cadde
ancora e si risollevò "
io
non voglio morire qui
".
Ma la navicella si era già issata in volo, Trunks era partito come
gli era stato perentoriamente ordinato.
Cadde in ginocchio, piegato dall'ingiusto destino di morte. Per la prima
volta aveva paura. Non era pronto a morire, non era impavido come lo era
sempre stato. Afferrò la polvere dell'arido suolo, dove una lacrima
scivolò solitaria.
La terra sussultò sotto di lui, il vento divenne sferzante, il
cielo si oscurò.
L'apocalisse era giunta, ma qualcosa di invisibile, come un fantasma,
lo sottrasse ad essa
* * *
La navicella era pronta. Sarebbe bastato
premere un pulsante per lasciare l'atmosfera di quel pianeta condannato
alla distruzione e salvarsi la pelle. Ma Vegeta e Trunks erano ancora
lì e Bulma aveva già deciso cha sarebbe stata anche la sua
tomba quel suolo arido, se loro due non l'avessero raggiunta. Non era
la prima volta che combatteva contro lo scorrere inesorabile dei minuti
su un pianeta sul punto di collassare, ma era la prima volta di certo
che preferiva la morte ad una vita vissuta senza di loro.
"Mamma!" la voce di Trunks la raggiunse in lontananza.
Vide il ragazzino entrare nella navicella, chiudere lo sportello e sedersi
come un forsennato ai comandi.
Vegeta non era con lui. Bulma tentò per un istante di capire cosa
questo significasse, ma Trunks aveva dato carburante ai motori e l'astronave
decollò lasciandole a stento il tempo di urlare:
"Trunks! Cosa stai facendo?!".
La navicella abbandonò l'atmosfera imporporata del pianeta, per
incontrare quella buia e silenziosa dello spazio:
"Trunks
" lo chiamò piano la madre riprendendosi
dal micidiale decollo "
perché
perché sei
partito?" domandò tremula, come se fosse sul punto di piangere
"
perché tuo padre non è con te?".
"Tranquilla, mamma, vedrai che papà ci raggiungerà
presto, gli ho dato la capsula della navicella che tu sei riuscita a recuperare
"
le comunicò fiducioso che tutto sarebbe andato al meglio.
Ma Bulma non condivise quel suo ottimismo, quelle parole ebbero il sibilo
di un dardo esploso all'altezza del cuore:
"No
" scoppiò a piangere "
quella navicella
"
singhiozzò senza fiato "
mi ha detto che non aveva il
carburante
".
Trunks sentì un groppo formarsi nella gola.
E così suo padre gli aveva mentito solo per lasciarlo andare
"Dobbiamo tornare indietro Trunks
" si aggrappò
al figlio "ti supplico
dobbiamo salvare tuo padre
".
"E' tardi ormai
".
Bulma vide dall'oblò la roccia incandescente dirigersi verso il
pianeta:
"No
".
Il figlio la strinse a sé, costringendola a nascondere il viso
contro la spalla per non vedere:
"Non guardare mamma
papà ha fatto tutto questo solo per
salvarci
".
"Nooo!" urlò lei, straziante, quando un boato esplose
nell'immensità dello spazio e fece sussultare la navicella ormai
lontana.
"No, Vegeta!" si dibatté tra le braccia del figlio, crollando
infine ai suoi piedi.
* * *
Sentiva ancora sulla pelle i baci che
lui le aveva dispensato quella notte
l'ultima notte d'amore
l'ultimo
ricordo che le aveva lasciato
ed ora di lui più nulla era
rimasto
quel corpo che aveva amato era divenuto polvere spaziale
Era stato così gentile quando le aveva medicato le ferite
non
avrebbe dimenticato quel momento condiviso per il resto della vita
Ma quale vita l'attendeva ora che la Terra era solo una landa deserta
Apprendere quella sconcertante verità le aveva arso la gola in
un urlo straziante.
Come esuli vagavano nello spazio, senza meta e senza più patria.
Trunks fissava il vuoto davanti a sé, non una lacrima aveva percorso
il suo volto ancora glabro: suo padre non avrebbe tollerato che frignasse
come una femminuccia.
Solo il pianto silenzioso di Bulma e quello più concitato di Bra
interrompevano il silenzio che avvolgeva l'abitacolo.
Poi un pianeta azzurro all'orizzonte
La Terra era ancora lì e dallo spazio sembrava che nulla di tremendo
si fosse consumato sul suo suolo.
Bulma si alzò a guardare anche lei:
"Fermiamoci" disse "è il caso di vedere cos'è
accaduto
".
La navicella fu inghiottita nell'atmosfera celeste del pianeta, atterrando
bruscamente in una zona deserta.
Era un pascolo erboso e a valle un gregge di pecore brucava l'erba all'ombra
di solide querce.
In lontananza erano visibili i grattacieli delle metropoli ed un aereo
percorse il cielo terso sopra di loro.
"Sembra che non sia mutato nulla
" esclamò la donna
a bocca aperta.
Risalirono sulla navicella dirigendosi alla volta della Città dell'Ovest,
decisi a scoprire fino in fondo se quello fosse solo un sogno meraviglioso.
Eppure nel sorvolare la città, era difficile non accorgersi del
brulichio sottostante e della vita frenetica che non sembrava mai essersi
arrestata.
Non potevano ancora sapere che il vecchio Burdack ed il figlio Radish
erano stati clamorosamente sconfitti da Goku al termine di un' avvincente
battaglia e che, magnanimo come sempre, li aveva risparmiati lasciandoli
partire.
Padre e figlio avevano fatto sosta su un pianeta per curare le ferite
dello scontro, e ripresisi, avevano guadagnato un sostanzioso bottino
conquistando altri pianeti e mentendo sulla provenienza del ricavato.
"Non posso crederci
" esclamò Trunks vedendo Goku,
Gohan e Goten salutarli dal giardino della Capsule Corp.
"Finalmente siete arrivati!" li accolse Goku, quando scesero
dall'astronave "
sapete
non è stato facile prendersi
cura di Vegeta in queste lunghe ore. Quando sta poco bene
"
si rivolse loro come se stesse facendo una confidenza "
è
anche più insopportabile del solito
" ammiccò.
"Vegeta?
" si accigliò Bulma, portandosi una mano
al petto.
"Ah, già
" cascò il saiyan dalle nuvole "sono
riuscito a prenderlo all'ultimo momento e a teletrasportarlo qui
"
spiegò, indicando un uomo fermo all'ingresso della casa, sorretto
ad una stampella, con la fronte fasciata ed un braccio immobile.
"Papà!" Trunks e Bulma, con la piccola Bra tra le braccia,
corsero verso di lui.
Vegeta restò indeciso sul da farsi, visibilmente imbarazzato dalla
calorosa manifestazione d'affetto, riuscì solamente a dar loro
le spalle
come sempre.
Fine
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