Introduzione
Qui
è di nuovo Max-Kitano che parla. Ecco la seconda parte della storia. Come
vedrete ha un'ambientazione molto particolare che forse poco si confà ad
una ff su Slamdunk, tuttavia mi pareva necessaria per fornire un minimo di credibilità
alla vicenda. Anche qui mi sono preso delle libertà a dir poco vergognose.
(Scuusateeee!!!!)
Cmq: ajna indica il terzo occhio secondo la terminologia
buddista (credo), anche se forse data l'incasinata (e drammatica) situazione Cina-Tibet
anche il nome cinese (tianmu) sarebbe andato bene. Scusate l'ignoranza ma io e
la storia
ehm
.sapete com'è
.
In ultimo, come al solito:
Kaede Rukawa e gli altri pers. di Slamdunk appartengono a Inoue, io non ci guadagno
un centesimo di euro, ecc ecc
.
PS: spero che nessuno giudichi questa seconda parte new-age, perché
io odio la new-age!!!!
Ciao raga!!! Fatevi
sentire, eh!!!
SECONDA
PARTE
Sei
anni prima: da qualche parte sull'Altopiano del Tibet
1.
-
E' lui il bambino?? - disse il monaco in un giapponese stentato.
Suo padre
annuì, poi lo prese per le spalle e lo condusse dentro. La pesante porta
di ferro si chiuse dietro di loro.
La sala era enorme e gelida, come il resto
del monastero. Le volte di pietra sparivano nella penombra. In fondo alla stanza,
la luce danzante delle candele illuminava una figura incappucciata seduta dietro
una rozza scrivania coperta di papiri.
- Avanti, avanti
.- disse una voce
calma da sotto il cappuccio.
Lui e suo padre si avvicinarono. Il pavimento
era coperto da pile di volumi che sembravano antichissimi.
- Non aver paura,
piccolo amico
- disse la voce.
Kaede era terrorizzato, ma ben deciso a
non lasciarlo vedere: - Non ne ho. - disse cercando di controllare il tremito
della voce.
- Bene, bene
-
Il cappuccio cadde e rivelò un monaco
completamente calvo, dalla faccia sorprendentemente mite e dolce. Non la più
piccola ruga attraversava quel viso, eppure
eppure nello stesso tempo
sembrava che l'uomo avesse attraversato i secoli. Che avesse vissuto centinaia
d'anni.
- E' un bambino bellissimo.-
- No
- intervenne suo padre. E
poi pronunciò quelle parole che Kaede non avrebbe mai dimenticato: - no,
è
è un mostro. -
-
Allora, piccolo, ti andrebbe di riprovarci?? - domandò il monaco, in piedi
davanti a lui.
- Cosa
.?? - Kaede guardava suo padre incredulo. Suo padre,
l'uomo forte e gentile che lo portava tutte le domeniche al campetto, il gigante
che correva ad abbracciarlo tutte le sere dopo essere tornato dal lavoro, il suo
papà
.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, stava
per mettersi a singhiozzare, quando
.
..quando una parte della sua
personalità, quella parte più oscura e gelida che non lo abbandonava
mai, che intimoriva i suoi amichetti e i suoi compagni, emerse.
Cerca di controllarti!!!
intimò a se stesso.
Con uno sforzo ricacciò indietro le lacrime.
Guardò sconvolto suo padre, ma senza piangere, senza un singulto. Il suo
autocontrollo era smisurato, per un bambino di dieci anni.
Il monaco lo sfiorò
su una spalla. Sorrideva benevolo.
- Coraggio - disse - Riprova
.-
-
Cosa
.cosa devo fare?? -
L'uomo indicò un rozzo calice posato
sulla scrivania: - Prova a sollevarlo
.-
- ?? - Kaede fece per avvicinarsi,
ma il monaco lo fermò.
- No piccolo - disse - Senza usare le mani. -
-
Cosa?? -
- Come hai fatto a casa, no?? - l'uomo calvo guardò suo padre
che in quel momento sembrava pietrificato. Non emetteva suono.
- Non posso
-
la voce gli tremò.
- Io credo di sì. -
- No!! -
- E perché
no?? - la voce del monaco era incredibilmente calma, incredibilmente dolce.
-
Perché è impossibile!!! Lo sanno anche i bambocci!!! - gli uscì
una specie di strillo di cui si pentì subito.
A quel punto suo padre
si scosse: - Maestro Kwuan le assicuro che a casa
..-
Il monaco sollevò
una mano: - va bene, va bene
.capisco
-
Sfiorò Kaede sulla
fronte con due dita. Proprio in mezzo agli occhi.
- Eppure c'è
..-
disse - è quasi del tutto aperto
..-
- Cosa?? - domandò
suo padre.
- Ajna chakra
.il terzo occhio
-
- Il
.-
Kaede
non ci capiva niente. Aveva solo voglia di stringere una palla da basket tra le
mani e mettersi a frignare, ma ancora una volta il suo autocontrollo glielo impedì.
Il
lama gli carezzò i capelli, poi prese due pesanti volumi e glieli mise
tra le mani
- Reggili un attimo, piccolo
.-
- Ma
..-
E fu allora
che quel monaco dolce e bonario lo sorprese. Accadde tutto in un lampo. Un attimo
prima gli sorrideva, poi
.
.uno scatto schizoide verso
il tavolo, un movimento violento del braccio e un tracciante luccicò nell'aria
.
No!!
Fermalo!!!!FERMALO!!!
.
Kaede guardò stupefatto
il bicchiere che il monaco gli aveva scagliato contro la faccia: roteava leggermente,
fermo a mezz'aria a meno di dieci centimetri dai suoi occhi.
- E' così
- disse il lama annuendo - l'occhio lo protegge
..-
- E
.è
mostruoso
.- uggiolò suo padre sconvolto.
Rukawa volse lo sguardo
sul lama e sul proprio genitore. Una rabbia cieca, una disperazione solo in parte
infantile lo invase. Il bicchiere sospeso davanti alla sua faccia cominciò
a ruotare più veloce.
- Ma cosa
..-
Riportò lo sguardo
sull'oggetto, strinse le mani in due piccoli pugni tremanti, i suoi occhi blu
avvamparono d'ira e
..
CRAASH!!!
Il bicchiere esplose in mille pezzi,
inondando di schegge il suo bel visino.
L'ultima cosa che Kaede vide prima
di svenire fu suo padre che fuggiva dalla stanza, in preda a un terrore assoluto.
2
-
Non mangi da due giorni, piccolo
..-
Una lama di luce era entrata nel
suo campo visivo. Si alzò a sedere sulla rozza branda.
- Mio padre
non
tornerà?? - chiese, già sapendo la risposta.
Il monaco sospirò:
- ebbene, no - disse. - ci ha riferito che provvederà al tuo sostegno economico,
ma
-
- Non vuole più vedermi. -
- E' spaventato. Non capisce.
-
- Ha detto che sono un mostro io
..io lo odio!! -
- Può darsi,
ma al momento non è importante. Ora devi imparare. -
- Imparare
??
-
- Sì. Il tuo addestramento. -
- Io non voglio imparare niente!!!
Vattene via!!! Voglio dormire!!! -
- Dormire non ti servirà a niente.
Ajna chakra ti divorerà comunque se non impari a controllarlo. -
Kaede
guardò attentamente il lama attraverso la penombra. Lesse la verità
sul suo viso. E cominciò a tremare.
-
Sono
..- qual'era il termine che usavano nei film dell'orrore -
.sono
posseduto?-
- Per niente - sorrise il lama - l'occhio, per quanto pericoloso,
è una parte di te. -
- Ma allora perché non riesco
..-
-
Perché adesso non riesci a sollevare quel libro?? Quando hai fermato il
calice e l'hai distrutto hai agito d'istinto, in una situazione di pericolo. Senza
riflettere, capisci?? Hai applicato soltanto la forma più bassa del potere.
Vedi, piccolo, se vuoi fare una cosa e hai tempo di pensarci su diventa tutto
molto più complicato. -
Kaede contemplò il lama in silenzio.
-
E poi c'è un'altra cosa. L'occhio: è aperto solo per metà.
E così com'è è solo un pericolo.-
- Io
.non si può
chiudere?? - domandò, sentendosi subito uno stupido moccioso.
- Ebbene
no, piccolo mio. Non si può. Dobbiamo fare proprio il contrario. -
Il
lama lo attirò a sé e gli mise una mano sulla fronte.
- Cosa
.??
-
- Rilassati, piccolo Kaede. Questa sarà la tua prima lezione. Rilassati
e pensa a qualcosa che ti piace. -
Avrebbe voluto ribellarsi ma la sua mente
formò l'immagine di un campo da basket con un pallone che rimbalzava verso
di lui.
- Devi diventarne consapevole per poterlo controllare. - disse il monaco
con voce ipnotica e cominciò a muovere la mano sulla sua fronte in lenti
cerchi concentrici.
- Uh
..- mormorò, imbambolato. Chissà
come si era subito perso nella fantasia: raccoglieva il pallone e scattava palleggiando
verso il canestro.
Il movimento della mano del monaco continuava. Sentiva
la fronte sempre più calda, ma era un calore sopito, distante.
Intanto,
nella sua mente l'immagine di se stesso volava verso il cesto in un lungo salto
aggraziato: un movimento bellissimo, puro nella sua semplicità.
La mano
del lama si fermò. Indice e medio tra le sue sopracciglia.
Se ne accorse
solo vagamente.
Il Kaede fantastico schiacciava la palla nel cesto con un perfetto
slamdunk.
Il monaco staccò le dita all'improvviso.
E tutto cambiò.
La
fantasia scoppiò come una bolla d'aria e la realtà prese il sopravvento
in modo crudele
con una violenza intollerabile.
Di colpo Kaede vide
tutto, sentì tutto, percepì tutto. Ogni cosa emanava una vibrazione
che gli entrava nella testa con la forza di un'onda di marea.
In un istante
lesse la saggezza secolare che si celava dietro gli occhi del lama, percepì
la consistenza della carta dei libri che lo circondavano, lesse senza vederle
le parole all'interno di quei libri, vide attraverso un velo di nebbia le vite
degli autori di quegli stessi libri; sentì l'odore delle pietre dei muri,
percepì ogni singola stanza del monastero, toccò la mente di ogni
singolo monaco
- AAAHH!!! - strillò di dolore afferrandosi
la testa - FALLO SMETTERE!!!! -
Ma non smetteva. Sentì dentro di sé
le pulsioni degli uomini, che in quel luogo erano le stesse che in altri luoghi:
curiosità, invidie, rancori mai sopiti, desiderio di potere, necessità
di risposte, magnanimità, amore, odio, fame, lussuria, vita, morte
-
BASTA!!! BASTA!!!! - cadde sulle ginocchia, piangendo di dolore.
- Questa è
la tua prima lezione!! Frena la tua mente!! Ritira l'occhio!! -
- IO NON
..-
Vedeva
sempre di più, la sua percezione diventava smisurata. Sentì la presenza
dello spazio aperto oltre le mura, percepì la fame bestiale delle aquile
in volo, sentì le vette di granito delle montagne, con la roccia che si
spaccava sotto la forza stridente del ghiaccio, vide le forze enormi e primordiali
che agivano sotto la superficie, la materia che fondeva sotto pressioni titaniche
-
BASTA!!! BASTAAA!!!! MAESTROOO!!!! -
- DOMINALO!!! CONTROLLALO!!!! -
- NON
POSSO
..FA MALEEEE
..- si accasciò a terra, urlante. Schiacciato
da una forza immane.
- NON PENSARE AL DOLORE!!!! -
- E' TROPPO
..AAAHHH!!!
-
- NON PENSARE A NIENTE!!! NON PROVARE NIENTE!!!! LASCIATI TUTTO ALLE SPALLE!!!
-
- NON POSSOOO
..-
- PUOI!!! -
- NOOO !!!! -
Forse sì,
invece.
Sto morendo.
No.
Sono un bambino.
No.
Muoio.
No.
Io
Reagisci.
Io
..
Lasciati
tutto dietro.
Io
.
Niente ha importanza.
Il
dolore è uno stato mentale.
.
Gli altri non contano.
..
Gli
oggetti non contano.
..
La materia non conta.
.
Niente
conta.
Niente conta.
..
Niente conta.
Aspetta
forse
.forse
..
Il
dolore si attenuò. La percezione diminuì. Prima di poco, poi sempre
di più. Sentì la sua mente ritrarsi come un gruppo di tentacoli
che si ripiegano sul corpo di una piovra.
E poi , all'improvviso, come se
non fosse mai cominciato, tutto finì.
Smise di piangere. Si tirò
su da terra.
Il lama gli sorrise: - Ora l'occhio è completamente aperto
e tu sai come controllarlo. Mi hai chiamato maestro, lo sai?? -
Kaede annuì.
Nessuna espressione si leggeva sul suo bel viso. Era neutro, indifferente.
Era
nata la maschera.
Quella maschera che non avrebbe più potuto abbandonare.
-
Maestro, ci sono altri come me?? -
- Pochissimi al mondo. -
- Li conoscerò??
-
- Vieni con me. -
- Dove, maestro?? -
- Lo vedrai. -
Il lama lo
condusse giù per una scala di pietra stretta e buia. Alla fine della scala
c'era una pesante porta di ferro.
- E' qui. -
Il maestro aprì la
serratura. Entrarono.
Dentro era tutto buio. Il maestro accese una torcia e
indicò delle forme sul pavimento vuoto.
Si avvicinarono.
Le forme
erano tre uomini. Però
.
La luce danzante li illuminò.
Erano sdraiati a terra, non emettevano suono.
I primi due avevano gli occhi
spalancati e fissi e il buco di un'orrenda ferita tra le sopracciglia.
- Sono
morti?? -
- No. Non del tutto. Respirano. Il loro cuore batte. -
- Sembrano
morti. -
- E' il loro spirito che non c'è più. Volevano essere
come te, ma
-
- Si sono aperti la testa??-
- A volte ajna si
apre in questo modo; altre volte
.-
Il maestro sospirò: -
dobbiamo dar loro da mangiare, lavarli
..non possono fare niente, sai. Non
più. -
Kaede indicò il terzo uomo: - e lui?? -
Anch'egli era
sdraiato, ma si muoveva debolmente. Sbavava e gemeva, i suoi occhi roteavano senza
vedere niente.
- Lui era come te. - disse il lama - poi
.-
- Cos'ha
fatto?? -
- Ha commesso un errore. -
Il maestro gli si posizionò
davanti, lo guardò fisso negli occhi: - quando ajna chakra guarda dentro
le cose lo puoi sempre ritrarre, in qualsiasi momento. E' la stessa cosa quando
non ti concentri su niente in particolare: l'occhio tocca tutto, ma solo in superficie.
Però
però quando guardi dentro la mente di un uomo, allora
c'è il rischio di guardare troppo in profondità. -
- Troppo in
profondità?? -
- Vedi piccolo Kaede, nella mente di essere umano c'è
una stanza segreta e profonda. Qui, dentro questa stanza, ci sono i mostri. E
i mostri possono incatenarti
.per sempre. - il monaco indicò il relitto
sbavante.
- Ma maestro Kwuan, i mostri non esistono. -
- Oh, sì che
esistono. Anche dentro di te. Anche dentro di me. Sono le cose che non pensiamo
di poter provare, le cose che più aborriamo: le pulsioni bestiali che erano
proprie dei nostri antenati
..quando la storia era giovane e non c'erano
edifici ma grotte e foreste. Ci illudiamo di averle perdute, ma sono soltanto
sepolte dentro di noi. -
- Non credo di capire. -
- Non è importante
che tu capisca, ma che ricordi questo: quando guardi dentro un'altra persona non
devi mai perdere il controllo. Non lasciare mai che ajna guardi troppo in profondità;
e se succede
.fuggi, ritrai l'occhi più velocemente che puoi.
Non lasciarti prendere. Mi hai capito bene, Kaede?? -
- Sì, maestro.
-
- Bene. Ora usciamo di qui. - il maestro gli arruffò teneramente i
capelli: - hai ancora molta strada da percorrere. -
3
-
Maestro ma dove andrò?? -
- Torni a casa, Kaede. In Giappone. -
-
Ma, io
..-
- L'addestramento è finito. Ti ho insegnato tutto quello
che potevo. Adesso sei in grado di non fare male a te stesso e agli altri. -
-
Sì, ma
..io non voglio andare
.-
Era disperato. Voleva piangere,
ma naturalmente la maschera non glielo permise.
Il maestro gli rivolse un sorriso
di dolcezza infinita: - questa non è casa tua, piccolo Kaede, non lo è
mai stata. Il tuo posto è da un'altra parte. -
- Con
..mio padre??
No, vero?? -
- No. Tuo padre pagherà una governante per qualche anno,
fino a che non sarai abbastanza grande. E poi
-
- Starò da
solo. -
- Starai da solo. -
- E sarò solo. -
Il maestro lo tirò
a sé e lo abbracciò.
- Ma il potere
..cosa farò del
potere?? -
Il lama lo staccò da sé. Gli mise le mani sulle spalle
e lo guardò fisso negli occhi:
- Questo, Kaede, solo tu potrai deciderlo.
-
Il
vento ululava scompigliandogli i capelli.
Si fermò e guardò
ancora un'ultima volta dietro di sè la forma lontana del monastero, con
le sue torri e i suoi ottagoni di pietra.
In quel momento era una figura bellissima:
un bambino stupendo che si stagliava contro le nubi nere e deformi, fermo con
la sacca sulla spalla in mezzo a una tempesta d'erba verde che declinava verso
la pianura. Se qualcuno l'avesse visto avrebbe scorto in lui qualcosa di leggendario.
Ma
non c'era nessuno ed egli era inconsapevole della propria bellezza. L'unica cosa
che sentiva acutamente era il pungolo della solitudine e la prospettiva di una
casa vuota che lo aspettava.
Era passato un anno e sembravano mille.
Con
un lieve sospiro Kaede Rukawa si voltò e si rimise in marcia.