L'immagine del nemico

 

3. DISTACCO


L'aeroporto di Narita è pieno di una luce cruda e innaturale, mentre vaghiamo alla ricerca del terminal d'imbarco.
Spinto da un capriccio mi fermo davanti alle vetrate. Guardo le piste di rullaggio sotto di me e le sagome stilizzate degli aerei. Tutto si perde nel grigio ostile dell'ora che precede l'alba.
Kaori mi si affianca in silenzio per un attimo. Poi si volta e mi indica il tabellone luminoso. Ecco il nostro volo: 1811/n Tokyo - Parigi KLM
La scritta brilla nel colore del pericolo.
Sento che i led di cifre e lettere mi si imprimono a fuoco nella memoria.
Poco più tardi, mentre aspettiamo il nostro turno, intorno a noi è tutto un bippare di pc portatili sagomati supertrendy e un trillare di cellulari dernier-cri con schermo a scrittura libera. Uomini d'affari avvolti in Zegna siedono sulle poltroncine di velluto e ingannano l'attesa controllando gli indici azionari sugli schermi ultrapiatti dei loro vid. Alcuni turisti inglesi ronfano spalmati direttamente per terra, in mezzo a un'orgia di zaini e borse. Cinque o sei impiegate di una qualche compagnia, tutte tailleur grigio e sorriso spaccacristalli, discutono in una lingua sconosciuta.
Gente diversa, traiettorie complesse che si intersecano: un crocevia.
L'attesa per il check-in è devastante. Vorrei fare lo scemo con qualche ragazza, o magari infastidire Kaori, ma non mi viene. Sono troppo inquieto.
Penso che ci siamo mossi troppo in fretta, senza pensare, e ora mille domande attendono risposta.
Mille domande che si riducono a una: a cosa stiamo andando incontro??
L'assegno di Michael copre abbondantemente i nostri biglietti e la sistemazione in un hotel di lusso sugli Champs Elyseès. Ma questa è l'unica cosa certa…….. tutto il resto è avvolto nel buio. Le stesse istruzioni del nostro cliente sono vaghe: aspettare in albergo una sua chiamata, non fare niente, non contattare nessuno.
Mi stringo nelle spalle, desiderando vagamente uno Xanax. Dagli altoparlanti le voci degli speaker rimbalzano sulle pareti immacolate.
All'improvviso qualcuno esasperato urla e un bambino scoppia a piangere.
Un metal detector prende a suonare.
Poi……..
Una dissolvenza e venti minuti più tardi Kaori ed io camminiamo dentro a un corridoio di plastica pieno di tubi al neon che sembra uscito da Bladerunner.
Altri dieci minuti e mi sto allacciando la cintura sotto lo sguardo severo dell'assistente di volo.
Finalmente il boeing rulla sulla pista. Una lunga vibrazione vagamente familiare.
Mi volto e guardo Kaori.
Le sfioro una spalla.
Il carrello anteriore si solleva.
Lei mi sorride.
Un ultimo colpo: si sollevano anche i carrelli posteriori.
Guardo l'edificio bianco dell'aeroporto che si allontana. All'orizzonte si allarga una falce rossa.
Ci stacchiamo mentre l'alba striscia sul Giappone.









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