4.
STRANIERI IN TERRA STRANIERA
La
struttura della scala mobile è inguainata in un tubo di plexiglass come
un pene in un preservativo futuribile.
C'è una folla assurda, una vera
e propria orgia di viaggiatori (sono quasi tutti occidentali, ci fosse bisogno
di dirlo); e però curiosamente nessuna cagnara. Se ne stanno tutti silenziosi
e l'unico rumore è quello pigro e serico del nastro.
Neanche Kaori ed io parliamo.
Disfatti dal volo intercontinentale guardiamo sotto di noi il
nodo geodetico di altri tubi semitrasparenti con dentro centinaia di esseri umani.
Sembrano tutti bambole di carne in una catena di montaggio.
Poi, nell'atrio
centrale tutto luccica in modo impressionante per il riverbero di pannelli allo
scisto piazzati un po' dovunque e noi ci guardiamo intorno fingendo in modo patetico
di non essere spaesati come siamo.
Ho la testa pesante, come piena di sabbia.
Gli occhi mi fanno male che sembrano due denti infetti. Non mi piace ammetterlo
ma dopo un viaggio del genere, per di più senza scalo e condito da un paio
di chardonnay di troppo (sono i soldi di Michael, e usiamoli senza remore, che
cazzo) sto quasi alla frutta.
Inoltre il Rossy - Charles de Gaulle è
un casino come il Narita e forse anche di più: c'è un tale bordello
di indicazioni luminose che non si capisce nulla. Gli ideogrammi già mi
mancano.
Uno speaker tuona chissà cosa in francese.
I viaggiatori
col loro bagaglio a mano (zaini invicta, sacche J.P. Gualtier, trolley di varie
dimensioni
..) si muovono con apparente sicurezza: tutti sembrano sapere
esattamente dove andare e cosa fare
..solo noi
ce ne stiamo fermi, appoggiati a una colonna di metallo impellicciata di video
che vomitano informazioni astruse.
Sono stanco: mi sento come un Cro-magnon
in mezzo a tanti Sapiens-sapiens.
Ma all'improvviso Kaori mi tira per una
manica scotendomi dal torpore.
- Mpf
.che c'è?? -
- Sveglia
Saeba!! L'ufficio turistico
..guarda, è laggiù!!! -
Kao
indica un tabellone azzurro che reca la scritta IT- Tourist information. Sotto
c'è una specie di grossa bolla di vetro.
Qui, con l'aiuto dell'impiegata
(slanciata, biondo cenere, bel naso e troppo ombretto, tette così così)
che ci parla da dentro la bolla, capiamo finalmente come raggiungere la città.
Così ci limitiamo a trascinarci giù per un altro piano di scale
mobili ed eccoci, senza neanche uscire all'aperto, alla fermata sotterranea della
RER-B.
Gli occhi di una batteria di telecamere di sicurezza corazzate ruotano
su di noi mentre aspettiamo il treno.
Ci circonda la solita umanità
patinata e dolente; persino qui sotto la vita sembra uno spot, niente più
che una pubblicità alla moda.
Quelli che stanno più discosti,
addossati contro il muro sotto i manifesti di MIB 3 e le immagini stracciate di
Peta Wilson
. beh, quelli non contano. Sono tutta un'altra storia.
Stanno lì: dentro sacche d'ombra sporca che i neon non riescono a penetrare
.
decine e decine di barboni. Clochard, credo che li chiamino qui.
Alcuni bevono,
altri ronfano in mezzo a chiazze gialle di succhi gastrici, almeno uno si masturba
pigramente nella penombra.
- Che scenario idilliaco. - dice kaori. E' irritata
e stronata, ha gli occhi segnati dal jet-lag.
Mi stringo nelle spalle. Sono
molto più sfatto di lei.
Sbadiglio e vorrei dire qualcosa ma una lunga
vibrazione metallica mi fa desistere.
Dal buio arriva il treno.
Arriva
come un presagio.
Arriva, e le sue luci rosse sono come gli occhi di un ratto
nel buio. Occhi iniettati di sangue.
*
* * * *
Michael Woods si tira su lentamente. Trema come un ginnasta in astinenza da beta-bloccanti
mentre emerge dalla jacuzzi nera. Il suo corpo scolpito gocciola acqua sul marmo.
- Asciugati. -
Un grosso asciugamano P. Cardin gli atterra in faccia.
-
Uh
..cosa
. - il ragazzo si guarda vagamente intorno.
Ha gli occhi
rossi e liquidi, le guance piene di crepe e il naso che cola moccio.
Finalmente
mette a fuoco l'uomo che gli sta davanti.
- Oh
.. Joy
un
minuto
..non
. non credo di stare troppo bene
. -
L'uomo
(Joy: quarant'anni ben portati, due pezzi Prada con coreana e una vaga somiglianza
con Chris Penn) fa un sorriso strafottente: - qui non hai il tuo spacciatore di
fiducia - dice - in questo quartiere di Parigi si trovano almeno due decine di
tipi diversi di coca
.. -
- Lo so, lo so
.ma
-
- E
allora piantala di fare il cretino. Datti una regolata. -
Michael si mette
a frignare: - sono qui, no??? - piagnucola mentre si asciuga alla meglio - sono
qui a fare il mio lavoro
.. -
Joy si accende una sigaretta. Guarda Michael
come un biologo guarderebbe una planaria: - il tuo lavoro - dice - il tuo lavoro
è eseguire i miei ordini. -
- Ma
-
Michael barcolla
in equilibrio precario si infila le Calvin. Tira su dal naso congestionato.
-
Ma, un cazzo - lo censura Joy - io sono il regista di questa storia, tu un bovino
da macello. -
- Io sono il co-protagonista!!!! - strilla Michael, punto sul
vivo.
- Tu sei un parassita che soggiorna gratis in alberghi a 5 stelle. E
questo solo perché hai una faccia discreta
.. -
Joy fa una
pausa. Aspira in modo teatrale dalla Camel.
-
ma comunque
hai un contratto con la AR. E devi rispettarlo. Devi assumerti le tue responsabilità.
-
Woods recupera i jeans da sotto il lavandino. Tremando come un vecchio col
parkinson se li infila.
- I-io rispetto il mio contratto
. - balbetta.
-
Davvero?? Leggi la clausola 56. -
- La
.uh..la 56?? -
- Quella sull'obbligo
di segretezza. - Joy si sbottona lentamente la coreana - l'hai letta vero?? -
-
Ma, cosa
. -
Il collo abbronzato di Joy rivela una collana tribale.
La collana è fatta di ossa. Ossa umane, non ci sono cazzi. Dita bianche
e spettrali: falangi.
- C'è scritto che in caso di mancato rispetto
della segretezza l'inadempiente sarà sottoposto ad una pesante sanzione.
- Joy indica la sua collana - Mi sembra abbastanza chiaro, no??? -
A questo
punto Michael rincula involontariamente; gesticola come lo strafatto che è:
- Joy
..amico, guarda che io
.i-io non ho mai
. -
Joy
piega la testa; sembra un pitbull indeciso se attaccare: - mi risulta che a Tokyo
tu abbia parlato con delle persone
.. -
- No, no affatto io
.. chi
te l'ha detto?? E' stato Sonny??? Dov'è?? E' qui??? - Michael si guarda
intorno come uno schizoide. Atterrito, quasi sbavante.
- Sonny si trova a Karbala
in questo momento. E comunque non è un discorso da affrontare nel cesso
della tua camera d'albergo. Per quanto
..mmh
.. - il regista rimira
i sanitari in pietra finlandese -
. per quanto possa essere un cesso
accettabile. -
- Ti prego Joy, io
. -
- Sei patetico, Michael.
Sto semplicemente cercando di farti capire che devi cambiare atteggiamento. Essere
più accomodante, no?? -
- Oh, amico
.. -
- Potrei fare un pastone
con le tue ossa. -
Michael scoppia a piangere.
- Stavo scherzando, non
inondarti i CK. Ora vestiti che fra mezz'ora giriamo. Oh
.e la colonia. Ricordati
di mettere la colonia speciale. -
Joy esce dalla stanza.
Michael, una versione
patetica e lacrimevole, crolla sulle ginocchia. I suoi occhi sono gonfi di paura.
*
* * * *
Sonny
Barnel avanza verso il serbatoio.
Lo guarda. Un grosso serbatoio d'acciaio
lucido da duecento litri, largo come due vasche da bagno e alto quasi quanto un
uomo.
Grossi tubi flessibili scendono dal soffitto e si infilano nelle valvole
che infestano il coperchio.
Da dentro proviene un gorgoglio continuo, quasi
un rimestare.
Sonny si fa più vicino, come richiamato da qualcosa.
Sulla sua faccia è stampato un sorriso ebete, le sue tempie brillano di
sudore o di L'Oreal sciolto.
Il coperchio è di plastica spessa e opaca;
pieno di indicatori digitali e di comandi. Tubi e cavi sono coperti da gocce d'acqua
come se trasudassero umidità. Le stesse pareti della stanza sono fradice:
l'intonaco si scioglie e cade a pezzi, negli angoli ci sono macchie verdi di alghe.
L'uomo
non nota nulla: se ne sta semplicemente fermo e ghignante come una specie di pupazzo
lascivo.
Davanti ai suoi occhi, al centro del coperchio è avvitata
una grossa targa. Dice:
BRODO
NUTRITIVO AL 10%
CONTROLLARE GIORNALMENTE I PARAMETRI SUI DISPLAY 1 E 2
E
più sotto:
ATTENTI
AGLI PSEUDOPODI DI SUZIONE
Sonny
guarda il serbatoio con occhi spenti. Un filo di saliva gli cola dall'angolo della
bocca scolpita a suon di collagene.
All'improvviso una specie di tonfo attutito
e uno scroscio. Il coperchio sobbalza.
Il giovane uomo non se ne dà
pena: è immobile, lobotomizzato come uno schizofrenico in catatonìa.
Un
altro colpo. Il coperchio sobbalza ancora, poi comincia a sollevarsi lentamente.
I tubi si flettono con un clangore metallico. Gli indicatori sulle valvole impazziscono.
Dalle pareti della stanza cominciano a colare veri e propri rivoli d'acqua.
Poi
qualcosa di impossibile, un orrendo e grosso tentacolo color carne, privo di ventose
e traslucido in modo osceno, striscia fuori da sotto il coperchio. Si solleva
in aria gocciolando un liquido giallo come pus, si flette e infine punta la faccia
dell'uomo.
Sonny sembra solo semiconsapevole del pericolo.
Soltanto quando
il tentacolo gli dondola a pochi centimetri dal volto si rende conto di qualcosa:
sorride come se contemplasse il Nirvana e uno schizzo di eiaculato bianco gli
sporca il cavallo dei pantaloni.
Poi su di lui scendono le tenebre.