DUE VITE IN GIOCO

 

Draco Malfoy e Ginny Weasley. Due mondi apparentemente lontanissimi, e che non hanno mai saputo di essere vicinissimi...

Questa fanfiction e tutti i suoi diritti sono © di Mariacarla

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UNA STELLA CHE VUOLE ESSERE LIBERA

Piccola stella che brilli nel cielo, bacio la tua luce così distante, troppo vicina è la notte, troppo lontana la stella.


"Virginia! Virginia Weasley!"
"Si?"
"E' tanto difficile smettere di guardare fuori dalla finestra?"
"Chiedo scusa, professoressa McGrannit."
L'espressione della professoressa di Trasfigurazione era ben poco rassicurante, Ginny Weasley arrossì vistosamente.
"Il suo profitto è sufficiente, ma è pur vero che ultimamente si distrae un po' troppo…"
La ragazza scosse la testa, senza sapere cosa dire.
"Il diploma è vicino." La professoressa socchiuse gli occhi, con quell'espressione che la rendeva tanto simile ad un felino.
"Ginny è distratta perché ha ricevuto una lettera di suo fratello Ron…lui ed Harry Potter se la spassano con gli Auror e Ginny è gelosa!" ridacchiò una ragazza con folti ricci biondi.
Virginia abbassò la testa, sperando di poter scomparire.
"Molto bene signorina Fear, ma non sono affari suoi, vero?" sibilò la McGrannit.
L'altra ragazza si morse le labbra.
"Forse dovremmo tornare a parlare di cose serie." Riprese l'austera insegnante "Stasera arriveranno gli ispettori del Ministero. Come sapete è usanza che sia così in prossimità del tempo del diploma. Controllano che tutto vada per il meglio, e a volte vengono notati ragazzi dotati che possano essere assunti a lavorare proprio per lo stesso Ministero."
Un mormorio eccitato si levò dalla classe intera.
"Proprio per il Ministero!" disse un ragazzo di Serpeverde "Certo io non ci lavorerei! Guardate la Weasley…suo padre è impiegato lì, e non se la passano certo bene!"
Alcuni risero.
"Posso uscire professoressa? Non mi sento bene…" sussurrò Ginny, a voce tanto bassa che neanche la sua compagna di banco riuscì ad udirla. Ma non voleva farsi sentire, non ne aveva il coraggio. Rimase lì ferma, con la testa abbassata, fino alla fine della lezione.
Uscirono tutti dalla classe, e Ginny ancora non si mosse. Poi si alzò, solo per guardare fuori dalla finestra, e questa volta senza paura di essere sgridata, o compresa male.
L'erba verde della inoltrata primavera cresceva a perdita d'occhio. Gli alberi si innalzavano contro un cielo intensamente blu.
Quanto avrebbe voluto essere lì fuori, fuori nei prati. Senza nessuno che ridesse o dicesse sciocchezze…
"Tutto bene miss Weasley?"
La voce della McGrannit la indusse a voltarsi.
"Si."
"Ho visto che non è uscita e…davvero tutto bene?"
"Si, grazie. Stavo giusto per andare a pranzo."
La professoressa assentì mentre la ragazza correva via. Minerva McGrannit rimase solo un attimo a guardare fuori, inebriata dal vento fresco e profumato, poi richiuse la finestra e lasciò la classe.
La tavola del pranzo era imbandita riccamente…come al solito. E, come al solito, Ginny non prese che pochi bocconi di pasticcio di carne. Detestava servirsi da sola. Si sentiva talmente goffa mentre allungava le mani, e osservata. Forse non era così…ma… e poi tutti i ragazzi di Grifondoro sembravano talmente allegri! Erano sempre, invariabilmente allegri. E per un certo tempo si erano aspettati da lei che fosse come i suoi fratelli, brillante e pronta a far battute. Ma non era così, ed avevano finito per dimenticarsi di Virginia Weasley, continuando a far sempre festa senza che lei vi prendesse mai parte.
Se ci ripensava, Virginia non era mai stata in una stanza dove non ci fosse un gruppetto di divertiti compagni di Casa, eppure non ricordava d'essere mai stata tra loro, con loro.
Era tanto fastidioso essere presenti ad una continua festa di cui non si poteva mai far parte.
E, con il tempo, anche i vincoli dello spirito di corpo erano caduti, e Ginny si era trovata sotto il tiro incrociato delle battute sia dei Serpeverde che dei Grifondoro.
Ma tanto… non ci faceva quasi più caso. O così pensava. Ci soffriva senza farci caso.
"Ho finito…" sussurrò, ancora a nessuno, e se ne andò verso il dormitorio.
Questo le piaceva fare, starsene sul letto a guardare fuori dalla finestra. Fantasticare.
S'era creata il suo piccolo mondo, un mondo perfettamente a sua misura…un mondo immaginario di creature fantastiche. Un mondo dove la sua parola aveva un peso. Dove la gente si fermava ad ascoltarla parlare.
Perché, dopotutto, Ginny sapeva ben parlare e aveva una bella testa. Ma chi lo avrebbe notato? Se neanche a casa sua stavano a sentirla, tutti troppo presi dalla vita frenetica, dalle cose serie, e chissà perché nessuno riteneva quella ragazza dall'aria triste una cosa seria.
"Virginia! Weasley, sveglia!"
"Oh, lasciala lì!"
"Se se ne accorgono se la prenderanno con noi!"
"Weasley!"
Ginny si riscosse appena quel tanto che le fu necessario ad udire le voci delle sue compagne di stanza. Sgranò gli occhi, i begli occhi chiari, a fissare le due ragazze agghindate in abito elegante, pronte per una festa.
"Si?" domandò come istupidita.
"Ti sei addormentata, Weasley! Sono passate le nove della sera! E c'è la festa per gli inviati del Ministero!"
"Le nove? Ho dormito tanto?"
"Già! Così sembrerebbe…" sghignazzò una delle due ragazze "E ti conviene lavarti la faccia e vestirti, devi scendere in Sala Grande. Oh, ma se non ti cambi nessuno ci farà caso. Dopotutto tu non vuoi…non puoi ballare, vero?"
Le ragazze si allontanarono ridendo.
Ginny si passò una mano sugli occhi, sfregandoseli. Aveva fatto un bel sogno, ma il risveglio non era gradevole, no, no.
"Devo proprio alzarmi…" mormorò con un filo di voce, e raggiunse il baule ai piedi del letto. Si chinò per aprirlo e frugò tra gli abiti per qualche minuto. Alla fine tirò fuori una veste color smeraldo tutta sgualcita. Era l'abito da sera, o quello che avrebbe dovuto ritenere tale, che sua madre le aveva preso di seconda mano.
Ginny lo posò sul letto per osservarlo. Qui e lì il colore sembrava più sbiadito, ed un ricamo di perline era quasi venuto via. Ma la cosa più brutta era che sarebbe sembrato che fosse appena passata attraverso un ciclone…ma tanto che importava? Chi lo avrebbe notato? Sarebbe scesa in Sala il tempo necessario a dare un'occhiata e poi…via.
Ginny indossò l'abito, e raccolse i capelli con un nastro. Indugiò qualche istante sulle scale, e poi si decise a raggiungere gli altri.
Chissà perché, pensò, quanto più una persona si sforza di strisciare contro i muri per non attirare l'attenzione, tutti sembrano vederla. Ci volle poco perché notasse con un nodo alla gola che gli abiti delle ragazze erano tutti ben più eleganti, moderni e curati del suo.
"Guarda c'è la Weasley triste…" sentì ridacchiare "S'è messa addosso un grembiule come quelli per le lezioni di Erbologia!"
Ginny strinse i denti. Era stato un errore…era stato tutto un errore. Avrebbe dovuto restare in camera. Era chiaro che non poteva farsi vedere durante un momento di intensa socializzazione, proprio no. Dopotutto non le importava nulla degli inviati del Ministero…era chiaro che nessuno l'avrebbe notata. Si sarebbe diplomata e poi avrebbe cercato un lavoro pidocchioso, restando tutta la vita alla Tana senza godere della considerazione di nessuno. E le stava bene. Le stava bene di stare da parte, in modo che nessuno potesse rovinare i suoi sogni, i suoi brevi momenti di felicità.
Scappa Virginia, si disse, batti in ritirata! E stava proprio tentando di scappare quando andò a sbattere contro qualcuno.
"Mi spiace tanto…" mormorò, senza levare lo sguardo sul viso della persona che aveva davanti. Continuò per un attimo ad osservare la giacca nera ornata di fregi d'argento e poi si ritrasse per fuggire via.
"Ginny Weasley…" sussurrò una voce bizzarramente familiare.
La ragazza sollevò lo sguardo. Due occhi grigi ed intensamente luminosi, lunghi capelli biondi ed un sorriso ironico. Lo conosceva? Conosceva un ragazzo una volta che… ma questo era un uomo.
"Un anno senza che tu avessi il dispiacere di vedermi è valso a cancellare il mio sgradito ricordo?" sorrise l'uomo "Sono certo che per una Weasley debba essere assai fastidioso ricordare un…."
"Malfoy!" mormorò la ragazza.
"Lui…" disse l'altro.
"Non è possibile. Draco Malfoy non ha più di vent'anni…"
"Venti compiuti ad aprile." Fece l'altro inclinando la testa "Sono così cambiato, Virginia Weasley? Tu non lo sei affatto… le stesse lentiggini, lo stesso sguardo incomprensibile, gli stessi…gusti nel vestire."
Ginny arrossì vistosamente, umiliata.
"Non metterti a piangere, Weasley. Sono un funzionario del Ministero, adesso. Non ci si aspetta che io faccia lacrimare le studentesse."
"Non sto piangendo, Malfoy!" fece Ginny con un'inconsueta aggressività.
"Cos'è, sei ancora adirata perché l'ultimo anno Serpeverde ha strappato la coppa di Quidditch a Grifondoro?" ghignò Malfoy "Ma pensavo ti facessi piacere. Potter non è venuto a piangere da te? O è stata quell'impiastro di Cho-Chang a consolarlo?"
"Smettila…" Ginny si decise a scappare davvero, e corse verso le scale per la torre.
"Cosa c'è Draco?" domandò un altro giovane mago del Ministero, avvicinandosi a Malfoy "Chi era quella poveraccia?"
"Un soggetto divertente da frequentare, condividiamo bei ricordi…" sussurrò il giovane uomo.
"Somiglia molto a quel pazzo…Wezzy…Weasly…Weasley?"
"Perceval Weasley" ridacchiò Draco "E' sua sorella."
"Oh, questo la dice lunga. Tra lui ed il padre…adesso mi spiego perché aveva quello straccio addosso. Perché adesso non vieni a fare due chiacchiere con gente un po' più importante ed utile?"
"Si…" fece Malfoy, annuendo. E prima di seguire l'amico rispose ai sorrisetti sfacciati di alcune ragazze che lo osservavano con interesse.
La Torre di Grifondoro era vuota. Vuota salvo per Ginny Weasley, raggomitolata a riflettere sul suo letto. Aveva tirato le cortine in modo che le altre ragazze, una volta rientrate, non la vedessero nemmeno. Era stato strano subire l'umiliazione da Malfoy. C'era stato un tempo in cui non ci avrebbe fatto caso, quando anche i suoi fratelli ed Harry erano a scuola. Allora si era limitata a sentire Ron o Fred e George che insultavano di rimando Draco, li aveva visti tirarsi qualche stupido incantesimo e poi tirare avanti. Si era sentita difesa, seppure le offese di Malfoy avessero avuto qualche importanza. E non aveva avuto importanza che Ron, Fred e George attaccassero Draco per il solo gusto di farlo, e non per lei. Allora si era a lungo chiesta, svanita la cotta per Potter, se Draco fosse davvero il bastardo che mostrava d'essere, ma non aveva mai trovato risposta. Adesso s'era trovata da sola davanti a quello che era inaspettatamente diventato un uomo, un uomo bastardo… e lei era sempre la solita ragazzina. Sempre la solita Ginny con l'aria spaurita e le sue cose di poco conto.
Ed era più difficile ignorare le cattive osservazioni di un uomo su una ragazzina che vorrebbe essere più di quel che è durante una festa da ballo.
Ginny sospirò, era fastidioso che Malfoy la strappasse dalla consueta monotona malinconia, e solo per gettarla più giù… ancora di più sul fondo. Ma no, non era solo questo… era stato l'accenno a Potter a farle perdere le staffe. Potter… se ne sarebbe mai liberata? Sembrava che tutto ciò che quel ragazzo avesse toccato fosse diventato memorabile, persino la cotta ridicola di una bambina. Beh, quella vecchia infatuazione era diventata la cosa più notevole di Ginny per tutti. Impossibile far capire a qualcuno che Harry Potter non era nulla per Ginny Weasley, forse solo poco più di un ricordo.
Harry Potter… l'ultima immagine che ne aveva era lui su una scopa. Una foto scattata ed inviata da Ron. Harry e la scopa… la scopa ed Harry. Probabilmente era quella la coppia migliore per Potter, e non che a Ginny interessasse. Harry…sempre con la solita faccia da ragazzino… sempre uguale. E Draco… com'era diverso! Un uomo, proprio un uomo… un bastardo cresciuto, si ricordò Ginny, e chiuse gli occhi sperando di addormentarsi.
"Per questo eseguirete una approfondita ricerca sulla trasfigurazione dei fenicotteri rosa in lampade da tavola" disse Minerva McGrannit chiudendo il registro con uno scatto.
I ragazzi uscirono dall'aula assonnati e stanchi. Parecchi si diressero a fare un pisolino nei dormitori, senza neanche preoccuparsi di andare a pranzo.
Ginny pensò che quella era esattamente l'ora per andare in Biblioteca a fare la sua ricerca… l'ora in cui non avrebbe trovato nessuno. Sfortunatamente la Biblioteca non era vuota, sembrava proprio che Draco Malfoy ed un altro ispettore del Ministero avessero scelto quel momento per controllare alcuni libri. Per un istante Virginia pensò di girarsi sui tacchi e tornare più tardi, ma non sarebbe stato dignitoso e decise di andare a sedersi ad un tavolino appartato, dopo aver trovato il volume che le serviva. Per qualche minuto credette d'essere osservata, e aprì il suo quaderno con ostentata lentezza e calma, ma poi si rese conto che Draco non doveva affatto starla osservando. Aveva di certo altro da fare… e poi, insomma… perché avrebbe dovuto osservarla? Ginny morsicò nervosamente la punta della sua penna d'aquila. Era anche vittima della paranoia adesso? Scosse la testa e si concentrò sui fenicotteri e le lampade da tavola.
Il tempo trascorse rapido, studenti arrivarono e se ne andarono… e Ginny non era ancora riuscita a capirci molto. Provò a puntare silenziosamente la bacchetta nel nulla tentando di ripetere i movimenti che aveva visto compiere alla McGrannit, ma le parve che la sua non fosse altro che una patetica e molto mal riuscita imitazione.
"Oh, al diavolo!" sibilò, sbattendo la bacchetta sul tavolo.
"Non dovresti trattare così la tua bacchetta."
Ginny si voltò, a bocca aperta. Malfoy le concesse un sorriso storto.
"E' difficile che tu ti possa diplomare con un punteggio decente se te la prendi tanto alla prima magia che non ti viene bene."
"Non sono fatti tuoi, Malfoy!" disse la giovane con veemenza.
"Sono un ispettore… dovrei accertarmi che gli studenti facciano il loro dovere."
"Non sono fatti tuoi neanche se sei un ispettore!"
"Che carina…" Draco ridacchiò "Dopo la combriccola degli Weasley maschi, finalmente sento anche te cercare di ruggire… non lo avevo mai visto prima. Immagino che sia prerogativa di una famiglia oltremodo numerosa come la tua passarsi le buone consuetudini, vero? Le consuetudini… oltre gli abiti e tutto il resto."
Ginny sbarrò gli occhi "Un ispettore non parla a questo modo…"
Malfoy si guardò attorno "E chi dice che parlo a questo modo? Sei stata capace di non capire una stupida trasfigurazione per ore… sono andati tutti via, vedi? Chi testimonierà contro di me?" sorrise cattivo.
"Hai fatto molta strada se poi ti ritrovi a lavorare per il Ministero solo per venire ad insultare studenti indigenti…" sibilò la Weasley, alzandosi.
"Pensavi che facessi carriera più rapidamente?"
"Il tuo paparino di certo poteva piazzarti meglio… almeno per come voialtri Malfoy vi decantate tra voi."
"Suvvia… non è questo? Tu hai un'altra domandina che cerca di uscire dalla tua boccuccia…" fece Draco con un ghigno "E' o non è davvero un ispettore al Ministero? E' una copertura, forse? Draco Malfoy non dovrebbe essere lì, dovrebbe essere con…"
"Sta zitto!" Ginny si tappò le orecchie con le mani "Non voglio sentirlo, non voglio saperlo."
"Perché se lo sapessi…" insinuò Malfoy "Andresti a riferirlo al tuo fratellino Auror ed al tuo amichetto Potter?"
"No! Questo lo stai dicendo tu…" la voce di Ginny era improvvisamente incrinata.
"Ti infastidisce tanto sentire il nome di Harry Potter? Deve averti lasciato proprio male… almeno ti ha dato qualche bacio come si deve?" sghignazzò Draco.
"Basta!" Ginny fece per allontanarsi verso la porta, ma il giovane uomo l'afferrò, trattenendola.
"Lasciami, Malfoy! Se alzo la voce la signora Pince mi sentirà…"
"La bibliotecaria ha altro da fare, Virginia."
"Non ti basta insultarmi? Vuoi farmi paura?"
Malfoy sorrise "Volevo solo dirti che la tua bacchetta non è adatta alla trasfigurazione… è difficile che tu riesca a combinare qualcosa di buono con una così tozza. Dovresti procurartene un'altra… si vede che questa non è stata fatta per te. Di chi era, di Bill?"
Ginny si morse le labbra "Sei proprio un verme…"
Draco la lasciò andare senza smettere di sorridere storto.
"Và a cena, Weasley, non hai neanche pranzato e sembri quasi denutrita."
Ginny raccolse le sue cose e corse fuori, quasi senza sentire Draco che le proponeva di farle un prestito per comprare una nuova bacchetta.
Quella sera, a cena, Ginny si riempì ostentatamente il piatto di cosciotti di pollo. E li divorò con una certa ansia. Troppo tardi si accorse che Draco Malfoy non era neanche in Sala… e si ritirò a dormire con la pancia fin troppo piena.
I giorni seguenti trascorsero con fastidiosa lentezza per Virginia Weasley che non perdeva occasione per tentare di evitare Malfoy. Né, d'altra parte, Draco aveva fatto nulla per avvicinarla. Ginny aveva notato come la maggior parte delle ragazzine flirtassero con lui tutto il tempo. Ed il flirtare doveva essere più piacevole dell'insultare anche per Draco Malfoy, dopotutto.
Così Ginny s'era acquietata, ed era tornata a dedicarsi all'osservazione dei prati dalla finestra, con buona pace degli insegnanti che trovavano difficile tollerare la sua distrazione.
"Virginia Weasley non è sciocca…" aveva detto la McGrannit in consiglio con gli altri insegnanti "Il suo profitto è sufficiente e non posso lamentarmi. Manca di quella civetteria fastidiosa che è propria di molte ragazzine della sua età. Tuttavia temo che il mondo della sua immaginazione abbia prevalso del tutto su quello materiale, il nostro per intenderci. Come insegnante mi piacerebbe darle una mano, ma temo che sia soltanto lei a poter scegliere, in questo campo."
La McGrannit non aveva aggiunto altro, né gli altri professori, né gli ispettori che erano stati presenti.
Draco Malfoy aveva ascoltato quasi distrattamente guardando fuori dalla finestra.
Un pomeriggio come tanti Ginny era scesa con un libro in una delle aule che di solito erano vuote. Avrebbe voluto dedicarsi alla lettura indolente, senza avere nessuno intorno. Sfortunatamente poco dopo anche un gruppetto di ragazzine del quarto anno di Grifondoro aveva scelto quella classe per una piccola riunione, e non avevano neppure notato la silenziosa presenza di Virginia, seduta dietro una tenda presso la finestra.
"Avete visto quella papera di Ginny Weasley?"
"Chi?"
"Quella tutta lentiggini e capelli rossi. Quella che si veste di stracci."
"Si chiama Weasley? Non lo sapevo… allora è lei!"
"Si! Avete visto che razza di intrigante?"
"Non toglie gli occhi di dosso all'ispettore biondo…"
"E' una sfacciata!"
"Non ha doti né mezzi… forse spera di accrescere il proprio interesse…"
"Lui frequentava questa scuola. E' un Malfoy!"
"Lo stesso anno di Potter."
"Doppiamente sfacciata la Weasley… tutti sanno che lui era rivale di Harry Potter! E lei era innamorata di Potter…"
"Ma Potter non la guardava neanche in faccia!"
Le ragazze ridacchiarono.
"Ho sentito di una certa faccenda…"
"Cosa?"
"Successe a San Valentino… la Weasley si umiliò terribilmente…"
Oltre la tenda che la nascondeva alla vista Ginny stava piangendo, lottando contro il desiderio di alzarsi e ribattere. Quasi non si accorse che le ragazzine avevano smesso di parlare e che un'altra persona era entrata nella stanza.
"L'utilizzo delle aule è ristretto agli orari di lezione…" aveva detto Malfoy con voce fredda.
Le ragazze erano fuggite un po' spaventate ed un po' eccitate, ciarlando come ochette.
Malfoy aveva socchiuso gli occhi e si era diretto verso la tenda polverosa, spostandola con un gesto deciso.
"Dovresti prendere l'abitudine di insultare anche gli altri, non solo me…"
Il viso arrossato e gli occhi bagnati di lacrime di Virginia lo avevano fatto arretrare di un passo.
"E' per Potter?" aveva sibilato "Per quello che hanno detto? Lo so che non è vero. Per quanto la tua fedeltà a quell'idiota sia del tutto immeritata da lui, non dovresti preoccuparti."
"Non mi importa nulla di Potter! Non mi importa più nulla di lui da quando avevo dodici anni!" aveva strillato Ginny, improvvisamente decisa, e si era allontanata asciugandosi gli occhi, cercando di non pensare a quanto fosse umiliata ed offesa.
Draco l'aveva seguita con lo sguardo, inarcando appena un sopracciglio.
Notte. Era notte. E Ginny non poteva dormire… teneva gli occhi fissi sul soffitto. Il senso di inferiorità e l'umiliazione del pomeriggio erano ancora vivi, non la lasciavano in pace… come il viso di Malfoy, sprezzante e freddo.
Virginia chiudeva gli occhi e vedeva quel volto. Virginia fissava il soffitto e vedeva quel volto. Stava soffocando! Si sentiva in trappola più che mai, aveva bisogno di aria, di libertà… e le immagini dei prati verdi che osservava dalla finestra le vennero alla memoria. Prati… prati dove correre da sola, nessun limite, nessuna imposizione, nessuno che la umiliasse!
Si alzò silenziosamente, e scivolò fuori dalla camera, via dalla Torre, fuori dalla scuola. Il prato che si stendeva tra il castello e la foresta era umido e scuro.
Virginia rabbrividì nella camicia da notte leggera, ma non tornò indietro. Mosse i primi timidi passi nell'erba e poi rise…
Hogwarts era alle sue spalle, con tutte le sciocchezze di quelli che la frequentavano, con tutti i ricordi sgradevoli, con tutte le cose che la avevano ferita, con tutte le sue miserie.
Virginia rideva. Rideva… e iniziò a correre, e poi cadde, felice, rotolandosi nell'erba. E la risata si mutò in pianto, in pianto che era di tristezza e gioia insieme. E si rialzò per correre ancora, per tuffarsi nella fievole luce delle stelle.
"Io sono libera!" strillò, e si diresse verso la foresta.
Non vide la sagoma scura che percorreva la strada in senso inverso al suo, soltanto improvvisamente si rese conto d'essere stata stretta tra le braccia da qualcuno.
"La foresta è pericolosa… non dovresti essere qui, Weasley…" la voce di Malfoy, non la solita voce fredda… era un po' ansimante, come se avesse corso, ed aveva sussurrato, sibilato quasi quelle parole… come per evitare che qualcun altro, se mai ci fossero stati altri nel raggio di centinaia di metri, potesse udirle.
"Io sono libera! Lasciami, sono libera!" gridò quasi Virginia, divincolandosi.
"No, tu sei pazza, Virginia! Tu… non ti rendi conto… intorno ad Hogwarts, di notte… non è prudente!"
"Prudente… lasciami, lasciami Malfoy!" sussurrò Ginny, improvvisamente conscia del pericolo, ricordandosi con chi aveva a che fare "Cosa ci fai tu qui?"
"No! Cosa ci fai tu qui! Quello che io… lo sai, smettila di fare la sciocca. Continua a fingere di ignorarlo e vieni via!"
"Lasciami! Lasciami!" Virginia aveva paura, voleva allontanarsi da Malfoy… da Malfoy ammantato di nero che veniva dalla foresta di notte e le diceva che era pericoloso e che lui…
"Smettila di fare la stupida!" Draco si morse un labbro e poi strinse di più l'altra "Devi star zitta, adesso!"
"No…"
"Allora non mi lasci scelta, Weasley…"
Virginia sbarrò gli occhi mentre Malfoy premeva la sua bocca contro quella di lei, mentre le faceva scivolare una mano tra i capelli, e con l'altra la teneva ferma. Smise persino di divincolarsi, rispose persino a quel bacio… al primo bacio che avesse mai ricevuto, che avesse mai dato. E poi Draco la sollevò tra le braccia, riportandola verso il castello.
Attraversarono il cortile e poi le prime sale dell'imponente edificio di Hogwarts, Ginny era completamente ammutolita, restava immobile. Poi Draco si fermò, e la rimise con i piedi per terra, fissandola con uno sguardo enigmatico.
"Adesso sparisci Weasley, e sta zitta… dimenticati di avermi visto…"
Ginny si sforzò di leggere qualche particolare emozione sul volto dell'altro. Per un attimo le parve di scorgervi un leggero imbarazzo, ma Malfoy era indecifrabile, e, molto più probabilmente, incapace di provare alcun sentimento.
Le gote della ragazza si arrossarono violentemente, mentre lei si tormentava le mani e se la filava verso il dormitorio dei Grifondoro.
Draco rimase immobile per un po', come se riflettesse intensamente, ma poi si risolse a dirigersi verso i propri alloggi. Ed era quasi a destinazione quando ricordò di avere indosso degli abiti… poco adatti ad essere mostrati. Gli abiti del suo vero io, della sua altra vita. Gli abiti che aveva visto tante volte anche indosso al proprio padre. Gli abiti neri dei Mangiamorte. Agitò la bacchetta, tornando al suo solito abito elegante. Sfortunatamente non notò di essere stato visto… non notò il suo giovane collega del ministero che lo osservava, perplesso, oltre un angolo. Draco tornò in camera sua, si chiuse a chiave e si lasciò andare sul letto. Imprecò sommessamente pensando a Virginia, alla breve sensazione di calore che aveva provato stringendola, ai suoi capelli… alla sua bocca.
Maledetta Weasley, pensò, volevo solo farti paura e zittirti, ma ho fatto del male solo a me stesso. Però… però una parte dell'animo di Malfoy… gioiva. Gioiva perché aveva violato quella segreta freddezza, quell'innocenza di cui Virginia sembrava ammantata. Era come quel desiderio che lo spingeva a camminare sulla neve bianca ed appena caduta per sporcarla, per disfarla… solo che poi… si pentiva sempre di quel che aveva fatto, tornando a desiderare una neve candida e pura. Malfoy serrò le labbra in una smorfia di intensa sofferenza. Perché, si chiese, perché sento che la mia anima è tanto lacera?
Ginny non era tornata a letto, ma stava fissa davanti ad uno specchio, accarezzandosi le labbra con aria assorta.
"Draco…" sussurrò "Draco…" e un po' avrebbe voluto avere il coraggio di farla pagare a quella serpe andando a portare la spia sulle sue attività notturne, un po' avrebbe desiderato… ah, come era difficile da dire, persino da pensare! Un po' avrebbe voluto sperimentare ancora quella nuova sensazione di calore che le risaliva lungo il corpo, che sembrava privarla di forze. Persino il semplice tocco di Malfoy la affascinava… era come se nella sua pelle ci fosse qualche magica virtù capace di far vibrare il corpo dell'altra. Ma che pazza che sono, rifletté Ginny, di tutti quelli che esistono al mondo… proprio Draco! E poi… proprio Draco cosa?! Draco l'aveva umiliata dopotutto! Virginia si andò ad infilare tra le coperte molto tardi quella notte, con una vaga sensazione di scontentezza.
"Mi ha fatto chiamare Silente?" domandò freddamente Malfoy la mattina dopo al preside.
"Si, signor Malfoy…" gli occhi del vecchio erano due indecifrabili fessure, e Draco si sentì improvvisamente a disagio "Come ha trascorso la notte?"
"Bene direi. Anche se sono stato vagamente insonne." rispose Malfoy tranquillamente, mentendo in maniera spudorata come era stato abituato a fare.
"Capisco. Devo chiederle di non lasciare la scuola finché non saranno state chiarite alcune situazioni."
"Cosa vuol dire?" Draco si accigliò.
"Vuol dire che ci sono giunte voci di sue sospette attività notturne… voci di mantelli neri, se mi intende."
"Davvero no, non intendo."
"Andiamo Draco, ci conosciamo da molto… e tutti sanno che la fama di casa Malfoy non è proprio limpida."
Draco si irrigidì "Continuo a non capire. Mi accusa di essere un Malfoy? Non è un reato."
"Ma partecipare a notturni convegni di Mangiamorte si."
"Qualcuno mi ha forse visto? Sono stato visto inginocchiarmi davanti a Voldemort?!" fece Draco in un sibilo rabbioso.
"Dovrò raccogliere prove, temo. Ma spero che lei sia… innocente." disse Silente con il tono di chi sapesse che era tutto il contrario.
Alcuni minuti dopo Malfoy uscì dalla presidenza sbattendo la porta. La Weasley! La Weasley che aveva turbato tutta la notte i suoi sogni… lo aveva venduto a Silente! Oh, ma che c'era da stupirsi?! Era ovvio… i Weasley, tutti i Weasley lo odiavano! Doveva averla disgustata a tal punto! Ma avrebbe pagato… se tanto la condanna era stata già emessa e se Malfoy doveva restare a scuola… almeno se la sarebbe spassata. Che a Virginia piacesse o no! E dopotutto che poi lo accusasse pure… tanto la condanna per stupro non poteva essere superiore a quella per essere stato un Mangiamorte. E se Azkaban doveva essere… che Azkaban fosse, ma con soddisfazione. Oh, Malfoy non si rese conto che il desiderio di sopraffare Ginny gli aveva anche vietato di pensare alla fuga… ma se avesse indagato sul perché… forse la risposta non gli sarebbe piaciuta.
"Che vadano tutti in malora…" sibilò Malfoy dirigendosi verso la zona dove di solito i ragazzi delle scuola passavano tranquillamente il tempo del relax.
Trovò Virginia in quella classe dove l'aveva vista insultare dalle ragazzine di Grifondoro.
"Malfoy…" mormorò Ginny, vedendolo entrare, e si alzò, arrossendo.
"Virginia…" rispose l'altro, in tono dolce.
"Cosa… cosa c'è?"
"Desideravo parlarti di quello che è successo, e chiederti scusa, ma non qui… qui potrebbe venire qualcuno. Ci ho riflettuto, mi sono comportato davvero come un verme."
"Scusarti…" sussurrò Ginny un po' delusa.
"Esatto. Vieni con me…"
Ginny lo seguì senza resistenze, iniziando a stupirsi solo quando si rese conto di essere finita nella camera da letto del giovane uomo.
Osservò Malfoy che taceva, sgranò gli occhi quando lo vide togliersi il mantello e gettarlo su una poltrona, e poi sbottonarsi la veste.
"Draco, cosa fai?" domandò, improvvisamente timorosa.
"Quello che vedi sgualdrina…" sogghignò per l'espressione della Weasley "Adesso faremo i conti… è stato piacevole vendere un Malfoy? Quando lo racconterai a tuo padre ed a tuo fratello li lascerai a bocca aperta."
"Vendere…"
"Silente mi ha chiamato. Me lo ha detto… sei stata davvero coraggiosa! Accusarmi d'essere un Mangiamorte… adesso, però, vedremo quanto sei coraggiosa davvero… e non gridare, non ti sentirebbero, non provare a fuggire… la stanza è sigillata!"
Ginny sgranò gli occhi, Malfoy credeva che lei lo avesse tradito?!
"Che vuoi farmi…"
"Quello che dovevo fare ieri notte… mi tolgo un capriccio…" sussurrò Draco avvicinandosi. Ginny non disse nulla, improvvisamente conscia di tutto. Felice, per la prima volta della sua impaurita debolezza… che le avrebbe concesso di soddisfare il suo malsano desiderio di Malfoy… anche se lui la credeva una traditrice.
Quando Draco la spinse sul letto non c'era dolcezza, non c'era nulla di amabile in lui, c'era solo, nei suoi occhi, una luce brutale e famelica.
"Questo si ottiene a tradirmi…" mormorò Malfoy, stringendola.
Ginny sussultò spaventata e morbosamente affascinata, e quando il giovane uomo la prese… pensò che non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo.
Prima dell'alba Draco destò Ginny, che s'era addormentata, distesa su un fianco, quasi sulla sponda del grande letto, come per non occupare spazio, mantenendosi distante dall'altro.
"Vattene, Virginia…" sussurrò con fredda cortesia "Sei servita bene allo scopo, ora và pure via… prima che si chiedano dove sei. Oppure puoi andare direttamente da Silente e dirgli che ho abusato di te…"
C'era una strana malinconia nel tono del giovane uomo. La malinconia di chi avesse trovato più di quanto non potesse ammettere.
"Va, Virginia…"
Ginny fissò un ultima volta il volto di Draco. E raccolse le sue cose, andando via.
C'erano misteriosi contrasti nel cuore della ragazza… da una parte uno strano appagamento… dall'altra una crescente vergogna. Una consapevolezza d'essere stata umiliata sin nel profondo. Ma non nutriva rancore per Malfoy… no non rancore. L'attrazione per Draco andava ben oltre quello che le era parso. Era come se, d'improvviso, un evento bizzarro avesse fatto crollare un'apparente odio… rivelando una profonda sete dell'altro. Del suo corpo, della sua anima scura. Era come se Virginia vedesse sé stessa come un vaso vuoto… e il fascino, il carisma, la tenebrosa seduzione di Draco potevano colmarla, renderla improvvisamente importante… Virginia non sapeva se una simile sensazione fosse affine all'amore. Ma di certo era simile alla perdizione. Perché si sentiva perduta.
Perduta… e poteva amare Draco e odiare sé stessa.
Alcune ore più tardi Draco venne richiamato da Albus Silente, nel suo studio.
Il giovane fissò Silente con occhi colmi di risentimento "So quel che vuole…" disse in un sibilo di disprezzo "Si tratta di Virginia Weasley!"
"Esatto…" fece Silente, lisciandosi la barba.
"Non cercherò di negare."
Gli occhi di Silente lampeggiarono "La signorina Weasley ha detto che lei non ha commesso alcun crimine…alcun crimine. Oh, ma ti voglio dare del tu, Draco, dopotutto ti conosco da molto… aboliamo certe formalità. Ginny mi ha detto che eri con lei l'altra notte. Che non hai potuto commettere alcun crimine perché eravate insieme… appartati nel bosco…"
Draco socchiuse gli occhi.
"E ha detto anche che le vesti nere servivano solo a non farti riconoscere… che si direbbe di un ispettore del ministero che amoreggia con una studentessa…"
"E' così…" mormorò Draco.
"Ho spiegato tutto all'uomo che ti aveva visto tornare in camera…"
Draco impallidì "L'uomo che…"
"Si. Un tuo collega malfidato… adesso è tutto chiarito e considero chiusa la questione, ma… Virginia…"
"Virginia…" deglutì Draco
"Potrebbe avere dei problemi da tutto questo… la tua posizione, la sua…"
Quando fu fuori dallo studio di Silente, Draco si poggiò al muro, pallido e frastornato. Ginny non lo aveva tradito affatto… non era stata lei… e neanche lo aveva accusato per quello che aveva le fatto… né aveva tentato di giustificarsi con lui… perché? Perché? Perché?
Draco corse verso la Torre di Grifondoro.
"Avete visto Ginny Weasley?" domandava a chi incontrava, ma nessuno sembrava averla vista. Poi, finalmente, una ragazza gli disse di averla vista salire sulla Torre dell'Osservatorio.
Ginny fissava i prati sottostanti… il verde mosso dal vento. E quanto, quanto avrebbe voluto essere lì! Avrebbe voluto essere quell'erba, sfiorata dal vento… nella carezza libera del vento, e non provare più una tale vergogna, un tale rifiuto per sé stessa… si sporse, si sporse verso il verde…
"Virginia!" gridò Draco stringendola "Ti chiedo scusa… perdonami, ti prego… io…"
Il ragazzo si inginocchiò ai suoi piedi a testa china "Sono un verme… credevo tu avessi detto che ero andato nella foresta a… a… ma io… sono un verme! Ti supplico di non gettare la tua vita a causa mia…"
Draco sollevò il capo, sobbalzando per la carezza di Virginia. Una carezza tenera e lenta.
"Non stavo uccidendomi… osservavo il verde…" sussurrò, mentre una lacrima le scivolava via.
Malfoy la osservò così, per un attimo, con la luce alle spalle che le faceva scintillare i capelli rossi, che la soffondeva di magia…
"Sei bella…" sussurrò, e si alzò per stringerla.
Ginny non si ribellò a quel tocco "Draco…" sussurrò soltanto "Draco…"
"Sei bella…" ripeté il ragazzo, mentre cercava la bocca dell'altra. E quella semplice parola "bella" sulla bocca di Malfoy sciolse tutti i dubbi di Virginia, tutti i suoi timori, tutte le sue ansie, tutta la vergogna.
"Mi spiace…" disse poi Draco "A causa mia potresti essere espulsa… ma ti farò ottenere quel diploma, e non solo quello…"
"Non voglio le raccomandazioni di un Malfoy…" mormorò Ginny, arrossendo vistosamente.
"Non volevano essere raccomandazioni."
"Allora cosa?" il ragazzo le pose un dito sulle labbra "Vorrei chiederti una cosa… vogliamo ripetere la scena dell'altra notte?"
"Era perfetta…"
"No. Non per me."
Draco sorrise, stringendo Ginny.
Passarono i giorni… arrivò il tempo del diploma, e Virginia Weasley lo conseguì brillantemente. Forse, anche grazie alla tempestività con cui venne messa a tacere la storia della sua relazione con un ispettore del ministero.
Quando Ginny ebbe ritirato il suo attestato, corse verso la foresta.
Malfoy era lì, fermo dietro un albero, ad attenderla.
"Ce la hai fatta…" sorrise.
"Grazie a te…"
Il giovane scosse la testa "Questo non è vero. Ma ti ho portato un regalo, piccola Virginia, eccolo…"
Ginny scartò un pacchettino, e tirò fuori da una scatola un piccolo ciondolo a forma di stella. C'era una scritta, incisa in caratteri minuscoli, sul retro. La lesse a fatica…
"…Piccola stella che brilli nel cielo, bacio la tua luce così distante, troppo vicina è la notte, troppo lontana la stella…"
Ginny fissò Draco "Trovi che io sia distante come una stella?" sorrise.
Draco alzò le spalle "Non chiedermi di più. Ma quello che voglio dirti è che sei un essere prezioso, Ginny Weasley, anche se il nome Weasley mi fa venire voglia di strapparti i capelli, stella." ridacchiò e poi tornò serio "Quella frase… si adatta sia a te che a me, per certi versi… quando non sarà più così… quando non somiglierà più a te ed a me, allora…"
"Allora cosa?"
"Allora… sarai mia senza possibilità di tornare indietro. Ed io davvero tuo."
"Quando saremo liberi?"
Draco assentì "Dagli altri, da noi stessi…"
Virginia si sollevò a baciarlo, stringendo tra le mani il ciondolo.
Draco la fissò, bella com'era, rara e preziosa.
" Piccola stella che brilli nel cielo, bacio la tua luce così distante, troppo vicina è la notte, troppo lontana la stella." ripeté…
FINE