Istinto felino

Capitolo 5

 

Alan sfilò lentamente i guanti che avvolgevano le sue mani. La partita era appena terminata lasciando sgomenti i suoi amici giapponesi.
"Ottimo lavoro, Alan, ottimo davvero!" esclamò Gamo entusiasta dandogli una pacca sulla spalla "Ma il merito è soprattutto tuo Peter! Hai fatto i miracoli che mi aspettavo!"
l'uomo dagli occhi di ghiaccio sorrise impercettibile.
"Lascia che ti stringa la mano furbone, questo sì che si chiama giocare!" si complimentò Paul mentre il resto della squadra era rimasta indietro con aria incerta.
Il portiere della New Team sorrise arrossendo leggermente.
"Beh…e voi laggiù?" domandò Mbasa alla nazionale giapponese "…non salutate il vostro compagno ritrovato?"
il gruppo si scambiò delle rapide occhiate poi il coro delle loro voci scrosciò come una cascata avvolgendo il portiere regalandogli il giusto bentornato a casa.
"Ehi campione…ma che ti hanno dato da mangiare?" esclamò Bruce
"Voglio sapere che cavolo hai combinato tutti questi anni" sentenziò Bob dandogli un colpetto in testa. Domande e complimenti piovvero da tutti i lati senza che il giovane potesse rispondere.
Più distanziati i nigeriani osservavano sorridenti la situazione, felici per il loro compagno.
Ma qualcosa attirò lo sguardo di Mbasa.
"Sembra siano molto affiatati!"
"Non illuderti N'gana…c'è sempre chi non accetta…"
"Che?…" e seguì lo sguardo del suo compagno. Benji era rimasto vicino alla panchina e osservava Alan con sguardo di fuoco.
"Andiamo, non può prenderla così…." Sbuffò la piccola punta nigeriana
"Gli darà un sacco di guai ci scommetto!"
"Oh beh peggio per lui! Istinto non gliela darà vinta! Sarà una bella lotta!"

non si sarebbe mai aspettato tutto quel calore dai suoi vecchi amici. Era contento di essere tornato tra loro anche se ormai sapeva di essere diventato più Nigeriano che Giapponese.
Sentiva che quel mondiale sarebbe stato indimenticabile e dopo sarebbe tornato a casa con la sua tribù. Ma ora c'era qualcosa di più importante che lo aspettava…o, meglio…qualcuno….
Alzò lo sguardo in un punto indefinito degli spalti. Osservava. Cercava qualcuno…una figura in piedi attirò la sua attenzione.
Era isolata e lo osservava sorridente. Una massa di fuoco ondeggiò al vento.
Alan non sentiva più le voci dei suoi compagni, sembrava che fosse calato un improvviso silenzio. Il suo sguardo era fisso su di lei. Il cuore batteva così lento che ebbe l'impressione che si stesse fermando
Gli sorrise, prese la borsa e lasciò gli spalti con passo leggero
"No…perché vai via…" mormorò senza accorgersene "…aspetta…"
"Alan stai bene?" domandò Tom osservando il suo sguardo perso
"Io…" tentennò facendo qualche passo avanti "…vengo subito…"
"Che?"
"Devo andare…" e cominciò ad allontanarsi prima camminando poi prese a correre come un lampo verso l'uscita secondaria dello stadio "…Vengo subito" gridò ai suoi compagni rimasti increduli a centro campo.
"Ma che avrà visto…?" domandò a vuoto il mister Gamo grattandosi il sopracciglio.

<Aspetta…aspetta…> gridava la sua testa, o forse il suo cuore <perché vai via…?>
aveva atteso tre lunghi anni per poterla rivedere, abbracciare, ed era lei ne era sicuro!
Le pareti del corridoio correvano veloci al suo passaggio. In lontananza intravide una luce
<E' l'uscita…> diede fondo a tutte le sue energie ed in un attimo fu abbracciato dai raggi del sole che splendeva all'esterno. Chiuse gli occhi un istante per abituarsi e quando li riaprì una giovane donna gli dava le spalle.
I suoi capelli, rossi come il sangue, sembravano le fiamme dell'inferno in balia del vento e ondeggiavano scomposti.
Quei capelli li avrebbe riconosciuti tra mille, come avrebbe riconosciuto i suoi occhi di smeraldo e la sua voce leggera.
"Charlize…." Mormorò
"Sono fiera di te" rispose. Lentamente si voltò lasciando che il giovane portiere si perdesse nel suo sguardo verde e trasparente. Quanto gli era mancato.
La giovane sorrise. "Ti stanno bene…"
Alan lasciò trasparire un'espressione interrogativa, poi si toccò le numerose trecce che scendevano scomposte dalla sua improvvisata coda di cavallo "Ti riferisci a i capelli…beh ecco…" e sorrise imbarazzato.
"Sei dimagrito e sei cresciuto…."
"Un po' si…"
"Ti vedo così strano…sei invecchiato…."
"Accidenti…qualche lato positivo?"
"Sei bellissimo!"
arrossì sorridendo.
Si avvicinò a lei di qualche passo. Le sfiorò il viso con la mano.
Quel leggero contatto gli provocò un brivido lungo tutta la schiena.
"E' vero sono invecchiato…ma non mi sono dimenticato di te…"
le loro labbra si unirono in un lungo bacio in cui si scambiarono il reciproco amore.
"Dio come mi sei mancata!" disse abbracciandola stretta
"Bentornato a casa…"


Al centro del campo di gioco i compagni di squadra e gli allenatori si stavano ancora chiedendo dove fosse quando lo videro riapparire.
"Ah, eccolo che torna…" esclamò Peter Rufyo
"E lei?" domandò Gamo osservando la ragazza dai capelli rossi che camminava mano nella mano con Alan "chi è?"
"Ma è Charlie!" esclamò Mark sorridente
"allora è lei la Bella…" mormorò N'gana all'indirizzo del suo capitano "…eh beh…è bella sì!"
Paul si avvicinò ai due allargando le braccia "Ciao Charlie…come stai?!"
"Oh, io benissimo…" e abbracciò l'amico. Anche Ed, Danny e Paul si avvicinarono salutandola e si complimentarono per il mondiale che aveva vinto con la Nazionale di pallavolo.
"E così…sei tu quella che gli ha preso il cuor…!" esclamò Peter Rufyo avvicinandosi "Onorato di conoscerti!" e tese la mano che Charlie strinse con affetto.
Anche Maki accorse per abbracciare l'amica che non vedeva da un paio d'anni.

"Bene signori è stato davvero un incontro interessante!" sentenziò Rufyo quando furono all'esterno dello stadio
"Anche per noi!" convenne Gamo stringendogli la mano "Ora è meglio tornare all'albergo…"
e fece cenno ai suoi ragazzi di salire sul pullman.
"Al….non fare il furbo!" esclamò N'gana poggiando un piede sulla scaletta del loro mezzo "ci hai promesso che c'avresti fatto da Cicerone stasera…portaci in un posto speciale!"
"Non preoccuparti…so io dove portare una squadra guastatori come voi! Passate alle nove da noi…!"
La punta nigeriana annuì con un sorriso a trentadue denti e scomparve all'interno del pullman.

"Che cos'è sta' storia?" domandò Bruce facendo capolino alle spalle del giovane portiere.
"Niente…avevo promesso loro che li avrei portati in giro…a fare un po' di casino! Tutto qua!"
"Hai legato molto con loro….!" Esclamò Philip seduto nel sediolino avanti
"Si…ma non è sempre stato tutto rosa e fiori!" rispose con un sorriso ironico.
"Spero tu non ti sia mai messo contro King-Kong!!" aggiunse Rob rabbrividendo alla sola idea di doverlo riaffrontare.
Un coro di risate si levò dall'interno del pullman.
"Allora, com'era l'Africa…"
"Beh, Paul…non ci sono parole per descriverla…"
"Però scommetto che ne hai per descrivere le ragazze!" aggiunse Bruce con un rivoletto di bava che gli colava da un lato della bocca "Certo che se sono tutte come Trisha e Tanza…una capatina in Nigeria ce la faccio anche io…"
puntuale piovve lo scapaccione da parte di Evelyn che lo guardava con sguardo infuocato
"Prego, hai detto??"
"Eh…eh..eh…la tua mano è sempre leggera come una piuma Evy!" commentò massaggiandosi la nuca.
"Ehi Benji…non hai niente da chiedere a Alan? Perché te ne stai seduto in disparte?" domandò Johnny Mason all'indirizzo del portiere che non aveva più spiccicato una parola da quando era stato sostituito ed era rimasto lontano dal gruppo.
"E che dovrei chiedere?" rispose seccato senza neanche voltarsi "saranno fatti suoi! E poi sono cavoli miei se voglio fare l'asociale!" si calcò il cappellino sulla testa e continuò a guardare il paesaggio che scorreva veloce all'esterno del pullman.
I suoi compagni, Alan per primo, osservarono Benji con sguardo stupito.
Julian aveva un'espressione più seria: aveva già notato il suo comportamento ostile e sapeva anche verso chi!

"Che ti ha fatto di male?"
"Non capisco, Julian di che tu stia parlando?"
"Andiamo Benji…." Sospirò Julian pesantemente
il portiere lanciò una fugace occhiata ai suoi compagni di viaggio per vedere se li stessero ascoltando, poi rispose
"Sono…affari miei…"
"Benjamin Price per favore hai la bellezza di 21 anni ti pare il momento di fare i ragazzini?"
ma il SGGK continuò a mantenere il suo cupo silenzio.
"Senti…" continuò Julian a voce bassa "…spero che questa competizione non provochi problemi…."
"Ma quale competizione per favore!" sbottò irato "sono solo nervoso…si può essere nervosi o bisogna richiedere il permesso scritto?" aggiunse con espressione ironica.
Il giovane libero fece finta di non averlo sentito e continuò imperterrito "Non sei nemmeno venuto a salutarlo…"
"Ah questa poi…mica è tornato dalla guerra…e poi dovevate vedervi: sembravate un gruppo di gatti che facevano le fusa attorno ad una ciotola di croccantini…mi stava venendo il voltastomaco!" e tornò a fissare il panorama che correva veloce fuori dal finestrino.
Una lunga pausa divise i due giocatori. Sembrava il tempo scorresse lentissimo.
Invece non durò che pochi secondi.
"Va bè…" sentenziò Julian alzandosi "…fai un po' come ti pare…ma non combinare guai! Te lo chiedo per piacere le liti tra noi non sono la cosa di cui abbiamo bisogno!"
"Si…si…" lo liquidò senza badarci troppo.
Il giocatore della Mambo sospirò rassegnato e andò a mettersi vicino Tom Beker.
"Problemi?" domandò questi osservando la sua espressione seria
"Forse si…forse no…può darsi…" sorrise inespressivo "…credo proprio di si!"

La brezza serale scivolò sul suo corpo come un foulard di seta leggera. Chiuse gli occhi inspirandone l'odore estivo. L'aria Nigeriana gli sembrò che avesse un profumo diverso.
Però la Luna era sempre uguale, sia in Africa che in Giappone.
<Leggo una felicità incerta sul tuo volto…>
"E già…"
<Non sei contento di essere qui?>
Alzò le spalle "Non so…mi sento un po' a disagio…"
<Perché?> e si appoggiò leggero sul davanzale del terrazzo <Non sono forse i tuoi amici loro?>
"Ma si, ma si…" sbuffò spostando una delle trecce rasta dal viso "…solo che…avverto un'aria pesante! Ma forse è solo frutto della mia immaginazione!" e gli sorrise sincero
La sua fedele guida lo osservava incerto dalla sua posizione <Non vorresti essere qui non è vero?>
"Non è ironico tutto questo?" gli domandò sarcastico "Ho sudato come un cane per andarmene da lì…ed ora che finalmente sono tornato in Giappone, non vedo l'ora di tornare in Africa!"
osservò distratto l'orologio sul polso e il suo orario. Erano le quasi le nove.
"E' tardi!" sentenziò rientrando nella stanza "loro saranno qui a momenti…è meglio scendere!" e fece per uscire
<Dove andate di bello?>
"Oh…li porto in un luogo peccaminoso!! Vuoi venire?"
<Spiritoso….> rispose con stizza mentre Alan gli rivolse un sorriso scherzoso.
Lentamente la porta si richiuse alle sue spalle.

La hall era piuttosto trafficata. Molti dei giocatori erano accomodati sugli eleganti divanetti rivestiti in velluto blu e accompagnavano le loro chiacchiere con un buon bicchiere di succo d'arancia.
Altri erano appena arrivati dalla sala da pranzo.
Mark era seduto presso un ripiano incassato nel muro circondato da comodi sgabelli insieme a Maki e Danny.
Le ragazze gironzolavano intorno ai propri 'uomini' cercando di rubare più tempo possibile in loro compagnia.
La porta della Hall si aprì lentamente facendo comparire la delicata di figura di Charlize.
"Salve ragazzi!" salutò sorridente
"Hei rossa!" esclamò la Tigre della Toho "Sola soletta? Aspetta che chiamo il tuo 'Bello'…"
fece per alzarsi ma la comparsa dell'intera squadra nigeriana alle spalle della sua amica lo fece bloccare.
"Li ho trovati qua fuori che aspettavano Al e così gli ho detto che potevano anche aspettarlo dentro! Ho fatto bene?" domandò sorridente mentre l'intera nazionale giapponese osservava i nuovi venuti da capo a piedi.
I colori sgargianti dei loro abiti risaltavano sulla loro pelle di ebano.
Holly sopraggiunse sorridendo "Benvenuti!!" esclamò avvicinandosi a Mbasa
Il colosso gli strinse la mano in segno di amicizia.

"Puntuali come al solito!" esclamò la voce di Alan a metà della scalinata che portava alla hall
"Quando si tratta di una serata di puro divertimento…spacchiamo sempre il secondo!" esclamò N'gana strofinandosi le mani impaziente.
L'abbigliamento del giovane portiere si attirò gli sguardi curiosi dei suoi compagni.
I suoi capelli rasta scendevano liberi sulle spalle e ondeggiavano lenti mentre scendeva le scale.
Una maglia di un beige molto chiaro e con particolari decorazioni seguiva, leggera, i contorni del suo fisico in piena forma. Dei coloratissimi pantaloni a righe e vita molto bassa, scendevano decisamente aderenti lungo le sue cosce muscolose per poi aprirsi a zampa. Un paio di sandali chiudevano il quadro.
"Ehi!" esclamò Charlize cingendogli il collo con le braccia "ma dove credi di andare in una tenuta così…sexy!"
"Sexy?" fece eco il giovane con sguardo sorpreso "Ma…veramente sono vestito come mi vesto sempre!"
"Ah si…" aggiunse la rossa inarcando un sopracciglio "…e così in Africa tu vai in giro così…dovrò chiedere a Peter se ha un paio di 'gorilla' per farti la guardia!"
un coro di risate riempì la grande sala.
"Dai…sei sempre la solita!" sorrise Alan arrossendo leggermente, poi rivolto al suo gruppo "Forza ragazzi avviamoci…"
"Dove andate di bello?" domandò Mark dall'alto del suo sgabello
"Ma perché?…" aggiunse stupito il portiere giapponese "…voi non venite?"
i giocatori si scambiarono una serie di sguardi perplessi e incerti
"Ma veramente…" azzardò Johnny "…non sapremmo…non credo che Gamo ci dia il permesso…"
"Permesso?" fece eco Alan sbalordito "…perché voi gli chiedete il permesso?! Questa sì che è buona!" e sorrise divertito.
In quel mentre la porta della hall si aprì facendo comparire entrambi i mister impegnati in una profonda discussione.
"Ma guarda!" esclamò Mbasa "capitate a proposito!"
i due uomini osservarono il nugolo di giocatori raccolti davanti a loro
"Cos'è questa? Una rimpatriata?" domandò Gamo inarcando un sopracciglio
"No, mister!" rispose N'gana "Alan ci porta in giro!"
"Ehi boss…!" chiamò il giovane dai lunghi rasta "…ma lo sai che loro chiedono il permesso al loro mister per poter uscire?"
"Veramente???" esclamò Peter Rufyo con sguardo estatico "Oh beato te Gamo! I miei 'animali da guerra' non mi pensano proprio!"
"Suvvia Boss…non è vero!"
"Alan tu porti la bandiera!"
un coro di risatine si espanse tra i presenti.
"Forza mister Gamo…lasci venire anche loro…" aggiunse Jumanji al mister giapponese che lo guardò riflessivo
"Veramente, non saprei…domani ci sono gli allenamenti…ok basta che non facciate troppo tardi!" si convinse dopo averci pensato un po'.
Un boato di esultanza esplose all'improvviso e i giocatori scomparvero per le scale dell'albergo per andarsi a preparare.
"In teoria, Alan…" aggiunse Gamo verso il suo portiere "…anche tu dovresti chiedermi il permesso…."
"Ah si…" fece eco il giovane con falso interesse "…ma figurati!" e distolse lo sguardo
"Peter…ma che gli hai fatto a sto' ragazzo…"
"Non guardare me…se lo sono cresciuto i miei ragazzi!"

Pochi minuti e la hall fu nuovamente riempita.
I giocatori di entrambe le squadre erano tutti riuniti nella sala e si apprestavano ad uscire per passare una notte brava…
"Ma…Benji?" domandò Holly notando l'assenza del suo compagno, di solito tra i primi disposti ad una serata di baldorie.
"Ehm…non viene…ha detto che è stanco e ha sonno…" rispose Tom con tono incerto
"Stanco? Benji? Questa sì che è nuova…" esclamò Alan sorpreso "…forse riesco a convincerlo a…" non terminò la frase che sentì la mano di Julian posarsi sulla sua spalla
"Al…è meglio che…lo lasci stare!" gli disse in tono basso il libero della nazionale
il portiere lo osservò preoccupato, poi aggiunse "Dimmi la verità…Benji è arrabbiato con me?"
"Nooo…." Rispose con eccessiva verve il baronetto "…non è vero…"
"Julian, sono troppo vecchio per credere alle bugie!" tagliò corto il giovane e si allontanò per mettersi a capo del folto gruppo di giocatori.

Lasciarono l'albergo che erano da poco passate le dieci.
Con passo tranquillo si dirigevano verso il centro cittadino.
Le luci delle insegne illuminavano a giorno l'intera Tokyo offrendo un gran bello spettacolo.
La squadra nigeriana osservava con stupore ogni cosa che li circondava. Non avevano mai visto tanta gente in giro a quell'ora.
In Nigeria ad un certo orario scattava il coprifuoco.
Invece lì, ognuno poteva fare ciò che voleva e uscire alle ore più disparate. Erano tutti così liberi.
Camminarono a lungo prima di giungere in un quartiere più isolato e privo di edifici.
C'erano solo aiuole e panchine illuminati da alti lampioni.
"Ma dove ci hai portato Al? Qui non c'è niente…" esclamò N'gana guardandosi intorno.
Il portiere gli rivolse un'occhiata saputella
"Seguitemi, uomini di poca fede!" e continuò a camminare noncurante degli sguardi sorpresi dei suoi amici.
Attraversarono l'intera zona scambiandosi, di tanto in tanto, qualche sorriso nello scoprire le coppiette appartate che si scambiavano romantiche effusioni alla luce dei lampioni.
"Accidenti quante macchine ci sono!" esclamò Rob notando le numerose vetture parcheggiate nei dintorni. Strani bagliori proiettavano luci nel cielo e si muovevano psichedeliche. Brusio sommesso di voci e musica sparata a palla. Alan sorrise continuando a camminare.
Arrivato che fu al limite del parco posto su una collinetta, si fermò soddisfatto ed invitò i suoi amici a guardare verso il basso.
Luci di mille colori si riflettevano verso l'alto lasciando scie luminose. Una miriade di gente era accalcata all'entrata di un enorme edificio posto al centro di quella valle.
Una enorme insegna luminosa dava il nome al capannone.
I suoi compagni osservarono in silenzio quella piccola Las Vegas con occhi sbarrati.
"Benvenuti signori…" sentenziò Alan "…benvenuti al 'Gladiator'"




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