Istinto felino

Capitolo 7

 

NB: avrei dovuto metterlo a fine del capitolo scorso ma mi son scordata…un po' di pazienza con le persone anziane! Volevo solo dire che, purtroppo il materiale trovato sull'Africa e in particolare sulla Nigeria è veramente misero…il che implica che molte cose le ho dovute inventare: come ad esempio la danza del precedente capitolo!
Abbiate pazienza…cmq se voi avete più informazioni di me…me le passereste!???!
Buona lettura e a presto…voi fatemi sapere che ne pensate…non vi dimenticate di me!!
^Melanto^

Gli applausi piovevano copiosi da ogni dove.
Charlize osservava Alan, dalla sua postazione, con il cuore che ancora batteva forte per le emozioni che aveva provato nel vederlo danzare.
In quel momento, e solo allora, si era resa conto di avere davanti una persona diversa da quella che era partita tre anni fa.
E non parlava solo di un cambiamento fisico.
Era qualcosa che veniva dal suo profondo.
Un differente modo di porsi, di mettersi in gioco.
Il suo sguardo non aveva più le sfumature astiose di quando era partito.
Sembrava che, finalmente, il suo tormento interiore si fosse acquietato.
Aveva trovato il suo equilibrio.
Ripensava alle parole che gli aveva scritto nelle centinaia di lettere che si erano seguite in quegli anni.
Ripensava alle sue sofferenze, alle sue lotte, ai suoi dolori, alle sue delusioni.
Agli sforzi di diventare migliore…alla sua gioia di essere finalmente uno di loro.
Sospirò pesante ma nessuno si accorse di nulla.
La confusione era al massimo.
E pensare che la sua felicità, ora, sarebbe dipesa solo da lei.
Se lui avesse saputo…
Se solo avesse scoperto la realtà dei fatti…
Lanciò un'occhiata fugace a Paul che continuava ad applaudire ignaro di tutto.
Sorrise ironica nel vederlo felice.
Presto sul, suo viso, ogni ombra di felicità sarebbe scomparsa.
Lei sapeva così tante cose.
Lei sapeva, di entrambi, più di quanto loro stessi potessero anche solo pensare.
Lei sapeva e non poteva parlare.
Alan sorrideva parlando con Mbasa della loro esibizione.
Lo amava.
Gli altri le avevano detto di non arrivare a quel punto, ma era stato più forte di lei.
Non era riuscita a resistere al suo sorriso e alla sua profonda dolcezza.
Mortimer l'aveva rimproverata.
<Ci starai male e lo sai meglio di me!>
le aveva detto con rabbia.
Non c'era bisogno che glielo ricordasse. Lo sapeva benissimo anche da sola.
Ma, purtroppo, il suo cuore aveva una propria volontà e aveva deciso di perdersi negli occhi e nell'anima di Alan.
Presto o tardi lui avrebbe saputo la verità e le cose non sarebbero state più le stesse.
Ma per quanto lo amasse e per quanto dopo ci sarebbe stata male, il protocollo le impediva di parlare.
Gli ordini erano ordini.
Sempre e comunque.
Ripensò a suo padre e al suo carattere ferreo.
Lui non si sarebbe mai fatto distrarre da nessun amore.
E così sarebbe stato per lei, nonostante la ribellione del suo cuore, era sempre la testa a comandare su tutto…la ragione era il fondamento della vittoria.
Lo vide venirle incontro con un meraviglioso sorriso.
Quelli erano gli ultimi momenti di calma prima della tempesta e lei li avrebbe assaporati fino in fondo.

"Allora come vi siamo sembrati?" domandò il portiere alla giovane rossa.
Lei le rispose con un largo sorriso. Quello che lui adorava.
"Siete stati meravigliosi…mi tremano ancora le mani per l'emozione!"
la pista si riempì nuovamente di giovani mentre la musica dance riprese a regnare nel Gladiator.
N'gana si era buttato nella mischia ballando come un matto.
I suoi compagni ridevano nel vederlo dimenarsi come uno scimpanzé.
"Può fare concorrenza a Bruce per grazia ed eleganza!" aveva esclamato Mark mentre Maki rideva nascondendo il viso nella sua spalla.
Mbasa era attorniato da decine di ragazze che lo guardavano adoranti. Cercava di ballare con indifferenza ma, in realtà, era morto dall'imbarazzo.
Sua sorella Tanza arrivò a salvarlo abbracciandolo non proprio come se fosse suo fratello…
Le tipe la fulminarono con lo sguardo ma lei si limitò a sorridere con fare da civetta.
"L'avevo detto che avrebbe fatto successo qui…" annuì Mama.
Le due nazionali si erano mischiate agli altri giovani presenti nel locale ballando al ritmo martellante di Gigi D'Agostino.
Alan e Charlie erano rimasti sull'isola sospesa.
Osservavano sorridenti i loro amici dabbasso.
Erano rimasti soli…finalmente.
"Domani ti porto a cena…" disse lui continuando a guardare la massa sottostante "…finalmente saremo solo noi due…"
lei ne osservò il profilo illuminato a tratti dalle luci psichedeliche.
"Ho conosciuto una nuova parte di te…!" disse "…una parte molto bella…"
lui rimase in silenzio per un po', poi aggiunse guardandola negli occhi.
"Vorrei che tu conoscessi la mia parte migliore…" le prese le mani "…vorrei…se puoi e se vuoi…vorrei che tu…vedessi l'Africa….vorrei che venissi in Nigeria con me!"
quella proposta la lasciò interdetta per un momento.
"Certo…non per sempre…" si affrettò a dire temendo che lei si spaventasse "…ma per un po' di tempo…come se fosse una vacanza…"
lei sorrise "Sarebbe bellissimo…" disse in un soffio
"Sono convinto che te ne innamoreresti subito…come è successo a me! L'Africa…è così meravigliosa, così vera. Lì io mi sento libero di esprimere me stesso fino in fondo. Non c'è nulla che possa distrarre i miei pensieri quando sono immerso nel frinire delle cicale nella savana…."
Charlie lo sentiva parlare. Memorizzò ogni sua singola parola, ogni inflessione nella voce.
Ora quel continente lontano era diventato la sua ragion d'essere.
Il cuore le si stringeva in una morsa nel vedere i suoi occhi brillare al solo pronunciare la parola Africa…e le si stringeva ancora di più al solo pensiero di dover, un giorno, smantellare la sua felicità in mille frammenti…gettare al vento la sua fiducia…
Basta! Basta!
Gridò il suo diavolo interno mentre il viso angelico continuava ad elargire sorrisi innamorati e sognanti.
Provava orrore di sé stessa e di ciò che era diventata.
Come poteva essere lì con lui sorridendo naturale quando, dentro di sé, non pensava altro che a come gli avrebbe spezzato il cuore?
Non sono che la degna figlia di mio padre….
Si disse.
…figlia dell'ipocrisia….
…spezzo il cuore della persona che amo di più al mondo solo per il mio dovere…
…ecco a cosa sono serviti i mesi di addestramento…
…a mentire…
…mio padre sarebbe fiero del mio lavoro…
…ma non dovrei essere io ad essere fiera di me stessa? Non dovrei fare in modo che tutte le mie azioni siano frutto solo della mia volontà e del rispetto che provo per me?…
…io sto mentendo per il bene del mio paese…
…dovrei esserne fiera…
…e invece perché…mi sto odiando?
"…potremmo andarci al termine del mondiale…che ne dici?"
come un'eco lontana la voce di Alan ritornò ad essere il suo principale interesse.
"Non sarebbe una cattiva idea…però…comincia il campionato di volley…"
"Oh…capisco…allora mi dirai tu quando puoi ok?"
la osservava con sguardo gentile in attesa di una sua risposta.
Non si era accorto di nulla.
Era stata così perfetta nel non fargli capire quanto era distante…
Rispose al suo sguardo con un'espressione carica di amore o di disperazione.
Senza dire nulla lo abbracciò forte…un gesto che racchiudeva in sé mille 'Perdonami'
Alan le accarezzò i ricci ribelli.
Erano morbidi e profumati.
Un profumo di fiori…
Averla di nuovo fra le braccia era la sensazione più bella che si potesse mai provare.
In tutti quegli anni, il solo pensiero di lei, gli aveva dato la forza di non cedere e di terminare l'allenamento.
Aveva promesso che sarebbe tornato vincitore.
E non li aveva delusi.
Né Charlie, né Paul.
Per loro due avrebbe fatto di tutto.
Se solo Yotuel avesse potuto conoscerli…
La giovane si sciolse dall'abbraccio guardandolo negli occhi.
Con una mano sfiorò il contorno del suo viso abbronzato spostando una delle sue treccine.
"Io la conosco già…la parte migliore di te…" mormorò prima di sfiorare le sue labbra con un delicato bacio.
Ma tu non conosci la parte peggiore di me…

Benji era rimasto appoggiato alla ringhiera senza dire una parola.
Lo spettacolo era stato davvero coinvolgente non c'erano dubbi.
Per un attimo, gli era sembrato di correre lungo le distese pianeggianti della savana rincorrendo una mandria di zebre in fuga.
Quel pensiero aveva fatto accelerare i battiti del suo cuore.
Poi erano arrivati gli applausi e lo avevano riportato alla realtà.
Ora osservava il gruppo di giganti neri ricevere complimenti da ogni dove.
Ridevano.
Il fatto che ben presto sarebbe cominciato il mondiale non li impensieriva nemmeno un po'.
Beh facevano male!
In quel tempo che restava si sarebbe allenato tre volte di più e li avrebbe piegati appena fossero scesi in campo.
Lo avevano sottovalutato di sicuro.
Lui era il SGGK.
Non poteva finire così..nemmeno Schneider era riuscito a sconfiggerlo in tutti quegli anni.
E poi c'era Alan…
Sorrideva tranquillo attorniato da quei dannati bestioni.
Una strana vocina continuava a ripetergli che in lui c'era qualcosa di strano.
Qualcosa di non naturale.
Beh qualunque cosa fosse stata lui non gli avrebbe permesso di soffiargli il posto di titolare in squadra, su quello ci poteva mettere anche la mano sul fuoco!
Non importava che fosse stato quell'idiota presuntuoso di Gamo ad avercelo mandato in Africa dagli zulù…ma di sicuro Benjamin Price ce l'avrebbe rispedito!
Lo osservò ancora per un momento.
Poi con un gesto deciso si staccò dalla ringhiera per dirigersi al bancone.
Pagò senza dire nulla e si avviò all'uscita.
Non importava che avesse fatto due ore di fila per andare via dopo dieci minuti.
Erano stati più che sufficienti a fargli vedere tutto più chiaro e a definire il suo nuovo obbiettivo: battere Alan e rispedire gli africani in Nigeria in un bel pacco postale.

Paul piombò sull'isola sospesa con le mani ai fianchi ed un'espressione finto offesa.
Li osservò per un attimo, poi disse.
"Ma come? Veniamo in disco per ballare e voi restate qui a scaldare il divano? Forza tortorelle avrete un sacco di tempo per le smancerie, ma stasera…ci si scatena!"e senza dar loro il tempo di replicare li prese per un braccio e li trascinò nella pista affollata.
Attraversarono con fatica la marea di gente che ballava, ma riuscirono comunque a raggiungere gli altri.
Mama aveva trascinato Mbasa al centro del gruppo e si stava scatenando sotto i colpi della musica dance.
Gli altri li osservavano sorridenti.
Morgan arrivò alle spalle del portiere nigeriano dicendo "Ehi, guarda chi ti vuole salutare?!"
Due voci stridule lo fecero sobbalzare.
"Cherieeeeee!!!!!" gridarono in coro allargando le braccia.
"Juliet! Petit!" disse riconoscendole.
Le due ragazze gli saltarono al collo attirandosi gli sguardi fiammeggianti di Charlie.
Di tutto il ben di Dio che avevano in esposizione, quasi nessuno si era accorto che erano gemelle.
E che gemelle…
"Cherie! Hai messo su un personalino non indifferente!" esclamò Petit palpandogli il posteriore con un sorriso malizioso.
"Ehi!" esclamò Alan arrossendo "Sei sempre la solita!"
"Gabriela ci ha detto che eri tornato…" spiegò Juliet
"E dalle cinque dita che hai stampate sulla guancia….si direbbe che lei ti abbia già salutato!" concluse la sorella sorridendo.
"Eh…eh…proprio così!" fece eco Morgan "vi siete perse una scena da manuale!!"
"Tu zitto! Linguaccia!" minacciò il giovane dai capelli rasta.
"Eh beh…cherie, non sei cambiato…" aggiunse Petit stringendogli il braccio.
"Ehm….ehm…." tossicchiò Charlie attirandosi l'attenzione della gemella intraprendente.
Quest'ultima la guardò per un momento con curiosità, poi arrossì.
"Oh mon Dieu!" esclamò portandosi una mano alla bocca "Non dirmi che è la tua fidanzata? Oh….che figura…excuse moi…" disse visibilmente dispiaciuta.
La rossa la guardò seria, poi sorrise avvicinandosi.
"Non preoccuparti…" disse "…e poi hai ragione…ha un gran bel paio di chiappe!" e gli diede una sonora pacca sul sedere.
"Ehi!" esclamò il ragazzo facendo un passo avanti "Ma cos'è? Vi siete messe d'accordo?"
le due giovani sorrisero complici.
Sì. Proprio una bell'idea quella di portare la propria fidanzata al Gladiator!!
"Ehi Alan…" chiamò Mark all'improvviso "….credi che mi sia dimenticato?"
il portiere lo guardò interrogativo.
"Ma come? Ti sei dimenticato che avevi detto che ci avresti fatto vedere come si balla sul cubo?"
Terrore!
Lo sguardo di Alan era semplicemente terrorizzato.
Mentre l'espressione di Mark era il più perfetto dei sorrisi.
Perfido!
"Massì figliolo!" intervenne la Mama "Il tuo cubo è sempre lì…non l'ho fatto usare più a nessuno da quando sei andato via!"
il giovane osservò la struttura che, più che cubica, era cilindrica.
Le luci intermittenti si inalberavano dalla sua base disegnando fasci destinati a mettere in risalto la figura che lo avrebbe occupato.
Era rimasto lì. Inutilizzato.
Il cubo numero 4.
Il suo.
Petit e Juliet lo tirarono per un braccio.
"Dai dai! Solo per questa volta! Non ti vergognerai vero?" chiesero in coro sorridendo.
Alan si girò a guardare Charlie in cerca di aiuto ma, questa, lo osservava sorridendo facendogli segno di andare.
"Anche io sono curiosa!" disse appoggiando Landers.
Era proprio finita.
Non aveva scampo.
Era in ballo e…doveva ballare!
"Ok!" cedette "Ma sarà l'ultima volta…"
salì la scaletta che lo avrebbe portato in cima.
Osservò il Gladiator dall'alto come non faceva da un tempo immemore.
La sensazione che provò lo fece sorridere.
Avrebbe governato la pista…un'ultima volta.
Petit e Juliet avevano cominciato a muoversi, suadenti, al suo fianco.
Lui le osservò con sguardo scrutatore.
"Non male eh?!" disse ai suoi amici che lo guardavano dabbasso.
Questi risero in attesa.
Le prime note di 'Flow' dei Soundlovers cominciarono a disperdersi nel locale.

Ah ah, ah oh oh...
Fly and flow
high and slow
just like an angel now you can go
Fly and flow
high and slow
now you can open your arms and go...

il suo fisico atletico cominciò a muoversi nel fluire della musica.
Doveva sciogliere i suoi pensieri. I suoi timori.
Far riaffiorare quei ricordi mai perduti e tornare a viverli di nuovo…

Wait for another sign
you can find it behind the line
wait for another day
you can hear more than I can say

i tre cubisti si muovevano a formare un unico essere.
In perfetta sintonia con la musica e tra di loro.
Le ragazze ruotavano i loro bacini in modo molto sexy e suadente.
Sembrava che stessero invitando qualcuno ad unirsi a loro in quella danza psichedelica.
Le gambe lunghe, guadagnavano spazio sulla struttura e sostenevano i loro corpi di tenera e peccaminosa carne.

Wait for another friend
you can write his name on the sand
wait for another blow
you can open your arms and flow

era tutto come una volta.
Tutto come qualche anno prima.
Gli sembrò di non essere mai partito per l'Africa.
Di non aver mai conosciuto Charlie.
Ora era solo Alan Croker: un ragazzo distrutto dal tormento di un nemico indispensabile, che cercava rifugio tra le pareti della babilonia.
Le sue braccia si muovevano da sole.
Le sue gambe e il suo corpo erano autonomi.
La sua mente era lontana, nascosta in un posto perduto sotto gli occhi del cielo africano…

Fly and flow
high and slow
just like an angel now you can go
Fly and flow
high and slow
now you can open your arms and go...

"Eccolo…" mormorò la Mama così piano da essere impercettibile.
Charlize era accanto a lei e l'aveva udita.
Si girò ad osservare il suo profilo.
Occhi profondi brillavano sotto le luci colorate.
"…ecco il mio ragazzo…ha la stessa espressione di tanto tempo fa…è bello poterla rivedere un'ultima volta ancora. Così la potrò ricordare per sempre!"
la rossa sorrise.
Quella donna così piccola guardava Alan come fosse stato davvero figlio suo.
Se ora, lui era diventato quello che era…era tutto grazie a lei.
La musica andò in dissolvenza, mentre se ne sostituì subito un'altra.
Alan e le sue colleghe scesero dalla postazione ridendo.
I ragazzi applaudirono mentre Mark lo guardava sorridendo.
"Braaaavo!" disse con eccessiva verve "Eri così…così….sexy!!" e gli fece l'occhiolino.
"Si caro!! Solo per te!!"
le loro espressioni strapparono una risata agli altri.
Julian diede un occhio all'orologio.
"Accidenti se è tardi!" esclamò "sono già le 2e30…"
"Credo sia proprio il caso di rientrare in albergo!" affermò Philip "Altrimenti Gamo si fa nero…!" ma subito si rese conto che, 'nero', non era la parola adatta in quella situazione.
La squadra nigeriana lo guardò divertito, soprattutto per i suoi sorrisi di scuse.
"Allora Mama…" Alan si avvicinò alla donna "…io vado!"
"Ci lasci di nuovo!"
"No! Stavolta non scompaio lo prometto! Vi verrò a trovare!"
la signora lo osservò con un dolce e materno sorriso sul volto "Per il mio senso di appartenenza, non posso non tifare per la Nigeria…" ed indicò i ragazzoni di colore con lo sguardo "…però…tiferò anche per te, perché me lo detta il cuore!" e lo abbracciò affettuosa "In bocca al lupo a tutti! E mettetecela tutta…per non avere mai rimpianti!"
quella frase lo lasciò per un momento interdetto.
Le stesse parole.
Quando aveva fatto la sua promessa a Yotuel…il suo amico aveva pronunciato le stesse parole.
E lui non le aveva dimenticate.
Così sarebbe stato.
Domani sarebbe cominciata l'ultima fase che lo avrebbe portato al mondiale, avrebbe messo in pratica tutto quello che aveva imparato.
La loro unica avversaria era la Nigeria e di sicuro se la sarebbero trovata in finale.
Il momento della verità si stava avvicinando…
Ma un incredibile senso di disagio si fece largo nella sua mente e quel disagio aveva il nome 'Benji'.


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