Istinto felino

Capitolo 8

 


La sveglia trillò imperterrita nelle stanze dei ragazzi, alle sette in punto.
A seconda dell'umore fece una fine diversa.
Un mano, la eclissò sotto il cuscino.
Un'altra sotto il letto.
Un'altra, ancora, la lanciò nel cesto della spazzatura.
Ma, nonostante tutto, nessuno potè sottrarsi al suo richiamo.
La hall si popolò in pochi minuti.
"Salve ragazzi…!" salutò Harper sbadigliando.
Gli altri gli rivolsero un cenno del capo.
Non riuscivano nemmeno a parlare, sembravano una fila di zombi diretti verso la sala della colazione.
Le due lunghe tavolate erano ricolme di cornetti fumanti e caraffe di latte.
Il caffè aveva riempito la stanza con il suo aroma forte.
"Dalle vostre facce…" cominciò Gamo con un sorriso "…si direbbe che avete fatto bagordi…o sbaglio?"
Holly annuì addentando un cornetto "Eh si…Alan ci ha portato in discoteca…"
"A proposito…" intervenne Paul guardandosi intorno "…ma Al non è ancora sceso?"
"Se è per quello manca anche Benji!" notò Philip.
"Staranno ancora dormendo…" ridacchiò Bruce.
Il cameriere, che stava versando il succo d'arancia a Julian, lo dovette contraddire.
"Se vi riferite al signore con i capelli lunghi e a quello con il berretto…" disse serio "…sono usciti questa mattina molto presto"
Freddy Marshall aggrottò le sopracciglia "Quanto presto?" domandò
"Erano circa la cinque!"
"Alle cinque??" fece eco Rob "Io a quell'ora ero nel meglio del sonno!"

Chiuse lentamente la porta alle sue spalle per non fare rumore e attirare l'attenzione dei suoi compagni.
Poi sorrise. Che vuoi che sentano?
Staranno dormendo come sassi dopo quella notte brava.
Si cacciò i guanti nella tasca posteriore della tuta.
Scese lentamente le scale che lo avrebbero portato nella hall.
Da oggi sarebbe cominciato il suo allenamento speciale.
Aveva promesso a se stesso che si sarebbe allenato tre volte tanto per riuscire a battere quella squadra di cioccolatini giganti.
Si ammaccò i capelli ed infilò il cappellino.
Il suo compagno di mille battaglie.
E poi doveva anche far capire ad Alan chi era il portiere titolare.
Gli avrebbe dimostrato sul campo che, la tecnica nigeriana, non poteva competere con quella tedesca.
Arrivò nella hall e posò le chiavi della sua stanza sul bancone.
A quanto pareva non era l'unico ad essersi alzato presto.
Si disse dopo aver notato un altro mazzo di chiavi.
La 236.
Chi poteva essere?
L'albergo era occupato solo da loro.
Doveva essere Holly di sicuro.
Accennò un saluto al receptionist che mise a posto le due chiavi.
Si volse in direzione della porta di entrata.
C'era una figura all'esterno.
Il suo capitano doveva essere appena uscito.
Si avvicinò con sorriso ironico pronto alla sua prima battuta tagliente della giornata.
Ma, appena riuscì a distinguere i particolari che la schiena del giovani gli offriva attraverso i vetri, si fermò facendo scomparire il suo sorriso.
Anche alle cinque di mattina doveva perseguitarlo!!
Pensò in un misto di disperazione e rabbia.
I lunghi capelli raccolti in trecce erano inconfondibili.
"Maledizione!" ringhiò.
E va bene.
A quanto pareva la sfida sarebbe cominciata di prima mattina.
Assunse un'espressione austera e uscì dalla struttura.
Sentendo il trillo dei campanelli posti sopra la porta Alan si girò.
Sorrise nel vederlo.
Non la sopportava proprio quella sua aria tranquilla.
"Ciao Benji! Che sorpresa anche tu in piedi a quest'ora?" domandò entusiasta.
Il suo compagno fece un cenno d'assenso con il capo.
"Ti alleni?" domandò titubante.
Annuì e si chiuse la giacca della tuta.
Non lo guardava nemmeno negli occhi.
Il portiere della Nigerian International lo osservò confuso e inspiegabilmente rammaricato.
"Se…vuoi…." Provò a proporre "…potremo allenarci insieme…."
Ma Benji lo fermò subito "No grazie!" disse deciso alzando una mano "Ho un mio metodo…preferisco allenarmi in solitario!" e dopo averlo salutato, distrattamente, si avviò di corsa per la sua direzione.
Alan osservò perplesso la sua figura di spalle che si allontanava.
"Non…importa…" mormorò al vento.
Mise le cuffie e cominciò a correre.
Nella direzione opposta al suo compagno.

Avrò esagerato?
Pensò Benji mentre correva lungo le vie della città ancora dormiente.
Forse sono stato un po' troppo duro…in fondo non mi aveva chiesto nulla di male…
Non era stato certo il massimo della gentilezza con il suo compagno di squadra.
Non lo aveva neanche guardato in faccia, a stento gli aveva parlato.
In fondo Alan…è un bravo ragazzo…e poi lo conosco da un sacco di tempo…
Ma il suo risentimento verso la squadra nigeriana e la conquista della nomina di portiere titolare gli fecero scuotere la testa cancellando tutti i suoi buoni propositi.
Al diavolo! Siamo in guerra…non posso fare il gentile con il mio avversario…mica sono la sua balia che devo tenerlo d'occhio durante gli allenamenti? Affari suoi!
E continuò a correre imperterrito a testa alta.

La musica gridava forte nella sua testa, mentre la fresca brezza del mattino gli sfiorava la pelle.
L'asfalto scivolava veloce sotto i suoi piedi ma lui lo vedeva appena.
La sua mente era concentrata su altri pensieri.
Antipatico…davvero antipatico! esclamò Virgil con la sua voce dal timbro profondo e musicale
Si muoveva sospeso di una ventina di centimetri dal suolo Non era come me lo avevi descritto! aggiunse osservando il suo protetto.
Alan aveva lo sguardo piantato in punto lontano. Privo di espressione.
L'essere al suo fianco incrociò le braccia con stizza.
Ma hai sentito una parola di quello che ti ho detto? non ebbe risposta Alan!?
aggrottò le sopracciglia e storse il naso.
HEI!!! niente da fare. Velocemente gli tolse le cuffiette gridando QUANTO ANCORA DOVRO' URLARE PER FARMI SENTIRE DA TE?????
stavolta la voce di Virgil gli rimbombò violenta nell'orecchio sinistro, facendolo sobbalzare.
"Ma dico sei scemo??" esclamò massaggiandosi la parte offesa "Che hai da urlare? Ti sento benissimo!"
la creatura assunse un'espressione poco convinta Ah ma davvero?
il portiere si fermò continuando a saltellare sul posto.
"Beh? Che hai da guardarmi così?"
la sua guida era rimasta ferma con le mani ai fianchi. Il tuo amico è davvero odioso! esclamò alfine.
"Si non ha un bel carattere…" rispose con superficialità riprendendo la corsa.
Virgil gli si fece dietro Strano! disse Le tue parole erano state ben diverse a suo riguardo!
"Si vede che non lo ricordavo bene!"
Affermazioni veloci e molto superficiali le tue…
"Ma la pianti di farmi il terzo grado su Benjamin?" esclamò fermandosi di colpo.
La creatura si fermò qualche passo più avanti e l'osservò incuriosito.
Non dirmi che non te l'aspettavi nemmeno tu?
Alan abbassò lo sguardo evitando di rispondere "Mah…!" disse con distrazione e ritornò a correre.
La sua guida rimase ad osservarlo allontanarsi, gli si fece vicino.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Virgil aveva imparato che, quando Alan rispondeva con un 'mah', significava che non voleva parlare.
Ma sapeva anche che lo avrebbe fatto.
Solo non gli piaceva essere costretto.
Infatti, pochi minuti dopo, il portiere si fermò di colpo tenendo la testa bassa.
"E' vero…non me l'aspettavo nemmeno io!" affermò mettendosi le mani nella tasca della tuta.
Si poggiò lentamente ad un muro e la creatura gli si avvicinò.
"Non so che dirti Virgil! Benji non è mai stato così scontroso…almeno con me! Aveva sempre una parola di incoraggiamento! Ma da quando sono ritornato non mi saluta nemmeno…a stento mi rivolge la parola…e poi c'è quel suo sguardo perennemente ostile nei miei confronti…" sospirò pesante "…non so che dire!"
l'essere alato si sedette sulla cinta del muro. Lo ascoltava con attenzione. Lui aveva già una sua idea a riguardo.
A me vengono in mente le parole che Mbasa ti ha detto durante la partita…
Alan lo osservò incuriosito. Non ricordava a cosa si riferisse.
…quando lui disse che il tuo amico portiere non aveva preso molto bene quell'incontro…
"Si…ricordo…e allora?"
Non hai mai pensato che non avesse preso bene qualche altra cosa?
il portiere nigeriano scoppiò a ridere.
"Ahahaha! Ma dai Virgil…non mi verrai a dire, che Benji è così arrabbiato con me perché sono migliorato!! Ahahaha!!!"
la creatura lo squadrò con cipiglio di stizza.
Che hai da ridere? Era solo una mia osservazione!! e voltò lo sguardo dall'altra parte, incrociando le braccia.
"Su vecchio! Ti arrabbi troppo facilmente lo sai?"
si diede una spinta e si allontanò dal muretto. Distese i muscoli.
Improvvisamente gli era tornato il buonumore.
"Dai forza! Devo allenarmi ora! Penserò più tardi a queste cose e se proprio Benji ce l'ha con me…gli parlerò!"
si mise nuovamente le cuffie e ricominciò a correre isolandosi dal resto del mondo.

"Che coraggio alzarsi così presto!" esclamò Bruce portandosi le mani dietro la testa
"Guarda che l'abbiamo fatto anche noi per un po'…!" gli ricordò Rob
"E' un periodo, che stavo cercando di rimuovere dalla memoria!" sentenziò il difensore con un sospiro.
Il campo da calcio era già visibile all'orizzonte.
Il sole era alto e il cielo azzurro.
L'aria si stava scaldando. Ma questo era normale visto che si trovavano in pieno periodo estivo.
"Alla buon'ora!" esclamò una voce alle loro spalle.
"Ehilà mattiniero!" salutò Tom in direzione del Sggk, che si diresse in testa al gruppo. Rallentò la sua andatura e prese fiato stando al passo.
"Ti sei alzato col canto del gallo stamattina!" fece notare Mark con sarcasmo.
"Non mi piace poltrire in vista del mondiale!" rispose di rimando.
Il numero nove sbuffò mettendo le mani in tasca.
"Anche Alan si è alzato presto! Non vi siete incontrati?" domandò Julian
"No!" rispose secco
"Che strano…!" sospirò Holly "…credevo aveste deciso di allenarvi insieme! Non sai dove possa essere?"
"Non sono la sua balia!" concluse allontanandosi.
Che rabbia!
Che cavolo poteva saperne lui di dove Alan si fosse andato a cacciare!
Per quanto si sforzasse di rimanere indifferente davanti ai suoi compagni, il solo sentir pronunciare il nome del suo rivale, lo mandava in bestia.
"Ehi!" la voce di Ross lo raggiunse insieme alla sua mano.
"Mh?"
il libero gli si affiancò osservandolo quieto.
"Come mai sei così di pessimo umore?"
"Non sono affatto di pessimo umore…!" e si calcò il berretto sulla testa.
"Non si direbbe…"
il portiere alzò gli occhi al cielo esasperato.
"Julian, per favore, sono in piedi dalle cinque…ti dispiacerebbe?"
"Tu lo hai visto non è così?"
"Ma chi?" il suo tono era supplichevole.
Il libero non demorse. Sapeva che Benji stava facendo il finto tonto, e lo odiava quando si comportava così.
Questa situazione non avrebbe di certo giovato alla squadra.
"Hai visto Alan stamattina!"
Lo sapeva!
Eccome se lo sapeva che Julian stava parlando di lui!
Non ce la faceva più di sentire quel nome in ogni momento, lo stava facendo esasperare.
Sospirò cercando di mantenere la calma.
"Si! Ok? L'ho visto stamattina: lui è andato da una parte e io dall'altra! Contento?"
non attese la risposta del suo compagno ed aumentò il passo.
Il baronetto rimase indietro osservandolo allontanarsi.
Peggio di così non poteva andare.

Quando arrivarono in prossimità del campo notarono il cancello aperto.
Doveva esserci qualcuno.
"Salve signor Gamo!" salutò il custode dello stabile "Siete in ritardo oggi! Un vostro giocatore è già qui da un bel po'!" disse sorridendo.
Era così.
Al centro del campo, il portiere della nigerian international, palleggiava distrattamente.
Lo scalpiccio dell'erba attirò la sua attenzione.
Sorrise.
"Ehi!!" chiamò "Finalmente siete arrivati!! Siete in ritardo sapete?" aggiunse con ironia.
Lanciò la sfera verso l'alto e poi la colpì al volo appena fu nella sua zona di tiro.
Un calcio tagliente.
Lo sguardo di Benji seguì la sfera fino a che non si insaccò nella rete vuota.
La Lama Bianca.
La ricordava molto bene.
Sbuffò stizzato e si infilò velocemente i guanti.
"Veramente sei tu ad essere mattiniero!" gli fece notare Gamo.
Il portiere dai capelli rasta sorrise "Eh…eh!" ridacchiò grattandosi un sopracciglio "hai ragione…ma in Africa mi sveglio sempre verso le cinque….a quell'ora l'aria è fresca al punto giusto!" e fece un profondo respiro riempiendosi il polmoni delle sue mattine africane.
"Ci alleniamo?" esordì il portiere dell'Amburgo attirandosi gli sguardi dei suoi compagni.
"E' pieno di energie il nostro Sggk!"
"Mark…il tuo sarcasmo te lo puoi infilare tu-sai-dove!" concluse avviandosi al centro del campo.
Alan lo osservò perplesso.
Ancora arrabbiato.
Pensò. Fece per dire qualcosa ma, lo sguardo tagliente di Benji, fu più che sufficiente per fargli cambiare idea e restare in silenzio.
Meglio lasciar perdere per ora…

L'allenamento cominciò senza altri intoppi.
L'aria si scaldò velocemente, rendendo l'intero esercizio ancora più faticoso.
I giocatori si muovevano agili sul manto erboso mentre i loro corpi erano ormai madidi di sudore.
"Landers calcia più forte….!"
"Mason non perdere di vista la sfera…."
"Harper!!!! Stiamo giocando a calcio non a palle-in-faccia!! Quante volte te lo dovrò ripetere!!!"
la voce di Gamo arrivava sempre imperiosa alle loro orecchie sottolineando i loro difetti in modo che li correggessero.
Alan parava senza difficoltà i numerosi tiri che piovevano verso la sua porta.
Abituato con quelli di Mbasa…questi gli risultavano notevolmente facili.
Anche l'allenamento in sé non era poi sta' grande fatica.
Almeno per lui…
Il portiere nigeriano li osservò molto attentamente, i suoi compagni, e quello che vide non gli piacque molto.
Facendo due rapidi conti…la Nigeria li avrebbe spazzati via in un attimo e questo lo sapeva molto bene.
Avrebbe dovuto parlare dei suoi timori con Gamo e Holly…forse sarebbero riusciti a trovare una soluzione insieme….
Rimase ad osservare i suoi compagni con le braccia conserte. Lo sguardo era attento ad ogni loro movimento. Ma più li guardava, e più li vedeva sconfitti.
Sospirò grave.
"Che espressione concentrata!" esclamò Julian comparendo alle sue spalle.
Alan sorrise.
"Ho notato che stavi osservando i ragazzi con un notevole interesse…ci studi per poi raccontare i nostri schemi a Mbasa?" domandò sorridendo.
"Ma no…ma no…! I miei compagni della Nigeria hanno già capito come giocate, purtroppo…"
il libero lasciò fuggire un sonoro sospiro.
"Non ci voleva poi un genio per capirlo!" sentenziò con una rassegnazione che lasciò il portiere perplesso.
"Ho visto molto bene il gioco dei tuoi amici…" aggiunse senza staccare gli occhi dalla nazionale giapponese, che continuava ad allenarsi ignara dei loro discorsi "…che dire? Sono fenomenali! Pensi che abbiamo qualche speranza?"
pronunciare quel 'no' fu molto triste per lui.
Nei tre anni in Africa non aveva fatto altro che raccontare a tutti le meraviglie della sua nazionale.
Holly….Mark….il fortissimo Benji…
Rendersi conto della loro inferiorità gli fece male.
"Il problema…" aggiunse il portiere in tono grave "…è che dovrebbero essere più…come dire…più aperti e meno schematici!"
"Dici che dovrebbero farsi guidare di più dall'istinto?"
"Contro la Nigeria di sicuro!"
rimasero in silenzio per un attimo.
"Signori!!!" li richiamò la voce perentoria di Gamo "Facciamo salotto???"
"NO SIGNORE!" esclamarono in coro per poi scoppiare a ridere.
Alan fece per avviarsi in direzione della porta, quando la voce di Julian lo fermò.
"Ancora una cosa!" disse "Senti…."
Il libero si fermò come se stesse cercando le parole giuste.
Come poteva dire, ad Al, di non dar troppo peso al comportamento di Benji? Come poteva dirgli che, forse, era meglio se gli stava alla larga? la tensione che avvertiva tra di loro, avrebbe potuto avere delle ripercussioni su tutta la squadra.
"Senti…io…." Che diamine lui aveva sempre avuto le parole giuste al momento giusto….perché adesso non gli veniva niente in mente? "…senti forse Benji ti sembrerà un po' scontroso…."
"Lascia stare!" Alan lo aveva interrotto e ora lo osservava tranquillo "Non ti preoccupare…vedrò di parlarci in un altro momento…"
"Forse è meglio se…" tentò di dire
"…credo che chiarire sia la cosa migliore!"
"Non credo che sia il momento adatto!"
"Infatti non ho detto che ci parlo ora!" e sorrise "Non ti preoccupare, magari è solo un qualche malinteso!" e si allontanò per prendere posto tra i pali.
Julian lo osservò per un attimo. Sentiva che la cosa non si sarebbe risolta così facilmente.

Non era solo il problema della loro rigidezza nel rispettare lo schema. Era anche una questione propriamente atletica.
Alan non era stato del tutto sincero con Julian.
Il portiere temeva molto le loro carenze, soprattutto sul piano della resistenza.
La corsa li sfiancava subito…i loro scatti avevano un calante vertiginoso.
Cosa avrebbero potuto inventarsi, per sostenere i ritmi di gioco di Mbasa che erano sempre alti?
E l'agilità di N'gana? E la possanza di Jumbo? Se poi metteva in conto l'intuito di Ajuala e l'onnipresenza di Asjantij…oh mamma!!!
Si stropicciò i capelli come se volesse scrollarsi di dosso tutte quelle preoccupazioni. Ma non se ne andavano così facilmente.
Legò i rasta con una mezza coda e si avvicinò ad Ed e Benji.
Gli sfuggì un pesante sospiro.
"Ehi, che hai?" domandò Warner "Sembri un'anima in pena!"
"Più o meno…poi vi spiegherò…" concluse sorridendo.
"Tsk…sono affari tuoi!" esclamò il portiere dell'Amburgo incrociando le braccia sul petto.
Alan assunse un'espressine seccata.
Mo' basta!
Pensò.
"Senti un po'! la pianti di fare il princesso sul pisello? Non sopporto più questi tuoi scatti saccenti! Risparmiateli per i tedeschi!!"
Ed lo osservò interdetto.
Benji fece per rispondere qualcosa, ma ogni frase gli morì in gola.
Da quando, Alan, era diventato così diretto? Le sue guance assunsero in lieve color porpora. Si calcò il cappellino sulla testa e si allontanò ringhiando qualche insulto.
Il portiere della Toho e quello nigeriano si guardarono per un istante e poi scoppiarono a ridere sommessamente.
"Questa mi è piaciuta!" esclamò Ed cercando di non farsi vedere da Gamo, altrimenti avrebbe bofonchiato come al solito.
Alan sorrise. Forse punzecchiarlo, lo avrebbe scosso dal suo mutismo ostinato.
"Non so che cosa gli abbia preso a Benji!" affermò il karateka "Da quando abbiamo giocato con la Nigeria è diventato irritabile…certo non che prima fosse di chissà quale simpatia…!"
"Piacerebbe saperlo anche a me! Prima o poi ci parlo!"
"Buona fortuna!" concluse con ironia, gli diede una pacca sulla spalla e si mise in porta per ricevere i tiri dei suoi compagni.
Price era dall'altra parte del campo ed aveva un'espressione torva.
Forse non avrebbe dovuto ammonirlo davanti ad Ed…però se l'era cercata!
Gli sguardi dei due giocatori si incrociarono.
Se avesse potuto dargli un morso, Alan era convinto che Benji lo avrebbe fatto!
Nei suoi occhi leggeva uno strano furore.
Lui gli sorrise salutandolo con la mano.
Price sbuffò voltando lo sguardo di lato.

Che cavolo hai da ridere????
Ringhiò la sua mente.
Ti senti soddisfatto per il tuo exploi? Tsk…non hai fato altro che farmi arrabbiare di più!
Poi il suo viso assunse un'espressione seria.
Ma si può sapere che ti hanno fatto quegli zulù?…sei cambiato troppo in questi anni…o…forse…c'è stato qualcosa prima…
Ha avuto un sacco di problemi!
le parole di Mark affiorarono nella sua mente come una eco lontana.
Gli faceva uno strano effetto vederlo così sicuro di sé. Conscio dei suoi limiti e delle sue potenzialità.
E dire che lui si era sempre sentito in dovere di sostenerlo. Lo aveva sempre visto così debole…imbranato…e invece adesso…il suo sguardo emanava una forza incredibile.
Dovrei dargli il mio appoggio invece di trattarlo in questo modo…dovrei fargli i miei complimenti…ma perché non riesco ad essere felice per lui, accidenti!
Sbuffò seccato.
Vederlo come un rivale lo infastidiva enormemente. Adesso era lui che lo sosteneva.
Alan gli parlava come un suo pari, mostrava un occhio attento per tutto, era cresciuto.
Niente carinerie per i nemici…solo guerra!

L'allenamento si concluse sul far della sera.
Erano le nove ed il sole era appena scomparso oltre l'orizzonte.
"Ahiiiiiiii!!!!! Che dolore!!!!" esclamò Bruce stirandosi la schiena "Mi sento a pezzi!!"
Philip scosse il capo "Accidenti come ti stanchi subito Bruce!" fece notare.
Anche gli altri erano piuttosto stremati, dopo il trattamento-alla-Gamo, ma si reggevano ancora in piedi…anche se non erano molto stabili.
Lentamente si diressero verso l'uscita del campo.
La consapevolezza che all'albergo li attendeva un bel bagno caldo, rinfrancò i loro spiriti.
Alan li osservava preoccupato. Lui si sentiva fresco come una rosa e questo non era un buon segno!
"Mister io resto ancora un po'!"
quella frase di Benji richiamò l'attenzione dei suoi compagni.
"Ma come?" domandò Rob "Non sei a pezzi?"
"Mica sono delicato come voi!" esclamò con la sua solita saccenza.
"Tsk! Lasciamo il super uomo ai suoi super allenamenti!" sentenziò Mark con ironia voltandogli le spalle e allontanandosi.
"Resto anche io con lui!" affermò Marshall "Voi andate pure!"
Gamo osservò entrambi con indecisione. Poi si convinse "D'accordo!" disse "A dopo!" e lasciò il campo seguito dagli altri ragazzi.
Alan rimase ad osservarlo per un altro istante.
So perché lo fai…ma un allenamento extra senza un preciso potenziamento non ti servirà…se tu non fossi così cocciuto!
Poi sospirò
Vi aiuterò ad aprire le vostre menti all'istinto!
E si allontanò.

La hall era piena di giocatori.
Il bagno caldo era stato un toccasana e tutti sembravano aver recuperato parte delle loro energie.
Erano circa le dieci ed il cielo notturno era illuminato da una marea di stelle.
Le ragazze avevano invaso l'albergo per poter stare accanto ai loro campioni, ed ora, gironzolavano per i divanetti ascoltando il resoconto sull'allenamento.
"Povero il mio piccolo topolino!" esclamò Evelyn dando un pizzicotto sulla guancia di Bruce "Gamo vi sta proprio mettendo a ferro e fuoco!"
"Sisi" si affrettò a dire Harper "sono una povera vittima delle circostanze…e ho bisogno di taaaanto affetto!"
i ragazzi sorrisero.
Quando fece il suo ingresso nella hall, i suoi compagni stavano ridendo per qualcosa che aveva detto Bruce. La trovò una cosa assolutamente normale!
"Wow!" esclamò Maki all'improvviso "Ehi bell'uomo, dove vai tutto in tiro?"
il gruppo sul divanetto si voltò per osservare Alan.
Il giovane arrossì di colpo.
"Ma guarda che figurino!" caricò Mark.
Infondo non aveva tutti i torti.
Istinto si era presentato con un pantalone grigio classico che scendeva molto largo e a vita bassa.
La maglietta nera senza maniche e a collo alto aderiva in modo perfetto al suo fisico asciutto.
Mentre i capelli erano tirati in una mezza coda.
"Eddai ragazzi!" esclamò il giovane "non ditemi così chè mi mettete in imbarazzo!"
"Avanti dicci tutto! Seratina romantica?" ipotizzò Paul Diamond sorridendo.
"Si…porto Charlie a cena fuori"
"Esci? Ma non sei distrutto? Non avresti voglia solo di tuffarti tra le braccia di Morfeo?" esclamò Bruce strabuzzando gli occhi.
Alan sorrise "No affatto! Anzi, mi sento freschissimo!" e si avviò in direzione della porta "mica mi chiamo Bruce-perennementestanco-Harper!" concluse prima di uscire.
"Ahah…" rise Bruce con ironia "…davvero divertente!"

Osservò l'orologio ancora una volta.
La luce del lampione ne illuminò il quadrante e le lancette.
Erano le 22.13
Sarebbe dovuto arrivare tra qualche minuto e, come al solito, lei era in anticipo.
Finalmente una seratina tutta per loro.
Sorrise tra sé.
Rapidamente si diede un'ennesima lisciata alla longette nera di raso.
Una leggera brezza calda, si insinuava nella sua folta chioma fiammeggiante smuovendo qualche ricciolo.
Numerose coppiette passarono al suo fianco sorridendo.
Lei le osservò tranquilla.
Anche lei era felice…ma per quanto ancora?
Cercò di cacciare quel pensiero grigio dalla sua testa.
Si era promessa di non pensare a nulla per quella serata.
Voleva trascorrerla come una ragazza qualunque in compagnia del suo fidanzato.
Si!
Si autocaricò con energia.
Sarebbe stato tutto…
"Eccola la mia rossa di fuoco!" esclamò una voce allegra, mentre due forti braccia l'avvolgevano in un caldo abbraccio.
A Charlize il cuore saltò un battito per lo spavento.
"Alan!" esclamò voltandosi per guardarlo negli occhi "Accidenti mi stava per venire un infarto!" disse sorridendo.
"Scusami piccola! Ma non ho resistito!"
la giovane lo osservò con uno sguardo di finto rimprovero, poi lo prese sottobraccio dicendo
"Ok allora dove mi porti per farti perdonare?"
"Mhhh…." Istinto ci pensò un po' su "…allora mia gentile donzella, c'è un ristorantino italiano dove fanno degli spaghetti fantastici!"
lei sorrise entusiasta "Allora è deciso!".
Lentamente si avviarono nel quartiere italiano.

"Tavolo per due? Da questa parte!"
il 'Ristorante da Tonino e Concetta' era affollatissimo.
I camerieri si muovevano svelti tra i tavoli, prendendo le ordinazioni o portando vassoi ricolmi di ogni pietanza. E l'aria era satura del loro profumo succulento.
"Prego!" esclamò Alan facendo accomodare Charlie con estrema gentilezza.
"Grazie!" rispose lei sorpresa "non sapevo fossi un esperto di galateo…"
"Eheh! Ho tante doti nascoste!"
e cominciò a sfogliare il menù.
"Posso consigliarvi?" intervenne il cameriere con un sorriso "Se i signori mi permettono, shtasera ci sono degli shpaghett'con le cozze…che sono na' bellezza!"
"Perché no?" propose osservando la giovane, la quale, annuì con convinzione.
"Allora ce ne porti due porzioni grazie…ed una bottiglia di vino bianco…un Greco di Tufo"
Il cameriere sorrise allegro "Il signore è un eshperto! Ottima scelta, arrivano subito!"
Lo videro allontanarsi fischiettando.
Charlie sospirò "ehhh….finalmente siamo solo io e te….!" Disse con un sorriso.
Alan le prese la mano, osservandola con dolcezza.
"Già…sono anni che aspetto di potermi specchiare di nuovo nei tuoi occhi di smeraldo…mi sono mancati tantissimo"
lei arrossì "Dai…" mormorò "…così mi metti in imbarazzo!"
"Mi piace metterti in difficoltà!" concluse con un sorriso provocatore "…e mi piace vederti sorridere…non smettere mai, ti prego…il ricordo del tuo sorriso è stato il mio sprono a superare i giorni che si sono succeduti in questi tre anni…e vederlo ora, qui, reale, mi ripaga di tutto quello che ho dovuto affrontare."
Charlize rimase ad osservarlo, con espressione malinconica sul volto, e con dolcezza strinse la sua mano sorridendo "Sono contenta che tu sia finalmente tornato da me!"

Il cameriere servì le portate che i due giovani avevano ordinato.
Stappò la bottiglia di vino versandolo nei rispettivi bicchieri.
Le luci soft del ristorante, creavano un'ambientazione molto soffusa e, i loro visi, erano illuminati dalla candela posta al centro del tavolo.
Parlarono.
Parlarono di tutto quello che era avvenuto nelle loro vite in quei tre anni.
Di come Alan si sentiva profondamente cambiato.
Di come Charlie era arrivata terza nel mondiale e prima nel torneo nazionale.
Di come avessero sentito la mancanza l'uno dell'altra.
Le loro parole si mischiarono al sottofondo musicale del violino che, dolcemente, suonava in un angolo.
La giovane stava rigirando il bicchiere pieno a metà quando disse "Non ti sembra buffo?"
Il portiere le rivolse un'espressione interrogativa "Cosa?"
"Beh…stiamo insieme da tre anni…e questo è il nostro primo, vero appuntamento!"
Alan rimase per un momento interdetto, con la forchetta a mezz'aria, poi sorrise "Eh…si! È proprio vero! Non siamo una coppia molto convenzionale, non trovi?"
"Direi proprio di no!"
…ma quanto vorrei che lo fossimo…
rimase sospeso, quel pensiero sulle sue labbra, senza essere tradotto in suono.
Non era il caso di precorrere i tempi. Non era ancora il momento.
E forse…non lo sarebbe mai stato.
Sospirò pesantemente.
Un po' troppo pesantemente.
"Qualcosa non va bimba?"
domandò il giovane posando il tovagliolo sul tavolo.
"No nulla!" si affrettò a rispondere apparendo il più naturale possibile.
"Ti va di andare nel parco? Fanno i fuochi sull'acqua sta sera!"
"Si!" rispose entusiasta "Mi piacerebbe vederli!"
lui fece un gesto con la mano.
"Detto fatto! Cameriere!"
l'uomo che li aveva serviti per tutta la serata, raggiunse il loro tavolo velocemente.
"Vi posso servire?"
"Il conto per favore!"
l'uomo fece un rapido inchino, in segno d'assenso, e si dileguò.
"Ho proprio voglia di passeggiare con te!" esclamò sorridendo gustandosi l'ultimo sorso del Greco di Tufo.
Il cameriere arrivò poco dopo con un vassoio d'argento sul quale era posto il bigliettino con il conto.

L'aria era ancora calda nonostante fossero le undici passate.
E la brezza leggera si manteneva costante.
Il parco era pieno di coppie ma, comunque, si presentava molto silenzioso.
Avanzarono adagio lungo i viali.
Alan la cingeva le spalle con un braccio mentre lei, gli circondava la vita con il suo.
Camminarono in silenzio, accompagnati dal canto dei grilli, e si fermarono nei pressi del lago.
I fuochi erano appena cominciati.
Il cielo si illuminò in un attimo di mille colori.
"Che meraviglia!"
esclamò Charlie avvicinandosi alla ringhiera.
Strani disegni o semplici cascate di luce, si dipingevano nell'aria e si riflettevano nell'acqua placida del lago.
Alan osservò i suoi ricci rossi che venivano smossi dal vento.
Erano così belli.
Le si avvicinò abbracciandola.
"Ehi! Che succede?" mormorò la giovane con un sorriso.
"Nulla!" sospirò lentamente "volevo solo tenerti stretta per un po'!"
"Non scappo mica sai!"
"Lo so…" …ma sarò io quello che non resta… "…non ho avuto modo di dirtelo prima…" cominciò dopo una breve pausa.
Charlize si voltò per poterlo osservare meglio negli occhi.
"…appena termina il campionato…ritornerò in Africa…!" disse inarcando un sopracciglio.
Li separò un lungo silenzio.
Un fuoco d'artificio colorò tutto di viola.
"Ah…si…" mormorò la ragazza con espressione delusa "…e quanto starai via?"
"Non so…resterò alla Nigerian International come giocatore della squadra…e ho pensato di frequentare anche l'università lì…" poi più lentamente "…sei arrabbiata?"
la risposta non fu immediata.
"No…certo che no…è la tua grande occasione! Loro sono il tuo futuro!"
"Ma lo sei anche tu!"
sorrise "Si lo so! Però…sono sicura che lì farai grandi cose!"
nel suo sguardo, Alan lesse una incredibile tranquillità.
Era davvero contenta per lui.
L'abbracciò stretta.
"Ti verrò a trovare molto spesso te lo prometto!"
…so che lo farai…ed io sarò qui ad abbracciarti tutte le volte che tornerai…finchè potrò…
rimase a cullarsi nel calore del suo abbraccio, ancora un momento, prima di separarsi.
Lentamente, poggiò una mano sul suo torace.
"E' cicatrizzata completamente?" domandò con sguardo spento
"Si…ormai ho tre nuovi tatuaggi!" rispose con un sorriso
"Ci sei andato molto vicino questa volta…"
lui strinse la mano di Charlie e sentì che era gelata.
"Ci vado sempre vicino…" mormorò poggiando la sua fronte su quella della ragazza "…ma come mi avvicino…la morte si allontana…non temere per me, ho chi mi protegge!"
i fuochi artificiali continuavano a brillare nel cielo notturno, mentre le loro labbra, si univano in un dolcissimo bacio.



 

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