Non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Ripensava a quello che era successo, o meglio che non era successo ma stava per
succedere, davanti alla sua macchina.
Guardava fisso il soffitto della sua
stanza sdraiato sul letto, le mani sotto la testa. Erano le quattro del mattino
ed il sole non era ancora sorto.
Tre colpi secchi alla sua porta lo fecero
trasalire.
<Chi cavolo può essere sveglio a quest'ora?> si domandò
incerto se rispondere o no, poi disse "Avanti"
Con l'espressione
di chi la sa lunga, Paul fece capolino da dietro la porta.
"Immaginavo
fossi ancora sveglio!" esclamò entrando e richiudendo lesto la porta
dietro di sé. Alan lo guardò per un momento, perplesso, poi rispose
"E tu che ci fai in piedi a quest'ora?"
"Non sono venuto per
parlare di me, ma di te!"
Paul capiva sempre tutto! Come cavolo aveva
fatto ad accorgersi che c'era qualcosa che non andava?
"E' inutile che
ti scervelli per capire come faccio ad aver capito!" gli disse leggendogli
letteralmente nella testa "ti conosco troppo bene!"
Alan sospirò
e disse "Credo di essermi innamorato"
"Ma va? Questo l'avevo
capito prima di te!"
"Sei venuto per criticarmi o per ascoltarmi?"
gli rispose secco
Paul lo guardò rassegnato e si sedette su una sedia
di fronte a lui.
Alan tornò a guardare il soffitto "Prima
ci
siamo quasi baciati e poi
"
"E poi
?"
"E'
squillato il telefonino!"
il suo amico alzò gli occhi al cielo
"Benedetti cellulari, sempre sul più bello!"
"Non è
questo il problema! È che lei aveva un'espressione quasi spaventata, forse
è colpa mia!"
"Ma va' non esagerare come il tuo solito. Forse
anche lei è rimasta come sorpresa da quello che stava per succedere. In
fondo voi siete prima di tutto amici di vecchia data!"
"Forse è
così, però
che devo fare?"
"E lo domandi a me?
Non sei tu il Conquistador de Siviglia?"
Alan lo fulminò con lo
sguardo
"Ok stavo scherzando!" si difese Paul asciugandosi l'enorme
gocciolone che gli pendeva dalla testa! "Comunque lo vuoi davvero un consiglio
no? Allora DORMI!"
Alan, che era caduto dal letto, cercò di alzarsi
"Lo
dico per te!" continuò Paul imperterrito "vedrai che dopo una
bella dormita vedrai tutto in rosa!! E lascia che tutto vada da sé
"
senza dargli il tempo di rispondere si alzò e uscì dalla stanza
lasciandolo ancora seduto a terra mentre gli ultimi sprazzi di luna filtravano
dalle tende.
"Credo di aver affrettato i tempi e averlo
spaventato!" esclamò in tono triste Charlie seduta sul letto della
sua stanza, Maki, che le stava di fronte con le gambe incrociate a mo' di indiano,
stringeva a sé un cuscino e la guardava attenta
"Io, non direi"
le disse "in fondo è lui che ha cercato di baciarti, perché
fermarsi all'ultimo momento?"
Charlize scosse il capo silenziosa
"Credo
che la scoperta di provare un sentimento più forte dell'amicizia abbia
sorpreso un po' tutti e due. Tu che ne pensi, ho ragione?"
"Forse
si, ma non so proprio che dirti
e poi domani come farò a guardarlo
in faccia?"
"Farai come hai sempre fatto fino adesso, credo che anche
lui sarà un po' imbarazzato!"
"Domani sarà una lunga
giornata
" e si rilassò contro la parete.
Quella
mattina il caldo era davvero soffocante, come una cappa, stagnava l'aria e si
appiccicava sulla pelle.
"Ragazzi io devo buttarmi a mare o mi dovrete
raccogliere con il cucchiaino!" esclamò Ed mentre continuava a farsi
vento con la mano
"Hai ragione!!" gli accordò Danny "allora
andiamo?" e si avviò verso l'uscita della terrazza e cominciò
a scendere le scale di pietra che costeggiavano la scogliera sulla quale si affacciava
la villa e che conducevano ad una spiaggetta privata. Maki e Mark si accodarono
ai due mente la ragazza lanciò un'ultima occhiata a Charlie che era rimasta
appoggiata allo stipite della vetrata scorrevole del terrazzo.
"Tu non
vieni vero?" domandò inutilmente Paul ad Alan che non si era neanche
alzato dalla poltrona
"Domanda stupida!" gli rispose con un sorriso
ironico. Il difensore della New Team rispose al suo sorriso e si avviò
verso le scale.
"Senti ragazza" mormorò a Charlie appena le
fu vicino mettendole una mano sulla spalla e sorridendo malizioso "non chiacchierate
troppo!!!" e le strizzò l'occhio.
Ora erano soli
"Fa
fa
caldo eh?" disse d'improvviso Alan rompendo quel silenzio insopportabile
che si era creato dopo che anche Paul era andato via
"Eh si
"
rispose Charlie trasalendo
"Si
come mai non sei andata con loro?"
"Non
non
ne avevo voglia
" <No così non va!> pensò la ragazza
continuando a dargli le spalle perché non aveva il coraggio di guardarlo
<se continuiamo così arriveremo su terreni pericolosi
>
"E
tu perché non sei andato?"
Alan si bloccò improvviso, non
si aspettava quella domanda "Io
ecco io
" <Accidenti ed
ora che dico?> si disperò
Charlie si era completamente dimenticata
dell'astio che correva tra Al e il mare e gli sovvenne solo dopo che ebbe pronunciato
quella frase, se ne pentì
poi però <Ho trovato il modo per
cambiare discorso!>
Si voltò cercando di non guardarlo direttamente
negli occhi ma gli fu impossibile.
Alan stava ancora cercando di trovare una
risposta alla domanda di Charlize, ma non gli veniva nulla in mente ed intanto
lei si era seduta sulla poltrona di fianco alla sua.
"Credi che non me
ne sia accorta?" disse piano facendolo voltare "c'è uno strano
attrito tra te e il mare! Trovi sempre una scusa per non avvicinarti, anche solo
per guardarlo e lo hai fatto
anche ieri sera" disse un po' forzatamente
queste ultime parole.
Al era nervoso e lo si vedeva chiaramente. Forse, pensò
lei, avrebbe dovuto lasciare perdere ma Al non poteva continuare a tenersi tutto
dentro, gli avrebbe fatto solo del male.
"E' una storia vecchia di cui
preferisco non parlare
" disse distogliendo lo sguardo
"Credo
che parlarne ti farebbe bene
forse potrei aiutarti a
"
Alan
si voltò di scatto e la trapassò con uno sguardo che la fece trasalire.
Non aveva mai visto due occhi più inferociti dei suoi
"Aiutarmi
a fare che? Eh?" ringhiò ironico "tutti volete aiutarmi
tu,
mia madre, mio padre
ma io non ho bisogno del vostro aiuto perché
voi non potete aiutarmi
cosa cavolo ne sapete di quello che ho io dentro
eh?" la sua voce era piena di rabbia ed era aumentata di tono e aumentava
a mano a mano che parlava fino a che non si ritrovò a gridare "COSA?
DOVETE LASCIARMI IN PACE E SMETTERLA DI IMPICCIARVI DELLA MIA VITA! CHIARO?!"
con tutta la rabbia che aveva in corpo sferrò un pungo sul tavolino in
legno vicino a lui sfasciandolo.
Charlize sobbalzò tenendo lo sguardo
basso mentre la figura di Alan torreggiava imponete di fronte a lei. Con un filo
di voce disse "Scusa
scusami
hai ragione non
non dovevo impicciarmi
ti
chiedo perdono
" e scappò via non potendo più controllare
le lacrime che cominciavano a cadere copiose sulle sue guance.
Alan era rimasto
lì fermo e, come se si fosse risvegliato da un incubo, si rese conto di
quello che era appena successo "Oh no!" si disse guardandosi le mani
"l'ho fatto di nuovo, come ho potuto perdere il controllo di nuovo"
poi alzò la testa di scatto "Charlie!" esclamò e le corse
dietro "Charlie aspetta
"
Appena fu arrivata in camera sua chiuse
a chiave la porta dietro di sé e si gettò sul letto piangendo senza
controllo. Mentre Al bussò alla sua porta
"Charlie?" chiamò
"Charlie ti prego scusami
io non so cosa mi sia preso
non volevo
gridare con te in quel modo
Charlie ti prego apri, lascia che ti spieghi
"
ma non ricevette nessuna risposta, stava per bussare di nuovo quando sentì
numerosi singhiozzi provenire dalla stanza. Stava piangendo. Abbassò lentamente
la mano e si appoggiò con la fronte sulla porta "Mi dispiace Charlie"
mormorò "non volevo
davvero" e si allontanò.
Uscì
dalla villa e si poggiò contro un albero dal quale si poteva vedere il
balcone della stanza di Charlize. Le tende erano chiuse.
Lentamente scivolò
contro il tronco fino a toccare il suolo erboso e rimase con la testa alta verso
la sua stanza.
"Come al solito me lo sono dimenticato
di nuovo!" sbuffò Paul mentre lentamente risaliva le scale di pietra
"dannati telefonini!". Aveva nuovamente dimenticato il cellulare in
casa e stava tornando a prenderlo. Già sentiva la voce di Alan che lo rimproverava
'Che cavolo li avete a fare questi telefoni se non ve li portate mai!'. Sorrise
preparandosi psicologicamente alla ramanzina e poi
era curioso di vedere
com'era la situazione!
D'un tratto venne distolto dai suoi pensieri notando
una figura seduta ai piedi dell'albero di fronte alla villa.
"Alan?"
si domandò avendolo riconosciuto subito "ma che ci fa lì per
terra!?". la cosa gli cominciò a piacere poco.
"Hei
Romeo!" lo chiamò la voce del suo amico Paul comparendo dalle scale
"aspetti che Giulietta si affacci al balcone?".
Come se non l'avesse
sentito rimase silente a fissare la stanza di Charlize.
Paul inarcò
un sopracciglio preoccupato "Ehi Al, ma cos'hai?" e gli poggiò
una mano sulla spalla come per scuoterlo.
"L'ho fatto di nuovo" mormorò
"ho perso il controllo e l'ho fatta piangere"
il difensore della
New Team non riusciva a capire "Alan che hai fatto?!" domandò
in tono incredibilmente serio.
"Sono una bestia!" disse atono e con
sguardo assente. Poi si alzò lentamente ed entrò in casa. Arrivato
nel salone senza dire una parola prese una bottiglia di Scotch e se ne versò
uno doppio e liscio, poi si accese una sigaretta e si sedette pesantemente sul
divano fissando il liquido trasparente che aveva tra le mani.
Paul si sedette
sulla poltrona accanto guardandolo preoccupato, poi Alan cominciò.
"Mi
ha chiesto perché odiassi così tanto il mare, perché lo temessi."
E trangugiò in un sorso il drink per poi versarsene un altro. Tirò
una lunga boccata dalla sigaretta e continuò.
"Io
volevo cambiare
discorso ma lei ha insistito" e giù di nuovo il doppio Scotch. La
mano che reggeva il bicchiere cominciò a tremare leggermente e anche la
voce tese ad incrinarsi "mi ha detto che
parlarne mi avrebbe fatto bene
che
forse avrebbe potuto aiutarmi
" e si scolò il terzo
"E
tu sai bene
" disse tra i denti "che io detesto quando
mi dicono così" il quarto. Paul lo guardò sempre più
preoccupato, ma non disse niente.
"E' stato allora che ho perso il controllo
ed ho cominciato ad urlare" serrò la mano intono al bicchiere mentre
sul suo viso si delineava un'espressione di dolore e rabbia "ho sfasciato
anche il tavolino!" ed indicò la massa informe di legno che stava
loro davanti.
Paul non se n'era accorto, e sbarrò gli occhi. Conosceva
le crisi di Alan e le famose liti con i suoi, ma non gli era mai preso così.
"Lei
è scappata via" continuò l' amico "e
quando mi sono
accorto di quello che avevo fatto
era già troppo tardi" e si
alzò in piedi cominciando a passeggiare per la stanza.
Paul non sapeva
che dire, ma doveva fare qualcosa "Cerca di calmarti ora" gli disse
calmo "appena le sarà passata le spiegherai la situazione
"
"Come
ho potuto
" mormorò passandosi una mano nei capelli, senza nemmeno
ascoltarlo "sai che penso a volte?" disse poi poggiandosi allo stipite
della porta scorrevole del terrazzo.
Paul lo guardava silente.
"Penso
che sarebbe stato meglio per tutti se quello squalo
quel giorno
"
Il
difensore della New Team balzò in piedi esterrefatto "Alan ma che
diavolo dici!" esclamò non potendo credere alle parole appena pronunciate
dall'amico "come puoi dire una cosa simile!"
"Già perché
vivere così è meglio?" rispose in tono brusco il portiere della
New Team "sono diventato intrattabile, irascibile, sono una bestia. Non solo
con i miei genitori, che soffrono per causa mia, ma ora anche Charlie! Sai
sai
perché faccio le corse clandestine?" domandò il giovane al
suo amico il quale era rimasto con gli occhi sbarrati.
"Le faccio nella
speranza che un giorno
qualcosa vada storto
" poi in tono ironico
"sono troppo vigliacco per uccidermi con le mie mani" e distolse lo
sguardo. Paul lo afferrò per le spalle sconvolto "Alan ma ti rendi
conto di quello che stai dicendo?"
"Purtroppo, me ne rendo conto
troppo bene" il suo sguardo era pieno di rassegnazione. Si liberò
della stretta dell'amico e prese le chiavi della Jaguar.
"Dove vuoi andare
ora?" domandò Paul preoccupato. Alan non rispose e salì in
macchina mentre Paul continuava a gridare "Non puoi guidare in quelle condizioni
fermati! Alan!!!"
ma ormai era troppo tardi, il giovane era già
partito sgommando.
Non riusciva a smettere, era più
forte di lei. Le lacrime non la smettevano di scivolarle lungo le guance e non
riusciva a capire la rabbia con cui era esploso Alan. Più ci pensava e
più non riusciva a contenersi. Non lo aveva mai visto così, no quello
non era il suo Alan, non era quel ragazzo buono e gentile che aveva conosciuto
dodici anni fa.
Non si era mai spaventata tanto in vita sua. Se solo ripensava
ai suoi occhi, sembravano tizzoni ardenti.
"Perché
"
mormorò tra i singhiozzi "qual'è
il motivo di tanta rabbia
cosa
ti sta corrodendo
"
Lentamente cominciò a calmarsi quando
sentì la voce di Paul gridare.
Senza pensarci un attimo si affacciò
al balcone della sua stanza e vide Alan montare in macchina e partire sgommando
mentre Paul lo richiamava a gran voce
"Non puoi guidare in quelle condizioni
fermati!"
questa frase la fece rabbrividire e scese di corsa le scale
per parlare con Paul, solo lui ora poteva, anzi, doveva raccontargli tutta la
faccenda.
L'auto era già lontana mentre il polverone
che aveva alzato cominciava a diradarsi.
"Cristo!" sbottò
Paul tra i denti non riuscendo a contenersi e diede un calcio alla terra.
"Paul!"
lo richiamò la voce di Charlize costringendolo a voltarsi.
<Oh cazzo!>
pensò il difensore della New Team <deve avermi sentito gridare. Ed ora
che le dico?>
"Charlie!" disse avvicinandosi a lei "come
va?" le domandò notando che i suoi occhi erano rossi <Deve aver
pianto molto!> pensò.
"Dov'è Alan?" domandò
Charlie visibilmente agitata continuandosi a guardare intorno.
"Ecco vedi
"
"DOV'E'?"
"Ha preso la macchina e si è allontanato. Aveva bisogno di stare
da solo"
"Giù nel salone ho visto la bottiglia dello Scotch
mezza vuota" i suoi occhi erano pieni di preoccupazione "ha bevuto non
è vero?"
"Un po'
" non sapeva come dirglielo senza
agitarla ulteriormente ma era tutto inutile
"Oddio!
" esclamò
passandosi le mani nei capelli "è tutta colpa mia! Se io non avessi
insistito affinché mi spiegasse la sua situazione forse tutto questo non
sarebbe successo!" nuove lacrime le solcarono il viso. Paul la prese per
le spalle costringendola a calmarsi
"Non dire così! Anzi hai fatto
bene a scuoterlo! Forse avrei dovuto farlo io molto tempo fa
"
"Paul
ti prego
" lo supplicò "devi dirmi come stanno le cose
"
i suoi occhi erano fermi su quelli di lui. Paul fece un profondo respiro poi disse
"Preparati a sentire una triste storia!" e lentamente cominciarono a
camminare mentre il difensore della New Team iniziava il suo racconto.
<Non
posso più andare avanti così. Deve finire!>
Alan non riusciva
a darsi pace mentre lanciava la sua Jaguar a velocità incoscienti. La statale
era sgombra anche se mezzogiorno era passato da un po'. Ma lui non se ne curava
minimamente. Cosa importava se un'auto fosse sbucata all'improvviso da dietro
la curva e gli fosse finita addosso, cosa importava se per la troppa velocità
avesse perso il controllo della sua 'signorina', cosa importava se fosse precipitato
oltre il guardarail e si fosse schiantato lungo la parete della scogliera che
dava sul mare, cosa importava?
La sua testa era una marea di pensieri confusi,
tristi, arrabbiati, disperati e doveva fare prima i conti con loro, il resto sarebbe
venuto dopo.
<Non volevo trattarti così Charlie, tu sei l'ultima
persona a cui avrei voluto fare del male. Ti amo e non riesco a capacitarmi di
quello che ho fatto
perdonami
perdonatemi
mamma,papà
dal
giorno dell'incidente vi ho creato solo guai
Paul, tu che mi hai sopportato
fino adesso, mi hai ascoltato ed io non ti ho nemmeno ringraziato per essere stato
dietro a tutte le mie assurde follie!
perdonatemi tutti!>
120
140
160
180
190
"BASTA!!
TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! DEVE FINIRE!"
Le sue grida si dispersero effimere
nell'aria mentre con gli occhi chiusi per sfogare meglio la sua disperazione si
avviava verso il suo destino.
L'uomo fischiettava tranquillo.
La statale a quell'ora era sempre deserta e poteva permettersi di superare per
un attimo il limite di velocità e provare l'ebbrezza dell'agire fuori dalla
legge.
Il suo furgoncino filava tranquillo sulla strada sgombra. La boscaglia
fitta da un lato, la scogliera che dava sul mare dall'altro. Che spettacolo! Il
mare a quell'ora era sempre una tavola tranquilla.
"Con questo caldo un
bel bagno ci vorrebbe proprio
" e dicendo questo si fece cadere la sigaretta
che aveva al lato della bocca facendola finire sui suoi calzoncini corti.
"Porca
"
esclamò cominciando a dimenarsi all'interno dell'abitacolo della sua vettura
distraendosi dal controllare la strada, tanto chi vuoi che passi a quell'ora!
"Eccoti
maledetta!" esclamò dopo averla presa "Per Diana, dovrò
smettere di fumare prima o poi!" esclamò ridendo sotto i baffi tornando
a guardare la strada. Una macchia di un colore scuro gli si stava fiondando addosso.
"MADONNA
SANTISSIMA!" esclamò sterzando e frenando di botto.
Quando
riaprì gli occhi il furgoncino era ad un respiro da lui.
"JOSAFATTE!"
una
sterzata, una contro sterzata, una frenata. Ma l'auto era impossibile da governare,
andava troppo veloce e lo sterzo si muoveva contro la sua volontà.
Sentì
l'impatto contro il guardarail e credette di riuscire a fermarsi ma l'auto continuò
la sua corsa.
L'ultima speranza
tirò il freno a mano.
Seguì
un lungo stridere delle ruote che si inchiodarono al terreno sdrucciolo.
La
scogliera era così vicina
"MAMMA SANTISSIMA!
Si sente bene? Mi risponda giovanotto, mi risponda"
una voce d'uomo profonda
lo stava chiamando.
"Cosa
" mormorò alzando la testa
dallo sterzo della sua macchina. L'impatto era stato molto violento per fortuna
però portava la cintura di sicurezza. Alan si rilassò contro lo
schienale del sediolino. Era ancora nella sua Jaguar. Era forse morto? La voce
doveva essere di qualcuno
angelo o diavolo
.?
Lentamente l'immagine
si fece più nitida
"Forza figliolo svegliati! Mi hai fatto
prendere un colpo!" il baffuto signore lo guardava preoccupato
"Sono
morto?" domandò Alan inconsciamente
"No, ma ci sei andato
molto vicino!"
"Molto
vicino
" ripeté mentre
lentamente prese coscienza di quello che era successo. D'improvviso ritornò
lucido "Cristo Santo!" esclamò non riuscendo a controllarsi.
"Eh
si, Gesù è davvero Santissimo!" gli accordò l'uomo "Solo
un suo miracolo ha impedito alla tua macchina di precipitare dalla scogliera!"
Alan
allungò lo sguardo oltre il cofano: a meno di mezzo metro c'era il baratro!
"Perdonami
ragazzo
" continuò il signore "è colpa mia
correvo
troppo
mi sono distratto
"
"No, non si preoccupi!"
lo fermò Alan "anche io non andavo di certo piano. La colpa è
stata di tutti e due
"
"Ma guarda come è ridotta la tua
macchina
!" ed indicò il parabrezza sfasciato della Jaguar. Doveva
essere stato l'urto con il guardarail.
"Nessun problema grave!" rispose
il giovane abbozzando un sorriso "lei non deve preoccuparsi. Approposito
come sta il suo furgoncino?"
l'uomo lo guardò sorpreso "E'
tutto intero!" rispose "ce la fa a camminare ancora!"
"Bene
allora. Non si preoccupi per me vada pure a casa."
"Ma è
sicuro?" insisté l'uomo "non vuole che l'accompagni al pronto
soccorso per vedere se è davvero tutto a posto?"
"Si davvero,
vada tranquillo tanto
sto bene"
Il signore lo guardò per un
momento poi fece come gli aveva detto Alan e, rimontato sul furgoncino, si allontanò.
Il
giovane fece un profondo respiro e lentamente scese dalla sua vettura.
Con
lo sguardo fermo si avvicinò allo strapiombo e, per la prima volta dall'incidente,
guardò il mare dall'alto senza provare paura ma voglia di rivalsa "Scriverò
la parola fine a tutto questo."
E dopo essere rimontato sulla Jaguar ripartì,
ultima fermata: la spiaggia.