La pioggia scrosciava imperterrita sulla
scogliera, increspando il mare che da tranquilla tavola blu si era trasformato
in mostro grigio.
Paul osservava lo scorrere della pioggia sui vetri della
terrazza del salone.
Erano tutti riuniti in quella stanza, Alan non si era
ancora ripreso. Vigeva il più terrificante dei silenzi.
Ed e Danny occupavano
il divano, Mark era seduto su una delle due poltrone, Charlie occupava l'altra,
Maki era seduta in braccio a Mark.
"Cos'era quella roba che gli hai sparato
nel braccio?" domandò Ed all'improvviso.
Paul continuò a
guardare fuori "E' un farmaco che serve per gli attacchi di panico"
disse semplicemente "ho dovuto somministrarglielo molte volte in passato
"
Nuovo
silenzio.
"Vado a vedere se si è ripreso" disse d'un tratto
Charlie alzandosi e dirigendosi verso le scale. Paul la vide allontanarsi nel
riflesso del vetro.
Charlize aprì lentamente la porta
senza fare il minimo rumore e, con la stessa delicatezza la richiuse alle sue
spalle.
Alan stava ancora riposando. Lentamente si avvicinò a lui sedendoglisi
accanto.
"Mio povero Alan" mormorò sfiorandogli la mano con
la leggerezza di una piuma. Lo osservò dormire ancora per un istante poi
si alzò e si diresse verso la terrazza della sua stanza. Scostò
leggermente le tende chiuse e si fermò ad osservare il paesaggio.
<Ricordo
ancora il giorno che ti ho conosciuto > pensò <Ero da poco arrivata
ed era il primo anno che passavo lì. Feci subito amicizia con i bambini
della zona. Poi mi accorsi della tua presenza.
Ti fermavi spesso ad osservarci
giocare ma non ti avvicinavi mai. Mi ricordo che gli altri bambini mi dissero
che stavi sempre da solo, che non parlavi mai con loro. Fu allora che pensai che
fossi molto timido. Mi ricordo che il giorno che decisi di fare amicizia con te
ti trovai seduto su uno degli scogli a guardare il mare. Eri così assorto
nei tuoi pensieri che mi dispiacque molto disturbarti. Differentemente da quello
che mi immaginavo, facemmo subito amicizia. Eri diverso da come ti avevano descritto
gli altri: musone, solitario. Sapevi un sacco di cose e riuscivi sempre a stupirmi.
Anche se avevamo la stessa età, tu per me eri come un fratello maggiore.
Poi mi mostrasti il tuo rifugio che battezzammo 'Covo dell'Angelo'. Mi sei sempre
stato vicino e credo di essere sempre stata innamorata di te, fin da quando ero
piccola, ma di essermene accorta solo ora.>
Cos'era stato
quel calore improvviso che lo aveva sfiorato? Qualcosa di meraviglioso lo aveva
avvolto e lasciato in un istante. Aprì lentamente gli occhi e si guardò
intorno per capire dove fosse.
Era la sua stanza a casa di Danny. Si ricordò
di ciò che gli era successo ma riuscì a non agitarsi di nuovo. Si
rizzò a sedere, volse leggermente il viso verso la terrazza e vide Charlize.
Era lì, ad osservare il paesaggio attraverso le tende. Stava piovendo a
dirotto.
<Dolcissima Charlie > pensò osservando l'agile figura
della ragazza <mi dispiace averti fatto preoccupare così. Se potessi
tornare indietro non ti farei del male
> involontariamente gli sfuggì
un profondo sospiro che fece voltare la giovane dai folti capelli rossi.
"Alan!"
esclamò lei e in un attimo gli fu vicino. Si sedette sul letto accanto
a lui e lo guardò preoccupata "come ti senti? Stai bene?"
"No
non
sto bene" rispose serio il giovane "e mi dispiace di averti fatto preoccupare
così. Ti prego di scusarmi
non volevo gridare con te a quel modo oggi,
ho perso il controllo
"
"Non devi scusarti" disse lei con
un tono di voce rassicurante "Paul mi ha raccontato tutta la storia
sono
io a dovermi scusare per non averti capito e per aver insistito"
Alan
rimase senza parole "No. La colpa non è tua. Per troppi anni ho creduto
di poterne uscire con le mie sole forze
ma mi sono sbagliato e ho fatto del
male a troppe persone" distolse lo sguardo "sono una bomba che esplode
troppo facilmente e ferisce chi gli sta intorno
"
Charlize notò
che la sua voce cominciava ad incrinarsi e gli occhi gli si fecero lucidi.
"Non
dire così
" gli disse prendendogli il viso tra le mani costringendolo
a guardarla negli occhi "vedrai che risolveremo la cosa insieme
se tu
vuoi. Non sei da solo Alan
."
Quei limpidi occhi verdi gli smossero
qualcosa dentro. Le prese le mani, poggiò la testa contro la spalla di
Charlize e pianse.
"Vado a vedere com'è la situazione"
disse improvvisamente Paul dirigendosi con rapide falcate in direzione delle scale
che portavano ai piani superiori. Gli altri lo guardarono allontanarsi.
"Tanto
non lo sopportavo quel tavolino!" esclamò Danny serio. Tutti sorrisero.
Arrivò
al piano superiore in un attimo. E con la stessa velocità raggiunse la
porta della stanza di Alan. Stava per bussare quando la sua mano si fermò
a mezz'aria, accostò l'orecchio alla porta ed ascoltò. Sentì
una serie di singhiozzi provenire dall'interno. Sorrise. Fece un passo indietro
"Era ora che ti sfogassi amico mio!" mormorò e si allontanò.
Era
passato un giorno dall'incidente ma il ricordo non voleva cancellarsi dalla mente
del portiere della New Team.
Dall'alto della sua terrazza osservava il suo
acerrimo nemico rimescolare la propria furia in burrascose onde.
Il tempo non
era minimamente migliorato e continuava a tirare aria di burrasca. Raffiche improvvise
di vento mulinavano le pesanti gocce di pioggia sbattendole su ogni parte del
suo corpo con violenza.
"Alan!" esclamò una voce preoccupata
"cosa ci fai sul terrazzo con questo tempaccio! Sei ancora convalescente
rientra subito!" Charlize aveva lasciato lesta il vassoio della colazione
sul comodino ed era corsa a tirare il giovane per un braccio costringendolo ad
entrare.
"Ma che diavolo ti è saltato in mente? Vuoi prenderti
una polmonite? Ma guardati sei fradicio!"
"Stavo solo osservando"
rispose atono sedendosi sul letto. La giovane lo osservò preoccupata porgendogli
un asciugamano "Cosa succede Alan?" domandò titubante
Come
risvegliato da un sogno il portiere della New Team sorrise "Niente non preoccuparti!
Brrr
sono fradicio fin nel midollo è meglio che mi cambi!!!" aggiunse balzando
in piedi come una lepre cominciando a camminare per tutta la stanza. Charlize
sorrise di rimando e si avviò alla porta. Quando fu presso essa si fermò
e domandò senza voltarsi "Alan
" chiamò a testa bassa
"promettimi che non farei niente senza prima avermi consultata! Non agire
di testa tua!"
Alan la osservò silente per un attimo "Promesso"
mentì.
La porta si chiuse lentamente alle sue spalle.
<Perdonami!
Ma questa situazione deve finire e sarò io a scriverci la parola fine!>
imponente il rombo di un tuono fece tremare i vetri della terrazza.
"Sembra
che il temporale si stia lentamente calmando" esclamò Danny osservando
la situazione dal vetro della terrazza del soggiorno
"Che tempaccio!"
sbuffò Maki
"Come finire l'ultima settimana di ferie in bellezza!"
aggiunse Mark ironico
"Dai ragazzi basta lamentarsi!" proruppe Charlie
"Maki mi aiuti a pulire l'altra stanza?"
lentamente le due ragazze
si avviarono scopettoni alla mano verso il loro dovere di 'brave casalinghe'.
I quattro giovanotti invece rimasero ai loro posti.
Fu Ed a prendere la parola
"ora che la pioggia si è calmata perché non ne approfittiamo
per togliere un po' di fogliame che il vento ha sparso dappertutto?" la risposta
fu un bel silenzio di tomba, ma il portiere della Toho non si arrese "voglia
di lavorar saltami addosso, eh?!"
I suoi compagni si scambiarono una serie
fugace di occhiate poi scoppiarono a ridere
"D'accordo, d'accordo andiamo!"
aggiunse Paul e lentamente il quartetto uscì dal portone principale. Nel
salone non rimase più nessuno.
Silenziosamente qualcuno scese le scale
e si affacciò nel salone. Nessuno a destra nessuno a sinistra. Eppure ne
aveva sentito le voci. Forse erano usciti. Meglio così nessuno lo avrebbe
visto.
Aprì lentamente una delle finestre scorrevoli del terrazzo e
uscì nella pioggia. Come ipnotizzato scese uno ad uno i gradini che portavano
alla spiaggia. Quasi non avvertì il contatto con la sabbia e rimase lì,
ad osservare le onde infrangersi animatamente lungo la spiaggia.
Stranamente
si accorse di non aver compiuto nessuno sforzo particolare nell'avvicinarsi al
suo peggior nemico, eppure ora era lì davanti a lui che lo osservava irrequieto.
<Ed
ora?> si domandò incredulo <che faccio? Che voglio da te? E tu, che
vuoi da me? Niente ? dobbiamo restare a guardarci fino a che uno dei due non si
stanca? Se è per questo io sono già stanco> poi ad alta voce,
senza rendersene conto aggiunse "cosa vuoi concludere così?
"
"Non
cosa vuole lui
ma cosa vuoi tu!"
una voce alle sue spalle lo fece
sobbalzare.
"Charlie!" esclamò incredulo nel vedere la ragazza
che lo fissava con uno sguardo serio e severo "come
"
"Ho
capito che saresti venuto qui?" concluse in tono deciso "perché
so riconoscere quando uno mente! E tu lo hai fatto stamattina. Sapevo che avresti
cercato di risolvere la cosa da solo ma ora che sei qui non sai nemmeno da dove
cominciare."
"E' vero" ammise Alan "non so cosa aspettarmi
o cosa fare
non so come far cessare la mia paura
"
"Non
temere" lo interruppe fredda "lo so io. Seguimi!" e senza battere
ciglio si tolse le scarpe e si diresse in riva al mare. Il portiere della New
Team la guardava senza capire "Ma dove vuoi andare?"
"Vuoi superarla
la tua paura o no? E allora vienimi a prendere!" e con uno scatto in velocità
si gettò tra i flutti agitati del mare.
"JOSAFATTE!!!!!" esclamò
Alan in preda a delle sensazioni indescrivibili a metà tra il panico e
l'incredulità "CHARLIE!!! PER L'AMOR DEL CIELO ESCI IMMEDIATAMENTE!!!"
ma
la giovane lo ignorò completamente e continuò a farsi largo tra
le onde.
Il portiere della New Team impallidì di colpo mentre fredde
gocce di sudore scivolarono lungo il suo profilo mischiandosi alle gocce di pioggia.
"Allora?"
chiamò una voce dal mare "mi vieni a prendere o no?"
Alan
non riusciva quasi a vederla mentre lei agitava la mano per farsi individuare
"PAZZA SCIAGURATA! CHE GIOVE TI FULMINI SE NON ESCI IMMEDIATAMENTE DALL'ACQUA!!!"
"Se
Giove vuole sprecare un suo fulmine si può accomodare! Io non uscirò!"
il
portiere della New Team camminava frenetico lungo la riva senza perdere di vista
la sagoma della ragazza "HAI MENO DI UN MINUTO PER USCIRE DOPODICHE' CHIAMERO'
I RAGAZZI PER FARTI VENIRE A PRENDERE!!"
"Fai come ti pare! Io non
"
fu
un attimo
Scomparve per un attimo, ma fu sufficiente a mettere Alan in allarme
"CHARLIE
CHE SUCCEDE? NON POTRAI RESISTERE ANCORA FORZA ESCI!!"
ma la giovane non
rispose.
"CHARLIE!"
scomparve di nuovo ma per qualche secondo
in più rispetto a prima. Uno strano brivido di agitazione cominciò
a cavalcargli ogni nervo o muscolo.
"ALAN!"
si levò un
grido. Il suo.
"AIUTAMI!NON
NON RIESCO
.NON CE LA FACCIO
.!"
"CHARLIE!"
le sue paure si stavano concretizzando, la corrente si stava facendo troppo forte
e Charlie non riusciva più a stare a galla. Una nuova e più acuta
frenesia lo colpì mentre passeggiava sulla riva. Charlize era in difficoltà
e lui non poteva fare niente. Fece per avvicinarsi all'acqua ma si ritrasse di
scatto con disgusto appena questa gli sfiorò le scarpe. Doveva correre
a casa a chiamare aiuto ma ci avrebbe messo troppo tempo e poi, l'avrebbe persa
di vista e con quelle onde come avrebbe fatto a ritrovarla? NO NO NO! Doveva fare
qualcosa, solo lui poteva ora! Anche se si fosse messo a gridare non l'avrebbero
sentito in tempo. Che fare?
Guardò verso le scale di pietra, poi verso
la figura di Charlize che a tratti scompariva tra le onde.
"ALAN!"
"CHE
GIOVE TI FULMINI MALEDIZIONE!!!" in preda al panico più acuto che
lo stava caricando con un'overdose di adrenalina si tolse le scarpe e la giacca
della tuta e si gettò tra le braccia del nemico. Non sentì nemmeno
il contatto con l'acqua, ogni suo muscolo e nervo era indirizzato al salvataggio
di Charlize che continuava ad apparire e scomparire tra le onde. Con ampie e rapide
bracciate si fece largo nell'acqua burrascosa. D'un tratto si rese conto di essere
in mare e di stare nuotando. Si vide muoversi tra le onde come aveva sempre fatto
in passato e cercò di non spaventarsi o sarebbe stata la fine sia sua che
di Charlize e lui doveva salvarla. Finalmente eccola! Era lì ad un 'passo'
da lui, non doveva fare altro che allungare un braccio e l'avrebbe presa.
Così
fece e in un attimo sentì il corpo di lei stretto contro il suo, tremante
dal freddo.
Diede uno sguardo rapido alle sue spalle: la spiaggia era visibile
a scatti
<Non ce la farò mai!> pensò mentre cominciava
a sentirsi stanco, Charlie aveva perso i sensi ed ora avrebbe dovuto fare un triplo
sforzo: contrastare la corrente, reggersi a galla e sostenere anche Charlize.
<Non
posso farcela
>
<Si che puoi! Anzi, DEVI!>
<Chi è?!>
una voce aveva parlato
<Ti sei già dimenticato di me?>
il portiere
della New Team ci pensò un attimo poi, come un fulmine si ricordò
di quello che era successo il giorno che i ragazzi lo avevano buttato in mare.
Come era possibile che se lo fosse dimenticato? Oppure si era convinto di averlo
solo sognato?
<Voce? Sei tu?>
<Si! E tu stai di nuovo perdendo
la fiducia in te stesso!! Che cosa stai indugiando? Avanti forza, muovi quelle
braccia devi tornare a riva!>
<Non ce la faccio Voce
sono stanco
>
<Non
puoi mollare proprio ora! Ricordati che è in gioco anche la vita di Charlize!
Non puoi permetterti di scegliere anche per lei!>
Voce non aveva tutti i
torti: la vita di Charlie, della
si, della donna che amava dipendeva da
lui e non avrebbe permesso che si spegnesse.
"Forza Alan! Non essere un
debole! Combatti, combatti!!" caricato da una nuova e misteriosa forza cominciò
a nuotare verso la riva. Si sentiva stranamente leggero e gli sembrò per
un attimo che la corrente si fosse attenuata di colpo.
Toccare riva gli sembrò
qualcosa di innaturale.
"Charlie!" chiamò adagiandola sulla
sabbia. Non ricevette risposta, era come se fosse addormentata.
"mio Dio
non puoi morire
ti prego svegliati ti scongiuro
!" nulla.
Disperato
come non mai e senza più forza si sedette anch'egli sulla sabbia stringendola
a sé e vi affondò il viso tra i capelli. Nonostante l'odore di salsedine
vi riconobbe un profumo di fiori che lo riportò indietro di qualche giorno,
quando si era addormentato abbracciato a lei. Ricordò di quando ballarono
in cucina e del ballo alla luce dei fari dell'auto, per tornare indietro di anni:
quando, ancora bambini, si rifugiavano al Covo dell'Angelo.
Calde lacrime gli
corsero lungo il viso mentre continuava a tenerla stretta.
"Alan
"
chiamò d'improvviso una debole voce "sei venuto a prendermi
"
lentamente il giovane alzò il viso e vide che era stata Charlize a
parlare
"Sciagurata!" le disse tra le lacrime "non ti permettere
mai più di farmi una cosa del genere, mai più!"
"Perdonami
ma
l'ho fatto per te. Era l'unico modo per farti passare la paura del mare
e
credo di esserci riuscita."
Alan si sforzò di sorridere "Non
ti avrei mai lasciata morire
come avrei potuto?" poi si fece coraggio
"l'amore per te è stato più forte di qualsiasi paura!"
arrossì nel proferire quelle parole. Questa era la sua dichiarazione.
Charlie
si voltò lentamente verso di lui. Erano occhi negli occhi.
Con un sorriso
solare gli disse "Ce ne hai messo per dirmelo
" delicatamente gli
prese il viso tra le mani tremanti. Fu un contatto dolcissimo. Le loro labbra
finalmente unite in un bacio che sapeva di miele e sale.
"Anch'io ti amo
Alan Croker!" disse lei quando si furono separati ma i loro visi erano rimasti
vicini "e credo di amarti da ben 14 anni."
Sorrise perdendosi in
quegli occhi verdi che l'avevano ipnotizzato dal primo momento che l'aveva vista.
Sorrise alle sue dolci parole e, sorridendo, lasciò che il suo cuore si
perdesse calmo sulle sue labbra.