Buon viaggio Alan

Capitolo 6

 

La pioggia scrosciava imperterrita sulla scogliera, increspando il mare che da tranquilla tavola blu si era trasformato in mostro grigio.
Paul osservava lo scorrere della pioggia sui vetri della terrazza del salone.
Erano tutti riuniti in quella stanza, Alan non si era ancora ripreso. Vigeva il più terrificante dei silenzi.
Ed e Danny occupavano il divano, Mark era seduto su una delle due poltrone, Charlie occupava l'altra, Maki era seduta in braccio a Mark.
"Cos'era quella roba che gli hai sparato nel braccio?" domandò Ed all'improvviso.
Paul continuò a guardare fuori "E' un farmaco che serve per gli attacchi di panico" disse semplicemente "ho dovuto somministrarglielo molte volte in passato…"
Nuovo silenzio.
"Vado a vedere se si è ripreso" disse d'un tratto Charlie alzandosi e dirigendosi verso le scale. Paul la vide allontanarsi nel riflesso del vetro.

Charlize aprì lentamente la porta senza fare il minimo rumore e, con la stessa delicatezza la richiuse alle sue spalle.
Alan stava ancora riposando. Lentamente si avvicinò a lui sedendoglisi accanto.
"Mio povero Alan" mormorò sfiorandogli la mano con la leggerezza di una piuma. Lo osservò dormire ancora per un istante poi si alzò e si diresse verso la terrazza della sua stanza. Scostò leggermente le tende chiuse e si fermò ad osservare il paesaggio.
<Ricordo ancora il giorno che ti ho conosciuto > pensò <Ero da poco arrivata ed era il primo anno che passavo lì. Feci subito amicizia con i bambini della zona. Poi mi accorsi della tua presenza.
Ti fermavi spesso ad osservarci giocare ma non ti avvicinavi mai. Mi ricordo che gli altri bambini mi dissero che stavi sempre da solo, che non parlavi mai con loro. Fu allora che pensai che fossi molto timido. Mi ricordo che il giorno che decisi di fare amicizia con te ti trovai seduto su uno degli scogli a guardare il mare. Eri così assorto nei tuoi pensieri che mi dispiacque molto disturbarti. Differentemente da quello che mi immaginavo, facemmo subito amicizia. Eri diverso da come ti avevano descritto gli altri: musone, solitario. Sapevi un sacco di cose e riuscivi sempre a stupirmi. Anche se avevamo la stessa età, tu per me eri come un fratello maggiore. Poi mi mostrasti il tuo rifugio che battezzammo 'Covo dell'Angelo'. Mi sei sempre stato vicino e credo di essere sempre stata innamorata di te, fin da quando ero piccola, ma di essermene accorta solo ora.>

Cos'era stato quel calore improvviso che lo aveva sfiorato? Qualcosa di meraviglioso lo aveva avvolto e lasciato in un istante. Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno per capire dove fosse.
Era la sua stanza a casa di Danny. Si ricordò di ciò che gli era successo ma riuscì a non agitarsi di nuovo. Si rizzò a sedere, volse leggermente il viso verso la terrazza e vide Charlize. Era lì, ad osservare il paesaggio attraverso le tende. Stava piovendo a dirotto.
<Dolcissima Charlie > pensò osservando l'agile figura della ragazza <mi dispiace averti fatto preoccupare così. Se potessi tornare indietro non ti farei del male…> involontariamente gli sfuggì un profondo sospiro che fece voltare la giovane dai folti capelli rossi.
"Alan!" esclamò lei e in un attimo gli fu vicino. Si sedette sul letto accanto a lui e lo guardò preoccupata "come ti senti? Stai bene?"
"No…non sto bene" rispose serio il giovane "e mi dispiace di averti fatto preoccupare così. Ti prego di scusarmi…non volevo gridare con te a quel modo oggi, ho perso il controllo…"
"Non devi scusarti" disse lei con un tono di voce rassicurante "Paul mi ha raccontato tutta la storia…sono io a dovermi scusare per non averti capito e per aver insistito"
Alan rimase senza parole "No. La colpa non è tua. Per troppi anni ho creduto di poterne uscire con le mie sole forze…ma mi sono sbagliato e ho fatto del male a troppe persone" distolse lo sguardo "sono una bomba che esplode troppo facilmente e ferisce chi gli sta intorno…"
Charlize notò che la sua voce cominciava ad incrinarsi e gli occhi gli si fecero lucidi.
"Non dire così…" gli disse prendendogli il viso tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi "vedrai che risolveremo la cosa insieme…se tu vuoi. Non sei da solo Alan…."
Quei limpidi occhi verdi gli smossero qualcosa dentro. Le prese le mani, poggiò la testa contro la spalla di Charlize e pianse.

"Vado a vedere com'è la situazione" disse improvvisamente Paul dirigendosi con rapide falcate in direzione delle scale che portavano ai piani superiori. Gli altri lo guardarono allontanarsi.
"Tanto non lo sopportavo quel tavolino!" esclamò Danny serio. Tutti sorrisero.

Arrivò al piano superiore in un attimo. E con la stessa velocità raggiunse la porta della stanza di Alan. Stava per bussare quando la sua mano si fermò a mezz'aria, accostò l'orecchio alla porta ed ascoltò. Sentì una serie di singhiozzi provenire dall'interno. Sorrise. Fece un passo indietro "Era ora che ti sfogassi amico mio!" mormorò e si allontanò.

Era passato un giorno dall'incidente ma il ricordo non voleva cancellarsi dalla mente del portiere della New Team.
Dall'alto della sua terrazza osservava il suo acerrimo nemico rimescolare la propria furia in burrascose onde.
Il tempo non era minimamente migliorato e continuava a tirare aria di burrasca. Raffiche improvvise di vento mulinavano le pesanti gocce di pioggia sbattendole su ogni parte del suo corpo con violenza.
"Alan!" esclamò una voce preoccupata "cosa ci fai sul terrazzo con questo tempaccio! Sei ancora convalescente rientra subito!" Charlize aveva lasciato lesta il vassoio della colazione sul comodino ed era corsa a tirare il giovane per un braccio costringendolo ad entrare.
"Ma che diavolo ti è saltato in mente? Vuoi prenderti una polmonite? Ma guardati sei fradicio!"
"Stavo solo osservando" rispose atono sedendosi sul letto. La giovane lo osservò preoccupata porgendogli un asciugamano "Cosa succede Alan?" domandò titubante
Come risvegliato da un sogno il portiere della New Team sorrise "Niente non preoccuparti!…Brrr sono fradicio fin nel midollo è meglio che mi cambi!!!" aggiunse balzando in piedi come una lepre cominciando a camminare per tutta la stanza. Charlize sorrise di rimando e si avviò alla porta. Quando fu presso essa si fermò e domandò senza voltarsi "Alan…" chiamò a testa bassa "promettimi che non farei niente senza prima avermi consultata! Non agire di testa tua!"
Alan la osservò silente per un attimo "Promesso" mentì.
La porta si chiuse lentamente alle sue spalle.
<Perdonami! Ma questa situazione deve finire e sarò io a scriverci la parola fine!> imponente il rombo di un tuono fece tremare i vetri della terrazza.

"Sembra che il temporale si stia lentamente calmando" esclamò Danny osservando la situazione dal vetro della terrazza del soggiorno
"Che tempaccio!" sbuffò Maki
"Come finire l'ultima settimana di ferie in bellezza!" aggiunse Mark ironico
"Dai ragazzi basta lamentarsi!" proruppe Charlie "Maki mi aiuti a pulire l'altra stanza?"
lentamente le due ragazze si avviarono scopettoni alla mano verso il loro dovere di 'brave casalinghe'. I quattro giovanotti invece rimasero ai loro posti.
Fu Ed a prendere la parola "ora che la pioggia si è calmata perché non ne approfittiamo per togliere un po' di fogliame che il vento ha sparso dappertutto?" la risposta fu un bel silenzio di tomba, ma il portiere della Toho non si arrese "voglia di lavorar saltami addosso, eh?!"
I suoi compagni si scambiarono una serie fugace di occhiate poi scoppiarono a ridere
"D'accordo, d'accordo andiamo!" aggiunse Paul e lentamente il quartetto uscì dal portone principale. Nel salone non rimase più nessuno.
Silenziosamente qualcuno scese le scale e si affacciò nel salone. Nessuno a destra nessuno a sinistra. Eppure ne aveva sentito le voci. Forse erano usciti. Meglio così nessuno lo avrebbe visto.
Aprì lentamente una delle finestre scorrevoli del terrazzo e uscì nella pioggia. Come ipnotizzato scese uno ad uno i gradini che portavano alla spiaggia. Quasi non avvertì il contatto con la sabbia e rimase lì, ad osservare le onde infrangersi animatamente lungo la spiaggia.
Stranamente si accorse di non aver compiuto nessuno sforzo particolare nell'avvicinarsi al suo peggior nemico, eppure ora era lì davanti a lui che lo osservava irrequieto.
<Ed ora?> si domandò incredulo <che faccio? Che voglio da te? E tu, che vuoi da me? Niente ? dobbiamo restare a guardarci fino a che uno dei due non si stanca? Se è per questo io sono già stanco> poi ad alta voce, senza rendersene conto aggiunse "cosa vuoi concludere così?…"
"Non cosa vuole lui…ma cosa vuoi tu!"
una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.
"Charlie!" esclamò incredulo nel vedere la ragazza che lo fissava con uno sguardo serio e severo "come…"
"Ho capito che saresti venuto qui?" concluse in tono deciso "perché so riconoscere quando uno mente! E tu lo hai fatto stamattina. Sapevo che avresti cercato di risolvere la cosa da solo ma ora che sei qui non sai nemmeno da dove cominciare."
"E' vero" ammise Alan "non so cosa aspettarmi o cosa fare…non so come far cessare la mia paura…"
"Non temere" lo interruppe fredda "lo so io. Seguimi!" e senza battere ciglio si tolse le scarpe e si diresse in riva al mare. Il portiere della New Team la guardava senza capire "Ma dove vuoi andare?"
"Vuoi superarla la tua paura o no? E allora vienimi a prendere!" e con uno scatto in velocità si gettò tra i flutti agitati del mare.
"JOSAFATTE!!!!!" esclamò Alan in preda a delle sensazioni indescrivibili a metà tra il panico e l'incredulità "CHARLIE!!! PER L'AMOR DEL CIELO ESCI IMMEDIATAMENTE!!!"
ma la giovane lo ignorò completamente e continuò a farsi largo tra le onde.
Il portiere della New Team impallidì di colpo mentre fredde gocce di sudore scivolarono lungo il suo profilo mischiandosi alle gocce di pioggia.
"Allora?" chiamò una voce dal mare "mi vieni a prendere o no?"
Alan non riusciva quasi a vederla mentre lei agitava la mano per farsi individuare "PAZZA SCIAGURATA! CHE GIOVE TI FULMINI SE NON ESCI IMMEDIATAMENTE DALL'ACQUA!!!"
"Se Giove vuole sprecare un suo fulmine si può accomodare! Io non uscirò!"
il portiere della New Team camminava frenetico lungo la riva senza perdere di vista la sagoma della ragazza "HAI MENO DI UN MINUTO PER USCIRE DOPODICHE' CHIAMERO' I RAGAZZI PER FARTI VENIRE A PRENDERE!!"
"Fai come ti pare! Io non…"
fu un attimo…Scomparve per un attimo, ma fu sufficiente a mettere Alan in allarme
"CHARLIE CHE SUCCEDE? NON POTRAI RESISTERE ANCORA FORZA ESCI!!"
ma la giovane non rispose.
"CHARLIE!"
scomparve di nuovo ma per qualche secondo in più rispetto a prima. Uno strano brivido di agitazione cominciò a cavalcargli ogni nervo o muscolo.
"ALAN!"
si levò un grido. Il suo.
"AIUTAMI!NON…NON RIESCO….NON CE LA FACCIO….!"
"CHARLIE!" le sue paure si stavano concretizzando, la corrente si stava facendo troppo forte e Charlie non riusciva più a stare a galla. Una nuova e più acuta frenesia lo colpì mentre passeggiava sulla riva. Charlize era in difficoltà e lui non poteva fare niente. Fece per avvicinarsi all'acqua ma si ritrasse di scatto con disgusto appena questa gli sfiorò le scarpe. Doveva correre a casa a chiamare aiuto ma ci avrebbe messo troppo tempo e poi, l'avrebbe persa di vista e con quelle onde come avrebbe fatto a ritrovarla? NO NO NO! Doveva fare qualcosa, solo lui poteva ora! Anche se si fosse messo a gridare non l'avrebbero sentito in tempo. Che fare?
Guardò verso le scale di pietra, poi verso la figura di Charlize che a tratti scompariva tra le onde.
"ALAN!"
"CHE GIOVE TI FULMINI MALEDIZIONE!!!" in preda al panico più acuto che lo stava caricando con un'overdose di adrenalina si tolse le scarpe e la giacca della tuta e si gettò tra le braccia del nemico. Non sentì nemmeno il contatto con l'acqua, ogni suo muscolo e nervo era indirizzato al salvataggio di Charlize che continuava ad apparire e scomparire tra le onde. Con ampie e rapide bracciate si fece largo nell'acqua burrascosa. D'un tratto si rese conto di essere in mare e di stare nuotando. Si vide muoversi tra le onde come aveva sempre fatto in passato e cercò di non spaventarsi o sarebbe stata la fine sia sua che di Charlize e lui doveva salvarla. Finalmente eccola! Era lì ad un 'passo' da lui, non doveva fare altro che allungare un braccio e l'avrebbe presa.
Così fece e in un attimo sentì il corpo di lei stretto contro il suo, tremante dal freddo.
Diede uno sguardo rapido alle sue spalle: la spiaggia era visibile a scatti
<Non ce la farò mai!> pensò mentre cominciava a sentirsi stanco, Charlie aveva perso i sensi ed ora avrebbe dovuto fare un triplo sforzo: contrastare la corrente, reggersi a galla e sostenere anche Charlize.
<Non posso farcela…>
<Si che puoi! Anzi, DEVI!>
<Chi è?!> una voce aveva parlato
<Ti sei già dimenticato di me?>
il portiere della New Team ci pensò un attimo poi, come un fulmine si ricordò di quello che era successo il giorno che i ragazzi lo avevano buttato in mare. Come era possibile che se lo fosse dimenticato? Oppure si era convinto di averlo solo sognato?
<Voce? Sei tu?>
<Si! E tu stai di nuovo perdendo la fiducia in te stesso!! Che cosa stai indugiando? Avanti forza, muovi quelle braccia devi tornare a riva!>
<Non ce la faccio Voce…sono stanco…>
<Non puoi mollare proprio ora! Ricordati che è in gioco anche la vita di Charlize! Non puoi permetterti di scegliere anche per lei!>
Voce non aveva tutti i torti: la vita di Charlie, della… si, della donna che amava dipendeva da lui e non avrebbe permesso che si spegnesse.
"Forza Alan! Non essere un debole! Combatti, combatti!!" caricato da una nuova e misteriosa forza cominciò a nuotare verso la riva. Si sentiva stranamente leggero e gli sembrò per un attimo che la corrente si fosse attenuata di colpo.
Toccare riva gli sembrò qualcosa di innaturale.
"Charlie!" chiamò adagiandola sulla sabbia. Non ricevette risposta, era come se fosse addormentata.
"mio Dio non puoi morire…ti prego svegliati ti scongiuro…!" nulla.
Disperato come non mai e senza più forza si sedette anch'egli sulla sabbia stringendola a sé e vi affondò il viso tra i capelli. Nonostante l'odore di salsedine vi riconobbe un profumo di fiori che lo riportò indietro di qualche giorno, quando si era addormentato abbracciato a lei. Ricordò di quando ballarono in cucina e del ballo alla luce dei fari dell'auto, per tornare indietro di anni: quando, ancora bambini, si rifugiavano al Covo dell'Angelo.
Calde lacrime gli corsero lungo il viso mentre continuava a tenerla stretta.
"Alan…" chiamò d'improvviso una debole voce "sei venuto a prendermi…"
lentamente il giovane alzò il viso e vide che era stata Charlize a parlare
"Sciagurata!" le disse tra le lacrime "non ti permettere mai più di farmi una cosa del genere, mai più!"
"Perdonami…ma l'ho fatto per te. Era l'unico modo per farti passare la paura del mare…e credo di esserci riuscita."
Alan si sforzò di sorridere "Non ti avrei mai lasciata morire…come avrei potuto?" poi si fece coraggio "l'amore per te è stato più forte di qualsiasi paura!" arrossì nel proferire quelle parole. Questa era la sua dichiarazione.
Charlie si voltò lentamente verso di lui. Erano occhi negli occhi.
Con un sorriso solare gli disse "Ce ne hai messo per dirmelo…" delicatamente gli prese il viso tra le mani tremanti. Fu un contatto dolcissimo. Le loro labbra finalmente unite in un bacio che sapeva di miele e sale.
"Anch'io ti amo Alan Croker!" disse lei quando si furono separati ma i loro visi erano rimasti vicini "e credo di amarti da ben 14 anni."
Sorrise perdendosi in quegli occhi verdi che l'avevano ipnotizzato dal primo momento che l'aveva vista. Sorrise alle sue dolci parole e, sorridendo, lasciò che il suo cuore si perdesse calmo sulle sue labbra.


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