"TWINS"

Cap.11: "Menzogne e amarezza..."

Come una furia, il n° 11 dello Shohoku, spalancò di scatto la porta
dell'edificio adibito a club di giornalismo e cercò con lo sguardo
Mari, mentre tutti quelli che erano all'interno di esso,
spaventatosi, lo guardarono stupiti.
Accertatosi che la persona che voleva vedere non fosse nella stanza
in cui era appena entrato, Kaede sibilò: "Dov'è?".
Una ragazza con le trecce lì presente, sistemandosi gli occhiali che
le erano sobbalzati per la paura che si era presa poco prima,
rispose balbettando: "D-dov'è chi?".
Lanciandogli uno sguardo gelido il volpino rispose arrabbiato:
"Mari".
"E' appena andata via - gli si rivolse un ragazzo castano - Doveva
intervistare il capitano del club di pallavolo maschile ed è uscita
in anticipo. Comunque ha detto che faceva prima un salto in
segreteria. - Diede uno sguardo al suo orologio da polso e proseguì
- Forse la incroci ancora in corridoio se fai una corsa."
Appena sentita l'ultima parola della frase, Rukawa, senza nemmeno
ringraziare per l'informazione ricevuta, come un fulmine uscì dalla
sede del club di giornalismo e cominciò a correre in direzione del
liceo (Il club di giornalismo è un edificio a sè stante cm la
biblioteca che c'era nella scuola che frequentavano Miki e Yuri in
'Piccoli problemi di cuore. n.d.Mizu), non sentendo il commento
della ragazza con le trecce: "Ma perchè gli hai detto dove poteva
trovare Mari? Quello era un tipo sospetto!".
Entrato nello Shohoku, il volpino riprese la sua corsa a perdifiato
per i corridoi che l'avrebbero condotto alla sua meta, e mentre lo
faceva intravide per alcuni istanti una strana scena: Haruko in
compagnia di tre teppiste dall'aria minacciosa...
Mentalmente si chiese: < Cosa ci fa quella stupida con quelle tipe
pericolose? >. Non avendo però tempo da perdere per distrarsi con
quei pensieri, evitò di farlo maggiormente mettendosi a correre più
rapidamente.
Arrivato di fronte alla segreteria, il moretto si fermò. Si guardò
intorno e vide una chioma lilla inconfondibile che gli dava la
schiena stare allontanandondosi. Probabilmente si incamminava verso
l'uscita secondaria della scuola. A falcate la raggiunse, la prese
per un polso e strattonandola, facendole cadere dei libri che aveva
in mano, le ringhiò: "Che diavolo sei andata ad inventarti,
ragazzina?!".
Mari, spaventata, sgranò gli occhi e disse: "Ah- ahi... mi stai
facendo male.. Lasciami Rukawa...
Stringendole il polso con più forza, Kaede le intimò: "Rispondi!"
Sempre più atterrita, con la voce che le tremava, la ragazza chiese:
"M-ma di cosa parli?".
Ancora più irato, alzando la voce, il volpino disse: "Di cosa parlo?
- Di cosa
parlo?? - ripetè - Dell'intervista che mi avresti fatto durante la
mia assenza dallo Shohoku!
Come ti è saltato in mente di inventare tutte quelle fandonie sul
mio conto e di pubblicarle sul giornale della scuola mentre io non
c'ero?!"
Non comprendendo quelle parole e che cosa fosse preso al moretto,
Mari provò a dire:"I-io non capisco... Ho scritto e fatto pubblicare
solo le cose che mi hai detto tu mercoledì scorso...".
Furibondo all'inverosimile Rukawa le urlò: "Hai anche il coraggio di
mentire?! Io non ero presente quel giorno!!".
Ritrovando un pò della sua spavalderia, Mari sbraitò: "Si che c'eri
invece! Altrimenti chi avrei intervistato quel giorno? Il tuo
sosia?! Ti ho anche scattato delle foto su cui dietro è stampata la
data di sviluppo! Quello che dici è impossibile!"
Quelle parole bloccarono la replica che stava per pronunciare Kaede
sul nascere. Ora gli era tutto chiaro. Era anche riuscito a mettere
finalmente a fuoco l'immagine che aveva visto ma non guardato sul
giornale di Ayako: < Il mio sosia! Ma certo! E' stato Koji! Come non
ho fatto a capire subito che c'era il suo zampino in questa storia?
>
Mentre era perso nei suoi pensieri, la nuova e acida signora della
segreteria(quella che c'era nel capitolo 2 della fic era gentile,
ricordate?^^;n.d.M), allarmata dalle urla sue e di Mari, si avvicinò
a loro e inviperita, con la sua voce stridula ordinò: "Lascia andare
subito quella ragazza!"
Il moretto, tornando alla realtà lasciò immediatamente la presa su
Mari. Non si era accorto di stare ancora trattenerla per il braccio.
Poi vide la poco in linea donna cinquantenne che lavorava nella sua
scuola avvicinarsi alla ragazza dai capelli lilla, circondarle le
spalle con un braccio e chiederle gentilmente: "Stai bene, cara?
Quel ragazzo ti ha fatto del male?"
Mari, scuotendo la testa, un pò scossa per la conversazione avuta
col volpino, le rispose:
"No. E' tutto a posto, grazie." - e poi raccolse i libri che le
erano scivolati di mano qualche minuto prima.
Ma la signora, non del tutto convinta che stesse dicendo il vero, la
obbligò ad entrare in segreteria con lei per raccontarle con calma
come si erano svolti i fatti, non prima di aver lanciato
un'occhiataccia di rimprovero al'indirizzo di Kaede.
Il ragazzo, rimasto solo pensò: < Oh no! Avrà pensato che fossi un
maniaco! Possibile che non me ne vada dritta una e tutto mi si
ritorca contro? E dire che a me nemmeno interessano le donne!
Maledizione, Koji pagherai per tutto questo! >.
E così, con questi propositi in testa, Rukawa si avviò verso la
palestra, dove fuori di essa, avrebbe aspettato il fratello a cui
avrebbe fatto ammettere la colpevolezza di aver fatto l'intervista
al suo posto anche a costo di gonfiarlo di botte per riuscirci...

Intanto, agli allenamenti...

Tra un tiro a canestro e l'altro, distratto, Koji ripensava a quello
che era accaduto poco prima fra Kaede e gli altri suoi compagni di
squadra: < Cavoli... ho proprio combinato un bel casino... Per colpa
mia ora odiano tutti a morte mio fratello... Non immagginavo che gli
studenti dello Shohoku, così bizzarri, avrebbero preso
quell'intervista tanto seriamente... Credevo fossero più elastici su
certe questioni... Non volevo ottenere una reazione così
esagerata... Almeno non da loro..
Quella dei ragazzi della squadra invece è stata più che legittima,
visto che ci sono andato giù pesante con le offese su di loro...
Anche se non me l'aspettavo così aggressiva..
Devo dire che mi hanno sorpreso. Certo adesso sono riuscito nel mio
intento, sembra che ora Hanamichi odi Kaede. Si sta avvicinando
sempre di più a me come volevo, però... mi fa sentire un verme la
consapevolezza che l'essere riuscito a realizzare il mio piano possa
aver arrecato cose spiacevoli a persone a cui voglio bene.. Quello
che ho fatto è stato davvero subdolo e meschino da parte mia, mi
rendo conto di essermi comportato da egoista ma io... rivoglio Akira
con me a tutti i costi e non potevo fare altrimenti anche se mi
dispiace.. >.
- Fiiiiiiiiiì!! - In quel mentre il moro sentì un fischio che lo
fece ritornare coi piedi per terra. Il capitano Akagi aveva appena
decretato la fine degli allenamenti...

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Dopo aver fatto una doccia, sentendosi come se fosse stato
mentalmente assente, Koji si forzò a riprendersi dalla sua tristezza
e dai suoi sensi di colpa scuotendo con decisione la testa, serrando
le mani a pugno e sospirando. Ci riuscì abbastanza bene anche se i
rimorsi che gli attanagliavano lo stomaco non lo lasciarono del
tutto.
Poi, prima che il morale gli ritornasse sotto ai piedi e che i
pensieri che lo stavano assillando ricominciassero a tormentarlo
rischiando di fargli venire un'emicrania, si affrettò a raggiungere
Hanamichi che lo stava aspettando fuori dallo spogliatoio per
tornare a casa insieme come nei giorni precedenti.
I due ragazzi, iniziando a chiacchierare si avviarono fuori dalla
palestra.
Usciti dalla struttura, trovarono Kaede(che era stato nascosto fino
a poco tempo prima dietro ad un albero del cortile dello Shohoku per
non farsi vedere dagli altri suoi compagni di squadra) ad
attenderli...
Parandosi di fronte al fratello, il volpino gelidamente gli disse:
"Devo parlarti".
Nello stesso momento il cuore del numero undici dello Shohoku mancò
un battito per il dolore sordo che provò. Vedere di sfuggita e
sentire fisso su di sè lo sguardo incandescente d'ira del rossino
gli aveva fatto nuovamente molto male...
Così, il ragazzo moro, per l'ennesima volta in quel giorno da quando
l'aveva letta, rammentò le parole con cui Koji aveva descritto
Hanamichi nell'intervista... Parole sprezzanti e cattive... dette
apposta per ferire...
Per un attimo che sembrò un'eternità, Kaede fissò il rossino. Si
sentì avvolgere da un'ondata di sconforto profondo... Pensò: < Crede
che sia stato io a parlare di lui in quel modo e ha preso ad odiarmi
ancora più del solito per questo...
Perchè devo rassegnarmi all'idea di ricevere solo odio o
indifferenza da Hanamichi? Maledetto Koji! Da quando sei arrivato in
questa scuola il rapporto che ero riuscito a costruirmi a fatica con
lui è crollato come un castello di carte! E' tutta colpa tua se
Hanamichi ora prova solo rancore per me! >.
Il volpino spostò lo sguardo ora livido di rabbia su suo fratello...
In quel mentre sentiva di odiarlo con ogni fibra del suo essere. La
storia dell'intervista gli faceva ribollire il sangue nelle vene e
perdere il controllo...
Il soprannome che gli avevano affibbiato gli studenti dello Shohoku
che non lo sopportavano, mister ice-berg, quel pomeriggio, non
sembrava affatto adatto per descrivere la sua personalità di solito
fredda e impassibile...
Dopo un istante di silenzio tra i tre basket-men, il gemello di
Kaede rispose alla richiesta del fratello: "Ok. Dimmi".
La super matricola affermò: "Da solo".
"Bene, allora andiamo sotto al grande albero di ciliegio. Lì staremo
tranquilli" - propose Koji. Poi rivolgendo lo sguardo verso il
rossino il ragazzo gli chiese: "Scusa, potresti aspettarmi un attimo
qui, per favore?".
"Certo, non c'è problema" rispose Hanamichi. Il suo tono di voce
voleva sembrare gentile ma risultò strano, come se fosse stato
infastidito da qualcosa. O meglio da qualcuno. Precisamente dalla
presenza di Kaede.
Notando la cosa e la confidenza che era nata tra la persona che
amava e suo fratello, la punta di diamante dello Shohoku fu invasa
da un'enorme gelosia. La rabbia poi, ormai da un pò, albergava
perennemente nel suo cuore. Il moro cercò comunque di mantenere la
sua solita freddezza...

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I due gemelli Rukawa camminarono in silenzio fino all'albero di
ciliegio. Poi, arrivati a destinazione, Kaede cominciò a parlare:
"Sei stato tu, vero?". Più che una domanda la sua parve una
constatazione.
Anche se capì al volo a cosa si stesse riferendo, Koji si finse
ingenuo e rispose con un'altro quesito: "A fare cosa?".
"L'intervista di Mari spacciandoti per me" sintetizzò il volpino.
"Cosa? - si finse stavolta sorpreso Koji - Assolutamente no. Come ti
è venuta in mente una cosa del genere? - Affermò e chiese con una
punta d'ironia che la super matricola colse.
Il numero undici dello Shohoku lo afferrò per il colletto, e freddo
e tagliente come il ghiaccio, disse: "Non mi lascio prendere in giro
da te. Voglio sapere perchè diavolo hai fatto quell'intervista. Ora.
Parla." ordinò.
"Sei impazzito per caso? Io non ho fatto proprio nulla" lo stuzzicò
strafottente Koji, anche se dentro di sè stava male per il
comportamento insolente che aveva assunto dato che era nel torto.
"Prova a dire la verità per una volta. Ti conviene" insistette
Kaede.
"Io l'ho già fatto. E non minacciarmi che la parte da duro non ti si
addice, fratello." fu la risposta del suo gemello.
"Ah no? - strinse la presa sulla giacca della divisa scolastica di
Koji - Quando ti ritroverai una costola rotta non credo sarai ancora
dello stesso avviso.
E' meglio per te se ammetti subito quello che hai fatto. " intimò.
"Non credere che io abbia paura di te come gli altri, Kaede. Le tue
parole non mi sfiorano minimamente, sai?" disse beffardo,
nascondendosi ancora una volta dietro a una maschera di impertinenza
per i sensi di colpa.
"Certo, dimenticavo. L'unico che temi è Sendoh, vero Koji?" fece
ironicamente riferimento alla frase che aveva detto nell'intervista
il volpino per farlo tradire e quindi finalmente parlare, e ferirlo
nell'ego come suo fratello aveva fatto con lui dichiarando
pubblicamente quella falsità. Aveva avuto la sua piccola vendetta -
pensò - Lo aveva ripagato con la sua stessa moneta.
Il gemello della punta di diamante dello Shohoku dovette dare adito
a tutto il suo autocontrollo per non reagire. Kaede aveva cercato di
utilizzare il suo punto debole, l'orgoglio, a suo favore, ma lui si
trattenne dall'essere impulsivo e abbassando lo sguardo restò in
silenzio anche se avrebbe tanto voluto dargli un pugno in quel
momento. Non sarebbe caduto nel tranello psicologico tessuto dal
volpino. In fondo la frase su Akira non l'aveva detta perchè la
pensava davvero ma solo per fargliela pagare per aver detto su un
giornale che lui ne aveva paura. Quella certezza riuscì
momentaneamente a calmarlo dalla sua insicurezza ossessiva di essere
considerato inferiore a Sendoh.
Visto che Koji rimaneva indifferente alla sua affermazione, cosa che
stupì e fece innervosire molto Kaede, il ragazzo proseguì con il suo
dialogo intimidatorio: "Finora sono riuscito a trattenermi dal
pestarti solo perchè volevo una spiegazione da te. Quindi parla. La
sto ancora aspettando. "
"Non ho nulla da dire. Ma se ti va di fare a botte, accomodati. Io
sono qui".
Il volpino iniziava a spazientirsi, ma decise che non sarebbe stato
al gioco del fratello. Per cui resistendo alla forza che voleva
spingerlo a spaccargli la faccia, mollò il lembo della giacca della
sua divisa che aveva ancora in mano e disse: "Le tue provocazioni
non funzionano. Falla finita".
"Beh, peccato... - si finse dispiaciuto Koji in tono ironico,
incosciamente avrebbe voluto menare le mani per sentirsi meglio per
quello che aveva fatto - Allora sarò costretto a rivelarti che ho
partecipato a quell'intervista fingendomi te solo per scherzo!".
Sorrise facendo spallucce divertito, ma quel suo atteggiamento
voleva far tacere in qualche modo i suoi rimorsi di coscienza.
Dopodichè il ragazzo, voltandosi di schiena, con uno sguardo cupo in
volto, si incamminò in direzione della palestra dove Hanamichi lo
stava aspettando.
L'improvvisa confessione del fratello lasciò Kaede di sasso... Per
diversi attimi restò immobile... Poi un'ira immensa si impossessò di
lui...
Inseguì Koji, ed appena l'ebbe raggiunto, strattonandolo con forza
per la giacca gli urlò: "L'hai fatto perchè ti andava di
scherzare?!"
Riacquistando la sua espressione di scherno rispose sorridente:
"Proprio così fratellino!"
Il volpino tirò al suo gemello un potente destro in volto che lo
fece sbilanciare per qualche istante, poi gli ringhiò: "Maledetto!
Come hai potuto fare una cosa simile solo per divertimento?! Ora
dovrai prenderti le tue responsabilità e non lasciare credere a
tutti che sia stato io a fare quell'intervista! E inizierai col
rivelarlo a Sakuragi! Subito, se non vuoi che ti uccida!".
"Oh oh, vedo che ti sei scaldato. Datti una calmata o ti verrà un
infarto" - lo prese ancora in giro e voltandogli le spalle si avviò
nuovamente verso la palestra dello Shohoku.
Kaede lo rincorse per tutto il tragitto e cercò di farlo fermare, ma
i suoi tentativi furono vani, il suo passo spedito sembrava
inarrestabile.
Raggiunta la sua meta, Koji si bloccò. Sorrise ad Hanamichi e gli
disse: "Possiamo andare. Grazie per avermi aspettato".
Il rossino gli sorrise di rimando. Stava per aprire bocca quando una
furia dai capelli
neri, rimasta fino a poco prima ferma ad osservare le mosse del
fratello, si scaraventò addosso a Koji e prendendolo per il colletto
per la seconda volta in quel pomeriggio gli ordinò: "Bastardo! Come
osi fare finta di niente dopo quanto mi hai detto?! Di'
immediatamente a Sakuragi la verità!".
Hanamichi guardò interrogativamente il gemello di Rukawa: "Di cosa
parla?" gli chiese.
Koji scuotendo leggermente la testa fece serio: "No, mi dispiace ma
non lo posso fare.
Non mentirò ad Hanamichi e agli altri della squadra prendendomi una
tua colpa come mi hai chiesto, anche se sei mio fratello".
"Cosa intendi dire Koji? Non capisco... - domandò il rossino.
Rivolgendogli lo sguardo che aveva tenuto basso per la sua
sceneggiata, mentendo spudoratamente il fratello del volpino spiegò:
"Kaede ha cercato di convincermi di dire a tutti che sono stato io a
fare l'intervista per il giornale della scuola, spacciandomi per lui
con Mari. Per fargli uno scherzo di cattivo gusto".
Hanamichi sgranò gli occhi incredulo... Non riusciva a credere che
la persona che nonostante tutto continuava ad amare fosse diventata
così vile...

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Sentendo la versione dei fatti falsata di Koji, la super matricola
capì che ormai per lui era tutto perduto. Ora il rossino, oltre che
un presuntuoso e un bastardo, lo avrebbe considerato anche un
vigliacco che voleva scaricare le sue responsabilità su altre
persone per salvarsi la faccia...
La tristezza del numero undici dello Shohoku per la consapevolezza
di essere disprezzato da Hanamichi venne subito sostituita, o
meglio, per un momento accantonata, dalla feroce rabbia che nutriva
nei confronti di suo fratello...
Acciecato da essa si scagliò contro di lui e lo colpì con potenza
allo stomaco, facendolo cadere a terra, mentre i suoi occhi
scintillavano di odio puro e lo fissavano furiosi...
Il rossino si avvicinò subito a Koji che si teneva la parte
dolorante del suo corpo con la mano destra e chinandosi accanto a
lui, gli chiese preoccupato: "Ehi, tutto bene?"
Tossendo il ragazzo rispose debolmente: "Si, è tutto ok".
Hanamichi, rassicuratosi, si alzò in piedi di scatto e rivolgendosi
a Kaede, alzando la voce, gli disse indignato: "Ma sei impazzito?!
Cosa diavolo credi di risolvere con la violenza?! Sei solo un
codardo se pensi di riuscire ad aggiustare tutto quello che
distruggi con delle bugie... L'onestà di tuo fratello non ti va giù
e per questo lo picchi? Ma che razza di persona sei?! Faresti bene a
farti un esame di coscienza e a prendere esempio da Koji...
Sei davvero molto peggio di quel che immagginassi... Spero che Anzai
non ti riammetta mai più nella nostra squadra! Non meriti di giocare
con noi!".
Dopo queste parole dette con asprezza e astio, il volpino, con gli
occhi sbarrati, vide il rossino aiutare Koji a rialzarsi,
sorreggerlo e dirgli: "Vieni, ti accompagno a casa. Sei messo male"
e in seguito allontanarsi con lui. Kaede non si mosse. Restò
immobile nel punto in cui l'aveva lasciato Hanamichi. Aveva il cuore
in frantumi, e senza che potesse trattenerle, lacrime amare presero
ben presto a solcargli il viso...
Le parole terribili pronunciate dalla persona che più amava al mondo
lo avevano ridotto all'istante uno straccio...
Piangendo, il ragazzo si lasciò scivolare a terra... Stava
malissimo...

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Il giorno seguente non iniziò molto bene per la punta di diamante
dello Shohoku. Infatti, mentre si dirigeva in classe, nel corridoio,
incontrò i più accaniti fans di Mitsui, Nori Hotta and company...
Questi, gli sbarrarono immediatamente la strada costringendolo a
fermarsi e cominciarono a insultarlo inferociti come tigri:
"Ehi pivello! - gli si rivolse uno dei tre - Come hai osato parlare
male di Mitsui su quel giornale?! Ora ti spaccheremo la faccia per
fartela pagare!"
"Già - diede man forte un altro al suo amico - Ti faremo ritirare
tutto quello che hai dichiarato su di lui a suon di botte,
bastardo!".
Il volpino, già di pessimo umore dal pomeriggio precedente,
lanciando loro un'occhiataccia, irritato da quell'atteggiamento
sfrontato nei suoi confronti, disse atono: "Credete per caso di
spaventarmi con le vostre ridicole minacce? Umphf, idioti."
"Maledetto!! - ruggì il primo che aveva parlato - Ora ti ammazzo!!"
- e serrò le mani a pugno adirato.
Guardandolo con sufficienza, facendogli intendere che lo considerava
patetico, Kaede aggiunse: "L'ultima volta sono stato io ad avere la
meglio su voi tre nel nostro scontro, l'avete dimenticato? - fece
provocatorio - Per cui se non volete che la cosa si ripeta
toglietevi dai piedi."
Uno dei due bulli subordinato di Hotta, stizzito, si preparava a
sferrare un cazzotto a Rukawa per quell'affermazione, quando il suo
capo facendo alcuni passi avanti lo affiancò e lo bloccò con un
braccio. Il ragazzo sorpreso protestò: "Ma...
Nori però lo interruppe subito: "Ha ragione lui. Andiamocene."
"Capo ma..." - replicò stavolta l'altro suo scagnozzo non d'accordo
sul da farsi.
Hotta però non gli rispose. Si rivolse a Kaede e gli disse: "Non
finisce qui, matricola. Bada, presto mi farò vivo e vendicherò
Mitsui. Tienilo a mente". Dopodichè svoltò l'angolo e sparì seguito
dai suoi due tirapiedi un pò contrariati per la decisione del loro
leader.
Il moretto fissò il punto in cui erano scomparsi dalla sua vista i
tre teppisti per qualche secondo. Poi chiudendo gli occhi sospirò: <
Ti metterò in conto anche questa, Koji! >.
E perso nei suoi pensieri si avviò verso la sua aula ancora più in
collera con suo fratello...

Più tardi...

Koji convinse Hanamichi a saltare la lezione della quarta ora e ad
andare sulla terrazza dello Shohoku con lui. Doveva dare inizio alla
nuova fase del suo piano...
I due ragazzi per un pò parlarono del più e del meno, ma poi, il
gemello di Kaede fece la sua mossa. Proprio nello stesso momento in
cui scoccò l'ora di pranzo e una certa persona come sua abitudine
stava per salire le scale e andare lì...
Ma stavolta era una coincidenza bella e buona...
Il volpino, triste per le cose che gli aveva detto il rossino,
marcate a fuoco nella sua testa, e per aver visto che lui e suo
fratello si erano assentati da una lezione insieme, aprì un poco la
porta della terrazza per entrare nel luogo della scuola che amava
per la sua pace, ma si bloccò sentendo delle voci provenire
dall'interno di essa...
< C'è già qualcun altro... E io che volevo starmene un pò solo e
tranquillo e prendere un pò d'aria> pensò seccato.
Stava quasi per andarsene quando per caso sentì dire:
"Senti Hanamichi, io ti piaccio? Rispondimi sinceramente". Kaede
sussultò, quella era la voce di suo fratello... E con lui c'era
anche il rossino come aveva sospettato...
Così il moretto si fermò ad ascoltare il loro discorso e ad
osservarli socchiudendo la porta della terrazza senza farsi
vedere...
Il cuore di Kaede batteva forte per l'ansia... Quale sarebbe stata
la risposta di Hanamichi alla domanda di Koji?
"B-bhe, - balbettò Sakuragi arrossendo imbarazzato - i-in che
senso?".
Avvicinandosi a lui, a un soffio dalle sue labbra, il gemello di
Rukawa sussurrò: "In questo" e lo baciò.
Il volpino sgranò gli occhi. Fu come se il suo cuore si fosse
fermato e poi spaccato in due.
Si sentiva come se fosse stato inghiottito da un buco nero senza
fine... Era la seconda volta che li vedeva baciarsi, ma il dolore
era forte e inesorabile come se fosse stata la prima...
Anche se avrebbe voluto tanto farlo, il ragazzo non riuscì proprio a
muoversi per andarsene...
Qualcosa lo tratteneva ancora anche se era a pezzi... Voleva sapere
cosa ci fosse realmente tra Hanamichi e suo fratello...
< Un'azione da vero masochista la mia - pensò Kaede, schernendosi
ironicamente mentalmente auto-commiserandosi per il suo
atteggiamento - Tanto ho già capito che si amano... >.
D'un tratto la super matricola si risvegliò dai suoi pensieri agri e
si accorse che il rossino e Koji si erano staccati. Sentì proporre:
"Hanamichi, vuoi essere il mio ragazzo?".
- Kaede si sentì lacerare dentro -
Il rossino sorpreso per quella domanda improvvisa fu assalito in un
unico flashback dai ricordi che riguardavano il numero undici dello
Shohoku, il suo brutto rapporto con lui e il pomeriggio precedente;
e arrabbiato con il volpino per l'intervista e le cose che aveva
detto su di lui, perchè credeva che stesse con Sendoh e per la
pusillaminità che aveva mostrato di avere il giorno prima,
frettolosamente, quasi come se volesse fargli un dispetto rispose
determinato:"Si". Ma si pentì quasi subito di quello a cui aveva
appena acconsentito.
Fingendo di essere felice, Koji abbracciò Hana. Ma quando il suo
sguardo non poteva incontrare quello dell'altro perchè stretto a
lui, un sorriso furbesco da chi aveva appena ottenuto quello che
voleva gli si dipinse in volto. I suoi sensi di colpa erano già
svaniti. L'espressione del rossino invece era quella di una persona
che crede di aver commesso un grosso sbaglio e se ne è reso conto
solo appena dopo averlo fatto.
Questa scena fece sì che si spezzasse qualcosa dentro a Kaede.
Sconvolto, indietreggiò di alcuni passi e poi corse via, lontano
dalle persone a cui voleva più bene e che lo facevano tanto
soffrire, mentre i suoi occhi divenivano lucidi e si riempivano di
lacrime...
Andò a rifugiarsi nella palestra vuota per cercare di calmarsi e
placare il suo pianto che non accennava a voler terminare... Il suo
dolore era lancinante...

Nel frattempo, in terrazza...

Koji e Hanamichi sentirono la campanella che segnalava la ripresa
delle lezioni.
Così, il rossino, si alzò dal pavimento sul quale era seduto accanto
al gemello del volpino che lo stava intossicando di parole
sdolcinate e asfissiando con le sue carezze (che non riusciva a
respingere anche se lo mettevano a disagio) da un'ora, e trovando
quella come scusa perfetta per evitare di restare ancora solo con
lui, disse: "Beh, sarà meglio andare in classe adesso, abbiamo già
saltato un'ora di lezione...".
Il moro imitò Hana, gli si avvicinò e abbracciandolo da dietro
mentre lui si stava incamminando verso l'uscita della terrazza,
sussurrò con un'espressione da bambino capriccioso: "No, dai,
restiamo un altro pò qui... Voglio passare un pò di tempo da solo
con te...".
Il rossino, infastidito da quel gesto intimo arrossì, e
sciogliendosi un pò bruscamente dalla stretta di Koji si giustificò:
"Koji, potrebbe vederci qualcuno. E' meglio essere prudenti.
Soprattutto qui a scuola...".
"Ma no, non preoccuparti. Non c'è nessuno qui in giro. All'ora di
pranzo stanno sempre tutti in cortile...".
In quel mentre, una forte folata di vento fece sbattere e richiudere
all'istante la porta della terrazza lasciata semi-chiusa da Kaede e
Koji pensò preoccupato < Che ci abbia visto davvero qualcuno? Io la
porta l'avevo chiusa quando siamo entrati qui... >.
Hana non ci fece caso e disse freddamente: "Senti, io vado in
classe. Siamo già in ritardo per la quinta ora e se prendessi un
altro sufficiente in scienze come l'altra volta rischierei di non
poter giocare più a basket".
Mentre esponeva quella scusa in parte vera, venutagli in mente
mentre ne parlava tentando di trovare il modo per cercare di
scrollarsi di dosso il moro, pensò: < Ma che ho fatto? Io non amo
Koji... Ho accettato di mettermi con lui solo perchè in quel momento
volevo punirmi di essere ancora innamorato di Rukawa e volevo
togliermelo dalla testa perchè mi sentivo esasperato. Non avrei
dovuto farlo. Sono stato ingiusto nei confronti di Koji e lo sto
anche trattando male... Sono un idiota >.
Quell'ultima parola gli fece venire in mente la frase che mesi prima
gli diceva sempre il volpino, e che ultimamente non aveva più
sentito dalla sua bocca.
< Chissà per quale motivo > si chiedeva. Riscuotendosi da quei
pensieri andò su tutte le furie con sè stesso per essersi lasciato
andare a ricordi che riguardavano Kaede...
Il gemello del numero undici dello Shohoku comunque insisteva ancora
affinchè il rossino restasse lì con lui, sia perchè non voleva fare
lezione e gli piaceva la compagnia, che per trovare un'intesa col
ragazzo nel nuovo rapporto che lo legava a lui occorrente per il suo
piano: "... Allora, che ne dici?".
Hana, perso nei suoi pensieri, ritornò improvvisamente al presente
sentendo la voce del moro e gli rispose: "Uhn? Cosa?".
< Non mi sta ascoltando. Ma che avrà? >. si chiese il fratello della
super matricola, poi proseguì: "Ti ho chiesto se ti va di rimanere
un'altra ora qui e ritornare in classe alla sesta".
Il rossino, arrabbiato per i suoi motivi, si sfogò con lui
rispondendogli con astio:
"Ti ho già detto di no mi pare! Ora ti saluto!" e se ne andò via
lasciando Koji perplesso per il suo repentino quanto irritante
atteggiamento ostile d'intralcio per il suo piano.
< Non ho fatto nemmeno in tempo a replicargli a tono, se ne è andato
via come un fulmine... Forse comunque è meglio così, altrimenti la
nostra relazione sarebbe finita prima di cominciare e non me lo
sarei potuto permettere...
Per questa volta vedrò di sorvolare sulla cosa, ma la prossima che
osa parlarmi in quel modo gli tiro un pugno. Chi si crede di
essere?! Tsk! >.
Dopo essere stato a meditare un pò, il moro si avviò verso l'uscita
della terrazza e cominciò a scendere le scale.
Mentre lo faceva, al quinto gradino sentì uno strano rumore
provenire dal suolo.
Doveva aver calpestato qualcosa con la sua scarpa destra, pensò.
Spostò il piede e vide che l'oggetto in questione era un libretto
studentesco.
Lo raccolse e dopo averlo ripulito con la mano lo aprì per vedere a
chi appartenesse.
Sul tesserino c'era la foto di suo fratello.
"E' di Kaede - accurò tra sè e sè Koji sorpreso. < Sono certo che
quando sono salito qui prima con Hanamichi non ci fosse. Deve
essergli caduto da poco... Questo libretto non può che significare
una cosa: è la prova che lui ci ha visti, ecco perchè la porta della
terrazza era aperta nonostante io fossi certo di averla chiusa... >.
Un sorriso soddisfatto fece capolino sul suo volto: < Bene, così non
dovrò nemmeno faticare a trovare un modo per fargli capire che io e
Hanamichi siamo una coppia e di conseguenza farlo ingelosire per
questo e comprendere che anche se sta con Akira i suoi sentimenti
per Sakuragi non sono svaniti ma solo stati repressi >.
Ripensandoci, dubbioso, subito dopo ponderò: < Comunque non posso
essere sicuro di quel che ha visto... Sarà meglio trovare ugualmente
un sistema per far concretizzare il risultato che spero di ottenere
con questa importante fase della mia strategia... >.
Dopo questo suo monologo Koji conservò in tasca il libretto
studentesco di suo fratello e si affrettò a raggiungere la sua
classe. Era già in ritardo di dieci minuti e non voleva peggiorare
la sua critica situazione con la professoressa di scienze non appena
fosse rientrato in aula, dato che sapeva già che l'aspettava una
bella ramanzina sulla puntualità...
Ma invece quando entrò in classe il suo udito fu invaso da risate
argentine, chiacchiere e gridolini infantili...
Quasi tutti i suoi compagni erano seduti ai loro posti in attesa
dell'insegnante di cui non c'era traccia...
"Ehi ragazzi - domandò ad alcuni suoi amici - La prof Kobayashi non
è ancora arrivata? Strano, di solito è sempre in anticipo...".
"Già - rispose uno degli interpellati - E' un tipo così puntuale e
meticoloso... Mah..".
"Chissà, magari ha avuto un contrattempo..." ipotizzò un altro.
"Forse si è ammalata e non hanno trovato un supplente in tempo"
espresse la sua opinione un altro compagno.
"Impossibile, io l'ho vista stamattina in corridoio all'ora di
pranzo. Non può essere questo..." affermò sicuro un ragazzo del
gruppetto degli amici del moro.
In men che non si dica, tutti gli altri della classe si lasciarono
coinvolgere nella discussione. Si creò un gran chiasso.
Così Koji si allontanò dalla folla concentratasi nelle file centrali
dell'aula e andò da Hanamichi, rimasto in disparte tutto il tempo in
cui lui aveva parlato coi suoi amici...
"Ehi Hana - gli si rivolse - Hai visto che facevamo bene a
restarcene in terrazza? La lezione dovrebbe essere già cominciata da
un quarto d'ora ma la prof ancora non si vede... ".
"Già" - rispose seccato, tanto per farlo, il rossino. Aveva il viso
scuro, sembrava arrabbiato con il mondo.
Notando il suo umore, il moro gli chiese: "Perchè rispondi con quel
tono? C'è l'hai forse con me?"
"No" - rispose ancora nello stesso modo.
"E allora cos'è che non va?" gli domandò.
"Nulla" rispose semplicemente. Stavolta girando il volto che
sorreggeva nella mano sinistra dall'altra parte per non incontrare
lo sguardo inquisitorio del suo ragazzo.
Koji disse rassegnato: "E va bene, mi arrendo. Si vede che oggi non
hai molta voglia di parlare..." e andò a unirsi ai suoi amici,
pensando nel frattempo ad una maniera giovante per il suo piano per
far scomparire la rabbia di Hana nei suoi confronti anche se non ne
capiva la motivazione...
Intanto Kaede era al suo posto e faceva finta di dormire sul
banco...
I sentimenti che provava in quel momento erano tanti, e tutti
contrastanti l'uno con l'altro: odio, amore, rabbia, tristezza,
disperazione, amarezza, gelosia, invidia, angoscia e soltudine...
Il suo animo era inquieto...
Quando aveva sentito Hanamichi e suo fratello parlare poco prima,
con un mix di emozioni diverse, tutte negative, che gli si agitavano
nel cuore aveva pensato:
< La prima lite tra innamorati... Vorrei poter uscire da qui... >.
Non essere corrisposto lo logorava, ma vedere Hanamichi con un
altro, suo fratello, per giunta identico a lui nell'aspetto, l'aveva
distrutto...
Lui non apparteneva alla categoria di persone a cui la sola felicità
di quella amata basta per riuscire a star bene e a sopportare il
dolore di non essere ricambiato...
Guardarla insieme ad un partner che non era lui lo faceva star male
da morire...
< Se solo la sera della cena quell'idiota di Koji non ci avesse
interrotti forse avrei potuto trovare il coraggio di rivelare ad
Hanamichi cosa sento per lui. Mi avrebbe respinto, lo so, ma almeno
avrei perso definitivamente il barlume di speranza che mi porto
dietro da tempo su una nostra possibile relazione. Così farlo invece
è troppo difficile, non ci riesco e continuo a vivere in un mare di
illusioni nonostante lo abbia davanti agli occhi con un altro... >.

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Tra riflessioni tristi o meno, ciarle e risate trascorsero altri
dieci minuti e inaspettatamente gli studenti si videro comparire
davanti la professoressa Kobayashi.
Tutti ritornarono immediatamente ai loro posti e salutarono
rispettosi l'insegnante.
La donna, dopo aver ricambiato il gesto e aver poggiato la sua
valigetta in pelle sulla cattedra, si avvicinò al volpino e seria lo
chiamò: "Kaede Rukawa, svegliati."
Il numero undici dello Shohoku si riscosse dal stato di torpore in
cui era caduto e dai suoi pensieri all'istante. Aprì gli occhi, e
ricomponendosi guardò interrogativo la sua professoressa di scienze.
Lei disse solo: "Devi seguirmi nell'ufficio del preside".
Il moretto, sorpreso, anche se non lo diede molto a vedere, si alzò
dal banco, e senza dire una parola lasciò la classe con la
Kobayashi, sollevando un enorme vespaio fra i suoi compagni che
presero a malignare e attirando su di sè l'attenzione di suo
fratello e di Hanamichi.
Mentre camminava per i corridoi dello Shohoku con la sua insegnante,
Kaede avrebbe tanto voluto domandarle la ragione per la quale lo
stesse portando dal direttore. In fondo lui non aveva fatto niente,
ma invece stette zitto.
Non riuscì a dire nulla. Non sapeva mai trovare il giusto modo di
approcciarsi agli altri per cui aveva preferito stare in silenzio
con lei.
La sua professoressa invece credeva che il volpino avesse intuito da
subito il motivo della loro visita al preside per cui si limitò a
guardarlo in cagnesco ogni tanto per quello che pensava avesse fatto
e nient'altro. Non sopportava che i suoi alunni potessero avere
certi tipi di comportamenti...
Arrivati davanti all'ufficio del direttore dello Shohoku, la
Kobayashi bussò alla porta, e appena sentì pronunciare un 'Avanti'
vi entrò con Kaede.
Appena vide la signora Adachi, quella della segreteria, seduta alla
scrivania del preside, la super matricola comprese tutto e
ironicamente pensò avvilito: < Fino a cinque minuti fa credevo che
peggio di così non potesse andare. Invece mi ero proprio
sbagliato... >.
"E' questo il famoso Rukawa?" - chiese poco dopo l'entrata in scena
del moretto e della sua insegnante il preside a quest'ultima, che lo
aveva appena salutato con un leggero inchino.
"Si signor preside" - rispose la donna.
"Bene. Allora può andare. Arrivederci professoressa Kobayashi".
"Arrivederci - rispose con un altro breve inchino - Signora Adachi -
salutò, e poi si congedò lanciando uno sguardo preoccupato al suo
studente.
Lo sguardo che il preside aveva posato sulla punta di diamante dello
Shohoku invece non prometteva nulla di buono... E lui se ne accorse
subito.
"Signor Rukawa - gli si rivolse - La donna qui presente afferma di
averla vista usare della violenza con una studentessa di
quest'istituto ieri. Cosa può dire a sua discolpa?" - chiese.
< Lo sapevo! Maledetta strega di un'Adachi! Per me si mette male...
E ora cosa posso dire in mia difesa? > pensò Kaede, poi disse:
"Preside, forse sono stato un pò brusco con quella ragazza, ma...
"Ah, così lo ammette. - lo interruppe il direttore mentre la Adachi
sorrideva soddisfatta come una che aveva appena compiuto giustizia -
Beh, allora non c'è nient'altro da aggiungere. Lei è sospeso per
quattro giorni a partire da adesso. Può andare. - chiuse velocemente
il discorso.
Rukawa strabuzzò gli occhi, stizzito, alzò la voce e disse: "Non mi
ha nemmeno lasciato finire di parlare! Come può sospendermi così su
due piedi senza aver neanche sentito la mia versione dei fatti,
affidandosi solo alle parole di quella vipera? - si fece sfuggire
involontariamente alla fine della frase.
La signora Adachi fece uno sguardo offeso e indignato sentitasi
chiamare in causa a quella maniera, stava per rispondere per le rime
al volpino quando il preside la precedette.
In tono beffardo disse: "Mi correggo. I suoi giorni di sospensione
saranno sette. Arrivederci". L'ultima parola era stata pronunciata
accompagnata da uno sguardo minaccioso, carico di potere adulto, che
sembrava volesse cacciare il moretto dall'ufficio immediatamente per
fargli capire che un adolescente non sarebbe mai riuscito vincitore
da una sfida contro di lui.
Il volpino, recepito il messaggio dell'autorità che possedeva il
preside, ancora più irato, sbattendo la porta, uscì dalla stanza
senza dire altro, a passo svelto.
Poi, dopo aver camminato per un tratto di corridoio si fermò.
Stringendo le mani a pugno e serrando forte gli occhi pensò: < Non
ci posso credere! Mi ha liquidato in un attimo e mi ha sospeso!! >.

Fine capitolo undicesimo...
Continua......