Only One Road

STRADE

Fiori caduti seguono il fluire delle acque.
Le fluenti acque amano scorrere coperte dai fiori caduti.
E' futile tentare di fermare l'acqua che scorre,
E futile è tentare di fermare i fiori sopra di esse.
Dato che le cose buone possono essere perse, le cattive possono venire dimenticate…

( Poesia d'amore cinese)


SAN FRANCISCO

La porche nera correva sul nastro argentato lungo la strada costiera. Jeremy Walken al volante cantava sulle note di "Don't cry for me Argentina" con quella voce profonda e baritonale che la natura gli aveva donato, la dote migliore che stupiva tutti i suoi conoscenti…oltre naturalmente alle sue mani: mani agili, con dita lunghe e sottili sempre ben curate da sembrare quelle di un pianista.
Ma Jeremy Walken non era un pianista. Era un medico: il dottor Jeremy Walken cardiochirurgo di chiara fama in forza al San Francisco Memorial Hospital. Per cinque anni consecutivi era stato indicato come il n° 1 dei chirurghi da un consesso di medici e addetti del settore su una delle più note riviste di medicina. Seguendo l'andamento della musica Jeremy Walken scalò la marcia e facendo rombare il motore superò la macchina davanti a lui.
Il telefonino squillò interrompendo la sua solitaria performance canora:
- Pronto?!…Ah sei tu…Sì sto arrivando…Sono quasi in vista della città, un quarto d'ora e sono lì
Riagganciò accelerando ancora e alzando il volume della radio che aveva abbassato prima di rispondere.
Poco più tardi il dottor Jeremy Walken entrò nella sala medici con passo svelto, si mise il camice e si avvicinò al tabellone per controllare le terapie notturne dei pazienti del suo reparto. La porta si aprì ed una giovane internista lo salutò entrando:
- Buonasera dottore
- Oh, dott. Nakazawa…comincia il suo turno?- gli domandò volgendosi verso di lei, e dopo aver guardato l'orologio aggiunse - è in anticipo però mi pare…-
- Avevo delle cartelle da controllare, prima di iniziare…
- Bene, bene - si sfregò le mani - allora mi faccia compagnia con un buon caffè…- si avvicinò al tavolo dall'altra parte della stanza dove c'era la brocca piane di caffè e osservò mentre riempiva due tazze fumanti - Caroline Neice è proprio una infermiera impagabile…e non lo dico perché è la moglie di Aaron. - concluse sedendosi al tavolo e mettendo una delle due tazze davanti a Sanae Nakazawa.
Senza lasciarle il tempo di ribattere o commentare riprese:
- Allora Nakazawa…facciamo quattro chiacchiere io e lei…Ho trovato sulla mia scrivania la sua domanda per l'Assistentato in Cardiochirurgia
Sanae lo guardava in silenzio sentendosi un po' intimorita; l'uomo che aveva di fronte era il più bravo chirurgo del cuore di tutto il paese. Un genio nella tecnica degli interventi a cuore aperto e nei trapianti: si diceva stesse portando avanti un progetto per un rivoluzionario cuore artificiale. Sostenendo il suo sguardo rispose:
- Sì dottore.
- Non preferirebbe magari chirurgia generale in Pronto Soccorso?Mi dicono che è molto brava in caso di emergenza: sangue freddo, competenza, tempismo oltre che mani salde…- sorseggiò il suo caffè
- Cardiochirurgia è un campo che mi affascina…il cuore è un muscolo dotato di movimento proprio da cui dipende la vita…- si interruppe accorgendosi che Jeremy Walken la osservava da sopra la sua tazza di caffè:
- Mmh capisco - disse piano come parlando tra sé - lei sa vero che io sono molto restio a prendere degli interni…E conoscerà anche le storie che si raccontano su di me. Ho la fama di essere un tipo diciamo un po'- fece una pausa prima di concludere -…stravagante…Non mi piacciono le regole e le imposizioni di qualsiasi sorta. Il mio reparto, nonostante questo, è il più efficiente di tutto l'ospedale…Inoltre sono sempre stato convinto che la Cardiochirurgia sia una missione forse poco adatta alle donne…ci vuole costanza, dedizione e sacrificio…E forse mi prenderà un po' per maschilista ma ritengo che a un certo punto una donna abbia altre priorità…- finì il suo caffè in un sorso e alzandosi disse- Vedrò di prendere in considerazione la sua richiesta. Si tenga a disposizione…
Sanae rimase seduta al tavolino sentendosi come se fosse passato un uragano, ma tutto sommato era felice…Sentiva il cuore batterle in gola..
Sapeva benissimo l'alone di leggenda che circondava Jeremy Walken. Le storie che si raccontavano su di lui erano molteplici alcune rasentavano il ridicolo, ma molte centravano appieno il carattere di questo quarantenne corpulento che si manteneva in forma giocando a golf e a squash e che si diceva amasse cantare le arie più famose dei musical di Andrew Lloyd Webber durante gli interventi…
La dottoressa Dana Carter, suo supervisore in Pronto Soccorso, entrò nella saletta medici rivolgendole un sorriso divertito:
- Hai una faccia…che è successo?
- Ho appena parlato con Walken…
- Uh e che ti ha detto?
- …Ha detto che prenderà in considerazione la mia richiesta
- Ma allora è fatta!!!
- Dici? -Sanae era scettica
- Lasciatelo dire da una che lo conosce…
- Così mi metti ancora più in ansia…
- Non preoccuparti sono convinta che hai la stoffa e Walken se n'è accorto anche lui. Sai che sono anni che non prende interni?E' la disperazione di Neice per questo…
- L'avevo sentito dire ma perché…
Lo sguardo di Dana si fece improvvisamente triste:
- Dopo la morte di sua moglie e sua figlia…non ha più preso tirocinanti e si è dedicato solo alla ricerca…
- Non lo sapevo…come successe?
- Un pirata non rispettò uno stop…e prese in pieno la macchina uccidendo Laurie, la moglie sul colpo…Portarono qui Joyce…con gravi lesioni interne…
-…La operò lui? - la voce di Sanae era un sussurro
- Non avrebbe permesso a nessun altro di farlo…Tentò il massaggio cardiaco a mano per 20 minuti…dovettero costringerlo a forza a desistere…Micheal che lo assistette dice che avevo lo sguardo perso privo di ogni espressione e che si accasciò tra le sue braccia come una quercia schiantata dalla tempesta, singhiozzando come un bambino…
- Quanti anni aveva la figlia?
- Quindici…Ed era la Vitalità fatta persona…Anche se il suo matrimonio era in crisi Jeremy andava avanti per lei. Laurie proveniva da una rigida famiglia cattolica e non avrebbe mai concesso il divorzio né tanto meno la custodia di Joyce…Anzi la usava come arma di ricatto…E poi c'era il problema del bere…
- Laurie beveva?
- Dicono che quel giorno avesse parecchio alcool nel sangue e che per questo non si accorse del furgoncino che gli andava addosso…
- E' terribile…
- Già la cosa peggiore è che Jeremy si sente in colpa per questo…Doveva andare a prenderla lui Joyce…ma un'emergenza lo trattenne in Ospedale più del dovuto e così andò Laurie, doveva solo andare a prenderla e riportarla a casa, ma pare che ci fosse una festicciola alla scuola di danza e bevve qualche aperitivo di troppo…ma non è da escludere che avesse già bevuto anche prima.


SAN PAOLO

- L'asso del San Paolo vola verso la porta, lasciandosi alle spalle uno per uno tutta la difesa avversaria…Salta gli ultimi difensori e ora è solo davanti al portiere: Tsubasa Ozora carica il tiro…Gooool. Il giovane campione nipponico ha dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno ancora una volta tutta la sua classe…conducendo la sua squadra alla vittoria. E a tutti gli effetti si candida alla vittoria del Pallone d'Oro…
Tsubasa al fischio dell'arbitro che decretò la fine della partita si avvicinò alla panchina guardandosi in giro…Aveva vinto ancora una volta i suoi compagni si avvicinavano dandogli pacche sulle spalle…Alzò lo sguardo sulle tribune gremite di tifosi festanti che invocavano il suo nome ma un improvviso vuoto nel cuore lo colse di sorpresa, una sorta di retrogusto amaro nel dolce sapore di quella vittoria…che non aveva mai provato
- Tsubasa…- la voce di Roberto Hongo lo riscosse
- Oh Roberto …
- Tutto ok? - lo guardò un po' preoccupato, sembrava assente
- Sì certo,
- Sei stato bravo complimenti…
- Grazie
Più tardi mentre si cambiava negli spogliatoi dopo la interviste di routine Tsubasa si ritrovò a pensare. I suoi pensieri correvano da soli…
La sua vita scorreva perfetta ormai…aveva realizzato il suo sogno era diventato un calciatore professionista e grandi erano le soddisfazioni che riceveva. Non era stato facile ambientarsi i primi tempi: un paese diverso, usanze diverse, nessuno dei suoi amici a giocare con lui. Da quando poi i suoi genitori erano morti in quell'incidente due anni prima sentiva ancor più la nostalgia di casa, ma ora aveva ancora meno motivi di tornare anzi non ne aveva per niente. Sarebbe stato bello pensare che c'era ancora qualcuno che lo aspettava…Un tempo qualcuno c'era, qualcuno di cui lui non aveva capito l'importanza fino a quando non l'aveva più avuta di fianco a sostenerlo con il suo sguardo fiducioso e sereno.
Il Giappone, Fujisawa, tutti i suoi amici. In quei giorni la nostalgia si era fatta più stretta, eppure era in Brasile ormai da tre anni, aveva imparato molto e i critici sportivi dicevano di lui che era stupefacente come avesse assimilato lo stile di gioco brasiliano in maniera così perfetta da sembrare un giocatore carioca a tutti gli effetti. Si era trovato bene a giocare lì, un po' per la vicinanza di Roberto che lo guidava passo, passo e grazie anche ai tanti nuovi amici che non facevano rimpiangere quelli vecchi. Nonostante tutto c'erano momenti, come questo, in cui un volto, un sorriso dolce e ritroso, di una persona che lo aveva sempre sostenuto mancava più di ogni altra cosa…Una voce mancava dal coro che lo osannava, una bandiera non sventolava in mezzo alla altre. Alzò il braccio osservandosi il polso: non aveva più il braccialetto che Sanae gli regalava sempre alla vigilia di ogni impegno importante…Sanae.
Perché tutto questo gli tornava alla mente proprio adesso?
Il Mondiale in Corea e Giappone si stava avvicinando mancavano solo due anni…il suo sogno stava per realizzarsi. Non solo era diventato un calciatore professionista conteso dalle migliori squadre europee ma ora aveva anche la possibilità di lottare per realizzare il suo Sogno, quello che aveva sempre inseguito da bambino…Sollevare la Coppa del Mondo nei Mondiali che si sarebbero svolti proprio nel suo paese. Di solito la squadra ospitante partiva favorita e quella era un occasione davvero impedibile…portare il Giappone sul tetto del mondo…contro la migliori Nazionali a livello mondiale…Roberto gli aveva comunicato qualche giorno prima che aveva accettato di allenare il Brasile in vista proprio dei mondiali…Questo era stato uno stimolo nuovo: la possibilità di incontrare il suo maestro in uno scontro diretto magari proprio in finale lo aveva reso ancora più impaziente e motivato.
Certo aveva già vinto quella juniores, proprio contro il Brasile allenato da Roberto qualche anno prima, ma nulla si poteva paragonare a quella meta. Realizzare quel sogno…Il pensiero di Sanae si intrufolò ancora nella sua mente…Lei non c'era quella volta e probabilmente non sarebbe stata presente neppure in quella prossima occasione. Se n'era andata. Partita per studiare medicina all'estero…così gli avevano detto i suoi amici quando era ritornato per i funerali dei suoi genitori: Sanae era partita, si era trasferita negli Stati Uniti, non ricordava la città, e neppure rammentava se glielo avessero detto e lui non lo aveva chiesto…Sapeva solo che il pensiero che lei se n'era andata lo aveva lasciato senza parole ma non aveva smesso di pensare a lei. Il suo sostegno. Le aveva scritto nei primi anni del suo soggiorno in Brasile raccontandole i suoi sogni, i suoi progetti, le prime difficoltà e poi i successi ma lei non aveva mai risposto alle sue lettere e ora sapeva perché…
A casa aveva una serie di foto in cornice sulla sua scrivania che lo ritraevano con i suoi compagni di squadra nelle tre edizioni in cui avevano vinto i Campionati Nazionali Scolastici e nelle numerose avventure con la Nazionale…in una c'era anche lei sorridente di fianco a lui con stretta al petto la bandiera su cui c'era scritto GO, GO NANKATSU!!!! Guardare quella foto gli faceva sempre sentire un vuoto laggiù in fondo al cuore…Chissà perché gli mancava più di tutti gli altri, di Genzo, di Taro o di Ishizaki. Sanae…Anego…Chissà cosa stava facendo, se ogni tanto pensava a lui…..No, si disse perché mai avrebbe dovuto pensare proprio a lui?
Quel giorno mentre si avvicinava alla panchina aveva intravisto nel riverbero del sole…una bandiera, e gli era parso di sentire tra le altre…la sua voce che lo incitava.
Scosse la testa uscendo dallo spogliatoio per ultimo dicendosi che doveva smettere di pensarci ormai non aveva più nessuna importanza. Il prossimo anno avrebbe cominciato a giocare nel Barcellona, avrebbe di nuovo cambiato paese, compagni di squadra, abitudini…la vita del calciatore a volte perdeva quella sua attrattiva che per lui aveva sempre avuto. Era una vita da nomadi, sempre in giro…erano pochi i giocatori che si fermavano per parecchi anni nella stessa squadra diventando le bandiere, sentendosi la maglia cucita sul cuore…per lui giocare a calcio era sempre stata una ragione di vita, da quando suo padre di ritorno da uno dei suoi tanti viaggi per mare gli aveva portato in regalo il suo primo pallone: lo conservava ancora gelosamente ormai vecchio e con alcune cuciture che cominciavano a mollare. Grazie a quel pallone aveva incontrato tantissime persone, tutti amici che ora giocavano in squadre in giro per il mondo…"Boru wa Tomodachi" amava dire quando era ragazzino e correva sui campi dei campionati scolastici… e Sanae di nuovo il suo sorriso si intrufolò tra i suoi pensieri…aveva creduto che lei ci sarebbe sempre stata, ingenuamente lo aveva dato per scontato che lei sarebbe sempre rimasta lì a sostenerlo
Raggiunse i suoi compagni sul pullman e si sedette silenzioso in fondo appoggiando la fronte sul finestrino.
- Stai ancora pensando a lei?
Sussultò sorpreso di trovarsi vicino il suo vecchio amico e allenatore che lo guardava sorridendo
- Non lo so…E' strano…Pensavo che la soddisfazione di raggiungere ciò che ho sempre desiderato fosse sufficiente ma in momenti come questi mi rendo conto che non è così
- Hai provato a rintracciarla?
- A che servirebbe Roberto?- sorrise amaro mentre aggiungeva - E per dirle cosa poi?Sanae mi manchi?
- Sarebbe stato un inizio…


AMBURGO

Stava sdraiato sul letto, e sembrava addormentato. Aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare…
Ma non dormiva.
Pensava.
Riviveva ogni istante di quella partita, di quella stramaledetta azione.
Lui che usciva saltando per anticipare il colpo di testa del n° 10 del Bayern Leverkusen e Klose che colpiva lo stesso la palla facendoli sbilanciare entrambi e poi franandogli addosso. Il crack dell'osso che si spezzava era stato un suono secco che gli era risuonato nelle orecchie come quello di una canna di bambù…Frattura del collo del femore della gamba destra…Campionato finito e 50 giorni di prognosi. Questo infortunio proprio non ci voleva…Quello sarebbe stato un periodo importante pieno di impegni con l'Amburgo: c'era la Coppa di Germania, la Bundesliga, la Champion League. Per non parlare della Nazionale Giapponese…
I Mondiali…aveva tutto il tempo certo…e prima c'era quel quadrangolare…ma quest'infortunio non ci voleva avrebbe compromesso tutta la sua preparazione…
Che avrebbe detto Tatsuo?Si sarebbe preoccupato ma anche piuttosto alterato di questo incidente, che metteva in discussione tutti i suoi progetti per la Nazionale in vista dei Mondiali…Se lui non avrebbe recuperato Wakashimazu avrebbe quasi sicuramente preso il suo posto…No!La sua mente si ribellò immediatamente a quella prospettiva lui non avrebbe ceduto il posto da titolare in Nazionale tanto facilmente. Lui doveva essere quello che avrebbe condotto il Giappone imbattuto a vincere i Mondiali del 2002…A qualunque costo…Guardò la gamba ingessata sentendosi improvvisamente impotente e una profonda rabbia lo attanagliò…
La porta si aprì ed entrò un'infermiera sorridente vestita con un'uniforme a righe bianche e rosse:
- Le ho portato un analgesico Herr Wakabayashi…
- Grazie era ora…-sbottò bruscamente Genzo senza degnarla di uno sguardo - si potrebbe avere la linea esterna? Dovrei fare una telefonata…In Giappone
L'infermiera uscì senza rispondere, Genzo si allungò verso il comodino e prese l'apparecchio telefonico…
-Pronto…Tatsuo sono Genzo…

Genzo Wakabayashi si guardava intorno seduto su una comoda poltrona nello studio del Dott. Udo Brinkmann le stampelle posate accanto a lui…Ascoltava da circa mezz'ora il discorso del suo ortopedico cercando di capire dove volesse andare a parare ma questo continuava a osservare le sue lastre sul negatoscopio e a parlare e parlare senza giungere al punto che interessava Genzo. Il tempo di recupero:
- Entro quanto potrò riprendere ad allenarmi - chiese spazientito
- Herr Wakabayashi…lei forse non ha capito quello che le ho detto…
- Ho capito perfettamente invece…
- Allora forse non ha ben chiaro il suo quadro clinico…Al momento la sua gamba non è in grado di sopportare quelle sollecitazioni a cui era sottoposta con gli allenamenti che lei era abituato…
- Lei mi dica il carico di lavoro…
L'altro alzò una mano:
- Herr Wakabayashi non ci sono possibilità che lei possa tornare a giocare..
- Lei forse non capisce…Io devo giocare
- Herr Wakabayashi…Ci sono altre strade
- Quali? - non poté fare a meno di dar un tono ironico alla sua voce.
- Con la sua esperienza e capacità credo non sarà difficile trovare una squadra disposta ad affidarle la preparazione atletica dei suoi portieri…
- Mi sta dicendo di rinunciare a quello che per me è una ragione di vita…
- Lo so che a questo punto lei si sente come se le mancasse la terra sotto i piedi…però mi creda tra qualche giorno tutto le sembrerà meno drammatico…
Genzo si alzò con una certa difficoltà prese le stampelle e si avviò alla porta. Appena fu in fondo al corridoio si appoggiò con la fronte al muro e dopo aver appoggiato anche la stampella diede un pugno con tutto la forza che aveva, e poi un altro e un altro ancora…accompagnando ogni gesto con un'imprecazione.
Il Dott. Brinkmann era stato molto chiaro e anche categorico: secondo lui era improbabile un recupero per riprendere l'attività agonistica ai suoi soliti livelli, questo voleva dire aver chiuso la carriera. Il pensiero dei Mondiali in Giappone si intrufolò nel suo cervello come una stilettata…
Non avrebbe mai ceduto il suo posto di titolare. Avrebbe recuperato l'infortunio in tempi brevi e sarebbe tornato a giocare…L'avrebbe fatta vedere lui a quei dottori che sapevano riempirsi solo la bocca di parole incomprensibili…Cosa ne potevano capire loro? L'SGGK non avrebbe mai mollato non avrebbe mai smesso di giocare prima del Mondiale 2002…

Tsuzuku…

 

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