Only One Road

BIVI

GENZO

Ancora non so cosa diavolo ci faccio qui. Lo studio è spazioso e ci sono numerosi arti artificiali sparsi per la stanza. Una riposante moquette blu riprende il colore della tappezzeria. Sul muro sono appese numerose mazze da hockey e un disco nero funge da fermacarte. Micheal Kronk seduto dall’altro lato della scrivania

- Io seguo solo una cosa: il mio istinto. Stare in porta, parare, guidare la difesa e guardare negli occhi gli attaccanti che non vedono l’ora di battersi con me

- Lo so, ne ho visti tanti come lei. Tutti con il suo stesso sguardo. E ho visto molti fare il suo stesso errore. Ma fino a che punto?E’ davvero disposto a rischiare così tanto per giocare…Solo per una questione di orgoglio? Invece per lei sembra essere una ragione di vita.

- Allora come può dirmi che devo smettere di giocare…-

- Io non ho detto che deve smettere di giocare, solo che non posso garantirle, che riuscirà ad arrivare ai mondiali…O comunque che continuando a giocare rischia veramente molto

- Allora non mi dà più speranza dei medici europei…

Il dottor Kronk si volse e inserì le lastre nel negatoscopio le osservò per alcuni minuti che a me parvero ore:

- Vede sig. Wakabayashi, l’osso è fratturato in più punti, due per l’esattezza…Questa è molto vecchia però…vedo dalla calcificazione – indicò con la penna un punto sulla lastra

- Già l’ ho subita quando avevo circa 12 anni…

- Come? Durante una partita?

- No un incidente in bicicletta. Sono dovuto star fermo parecchi mesi…

- L’ultima?

- In un uscita azzardata…l’avversario mi è franato addosso

- Ho letto di lei sa…Il SGGK la chiamano in Europa…

- Mi chiamavano…- mormorai amaramente

L’altro sembrò non avermi sentito e continuò…

- Ho avuto modo di parlare con il Dottor Brinkmann e gli ho anche detto che secondo me una speranza ci può essere…Tutto dipende da lei ora. Non le assicuro che potrà tornare a quei livelli ma forse qualche partita ai mondiali…Certo lei con la sua bravata di giocare nonostante il mio collega le avesse detto di non farlo ha solo peggiorato la situazione…

Lo guardai in faccia cercando di cogliere qualcosa di più dal suo sguardo quell’uomo mi piaceva, non aveva quel sorriso falso di compatimento sul  volto mentre mi diceva quelle cose.

- Sanae ha molta fiducia in lei…Ho accettato solo per questo di vederla…- gli dissi

Uscii dallo studio e trovai Sanae che mi aspettava, sembrava impaziente di avere notizie

- Che ti ha detto Kronk ?

- Che mi opererà se voglio ma che non mi ha dato molte speranze di un recupero completo…Troppe fratture…La gamba è troppo indebolita.

- Tu che gli hai detto?

- Gli ho detto che non voglio operarmi..

- Perché?

- Sanae ci saranno i mondiali l’anno prossimo…Chi vuoi che dia fiducia ad un portiere che è rimasto fermo tutto l’anno precedente ai mondiali

- Genzo…ma se tu non ti operi…- si interruppe come colpita da una rivelazione - non avrai mica intenzione di giocare comunque…

- Cosa pensi che abbia fatto finora?

- Ma tu sei un incosciente!Cosa volevi dimostrare?

- Nulla ma io DEVO giocare - ribadii

- Ma cosa c’è di così importante in quel pallone da far dimenticare tutte le regole del buonsenso?

- Tu non puoi capire…

- E tu prova a spiegarmelo…- mi fissava a braccia conserte con uno sguardo che avrebbe potuto incenerire chiunque ma io non mi feci intimidire

-  I Mondiali…

Fece un gesto vago con la mano sbuffando spazientita:

- Tanto non ci arriveresti comunque no?E non guardarmi così, tanto è quello che ti hanno detto anche Micheal e quel dottore tedesco…E allora spiegami perché tu non vuoi tentare una operazione che potrebbe solo farti del bene…

- Ma io voglio giocare!!!!

- Voglio giocare, voglio giocare…Diamine ma non lo sai che molte volte la vita non sempre va così come noi la vorremmo?Genzo cresci…

- La mia vita l’ ho passata tutta sui campi di calcio. Non ho altro

- Questo non è vero…

- E non dirmi che ci sono altre strade…perché giuro che ti prendo a pugni anche se sei una donna…- sbottai spazientito. Ero stufo di sentirmi ripetere che si poteva fare altro nella vita. Io ero nato per giocare a calcio e se non potevo più farlo ogni cosa perdeva senso, valore, importanza.

Restammo  in silenzio per molto tempo poi Sanae si alzò di scatto e mi disse:

- Dai vieni andiamo…

- Dove – la guardai scettico

- A prendere un gelato

Mentre la seguivo mi ritrovai a chiedermi cosa avesse in mente, passò in Pronto Soccorso avvertendo l’infermiera che si prendeva una piccola pausa che se ci fossero stati dei problemi potevano rintracciarla sul cerca persone…

Il Japanese Tea Garden quel giorno era pieno di ragazzini e famiglie al completo, alcune stavano giocando a baseball, altri facevano un pic-nic con i plaid stesi sull’erba…Tutt’attorno c’era un atmosfera piacevole e rilassante. Sanae camminava piano davanti a me con le mani intrecciate dietro la schiena e sembrava completamente assorbita da quell’atmosfera:

- Sai la prima volta che sono venuta qui mi pareva di essere tornata a casa. Così quando avevo un problema con lo studio o in Ospedale vengo qui. Era un periodo un po’ difficile…non riuscivo ad ambientarmi, mi mancava il Giappone, mi mancava Tsubasa…Stavo pensando di mollare tutto, di tornarmene a casa con la coda tra le gambe…

Rimanevo ostinatamente in silenzio, non capivo dove volesse andare a parare con quei discorsi

- Vedi Genzo – mi guardò fisso – il fatto è che capita a tutti di sentirsi smarriti, magari ci pare di essere come il cane che si morde la coda, persi in un circolo vizioso che non si riesce a spezzare. Ma un’altra strada c’è sempre…basta saperla vedere con il cuore se gli occhi non la scorgono

Si avvicinò a uno di quei carretti ambulanti:

- Per me un cono al cioccolato – prese il suo gelato e andò a sedersi sulla panchina in riva al laghetto

- Allora cosa hai deciso?!-

- No -

- Ma non riesci proprio ad essere un po' più gentile?!-

- E tu non ti arrendi mai?

- Farai l’operazione?

- No!- risposi brusco e lei scoppiò a ridere:

- Perché ridi?-

 Vedendo la mia espressione offesa  cercò di ricomporsi:

- Devi essere sempre così…scorbutico?

- Io non sono scorbutico…- protestai

- Oh sì che lo sei…scorbutico come un orso…E sappi che non smetterò di insistere su questa storia dell’operazione…Sai io ho una teoria…che in fondo tu non voglia fare l’operazione perché hai paura di tornare ad essere il SGGK. Ti sei tanto abituato a piangerti addosso che anche solo avere una speranza la accantoni…

La guardai senza poter fare a meno di notare la foga che ci metteva nell’esporre le sue ragioni. Con la fronte aggrottata, lo sguardo serio e concentrato, i movimenti delle mani a dare più enfasi alle sue idee…Mi scoprii a osservarne con attenzione il profilo, il petto che si sollevava al ritmo del suo respiro e la trovai bella, decisamente bella. C’era una grazia in lei qualcosa di naturale e spontaneo. Una dote innata…Aveva finito di parlare e ora mi guardava compiaciuta di questa sua analisi del mio comportamento di cui io non avevo ascoltato una sola parola perso com’ero a scoprire il paesaggio della sua persona. Evidentemente attendeva un mia reazione.

- Anche io ho una teoria…- dissi

- E cioè?

Sorridendo, spinto da non so quale impulso mi avvicinai a lei, fermandomi a pochi centimetri dal suo viso. Rimasi così fermo per qualche istante a fissarla negli occhi, la vidi arrossire e sgranare gli occhi poi sempre sorridendo posai le labbra sulle sue…sapevano di cioccolato. Gli passai il braccio attorno al collo mentre con l’altro le cingevo la vita attirandola a me…il tempo parve volare in quei brevi istanti quando mi staccai da lei la guardai:

- Visto che avevo ragione?

- Cioè…- balbettò lei cercando di scostarsi i capelli dal viso

- Che un modo c’è per farti stare zitta

- Genzo Wakabayashi….sei…sei

Incrociai le braccia al petto e le lanciai uno sguardo di sfida:

- Sì cosa sono?

A questo punto fu lei che fece qualcosa di assolutamente inaspettato. Mi posò un dito sulle labbra guardandomi dolcemente e questa volta si sporse lei a baciarmi…In quel momento non mi importava di nulla. C’eravamo solo noi in questa atmosfera irreale del Japanese Tea Garden mentre io mi ritrovavo a baciare Sanae Nakazawa.

SANAE

Cercai di ignorare  lo squillo del telefono. Dovevo assolutamente terminare una relazione per Walken entro la giornata. Il telefono continuava a squillare imperterrito lasciai con un sospiro il mio posto davanti al computer e risposi:

- Pronto? – dissi cercando di metterci tutta la rabbia possibile per scoraggiare chiunque fosse

- Era ora ma insomma dove eri finita? – Dana ignorò il mio tono

- Se ti dicessi che stavo…

- Con un uomo? Non ci credo mia cara…- sogghignò lei interrompendomi

- Dana devo finire una relazione per dopodomani…

- Bene allora stasera sei libera no?

- Per cosa?

- Ho prenotato il ristorante…cucina italiana…Ti passiamo a prendere per le sette?Vuoi dirlo a quel giapponese che ti ronza attorno da quando hanno ricoverato Ozora?

Mentre mi passavo una mano tra i capelli considerando a quale domanda rispondere per prima Dana aveva già riattaccato…lasciandomi lì con la cornetta in mano. Borbottando tra me mi risedetti davanti allo schermo del computer concentrandomi sulla sostituzione delle valvole mitraliche

Il ristorante era piccolo e a conduzione familiare. Il cameriere che ci venne incontro salutò cordialmente Micheal e mentre ci accompagnava al tavolo scambiò un paio di battute con lui:

- Come mai lo conosce?

-  Micheal è cresciuto qui…sua madre era italiana anche se suo padre era americano…

- Ci venite molto spesso?

- Praticamente tutte le sere che non siamo in ospedale…Sai Dana non è una cuoca provetta… - mi rispose Micheal con un sorriso rassegnato

- Allora perché mi hai sposato? – lo provocò lei

- Già me lo chiedo sempre anche io…- rispose lui guardandola sornione

Non potei fare a meno di ridere mentre osservavo le loro scaramucce. I primi tempi credevo che talvolta dicessero sul serio ma poi la cosa era diventata normale…a volte li invidiavo davvero molto per il rapporto che avevano saputo costruire

-  Ehi Sanae …perché non lo hai detto a…come si chiama?Wakyashi…

- Wakabayashi…e perché avrei dovuto invitarlo? – sperai di dare un tono neutro alla mia voce e mi imposi di non pensare a quello che era successo al parco un paio di giorni prima. Ogni volta che ci pensavo il mio cuore batteva all’impazzata e immancabilmente il mio viso si tingeva dei una tonalità porpora che avrebbe rivelato a Dana che c’era qualcosa da scoprire…

- No, così mi pareva una buona idea…- disse lei guardandosi in giro io per parte mia mi dedicai ad osservare la tovaglia

In quel momento arrivò il cameriere per le ordinazioni e dopo che si fu allontanato evitai accuratamente di riprendere il discorso Genzo con Dana:

- Dimmi di Tsubasa Micheal…come procede?

- La sua ripresa è sorprendente sai…Ha una forza di volontà e una determinazione veramente straordinarie. Credo che se va avanti così tra due mesi potrà tornare ad allenarsi

- Già è sempre stato così…per lui il pensiero di tornare a giocare è meglio di qualsiasi medicina

- Chi mi preoccupa invece è Genzo

- Lo so, è privo di voglia di reagire. Si è arreso

- Gli hai parlato?

- No, non lo vedo da quando è venuto da te – mi dissi che in fondo era la verità…quasi

- Tutto sommato è comprensibile. Ne ho visti tanti di atleti così…Dopo l’infortunio hanno talmente paura che non vogliono più rischiare. Addirittura alcuni si rifiutavano di scendere dal letto anche se erano perfettamente guariti

- Non mi pare questo il caso di Genzo…

- Lui rifiuta la realtà è diverso…Non vuole accettare che non potrà più giocare e allora rifiuta l’operazione per non affrontare una realtà che per lui è insopportabile…

- Ma tu dici che con l’operazione ci sarebbero speranze?

- Vedi Sanae…il punto è che nel ruolo di portiere le gambe ricevono una grossa sollecitazione con quei salti e quelle cadute…e poi lui non ha certo aiutato la situazione continuando a giocare

- Quindi non avrebbe speranze in ogni caso

- Di un recupero come vuole lui no, ma eviterebbe altri problemi…potremmo inserire un chiodo a espansione nell’osso all’altezza del collo del femore e questo renderebbe più saldo l’osso.

- Dici funzionerà?

- E’ una pratica sperimentale, ma in fondo non perderebbe nulla a provare…

- Il problema allora è convincere Genzo

- A questo puoi pensarci tu

- Io??cosa ti fa pensare che ascolterebbe me?

- Non lo so ma mi pare che lui tenga molto a te…o al tuo giudizio…Ma può essere che mi sbagli

Li guardai cercando di non arrossire

- Hai intenzione di accettare la proposta di Walken?- mi chiese Dana mentre si dedicava ai suoi spaghetti che il cameriere gli aveva portata

Per un attimo esitai raccogliendo le idee…Con tutto quello che era successo nei giorni scorsi avevo quasi dimenticato la proposta che Walken mi aveva fatto:

- Non lo so…è un’occasione unica

- Torneresti in Giappone…

- Non è quello l’importante…

- Cosa pensi di fare allora

Guardai il mio piatto di fettuccine alla bolognese e sospirai:

- Francamente non lo so ci devo ancora pensare

- Non prenderti troppo tempo…- commentò Dana e stringendomi una mano aggiunse – E se vuoi un consiglio queste sono occasioni da cogliere al volo…

GENZO

Sedevamo fuori dall’Ospedale l’aria era fresca. Una tiepida serata californiana…Ero andato a trovare Tsubasa dopo la partita che i ragazzi avevano pareggiato con il Brasile. E avevo incontrato Sanae in Pronto Soccorso. Era tornata alla carica sul discorso dell’operazione…

In tutti quei giorni avevo cercato di evitare di ripensare a quei baci che ci eravamo scambiati…Tutto era cominciato come un innocente gioco, uno scherzo più che altro per metterla in imbarazzo ma alla fine la cosa mi si era ritorta contro perché in fondo avevo scoperto che non mi era dispiaciuto baciarla stringerla tra le braccia, anzi adesso che la guardavo con la coda dell’occhio seduta di fianco a me il desiderio si fece ancora una volta più intenso…strinsi i pugni per non cedere a quell’impulso:

- Non capisco perché tu debba insistere così tanto

- Bhè…Forse perché…io tengo a te - rispose Sanae quasi in un soffio poi tacque come aspettando la mia reazione ma io rimasi in silenzio non sapendo cosa dire e lei aggiunse – Genzo io ti starei vicino

- Non voglio che tu ti sacrifichi

- Questo se permetti lo devi lasciare decidere a me. E che mi dici di…noi ?

- Che vuoi dire?

- Tornerai ad Amburgo…

- Tu hai la tua vita qui…E ora che Walken ti ha accettato come assistente…Non devo essere io a dirti che cosa significa questo per te no?

- Perché non resti? – lo disse piano quasi temendo di essere udita

Il suo tono, il suo sguardo mentre mormorava quelle parole mi spaventarono, ignorai la domanda e ribattei:

- Per fare cosa?

- Scova un talento, allena una squadra…diventa giornalista sportivo…lavora con Tatsuo alla Federazione

- Già mi ci vedi ad allenare Wakashimazu?

- Sei un vigliacco Genzo…

- Io non sono un vigliacco

- Oh sì che lo sei…Non ti lasci coinvolgere da nulla per paura di scoprirti di lasciarti andare. E quando qualcuno ti coinvolge troppo ti tiri indietro come adesso

- Senti che parla…

- Oh no, non provarci, questi giochetti con me non attaccano

- Da quando sei arrivata nella mia vita, non riesco più a controllare la situazione, mi sfugge di mano ogni giorno e non riesco a impedirlo. - le parole uscirono da sole

- Non puoi controllare tutto Genzo…non è umanamente possibile

- Io ho sempre fatto così…E’ come in campo

- …non puoi impedirti di provare dei sentimenti, non puoi rinchiudere fuori il mondo solo perché lo decidi tu

Non risposi e mi voltai dandole la schiena, con la coda dell’occhio la vidi sospirare.

- E’ così che fai abitualmente?Adesso che battuta mi spetta?Girare sui tacchi e lasciarti ancora una volta a macerare nella tua solitudine?Nell’autocommiserazione?A compiacerti per quanto sei stato ancora una volta bravo a dimostrare al mondo quanto Genzo Wakabayashi sia un gran bastardo?Da quando sei diventato così?

- Ti sbagli sono sempre stato così…

La sentii muoversi e per un attimo trattenni il fiato mentre la paura che lei se ne andasse mi attraversava il corpo come una scarica elettrica…Sussultai quando sentii le sue mani e la sua fronte sulla mia schiena, mi irrigidii a quel contatto, averla così vicina era una tortura avrei voluto stringerla e affondare il volto nei suoi capelli…Sentivo le mani formicolarmi e cadere uno ad uno tutti gli sforzi di autocontrollo che mi ero sempre imposto fino a quel momento, non dovevo cedere, non me lo potevo permettere

Mi volsi  allontanandola da me e la guardai fissa negli occhi

 - Perché non vuoi fare l’operazione?

- Ne ho fatti abbastanza di tentativi…

- Che differenza può fare uno in più?

- Andiamo sei un medico…credi davvero hai miracoli?Questo è più da Tsubasa…

- Genzo…

- Non guardarmi con pietà.. non lo sopporto…

- Non scambiare la pietà con l’affetto…

- E’ questo che provi per me Sanae?SOLO affetto? -

La guardai fisso mentre lo dicevo calcando volutamente il tono sulla parola solo…

- Che  cosa vuoi?

- Che tu sparisca dalla mia vita - sbottai

- La gentilezza non è mai stato uno dei tuoi pregi Genzo Wakabayashi…

Rimasi lì fermo fuori dall’ospedale a guardarla rientrare con le mani affondate nelle tasche del camice…

Sapevo di averla ferita, anche senza guardarla in volto. Come avevo potuto dire una cosa del genere?Proprio a lei poi. Ormai ero talmente abituato a usare quella tecnica…ne avevo allontanate tante così di donne in quegli anni…donne che passavano velocemente nella mia vita di campione di calcio…Capitava che talvolta una di queste si mettesse d’impegno nel tentativo di convincermi che lei fosse quella giusta…Avevo imparato a parare questi tentativi in mille modi possibili…

Ma Sanae non lo meritava lei aveva solo cercato di aiutarmi…

E io…come potevo dirle che in realtà quello che volevo dire era un’altra cosa che non pensavo quelle parole. Che le avevo dette senza pensare per difendermi…La verità era che non me la sentivo di ricominciare tutto da capo…da solo. Fare lastre esami visite e sentirmi dire nuovamente “Mi dispiace sig. Wakabayashi” con quel sorriso misto di compatimento e pietà che non riuscivo a sopportare e che mi faceva venire una voglia matta di prendere a pugni la faccia su cui era stampato…Da solo senza nessuno che mi stesse accanto che mi comunicasse coraggio, appoggio, forza per affrontare tutto questo, per affrontare la realtà del fallimento della mia vita. O certo i medici erano ben comprensivi e partecipi ma in realtà cosa ne sapevano loro di vedersi crollare una carriera?…Una vita…Io l’SGGK che aveva vinto il Pallone d’oro impresa riuscita solo a Yashin il portiere soprannominato Il Ragno Nero dell’Unione Sovietica…Quando il dott. Brinkmann mi aveva comunicato la sua diagnosi era come se tutto avesse perso significato l’oscurità era calata nella mia esistenza…Non avevo più uno scopo, una meta per cui valesse la pena lottare, impegnarsi…Eppure tutte le mattine mi alzavo per andare a correre e quando Tatsuo mi avevo chiesto di unirmi alla squadra lo avevo fatto e avevo anche giocato…non volevo arrendermi all’evidenza ma in fondo era una pura illusione…Un modo per restare ancora aggrappato alla speranza ( o illusione?)che tutto si risolvesse in qualche maniera

Riflettei che se non ci fosse stato quell’incidente occorso a Tsubasa…e l’incontro con Sanae non avrei intravisto uno sprazzo di luce in fondo al tunnel ma…quello sprazzo si era subito spento miseramente…Ed ero stato io a spegnerlo con le parole di poco prima.

Era davvero così? Lei era stato uno sprazzo di luce in quell’oscurità in cui era piombata la mia vita dopo la diagnosi dei medici?E di chi era la colpa se ora mi ritrovavo così?Mia solo mia del mio stupido orgoglio, della mia paura di espormi, di provare sentimenti che avrebbero fatto di me un uomo vulnerabile…ma comunque un uomo.

Feci un passo verso le porte del Pronto Soccorso poi un altro forse potevo raggiungerla dirle di non lasciarmi solo ad affrontare tutto questo. Ma era poi quello che volevo?Sì lo volevo disperatamente…Era l’unica cosa che mi facesse andare avanti, che non mi facesse cadere in un baratro di disperazione. Le mie gambe però si rifiutarono di fare anche solo un altro passo…Era più facile continuare così…

Mi misi le mani in tasca e girai sui tacchi tornandomene in albergo. 

Entrai nella mia camera richiudendomi la porta alle spalle sperando che il mondo e tutto il resto potesse restare fuori, dandomi qualche ora di tregua…Sanae, dovevo riuscire a non pensarci

La cosa peggiore erano le immagini di quel pomeriggio che cominciavano a tormentarmi senza tregua mi lasciai cadere sul letto appoggiando il mento sulle mani intrecciate con i gomiti sulle ginocchia.

E’ questo che provi per me Sanae?SOLO affetto? 

Lei non aveva risposto…ma poi perché le avevo fatto quella domanda cosa volevo che mi rispondesse…O cosa temevo che non mi rispondesse…E io cosa provavo per lei…Scossi la testa.

Non dovevo lasciarmi travolgere, dovevo contrastare quei pensieri e il loro assalto. I ricordi ci rendono vulnerabili facili preda delle emozioni, privi di controllo razionale…e questa era sempre stata la mia unica preoccupazione: non mostrarsi vulnerabile avere il pieno controllo di tutto  nella vita come in campo. Sempre e comunque….Dovevo riacquistare lucidità, impedire che lei mi entrasse ancora più dentro di così…Eppure se lei mi avesse detto che era disposta a restarmi accanto l’avrei anche fatta l’operazione, ne avrei fatte anche mille operazioni…Sorrisi mentre il pensiero che se ci fosse stata lei non avrei avuto bisogno di dare un senso alla mia vita mi lacerava il cuore come la lama di un coltello

Qualcuno bussò alla porta della mia camera

 - Tutto bene Genzo? – la voce di Tatsuo mi riscosse da quei pensieri

- Arrivo Tatsuo…dammi il tempo di farmi una doccia…

Quando arrivai al campo l’allenamento era cominciato da pochi minuti, i ragazzi stavano effettuando i giri di riscaldamento attorno al campo. Avrei potuto unirmi a loro ma non riuscivo a muovermi stavo lì  fermo fuori dal recinto del campo di gioco a guardare un punto fisso sul campo

Tatsuo mi si avvicinò posandomi una mano su una spalla:

- Genzo…c’è qualcosa che non va?

- Dovrei parlarti…andiamo a sederci sugli spalti

- Avanti Genzo qual’ è il problema….Sputa il rospo. Sei così strano in questi giorni

- Ho parlato con Kronk

- L’operazione…

- Non farò l’operazione…Tanto non mi consentirebbe di giocare a calcio nuovamente e comunque non ai livelli che ci si aspetta da me ai Mondiali. Anzi sto anche pensando di annunciare il mio ritiro alla conferenza stampa di domani mattina…Sai che scoop: “ L’ SGGK annuncia la fine della sua carriera”. Tornerò in Germania Tatsuo…Tanto qui io non  ti servo a nulla…

Mi volsi a osservare sul campo l’allenamento della squadra…Wakashimazu in porta stava veramente dando il meglio di sé…

- Nakazawa cosa dice?

- Cosa importa?

- Importa visto che è parte del problema…Genzo vuoi dirmi che è successo?

- Non so come sia successo…So solo che d’improvviso mi è preso l’impulso di baciarla…e lei ha risposto al mio bacio -

Tatsuo mi guardava in silenzio senza dire nulla…mi volsi verso di lui e abbassai subito lo sguardo:

- Potresti almeno evitare di guardarmi come se fossi pazzo…

- E come dovrei guardarti?Ti stai facendo un mucchio di problemi su una cosa che a me sembra normalissima…

Lo interruppi:

- La convochi questa conferenza stampa?

- Se è quello che vuoi…

- Certo voglio andarmene il più presto possibile

Vedevo che Tatsuo voleva dirmi ancora qualcosa ma io mi alzai ponendo termine a quella conversazione, non volevo affrontare l’argomento Sanae con lui…con nessuno. Era stato un errore cedere al desiderio e baciarla…

SANAE

Mi guardai in giro quella sera il PS era tornato tranquillo dopo un’ondata di pazienti ricoverati causa una intossicazione ad una cena di beneficenza…quando anche l’ultimo venne dimesso dopo le cure del caso mi lasciai cadere sul divanetto della sala medici coprendomi gli occhi con le mani, mentre Dana seduta al tavolino stava aggiornando le cartelle:

-  E questa è l’ultima…credevo non finisse più

- Odio i turni di notte a cavallo dei week end…

- Caffè non ce n'è più vero? – chiese Dana con tono implorante

Mi alzai controvoglia dal divano e mi avvicinai alla macchinetta del caffè…Sollevando la brocca tristemente vuota:

- Vuoi che lo faccia?

- Avrai la mia eterna riconoscenza per questo…

- Non so cosa uscirà fuori…L’ultima volta che l’ ho fatto Genzo ha detto che sembrava acqua per lavare i piatti – commentai senza pensare

La reazione di Dana non si fece attendere:

- E quando hai preparato il caffè per Wakabayashi?

- Una sera è arrivato a casa mia ubriaco e ha dormito 

- Nel tuo letto?

- Sì…

- Con te

- Sì …cioè no…O insomma Dana non guardarmi così…Lui ha avuto un incubo e io gli sono rimasta accanto e ho finito per addormentarmi tutto lì…

- Bene,  bene la cosa si fa interessante direi

Micheal entrò in quel momento:

- Ehi c’è del caffè?

- Sì Sanae stava per farlo

- Di cosa state parlando?

- Della vita sessuale di Nakazawa…

Avvampai mentre Micheal guardava alternativamente ora una ora l’altra, Dana scoppiò a ridere quando lui si sedette comodamente accanto a lei dicendo:

- Oh allora mi fermo anche io…E cosa si diceva di interessante?

- A quanto pare Genzo ha dormito da lei…

- Nel suo letto…

- Sì

- Con lei?

- Sì…

- Dana…- esclamai non sapendo più se ridere o arrabbiarmi

- Lo hai detto tu no?

- Ma da come lo dici tu sembra che sia successo chissà che…

- Però avresti voluto che succedesse

- Ma cosa stai dicendo?

- Oh andiamo Sanae…E con Tsubasa come la mettiamo?Sei ancora innamorata di lui

Prima che potessi rispondere Micheal si intromise:

- No scusate a me questa mancava…

- Ma sì…la nostra Sanae è cresciuta con Tsubasa quando era ancora un piccolo campione in erba ed è stata innamorata di lui per tutta l’adolescenza…Fino a che lui non è partito per il Brasile per giocare nel San Paolo. E lei è venuta qui per dimenticare

- Dana ma sei tremenda quando ti ci metti -

- Allora rispondi? – mi incalzò lei ignorando il mio commento – Sei ancora innamorata di lui?

- Lui è un ricordo…

- E si può amare un ricordo?

- Ci sono cose per cui mi piace ancora…

- Ma lo ami o no?

-… No, credo di no…quando mi ha baciato…

- Fermi tutti…questa non me l’avevi detto…

Mi passai una mano sugli occhi sospirando rassegnata:

- Veramente c’è dell’altro…- e ormai priva di ogni reticenza le raccontai anche di quello che era successo al Japanese Tea Garden con Genzo e della nostra ultima discussione, mentre lei e Micheal mi ascoltavano con attenzione…Quando ebbi finito Dana si appoggiò allo schienale della sedia e disse:

- Fammi capire bene. Un giorno uscendo dal parco assisti ad un incidente di cui è vittima Tsubasa il tuo primo amore. Poi incontri Genzo vi vedete andate a cena, lui dorme a casa tua perché si è ubriacato…Andate a prendere il gelato e lui ti bacia…Poi pochi giorni fa litighi con Genzo. E prima  ancora Tsubasa ti confessa di amarti e ti bacia pure lui…Non capisco dove stia il problema….

- Ehi ma non dovresti aiutarmi? - protestai

- Ti sto solo aiutando a fare mente locale…- Dana mi sorrise

- Oh grazie davvero…- borbottai sarcastica - questa storia mi sta facendo impazzire e tu fai dell’umorismo…

- Ma come diavolo ti è saltato in testa?

- E’ stato un momento…- ribadii non sapendo cosa dire

-  Un momento va bene…però tu sei attratta da lui no?

- Io non sono attratta da Genzo…e poi non è così semplice

- Come fai a sapere che parlavo di Genzo

A questa sua uscita mi andò di traverso il caffè, mentre Micheal si fece scappare una risata soffocata:

- Stai cercando di confondermi…

- No voglio solo che tu prenda una posizione…sempre che tu abbia il coraggio di prenderla

- Che vuoi dire?

- Che non vedo dove stia il problema…O sei attratta da lui o no…per me è chiaro no? Tu conosci quali sono i tuoi sentimenti per Genzo solo che…

- E quali sarebbero?

- Ma è ovvio…Tu ne sei  innamorata!

- Io non lo amo… – borbottai dedicandomi con attenzione esagerata a togliere una macchia dal tavolo grattandola via con l’unghia

- Bhè già d’altronde, come si fa ad amarlo? E’ arrogante, presuntuoso, pieno di sé…

- Non è vero!Parli così perché non lo conosci

- E tu? Lo conosci?

- L’ ho intravisto per un breve istante…- mormorai tra me – ma poi tutto è tornato come prima…

- E lui gentilmente ti ha detto di sparire dalla sua vita…

- Dovevi per forza ricordarmelo? – chiesi con le lacrime agli occhi

- Per dimostrarti quanto ti abbia fatto male…Se te lo avesse detto qualcun altro non credo avresti reagito così…

Più tardi mentre cercavo di recuperare un po’ di sonno sdraiata su una barella tentai di mettere ordine nella mia mente in cui una marea di pensieri confusi e sconnessi si agitavano senza sosta…

Fino a qualche tempo prima fa la mia vita scorreva secondo binari ben precisi e diretti…mentre ora tutto a un tratto sembrava tutto messo in discussione. A volte la vita ci riserva sorprese ad ogni angolo…avevo sempre immaginato la mia vita come uno scorrere secondo una direzione che io stessa avevo scelto mentre ora tutto si metteva in disordine e io dovevo decidere cosa fare. L’arrivo di Tsubasa nuovamente nella mia vita, la sua confessione metteva però in discussione tutto quanto…che cosa volevo fare?I miei sentimenti per Tsubasa…lui mi aveva baciata…ma i miei sentimenti per lui erano finiti dissolti come neve al sole…Cosa era stato?Il tempo e la lontananza anche, la consapevolezza nuova della mia vita che avevo acquisito venendo a studiare negli Stati Uniti…Oppure semplicemente non era un sentimento forte abbastanza da resistere alla distanza e a una separazione…Ripensai a quello che mi aveva detto Dana

Si può amare un ricordo?…”

Vero, non era possibile restare pervicacemente attaccati al passato. A volte la vita stessa ci metteva davanti nuove strade e noi dovevamo percorrerle liberi dei fardelli del passato…

Genzo, in quei giorni aveva passato molto tempo con me…Che effetto strano mi aveva fatto chiacchierare con Genzo Wakabayashi. Il fatto era che non avevamo mai avuto molto da dirci noi due. Mi aveva sempre messo in soggezione lui così: arrogante, pieno di sé, presuntuoso, ma tutto sommato era una persona diversa da ciò voleva mostrare in realtà…Lo sapevo bene, con i tipi come lui bisognava andare al di là delle apparenze, dei silenzi, dei muri di ostilità che era in grado di erigere…una volta imparato il suo meccanismo di difesa era molto più semplice da capire di Tsubasa Ozora. E poi c’era stato….Il pensiero di quel pomeriggio al Japanese Tea Garden si affacciò alla mia mente, lo lasciai scivolare piano, piano sullo schermo della memoria e mi godetti la piacevole sensazione che quel ricordo portava. Mi sembrava di sentire ancore la labbra di Genzo sulle mie, il sapore del suo gelato che si mescolava a quello del mio e poi quel calore in fondo al cuore, e quel senso bruciante di desiderio, era stato diverso dal bacio che mi aveva dato Tsubasa quando aveva detto di amarmi. Che strano potere quello ricordi capaci di farci rivivere momenti lontani ma che si possono legare da invisibili fili che riannodano le vicende…quelle parole perché mi aveva detto quello?

Che cosa vuoi Genzo?”

“Che tu sparisca dalla mia vita…”

Ricordo da bambina…mentre giocavo in giardino era entrato un gatto e si era accoccolato sotto il cespuglio di rose. Eravamo rimasti ad osservarci per alcuni minuti poi io avevo allungato la mano, trattenendo il fiato…Il gatto aveva fatto alcuni passi verso di me dando due o tre testate alla mia mano ma ritraendosi immediatamente se io cercavo di grattarlo dietro le orecchie. E se lamia carezza durava più del necessario quello mi graffiava. Chissà perché se pensavo a Genzo mi tornava in mente quel ricordo…

Forse perché anche lui era ritroso ma bisognoso di appoggio più di chiunque altro…E forse questo lo spaventava…Aver bisogno di qualcuno lui che per anni si era sempre arroccato in una posizione di difesa verso tutto e verso tutti.

Ero davvero innamorata di lui?Mi aveva chiesto se io provassi SOLO affetto per lui…Non lo sapevo…Non riuscivo capire cosa provassi o cosa volessi provare…Di certo avrei provato a scoprirlo…

 

TSUBASA

L’inattività mi pesava…non ne potevo più di stare in Ospedale. Spazientito spensi il televisore sopra il letto…Kronk aveva detto che ormai tutto era a posto presto mi avrebbe tolto la placca al femore e avrei potuto uscire definitivamente ma a me un mese di degenza pareva anche troppo

Mi alzai scostando il lenzuolo con un gesto brusco. In quel momento la porta si aprì e Genzo fece capolino dalla porta:

- Allora come stai?

- Mi sento in gabbia Genzo…Voglio uscire, tornare a giocare

- Cosa dicono  i dottori?

Mi strinsi nelle spalle:

- Le solite cose…che procede tutto bene, che non devo forzare le cose

- Abbi pazienza ancora un po’

- Non ci resisto più qui dentro…Io detesto gli ospedali e questa inattività forzata

- Lo so, ma non sei mica confinato in questa stanza, puoi uscire…c’è il giardino o fatti un giro per i corridoi dell’Ospedale…

- Già e mi faresti tu da guida?

Genzo si avvicinò alla finestra sorridendo provocatorio:

- Chiedilo a Sanae…

- Spiritoso…E tu?…

- Io cosa?

- Mi dici che succede?Sei sempre qui…Discuti con Sanae

- Come fai…

- Vi ho visto dalla finestra…E poi esci dallo studio di Kronk con una tale faccia…

Questa volta fu lui a stringersi nelle spalla abbassandosi il cappellino sugli occhi:

- Sai Tsubasa…mi è sempre piaciuto giocare con te…mi mancherà…

- Genzo ma che diavolo stai dicendo?

- Alla fine della settimana prenderò un aereo per la Germania…

- Continuo a non capire

- Mi ritiro…L’SGGK abbandona il calcio!

- Tu stai scherzando…

- Sono finito capisci? FI NI TO!!!!!! -  urlò – La mia carriera il mio futuro…Tutto sfumato!

- La frattura…

- Già…l’osso della gamba è troppo indebolito…

- Ma Kronk…

- Oh sì...certo…un’altra operazione: due chiodi nel femore…E poi?Punto e a capo. Non potrò mai tornare ai livelli di un tempo e perciò tanto vale gettare la spugna

- E Sanae che dice?

- Sanae…- si interruppe per un attimo lasciando vagare lo sguardo sul panorama – appoggia Kronk…Secondo lei dovrei farmi operare e vedere cosa ne viene fuori. Come se non lo sapessi già

- Cosa farai?

- Tornerò ad Amburgo…Tatsuo dice che potrei lavorare con lui come preparatore atletico dei portieri hai Mondiali

- Genzo…io sono senza parole…

- Basta che non dici  che ti dispiace…L’ ho sentito dire così tante volte che lo odio

- D’accordo non lo dirò – lo osservai ancora per qualche secondo in silenzio - E’ per questo che hai litigato con Sanae?

- In un certo senso

- Le hai detto che partirai

- No…

- Glielo dirai?

- Forse…o forse no

- E te ne andrai senza salutarla?

- Tsubasa non lo so cosa le dirò o se le dirò qualcosa

- Non commettere il mio stesso errore…

Lo sguardo che Genzo mi lanciò in quel momento mi fece capire di aver colpito nel segno, anche se il mio era stato un tentativo azzardato. Tuttavia non mi rispose

- Pensavi che fossi stupido?L’ ho capito sai?

- Che cosa avresti capito?Sei sempre stato lento quando non si trattava di schemi di gioco e ora sei diventato Sherlock Holmes?

- Piantala Genzo

- E poi lei...è ancora innamorata di te

- Non credo quando l’ ho baciata non mi ha dato quell’impressione …- lo studiai per vedere la sua reazione ma era sempre stato bravo a nascondere ciò che pensava veramente e anche questa volta se la mia osservazione lo aveva colpito non lasciò trapelare nulla

- Sei tu che la lasci andare un’altra volta mi pare

Scossi la testa.

- Lei ha detto che mi ha dimenticato…Ormai è tardi…Io ho sbagliato a  suo tempo e ora ne pago le conseguenze…

SANAE

- Il dottore è a giocare a squash ma dovrebbe arrivare a momenti – mi disse la segretaria sorridendo

Mi sedetti sul divanetto e cominciai a sfogliare una rivista medica ma non dovetti aspettare molto…il dottor Walken arrivò da lì a poco annunciato dalla sua risata. Aveva ancora indosso i pantaloncini e maglietta ed era in compagnia del dottor Neice che si stava massaggiando una guancia su cui stava spuntando un livido bluastro:

- Basta Jeremy trovati un altro compagno di squash

- Andiamo Aaron…non è colpa mia se ti sei distratto

- Tu sei troppo irruento…Dovevi colpirla così forte quella palla?

Si erano interrotti vedendomi seduta:

- Uh Nakazawa…aveva bisogno?

- Se ha qualche minuto sì…

- Certo venga…- mi aveva aperto la porta del suo ufficio e mentre si scostava per lasciarmi entrare si volse verso Aaron Neice - a quando la rivincita?Io ho prenotato il campo per dopodomani…

- Jeremy sei prevaricante…- ma lui richiuse la porta davanti alle sue proteste dopo aver posato la borsa in un angolo

- Trova che io sia prevaricante Nakazawa?

Sorrisi:

- No…assolutamente

Si avvicinò al computer e lo accese:

- Allora mi dica…Vuole qualcosa da bere? - al mio cenno di diniego si versò un bicchiere di succo d’arancia - Io ho bisogno di recuperare i liquidi.

Dopo averne bevuto un lungo sorso mi disse:

- Ha mai pensato di darsi allo squash?

- No grazie preferisco il footing…

- Ah…sport pericoloso…si rischia di venire investiti

- Anche lo squash non scherza mi pare – dissi accennando con la testa verso la porta

- Aaron?Lui si distrae sempre…non ha buoni riflessi… – si strinse nelle spalle

- E allora perché gioca con lui?

- …Mmh bella domanda Nakazawa…Dovrò cercarmi un altro compagno di squash quando sarà in Giappone adesso che ci penso

- Ecco dottore volevo dirle che ho riflettuto su quella sua proposta…Accetto

Si concesse un altro lungo sorso di succo di arancia

- Benissimo ne sono lieto… Parlerò io con Aaron Neice per tutti le formalità. Anche se credo che mi ucciderà…l’unico anno in cui ho scelto un tirocinante di Cardiochirurgia me lo porto via…

Lo squillo del telefono lo interruppe ma lui lo ignorò

- E ora mi dica…come sta Tsubasa Ozora?

- Micheal dice che il suo miglioramento è sorprendente

-  Lei non sembra particolarmente sorpresa di questo

- Ha sempre avuto una tenacia fuori dal comune…

- E l’altro?…Genzo Wakabayashi, mi pare. Kronk mi ha parlato della possibilità di operare anche lui con quella tecnica sperimentale…

- Genzo non farà l’operazione…

- Non condivide la sua scelta?

- Credo che bisognerebbe provare, qualsiasi strada o comunque non lasciare mai nulla di intentato…

- Lei parla come un medico ma non dimentichi che a volte il paziente non ha più voglia di girare a vuoto…Un accanimento terapeutico in questi casi non sempre è consigliabile

- Sì ma arrendersi così

- La cosa mi sembra personale - osservò Walken squadrandomi con attenzione

- No…cioè forse…è solo che - mi interruppi non sapendo cosa dire

Walken sorrise e si alzò dalla poltrona con un movimento felino. Si avvicinò alla finestra dandomi le spalle e incrociando le braccia al petto…Fuori si stava alzando la nebbia quel periodico velo che la faceva sparire e riapparire più volte nel corso della giornata rendono San Francisco una città magica. Restò così fermo in silenzio per alcuni minuti tanto che io pensai che si fosse dimenticato di me poi cominciò a parlare:

- Sa Nakazawa la vita ci riserva molti incontri e da ognuno noi possiamo imparare qualcosa di più su noi stessi e sugli altri…Poi magari arriva qualcuno che all’apparenza pare non darci nulla ma che sentiamo essere ciò che vorremmo al mondo più di qualsiasi cosa senza una ragione particolare o forse perché ce lo sentiamo dentro…poi magari la vita ci si mette di mezzo e viviamo nel rimpianto di quello che poteva essere e non è stato…e a volte lo si capisce quando magari è troppo tardi

- E se qualcuno se ne accorge prima…- mormorai, si voltò verso di me sorridendo

- La vita non sempre è così clemente con tutti…Non bisogna lasciarsi scappare le occasioni – si avvicinò a me e il suo sguardo si fece improvvisamente triste mentre allungava una mano a farmi una leggera carezza – Parlo come una vecchia chioccia…ma il fatto è che  talvolta mi manca avere una figlia da crescere a cui dispensar questi consigli…-

Qualcuno bussò lievemente alla porta dello studio:

- Sì chi è?

Dana fece capolino:

- Mi scusi dottor Walken cercavo Sanae…- la voce di Dana era leggermente tesa

- C’è qualche problema?La Michealson? – mi alzai in piedi

Dana scosse la testa:

- Se puoi venire…

- Vada pure Nakazawa tanto noi abbiamo terminata. Le farò sapere io poi…

Uscii dallo studio del dottor. Walken:

- Dana che succede?

- Dai vieni muoviti…- mi disse lei trascinandomi verso lo studio di Micheal

- Ma si può sapere…- le corsi dietro più in fretta che potevo

Entrai nello studio di Kronk che stava davanti a un televisore acceso…

Per alcuni minuti non capii…C’era Genzo accanto al sig. Mikami davanti a numerosi giornalisti.

TSUBASA

Sanae camminava davanti a me nel corridoio pareva soprapensiero…La chiamai due volte prima che si voltasse:

- Oh Tsubasa…vedo che stai migliorando a vista d’occhio

- Il dottor Kronk dice che la settimana prossima potrebbe anche dimettermi – mi avvicinai a lei camminando a fatica per via delle stampelle

- Allora sei quasi a posto…poi da lì il percorso sarà tutto in discesa

- Nakazawa san…

Mi guardò sorridendo

- Hai sentito la notizia…Tu lo sapevi della frattura? – le chiesi a bruciapelo

- Sì me lo aveva confidato

- Mikami dice che ha indetto una conferenza stampa anche in Germania

Lei non mi rispose stava lì ferma con le mani nelle tasche del camice a fissare un punto del cielo e  pareva persa in chissà quali ragionamenti:

- Sei arrabbiata con lui?

- Arrabbiata?Sono furiosa…- sbottò

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere:

- Questa è la Sanae che mi ricordo…

- Oh Tsubasa non prendermi in giro…Io

- Ti va di fare quattro passi? Devo muovermi un po’…- alzai una stampella

- Sì volentieri…magari usciamo…Camminare per i corridoi dell’ospedale non è molto bello

Ci sedemmo su una delle panchine appena fuori dall’Ospedale

- Raccontami un po’ che cosa hai fatto in tutti questi anni?Come mai hai scelto di studiare medicina?

Si strinse nella spalle:

- Mi piaceva…Quando ho deciso di venire al college qui è stato quasi scontato…

- Mmm…peccato niente motivazione strappalacrime…- commentai sorridendo

- Tipo alleviare le sofferenze di tutto il mondo o trovare una cura per il male incurabile he aveva ucciso qualche parente? – si unì al mio sorriso poi la vidi rabbuiarsi improvvisamente

- Tsubasa…mi dispiace…io

 -Che cosa c’è Sanae? – la guardo senza capire

- I ragazzi mi hanno detto dei tuoi genitori…

- Non potevi certo immaginarlo…

- Bhè sono stata indelicata con quella mia battuta…

- Non pensarci..L’ ho superata anche se mi mancano…

Mi strinse la mano e io le sorrisi…Sapevo che non l’avrei mai dimenticata, che avrei continuato a conservare nel mio cuore i miei sentimenti per lei. Sanae avrebbe sempre fatto parte di me, e avrei continuato a giocare per mantenere quella promessa fatta a una ragazzina in un lontano pomeriggio estivo:

- Sei diversa da quella ragazzina scalmanata

- E tu da quel ragazzino sorridente che prendeva a calci il pallone 24 h su 24

- Lo faccio ancora qualche volta sai?

- Non  ne dubitavo…

Mi rivolse un sorriso:

- Sono felice che tu mi sorrida di nuovo…

Mi guardò senza capire, imbarazzato distolsi gli occhi e cambiai discorso.

- Se Kronk  mi dimetterà alla fine della settimana potrò continuare la riabilitazione in Giappone

- Mi raccomando però non strafare

- Ti prometto che vincerò…

- Ci conto…- si fermò un istante poi riprese – Sai tornerò anche io a Tokyo…

- Davvero?Come mai?

- A Walken hanno offerto una cattedra al Tokyo Hospital e mi ha chiesto se volessi seguirlo

- Torni a casa - osservai

- La cosa strana è che mi mancherà San Francisco…

- Ti capisco quando mi sono trasferito dal Brasile alla Spagna ho provato le stesse cose…- esitai ma poi mi feci coraggio – Lo hai detto a Genzo?

-No, è partito prima che potessi dirglielo. Ma non ha più molta importanza ormai – un lampo di dolore le attraversò  lo sguardo.

    

                                                                                  Tsuzuku…

 

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