Only One Road

SENTIERI

GENZO

Chiusi gli occhi cercando di non pensare, era facile vuotare la mente in fondo per impedirsi di pensare. La voce dell’ hostess si insinuò in quel mondo di silenzio:

- Vuole qualcosa da bere?

- Qualcosa di forte grazie – dissi guardando fuori dal finestrino la città che si allontanava

Mille domande mi assalirono tormentandomi, e per una volta potevo anche essere sincero con me stesso. La gamba  non c’entrava, no quella al massimo poteva essere una scusa e neanche tanto buona a dire la verità…Tutto si riassumeva in una solo nome: Sanae

Avevo paura di affrontarla, di affrontare quello che poteva rappresentare, e che poteva diventare per me…Quando l’avevo baciata mi si era spalancato un mondo e poi lei non mi aveva respinto anzi mi aveva baciato a sua volta. Di una cosa ero certo,però, in quei baci c’era desiderio, non disperazione, solitudine. Solo desiderio…ed era stato quel desiderio a spaventarmi profondamente…

C’era coinvolgimento trasporto partecipazione totale qualcosa che non avevo mai provato prima con nessuna delle donne che avevo frequentato. E ce n’erano state certo ma erano più che altro modi per riempire un vuoto tra due momenti di solitudine.

Detto così poteva apparire cinico. E forse lo era ma tanto semplice e  pratico un po’ di compagnia, qualcuno che ti scaldi il letto, un corpo morbido in cui annegare, ma sicuramente di me non investivo nulla in quei rapporti…E questa era una regola che era chiara fin dall’inizio.

Loro sapevano che io ero il SGGK…Anzi a volte era proprio questo che le portava sulla mia strada. Il campione famoso, l’idolo dei tifosi, un po’ scontroso, certo, capace di tirare diritto davanti ai giornalisti assiepati fuori dagli spogliatoi senza dire neppure una parola di commento sulla partita appena giocata Tutto questo faceva parte del gioco in fondo.

Nessuna di loro poi sapeva molto del Genzo Wakabayashi fuori dei campi di calcio dietro i flash dei fotografi e la luce delle telecamere…Perché io non mettevo in gioco nulla di mio…

Lo avevo sempre fatto. Mettersi in gioco significava rischiare di venir feriti delusi o peggio derisi o sconfitti se non respinti…tutte cose che io non sopportavo in campo, figuriamoci poi nella vita dove la posta in gioco ero io. Era il mio orgoglio…Quel dannatissimo orgoglio che mi aveva fatto comportare come un vigliacco…con Sanae…Non avevo scusanti certo per come mi ero comportato.

Cercai di scacciare dalla mia mente il pensiero di Sanae il suo profumo, il suo calore, il battito del suo cuore e poi quel bacio…Possibile mi fosse entrata a tal punto nella pelle in così poco tempo?

Come era possibile?

Il suo volto mi balenò davanti anche se avevo gli occhi chiusi potevo quasi vederlo stagliarsi sull’orizzonte…così reale definito, le mille espressioni del suo sguardo, o le sfaccettature del suo sorriso. Ripensai a quando mi ero svegliato quella mattina stringendole tra le braccia…non mi ero mai sentito più in pace di così…

Me ne ero andato un mese prima, ero scappato come un vigliacco senza neppure salutarla dopo la conferenza stampa che aveva annunciato il mio ritiro. Ero tornato in Germania per sistemare alcune cose e prendermi un po’ di tempo per vedere cosa fare di quello che restava della mia vita…

Il pensiero di non poter più giocare mi risultava insopportabile ma il pensiero di passare la mia vita senza di lei era ancora più insopportabile…

Ero corso via verso non sapevo bene neppure io cosa. Bastava che fosse il più lontano possibile da lei….ma una volta lontano…avevo capito che lei era ancora con me. Solo che i suoi ricordi mi facevano ancora più male che non averla accanto, sempre presente, al mio fianco…E ora?Ora stavo tornando…Ancora senza sapere incontro a cosa…Sicuramente mi avrebbe sbattuto la porta in faccia. Mi ritrovai a considerare che anche io avevo fatto come Tsubasa…L’avevo lasciata…Anche lei però…stava scappando di questo ne ero certo, Sanae stava fuggendo. Fuggiva dal suo passato, e ne aveva fatto un alibi, un po’ come io stavo facendo con la gamba, e forse neanche ne era consapevole di tutto questo. Non so cosa me lo faceva pensare, ma un giorno che stavo seduto davanti al caminetto di casa e che il suo pensiero si era infilato nel mio cuore senza che io lo avessi richiamato era stato come se i pezzi di un mosaico andassero a posto automaticamente…e pensare che in fondo avevo avuto davanti tutti gli elementi. Parole, gesti, mezze frasi che rivelavano tuta la realtà…In fondo me ne ero andato anche perché in fondo, credevo, ero convito (o temevo?) che lei fosse ancora innamorata di Tsubasa e che lo negasse a sé stessa oltre che agli altri

Poi avevo visto la notizia del ritorno della Nazionale Giapponese e Tsubasa era tornato con loro…Lo avevo visto scendere dall’aereo con le stampelle e il tutore al ginocchio.

Quella sera avevo prenotato il primo volo per San Francisco…Perché lo avevo fatto?Non lo so ancora adesso…E credo che anche se continuassi a chiedermelo credo che non troverai una risposta soddisfacente…so solo che volevo provare. Provare cosa?Magari ad essere mandato al diavolo, insultato…o che altro farà Sanae quando vedrà la mia faccia apparire nuovamente davanti a lei. Una cosa però la sapevo…Avrei provato…Non avevo nulla da perdere…

L’aereo cominciò la sua discesa verso l’aeroporto di San Francisco.

SANAE

- Come sono le HLA? – mi chiese il dottor Walken

Diedi una scorsa alla cartella con il risultato degli esami che mi avevano appena consegnato dal laboratorio:

- Direi che il tasso di compatibilità sfiora quasi l’80 % dott. Walken

- Benissimo allora…Chiamate il Chicago Hospital e dite loro che noi siamo pronti per l’espianto – disse rivolto a Megan, poi parlando a me mi disse – Allora dottoressa Nakazawa credo che ci meritiamo proprio un bel…

Aaron Neice si avvicinò a lui:

- Jeremy…dott. Nakazawa

- Dimmi Aaron.. sei qui per un’altra partita a squash? – nel dire questo mi guardò da sopra la spalla del capo del personale sanitario, dovetti fare un immane sforzo per non scoppiare a ridere

- Spiritoso…no volevo sapere come sono andati gli esami su quel possibile donatore

- Perfettamente…La dottoressa Nakazawa mi stava dicendo che è HLA compatibile quasi all’ 80%, per cui ho detto all’ospedale che se vogliono venire a prenderlo noi lo espiantiamo…

- E’ meraviglioso! Ah a proposito della dottoressa Nakazawa…volevo dirti che tutti i documenti sono pronti per cui

- Ti ringrazio Aaron…mi spiace portarla via con me ma non posso fare a meno di un elemento così valido…

- Va bene…- il dottor Neice si volse verso di me sorridendomi - …però Jeremy devi scegliermi un nuovo tirocinante

- Mmphf…non è che gli altri candidati fossero poi…

- Jeremy non voglio sentire scuse…tanto tu non ci sarai e ad occuparsi  di questo sarà il cardiochirurgo che prenderà il tuo posto…

Sedevo con le gambe rannicchiate contro il petto e il mento appoggiato sulle ginocchia i capelli mi ricadevano sul volto. L'aria era piacevole e la vista dal tetto dell’ospedale mi lasciava sempre senza fiato. Mi piaceva concedermi quei momenti di pace, lontana da tutto e da tutti, libera di pensare e di far correre la mente senza dovermi concentrare su diagnosi o terapie. E quella giornata era ideale: i raggi caldi del sole era proprio l’ideale…

Avevo ancora tante cose a cui pensare e da organizzare…dovevo affidare a un agenzia l’incarico di trovarmi un appartamento a Tokyo, imballare alcune cose e cominciare a spedirle, andare a trovare i miei a Chicago…

Tsubasa era partito alla fine della settimana precedente. Micheal gli aveva indicato un suo conoscente all’Ospedale di Tokyo per la sua fisioterapia, lo avevo accompagnato all’aeroporto assieme a tutta la Nazionale nipponica che concluso il quadrangolare tornava in patria. Mi aveva fatto un certo effetto salutarli all’aeroporto…E poi il pensiero di Genzo non mi aveva abbandonato un momento. Genzo…il rimpianto mi attanagliò il cuore e una sorta di rabbia contro di lui e quel suo dannato modo di essere…Se n’era andato, partito dopo aver annunciato il suo definitivo ritiro dai campi di calcio. Tsubasa mi aveva detto che la notizia aveva suscitato molto scalpore e molti commenti sia in Giappone che in Germania…Non ne dubitavo. L’SGGK era un portiere di talento e soprattutto una speranza per i tifosi nipponici che aspettavano il Mondiale del prossimo anno

Così alla fine sei scappato tu…”

Mi lasciai scappare una risata a mezza voce…Aveva capito che non lo avrei mai lasciato andare e così alla fine era partito lui…

Non lo perdonerai?” mi aveva detto Tsubasa davanti al cancello di’imbarco non gli avevo risposto

“Un giorno forse” mi dissi adesso “Quando farà un po’ meno male di oggi…”

Ma avrebbe mai fatto meno male di così?

Udii dei passi avvicinarsi e sussultai per la sorpresa…prima ancora di voltarmi  riconobbi i passi di Genzo…Solo lui era capace di materializzarsi così all'improvviso quando meno me l'aspettavo. Senza dire nulla si sedette accanto a me respirando a pieno l'aria:

-  Ti ho disturbato Sanae? - chiese

- Oh no, non preoccuparti… - risposi in tono neutro senza aprire gli occhi…

Avevo voglia di stare un po' da sola per pensare a lui e lui era come per incanto arrivato…pareva uno scherzo del destino, mi dissi che non aveva alcun senso continuare lottare…Ma lottare contro che cosa?Era lui che era scappato, ricordai a me stessa, che non mi aveva voluta…

- Come mai sei qui? - chiesi

- Dana mi ha detto dove trovarti

 Non dissi nulla

- Mi dispiace non averti detto che partivo…- continuò lui

Sussultai non mi aspettavo che affrontasse l’argomento direttamente:

- Non fa nulla sono abituata ad essere sbattuta fuori dalla vita di qualcuno…Solo dimmi perché lo hai fatto?Perché non ne hai parlato con me? Credevo avessi capito…

Lui tacque, guardando per terra. Lo incalzai:

- Certo tu hai tutto il diritto di sbattermi fuori dalla tua vita ma voglio sapere perché?Solo per quel dannato stupido orgoglio?

- Ti sei già risposta da sola vedo non serve a nulla che io ti dica qualcosa

- NO! Genzo voglio sentirmelo dire da te… - lo guardai negli occhi – Oh ma lo so che tu non parlerai, che non dirai nulla. Rinchiuso nel tuo solito mutismo. - mi alzai di scatto sollevando una mano stretta convulsamente a pugno -  A volte mi verrebbe voglia di spaccarti la faccia mentre te ne stai lì fermo immobile in silenzio!

Girai le spalle e me ne andai mentre le lacrime mi allagavano il volto.

Sapevo che non mi avrebbe seguita e sapevo che ogni passo che facevo allontanandomi da lui sarebbe stato un abisso nel mio cuore. Non mi sarei fermata né voltata indietro anche se lo volevo disperatamente. Incespicai. Mi passai una mano sul viso per scacciare le lacrime che mi offuscavano la vista. D’improvviso sentii le sue mani sulle mie spalle…Vacillai per la sorpresa. Non avrei mai creduto che mi avrebbe fermata:

- Chi sta scappando adesso?

- Perché sei tornato?Sappi che io non ho intenzione di perdonarti, non ho la forza per farlo…Mi hai chiesto se io provassi solo affetto per te…Hai perso la possibilità di scoprirlo. E questo è tutto…- mormorai stancamente passandomi una mano sul volto a scacciare le lacrime che continuavano a scendere copiose. Feci per andarmene

- Sanae guardami invece di scappare

Mi voltai e lo guardai negli occhi, tremavo, il cuore mi batteva nel petto come impazzito…Cosa avrei dovuto fare?

- Io non sto scappando

- Oh sì…stai fuggendo anche tu…Anche tu…hai talmente paura di innamorarti di nuovo

- Non rigirare il discorso. Io non sono…

- No è vero tu non sei scappata fisicamente, ma in fondo quando io me ne sono andato forse per te è stata una sorta di liberazione…quando Tsubasa…

- Cosa c’entra Tsubasa?Tu te ne sei andato…

- Vedi?Basta nominarlo che subito ti metti sulla difensiva…Secondo me il punto non è che io me ne sono andato, ma che LUI è partito per il Brasile otto anni fa…

Lo guardai senza parlare mentre continuava a tenermi per le spalle e mi rovesciava addosso un fiume di parole che mi sommergeva lasciandomi senza fiato:

- I primi giorni pensavo che fosse normale…ti aveva delusa, ferita, facendoti sentire rifiutata, esclusa…alla fine sei venuta qui ma anche se il tempo è passato non hai smesso di sentirti così…E ne hai fatto la tua corazza…Tanto a me non mi vuole nessuno ti ripetevi…ti è andata bene fino a quando te lo sei trovato davanti steso su quel marciapiede…Vero?Poi lui ti ha baciato dicendoti che ti amava ancora

- Come fai…- balbettai

- Me lo ha detto lui…Ma tu lo hai respinto…E confesso che la cosa mia ha stupito. Poi quel giorno al Parco…quando io ti ho baciato…non credevo che tu rispondessi, baciandomi a tua volta… e poi ti sei offerta di starmi accanto, per l’operazione…E poi quando io ti ho detto che volevo che tu sparissi dalla mia vita…hai girato i tacchi e te ne sei andata…E’ stata come una rivelazione…

Avrei voluto ribattere, dirgli che si sbagliava che si stava inventando tutto ma qualcosa mi diceva che poteva avere ragione, e anche se la cosa mi faceva male e avrei voluto fuggire lontano, via con le orecchie tappate per non ascoltare più quelle parole che mi bruciavano il cuore i miei piedi restavano fermi come inchiodati a terra

- Sanae quel giorno al Japanese Tea Garden…ti ho baciato spinto da un impulso: un po’ per farti star zitta, un po’ per gioco forse ma non mi aspettavo le conseguenze…-si abbassò il cappellino sugli occhi - in questo avevi ragione…Sono scappato da te…Scappavo da quello che cominciavo a provare e che non sapevo controllare…scombinavi la mia vita il mio modo di vedere e di vivere le cose e i rapporti con gli altri. Per la prima volta nella mia vita non ero più padrone della mia esistenza, tutto andava secondo schemi nuovi per me, sconosciuti. Non li avevo mai applicati…eppure non mi riusciva di cambiarli…E cosa ancora più straordinaria li sentivo congeniali…- si fermò, interruppe quella cascata di sentimenti che aveva riversato addosso a me. Credo che quello fosse il discorso più lungo che Genzo Wakabayashi avesse mai fatto a qualcuno. Se la situazione fosse stata diversa forse avrei sorriso ma non lo feci. Sapevo che era sincero, lo vedevo dai suoi occhi ma soprattutto lo sentivo con il cuore…

Mi vennero in mente le parole che gli avevo detto al Japanese Tea Garden prima che mi baciasse…di vedere la strada con il cuore se gli occhi non riuscivano a scorgerla. Era questa?La nuova strada che la vita mi poneva davanti?C’era solo un modo per saperlo, e in quel momento sentii che avevo perso troppo tempo e che quello era il momento. Il momento giusto per farlo…Aspettare ancora sarebbe stato un errore…Troppo tempo era stato già perso da entrambi.

Lo baciai lasciando che fosse quel bacio a parlare per me. Lo sentii irrigidirsi per un attimo quasi fosse stupito del mio gesto, poi rispondere lasciandosi trasportare…Le sue braccia attorno alle mie spalle, la sua mano tra i miei capelli…Sentivo il mio corpo cedere sotto le sue mani e non desideravo altro…E non ci fu nient’altro…

GENZO

Love don’t ask why

It speaks from the heart and never explain

Don’t you know that

Love doesn’t think twice

It come all to once or whisper from a distance

Era il desiderio a guidarci? Era amore? Era disperazione?

Domani

Non importa il domani arriverà sempre troppo presto

Don’t ask me if this feeling is

Right or Wrong

It  doesn’t have to make much sense it just has to be this strong

Cause when you are in my arms I understand

We don’t have a voice

When your hearts make the choices

There’s no plan

It is not in our hands

Non c’erano più dubbi, incertezze, domande.

Il Destino ci aveva portato fin qui seguendo le sue strade tortuose e incomprensibili

E chi eravamo noi per andare contro il Destino?

Now I can fell what you are

Afraid to say so

If you give too much away

But we can’t let this moment pass us by

Can’t question this chance

Or expect any answers

We can try

But love don’t ask why

Cosa ci univa?Cosa ci aveva avvicinato?Non importava…

Eravamo solo noi al mondo…Solo noi due

La nostra pelle, le nostre mani che si cercavano.

I nostri baci che si facevano più esigenti.

I nostri cuori che battevano sempre più veloci.

I nostri respiri che si mescolavano

So let’s take what we found

And wrap it around us

Aprii gli occhi cercando con il braccio il corpo che immaginavo fosse steso accanto a me.

Sanae non c’era, solo il suo tepore restava ancora sulle lenzuola insieme alla forma del suo corpo.

Girai lo sguardo per la stanza…La vidi ferma davanti alla finestra con i mano una tazza di caffè, i capelli sciolti e scomposti sulle spalle…aveva indosso la mia camicia da cui spuntavano le sue lunghe gambe bianche.

Era davvero una strana donna…Un momento prima desideravo allontanarmi fuggire da lei e un attimo dopo mi rendevo conto di non poterne fare a meno. Ma l'unica cosa di cui ero certo, era che dopo questa notte tutto sarebbe cambiato, mentre la guardavo ed era così seria e dolce come in quel momento….sentivo crollare tutto ciò  a cui mi ero aggrappato in tutti quegli anni. Tentare di ferirla per allontanarla da me era stato un tentativo meschino per non dover ammettere, che avevo bisogno di lei per farcela per andare avanti per superare quel momento…ma lei mi aveva spiazzato restando…non tirandosi indietro quando io l’avevo allontanata

Si sentì osservata e si volse verso di me…in quel momento prima che i nostri sguardi si incrociassero il mio cuore smise di battere e una miriade di pensieri sconnessi mi attraversò la mente…paure insensate di leggere nei suoi occhi chissà che

Il suo sorriso spazzò via tutto e mentre si avvicinava al letto non riuscivo a staccare gli occhi dall’ondeggiare del tessuto della camicia sulle sue anche

Si sedette sul letto accanto a me ripiegando le gambe

- Cosa vogliamo fare oggi?

- Non devi andar in ospedale?

Scosse la testa sorridendo ancora e  scoprii quante sfumature potessero assumere i suoi sorrisi:

- Sono libera ti va di andare in barca al Japanese Tea Garden?Oppure a vedere Chinatown…o…

L’attirai a me interrompendo il suo discorso e mormorai sulle sue labbra prima di baciarla:

- E se restassimo qui?

- Dai Genzo…Andiamo in giro per la città…E’ una giornata così bella…-

Si tirò le ginocchia al petto rimanendo in bilico coi piedi sollevati. Osservai il profilo del suo viso serio che guardava chissà dove e persa in chissà pensieri… Si voltò verso di me e mi sorrise di nuovo.

- Cosa proponi di fare allora?

- Per prima cosa ti porto a fare colazione…

Stavamo sdraiati sul prato lei con la testa appoggiata alla mia spalla…Era bello stare così in ascolto dei respiri dell’altro

- Genzo devo dirti una cosa…

- Mmh…

- Io…ecco…alla fine dell’estate torno a Tokyo…

Mi alzai a sedere seguendo con un filo d’erba il suo profilo, strappandole un sorriso

- Perché?

- Walken ha ricevuto un’offerta per un posto di Cardiochirurgo laggiù e mi ha proposto di seguirlo…Là sono specializzati nella chirurgia robotica…

- Ma è meraviglioso direi…

- E noi…

- Ci sono sempre altre strade. Potrei fare l’operazione per la fine dell’estate sarei pronto no?Torneremo assieme in Giappone e io potrei sempre accettare la proposta di Tatsuo di lavorare con lui per la Nazionale…Raggiungerei comunque il mio sogno…Guidare il Giappone alla vittoria del Campionato Mondiale…

TSUBASA

Penso che un filo invisibile leghi la nostra vita a quella di altre persone. Un filo tenace che ci porta a

percorrere strade a volte inaspettate. Strade che crediamo di scegliere da soli e con consapevolezza, invece quel filo sottende tutto sin da quando nasciamo e continua a dipanarsi, a riannodarsi, a tendersi seguendo dei fini misteriosi a noi imperscrutabili tessendo un disegno che alla nostra vita è oscuro e confuso. Tutto nella dimensione delle possibilità, dell’imprevedibilità e della libertà che rendono il futuro desiderabile anche con le sue incertezze…

Sono qui nello stadio vuoto di Yokohama…Mi guardo attorno tutto è silenzioso ora…pensare che poche ore fa qui si è giocata la finale del Campionato del mondo 2002…Se chiudo gli occhi posso ancora rivedere ancora la partita in sua minima azione…La gioia del fischio finale quando lo stadio è esploso con noi di fronte alla nostra vittoria…

Se ripenso alla partita direi che tutto si è svolto come in un sogno. Dal momento in cui abbiamo imboccato il tunnel degli spogliatoi tutto si è svolto in una sorta di atmosfera ovattata

Ho realizzato il mio sogno…Ho alzato la Coppa del mondo al cielo come sognavo da bambino…

Non avrei pensato però a quello che sarebbe accaduto…Solo due anni fa tutto sembrava deciso indirizzato verso un cammino preciso per ognuno dei protagonisti di questa storia. Quando hanno cominciato a mescolarsi le carte? Non saprei dirlo forse bisognerebbe chiederlo a chi sta dietro a tutto questo…Sempre se si degnasse di rispondere…Le nostre singole strade si sono incrociate guidate da una serie di avvenimenti inaspettati mescolando così le nostre vite e creando nuovi sentieri per ognuno di noi. Sentieri che noi mai avremmo creduto di intraprendere, ma che ora ci sembrano gli unici possibili.

Genzo che ormai è diventato l’allenatore dei portieri accanto a Tatsuo dopo l’operazione è venuto in Giappone con Sanae…io tornerò a giocare in Spagna…mentre a Genzo è stato proposto di allenare la squadra della Nankatsu… ed e’ un po’ come se si chiudesse un cerchio per ora…

Per ora i fili ci portano di nuovo l’uno lontano dagli altri fino a che un nuovo nodo ci porterà di nuovo tutti insieme in qualche occasione speciale o anche solo quando la nostalgia per i vecchi amici ci assalirà. E allora quei fili si riuniranno nuovamente per creare nuovi incroci che ci indicheranno nuove strade e nuove direzioni

The End                                                               

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