IL GARZONE


CAPITOLO 1

 

Erano poche le cose che Kaede Rukawa amava fare: andare a cavallo, dormire, ma più di tutto, adorava dare ordini al suo garzone, Hanamichi.
Era bellissimo, Kaede Rukawa, di una bellezza che incantava e affascinava, che nonostante la sua totale indifferenza verso il mondo intero, non permetteva al mondo intero di essere indifferente verso di lui.
Era forte, Kaede Rukawa, fiero e indipendente, spirito libero che non accettava ordini e costrizioni.
Viveva da solo, Kaede Rukawa, dopo la morte dei suoi genitori, e Hanamichi era la sua sola compagnia, ma questo non gli impediva di trattarlo freddamente, come tutto e tutti del resto.
Ma l'unica cosa che Kaede Rukawa non riusciva a capire, e che a volte provocava in lui dei moti di rabbia che davvero poco si addicevano al suo carattere scostante, era il fatto che, nonostante la vitalità e l'allegria che caratterizzavano il suo garzone, nonostante il suo trattamento a dir poco umiliante, questi gli era stato sempre accanto, sempre fedele e obbediente, da quando lo aveva trovato, quasi in fin di vita, sulla spiaggia.
Non gli aveva mai voluto raccontare la sua storia, anche perché lui non glie l'aveva mai chiesta.
Hanamichi a differenza di lui aveva un buon rapporto con tutti, rideva e scherzava in continuazione.
E all'inizio lo faceva anche con lui, cercando di coinvolgerlo con la sua allegria, anzi riusciva a cogliere nel suo sguardo moti di autentica rabbia di fronte alla sua totale apatia, rabbia trattenuta per il rispetto e per il debito che aveva nei suoi confronti…poi ad un certo punto, un non meglio precisato giorno, per motivi del tutto sconosciuti, il comportamento di Hanamichi nei suoi confronti era totalmente cambiato.
Mentre con gli altri continuava ad essere lo stesso, con lui aveva iniziato ad essere serio e, se possibile, ancora più obbediente.
Ad ogni suo ordine, ad ogni suo richiamo, che tra l'altro avveniva attraverso l'appellativo di 'do'hao', neppure tramite il suo nome, Hanamichi si voltava verso di lui, lo guardava intensamente negli occhi e poi diceva:
"Ai tuoi ordini"
E qualunque cosa, qualsiasi cosa egli chiedesse, anche la più stupida, lui obbediva…e così era sempre, tutti i giorni.
"Do'hao, sellami il cavallo"
"Ai tuoi ordini"
"Do'hao, prendimi quel bicchiere"
"Ai tuoi ordini"
ecc…ecc…ecc…
Era davvero irritante per Rukawa avere per casa un garzone, altrimenti chiassoso e solare, taciturno e obbediente.
E proprio per questo non perdeva occasione di infierire ancora di più, con ordini insignificanti.
Poi un giorno Kaede Rukawa decise che voleva capire l'origine e il perché di quel cambiamento. Gli dava, se possibile, più ordini del solito, concentrandosi sullo sguardo che Hanamichi gli lanciava ogni volta che lo comandava, si concentrò sul suo viso, stupendosi quando si accorse di quanto lo trovasse affascinante, accantonando immediatamente quel pensiero, e rendendosi conto, subito dopo, che nell'intensità di quello sguardo si poteva cogliere una passione bruciante…per lui.
Ad ogni ordine, ad ogni sguardo, ad ogni risposta, tutto diveniva più chiaro nella mente di Rukawa, cosicché, sul finire del giorno, egli si accorse con meraviglia ma anche con una inspiegabile e grande emozione, che ogni volta che Hanamichi rispondeva 'ai tuoi ordini' in realtà voleva dirgli:
'Ti amo'.

Hanamichi si era accorto dei lunghi sguardi che il suo padrone gli riservava in quel giorno, del suo interesse per ogni minima reazione.
Sperò con tutto il cuore che egli potesse accorgersi dei suoi sentimenti, anche se nel contempo provò una incontenibile paura di essere rifiutato, di essere allontanato, di non poter neppure avere la possibilità di essergli vicino.
Non era facile avere a che fare con una persona come Kaede.
Lo aveva salvato senza pretendere nulla in cambio, eppure non aveva mostrato mai nessuna espressione che potesse far intendere cosa pensasse di lui.
Era stato Hanamichi a chiedergli di poter restare al suo fianco, come garzone, come servo.
Avrebbe fatto di tutto per lui, avrebbe cercato in ogni modo di aiutarlo e, se è possibile, di cercare anche un modo per portare nella sua vita un po' di gioia, di farlo uscire dalla sua indifferenza e apatia verso il resto del mondo.
Fin dal primo giorno in cui lo aveva visto, quando si era risvegliato nella sua stanza, aveva pensato di essere di fronte ad un angelo…certo, caratterialmente non aveva nessuna delle doti che si attribuiscono agli angeli, ma lui aveva imparato a conoscerlo, e aveva scoperto in Kaede una purezza, una luminosità nascosta dietro un muro di durezza, che gli avevano permesso di capire, fin dai primi giorni, che era lui quello che aveva sempre cercato, era lui quello che così poche persone al mondo hanno la possibilità di trovare:
Kaede Rukawa era il suo vero amore.
Un amore che, si rese conto subito dopo, non avrebbe mai potuto esternare liberamente, per paura di non essere creduto, per paura di essere rifiutato e allontanato.
Poteva sperare che fosse lui a capire dai suoi occhi, a comprendere, quanto fosse sterminato il suo amore per lui, il desiderio che sempre, in ogni istante, ad ogni sguardo che la sua volpe, così lo aveva ribattezzato in segreto, gli concedeva, esplodeva dentro di lui.
Lo fissava intensamente, ad ogni ordine, sprofondando in quei profondi occhi blu, color del mare in tempesta, che tanto lo affascinavano…e in quel momento non gli importava nulla di essere chiamato idiota, non gli importava di dover obbedire a qualsiasi ordine…in quei momenti i loro occhi si incontravano, e in quei momenti, nel profondo del suo cuore, Hanamichi sperava che Kaede riuscisse a leggere nel suo animo, e a capire che alle parole 'ai tuoi ordini', egli voleva attribuire il senso di: 'farei tutto per te', 'voglio solo il tuo bene', 'ti voglio bene'… 'ti amo'.
Sin dal mattino si era reso conto che Kaede aveva qualcosa di strano: tutto il giorno a dare ordini, a scrutarlo…che si fosse accorto di qualcosa? Non sapeva se sperarlo o negarlo.
Poi, sul far della sera, tutto cambiò.
In seguito ad uno sguardo più lungo ed intenso degli altri, Kaede si era richiuso in se stesso, senza dirgli più niente, senza dargli più ordini.
Siccome da tempo aveva smesso di parlare con lui, se non per iniziativa dello stesso Kaede, e siccome i momenti di iniziativa coincidevano con i momenti in cui dava degli ordini, la serata si concluse nel totale silenzio, un silenzio che per la prima volta da quando abitava in quella casa, Hanamichi non sapeva come interpretare.


Hanamichi lo amava.
Questo era assodato.
E profondamente anche.
Si chiese come avesse potuto non accorgersene prima, era così chiaro nei suoi occhi.
Ora che aveva raggiunto il suo scopo, ora che sapeva il perché di quel comportamento, si chiese cosa avrebbe dovuto fare.
Non aveva mai riflettuto sui suoi sentimenti per Hanamichi, a dire il vero non aveva mai neppure pensato che avrebbe dovuto provare un qualsiasi sentimento per lui, fosse anche solo affetto, fiducia, amicizia…li provava? Non lo sapeva.
Ora invece si ritrovava ad avere per casa un ragazzo che lo amava…che amava lui, che dell'amore a malapena conosceva la parola.
Continuava ad osservarlo di nascosto, provando per la prima volta in vita sua imbarazzo quando, seppur per sbaglio, i loro occhi si incrociavano.
Lo osservò a lungo, per tutta la sera e per il giorno seguente.
Si accorse di quanto fosse attraente, con quella pelle dorata, quegli occhi venati di oro, i capelli rossi che, a prima vista, potevano sembrare una stonatura, ma che ad una più attenta analisi si addicevano perfettamente alla sua persona.
E poi le labbra carnose, le gambe lunghe e possenti, le spalle larghe e forti…
Si sentì arrossire per la prima volta in vita sua, affrettandosi a distogliere lo sguardo.
Una cosa, doveva essere onesto, poteva affermare con certezza: fisicamente lo attraeva.
Anche il suo carattere gli piaceva, questo lo aveva sempre saputo: così allegro e vitale, quel sorriso radioso, quella risata gioiosa, anche irritante a volte a dire il vero, comunque…
Poteva questo bastare per poter parlare di amore? Forse no.
Ma poi si ritrovò a pensare alla sua vita prima che Hanamichi, quasi come un dono degli dei, cominciasse a farne parte.
Era la prima volta che pensava a lui come ad un dono, eppure ne aveva tutta l'aria.
Prima infatti era completamente solo. Non gli importava di niente e di nessuno.
Con Hanamichi invece aveva scoperto cosa si provava ad occuparsi di qualcuno…era inutile continuare a negarlo, gli aveva fatto piacere.
Aveva scoperto tante cose da quando c'era lui.
Aveva conosciuto un nuovo modo di vivere la vita; il calore che si può provare nel ricevere un sorriso.
Non aveva ancora imparato a donarne, ma poteva ancora farlo.
Voleva farlo.
Voleva imparare a vivere, a sorridere, ad amare, e si rese conto che solo Hanamichi poteva insegnarglielo, e si rese conto che in parte la lezione era già iniziata.
Così decise.
Avrebbe permesso ad Hanamichi di avvicinarsi a lui, gli avrebbe dato la possibilità di trasformare quel…qualcosa che già provava per lui, in amore.

Cosa diavolo era successo a quella volpe! Per tutto il giorno non gli aveva rivolto la parola, sembrava quasi evitarlo, anche se si era reso conto che, di nascosto, lo osservava. Sentiva il suo sguardo seguirlo, studiarlo.
Si sentiva a disagio
Era già tardo pomeriggio quando Kaede, dopo un interminabile silenzio portato avanti dalla sera prima, si decise a parlargli, certo, solo per dargli degli ordini, ma era già qualcosa.
"Do' hao, togli la sella al mio cavallo, non uscirò oggi"
Non si era neppure voltato per dirglielo…cosa gli era preso? Quel comportamento gli faceva male.
Era abituato alla sua indifferenza, ma ora era diverso, c'era qualcosa di diverso.
Che avesse capito e che non avesse accettato?
Stava male, un male profondo, dell'animo, del cuore, ma strinse i denti, e come sempre rispose:
"Ai tuoi ordini".
Uscì dalla stanza dirigendosi verso la stalla.

Aveva avvertito perfettamente l'esitazione, lo sgomento per il suo comportamento. Quel do'hao aveva paura.
Provò l'impulso di sorridere, ma non lo fece, ancora non ci riusciva.
Se solo avesse saputo quali erano le sue intenzioni, chissà come si sarebbe comportato? Probabilmente sarebbe diventato tutto rosso, come i suoi capelli. Ecco nascere nel suo cuore un nuovo sentimento, la tenerezza.
Non aveva visto il suo volto, ma dall'esitazione avuta prima di rispondere al suo ordine aveva capito che temeva il suo comportamento…aveva paura di essere allontanato, rifiutato.
La porta che si apriva gli annunciò il suo ritorno.
Era il momento di agire.
Si guardò attorno individuando una brocca appesa proprio sopra la sua testa.
"Hanamichi…"

Si voltò di scatto, era la prima volta dopo tanto tempo che lo chiamava per nome. Il cuore gli rimbalzava in petto.

Si guardarono per qualche secondo, poi Rukawa alzò la testa:
"…prendimi quella brocca".

Ora veramente non capiva più nulla.
Cioè…lo chiamava per nome dopo anni che non lo faceva più, gli parlava dopo più di un giorno di silenzio, per dirgli cosa?
Di prendere una brocca a pochi centimetri dalla sua testa?
Era tutto molto, troppo strano.
Eppure non rispose nemmeno a quell'ennesima provocazione.
Si avvicinò lentamente, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma sul suo viso era presente la solita 'espressione'.
Giunto di fronte a lui attese qualche istante che si spostasse.
Quando comprese che non lo avrebbe fatto si avvicinò ancora di più.
Averlo così vicino e non poterlo toccare era così doloroso.
Il suo profumo lo avvolse, si sentiva stordito, perso.
Non riusciva a fare a meno di fissare quegli occhi, che d'altronde lo fissavano a loro volta.
Allungò un braccio per prendere la brocca, avvicinando ancora di più il viso a quello di Rukawa.
Le sue labbra erano così vicine…bastava così poco…ma non poteva farlo.
Afferrò velocemente la brocca, allontanandosi da lui.
Glie la consegnò.
"Ai tuoi ordini" sussurrò, con un tono dolce che Rukawa non aveva mai sentito nella sua voce, poi si voltò per andarsene.

Era più idiota di quanto pensasse!
Quando le loro labbra si erano avvicinate aveva provato una tale ansia…sentiva il cuore rimbalzargli in petto.
Ovviamente Hanamichi non se ne era neppure accorto, e naturalmente la paura di essere rifiutato e il rispetto verso di lui avevano superato persino il desiderio e la passione.
Se da un lato quindi sentiva mancante di un qualcosa, dall'altro provava anche un'infinita gratitudine nei confronti di quel ragazzo disposto davvero a tutto pur di restargli accanto, in qualsiasi modo.
Un'altra lezione era stata appresa.
Ma era ora di cambiare registro.
Se prima entrambi non avevano avuto il coraggio di fare il primo passo, ci avrebbe pensato lui.
Uscì di casa e lo trovò, voltato di spalle, appoggiato con aria pensierosa alla staccionata.
Pochi metri li dividevano.
Si diresse lentamente verso di lui.
"Hanamichi"
Lo chiamò quando fu abbastanza vicino.

Il rossino si voltò di scatto.
Era così immerso nei suoi pensieri che non lo aveva sentito arrivare.
Attese qualche istante, per la seconda volta in poco tempo sorpreso ed emozionato nel sentire il suo nome pronunciato dalla sua volpe.
Stava quasi per chiedere spiegazioni, incuriosito da quel lungo silenzio dopo averlo chiamato, quando, inaspettatamente, Rukawa posò una mano sulla sua guancia, mentre sul suo viso si dipingeva, per la prima volta da quando lo conosceva, l'ombra di un sorriso.
Kaede sorrideva.
Kaede stava sorridendo…a lui!
Per la prima volta lo aveva toccato spontaneamente.
La sua mano sulla guancia era così calda.
Cosa stava succedendo?
Era forse un sogno?
In quel momento non gli importava.
Poteva crollare il mondo…dopo.
Sarebbe potuto finire all'inferno…dopo.
Non gli importava.
Kaede era vicino a lui e gli sorrideva e lo accarezzava lievemente.
Poteva morire contento…dopo.
Sorrise anche lui, gioia pura si dipinse sul suo volto.
Strofinò leggermente la guancia sulla mano, posandovi sopra la sua.
Il resto accadde talmente in fretta che Hanamichi non riuscì a seguire gli eventi, ne fu solo travolto.
Rukawa posò l'altra mano sull'altra guancia, avvicinando il viso al suo, e subito dopo le loro labbra, finalmente, si incontrarono, si sfiorarono leggermente, con piccoli tocchi delicati.
Alla fine Hanamichi perse il controllo.
Strinse Rukawa a se premendo con passione le labbra sulle sue, chiedendo libero accesso, permesso che fu subito concesso.
Le labbra di Kaede si schiusero e finalmente i due giovani poterono scambiarsi il loro primo, vero bacio appassionato.Quando si separarono, entrambi rossi in volt e ansimanti, si guardarono in silenzio come se avessero paura che le parole potessero rovinare il precario equilibrio che li collegava.
Alla fine Hanamichi si costrinse a parlare.
"Vedo che hai capito"
"Cosa?" Kaede decise di fare il vago: voleva sentire quello che fino ad ora aveva solo intuito, dalla voce del garzone.
Hanamichi ispirò profondamente…
"Ti amo Kaede…tu non puoi neanche pensare, neppure io posso, perché quello che provo per te va ben oltre il pensiero.

Glie lo aveva detto, era riuscito a dirglielo…non pensava che sarebbe mai arrivato quel giorno.
Il fatto che lo avesse baciato e che lo avesse cercato non significava certo che Kaede lo amasse, ma aveva letto nei suoi occhi la volontà di dargli una possibilità, e lo leggeva ancora, assieme allo stupore per le sue parole.

Rukawa infatti era sotto shock, quelle parole lo avevano lasciato senza fiato, stringendogli il cuore.
Un conto era intravedere un sentimento, un altro era sentirselo confessare a cuore aperto, con parole talmente appassionate che lui temeva non sarebbe mai riuscito a pronunciarne di simili.
"Da quando ti ho visto" continuò Hanamichi " ha capito che quello che provo per te è vero amore, di quello che se ne incontrano uno ogni cent'anni"
"Vero amore…" sussurrò Kaede, ancora stordito.
"Si, vero amore, ma sento l'incertezza in te, non hai ancora capito. Ti chiedo solo una cosa: dammi la possibilità di provare a raggiungere il tuo cuore"
Sapeva leggere Hanamichi, ma non i libri, quello sono capaci tutti, lui sapeva leggere l'animo umano.*
Aveva capito benissimo quello che c'era nel cuore di Rukawa, e quest'ultimo era così colpito da quello che il ragazzo aveva appena detto, che anche volendo non avrebbe potuto certo dirgli di no, ma il fatto era che non voleva dirgli di no…voleva con tutto il cuore avere per se l'amore di Hanamichi, che, solo ora cominciava a capirlo, era sterminato e puro.
Come risposta gli sorrise, per la seconda volta in un giorno, dopo anni e anni che aveva disimparato a farlo.

La felicità del suo garzone si espresse in un sorriso solare, prima di stringerlo di nuovo a se in una abbraccio.


San: Lo so, lo so…mi stò dilungando troppo in una parte che nel film durava si e no un minutino, ma che ci volete fare…
Comunque una volta finita questa parte il resto dovrebbe svolgersi più velocemente…spero^^.
Hana: ma quello sono io?
San: certo! Perché non ti piace?
Hana:…boh! Tu che ne pensi Ru?
Ru: …io ordino e tu esegui? Bello! Do'hao…spogliati!
Hana: Ru! ^////^ ai tuoi ordini
San: ok…meglio che vada ^///^ A presto!


 

Torna all'Indice capitoli
Torna all'indice Fanfiction