Nota legale:
Tutti i personaggi di Inuyasha appartengono alla divina Princess Rumiko-sama Takahashi
(purtroppo: magari Miroku-chan ed Inu-chan e Sessh-chan fossero tutti miei
ç__ç)
Nota dell'autrice:
Sono già
arrivata al secondo capitolo
che procederà molto più velocemente
del primo, visto che temporaneamente mi sto occupando di una sola FF. L'altra
sembra essere perseguitata dalla sfiga
Ringrazio tutti coloro che sono
stati tanto gentili da commentare questo mio lavoro
e spero che anche questo
capitolo vi piaccia, nonostante l'entrata in scena della famigerata miko (che
odio pure io!!).
Una piccola precisazione: nella mia FF, Inuyasha NON è
MAI stato innamorato di Kikyo, visto si è limitato a cercare di sopravvivere
nella sua foresta, invece che starle vicino e parlarci per via della sfera.
Nella
mia FF Inuyasha dimostra circa 18-19 anni, leggermente più grande dell'originale,
poiché non è mai stato sigillato sul Goshinboku (per quanto mi riguarda,
è come se Inuyasha fosse stato "congelato" durante quei 50 anni,
e quindi il tempo per lui non è mai passato). In questo caso, Inuyasha
sarebbe 30 anni più vecchio di quando ha conosciuto Kikyo, ed anche la
miko, invece di avere 17 anni, ne ha 47 (per questo ero così interessata
alle età
arigato Kagome^^). Ma poiché gli anni per gli hanyou
che hanno sangue youkai nelle vene procedono più lentamente che per gli
umani, ho lasciato che la differenza nell'aspetto di Inuyasha fosse minima.
Spero
di essermi spiegata bene, e di non avervi confuso ancora di più
ç__ç
Buona
lettura^^
***
Kagome
proseguì incespicando lungo il sentiero, mentre il sole declinava sino
a tramontare nel cielo azzurro. Dalle spesse ed ampie fronde del bosco, la ragazza
riuscì soltanto a discernere la luminosità calante, e le ombre che
si addensavano lentamente intorno a lei. Quando scivolò oltre l'ennesima
curva della stradina, il sole purpureo del crepuscolo le colpì il viso
tingendolo di tonalità più tendenti al carminio, e Kagome rimase
per qualche istante abbacinata dalla luce seppur non troppo intensa.
Batté
un paio di volte le palpebre, prima che la vista tornasse a fuoco; dinanzi a lei,
si stagliavano ampie risaie punteggiate da contadini che si muovevano lentamente
verso il centro del villaggio, collegato ai campi da strette strisce di terreno
umido, cosparse di erba, e le poche capanne parevano di legno con il tetto di
paglia.
Il respiro di Kagome si interruppe bruscamente, mentre fissava il paesaggio
di fronte a lei.
Contadini
? Capanne
? Dov'è
Tokyo?
La
sua città era svanita. La sua casa, il tempio dove abitava, la sua città.
Sentì le lacrime pungerle nuovamente gli occhi, prima di asciugare quelle
dolenti gocce di disperazione non versate con il dorso della mano. Non doveva
piangere
anche quel ragazzo glielo aveva raccomandato. Stranamente, sentì
le labbra tendersi in un lieve sorriso triste, quando la memoria di
Inuyasha?...
le tornò alla mente.
Inuyasha
Le pareva così familiare
quel nome.
Tornò a fissare il villaggio dinanzi a lei. Il Goshinboku
era dove doveva essere, accanto al pozzo
perciò, il viaggio tra le
luci color pastello non doveva essere stato compiuto nello spazio. E quei contadini
quel villaggio
Sì. Doveva trovarsi ancora a Tokyo
ed il viaggio
era stato nel tempo. Quella doveva essere senza dubbio la Sengoku Jiidai
Mise
vagamente a fuoco lo sguardo su una donna poco distante da lei, accovacciata a
terra, che le volgeva le spalle. Chiaramente, non doveva averla vista. I lunghi
e morbidi capelli neri, striati d'argento, scendevano sul corpo della sconosciuta
come un velo, celandolo parzialmente, stretti sulla nuca da un legaccio di cuoio,
ed acconciati ai lati in modo da formare due cerchi intorno al viso. La sconosciuta
pareva intenta a raccogliere alcune erbe con un piccolo coltello di bronzo, recidendo
steli con precisi e fermi movimenti, per nulla impacciata dagli abiti che portava:
hakama purpurei e kimono bianco, largo ai polsi e stretto in vita.
Kagome fece
qualche passo avanti, incerta se chiedere o meno alla donna aiuto. Certamente,
quello era il villaggio di cui aveva parlato quel bizzarro ragazzo
ma non
aveva la più pallida idea di dove trovare la miko che avrebbe potuto aiutarla,
Kikyo.
Trasse un profondo respiro nell'aria tiepida del crepuscolo, avvicinandosi
alla donna e fermandosi a pochi passi da lei.
"Perdonami
- iniziò,
incerta - potresti indicarmi dove si trova la vostra miko, Kikyo? Io
avrei
bisogno del suo aiuto
"
La donna, nel sentire pronunciare il nome
della sacerdotessa, si volse di scatto; fissarla negli occhi, in quelle iridi
color caffè tanto simili alle proprie da apparire identiche, le causò
un bizzarro brivido lungo la spina dorsale.
"Sono io Kikyo. Tu piuttosto
chi sei?"
Il tono con cui le venne posta la domanda la inquietò
ancor più. Aveva la sua medesima tonalità, e pareva in generale
una voce poco propensa ad esprimere emozioni di qualunque tipo; tuttavia, nel
parlarle, era divenuta sorpresa ed incerta quanto la propria, acquistando il suo
stesso timbro delicato e leggermente acuto.
Ma era il viso, quello che la inquietava
maggiormente. E che la portava a condividere lo sconvolgimento della donna. Il
naso delicato, la bocca piccola e ben disegnata, la pelle pallida, i lineamenti
regolari, i grandi occhi nocciola bizzarramente screziati di violetto dalla luce
del tramonto
nonostante le poche rughe presenti sul suo viso, sulla fronte
ed intorno agli occhi, nonostante la differenza inequivocabile d'età
quella donna era uguale a lei. Le sembrava di rivedere se stessa riflessa in uno
specchio, che le rimandasse magicamente la propria immagine invecchiata di trent'anni
Rimase
senza parole, cadendo a terra e battendo con forza le ginocchia sul morbido suolo
cosparso d'erba, sentendo il proprio cuore battere con una forza disperata contro
lo sterno. Quella
donna
Soltanto fissarla, soltanto sentire la
sua voce le causava brividi violenti che si propagavano in tutto il suo essere,
tanto intensi quanto l'inquietudine che rasentava il terrore che provava in quell'istante.
Kikyo
Fece per rispondere alla donna, quando questa si alzò di
scatto puntellandosi con l'arco che giaceva al suo fianco, con un vigore che sembrava
quasi smentire la sua età. Puntò lo sguardo delle iridi caffè
sul bosco alle loro spalle, fissando qualcosa che Kagome non riusciva a vedere,
nonostante aguzzasse lo sguardo. Poi le iridi di Kikyo parvero focalizzarsi su
un punto ben preciso, fra le fronde di un grande albero alle estremità
della foresta, e la sua voce acquistò un timbro minaccioso.
"Cosa
ci fai nel mio villaggio, Inuyasha?!"
"Il
tuo nome è Kagome, quindi?"
La voce gentile ed ora perfettamente
controllata di Kikyo risuonò nella stanza; la miko, Kagome ed Inuyasha
stavano seduti sul pavimento di legno duro e freddo, accanto al piccolo focolare.
Il fumo del fuoco fuoriusciva bianco e pesante dalle alte finestre poste appena
sotto il tetto dell'arcaica abitazione, anch'esso costruito da spesse travi del
legno che cresceva ai margini del villaggio, poco prima che il bosco divenisse
una scura foresta. La foresta di Inuyasha. Il luogo da cui proveniva
dove,
in epoche lontane e remote, sorgeva il tempio Higurashi e la sua casa. Dove si
collocava il pozzo, magico portale tra due ere così distanti. Il presente
e la Sengoku Jiidai.
"Esatto
venerabile sacerdotessa, potreste aiutarmi?
Io
vorrei tornare a Tokyo, ma non so come fare
" mormorò
Kagome, tristemente, stringendo le mani attorno alla rozza tazza di argilla che
teneva tra le mani e che conteneva una mistura simile a zuppa insapore. Però
era calda, ed in quella gelida notte di primavera appena sbocciata era ben accetta.
Ne bevve un lungo sorso; nonostante il sapore insipido, la zuppa le scaldò
il corpo oltre alle mani che trattenevano la tazza. Anche Kikyo ne bevve un lungo
sorso.
"Tokyo
? - chiese la miko in tono interrogativo - Dove si
trova? Non ho mai udito questo nome prima d'ora."
Kagome sospirò.
Come poteva dire alla donna che Tokyo era esattamente il luogo in cui stava ora
seduta? Soltanto
spostato di 500 anni nel tempo. Lo spazio era rimasto immutato,
ma il tessuto continuo del tempo era stato lacerato per portarla in quel bizzarro
posto
con gente altrettanto strana, pensò tristemente, spostando
lo sguardo sul ragazzo che le era seduto accanto voltando la schiena alle due
donne e con le mani poste leggermente sulle gambe incrociate. Sembrava contrariato
per qualcosa
e Kagome stessa si chiedeva perché mai l'avesse seguita.
Che volesse spiarla? Non riusciva a capire
prima l'aveva scacciata minacciandola
di morte, e poi l'aveva tallonata durante tutto il tragitto dalla foresta al villaggio.
Sospirò leggermente, prima di accorgersi di stare fissando intensamente
la schiena ampia del ragazzo e si affrettò a distogliere lo sguardo. Strano
ragazzo
tuttavia, all'idea che lui l'avesse seguita, provava uno strano
calore al cuore. Che
l'avesse fatto per assicurarsi che lei stesse bene?
Sentì le guance acquistare una sfumatura più tendente allo scarlatto,
e cercò di riportare la sua attenzione sulla sacerdotessa, che la fissava
con un sopraciglio inarcato. Per il resto, come durante l'intera conversazione,
l'espressione della miko era rimasta statica ed inalterata
priva di emozioni,
assolutamente gelida e scostante. Uno sguardo che le metteva i brividi, e non
soltanto perché le pareva di guardare i propri occhi riflessi in uno specchio.
Quella donna
aveva una freddezza tale da sembrare inumana.
"Già,
lo supponevo" sospirò Kagome, nuovamente triste. Sentì lo sguardo
di Kikyo trapassarla. "Io
sono venuta dal pozzo prosciugato, nel bosco
di Inuyasha. E' da lì che sono giunta
ma non sono più riuscita
a tornare indietro."
"Il pozzo prosciugato?!" esclamò
Kikyo, sorpresa.
"Esatto, il pozzo prosciugato. Tsk! Se non sei in grado
di aiutare questa ragazzina, almeno cerca di non prolungare il suo nervosismo
e dillo chiaramente!" Era stata la voce di Inuyasha a parlare. Il ragazzo
si era voltato un istante, fissando le due donne da dietro i lunghi ciuffi d'argento
con le grandi iridi dorate, prima di sbuffare ancora una volta e di volgere nuovamente
loro le spalle.
Inuyasha?
Kikyo lo fissò vagamente stupita. Che stava
facendo, il mezzo demone? Difendeva quella ragazzina che ora le era seduta dinanzi
con aria afflitta? Bizzarro
e perché inoltre l'aveva seguita sino
al villaggio, se era vero che era sbucata dal pozzo prosciugato al centro della
sua foresta? Se non avesse conosciuto a fondo l'animo pieno di rancore del ragazzo,
avrebbe creduto che provasse una certa simpatia per Kagome... Una situazione veramente
anomala.
"Inuyasha! Non dovresti parlare in questo modo alla venerabile
miko!" esclamò Kagome, prima di fermarsi con un lieve sussulto. Cosa
cosa stava facendo? Redarguiva un ragazzo che conosceva appena in quel modo così
confidenziale? Eppure, le era parso così familiare rimbrottare quel ragazzo
da indurla a rimproverarlo senza neppure riflettere mentre le parole le fuoriuscivano
dalla bocca
Si volse verso di lui costernata, ma Inuyasha parve aver risentito
del rimbrotto e sedeva con le orecchie morbide leggermente abbassate, quasi contrito.
Prima di alzarsi in piedi di scatto, recuperando infine la propria arroganza che
per un istante aveva perso nelle azioni impulsive e quasi incontrollate del suo
corpo.
Che gli accadeva? Per un istante era stato quasi
dispiaciuto,
per aver contrariato la ragazzina che gli sedeva di fronte a bocca aperta.
"Baka!
Cosa vuoi? Credi di poter darmi ordini?! Va all'inferno ragazzina!" esplose,
sentendosi tuttavia colpevole per quelle parole dure che stava rivolgendo a Kagome.
Ma, nonostante tutto, sentiva ancora una forte familiarità avvolgerlo,
come se quelle azioni fossero state ripetute per una vita intera
"Che
cosa?! Non insultarmi, stupido! Stupido! Stupido!" gridò Kagome di
rimando, alzandosi in piedi a sua volta e fronteggiando il ragazzo. Inuyasha la
fissò per qualche istante, il corpo sottile che fremeva di rabbia della
ragazza dinanzi ai suoi occhi, prima di risedersi voltando le spalle ad entrambe.
"Tsk!"
grugnì, senza degnarle di uno sguardo.
Kagome scosse il capo, prima
di rivolgersi alla miko dinanzi a lei.
"Perdona le parole di Inuyasha
Se conosci un modo per farmi tornare a casa, ti prego di aiutarmi."
Kikyo
rifletté un istante, prima di parlare.
"Hai detto di provenire
dal pozzo di Inuyasha
ma come è possibile? Non riesco a capire
"
Kagome
sospirò leggermente, prima di iniziare a parlare. La donna non le avrebbe
creduto
ma che importava ormai? Lei era la sola possibilità che aveva
di tornare a casa, ed a fidarsi della miko non aveva nulla da perdere. Inoltre,
si sentiva quasi rassicurata in sua presenza, come
come se stesse parlando
a se stessa. Alla sua stessa anima
una sensazione rassicurante e sottilmente
inquietante insieme. Confusa.
"Credo di provenire da
un'altra epoca;
la mia casa sorgeva proprio intorno al pozzo prosciugato, nella foresta di Inuyasha.
E quella era Tokyo
Non lo so. Suppongo che il pozzo faccia da tramite tra
la mia epoca e la vostra, ma non riesco a capire la chiave di questa mutazione
di epoca
l'ho usato per giungere fin qui, ma come posso tornare indietro?"
Kagome
fissò la miko dinanzi a lei, che guardava il nulla, pensierosa. Sentì
lo sguardo del ragazzo dalla chioma argento fissarsi su di lei, corrucciato ed
incerto, ed all'improvviso si sentì quasi travolta da un intenso desiderio
di far credere le sue parole
Quelle persone dovevano crederle!
La miko
scosse lentamente il capo.
"Non so come farti tornare a casa" rispose,
lentamente. Kagome sentì le proprie speranze infrangersi, mentre le lacrime
tornavano a pungerle le guance. Tuttavia strinse i pugni, imponendosi di non piangere,
e sentì le parole successive della donna colpirle le orecchie come una
stilettata. "Ma posso ancora aiutarti."
"Tsk!" grugnì
nuovamente Inuyasha a quelle parole, sottolineando i propri dubbi sull'utilità
della sacerdotessa, anche se aveva teso le morbide orecchie pelose per seguire
più agevolmente la conversazione.
"Aiutarmi? E come?" chiese
Kagome, speranzosa. La miko le rivolse un lieve accenno di sorriso, curvando leggermente
le labbra verso l'alto.
"Mi è giunta voce che esiste un oracolo,
una donna in contatto con le essenze dei Kami in grado di predire la sorte, e
di rispondere alle domande che le vengono poste. Forse, se chiedessi a questa
miko come tornare a casa, potresti ottenere la risposta, laggiù
"
"Un
oracolo?"
"Nani?! Un oracolo?!" interloquì più
duramente la voce di Inuyasha, che si era voltato verso di loro con un movimento
brusco. "Feh! Ma che diavolo vai raccontando, baka?!"
Kikyo non sembrò
neppure udire le parole di Inuyasha, volgendo il viso calmo e tranquillo verso
Kagome.
"Sì, un oracolo. Il Jinga in cui si trova questo oracolo
però è molto distante da qui
mesi di viaggio. Ma credo sia
l'unica possibilità che ti rimane
"
"Mesi?! Mesi di viaggio?!"
esclamò Kagome, sconvolta. Mesi
avrebbe rivisto la sua famiglia tra
un lasso di tempo indefinito! Sota, il nonno, la mamma
le sue amiche
e la scuola! Avrebbe dovuto sicuramente ripetere l'anno! Mesi
"Tsk!
E tu credi che questa stupida ragazzina sia in grado di sopportare un simile viaggio?!"
ringhiò Inuyasha, sporgendosi verso la sacerdotessa.
Kagome si volse
verso di lui, fissandolo interdetta e irritata.
"Credi che non potrei
farlo?!" replicò, con calma apparente. Era stufa di essere insultata
da quel bizzarro ragazzo!
"Certamente! Non saresti neppure riuscita ad
arrivare fin qui senza il mio aiuto! Saresti stata divorata dopo dieci passi all'interno
della mia foresta, se non ti avessi seguita!"
"Non credo di aver
mai chiesto il tuo aiuto! E se per te era così irritante seguirmi, allora
perché l'hai fatto?!" ribatté Kagome, alzandosi in piedi e
stringendo i pugni. Inuyasha si alzò di scatto a sua volta, fissandola
a lungo prima di distogliere lo sguardo e voltarle la schiena, risiedendosi a
gambe incrociate. A Kagome parve di vedere un leggero rossore imporporargli le
guance.
"Tsk!" si limitò a ringhiare, mentre Kagome rimaneva
a fissarlo imbambolata. Quel
maledetto
cafone!
Si volse di scatto
verso Kikyo.
"Sono perfettamente in grado di viaggiare sino al luogo in
cui si trova l'oracolo!"
Se quello è l'unico modo
per tornare
a casa
non ho altra scelta!
"Partiamo subito?" chiese ancora
Kagome, sentendo giungere da Inuyasha uno sbuffo in risposta.
"Baka! -
grugnì il ragazzo - Partire subito? In piena notte? Con i demoni che girovagano
qui fuori?! Tu sei pazza!"
"Smettila di insultarmi!" urlò
di rimando Kagome, sentendo le lacrime sgorgare lentamente dai suoi occhi, senza
riuscire a fermarle.
"E cosa sottintendevi con quel 'partiamo'? Chi dovrebbe
unirsi a te in questo viaggio?!" proseguì il ragazzo, prima di sentire
un leggero singhiozzo provenire da Kagome; si volse a guardarla con uno scatto,
prima di alzarsi in piedi e fronteggiare la ragazza piangente con le mani alzate,
quasi a prevenire un terribile attacco. "No
avanti
smettila di
piangere! Smettila, baka!"
"Smetterla
?! SMETTERLA?! Mi hai
insultata, mi hai ferita, e mi hai offesa! Sei soltanto un maleducato, un cafone!
Stupido! Stupido!"
Inuyasha respirò a fondo; la vista delle lacrime
sulle guance di lei riusciva in qualche modo a sconvolgerlo, e non gli piaceva.
Non gli piaceva affatto quella sensazione.
"E va bene, ora smettila. Mi
MI DISPIACE, contenta?!" ringhiò Inuyasha, balzando sul telaio della
finestra e preparandosi a spiccare un salto fuori, pronto a scomparire nella foresta.
Ne aveva abbastanza di entrambe
dell'odiata sacerdotessa, e di quella ragazzina
che pareva possedere un tale potere nei suoi confronti. Ora basta!
"Sei
sicuro di volertene andare, Inuyasha? Chissà
magari l'oracolo potrebbe
avere una risposta anche alla tua domanda
"
La voce gelida ed insinuante
di Kikyo lo fece voltare lentamente, fissando la donna con qualcosa di molto simile
all'odio.
"Maledetta
" sibilò; ma non poteva perdere
una simile occasione
la miko aveva ragione in fondo. L'oracolo prevedeva
il futuro, e aveva la risposta ad ogni domanda. Avrebbe trovato la soluzione per
il suo personale enigma, dunque
Scese sul pavimento molto più
lentamente rispetto a quando era balzato sulla finestra, e si poggiò al
muro con le braccia incrociate sul petto. Non disse nulla, limitandosi a fissare
le due donne.
Fu Kagome a spezzare il silenzio.
"Domanda? Che domanda
deve porre all'oracolo?"
Vide Kikyo aprire la bocca per risponderle, e
si precipitò verso Kagome.
"Sta zitta, baka! Che t'importa?!"
Ma
la miko aveva già risposto, in tono calmo e tranquillo.
"Come diventare
uno youkai completo, naturalmente."
Inuyasha frantumò il pavimento
ai suoi piedi con un colpo possente della mano.
"Chiudo la bocca, dannata!"
ringhiò, ma Kagome e Kikyo proseguirono senza badargli.
"Uno youkai
completo?!"
"Esatto. Inuyasha è soltanto un mezzo youkai
un hanyou."
Il ragazzo si pose dinanzi alla donna, pronto a colpirla.
"Ora
basta, dannata! BASTA!" ringhiò, digrignando i denti e snudando gli
artigli. Kikyo lo fissò senza alcuna espressione in viso, per nulla intimorita,
prima di scrollare le spalle.
"Come vuoi."
"Allora l'oracolo
potrebbe veramente darti una risposta, Inuyasha! Perché non vieni con me?
Potresti accompagnarmi
" interloquì Kagome, fissandolo con un
sorriso. Le lacrime erano state cancellate dal suo viso, ed ora pareva serena.
Quel
sorriso fece perdere un battito al cuore di Inuyasha.
"I-io
- balbettò,
prima di recuperare le proprie facoltà mentali con rabbia - Io non ci penso
nemmeno! Feh! Fare da balia ad un'umana
Tsk!"
"Da balia?! Non
ti ho chiesto nulla del genere! E potresti essere più gentile nei miei
confronti, baka!" gridò Kagome a sua volta, con negli occhi un riflesso
della collera di lui.
"Che cosa?! E perché mai dovrei, sciocca
ragazzina?! Io sono un demone!" ribatté Inuyasha, voltandosi completamente
verso Kagome che lo fronteggiava con i pugni serrati e lo sguardo rovente.
"Un
mezzo demone" puntualizzò Kikyo in tono neutro, sorseggiando la zuppa
dalla tazza che teneva tra le mani. Inuyasha fece per gridare anche contro la
miko, quando sentì nuovamente la voce di Kagome vibrare per le lacrime
ormai non più trattenute.
"Sei
un bastardo. Ti odio, TI ODIO!"
gridò tra le lacrime, singhiozzando.
Questo fu troppo per Inuyasha.
Ti odio
Il dolore lo aggredì come una stilettata alle spalle. Perché,
perché provava una simile sofferenza di fronte all'odio di una ragazzina?!
No! Non poteva
cedere
soltanto perché quella sciocca piangeva
e lo odiava! No
non era così debole! Ah, Sesshomaru avrebbe riso
di lui se l'avesse visto
Cercò di ottenere la rabbia e la freddezza
necessaria per opporre un deciso diniego da questo pensiero, ma non ci riuscì.
Fissò Kagome con espressione altera ancora per qualche istante, prima di
capitolare miseramente.
"
Verrò. Ti accompagnerò dall'oracolo
MA SAPPI CHE LO FACCIO SOLTANTO PERCHE' DEVO FARE ANCH'IO UNA DOMANDA A QUELLA
FOTTUTA DONNA! Non me ne frega un cazzo della tua vita!
ma adesso smetti
di piangere
"
Kagome
fissava il cielo scuro sopra di lei, al di fuori della finestra priva di vetri.
Un piccolo rettangolo dotato di imposte di legno per tenere al di fuori dell'abitazione
la luce del sole o il freddo invernale, dal quale poteva però osservare
la falce di luna che brillava luminosa e pallida. Era così sottile, come
un chiaro e brillante tratto di matita sul tessuto scuro e vellutato della notte,
con la gobba appena accennata rivolta ad est. Luna crescente
la notte precedente
era stata senza luna. Si chiese perché un simile particolare assumesse
ora una così grande importanza per lei... Scosse le spalle.
Volse lo
sguardo dietro di sé, dove la miko dormiva sdraiata su un basso futon,
con le coperte leggere tirate sopra le spalle, e le ampie maniche candide del
kimono si intravedevano dal fitto groviglio. Sembrava immersa in un sonno leggero,
il viso privo di espressione
sereno, forse, oppure semplicemente gelido.
Non lo sapeva. L'unica cosa che riusciva a comprendere dal gorgo di emozioni incontrollate
che era emerso dalla sua anima nelle ultime ore, era che la figura della sacerdotessa
la inquietava profondamente
quel suo viso inespressivo, quella sua calma
glaciale
pareva quasi inumana.
"Non riesci a dormire?" La voce
tranquilla della miko la fece trasecolare; non riuscì a trattenere un sussulto,
mentre la donna si voltava verso di lei e si alzava a sedere. Eppure
le
era parsa profondamente addormentata
Non riuscì a trattenere un brivido.
Evidentemente
la sua agitazione doveva essere nettamente percepibile, perché la donna
sorrise gentilmente, anche se in quella sua bizzarra maniera priva di emozioni.
"Perdonami
se ti ho spaventata
ho il sonno molto leggero, e non sono abituata a condividere
la mia casa con qualcuno. Non riuscivo neppure io a prendere sonno."
Kagome
sorrise leggermente, avvicinandosi a Kikyo e sedendosi sul proprio futon al suo
fianco. Sentì le iridi scure della donna, gemelle delle proprie, posarsi
su di lei.
"Hai paura, per caso?" le chiese, gentilmente.
Kagome
sospirò. Sì, aveva paura: temeva ciò che le sarebbe potuto
accadere durante il viaggio, temeva di non poter più rivedere i suoi genitori,
i suoi amici, la sua casa, temeva quello strano posto
e temeva quel groviglio
inestricabile di emozioni che si agitavano dentro di lei, così intense
da inquietarla profondamente.
Kikyo si limitò a fissarla. Comprendeva
la natura della paura di Kagome
anche se non la condivideva. Se avesse dovuto
lasciare la sua casa, il suo villaggio, la sua gente, Kikyo ne avrebbe certamente
sofferto
ma non ne sarebbe stata terrorizzata. Non avrebbe avuto paura
né ora, né trent'anni prima, quando aveva la stessa età della
ragazza. Forse perché, a causa dei suoi poteri, era dovuta diventare donna
troppo alla svelta
ed a 17 anni, era già maturata al punto da avere
la mente e le responsabilità di un'adulta. Una bambina cresciuta troppo
in fretta e troppo faticosamente, che si aggrappava agli ultimi brandelli della
sua infanzia perduta custodendoli nel cuore come tanti piccoli tesori, frammenti
luccicanti di un tempo in cui era soltanto una bimba spensierata e non una saggia
e venerabile miko.
Ed ora stava seduta sul proprio futon, fissando una ragazzina
più giovane di lei di almeno trent'anni, spaventata dal futuro che le si
prospettava dinanzi ed ancora una bambina sotto molti punti di vista
e l'aveva
lasciata nelle mani di Inuyasha. Del mezzo demone che la odiava, che odiava ogni
essere umano che gli si parava davanti. Che odiava persino la propria parte umana
anzi, soprattutto quella. Lei non aveva mai odiato l'hanyou
la compassione
era l'unico sentimento che riusciva a provare nei suoi confronti. Ma Inuyasha
odiava lei, con tutto se stesso, come odiava ogni fragile, inutile ningen che
esisteva su questa terra. Ed il giorno successivo sarebbe partito con Kagome alla
ricerca del Jinga dove era ospitato l'Oracolo, in grado di donargli il potere
che bramava
il raggiungimento del suo unico sogno. L'essere uno youkai
temuto dagli umani, e considerato un pari da tutti gli altri demoni. In fondo,
poteva persino comprendere questo suo desiderio; era considerato feccia dagli
youkai, e disprezzato dagli esseri umani, quando non era odiato, come un misero
mezzosangue. Razionalmente sapeva che, da youkai completo, sarebbe stato ancor
più pericoloso di ciò che era ora
eppure
sentiva di
aver fatto la cosa giusta a mandarlo dall'Oracolo insieme a Kagome. La voce della
stessa ragazza oggetto dei suoi pensieri la strappò dalle sue riflessioni.
"Un
po'" rispose Kagome, incerta; le era parso che la miko fosse sprofondata
in se stessa, mentre le parlava, e le iridi color caffè erano quasi sfocate
nel buio della stanza rischiarato debolmente dalla sottile luce della luna e dalle
braci ardenti del fuoco morente. "Venerabile sacerdotessa
- cominciò,
tentennando, distogliendo lo sguardo da lei - io
mi chiedevo
perché
siamo così simili? E' una stupefacente coincidenza la nostra somiglianza
non credi?"
Kikyo sorrise debolmente. Sì, anche lei l'aveva notato.
E, forse, aveva anche compreso la ragione del loro aspetto, tanto simile da sembrare
l'una il riflesso dell'altra.
"Non ne sono certa, ma credo che tu possa
essere
la mia reincarnazione
In fondo, non hai detto tu stessa che
provieni da un'epoca futura?" rispose tranquillamente la miko, senza rilevare
il respiro tratto bruscamente da Kagome.
"Com'è possibile?"
Una
semplice
reincarnazione? Cos'era lei, dunque? La pallida copia della donna
che le stava dinanzi? Stava parlando con una se stessa di un'epoca passata? No
era troppo assurdo da credere! Eppure
quando fissava quella donna negli
occhi, le pareva di scorgervi se stessa
e l'inquietudine screziata di familiarità
che provava fissando la miko poteva essere una prova a sostegno del ragionamento
di Kikyo, unita alla familiarità che provava verso Inuyasha. Eppure questo
non spiegava il motivo del suo arrivo in quello strano luogo, le bizzarre luci
color pastello che erano danzate per qualche istante dinanzi ai suoi occhi, prima
di cadere volteggiando nel pozzo
Dannazione! Troppe domande, troppi interrogativi
senza risposta
sentiva la sua mente ritrarsi dinanzi a simili abissi di
riflessioni non compiute
"Ammetto che è un concetto bizzarro
la coesistenza di due anime nella stessa epoca
eppure non può essere
altrimenti. Sento la mia stessa forza provenire da te, ragazza. La mia stessa
essenza fissarmi dai tuoi occhi
e non è possibile che mi sbagli."
Almeno credo
Kagome scosse il capo. Non era possibile una simile ipotesi
e lei non vi credeva affatto. No. La miko doveva essersi pesantemente sbagliata.
Ad ogni modo, il giorno seguente sarebbe partita con quello strano ragazzo in
cerca del modo per tornare a casa, ed una volta che l'avesse trovato
sarebbe
tornata a Tokyo, nel suo mondo, nel suo tempo. Ed avrebbe scordato quella bizzarra
storia.
Non pensò neppure un istante alla possibilità di non
riuscire a trovare ciò che cercava. Di perdersi, di rimanere uccisa, di
sentirsi rispondere che mai più sarebbe tornata dalla mamma, dal nonno,
da Sota
Nonostante la tristezza che provava, la sua anima, fondamentalmente
ottimista ed allegra, non le permise di indugiare su simili fosche riflessioni.
Sorrise leggermente alla donna dinanzi a lei.
"Non importa. Probabilmente
hai ragione, ma credo sia un concetto troppo bizzarro perché io possa crederci.
Perdonami, ma ho sonno, e domani dovrò affrontare un lungo viaggio. Andrò
a dormire. Oyasumi, Kikyo-sama."
Kagome volse le spalle alla miko, avvolgendosi
nelle coperte e chiudendo gli occhi. In pochi istanti Morfeo l'aveva già
reclamata, ed il suo respiro leggero e lento risuonò appena nella stanza.
Kikyo
la fissò ancora, nel buio, prima di sorridere leggermente. Chissà,
forse si era sbagliata
e quella ragazzina non era affatto la sua anima,
trasmigrata in un altro corpo, e che ora le dormiva accanto. In ogni modo, aveva
ragione la ragazza. Era tardi, ed avrebbe dovuto addormentarsi già da lungo
tempo.
Kagome
che strana ragazza
Scosse il capo, scivolando
nelle coperte a sua volta e chiudendo gli occhi.
Oyasumi, Kagome
Anche
Inuyasha fissava la sottile e pallida falce di luna sospesa nel cielo, seduto
sul ramo del Goshinboku con la schiena appoggiata alla ruvida corteccia e le gambe
che penzolavano nel vuoto. Sentiva la fredda brezza notturna sfiorarlo leggermente,
tuttavia notò soltanto marginalmente la temperatura dell'aria primaverile:
nelle sue vene scorreva sangue di youkai, oltre che umano, e lo rendeva completamente
insensibile alle condizioni climatiche come caldo o freddo.
Le iridi color
dell'oro si soffermarono sul pallido astro. La notte precedente era stata una
notte senza luna
il novilunio. Fortunatamente ora la notte di shingetsu
era terminata, e non si sarebbe ripresentata prima di trenta giorni
ma temeva
che, per quella data, sarebbe stato ancora in viaggio con la ragazza, Kagome.
Si mosse nervosamente sul ramo, incrociando le braccia sul petto e sbuffando leggermente.
Perché diavolo aveva accettato di unirsi a quella ragazzina per la ricerca
del misterioso oracolo? Alle due donne aveva detto di averlo fatto soltanto per
porre a sua volta una domanda alla misteriosa miko, ma non poteva mentire anche
a se stesso. Certo, non era una menzogna completa, ma era un pur sempre l'omissione
di qualche particolare. Importante, in questo caso.
Già.
Ne era certo.
Seguiva
Kagome per
impedire che le venisse fatto del male, che venisse uccisa. Non
voleva che quella bizzarra ragazza che diceva di provenire dal futuro soffrisse
sentiva che, se lei avesse provato dolore, quel dolore si sarebbe ritorto in modo
indiretto anche sulla sua anima. No; niente di male doveva accaderle
se
non altro, prima che avesse scoperto quale misterioso legame sembrava unirlo a
lei.
Non amava essere confuso, ed ancor meno amava essere forzatamente legato
da forze oscure a qualcuno. Aggrottò la fronte.
"Tsk!" sbuffò,
rivolto alla luna, prima di cambiare posizione sul ramo cercandone una più
confortevole per dormire. Non che gli servisse
era soltanto un modo, estremamente
umano, oltretutto
di scaricare la tensione.
Avrebbe passato mesi con
quella ragazzina
ed era certo, in un lasso di tempo tanto lungo, di riuscire
a comprendere la bizzarra e vincolante natura del legame che la univa a lui. E
poi
l'avrebbe uccisa. Non nutriva il minimo dubbio su questo. Se non fosse
riuscito a divincolarsi da quella strana forma di costrizione, avrebbe cercato
di farlo nell'unico modo che conosceva. Non importava se, in questo modo, avrebbe
indicibilmente sofferto lui stesso. Aveva imparato molti anni prima che un legame
comporta sempre una qualche sofferenza
e, se voleva sopravvivere, non poteva
permettersi alcune simile forma di debolezza. No, quel legame doveva essere reciso.
Con un colpo netto, se non era possibile un distacco più delicato.
Inuyasha
chiuse gli occhi, cercando di forgiare nella propria mente la sicurezza marmorea
di cui aveva bisogno, in modo da avere almeno quella certezza su cui appoggiarsi.
In fondo, forse era meglio risposare un poco
non che il sonno fosse strettamente
necessario per la sua natura di hanyou, ma certamente avrebbe portato un po' di
vigore al suo corpo, ed inoltre l'oblio avrebbe cancellato quel gorgo di pensieri
che sembrava trascinarlo in un cerchio di riflessioni senza fine. Il giorno successivo
sarebbe infine partito per raggiungere l'oracolo
ed una volta terminato
quel viaggio, avrebbe infine realizzato ciò che più bramava al mondo,
e la sua mente, il suo animo ed il suo corpo sarebbero stati definitivamente mutati.
L'hanyou sarebbe morto, e dalle sue ceneri, come una fenice, sarebbe infine risorto
uno youkai.
***
Nota
dell'autrice:
Allora, cosa vi sembra? Vi piace? Allora
commentate^^
Spero
di non scrivere delle emerite stupidate su Jinga ed oracoli,e, se qualcuno trova
qualche errore grossolano nella mia FF e vorrebbe indicarmelo, ne sarei molto
felice^^
Ringrazio ancora Rinoa-chan per tutte le informazioni che mi ha passato
su Jinga, oracoli, e scuole giapponesi. Come vedi, senpai, la tua alunna ha tratto
profitto dalle lezioni ;-)
Oyasumi: buonanotte
Sengoku Jiidai: Era Sengoku
Hakama:
pantaloni larghi
Baka!: stupido!
Kami: dei o spiriti
Nani?: che cosa?
Jinga:
tempio dove vengono adorati i kami
Futon: letto giapponese; è simile
ad un sacco a pelo ma con coperta, materasso e cuscino separati (avete presente
dove dorme sempre Ranma?^^)
Ningen: essere umano
Shingetsu: luna nuova,
novilunio
Ci rivediamo al prossimo capitolo
per ora
ja-ne^^
Seli