Strategie di gioco

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Vincere l'avversario senza combattere è la suprema perfezione.
Sun Tzu

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Bamaku, Mali - 16 Settembre

La sentì avvicinarsi cautamente, quasi in punta di piedi.

-Ti ho portato qualcosa da bere-

Chiuse gli occhi, ignorandola.

-Devi nutrirti, il tuo corpo è ancora debole a causa della mutazione-

La voce ora era ferma, quasi perentoria. Di nuovo la ignorò.

-Hai intenzione di continuare ancora molto con la cura del silenzio? Sei proprio un bambino...-

Ancora nessuna risposta. Bethany si morse nervosamente il labbro inferiore. Ci doveva pur essere un modo per farlo reagire.

-Non sei umano. Non completamente. E hai ancora bisogno di bere sangue di tanto in tanto per sopravvivere, se mai te lo stessi chiedendo. Solo, niente più zanne e zigomi prominenti. E' una cosa positiva, no? Ho sempre pensato che trasformare la faccia in quel modo dovesse essere doloroso-

Nessuna reazione.

-La partenza è fissata per la fine del mese-

Questa volta lui rialzò la testa dal cuscino e si girò verso di lei. Probabilmente si era preparato sulle labbra una risposta tagliente o magari un insulto, ma la sua espressione cambiò non appena ebbe posato gli occhi su di lei.

-Che diavolo hai fatto?-

Bethany seguì lo sguardo disgustato di Spike e si toccò istintivamente i capelli corti e neri.

-Niente di che, avevo solo bisogno di cambiare un po'. In effetti...non riuscivo più a guardarmi allo specchio senza pensare a quello che era successo tra noi-

Spike guardò la ragazza con un sorriso amaro mentre la sua mente ricordava altri capelli lunghi e biondi recisi con rabbia da un paio di forbici affilate.

-Già, a quanto pare faccio questo effetto sulle donne. Non fanno neanche in tempo a conoscermi che già desiderano cancellare tutto quello che le ricorda cosa c'è stato tra noi-

Bethany scosse la testa sedendosi accanto a lui e porgendogli il bicchiere che teneva ancora tra le mani. Sorrise mentre lo osservava bere il liquido rosso, con lo stesso entusiasmo con cui avrebbe sorseggiato una medicina. I capelli troppo lunghi gli ricadevano sugli occhi nascondendole il suo sguardo.

-Quando mi hai guardata negli occhi, la notte in cui sono arrivati gli Osservatori...-

La voce le si spezzò in gola e fu solo con un certo sforzo che riuscì a continuare.

-Quando mi hai guardata in quel modo, di colpo mi sono vista per quella che sono veramente...una creatura debole ed egoista che usa gli altri per rendere più facile la propria vita...-

Spike rialzò la testa di scatto, nelle sue orecchie riecheggiavano altre parole, altre voci.

"Stare con te rende le cose più facili...ma ti sto solo usando...e mi comporto da debole e da egoista...e questo mi sta uccidendo"

-E questo mi sta uccidendo-

Bethany lo osservò scuotere la testa, come a voler scacciare un pensiero fastidioso. Si alzò, allontanandosi dal letto e da lui.

-Non avevo mai capito fino a che punto odiavo me stessa, prima di incontrarti...-

Lo sentì muoversi nervosamente tra le lenzuola.

-Sì bè, è una dote naturale. Riesco sempre a tirare fuori il peggio dalle persone-

Bethany si girò di nuovo verso di lui allora, ritrovandolo seduto, le lenzuola aggrovigliate alle gambe e le dita fra i capelli scomposti.

Guardò i suoi occhi azzurri che sembravano spenti e lontani. Rimase a guardarlo per quella che le sembrò un'eternità, come pietrificata di fronte al suo dolore. Ma quando parlò di nuovo la sua voce era sicura e decisa.

-Ti sbagli, William. Tu mi hai fatto capire che dentro di me c'è ancora qualcosa di buono...che c'è sempre stato. Per questo mi odio...per non averlo saputo vedere prima, per aver finto, tutto questo tempo, che fosse troppo tardi per cambiare le cose...-

Spike fissò gli occhi verdi della ragazza, lucidi di lacrime trattenute e lei gli rispose con un sorriso.

-Le prime settimane qui con te sono state...nessuno si era mai fidato di me come hai fatto tu, nessuno mi aveva mai fatto entrare nel suo cuore e nella sua anima, senza riserve...il modo in cui mi hai guardata, il modo in cui mi hai parlato...per la prima volta ho sentito di valere qualcosa...nei tuoi occhi ho visto il tipo di persona che potevo essere...e questo mi ha spaventata a morte-

Lo sguardo di Spike si fece confuso, ma Bethany non smise di parlare.

-In così poco tempo hai fatto crollare tutte le barriere che avevo costruito per difendermi, hai smascherato tutte le pietose bugie con cui giustificavo le mie azioni... mi sono sentita completamente indifesa di fronte a te. Non è una cosa facile da accettare. E ho lottato all'inizio...ho lottato contro i miei sentimenti, contro di te...contro me stessa. Perché era più facile lasciare le cose come stavano...era più facile continuare a recitare la mia parte. Ma quando mi hai guardato in quel modo...quando ho visto i tuoi occhi riempirsi di delusione di fronte a me...allora ho capito che quella era una battaglia che non volevo vincere. Ho capito che l'unica cosa che volevo era che tu vedessi di nuovo il buono che c'è in me-

Bethany trattenne il fiato per qualche secondo. Il silenzio nella stanza si era fatto di ghiaccio, come Spike che rimaneva immobile, di fronte a lei.

-So di non poter pretendere niente dopo il modo in cui mi sono comportata con te...solo, voglio credere che un giorno riuscirò a diventare il tipo di persona che potrai chiamare amica e di cui potrai fidarti di nuovo...-

-Tu sei già quel tipo di persona-

A quelle parole la ragazza alzò gli occhi sul volto del demone che la guardava sorridendo. Cercò di dire qualcosa, ma era come se tutte le sue parole fossero state spazzate via da quel sorriso. Con una certa fatica distolse lo sguardo da lui, asciugandosi gli occhi bagnati di lacrime.

-Quanti anni hai Beth?-

Lei sorrise di quel diminutivo.

-Venti-

-E cosa ci fa una ragazza di appena vent'anni alle dipendenze del Consiglio e per di più in questo sperduto villaggio africano?-

-La mia vita appartiene al Consiglio-

Lui sembrò sorpreso, ma nascose la sua emozione con una battuta.

-E io che credevo fosse Rupert quello che viveva per il suo lavoro...-

Bethany sorrise tristemente.

-Mio padre era un Osservatore, il migliore amico di Quentin Travers-

Spike scosse la testa sprezzante.

-Non si può dire che tuo padre avesse buon gusto in fatto di amicizie-

-Già. E' sempre stato un ingenuo. Quando si rese conto di che tipo di persona era Travers veramente, decise di schierarsi contro di lui. Non fu una lunga battaglia...dopo pochi mesi Travers diventò il capo del Consiglio degli Osservatori e mio padre...bè naturalmente morì in circostanze misteriose-

-E nonostante questo tu continui a lavorare per lui?-

Il tono di Spike era incredulo. Bethany distolse lo sguardo dai suoi occhi azzurri, fissandolo sulla parete umida.

-Dopo la morte di mio padre, Travers venne a trovarmi. Da principio lo insultai, lo minacciai anche, giurai che se si fosse avvicinato di nuovo alla mia famiglia lo avrei ucciso. Credevo di poter proteggere la mia famiglia da lui...dall'intero Consiglio. Che stupida...-

Le parole della ragazza sfumarono in una risata amara.

-Sai come rispose alle mie minacce e alle mie accuse?-

Spike rimase silenzioso, in attesa.

-Rise. Mi guardò dritto negli occhi e scoppiò a ridere. Quella risata, non potrò mai dimenticarla. Continuo a sentirla nella mia testa. Ogni giorno-

-Ti assicuro che non sei l'unica a cui la risata di quell'idiota dà sui nervi-

Il tono del demone era leggero, ma l'atmosfera rimase densa e pesante nella stanza.

-Due giorni dopo mia madre morì in un incidente stradale. Naturalmente quando accusai il Consiglio, nessuno volle credermi. Preferirono pensare che il dolore mi avesse fatta impazzire. E forse avevano ragione. Mio padre aveva impiegato una vita per archiviare tutti i resoconti e le ricerche del Consiglio, aveva creato un sistema di registrazione e condivisione senza precedenti. Grazie a lui tutte le sedi del Consiglio erano state connesse, tutti i dati esistenti nelle signole sedi erano stati messi a disposizione di qualunque membro. Io distrussi il suo lavoro in una sola notte-

Bethany abbassò il capo, nascondendo la sua espressione.

-La sera del funerale di mia madre, usai i codici di mio padre per entrare nel sistema che lui stesso aveva creato. Chiusi tutti i punti di accesso, cancellai ogni signolo dato esistente. Il danno subito dal Consiglio fu irreparabile. Credevo di aver vinto. Ma nessuno vince contro il Consiglio-

Spike scrollò le spalle con noncuranza, fissando un punto indefinito sul soffitto.

-Questo è tutto da dimostrare-

Bethany alzò il volto su di lui, senza riuscire a incrociare il suo sguardo.

-Travers tornò a trovarmi, qualche giorno più tardi. Credevo fosse venuto per uccidermi. Invece si complimentò con me. Disse che, grazie alla mia brillante operazione di boicottaggio, il Consiglio era tornato pienamente nelle sue mani. Credevo di averlo sconfitto, o almeno di averlo indebolito, ma la verità era che lo avevo solo reso più forte. Il sistema di mio padre era l'unica cosa che gli impediva di trasformare il Consiglio in una dittatura. Il fatto che gli Osservatori potessero accedere alle stesse informazioni di cui disponeva il capo del Consiglio era una garanzia della democraticità della struttura stessa. Mio padre aveva lavorato giorno e notte per rendere il sistema inattaccabile. Era la sua impronta sul Consiglio, il suo modo di opporsi a Travers, anche dopo la sua morte...era la sua eredità e io l'ho calpestata senza pensarci due volte-

Spike abbassò lo sguardo sul bicchiere ancora sporco di sangue rigirandolo tra le dita. Le ultime gocce del liquido rosso disegnarono strane figure sui bordi di vetro trasparente.

-E' stato solo un errore di valutazione-

Bethany assentì distrattamente.

-Forse. Ma quell'errore ha cambiato tutta la mia vita-

Spike posò il bicchiere sul pavimento.

-Gli errori tendono ad avere questo effetto. Una sola scelta sbagliata e come niente tutta la tua vita va al diavolo. E la cosa divertente è che ti accorgi che la tua scelta era sbagliata solo quando l'hai già fatta e a quel punto è troppo tardi per tornare indietro...certe cose non si possono cancellare, tutto qui-

Bethany rimase in silenzio e Spike si girò verso di lei, con un'espressione indecifrabile sul volto.

-Ancora non ho capito perché ti sei mescolata con quegli idioti del Consiglio-

-Ho un fratello, sai-

Spike tornò a guardare il bicchiere ai suoi piedi. Il liquido era tornato a depositarsi sul fondo, lasciando dietro di sé rigagnoli di un rosso scolorito.

-Buon per te-

La ragazza sorrise debolmente, gli occhi verdi illuminati da un lampo di calore. Forse dal ricordo di un affetto ormai lontano.

-Quella notte...Travers non si limitò a ringraziarmi...mi fece anche un'offerta. Era rimasto affascinato dalle mie potenzialità. Una ragazza così giovane e già priva di scrupoli. Dal suo punto di vista voleva probabilmente suonare come un complimento. "Una vita per una vita". Così mi disse. La vita di mio fratello in cambio della mia totale dedizione al Consiglio. Se ripenso a quella notte ho ancora la nausea-

-Ma hai finito per accettare, comunque-

Bethany serrò le labbra, il volto contratto in un'espressione dura.

-Già. E' incredibile come diventi sempre più facile scendere a compromessi, dopo che l'hai fatto la prima volta. E Travers è un artista in questo. Ti chiede di fare un passo alla volta, piccole cose...cose che non sembrano tanto importanti prese singolarmente...così pensi "sono arrivata fino a qui, posso fare anche questo"...solo un altro passo e poi un altro e un altro ancora...poi una mattina ti svegli e guardandoti allo specchio vedi qualcuno che non riconosci. Ti accorgi di aver superato il punto di non ritorno da chissà quanto tempo-

Spike colpì il bicchiere con la mano, facendolo rotolare sul pavimento, lontano da sé.

-Non esiste un punto di non ritorno. Ho creduto anch'io di averlo superato. Molte volte. Ma la verità è che non camminiamo mai su una strada dritta e determinata, c'è sempre una svolta davanti a noi, una scelta da fare, che lo vogliamo o no. Non è mai troppo tardi per cambiare strada. Credimi, io lo so meglio di chiunque altro-

Bethany guardò il demone come se lo vedesse per la prima volta, poi senza dire un altra parola risalì le scale di pietra e uscì dalla stanza.

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Volo 8463, Delta Airlines Inc. - 30 Settembre

Rupert Giles si voltò a guardare l'uomo seduto nel sedile accanto al suo. Per la centesima volta in meno di dieci minuti. L'altro non diede segno di aver notato il suo interesse. In effetti non gli aveva visto muovere un muscolo da quando erano saliti sull'aereo. Con un sospiro si tolse gli occhiali e si passò una mano sul volto stanco. Le ultime settimane lo avevano lasciato frastornato, ma in fondo tutto era andato come previsto dal Consiglio. Quasi tutto. Si voltò di nuovo verso il suo vicino e lo trovò apparentemente assorto nella lettura delle riviste della compagnia aerea. In effetti si era aspettato maggiori resistenze da parte sua. Invece, dopo i primi inevitabili contrasti, sembrava aver accettato la propria condizione e le richieste del Consiglio con la massima serenità. Avrebbe dovuto sentirsi sollevato per questo, tutto sommato era un problema in meno all'orizzonte. Ma la verità era che non riusciva a fare a meno di chiedersi dove diavolo fosse finito il demone che aveva messo alla prova i suoi nervi e il suo spirito di sopportazione per quasi cinque anni. Di certo non riusciva a riconoscere quella creatura nel suo silenzioso compagno di viaggio. E la cosa lo preoccupava.

Spike sentiva gli occhi indagatori di Giles su di sé. Possibile che quel dannato Osservatore non avesse nient'altro da fare che osservarlo? Certo quello era il suo compito...osservare. Ma non poteva trovarsi un altro oggetto di osservazione? Cos'è aveva paura che perdendolo d'occhio un secondo si sarebbe volatilizzato nell'aria? Erano su uno stramaledetto aereo, dannazione! Pensava davvero che fosse così stupido da tentare la fuga da lì?
Con un sospiro tornò a concentrarsi sulla rivista che era rimasta aperta sulle sue gambe. Jennifer Lopez e Ben Affleck avevano rimandato di nuovo le nozze. Tipico. Demi Moore se ne andava in giro con il suo corpo bionico da un milione di dollari sventolando la sua ultima conquista. Un esemplare di sesso maschile di almeno vent'anni più giovane di lei. Prevedibile. Mentre continuava distrattamente a sfogliare le pagine patinate la sua mente continuava a ripercorrere gli eventi delle ultime settimane e inevitabilmente la sua attenzione si concentrava su ciò che era accaduto durante la sua ultima notte in Africa.

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Bamaku, Mali - 29 Settembre

-Che diavolo stai facendo?-

Senza degnarla di uno sguardo, Spike chiuse la sacca che aveva riempito con le poche cose che gli rimanevano.

-Mi riprendo la mia vita-

Bethany scosse la testa incredula.

-Tu devi essere impazzito-

Spike si girò verso di lei, allora, sul volto un'espressione indecifrabile.

-Vieni via con me-

Lei lo guardò con un'espressione sbigottita.

-Come?-

Spike sostenne il suo sguardo, deciso.

-Andiamocene di qui, insieme. Lotteremo contro il Consiglio...ho un paio di conoscenze che sarebbero più che felici di unirsi alla nostra battaglia. Sotterreremo quella dannata fossa di serpenti una volta per tutte-

-Non posso sacrificare mio fratello...-

-Al diavolo! Nessuno sacrificherà nessuno. Raggiungiamo tuo fratello e gli spieghiamo la situazione, sono sicuro che quando saprà come stanno le cose si unirà a noi-

-E' impossibile-

Spike si alzò esasperato.

-Lo convinceremo...non può essere più testardo di Buf...ho già avuto a che fare con persone testarde e credimi, so essere molto convincente-

Bethany scosse la testa sorridendo.

-Io non ho idea di dove sia mio fratello-

Con un sospiro si lasciò cadere sul letto.

-Il patto con Travers implicava che non avessi mai più contatti con lui. Gli fecero credere che ero morta insieme a mia madre...lui era al college in quel periodo...non ha mai saputo la verità su di me o su mio padre. Ogni mese mi vengono inviate delle foto o delle registrazioni che dimostrano che è ancora vivo e sta bene, ma non so dove si trovi o cosa abbia fatto della sua vita. Il Consiglio però lo controlla costantemente. La minima infrazione da parte mia significherebbe la sua morte-

Spike si passò una mano tra i capelli scomposti.

-D'accordo, vorrà dire che dovrò occuparmi da solo della faccenda-

-E che ne sarà di Buffy e di Dawn e dei tuoi amici?-

Bethany si era alzata di nuovo e lo fronteggiava al centro della stanza.

-Cosa diavolo vuoi dire con questo?-

-Oh andiamo Spike. So tutto del tuo accordo con Travers. Sapevo i dettagli del contratto prima ancora che lui te li sottoponesse. Se tradisci il Consiglio, Buffy e qualunque altra persona sia mai entrata in contatto con te è condannata a morte. Lo stile del Consiglio è inconfondibile-

-Bè il tuo amato Consiglio dovrà passare sul mio cadavere prima di arrivare a Buffy o a chiunque altro...e intendo nel senso letterale del termine-

Spike si allontanò raggiungendo la finestra e rimanendo ostinatamente a fissare il cielo della sera.

-Credi di poterli proteggere?-

Furente il demone girò su se stesso guardando la ragazza con aria di sfida.

-Voglio proprio vedere chi riuscirà a impedirmelo-

Bethany sorrise accondiscendente.

-Uno qualunque dei dipendenti del Consiglio può impedirtelo. Loro sono umani, ricordi?-

Spike sembrò preso alla sprovvista, poi nei suoi occhi passò un lampo di consapevolezza.

-Il chip...ho ancora il chip-

Bethany assentì silenziosamente.

-Com'è possibile? Ho attaccato Travers e ti assicuro che il mio istinto mi gridava di ucciderlo in quel momento...eppure il chip non si è attivato...credevo che con la trasformazione e il resto...-

-Il chip è ancora al suo posto dentro la tua testa. E' stato solo momentaneamente disattivato-

Spike si sfiorò la fronte con un gesto quasi inconsapevole.

-L'Iniziativa...-

-No, niente Iniziativa. Travers non vuole certo tra i piedi l'esercito americano. A quanto pare ha trovato qualcuno in grado di controllare il chip. E' ovvio che non appena ti ribellerai a lui lo farà riattivare...o peggio-

Spike si abbandonò contro uno dei muri di cemento, senza staccare gli occhi da Bethany.

-E allora cosa proponi? Vorresti che continuassimo a giocare al padrone e agli schiavi con Quentin?-

Il tono del demone grondava sarcasmo e sottointesi, ma Bethany lo ignorò.

-Più o meno l'idea è questa-

La risata sarcastica di Spike invase la stanza, ma quando si placò la sua voce risuonò dura come pietra.

-Scordatelo. Ho già interpretato il ruolo dello schiavetto personale una volta e guarda come è andata a finire...-

Bethany non si scompose.

-Pensare di distruggere il Consiglio con un attacco diretto è impensabile, credevo lo avessi già sperimentato sulla tua pelle. Ma come hai detto tu, non è mai troppo tardi per cambiare strada-

Spike finse di ignorare il riferimento e lasciò che lei continuasse.

-Prima di entrare nel Consiglio, mio padre era stato nell'esercito. I libri di strategia militare rimasero la sua passione. Era soprattutto la scuola cinese ad affascinarlo...ogni sera mi leggeva le massime di Sun Tzu-

-L'Arte della guerra. Libro interessante...nessuno ha mai parlato a tuo padre dell'esistenza di alcune simpatiche letture comunemente definite "favole per bambini"?-

Bethany scosse la testa visibilmente divertita.

-E' sempre stato un tipo originale, mio padre-

-Come minimo. E ancora non vedo come le stravaganze della tua famiglia possano aiutarci-

-Da piccola faticavo a capire il significato delle massime che mio padre mi leggeva, così, per renderle più accessibili, lui mi insegnò a metterle in pratica con il gioco del GÔ-

Spike sembrò riflettere per qualche istante.

-Scacchi di accerchiamento cinesi. Sì, ricordo di averci giocato anch'io nel periodo che ho passato in Cina. C'era questo monaco che dovevo uccidere...-

Bethany gli lanciò uno sguardo di rimprovero.

-Ehi! Ero un Super Cattivo all'epoca! E comunque avevamo fatto un patto, se lo avessi battuto al suo stupido gioco avrei potuto avere il suo sangue e quello di tutti i suoi monaci, senza alzare un dito. Credevo sarebbe stata una vittoria facile...diavolo quel vecchio doveva avere più di cento anni...ora che ci penso era probabilmente più vecchio di me, mai sottovalutare gli anziani...comunque ne sapeva una più del diavolo. Continuai a tornare al monastero ogni notte per più di due mesi, ma non riuscii mai a batterlo. Una gran seccatura-

Bethany si lasciò sfuggire un sorriso.

-E così non l'hai mai ucciso...-

Spike sembrò punto sul vivo.

-Bè avevo dato la mia parola...e io mantengo sempre le mie promesse-

"Proteggerò Dawn fino alla fine del mondo, anche se dovesse essere stanotte"

Lo sguardo azzurro di Spike si oscurò per un istante.

-Le mantengo...quasi sempre...allora cosa dicevi degli scacchi cinesi?-

Bethany osservò le espressioni sul volto del demone cambiare vertiginosamente, sfumando l'una nell'altra. Gioia, rammarico, dolore passavano nei suoi occhi, come nuvole su un cielo estivo. Con un certo sforzo la ragazza ritornò in sé, cercando di riportare il discorso su un piano più operativo.

-Ecco...nel gioco del GÔ, la partita non è un duello all'ultimo sangue, ma una fase della lotta per l'acquisizione del territorio. In altre parole il conflitto si risolve nella conquista di territorio e di influenza per il vincitore e non nella distruzione totale delle forze dell'avversario vinto-

-Se questo è un modo intellettualoide per dirmi che non posso uccidere Quentin Travers, ti dico fin d'ora che la tua strategia di azione non mi interessa-

Bethany trattenne Spike per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei.

-Ma non capisci? E' stato proprio questo il nostro errore! Abbiamo riversato la nostra rabbia su una sola persona, ci siamo limitati a colpire solo un elemento di una struttura complessa, per questo il Consiglio ha sempre vinto. Il sistema di mio padre, le Cacciatrici, Quentin Travers, sono solo pedine dello schieramento avversario. Anche se le eliminiamo, non conquistiamo il territorio e il Consiglio sopravvive-

L'espressione di Spike cambiò impercettibilmente.

-Tu vuoi impadronirti del Consiglio-

Il silenzio di lei confermò la sua ipotesi. Scoppiò a ridere di nuovo e questa volta era sinceramente divertito.

-Bè devo ammettere che questa non me l'aspettavo. Ho davanti a me un Mao Tze Tung in miniatura. Mia giovane imperatrice, temo che dovrò lasciarvi sola nella vostra scalata al potere-

Spike fece per allontanarsi definitivamente, ma Bethany si parò davanti a lui ergendosi in tutta la sua altezza. Non particolarmente minacciosa dato che sfiorava appena il metro e sessanta.

-Io non voglio semplicemente impadronirmi del Consiglio. Io voglio cambiarlo. Per molto tempo ho creduto che mio padre fosse un vigliacco, perché non aveva attaccato Quentin Travers direttamente...perché non lo aveva ucciso, liberando la terra da quel mostro. Invece aveva ragione lui. Uccidere Travers non sarebbe servito a niente, il Consiglio sarebbe sopravvissuto uguale a se stesso e un altro Travers sarebbe salito al suo comando. Se però noi riusciamo a trasformare il Consiglio...se riusciamo a cambiare la sua struttura in modo da rendere impossibile al Travers di turno di accentrare tutto il potere nelle sue mani, se riusciamo a diminuire la sua sfera di influenza, allora avremo vinto!-

Spike guardò il volto arrossato della ragazza, gli occhi brillanti di emozione e le labbra serrate in una linea decisa. E sorrise.

-E' un po' che quest'idea ti frulla nella testa, vero?-

Bethany ricambiò il suo sorriso.

-Da quando ho saputo della tua esistenza, ma a dire la verità è stato solo il tuo discorso di ieri che mi ha fatto pensare che forse era possibile metterla in atto-

Con un sospiro Spike si lasciò ricadere sul letto ormai disfatto.

-Un chip che mi controlla, nessun potere vampirico residuo, nessuna arma a portata di mano. Temo di non essere il miglior condottiero possibile per il tuo esercito-

Bethany scrollò le spalle con noncuranza.

-Per il momento il chip non è un problema. Fino a che Travers crederà che stai lavorando per lui non penserà neanche lontanamente di riattivarlo. E quando mangerà la foglia avremo già trovato un modo per disattivarlo definitivamente. La tua anima ha sconfitto il demone che ti possedeva, perciò niente più vampiro, ma per quanto riguarda il potere ne hai più di quanto immagini-

Spike guardò la ragazza negli occhi cercando delle risposte che le sue parole da sole non gli davano.

-E se vogliamo parlare di armi...bè il Consiglio nasconde qualcosa che credo ti appartenga...-

Il volto di Spike si illuminò all'istante.

-La mia spada...-

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Volo 791, Air France - 30 Settembre

Bethany distolse lo sguardo dal banco di nuvole che si apriva davanti a lei, oltre l'oblò dell'aereo. Infilò una mano nella tasca della giacca e strinse il foglio ormai stropicciato che vi aveva nascosto. Quella mattina Spike era partito prima di lei, scortato dall'Osservatore e dalla strega. Era rimasta ferma davanti alla finestra dell'ingresso fino a che non aveva visto la loro auto sparire all'orizzonte, inghiottita dalla polvere del deserto. Poi era tornata in camera sua a raccogliere le ultime cose e quando aveva aperto l'armadio se l'era trovata di fronte. La sua chitarra. Inguainata in una custodia di pelle nera, seminascosta dai vestiti e dagli scatoloni di libri. E appoggiato sulla sua superficie scura un foglio bianco su cui campeggiava il nome "Beth". Era rimasta a osservare l'armadio aperto per un'eternità prima di trovare il coraggio di muoversi. Cosa significava quel gesto? Forse era solo un modo per dirle addio. O forse non voleva avere con sé qualcosa che gli ricordasse i giorni trascorsi in quella prigione dorata, con lei. Aveva stretto a lungo il foglio tra le dita, come ipnotizzata dal suo stesso nome, che ne contaminava la bianca purezza.

E aveva sentito una lacrima sfuggirle dagli occhi e bruciarle il volto. Poi, lentamente, aveva lasciato cadere il foglio a terra. Lo aveva osservato volteggiare nell'aria e atterrare con grazia sul pavimento, rovesciato. Ed era stato allora che l'aveva visto. Il messaggio. Vergato in una calligrafia elegante e decisa. Per un attimo la sorpresa l'aveva lasciata senza fiato. Sentiva il cuore battere furiosamente nel petto mentre leggeva e rileggeva quelle poche parole.

"Riportamela presto. Già mi manca. Spike"

Cinque semplici parole e una firma. Quasi un telegramma. Eppure quanto le erano sembrate enormi e fondamentali quelle sillabe. Quanto riuscivano a riscaldarla, anche ora, su quell'aereo freddo e asettico. Chiuse gli occhi ridisegnando con la mente la forma e il colore del messaggio che stringeva tra le dita e il volto di Spike le ricomparve davanti, come evocato dalle sue ultime parole per lei.

I suoi occhi azzurri la guardavano, limpidi e penetranti. Le sue labbra piene e sensuali erano addolcite da un mezzo sorriso. Aveva la testa leggermente reclinata su un lato, in un atteggiamento che sembrava essergli inconsapevolmente abituale. La sua mente ricordava ogni dettaglio di quel volto e l'immagine che le restituiva era così dolorosamente vicina alla realtà che dovette riaprire gli occhi di scatto per non affogare in quella sensazione. Nel sedile accanto al suo, Quentin Travers consumava il suo pasto. Bethany riaprì gli occhi e si girò a guardarlo.

Tagliava la carne con gesti precisi, come se tra le dita, al posto del coltello, stringesse un bisturi affilato e letale. Sezionava, sminuzzava e ingoiava con una voracità tale da lasciarla sconcertata. Era come vedere un animale che spolpava la sua preda.

Nauseata distolse lo sguardo da lui e tornò a concentrarsi sul cielo nuvoloso, fuori dal finestrino. Detestava la sede londinese del Consiglio. Era spocchiosa e arretrata proprio come i suoi membri. D'altra parte le ultime informazioni che aveva ottenuto confermavano che la spada era stata vista a Londra l'ultima volta. Probabilmente era stato lo stesso Quentin Travers a portarla lì e lei non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione di essere al suo fianco quando l'avrebbe fatta riemergere dal suo nascondiglio segreto. Sapeva che Travers si fidava di lei, la considerava il suo burattino personale. Ignorava che lei aveva tagliato i fili che la manovravano la notte in cui aveva scoperto una luce di speranza nello sguardo di un demone. Inevitabilmente la sua mente tornò alla notte precedente. Spike aveva ragione. La vita era piena di svolte. E ora sentiva di aver finalmente imboccato quella giusta.

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Bamaku, Mali - 29 Settembre

Sapeva che parlargli della spada lo avrebbe convinto definitivamente. Quell'oggetto era una parte di lui, il loro oscuro legame era leggendario.

-Come pensi di rubarla al Consiglio?-

Bethany ricambiò il suo sguardo con intenzione.

-Nascondendo il pugnale dietro a un sorriso-

Spike sbuffò spazientito.

-Ti prego dimmi che i nostri dialoghi futuri non saranno tutti nel linguaggio di Sun Tzu-

Lei scoppiò a ridere divertita.

-Prometto che cercherò di parlare la tua lingua-

-Sarà meglio-

-Volevo semplicemente dire che non ci sarà bisogno di rubare niente. Con un po' di fortuna il Consiglio ci consegnerà la spada di sua spontanea volontà-

Spike la guardò poco convinto.

-E i membri del Consiglio farebbero una simile idiozia perché...-

-Perché ti considerano il loro unico braccio armato, al momento. La defezione delle Cacciatrici li ha lasciati in balia degli eventi e dei nuovi demoni. Hanno bisogno del tuo potere per riaffermare il loro ruolo e la loro supremazia. Lasceremo che credano di averti addomesticato. Gli uomini tendono sempre a credere ciò che più gli conviene. E poi Travers è troppo accecato dall'idea di risvegliare il leggendario potere del Cavaliere oscuro, per rendersi conto di quanto sia pericoloso ridarti la spada. La sua sete di potere sarà la sua rovina-

-Questo piano comincia a piacermi-

Bethany sorrise prima di alzarsi dal letto.

-Ora è meglio che torni di sopra, non vorrei che gli Osservatori notassero la mia assenza-

La ragazza si morse nervosamente il labbro inferiore.

-Così è arrivata l'ora di salutarci-

Spike non si mosse continuando a guardarla negli occhi.

-Così sembra-

Bethany sfuggì allo sguardo penetrante del demone.

-Ma certo...allora, abbi cura di te Spike-

Avrebbe dovuto muoversi a quel punto. Lo sapeva bene. Ma era come se i suoi piedi fossero incollati al pavimento. E si sentiva un'idiota a rimanere lì, di fronte a lui che la guardava in quel modo...nel modo in cui l'aveva guardata i primi giorni, quando lei era il suo unico contatto con il mondo esterno, l'appiglio a cui aggrapparsi per non precipitare nell'oscurità. E tutto quello che lei avrebbe voluto in quel momento era poter rimanere in quella stanza con lui, per il resto dei suoi giorni. E quella era esattamente l'unica cosa che non poteva permettersi di fare.

Spike continuava a fissarla e lei lasciò che l'oceano azzurro di emozioni che si agitava nei suoi occhi la sommergesse completamente.

-Vieni qui-

Senza esitare Bethany si nascose contro il suo petto, lasciando che lui le accarezzasse la testa, sentendosi come un cucciolo smarrito che ha finalmente ritrovato la sua casa. E per un attimo tutto quello che era accaduto, tutto quello che li aspettava, una volta che avessero varcato la soglia di quella stanza, sembrò non essere più così importante.

-Questa volta vinceremo noi Beth. Te lo prometto-

C'era una sincerità fiduciosa nelle sue parole e Bethany si stupì della purezza che riusciva a vedere nei suoi occhi. Perché un demone non è una creatura pura. Un demone non ha sentimenti o rimorsi. Un demone è qualcosa di infimo e pericoloso. Poco più di un oggetto.

Ma guardando quel demone negli occhi, tutto quello in cui aveva sempre creduto le appariva finalmente per quello che era: un ammasso di sterili convenzioni. Perché nulla di quello che aveva studiato, niente di quello che le avevano inculcato a forza nella mente, poteva spiegare la creatura che aveva davanti. E non per la prima volta, Bethany si chiese cosa dovesse aver subito quella creatura per arrivare a convincersi di non essere degno dell'amore e dell'attenzione di nessuno.

-Promettimi solo che non farai cose avventate-

Spike le sorrise, quasi imbarazzato. Non era abituato a vedere qualcuno preoccuparsi per lui. Anche se a dire la verità c'era stato qualcuno un tempo...ma anche quel tempo era morto e sepolto.

-Quando parli di cose avventate intendi cose tipo lavorare come infiltrato nel Consiglio degli Osservatori e tentare di sabotare i piani di Quentin Travers? No perché mi era parso di capire che questo era il nostro piano d'azione comune, ma se preferisci che mi ritiri in un ospizio per demoni in pensione...-

Bethany lo allontanò da sé ridendo.

-Sai benissimo cosa intendo-

Lo vide assentire distrattamente, scrollando le spalle.

Con una nuova forza nel cuore, la ragazza si alzò in piedi e salì velocemente la scalinata di pietra. Strinse la maniglia di ottone tra le dita. Sapeva che non doveva esitare. Sapeva che doveva uscire da quella stanza il più presto possibile. O non ne sarebbe uscita mai più. Doveva andare ora, subito, nessuna esitazione.

-Fai buon viaggio-

La voce calda alle sue spalle la attirò come una calamita. Non poté impedirsi di voltarsi a guardarlo. Riconobbe all'istante la paura che vide riflessa nelle sue iridi azzurre, perché era la stessa identica paura che provava anche lei, in quello stesso momento. La paura di rimanere di nuovo soli in un mondo ostile.

Respirò profondamente prima di rispondere, quasi dovesse riprendere fiato dopo una lunga corsa.

-Anche tu-

E mentre si richiudeva la porta alle spalle, pregò che la sua voce non avesse tremato come il suo cuore.

+ + +

Volo 8463, Delta Airlines Inc. - 30 Settembre

Willow batteva il piede, seguendo il ritmo della musica. Il walkman la isolava dal resto della gente, chiudendola nella sua piccola, privata bolla di sapone. Odiava i viaggi in aereo, soprattutto quelli così lunghi. Il tempo sembrava non passare mai, le riviste erano pura spazzatura e i film che venivano proiettati erano troppo zuccherosi e pacificatori per adattarsi al suo umore attuale.

Eppure questa volta, mentre ascoltava Kurt Cobain cantare sulle note di Come as you are, si sentiva in fibrillazione. E non era per la voce roca e densa di disperazione del cantante dei Nirvana. Sentiva nell'aria qualcosa di molto più potente ed eccitante di quello.

L'odore del tradimento la circondava e la avvolgeva, inebriandola. Certo non avrebbe mai immaginato che la sua ultima notte in Africa si sarebbe rivelata così interessante.

All'inizio aveva colto solo parole spezzate.

"...vieni con me..."

"...lottare contro il Consiglio..."

Poi, mano a mano che si avvicinava al seminterrato il disocorso si era fatto più nitido.

"Pensare di distruggere il Consiglio con un attacco diretto è impensabile..."

"...il conflitto si risolve nella conquista di territorio e di influenza per il vincitore e non nella distruzione totale delle forze dell'avversario vinto"

Fino a rivelarsi in tutta la sua brutale verità.

"Tu vuoi impadronirti del Consiglio"

"Io non voglio semplicemente impadronirmi del Consiglio. Io voglio cambiarlo..."

Doveva ammettere che aveva sottovalutato la ragazzina. Per tutto quel tempo l'aveva considerata solo una bambolina di pezza manovrata da Travers. Niente di più lontano dalla verità, alla luce delle ultime scoperte.

"...Lasceremo che credano di averti addomesticato."

Avrebbe dovuto capire fin dall'inizio che la resa incondizionata di Spike nascondeva qualcosa. Si voltò a guardare il demone che le sedeva accanto, completamente assorbito nella lettura di una delle riviste della compagnia. Willow sorrise in tralice. Le cose cominciavano a prendere una piega interessante.

+ + +

Continua...

 

 

 

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