Il giorno che ti ho salvato

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The supreme happyness in life is the conviction that we are loved.
Victor Hugo

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Boston

23 Ottobre 2002

Giles salì rapidamente le scale della pensione, rivolgendo un distratto cenno di saluto alla ragazza della reception. Aveva impiegato più tempo del previsto nell'ufficio postale della città, l'incompetenza di quegli impiegati statali era stata inqualificabile. Per non parlare del modo assolutamente caotico e irrazionale che avevano di gestire il flusso di persone in coda. Aveva dovuto lottare per riuscire a raggiungere il banco delle spedizioni, letteralmente. Americani. In un ufficio londinese le persone avrebbero pazientemente atteso il loro turno in una fila ordinata, magari ingannando l'attesa con le ultime notizie uscite sul giornale. E di certo agli impiegati non sarebbe stato permesso di masticare gomma americana o di andare in giro con i capelli ossigenati.

E a proposito di gomma americana e di capelli ossigenati...era davvero curioso di vedere come se l'erano cavata Spike e Willow in sua assenza. Non che fosse particolarmente preoccupato. C'era sempre stata una certa sintonia tra quei due, anche quando si erano trovati a combattere su fronti opposti. Giles si era spesso interrogato sull'origine di quella strana e silenziosa affinità senza mai trovare una risposta pienamente soddisfacente. Almeno fino a quando non aveva cominciato a passare la maggior parte del suo tempo con loro. Compatibili. Ecco una parola adatta a descriverli. Entrambi più intelligenti della media, iper-sensibili, incapaci di integrarsi fino in fondo nella società in cui erano nati e vissuti. Forse era proprio questa la chiave di volta. Anche se per motivi e in modi diversi, erano due outsider. Entrambi avevano provato la sottile sofferenza di essere incompresi e isolati dal prossimo. Entrambi avevano trovato nell'amore esclusivo e assoluto per un altra persona una via d'uscita alla propria solitudine, quasi una via di riscatto. Per entrambi quell'amore si era però trasformato in una condanna. Non c'era da stupirsi che riuscissero a comprendersi così istintivamente. Tutto sommato era stato un bene che in un certo qual modo si fossero ritrovati, che non fossero soli a percorrere la lunga strada della redenzione. Certo avrebbero potuto aiutarsi l'un l'altra e...

-Cosa ti ha fatto pensare che avrei voluto condividerlo con te?-

-Scusa ma non ho visto nessuna etichetta con scritto sopra "Proprietà di Willow Rosenberg"-

-Giles lo aveva comprato per *me*, non c'era bisogno di nessuna etichetta!-

Naturalmente se fossero riusciti a superare qualche piccolo screzio.

-Sei assolutamente ridicola-

-E tu sei patetico-

Bè forse non tanto piccolo.

Con un sospiro Giles spalancò la porta d'ingresso. Spike e Willow si fronteggiavano al centro della stanza, furenti.

-Cosa è successo questa volta?-

Immediatamente i due si girarono verso di lui e in un perfetto unisono pronunciarono la frase magica.

-E' colpa sua!-

Giles si passò una mano sul volto, esausto. Forse, dopo tutto, questa convivenza forzata non era stata una grande idea.

-Ma se hai cominciato tu!-

-Non ho cominciato, ho *mangiato*, e l'ultima volta che ho controllato non era ancora considerata un'azione criminale!-

-Tu hai mangiato la *mia* roba senza chiedere il *mio* permesso, questo equivale a un furto dalle mie parti!-

-E cosa ti fa pensare che fosse roba tua?-

-Ti prego! Chiunque avrebbe capito che Giles lo aveva comprato pensando a me!-

-Ah certo! E da cosa hai derivato questa brillante deduzione?-

-E' gelato alla fragola! Alla fragola capisci? Tutti sanno che adoro il gelato alla fragola! Willow ama le fragole, potrebbero costruire un nuovo sistema geometrico basandosi su questo assioma! Dio, persino quell'idiota di Rack l'aveva capito!-

-Ma ti ascolti quando parli? Sei assolutamente...-

-Gelato alla fragola-

Spike e Willow si girarono contemporaneamente in direzione di Giles.

-Gelato alla fragola! State litigando per un dannato gelato alla fragola!-

Gli occhi dell'Osservatore scintillarono di sdegno e riprovazione.

Willow incrociò le braccia sul petto rispondendo freddamente.

-Stiamo litigando perché il suo nuovo protetto si comporta come se tutto gli spettasse di diritto-

Spike guardò la ragazza con un'espressione sarcastica.

-Parla quella che rivendica la proprietà di cose che non ha neanche pagato-

Willow replicò con sprzzo a stento contenuto.

-Almeno io non uso soldi sporchi di sangue-

Spike serrò i pugni. Almeno un centinaio di risposte altrettanto taglienti gli bruciavano sulle labbra. Respirò profondamente, sciogliendosi i muscoli del collo. Poi, con estrema calma, girò su se stesso e si avviò verso la sua camera chiudendo la porta dietro di sé.

Giles fece per parlare, ma Willow gli voltò le spalle a sua volta.

-Dove stai andando?-

-A chiudermi nella mia cella-

E così dicendo sparì oltre la porta della camera da letto, non prima di averla sbattuta con tutte le sue forze.

Giles scosse la testa rassegnato prima di togliersi gli occhiali e passarsi una mano fra i capelli.

-E poi pretendo che mi passi l'emicrania-

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24 Ottobre 2002

Sentiva freddo. Per quanto si coprisse, per quanto la stanza fosse calda, lei sentiva freddo.
Non sapeva cosa provocasse quella sensazione, ma sapeva che non poteva fare niente per combatterla. Aveva provato di tutto. Non aveva usato la magia per settimane, poi l'aveva usata fino alla nausea. Niente. Quella sensazione disturbante continuava a scorrerle nelle vene. Ma almeno quando lasciava che la magia la possedesse dimenticava tutto il resto. Anche il freddo.

L'incantamento però non durava mai abbastanza a lungo, da quando Giles aveva spinto a forza dentro di lei il flusso di magia bianca che aveva riportato la sua coscienza in superficie. Era questa la cosa peggiore. Tornare in sé e ricordare…

No. Non voleva pensarci. Non voleva pensare a niente. Perché quando pensava sentiva freddo. E dolore. E sentiva una voragine aprirsi, proprio al centro del suo cuore, nel posto che Tara aveva occupato per tanto, troppo tempo.

Chissà se anche Tara sentiva freddo.

Tara.

In certi momenti desiderava che se ne andasse, una volta per tutte. Voleva essere lasciata sola. Completamente sola. In altri la cercava. La sentiva. La vedeva.

Tara.

Non le era rimasto niente che la legasse a quella vita, a quella realtà. Perché non poteva semplicemente scomparire? Perché non poteva lasciare che l'oscurità che era dentro di lei la divorasse completamente, liberandola?

Giles continuava a ripeterle che c'era ancora speranza, che poteva nascere qualcosa di buono da tutti quegli errori, che gli altri avrebbero presto avuto bisogno di lei.

Ma la verità era che questa volta non sarebbero bastati una dozzina di biscotti e un paio di "mi dispiace" per rimediare a quello che aveva fatto. Aveva superato il limite e nessuno l'avrebbe più guardata con compassione e affetto. Nessuno l'avrebbe più amata. Aveva deluso le aspettative di tutti. Perfino di chi non si era mai aspettato niente da lei.

E Willow aveva sempre odiato deludere le aspettative degli altri. Aveva sempre lottato per apparire più che perfetta. La perfetta amica, la perfetta fidanzata, la perfetta alunna, la perfetta strega.

Perfetta. Neanche più ricordava cosa si provasse. Dubitava perfino di ricordare il significato di quella parola.
Si era sporcata per sempre. Non sarebbe più potuta tornare ad essere la ragazza innocente di una volta.

E la cosa peggiore era che non le importava. Voleva solo che tutto finisse. Sì, aveva ancora quel desiderio. Fermare il mondo. Interrompere il flusso vorticoso delle ore e dei giorni. Perché tutto le sembrava distante e irreale. Niente poteva toccarla ormai.

Niente.

A parte quello sguardo.

Lo sentiva su di sé. Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. E lo odiava per questo. Non voleva essere guardata in quel modo. Non voleva essere guardata affatto. Non da qualcuno che l'aveva conosciuta…prima.

Willow alzò gli occhi dal computer solo per vedere il suo compagno di stanza abbassare i suoi su un tovagliolo scarabocchiato.

-Non potresti usare dei fogli come tutti i comuni mortali?-

Nessuna reazione. Le labbra di Willow si distesero in un sorrisetto consapevole.

-Eccetto che tu non sei un comune mortale, vero?-

Questo le fece guadagnare un'occhiata annoiata. Non poteva dargli tutti i torti, in fondo erano giorni che giocavano al gatto e al topo. Forse era venuto il momento di graffiare sul serio.

-Cosa si prova a fare parte del famigerato Consiglio degli Osservatori, Billy?-

Spike imbracciò la chitarra provando una sequenza di arpeggi. Willow sorrise in tralice. Niente da dire, il periodo in Africa aveva decisamente migliorato il suo temperamento impulsivo. Del resto la solitudine può fare questo effetto.

-Già, hai ragione. Tu non sei un dannato Osservatore, sei solo il rimpiazzo della Cacciatrice…-

Lui alzò la testa di scatto allora, lo sguardo azzurro oscurato dalla rabbia.

-Stai fuori dalla mia testa, Rossa-

Willow ricambiò il suo sguardo, senza mostrare la minima impressione.

-Credevo ti piacesse la telepatia…una volta abbiamo quasi salvato il mondo usandola-

Spike tornò a concentrarsi sulle note che aveva scarabocchiato. Inutilmente. Le immagini della sua corsa sulla torre di ferro. Lo sguardo fiducioso di Dawn quando lo aveva visto arrivare, la certezza nel suo sorriso sollevato…la certezza che lui l'avrebbe salvata, come sempre. Perché lui era il suo eroe. E poi il terrore, nell'istante in cui aveva capito di avere perso la battaglia. Perché lui non era un dannato eroe. Non lo era mai stato. Né lo sarebbe stato mai.

-Le cose cambiano-

Willow osservò il suo volto contratto. Sì, le cose cambiano e mai come vorremmo.

-E io che credevo che saresti stato entusiasta di tornare a Sunnydale sul carro dei vincitori. Il nuovo eroe, con la sua anima scintillante e il benestare del Consiglio. Sono sicura che Buffy cadrà ai tuoi piedi…oppure no, in fondo a lei non piacciono i vincenti è più attratta dai tipi che rimuginano e vivono ai margini della società…i tipi come Angel…-

Le parole della ragazza si persero in una risata divertita. Spike la guardò a lungo, fino a che lei non ricambiò il suo sguardo. Allora le sorrise a sua volta, serenamente.

-Non c'è modo di rimediare a tutto quello che ho fatto. Piangere o commiserarmi non riporterà indietro tutte le persone che ho ucciso. E non posso fare niente per riguadagnare la fiducia di Buffy. Di certo non merito il suo perdono. Ma posso proteggere il mondo e le persone che ama. E proteggere lei. Da qualunque cosa possa ferirla. Incluso me-

Willow lo guardò tornare a scrivere sul suo spartito improvvisato. Stupido mezzo demone. Credeva di poterla ingannare con le sue belle parole e la sua nuova maschera da martire? Lei sapeva cosa si nascondeva dietro quell'apparenza fittizia. La stessa cosa che si annidava dentro di lei. Qualcosa che non si poteva semplicemente sconfiggere o dimenticare.

-E così è per proteggerla che vuoi impadronirti del Consiglio e del mondo. Ma quanto sei premuroso Billy. Sono sicura che Buffy ne sarà estasiata-

Spike si irrigidì impercettibilmente, ma quando parlò il suo tono era rilassato e noncurante.

-Non so di cosa tu stia parlando. E comunque smettila di chiamarmi Billy. Non sono un dannato ragazzino-

Willow si alzò dalla sedia e attraversò la stanza con passi lenti, ma decisi.

-Ti sei fatto scoprire però, proprio come un ragazzino-

Lui continuò a ostentare indifferenza.

-Sai, tutti pensano che il computer sia un mezzo sicuro…che non lasci tracce. Bè ti dirò che eravamo molto meno controllati quando pagavamo in contanti e comunicavamo tramite lettera-

Willow si passò una ciocca di capelli tra le dita.

-Del resto non sei stata tu a dirmi una volta che io ero quella intelligente?-

Rise divertita avvicinandosi ancora.

-Seguire le tracce tue e della tua nuova amichetta quello sì che è stato un gioco da ragazzini-

-Lascia Bethany fuori da questa storia-

Gli occhi azzurri di Spike mandavano lampi e Willow sorrise condiscendente.

-Ma non c'è nessuna storia, Billy. L'hai detto tu. Perciò immagino che non sarà un problema se parlerò con il signor Travers di quello che ho sentito. Naturalmente dovrò dirgli anche delle lettere che ho intercettato. Ma non hai niente di cui preoccuparti. Sono sicura che è tutto un enorme malinteso…-

-Quasi ci credi, vero?-

La ragazza lo guardò sorpresa. Spike posò la chitarra sul tavolo e avanzò verso di lei.

-Quasi ti sei convinta di essere la nuova regina dell'oscurità. Sadica, sfrontata…divertita dal dolore che provochi negli altri-

Continuò ad avvicinarsi lentamente fino sfiorarle il viso. Lei non si scostò, quasi ipnotizzata dal suo sguardo e dalle sue parole.

-E anch'io potrei quasi crederti. Se non fosse per quello che vedo proprio adesso, nei tuoi occhi-

Willow sollevò il mento spavalda.

-E sentiamo, cosa vedi signor salvatore del mondo a pagamento?-

Lui le scostò i capelli dal viso e le accarezzò una guancia.

-Paura-

Willow lo allontanò con tutta la forza che aveva in corpo facendolo sbattere contro il tavolo, dietro di lui.

-Tu non sai niente di quello che provo…di quello che sono…perciò non fingere di capirmi!-

Spike pensò per un attimo che lo avrebbe ucciso, in quella stanza, in quell'istante. Certo avrebbe reso tutto più semplice. Morire. Una volta per tutte. La risata di Willow lo riscosse.

-Continuate a parlarmi come se fossi ancora la piccola innocente Willow. Giles insiste nel dire che la magia nera mi ha influenzata...che ho perso il controllo dei miei poteri. Ma la verità è che ho ucciso perché lo volevo, non perché sono stata costretta dalla situazione o da qualche potere superiore-

Pronunciò ogni sillaba, con estrema cura. Si sentiva impazzire, ma sapeva che la sua voce era risuonata calma e fredda.

-Sai una volta Cordelia ha espresso uno stupido desiderio di fronte ad Anya. Poche parole e ci ha scaraventati tutti in una realtà parallela. In quella realtà ero un vampiro-

Spike non riuscì a trattenere un sorriso.

-Mi perdo sempre tutto il divertimento-

Willow ricambiò il suo sguardo compiaciuta.

-Sì, credo che ti saresti divertito vedendomi uccidere e torturare metà della popolazione di Sunnydale-

Sapeva di averlo ferito, ma continuò imperterrita.

-E ti dirò che per molto tempo anch'io ho trovato la cosa divertente. La dolce e studiosa Willow trasformata in una creatura assetata di sangue e morte. Inimmaginabile vero? Per anni sono stata convinta che lei fosse un'aberrazione, un totale capovolgimento di quello che ero e che volevo-

Lo guardò dritto negli occhi, a quel punto, e parlò senza esitare.

-Adesso so che sono esattamente come lei. Lo sono sempre stata-

Spike scosse la testa stancamente.

-No. Tu non…-

Willow non gli diede il tempo di rispondere.

-Sai come ho ucciso l'assassino di Tara?-

Spike rimase tacque, in attesa.

-L'ho torturato lentamente, deliberatamente, senza pietà. Fino a ridurlo a una massa di sangue e dolore. Ho lasciato che mi implorasse. Povero piccolo Warren. Credeva davvero che l'avrei risparmiato. Fino all'ultimo secondo a continuato a crederci. Mi ha perfino detto che ero una brava persona. Povero stupido Warren. Quando mi sono stancata di sentire le sue urla l'ho scuoiato vivo. E quando mi sono stancata di vedere il dolore pulsare in ogni fibra del suo corpo l'ho ridotto a un mucchietto di cenere-

Willow cercò il disgusto negli occhi di Spike e il terrore. Quelli che aveva visto farsi strada nello sguardo di Buffy. Cercò la compassione. Quella che aveva trovato negli occhi di Giles. E cercò l'amore. Quello che Xander le aveva rovesciato addosso, impedendole di finire quello che aveva cominciato.
Ma non trovò niente di tutto questo.
Lui non la amava, non aveva pietà di lei, non aveva paura di guardare in fondo al suo abisso. Semplicemente, la capiva. E più di qualunque altra cosa, lei non voleva essere capita.

-Immagino che non sia così facile sconvolgere un mostro che ha passato gli ultimi cento anni a sguazzare nel sangue e nel dolore di chiunque gli attraversasse la strada…-

-Sai qual è la cosa che mi sconvolge Willow?-

La ragazza fece per replicare, ma lui non gliene diede il tempo.

-Che sei diventata una vigliacca-

-Come osi…-

-Credevi che il Consiglio ti avrebbe uccisa, per questo hai seguito Giles senza protestare. Ma le cose sono andate diversamente. Sei ancora qui, hai ancora i tuoi poteri. Continui a sentire il dolore e il senso di colpa...-

Willow distolse lo sguardo infastidita.

-Con Warren è stato facile. Quando non hai più sopportato di vedere le conseguenze di quello che avevi fatto lo hai semplicemente fatto sparire dalla tua vista. Comodo. Ma è più difficile quando il nemico è dentro di te, vero? Non si può semplicemente cancellarlo, fingere che non esista. Perché continua a urlarci in faccia quello che abbiamo fatto. Bisogna avere coraggio per affrontarlo…-

-Non è che non ho il coraggio di affrontarlo…è che non voglio farlo. Non mi interessa combattere l'oscurità che mi divora…anzi non vedo l'ora che mi abbia consumata completamente!-

Spike rise sinceramente divertito.

-Appunto. Come dicevo, sei solo una vigliacca. Hai scelto la via più facile. Morire, dormire…lasciarsi possedere. Qualunque cosa pur di non guardarti allo specchio, vero? Non mi interessa parlare con la peccatrice pentita, quella la lascio a Rupert e a quegli idioti del Consiglio. Non mi interessa neanche parlare con la strega ubriaca del proprio potere, la nuova cattiva della storia. Ma se da qualche parte dentro di te c'è ancora Willow…con lei mi piacerebbe scambiare due chiacchiere-

La ragazza lo guardò con freddezza.

-Willow è morta-

Un lampo di delusione attraversò gli occhi di Spike, ma fu solo un attimo, perché quando parlò di nuovo la sua voce risuonò assolutamente neutra.

-Allora direi che non abbiamo più niente da dirci-

Senza aspettare risposta uscì dalla stanza chiudendo la porta con troppa forza perché il gesto potesse sembrare casuale.

Willow urlò frustrata. Si voltò serrando i pugni e cercando di controllare la rabbia. Vide la chitarra abbandonata sul tavolo e si avventò su di lei, come su un animale che la stesse per attaccare. La scaraventò a terra una volta, due volte, tre. Le corde si spezzarono e il legno cedette sotto i colpi. La cassa armonica si frantumò con un suono lamentoso.
Quando ebbe finito con quella raccolse i pezzi di carta che ancora giacevano sul tavolo e cominciò a strapparli, uno dopo l'altro. I frammenti di note e parole volavano nell'aria intorno a lei, sfiorandola come delle folli danzatrici.
Una folata di vento raccolse i pezzi che giacevano ancora integri e li accompagnò verso il soffitto, sul divano, fuori dalla finestra. Willow li inseguì freneticamente. Non doveva lasciarne andare neppure uno. Aveva come l'impressione che da questo dipendesse la sua intera esistenza. Li aveva raccolti quasi tutti, ma prima che potesse sentirsi sollevata vide qualcosa di bianco perdersi nella notte.

Concentrò l'attenzione sul pezzo di carta…no il tovagliolo di carta su cui Spike stava scrivendo solo pochi minuti prima. Allungò la mano in quella direzione e sussurrò poche parole. In meno di un secondo il frammento bianco era di nuovo stretto tra le sue dita.
Willow sorrise sentendo l'onda potente e oscura che la attraversava.
Solo una piccola magia e il suo corpo sembrava improvvisamente essersi risvegliato.
Osservò l'oggetto del suo desiderio. E rabbrividì.
Perché su quel piccolo pezzo di carta Spike aveva scritto anche di lei.

Amata immortale

Sono stanco di restare,
oppresso
da tutte le mie paure.
Il tempo che passa
non le può cancellare.

Non cercate di curarmi,
non sono malato.

La tua luce
mi ha stregato
e ora sono legato
alla vita
che tu mi hai dato.

Ti ho stretto la mano,
e tu ancora stringi la mia.

Non sanno
che non puoi lasciarmi.
Non sentono
che ancora vuoi cantare
e amarmi.

Dammi una ragione
per credere che mi hai lasciato.

 

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25 Ottobre 2002

Spike aprì la porta d'ingresso con cautela. La casa era avvolta nel buio e nel silenzio. Attese qualche secondo che i suoi occhi si fossero abituati all'oscurità, poi attraversò il salotto facendo attenzione a non urtare i mobili. Quando raggiunse la sua camera accese la luce. Il letto era ancora disfatto e i vestiti giacevano ammonticchiati su una sedia. Pezzetti di carta scarabocchiati erano sparsi un po' ovunque. Prima o poi si sarebbe dovuto decidere a mettere in ordine. Meglio poi. Tanto non si sarebbero fermati a lungo, giusto il tempo di ricevere quegli stupidi documenti. Cominciò a spogliarsi lentamente.

-Perché?-

Si voltò sorpreso. Willow se ne stava in piedi sulla soglia della stanza. Davvero non credeva di trovarla ancora alzata a quell'ora. Ma del resto chi riusciva più a dormire da quelle parti?

-Ti spiace esplicitare la domanda? Sai io al contrario di te non leggo nella mente della gente-

Lei non si scompose.

-Perché vuoi aiutarmi? Perché continui a fare queste cose? Pensi di poter fare la differenza? Pensi che continuando a fare cose *buone* si dimenticheranno di quello che sei? O forse hai solo pensato che se non riuscivi ad essere un grande nemico potevi diventare un grande amico? Credi che comportandoti in questo modo qualcuno si accorgerà della tua esistenza? Credi che a qualcuno importerà qualcosa di te alla fine?-

Spike la guardò. I capelli che una volta risplendevano come fiamme accese erano opachi e sporchi. Gli occhi limpidi erano oscurati da profonde occhiaia. La pelle era troppo pallida e le labbra esangui. Eppure lui riusciva ancora a vederla come era una volta.

-Sono un sacco di domande per un solo perché-

Willow non riuscì a trattenere un sorriso stanco.

-E' solo che…io non ti capisco…-

Spike rise piano.

-Benvenuta nel club-

Lo vide camminare lentamente verso di lei e fermarsi sul limitare della soglia. Non li separavano che pochi centimetri, eppure era come se tra loro si ergesse una barriera invalicabile. Willow si sentì impotente. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo. Non era più abituata a sentirsi così. Si chiese se era così che lui si era sentito quando il suo invito a casa Summers era stato revocato. Impotente, di fronte a una barriera invisibile eppure insuperabile. Lo vide appoggiarsi allo stipite superiore della porta e fissarla in silenzio. La stava studiando. Era evidente. Solo, non riusciva a capire cosa stesse cercando in lei, cosa si aspettasse di trovare. Distolse lo sguardo allora e si sentì di nuovo come la piccola e innocente Willow. La ragazzina che arrossiva per un nonnulla e balbettava nelle situazioni imbarazzanti. Di certo la vecchia Willow sarebbe morta di imbarazzo di fronte allo sguardo penetrante di Spike. Soprattutto considerato il fatto che lui non si era dato la pena di rivestirsi quando lei aveva palesato la sua presenza.

Lui continuava a tacere e Willow si chiese se dopotutto non toccasse a lei parlare. Rialzò la testa e incrociò il suo sguardo. Lui sembrò scorgere quello che aspettava perché ricominciò a parlare, come se niente fosse.

-Non so rispondere alle tue domande Will, non so darti spiegazioni elaborate o razionali per giustificare il mio comportamento…ma puoi sempre chiedere a Rupert...-

Willow sorrise, questa volta con sincerità, e Spike accarezzò con lo sguardo quel sorriso, come se fosse stato un tesoro prezioso.

-Vorrei solo che riuscissi a vedere che la tua vita non è inutile. Nessuna vita lo è. Se solo lo avessi capito in tempo io…-

Intravide le prime lacrime bagnare gli occhi della ragazza, ma continuò ugualmente.

-Nonostante tutto quello che hai fatto, ci sono ancora delle persone che farebbero di tutto per salvarti. Ci sono ancora delle persone che ti amano e che sarebbero tristi se tu le lasciassi. Perciò, anche se non riesci a perdonarti…anche se il dolore ti taglia in due, lasciati salvare. Quello che è fatto è fatto, ma ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto, completamente. E poi…non vorrai mica lasciarmi in questo casino da solo, vero?-

Le lacrime scesero allora. Quelle lacrime che credeva di non avere più le inondarono le guance e le scossero il petto con singhiozzi dolorosi.
Spike la raccolse tra le braccia, cullandola come una bambina, lasciando che piangesse per entrambi.

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26 Ottobre 2002

I went out today for a walk in the rain I was so sad and blue I could
Feel any pain I was worried about everything my head began to how
I am running away from myself there's too many demons around here now

Rupert Giles era noto per la sua pazienza. Infatti nascose pazientemente la testa sotto il cuscino cercando di attutire in qualche modo i suoni provenienti dalla stanza accanto.

Everybody I don't know what to say I wish I could take the pain away

Prima o poi quella canzone sarebbe finita.

Everybody I don't know what to say I wish I could take the pain away

Naturalmente poi ne sarebbe venuta un'altra. E un'altra ancora. Con un moto di frustrazione l'Osservatore scostò le coperte e si infilò le pantofole di velluto scuro.

But that can't happen and everybody knows it's true
And if you have to know I'll never understand you

Con passi decisi si diresse verso la camera di Spike. Questa storia doveva finire. Era stato fin troppo paziente. Si stupiva che i vicini non li avessero ancora denunciati per disturbo della quiete pubblica.

So if you have to go then you'd better go now
Go off somewhere safe I hope you will somehow

Di certo quella canzone era disturbante. Per non parlare della totale mancanza di melodia e di vocalità. Ma questa volta si sarebbe fatto sentire. Willow poteva anche rimanere nella sua bolla di sapone personale e ignorare qualunque stimolo esterno, ma lui aveva ancora un udito sensibile e non aveva nessuna intenzione di continuare a sopportare quell' incessante rumore ogni giorno che Dio mandava sulla terra.

Everybody I don't know what to say I wish I could take the pain away

Spalancò la porta della camera con rabbia, pronto ad indossare la sua espressione più severa e riprovevole. Ma certo non era pronto alla scena che si disegnò davanti a lui non appena i suoi occhi si furono abituati alla luce intensa della lampada alogena.

Everybody I don't know what to say I wish I could take the pain away

Willow se ne stava distesa sul letto di Spike, lo sguardo perso nella contemplazione della copertina di un CD.

Everybody I don't know what to say I wish I could take the pain away

Giles fece per togliersi gli occhiali e pulirli, ma si accorse di averli dimenticati sul comodino. In quel momento Spike entrò nella stanza dalla porta del salotto stringendo tra le mani due coppe di gelato. Ne porse una a Willow che la accettò con un sorriso rialzandosi e facendogli spazio accanto a lei. Spike fece per sedersi, ma notò l'Osservatore fermo sulla soglia della sua stanza.

-Gelato?-

Giles scosse la testa, non fidandosi della sua stessa voce. Vide Spike scrollare le spalle e sedersi, allungando le gambe di fronte a sé.

-State ascoltando un disco-

Constatare l'ovvio. Buon inizio. Giles si passò una mano sugli occhi e quando tornò ad aprirli vide Spike che lo guardava disgustato.

-Questo non è *un* disco. E' I Adios Amigos, l'ultimo disco dei Ramones. Il loro addio alla musica. Una pietra miliare nella storia di questo dannato secolo!-

-Naturalmente. I Ramones-

Giles sentì il sorriso di Willow prima ancora di vederlo.

-Spike si è preso a cuore la mia educazione musicale-

Non c'era dubbio, quello era un sorriso. Non un tentativo di sorriso, né un sorriso falso o forzato. Un vero sorriso. Solare. L'uomo si sentì stringere il cuore. Per un attimo, prima che la ragazza abbassasse di nuovo il capo ebbe l'impressione di intravedere la persona che aveva conosciuto e amato. Prima della magia. Prima del dolore. Prima del peccato.

-Ah!-

Spike si allungò per raggiungere lo stereo e alzare il volume. Poi fece un cenno di invito all'Osservatore.

-Unisciti a noi Rup, sono sicuro che la prossima ti piacerà-

Giles si sedette sulla poltrona di fronte al letto, approfittandone per abbassare il volume dello stereo. Le note metalliche e ruvide invasero la stanza.

-Qual è il titolo?-

Spike e Willow si scambiarono uno sguardo d'intesa prima di rispondergli in un perfetto unisono.

-Cretin Family-

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27 Ottobre 2002

-Un pacchetto di Malboro-

Il ragazzino alla cassa mise il pacchetto di sigarette sul bancone senza alzare gli occhi dalla rivista che stava leggendo.

-Contanti o carta di credito?-

Spike tirò fuori un paio di banconote dalla tasca della giacca e le posò sopra la rivista aperta.

-Ehi! Fai attenzione! Questo è un numero raro!-

Lo stava guardando ora, ma senza veramente fissarlo negli occhi. Come se fosse indeciso sul da farsi. Spike si allungò sul bancone osservando la rivista.

-E' il numero dove Goblin uccide Mary Jane. Ho uno degli albi della prima edizione nella mia vecchia...ehm...casa-

Il ragazzino lo guardò con gli occhi sgranati.

-Tu hai una prima edizione...ti rendi conto di quanto valgono i numeri originali di questa serie di Spider Man?-

Spike scrollò le spalle con noncuranza.

-Non sono interessato a venderlo...ha un valore affettivo per così dire-

Il ragazzino scosse la testa esterefatto.

-Sì capisco ma...cavolo un numero della prima edizione...e di quell'episodio...davvero potresti farci i soldi! Pensa che questo qui che è solo una seconda edizione mi è costato la mia paga di un mese...-

Spike lo guardò con rinnovato interesse.

-Così tanto? Bè forse potrei cambiare idea e venderlo, dopotutto è sbagliato attaccarsi troppo agli oggetti, no?-

Il ragazzino assentì vigorosamente.

-Senza dubbio e se decidi di venderlo...-

Strappò un pezzo di carta da un quaderno che teneva vicino alla cassa e ci scarabbocchiò sopra qualcosa.

-Questo è il mio indirizzo. Sono disposto a pagarti qualunque cifra, puoi stabilire tu il prezzo...naturalmente se accetti un pagamento rateale...con molte rate...già bè immagino che dal tuo punto di vista la mia non sia un'offerta molto allettante...-

Spike fissò il pezzo di carta sorridendo.

-Se mai deciderò di venderlo sarai la prima persona che contatterò...ehm...-

Si sforzò di decifrare la scrittura spigolosa. Dannazione aveva avuto meno difficoltà a leggere dei manoscritti in Sumero.

-Timothy Webster, giusto?-

Le labbra sottili del ragazzo si aprirono in un sorriso luminoso.

-Oh grazie! Grazie! Ti giuro che non te ne pentirai, lo tratterò benissimo!-

Spike scoppiò a ridere divertito.

-Ehi frena pulce, non ho ancora deciso di venderlo...-

-Certo, certo! Solo...se mai decidessi...mi raccomando di tenere presente il mio nome...ehm vuoi che ti dia anche il mio indirizzo email?-

Spike scosse la testa soffocando un'altra risata.

-Mhh vediamo, ho già il tuo indirizzo di casa, quello del lavoro, un numero di telefono fisso, uno di cellulare...direi che è più che sufficiente...ti è passato per la testa che potrei essere un serial killer per quello che ne sai? Non credo dovresti dare in giro tante informazioni sul tuo conto prima di sapere con chi hai a che fare...-

Il ragazzino gli sorrise con calore.

-Naahhh. Uno che ama il personaggio di Spider Man non può essere cattivo!-

Spike appoggiò i gomiti sul bancone e lo guardò in tralice, il volto attraversato da un'espressione sottilmente ambigua.

-Ma a me piace Goblin-

Con un ultimo sorriso si rialzò, infilandosi le sigarette in tasca. Il ragazzino era rimasto a guardarlo con un'espressione a metà tra lo stupito e il terrorizzato. Ogni tanto faceva bene incutere un po' di sana paura. In fondo era pur sempre un demone dannazione!

Mentre stava uscendo dal negozio fu attirato dal banco dei gelati. Forse avrebbe potuto...ma neanche a parlarne! Quella strega gli aveva distrutto la chitarra, ci mancava solo che per ringraziarla le comprasse uno stupido gelato.

Un branco di ragazzini lo urtò con violenza.

-Ehi! Guardate dove mettete i piedi!-

I tre teppistelli erano già arrivati alla cassa, ma uno di loro trovò il tempo per girarsi e mandarlo poco elegantemente a quel paese.

Ecco, questo era uno di quei momenti in cui rimpiangeva di non potersi più trasformare in vampiro. Era più che certo che sarebbe bastata una sola occhiata al suo vecchio volto e quei pivelli se la sarebbero fatta sotto. Letteralmente. E non sarebbe stata neanche la prima volta.

-Ehi Timmy mi dicono i miei amici qua che oggi non hai pagato la tua quota-

Uno dei teppisti si era seduto sul bancone e stava ingozzandosi con un pacchetto di noccioline che aveva preso dagli scaffali dietro la cassa. Spike dubitava che avesse intenzione di pagarle. Ma in fondo non erano affari suoi, vero?

-Io...pagherò te lo giuro Flash...solo ho bisogno di un po' di tempo...ho avuto delle spese impreviste e...-

L'idiota con il nome da idiota prese Timothy per il collo della giacca e lo sollevò da terra.

-Fammi indovinare...scommetto che hai speso i soldi che mi dovevi in una delle tue stupide riviste da sfigato, è così?-

Spike afferrò la maniglia della porta d'uscita. Erano solo dei bulletti...al massimo gli avrebbero fatto un occhio nero...e poi non erano affari suoi...se il ragazzino voleva sopravvivere ai turni di notte in un supermercato era meglio che si facesse le ossa da solo...

-No! ti prego non farlo!-

Si voltò appena in tempo per vedere uno degli idioti rovesciare la sua birra sulla rivista di Timothy. Se il ragazzino non reagiva di fronte a questo non c'era proprio speranza. Scrocchiando le dita lasciò andare la maniglia. Forse dopotutto una sana rissa non gli avrebbe fatto male. Vide Timothy liberarsi dalla stretta dell'idiota, il volto furente. Bè forse non ci sarebbe stato bisogno del suo intervento, il ragazzino sembrava pronto a dare una bella lezione a quei teppistelli da quattro soldi.

E poi lo sentì.

Da principio fu solo un sussurro, ma crebbe velocemente di intensità fino a spaccargli le orecchie.

"Posso darti quello che vuoi. Fammi entrare. Posso darti quello che vuoi. Fammi entrare!"

E mentre il grido si faceva sempre più chiaro alle spalle di Timothy cominciò a materializzarsi una figura enorme e mostruosa.

"Devono pagare. Fammi entrare e ti aiuterò a farli pagare!"

Lo sguardo di Timothy si fece sempre più vacuo mentre l'abbraccio del demone si tringeva intorno a lui.

"Non avere paura. Lasciati andare"

Spike si riscosse all'improvviso precipitandosi verso il gruppo di ragazzini. Scostò due di loro e saltò oltre al bancone, parandosi di fronte a Timothy. Il demone scoprì una fila di denti affilati in quella che doveva essere una grottesca imitazione di un sorriso.

"E' tardi Cacciatore. Il bambino è già mio"

Spike si avventò contro di lui cercando di colpirlo. Inutilmente. Il bastardo era incorporeo. Dopo un attimo di esitazione prese Timothy per le spalle e cominciò a scuoterlo violentemente.

-Ragazzino svegliati! Devi liberarti di lui! Timothy!-

Gli occhi del ragazzo lo fissarono, vuoti come delle biglie di vetro bianco.

-Questo qui è più pazzo del deficiente-

-Andiamocene, qui finisce che qualcuno chiama la polizia-

-Ehi Timmy, ci si vede domani e farai meglio a portare i miei soldi!-

Spike sentì i passi dei teppisti cominciare ad allontanarsi e fu allora che Timothy sembrò riscuotersi dal suo torpore. Con uno scatto oltrepassò il bancone liberandosi dalla stretta che lo tratteneva e in un attimo fu davanti ai suoi aggressori, bloccandogli ogni via d'uscita.

-Levati Timothy, guarda che non è serata-

Timothy rise. No. Non Timothy. Il demone che era entrato nel suo corpo.

La testa del ragazzo cominciò lentamente a deformarsi e i suoi denti a trasformarsi in zanne affilate. Il demone stava prendendo il sopravvento.

Spike vide la creatura avventarsi sul corpo di uno dei ragazzini. Quello che Timothy aveva chiamato Flash. Le zanne gli dilaniarono la carne del collo e un fiotto di sangue si proiettò sulle pareti chiare. Uno degli altri ragazzi si accasciò a terra in preda a violenti conati di vomito. Il terzo tornò a rifugiarsi dietro il bancone urlando.

Spike corse verso il demone che continuava a nutrirsi del sangue della sua preda come se niente fosse. Afferrandolo per le corna che gli erano spuntate sulla fronte cercò di tirarlo indietro, ma era come se fosse indissolubilmente avvinto alla sua vittima.

-Che diavolo sta succedendo?-

Spike si voltò verso l'ingresso per vedere Willow che osservava la scena con una certa dose di curiosità.

-Dammi quell'ombrello!-

Willow gli rivolse uno sguardo seccato, ma gli lanciò comunque l'oggetto che teneva in mano.

-Dio, sei davvero fuori forma Spike! Cos'è vuoi lasciargli finire la cena prima di ucciderlo? Una specie di ultimo pasto?-

Senza curarsi di lei Spike strinse l'ombrello tra le mani e lo conficcò in una delle gambe del demone. Willow arricciò il naso.

-Mhh sembra doloroso...-

Quasi in risposta al suo commento il demone lanciò un grido gutturale staccandosi per un istante dal collo della sua vittima. Spike approfittò di quell'attimo per calciare lontano il corpo del ragazzo mezzo dissanguato e spingere il demone sul pavimento.

Willolw si osservò le unghie distrattamente.

-Bene, molto ingegnoso e ora direi che è venuto il momento per il gran finale, non vorremo metterci tutta la notte a uccidere uno stupido demone, vero?-

Ma Spike sembrava non sentirla, troppo impegnato a trattenere il demone a terra.

-So che puoi sentirmi Timothy! Non lasciare che il demone usi il tuo corpo!-

Il corpo che solo pochi minuti prima era appartenuto a un comune ragazzino di diciassette anni continuava a sfigurarsi sempre di più.

-Puoi immobilizzarlo in qualche modo? Non credo di riuscire a trattenerlo ancora per molto!-

Willow scosse la testa incredula.

-Non capisco perché stai perdendo tutto questo tempo. Comunque se hai tanta voglia di giocare...Pietrifica!-

Un onda fredda avvolse il corpo del demone che all'improvviso smise di dibattersi. Con cautela Spike allentò la presa e quando fu sicuro di non vedere alcun movimento muscolare si alzò.

-Adesso Timothy voglio che mi ascolti attentamente. Questo è ancora il tuo corpo ed è ora che tu te lo riprenda. E quel numero con il Goblin...ho deciso di venderlo, perciò ora manda a casa il tuo amico parassita qui e cominciamo a trattare sul prezzo-

Gli occhi del mostro lampeggiarono. Spike osservò un flusso di energia scura concentrarsi al centro del suo stomaco.

-Bravo così. Ora ricaccialo fuori e chiudiamo qui la serata-

Il volto tumefatto di Timothy si sollevò leggermente e i suoi occhi scuri si fissarono in quelli azzurri di Spike. Le labbra grondanti di sangue si aprirono in un sorriso leggero.

-Allora quanto vuoi per quel numero?-

Spike rise piano e fece per rispondere, ma prima che potesse muvere un solo muscolo il flusso di energia nera esplose con un rumore sordo lacerando lo stomaco di Timothy e disperdendosi poi nell'aria circostante. Il corpo tornò istantaneamente alle sue sembianze umane, ma era come se fosse stato divorato dall'interno. Neanche una goccia di sangue fuoriusciva dalle sue ferite, e la pelle appariva disseccata.

-No!-

Spike si precipitò sul ragazzo cercando di scuoterlo.

-Chiama un ambulanza presto!-

Willow rimase immobile la testa leggermente reclinata da un lato.

-Cosa diavolo stai aspettando? Non vedi che sta morendo?-

Spike continuò a scuotere il corpo, ormai ridotto a un ammasso di carne senza vita, Willow si inginocchiò accanto a lui intrecciando le mani con le sue.

-E' inutile, Spike. E' già morto, non vedi?-

Spike scosse la testa freneticamente.

-No, no! Gli ho detto di ricacciare indietro il demone e lui lo ha fatto e adesso deve salvarsi...io *devo* salvarlo! E' per questo che sono rinato, no? Per liberare gli esseri umani da questi demoni e io l'ho liberato...lui si è liberato e starà bene...lui starà bene...ha solo bisogno di...-

Willow gli prese il viso tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi.

-E' morto Spike. *Morto*. Hai fatto tutto quello che potevi fare. Hai eliminato il demone. E noi dobbiamo andarcene prima che arrivi qualcuno, capisci quello che ti sto dicendo?-

Spike si liberò dalle sue mani con violenza.

-Non lo lascio qui da solo!-

Poi tornò a guardare con ostinazione il cadavere vuoto ai suoi piedi.

Willow si rialzò con un sospiro.

-D'accordo. Se la metti così...-

Con un gesto della mano fece saltare le telecamere a circuito chiuso del locale. Poi toccò Spike sulla spalla e lo guardò ricadere esanime sul cadavere del ragazzo. Scuotendo la testa si chinò su di lui e lo strinse a sé sussurrando un incantesimo. In pochi secondi si trovavano di nuovo nel salotto della pensione.

Willow si lasciò ricadere a terra esausta. Il flusso dell'incantesimo la percorreva, così freddo che sentiva bruciare ogni fibra del suo corpo. Con fatica girò il capo verso Spike che era rimasto accanto a lei, ancora incosciente.

-E con questo siamo pari-

+ + +

28 Ottobre 2002

-Spike, apri questa dannata porta!-

Giles scrollò la porta fino a che il rumore crebbe in maniera folle nel silenzio. Tre giorni. Tre dannatissimi giorni e ancora non si decideva a uscire. Da vampiro forse poteva resistere settimane senza nutrirsi, ma adesso il suo corpo era quello di un essere umano...più o meno. E di certo non aveva intenzione di stare a guardare mentre si lasciava morire di inedia. Piuttosto lo avrebbe soffocato con le sue mani. Metaforicamente parlando, è ovvio.

-E' inutile. Se vuole entrare le conviene sfondarla-

L'Osservatore guardò la ragazza che rimaneva mollemente seduta sul divano dell'ingresso, apparentemente concentrata nell'arduo compito di dipingersi le unghie con uno smalto nero.

-Sai, credo che tu abbia ragione-

Con assoluta calma Giles si diresse nella sua stanza solo per uscirne dopo pochi secondi con una valigia di cuoio. ne esaminò il contenuto con cura prima di estrarre un'ascia dal manico di legno. Ne ponderò l'affilatura e ne calibrò il peso. Poi tornò di fronte alla porta di Spike e cominciò ad abbatterla con colpi violenti e precisi. Impiegò più di venti minuti per distruggerla completamente, ma quando scostò i pezzi di legno e oltrepassò la soglia dovette ammettere di sentirsi decisamente meglio...e senza dubbio più calmo.

Lui rimase immobile, sul letto. Giles serrò i pugni, se pensava di poterlo ignorare...

-Ti consiglio di addebitare il costo della porta sulla tua lista spese, Rupert. Se pensi che tirerò fuori un solo centesimo per ripararla hai bussato alla porta sbagliata...o forse dovrei dire che hai abbattuto la porta sbagliata? E a proposito, dovresti fare qualcosa per controllare la tua rabbia...sai ho sentito alla tv che ci sono un sacco di favolosi gruppi di sostegno per aiutare la gente ad affrontare questo genere di cose...tipo gli alcolisti anonimi...mmh e a proposito di alcool, è inutile che continui a cercare al tua bottiglia di whiskey scozzese, l'ho accidentalmente finita l'altra notte...-

No. Non voleva ignorarlo. Voleva irritarlo.

-Non ti sembra di comportarti in modo immaturo, Spike?-

A quelle parole lo vide ridere in modo sinceramente divertito.

-Immaturo? Vuoi dire immaturo come irrompere in una stanza sfondando la porta a colpi d'ascia? Non lo so Rupert...credo che tu sia in una migliore posizione per giudicare cosa è immaturo e cosa non lo è...-

Giles si impose di contare fino a dieci. Inspirò ed espirò lentamente. Era arrivato già a cinquanta, ma la cosa non sembrava essergli d'aiuto.

-Ascoltami, Spike. Capisco che gli avvenimenti dell'altra notte ti abbiano...turbato per così dire, ma questa non è una buona ragione per...-

Spike scattò in piedi fermandosi al centro della stanza.

-Turbato dici? No, Rupert ti sbagli. Mi hanno aperto gli occhi invece! Credevo che il mio compito fosse uccidere i demoni e salvare gli esseri umani. Il solito vecchio lavoro. Niente di nuovo sotto il sole. Ma invece è tutto il contrario! Qui non si tratta di salvare le vittime dei demoni, qui mi si chiede di ucciderle! E' per questo che Travers ha disattivato il chip che mi hanno ficcato in testa, perché potessi ricominciare a uccidere degli esseri umani!-

Giles scosse la testa stancamente.

-Una volta che il demone si è impossessato del loro corpo, quelli non sono più esseri umani...sono demoni proprio come...-

-Come me?-

-Sai bene che non è quello che intendevo-

-Ma è così che stanno le cose. Il corpo di un uomo unito allo spirito di un demone. E' questo quello che sono...quello che sono sempre stato...e allora cos'è che mi rende migliore dalle creature contro cui devo combattere? Cos'è che mi dà il diritto di giudicarle e ucciderle?-

Spike stava proprio di fronte a lui ora, pallido e calmo.

-Tu puoi anche lasciarti abbindolare da quegli idioti del Consiglio, convincerti che stai agendo per il bene dell'umanità, ma io ho visto gli occhi di quel ragazzo mentre moriva, Rupert...e ti assicuro che non erano gli occhi di un demone-

Giles incrociò le braccia sul petto.

-Non conosciamo ancora con precisione la natura dei demoni con cui dobbiamo confrontarci, ma di una cosa possiamo essere sicuri...una volta che il demone ha preso il controllo del corpo di un essere umano non è più possibile tornare indietro. L'unico modo per liberare l'uomo dal demone è uccidendo le sue spoglie mortali. E poi Spike, lo hai visto anche tu...il demone finisce comunque per distruggere il corpo umano...-

-E allora cosa? Giochiamo a chi arriva prima? Vediamo se riusciamo a uccidere più uomini noi dei demoni? E alla fine come decidiamo chi ha vinto la battaglia? Contiamo i cadaveri?-

Giles distolse lo sguardo infastidito.

-Non conosciamo ancora pienamente l'estensione del tuo potere. Forse una volta che ti sarai ricongiunto alla tua spada...magari esiste un modo per purificare il corpo dell'essere umano uccidendo il demone...ma nel frattempo non possimo permettere che queste creature se ne vadano in giro liberamente per il mondo sterminando intere città-

Gli occhi di Spike si erano fatti cupi come un cielo denso di nubi scure.

-Almeno vi rendete conto di quello che mi state chiedendo? Io ho passato gli ultimi tre anni a combattere la mia natura...ho fatto di tutto per adattarmi alle leggi umane...Dio, ho persino rischiato di morire pur di tornare ad essere un uomo...e adesso, dopo tutto quello che ho passato mi dite che è stato tutto inutile...che le regole sono cambiate, perché adesso non solo posso uccidere essere umani e nutrirmi del loro sangue ma questa deve diventare la mia nuova ragione di vita! Sarebbe stato meglio se fossi rimasto un vampiro, almeno allora uccidere gli esseri umani mi divertiva!-

Giles deglutì nervosamente.

-Io...mi rendo perfettamente conto che ti sto chiedendo di mettere in questione tutte le tue certezze e il tuo sistema di vita...di nuovo...e credimi, io sono il primo ad essere orgoglioso e ammirato di fronte al tuo incredibile cambiamento...e posso solo lontanamente immaginare quello che provi in questo momento ma...-

-Ma quello che provo, qualunque cosa sia, non conta, vero?-

-Temo di no. Così come non conta quello che provo io...o quello che ha provato quel ragazzo...questa è una guerra Spike e ora come ora non abbiamo altra scelta che combatterla-

Spike rise. Un risata amara che lo scosse in profondità.

-Già. E' quello che continuo a ripetermi-

Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, inerte.

-E' solo che ho come l'impressione che questa scusa, prima o poi, smetterà di funzionare-

+ + +

29 Ottobre 2002

Willow si distese sul letto, accanto a lui.

-Hai fatto tutto quello che potevi per salvarlo...questo lo sai vero?-

Spike incrociò le braccia dietro la testa, continuando a fissare il soffitto.

-Ma non ci sono riuscito lo stesso-

Willow si alzò su un gomito osservando il volto stanco del demone. Non mangiava da giorni e Dio solo sapeva quand'era stata l'ultima volta che aveva toccato del sangue umano.

-Hai salvato me però-

Spike rimase immobile.

-Davvero? Non mi sembra che tu abbia smesso di usare la magia o di essere tormentata dagli incubi-

Willow scosse la testa e alcune ciocche di capelli le ricaddero davanti agli occhi.

-La magia è parte di me. Non posso fare finta che sia sparita...così come non posso tornare a essere la persona che ero...però posso diventare una persona nuova...forse anche migliore...-

-E cos'è che ti ha improvvisamente trasformata in Miss Penso Positivo?-

La ragazza rise tornando a distendersi.

-Sei stato tu...-

-Già...immagino che rispetto alla mia situazione qualunque altra sembri idilliaca. Bè sono contento che vedermi scivolare verso l'autodistruzione ti abbia tirato su il morale-

-Più che autodistruzione io la chiamerei autocommiserazione...-

-Vaffanculo Willow-

-Sempre meglio di sentirti piagnucolare sul tuo infame destino-

Spike fece per replicare, ma la ragazza gli tappò letteralmente la bocca.

-Eh no Mister so tutto io, adesso tocca a me illuminarti sulla tua situazione. E va bene non hai ottenuto esattamente quello che volevi con il tuo viaggetto in Africa, magari non sei del tutto umano e la tua vita si è fatta più complicata di prima...ma ti rendi conto dell'incredibile regalo che ti è stato fatto? Hai una seconda possibilità Spike...la possibilità di vivere la vita a cui tu stesso avevi rinunciato...la vita per cui sei nato! E non è solo questo...tu hai il potere di dare anche all'umanità una seconda possibilità...puoi creare un nuovo mondo con le tue scelte...ti rendi conto di quanto la tua vita sia importante? E' vero non hai salvato quel ragazzino, ma quanti altri ne potresti salvare? Giles ha detto che una volta che il demone si è impossessato di un essere umano non c'è più speranza, ma io sono sicura che non è così...e tu ne sei la dimostrazione vivente...tu hai scelto di combattere il demone che cercava di controllarti e hai vinto...comunque tu la voglia vedere, per quanto tu provi compassione per te stesso, tu hai vinto Spike. E il tuo esempio potrebbe essere di aiuto a chissà quanti altri! Il tuo destino è quello di riportare l'equilibrio tra uomini e demoni...ma questo non significa che per farlo tu debba per forza diventare un killer...forse significa soltanto che devi aiutare le creature che incontri sulla tua strada a trovare il loro equilibrio...non necessariamente devi andare in giro a uccidere...puoi andare in giro a salvare...ma fino a che rimani qui, chiuso in questa stanza, inerte...tu condanni le persone a morire, a perdere la speranza...e allora davvero non sei altro che un assassino-

Willow si morse il labbro inferiore cercando di calmare il proprio respiro. Non era ben sicura di quale origine avessero tutti quei pensieri...neanche era ben sicura di quello che aveva detto. Ma quando Spike si girò a guardarla ebbe la certezza che in mezzo a quel guazzabuglio sconnesso di parole doveva aver azzeccato almeno una frase giusta, perché i suoi occhi azzurri sembravano essersi risvegliati, come colpiti da una nuova consapevolezza.

-Allora è avanzato un po' di quel gelato?-

Willow si mise a sedere incrociando le gambe davanti a sé.

-No. Ma puoi sempre portarmi fuori e offrirmene uno-

Spike la guardò indeciso se mostrarsi divertito o seccato.

-Sei senza vergogna-

La ragazza scrollò le spalle.

-Ho imparato dal migliore-

E con una risata lo trascinò con sé, fuori dalla stanza.

+ + +

30 Ottobre 2002

Giles gettò con decisione una busta marrone sul tavolino dell'ingresso. Al diavolo i preamboli.

-Sono arrivati i documenti che aspettavamo-

L'espressione di Spike si oscurò per un momento e Willow lo guardò con evidente disagio. Senza una parola il demone prese tra le mani la busta. Dopo qualche esitazione la aprì rovesciandone il contenuto sul tavolino. Carta di identità, libretto sanitario, patente, perfino un diploma di laurea e una lettera che Spike si mise immediatamente in tasca.

-E così alla fine sono tornato a essere William Appleton. Scommetto che qualcuno lassù se la sta ridendo della grossa-

Willow si avvicinò a sua volta al tavolino raccogliendo una pergamena tra le mani.

-Se avessi saputo che era così semplice non mi sarei mai presa la briga di iscrivermi all'università. Laureato con lode a Oxford...non le sembra un po' eccessivo signor Giles?-

L'uomo cominciò a pulire con cura gli occhiali.

-A dire il vero quella è stata la cosa più semplice, abbiamo solo dovuto correggere la data di laurea-

Willow lo guardò con gli occhi sgranati.

-Vorrebbe farmi credere che Spike...-

-Non Spike tesoro, William-

La ragazza fissò il demone sopresa. Lui scrollò le spalle con noncuranza.

-Che vuoi che ti dica baby, sono sempre stato un gran secchione-

Willow sorrise soddisfatta puntando un dito contro di lui.

-Sapevo che mi piacevi per una ragione!-

Spike sembrò preso in contro piede e per una volta rimase in silenzio fingendosi intensamente occupato a smistare le carte.

-C'è un errore-

Giles si infilò di nuovo gli occhiali e prese la carta di identità dalle mani del demone osservandola con cura.

-A me sembra tutto in ordine...-

Il tono di Spike si fece seccato.

-Bè osserva meglio *Osservatore*-

Giles tornò a fissare gli occhi sul documento.

Cognome........APPLETON

Nome............WILLIAM

nato il...........14/11/1972

Atto n...........397 1 A

a................LONDRA (GB)

Cittadinanza....INGLESE

Stato civile.....CELIBE

Professione....AVVOCATO

CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI

Statura.........1.77

Capelli.........CASTANI

Occhi..........AZZURRI

Segni
particolari
.....Cicatrice sul sopracciglio sinistro

 

 

 

 

 

 

 

 

-Davvero non vedo niente di insolito...-

Spike gli strappò di mano il documento esasperato indicando un punto preciso col dito.

-Avete sbagliato la data di nascita!-

Giles ricontrollò il documento.

-Certo non potevamo mettere quella reale. 1972...mi sembra sufficientemente plausibile non credi?-

-Plausibile? Plausibile dice lui!-

Spike scosse la testa cercando di mantenere la calma.

-Ti sembro un trentenne?-

Giles lo guardò perplesso.

-Avevo ventotto anni quando sono stato vampirizzato! Anzi ora che ci penso neanche li avevo ancora compiuti ventotto anni perché era il dodici Novembre e io compio gli anni il quattordici perciò tecnicamente avevo ancora ventisette anni. Neanche mi avvicinavo ai trenta! 1975, questa era la data giusta da scrivere su quel dannato documento!-

La risata soffocata di Willow interruppe il diverbio tra i due uomini.

-Qualcuno vuole calarsi gli anni...-

Canticchiò divertita.

Spike la guardò furioso.

-Se non la smetti subito giuro che ti chiudo la bocca per sempre!-

Willow si lasciò ricadere sulla poltrona dell'ingresso cominciando a sfogliare distrattamente una rivista.

-Sai bene che non puoi farlo-

Spike indossò la sua espressione più minacciosa.

-Potrei ucciderti anche adesso. Il chip è disattivo, non te lo ricordi più Rossa?-

Willow lo guardò con condiscendenza.

-Non è per il chip che non puoi farlo, è perché hai un debole per me-

Per la seconda volta Spike si ritrovò senza parole. Si girò in direzione di Giles in cerca di aiuto, ma l'Osservatore sembrava intento a riordinare i documenti sul tavolo. Vigliacco.

-E chi ti ha messo in testa una simile idiozia?-

Willow rise di gusto.

-Tu!-

Spike la guardò con sarcasmo.

-Nei tuoi sogni! Quando mai ti ho detto di avere un debole per te?-

-La notte che hai scoperto di essere diventato impotente-

Affermò Willow con sicurezza.

-Ehi! Piano con le parole!-

Willow si alzò dalla poltrona camminando languidamente verso di lui.

-Hai detto che mi avresti morsa senza pensarci due volte se non fosse stato per il tuo "mal di testa"-

-Bè volevo ucciderti! Cosa c'è di strano? Demone ricordi?-

-Oh andiamo Spike! Lo sanno tutti che per i vampiri il morso ha anche un significato sessuale...-

-Dio, quel film con Brad Pitt ha rovinato per sempre la nostra immagine-

-Vorresti dirmi che mordere me o il signor Giles per te avrebbe avuto lo stesso significato?-

Dall'angolo della stanza Giles tossicchiò nervosamente, ma i due lo ignorarono completamente.

-Gli esseri umani sono cibo per i vampiri, happy meal che camminano, chiaro il concetto?-

-Sì come no...per questo ti sei offerto di vampirizzarmi invece di limitarti a uccidermi? Per questo mi hai confessato di avermi sempre trovata "appetibile"? Per questo ti ricordavi alla perfezione un vestito che io neanche sapevo più di avere?-

-Stavo solo cercando di consolarti!-

Willow sorrise trionfante.

-E naturalmente volevi consolarmi perché provavi per me un odio profondo e viscerale...-

Spike la guardò piccato.

-Ero momentaneamente incapace di intendere e di volere...era colpa del chip, mi aveva confuso il cervello...e poi è stata solo una volta, un caso più unico che raro...non conta niente!-

Willow lo guardò sorniona.

-E la volta che sei venuto a piangere sulla mia spalla perché Drusilla ti aveva mollato? All'epoca non avevi il chip...anche quello è stato un caso?-

Spike incrociò le braccia sul petto guardandola con ostinazione.

-Ero disperato, poteva esserci chiunque al tuo posto...-

-Ma guarda caso è con me che ti sei sfogato...e come spieghi il fatto che siamo riusciti a parlarci telepaticamente durante la battaglia contro Glory?-

-Sei una strega no? Fare incantesimi è un po' la tua ragion d'etre...-

-Nessun incantesimo mio caro, è un trucco che funziona solo se due persone sono sulla stessa lunghezza d'onda...-

-Insomma si può sapere cosa diavolo vuoi dimostrare?-

Willow gli restituì uno sguardo innocente.

-Ma io non voglio dimostrare niente, voglio solo che tu ammetta che ti piaccio-

Spike ricambiò il suo sguardo con un sorrisetto ironico.

-Cos'è hai di nuovo cambiato orientamento sessuale?-

Sul volto della ragazza si disegnò un'espressione di sfida.

-Chissà...ti piacerebbe?-

Spike la guardò ammiccante.

-Il piacere sarebbe tutto tuo, credimi-

Dall'angolo della stanza Giles alzò gli occhi al cielo esasperato.

-Ma per favore!-

Abbandonando documenti e libri si diresse deciso verso la sua stanza chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco.

Willow osservò la porta perplessa.

-Ma che gli è preso?-

Spike scrollò le spalle con noncuranza.

-Sarà l'età-

 

+ + +

31 Ottobre 2002

Spike osservò le mani della ragazza intagliare con precisione la zucca. Per la cura e l'attenzione che ci stava mettendo dava l'impressione di essere un'operazione di alta chirurgia.

-Halloween è una festa idiota-

Willow continuò a occuparsi della zucca, ma gli rispose ugualmente.

-Dici così solo perché i demoni non lo festeggiano-

-Certo che lo festeggiamo! Standocene a casa a riposarci mentre degli idioti si travestono da demoni malvagi! Patetico se vuoi la mia opinione-

-Ti faccio presente che hai davanti una di quegli idioti...e poi non tutti i costumi sono da *demone malvagio*. Un anno Buffy si è travestita da dama dell'Ottocento e...-

Prima ancora di terminare la frase Willow ebbe la certezza matematica di avere scelto l'argomentazione più sbagliata. Strinse il coltello tra le mani maledicendo la propria pignoleria.

La voce di Spike risuonò malinconica, dietro di lei.

-Già. Una serata che non dimenticherò facilmente-

Willow si girò contrita.

-Scusami, ti assicuro che non avevo intenzione di...-

-No, davvero. Buffy che fugge terrorizzata da Angel solo per finire tra le mie braccia. Nemmeno nei mie sogni più sfrenati ho mai immaginato una cosa del genere...e ti assicuro che di sogni sulla Cacciatrice ne ho fatti parecchi...-

Willow scosse la testa sorridendo.

-Immagino -

-E' stata anche la notte che sono arrivato più vicino a ucciderla-

Willow posò il coltello e si pulì le mani nel grembiule di tela.

-Ma non l'hai fatto, però...-

-Già. Da non crederci. Lei era lì, a due passi da me, completamente indifesa...avrei potuto finirla in meno di un secondo. Certo mi sarei risparmiato un bel po' di casini-

Willow si mise a sedere di fronte a lui, costringendolo a guardarla negli occhi.

-Perché non l'hai fatto, Spike? Perché non hai ucciso Buffy quella notte?-

-Mi faccio questa domanda da non sai quanto tempo...-

-A volte mi chiedo se tu l'abbia mai voluta uccidere veramente-

Spike scosse il capo trattenendo un sospiro. C'era un limite anche alla sua discesa verso il patetico...

-Ma certo che ho desiderato ucciderla. Per la maggior parte del tempo sono stato convinto che quella fosse la mia unica ragione di vita. Uccidere la Cacciatrice. Il mio grande piano per distruggere il Consiglio...-

Willow lo guardò perplessa e per tutta risposta Spike rise amaramente.

-Già...tu non ne sai niente...immagino che Quentin consideri la storia della mia famiglia una lettura poco edificante per dei membri del Consiglio. Anche perché significherebbe mettere in dubbio l'immacolata figura di uno dei suoi padri fondatori-

-Vuoi dire...tuo padre?-

Spike serrò le labbra in una piega amara.

-Mio padre. William Appleton, l'eroico Osservatore morto per la causa. Naturalmente i resoconti del Consiglio tendono a omettere il fatto che quando ho compiuto dieci anni ha cercato di uccidermi e che una volta ritornato in famiglia, dopo la mia vampirizzazione, ha spinto mia madre al suicidio e ha soffocato mia sorella con le sue stesse mani-

Willow aprì la bocca per parlare, ma per quanto si sforzasse non riuscì ad emettere alcun suono. Lui le sorrise con serena freddezza e per un attimo ebbe l'impressione di rivedere di fronte a sé il demone che l'aveva minacciata con le schegge affilate di una bottiglia.

-Credeva di poter chiudere il cerchio, uccidendomi. Purtroppo per lui le cose non sono andate secondo i suoi piani-

-L'hai ucciso. Hai ucciso tuo padre...-

-Non mio padre. L'uomo che ha sterminato la mia famiglia-

Willow assentì distrattamente troppo colpita da quella rivelazione per reagire immediatamente.

-Il fatto è che ucciderlo non mi bastava. Volevo distruggere il sistema che era riuscito a creare un simile mostro. Un uomo disposto a uccidere la sua stessa figlia perché non rispondeva ai canoni che lui ed altri idioti avevano stabilito-

-Un momento...vorresti dirmi che tua sorella era...una Cacciatrice?-

Spike distolse lo sguardo, evidentemente a disagio.

-Non una. *La* Cacciatrice. E sarebbe stata la migliore. Lei era così...fiera e forte, piena di passione per la vita. Ed era intelligente. Sarebbe stata perfetta...-

-Allora perché tuo padre...voglio dire se lei era così perfetta perché avrebbe dovuto...-

-Emily era malata-

La voce di Spike si era abbassata di tono, come appesantita dal dolore.

-Un male incurabile che la divorava lentamente. Magari oggi con qualche antibiotico sarebbe tornata come nuova, ma all'epoca...passava le sue giornate a letto, troppo debole anche solo per vestirsi. Eppure non ha mai rinunciato a vivere. Neanche un solo istante ho avuto la sensazione che desiderasse morire. Sai, una volta ho detto a Buffy che ogni Cacciatrice ha un desiderio di morte. Ed è così. Tutte quelle che ho incontrato sulla mia strada hanno desiderato di morire a un certo punto. Non è quello che io ho fatto, o quello che loro non hanno fatto, a farmi vincere. E' stata quell'unica, semplice esitazione. Quell'istante in cui mi hanno guardato negli occhi e hanno desiderato che tutto finisse. Ed io ero lì per loro. Per esaudire il loro desiderio. Ma Emily...lei era diversa. Sono sicuro che ha lottato fino all'ultimo...e avrebbe vinto se io...-

Willow osservò con orrore e incredulità le prime lacrime farsi strada negli occhi del demone. O forse era con William che stava parlando in questo momento?

-E' stata colpa mia Will. Lei mi ha accolto di nuovo tra le sue braccia, nonostante conoscesse la mia natura meglio di chiunque altro. Mi ha nutrito con il suo stesso sangue. Io ho cercato...ho cercato di trattenermi...ma non mangiavo da giorni...non avevo toccato una sola goccia di sangue dalla notte della mia vampirizzazione...e ho bevuto troppo...l'ho lasciata debole e indifesa, sono stato la sua condanna a morte. Mio padre deve essere arrivato poco dopo che me ne ero andato. Ucciderla deve essere stato...così facile...-

Willow serrò i pugni in grembo. L'unica cosa che voleva era fuggire il più lontano possibile da quel dolore. Lo sentiva scorrere dentro di sé come un fiume in piena. Ma si impose di rimanere immobile.

-Quando gli chiesi perché lo avesse fatto, mi rispose che il Consiglio non poteva affidarsi a una Cacciatrice debole e corrotta, disse che dalle ceneri di Emily sarebbe nata una nuova guerriera, più forte di lei...più adatta agli scopi del Consiglio. Mentre lo guardavo morire dissanguato, giurai di eliminare ogni nuova Cacciatrice che fosse stata chiamata dopo Emily e spazzare via ogni traccia di quello che mio padre aveva chiamato il Consiglio degli Osservatori. E del resto uccidere la Cacciatrice significa uccidere il Consiglio. Un'equazione assolutamente lineare. Togli a un Osservatore quello che deve osservare e cosa rimane di lui? Niente...o almeno così credevo...prima di incontrare Buffy-

Spike si alzò e si avvicinò alla finestra scostando le tende. La luce del sole lo colpì in pieno e provò l'impulso di ritrarsi nell'ombra. Tra tutti i cambiamenti che aveva subito, quello era stato il più sconvolgente. Respirare, mangiare, provare sentimenti umani...niente che non avesse fatto nei suoi anni da vampiro...ma il sole...sentire quel calore naturale sulla pelle...era quello che lo faceva sentire davvero vivo e reale. Dopo aver lasciato Buffy non credeva che avrebbe mai più provato quella sensazione. In tutti quegli anni non aveva mai visto una stella più luminosa di lei nelle sue lunghe notti.

-Lei era così piena di vita...aveva una luce negli occhi...una luce accecante. Ogni volta che mi avvicinavo a lei sentivo la pelle bruciare...eppure continuavo a girarle intorno come una dannata falena. E non c'era solo lei...oh no. La Cacciatrice si trascinava dietro un branco di amici e un Osservatore ribelle e...e poi c'era Joyce. Ogni volta che mi parlava mi sentivo di nuovo umano...e se ci penso adesso è davvero una cosa incredibile, perché io umano non lo sono mai stato...non del tutto almeno...e quando è arrivata Dawn...la prima volta che è venuta da me e mi ha chiesto di proteggerla...in quel preciso momento ho capito che era finita, che non sarei più stato lo stesso...e che avevo tradito Emily, perché non sarei mai riuscito a uccidere Buffy o un'altra Cacciatrice dopo di lei...-

Willow scosse la testa sentendo le lacrime rotolare lentamente lungo le guance.

-Quando Tara è morta...uccisa in quel modo...ho creduto che l'unica cosa che mi rimaneva da fare fosse vendicarla...ho deciso che il mondo non doveva esistere senza di lei, mi sono convinta che questo era quello che anche lei avrebbe voluto. Ma era tutta una bugia. Io non ho ucciso per Tara, non ho cercato di distruggere il mondo per lei...l'ho fatto per me, per far tacere il dolore, per smettere di sentire la sua mancanza. Tara, la mia Tara, amava la vita e il mondo. Non avrebbe voluto vederlo distrutto. E sono sicura che per Emily è lo stesso...anzi scommetto che sono insieme in questo momento e magari c'è anche Joyce con loro che le prepara una cioccolata calda...e non credo che vogliano essere vendicate...non credo che vogliano vederci distruggere il mondo...o le nostre vite, solo perché non ci sono più...io credo che vogliano vederci lottare...fino alla fine-

-E da quando sei diventata così saggia?-

Willow scrollò le spalle con noncuranza.

-Da quando ho fatto due chiacchiere con un demone molto vecchio e molto saggio-

Spike rise piano, senza voltarsi. Poi strinse la tenda tra le dita.

-Una volta Buffy mi ha parlato del posto in cui è finita dopo aver fatto quel tuffo nel portale. Non so se fosse il Paradiso...lei credeva che lo fosse...mi ha detto che era una dimensione dove si sentiva in pace e completa...felice. Credi...credi che anche loro siano lì?-

Willow sorrise, anche se sapeva che lui non poteva vederla.

-Ne sono sicura-

Spike sembrò irrigidirsi a quelle parole.

-E non sei triste al pensiero che se davvero sono in quella dimensione...se davvero quello è il Paradiso...noi non le rivedremo mai più...neanche dopo che saremo tornati polvere?-

Willow camminò lentamente verso di lui, fermandosi alle sue spalle.

-Non sono triste, sono letteralmente terrorizzata. Ma almeno adesso so che dovunque andrò...anche senza Tara...sarò in buona compagnia-

Spike si girò a guardarla e le sorrise in modo strano. Willow alzò le mani in segno di resa.

-Non che ti auguri di finire all'inferno naturalmente! Voglio dire...anch'io mi auguro di non finirci...ma se mai dovessi finirci ecco...preferirei finirci con te...perché in quel caso non sarebbe poi così tremendo...-

Spike le si avvicinò lentamente fino a trovarsi a pochi centimetri da lei. Willow si girò verso la finestra concentrandosi sul paesaggio che si distendeva di fronte a lei, oltre le tende aperte, incapace di sostenere il suo sguardo. Odiava quando la guardava come se riuscisse a vedere qualcosa che a lei sfuggiva.

-Voglio dire...sono sicura che riusciresti a fare qualche accordo con i demoni di lì e magari potremmo perfino avere la tv via cavo e guardare le repliche di Dawson's Creek e...giuro che sto per smettere di balbettare..ecco ho smesso...-

Ma prima che potesse davvero smettere di parlare Spike si chinò su di lei e la baciò.

Non un vero bacio naturalmente. L'aveva solo sfiorata in un punto indefinito tra la guancia e la bocca. Un bacio che voleva dire tutto e niente allo stesso tempo, ma che in ogni caso la lasciò attonita. Ma non certo senza parole.

-Okkaaay...tu ehm...ti ricordi vero che io sono...come dire un po' gay? Non che non ti trovi attraente...voglio dire sono gay, non cieca...ma...anche se non fossi gay...cosa che sono assolutamente certa di essere...sarebbe comunque troppo presto capisci? E poi sono sicura che tu sei ancora innamorato di Buffy perché ehi, "star crossed lovers" e cose del genere e...-

Spike le posò un dito sulle labbra sorridendo.

-Era solo un modo per dirti quanto sono felice di rivederti-

Willow lo guardò con circospezione.

-Ehm Spike...non per rompere l'atmosfera, ma...sai di solito queste cose le persone le fanno quando si incontrano dopo tanto tempo che non si vedono...la *prima volta* che si incontrano...non dopo un mese che vivono sotto lo stesso tetto...-

-Infatti questa è la prima volta che rivedo l'anima di Willow nei tuoi occhi-

E con un ultimo sorriso la lasciò sola, di fronte alla finestra aperta. E lei capì all'improvviso che lui l'aveva davvero salvata. Non quando lei aveva creduto. Non quella notte in cui le aveva parlato. Lui l'aveva salvata ogni giorno, da quando si erano incontrati di nuovo. Ogni giorno, in mille modi diversi. Lui l'aveva salvata.

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