Home Sweet Home

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Life consists not in holding good cards but in playing those you hold well.
Josh Billings

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Spike si lasciò ricadere sul letto. Furioso. Willow era fuori da quasi quattro ore e non aveva ancora dato un solo segno di vita. Non che stesse tenendo conto del tempo da quando era uscita. Figuriamoci. Solo...cosa le costava fare una stupida telefonata?

Avrebbe dovuto impedirle di uscire o almeno accompagnarla. Ma l'espressione sul viso della ragazza non gli aveva lasciato dubbi sul fatto che avesse un disperato bisogno di rimanere sola, almeno per un po'. Del resto quell'idiota di un Osservatore non si era preoccupato di esporre il suo nuovo piano con un minimo di tatto.

"E' giunto il momento di contattare Buffy"

Come se fosse la cosa più normale del mondo presentarsi a casa della Cacciatrice dopo quello che...bè dopo tutto quello che era successo solo pochi mesi prima. Non era necessario elaborare ulteriormente il concetto, vero?

Si rigirò tra le lenzuola cercando una posizione più comoda. Stupido materasso di lana. Era come dormire su un sacco di patate. Ovvio che poi quell'idiota di Rupert si lamentava di avere mal di schiena, dormiva da una vita su un letto di tortura! Diavolo, aveva visto fachiri stare su letti di chiodi più comodi.

Era facile per Rupert parlare di "unire di nuovo le forze". Non aveva conti in sospeso, lui. Se ne era andato da vincitore, tra gli abbracci e i rimpianti di tutti.

Ma Spike sapeva bene che per lui e Willow era tutta un'altra storia. Non ci sarebbero stati abbracci e pianti di gioia per il loro ritorno. Dio, probabilmente Buffy lo aspettava con un paletto in mano pronto all'uso. E Willow...per lei doveva essere ancora più difficile. Perché lei aveva fatto parte del gruppo. Lei era stata amata davvero. Lei conosceva il sapore di quello che i suoi ex-amici le avrebbero negato al suo ritorno. L'affetto, la comprensione...il perdono.

E così l'aveva lasciata andare. Perché aveva riconosciuto nel suo sguardo una paura che era anche la sua.

Guardò per l'ennesima volta la sveglia luminescente appoggiata sul comodino. Le due. Dannata strega. Eppure lo sapeva che non era sicuro girare di notte per i vicoli di Sunnyhell, tanto meno in quel periodo.

Non che fosse preoccupato. Figuriamoci.

Si girò su un fianco fissando la soglia vuota di fronte a lui. E poi di cosa si sarebbe dovuto preoccupare? Willow era perfettamente in grado di difendersi da sola. Semmai c'era da preoccuparsi per i poveri disgraziati a cui fosse venuta la malsana idea di aggredirla.

Probabilmente era andata a trovare Tara. E del resto lui non era forse andato a trovare Joyce non appena arrivato in città? A proposito, doveva ricordarsi di ringraziare Clem. Davvero non pensava che si sarebbe ricordato di occuparsi del suo piccolo rituale.

Si girò sulla schiena puntando gli occhi verso il soffitto. Odiava rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire. Tutta colpa di Willow.

Dannata strega.

Ma questa volta si sarebbe fatto sentire. Non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia come al solito. Solo perché le cose non andavano come lei aveva sperato o previsto, questo non le dava il diritto di comportarsi da idiota. Le avrebbe ficcato in testa un po' di buon senso anche contro la sua volontà, a costo di aprirle il cranio a mani nude.

Ma gli bastò uno sguardo al viso esausto della ragazza che lo osservava dalla soglia della stanza, una rapida occhiata a quel corpo esile che tremava convulsamente, perché tutta la sua rabbia evaporasse immediatamente.

Con un sospiro leggero sollevò le coperte del letto, in un tacito invito.

Willow lo guardò con gratitudine prima di infilarsi sotto le lenzuola, accanto a lui, continuando a rabbrividire mentre si accoccolava contro il suo corpo.

-Ho freddo...-

Sospirò contro la sua gola. Spike la strinse a sé accarezzandole piano i capelli.

-Succede quando si va in giro di notte in pieno inverno coperti solo da un ridicolo maglione di cotone-

-Avevo bisogno di pensare...e poi non è quel genere di freddo...-

Spike socchiuse gli occhi evitando di guardarla.

-Lo so-

Willow si morse il labbro inferiore soffocando un singhiozzo.

-Mi sento così stupida...lo so che questo freddo è solo nella mia testa...e allora perché non riesco a smettere di battere i denti?-

Spike scrollò le spalle tornando a fissare il soffitto.

-A me sembra che tu abbia smesso...adesso-

Willow si accomodò meglio nel suo abbraccio affondando il mento nell'incavo della sua spalla.

-Sì ma...non voglio diventare un clone di Linus...uno che non riesce neanche a respirare se non ha accanto la sua copertina azzurra...insomma...vorrei riuscire a sopravvivere anche senza dovermi costantemente aggrappare a qualcosa...o qualcuno-

Spike abbassò il capo verso di lei con un'espressione poco convinta.

-Mi stai paragonando a una stupida coperta da neonato?-

Willow sorrise contro il suo petto prima di ricambiare il suo sguardo.

-Mhh...ti vedo più come un enorme pelouche da coccolare...-

Lo stuzzicò.

-Con il corpo di Sid Viscious e i capelli di Billy Idol-

Spike soffocò una risata prima di replicare in un tono falsamente seccato.

-Per l'ennesima volta è Billy Idol che ha copiato il mio look e non il contrario...-

-Naturalmente...-

Sbadigliò la ragazza. Spike guardò il suo viso esausto scivolare nel sonno e con un sospiro la sistemò meglio tra le sue braccia. Non che gli importasse, ma non voleva sentire le sue lamentele il mattino dopo su quanto le facesse male il collo per aver dormito in una posizione scomoda. Tornò a guardare il soffitto.

-Per un attimo ho creduto che non saresti più tornata-

A rispondergli fu solo il respiro regolare della ragazza accoccolata contro il suo petto.

-Non è stato un attimo piacevole...-

Inspirò profondamente prima di chiudere gli occhi e lasciarsi vincere dalla stanchezza.

Willow ascoltò il battito del suo cuore che si addormentava lentamente. Continuò a tenere gli occhi chiusi, cercando di trattenere le lacrime che le bruciavano tra le ciglia. E pregò che almeno lui potesse dormire un sonno tranquillo, libero dalle grida di un passato che pretendeva di non essere dimenticato.

+ + +

Hiro si accomodò sul pavimento di legno chinando il capo con reverenza di fronte al vecchio che ricambiò il suo inchino con un movimento leggero.

-E così credi di aver incontrato l'Eletto in persona-

Hiro assentì silenziosamente.

-Da cosa deriva questa tua convinzione?-

-Il suo volto è lo stesso che vedo da anni nei miei sogni...mi avete sempre detto di avere fede nei sogni...-

Il vecchio intrecciò le mani in grembo osservando il ragazzo con occhi penetranti.

-Ti ho anche detto che il significato dei sogni è spesso sfuggente e ingannevole-

Hiro replicò con un certo nervosismo.

-Ma...anche loro sono convinti...conoscono la leggenda dell'Eletto e le cose che mi hanno raccontato...i segni che hanno ricevuto...tutto corrisponde, Sensei-

Il vecchio non si scompose minimamente.

-Tutto tranne il fatto che questo presunto Eletto non è stato in grado di mostrarti la spada sacra...-

-Ma...-

-Anche se il giovane che hai incontrato fosse davvero l'Eletto che tutti stavamo aspettando, senza la spada non potrà esserci di alcun aiuto-

-Ma se il Concilio potesse incontrarlo...-

Il vecchio si alzò costringendo il ragazzo a fare altrettanto.

-Per il momento non ritengo necessario avvisare il Concilio. Già troppe volte abbiamo erroneamente creduto che l'Eletto fosse tornato a guidarci e la nostra stirpe è diventata diffidente. Anche se la creatura che hai incontrato si presentasse di fronte ai capi delle razze e superasse tutte le prove previste, non ci sarebbe modo di convincere gli anziani ad affidarsi al suo comando se non mostrando loro il potere della spada-

Hiro assentì deluso mentre il vecchio lo invitava a congedarsi.

-Non possiamo fare altro che attendere i prossimi sviluppi. Se quell'uomo è davvero l'Eletto, la spada sacra non potrà fare a meno di ricongiungersi con lui e rivelarlo-

Il vecchio lo accompagnò alla porta.

-Ora torna a casa figliolo. Un nuovo giorno è alle porte-

Hiro sorrise poco convinto prima di inchinarsi di fronte al vecchio.

-Oyasumi, nonno-

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Buffy osservò sua sorella uscire di casa sbattendo la porta. Quella scena stava diventando fastidiosamente familiare.

I resti della colazione giacevano disordinati sul tavolo della cucina. Calcolò mentalmente il tempo che le sarebbe occorso per rimettere tutto a posto. Non più di quindici minuti.

Erano circa le otto. Restavano più o meno undici ore da riempire prima del ritorno di Dawn.

Odiava il suo giorno di riposo.

Più di una volta lo aveva evitato con qualche turno straordinario al Double Meat, ma a quanto pareva ogni dipendente aveva il diritto e il dovere di prendersi un numero minimo di giorni di riposo. Questo era uno di quelli.

Di solito lo passava con Xander. Lui si prendeva un giorno di ferie e andavano insieme a fare un giro nel ridente centro commerciale di Sunnydale o al cinema a vedere un matineé. In effetti quello che decidevano di fare era del tutto indifferente. Era sufficiente che non li costringesse a parlare di cose più impegnative dei nuovi saldi di stagione o dell'ultimo film di Johnny Depp. Era sufficiente che impedisse loro di fermarsi a pensare o peggio a ricordare.

Ma oggi Xander le aveva dato buca. Un grosso lavoro dalle parti di Oxnard che richiedeva un immediato sopralluogo. Forse sarebbe passato verso le dieci, di ritorno dalla trasferta.

Così le rimanevano sempre quelle undici ore da riempire. Undici lunghe ore da passare da sola, senza nessuno che potesse impedirle di pensare e poi di rimuginare su quello che aveva pensato.

Odiava il suo giorno di riposo.

Ci mancava solo che quello stupido ragazzino...quello stupido mezzo demone a essere più precisi, le desse nuovo materiale su cui riflettere proprio prima del suo giorno di riposo.

Con un sospiro cominciò a riordinare la cucina tentando inutilmente di spegnere il cervello.

Sei mai stata innamorata, cacciatrice?

Bella domanda. Se glielo avessero chiesto solo due anni prima avrebbe risposto con sicurezza assoluta. Avrebbe risposto con il nome che aveva cambiato la sua vita per sempre.

Angel.

Perché quello era stato amore. Lo era stato, vero? Doveva esserlo stato. In fondo aveva rinunciato a tutti i suoi principi per lui. In fondo lui aveva perso la sua anima per lei. Qualcosa doveva pur significare.

Solo che forse non significava quello che aveva sempre pensato.

Sto parlando dell'amore che con la sua forza ti distrugge fino a ridurti a meno di niente e poi ti ricostruisce pezzo per pezzo trasformandoti in qualcosa di nuovo...qualcosa che non avresti mai sognato di poter diventare.

Oh Angel l'aveva distrutta eccome. O meglio, Angelus lo aveva fatto. Con le sue parole crudeli e i suoi gesti taglienti. Con i suoi occhi neri che l'avevano guardata senza compassione. Ma anche lei lo aveva distrutto. Letteralmente. Così tutto sommato i conti tornavano.

Buffy rise. E non aveva la minima idea di cosa la facesse ridere tanto. Anche se la situazione tutto sommato era piuttosto ironica. Aveva amato talmente tanto Angel che non le era rimasto neanche un briciolo d'amore da dare a qualcun altro. Tutto l'amore che aveva in corpo lo aveva riversato tra le braccia del suo angelo nero. Lui lo aveva accolto con un sorriso e lo aveva portato via con sé. Per sempre.

O almeno così aveva creduto. Per anni era stata convinta di aver perso l'unico vero amore della sua vita. Quello che solo pochi hanno la fortuna di incontrare. Per anni aveva incolpato Angel per aver rinunciato a lei...a loro. Per anni aveva giurato che non avrebbe amato mai nessun altro come aveva amato lui. Perché Angel era unico al mondo. Perché nessuno sarebbe mai stato perfetto quanto lui.

E non aveva dubbi su questo. Anche adesso, mentre saliva piano le scale dell'ingresso e apriva quell'armadio...l'armadio dove nascondeva i ricordi dell'altro, come aveva nascosto tutto il resto di lui...di loro.

Solo che adesso cominciava a capire che Angel non era davvero una creatura perfetta...lo era forse solo ai suoi occhi di adolescente innamorata. Adesso cominciava a intuire che non aveva smesso di amare semplicemente perché aveva perso la sua anima gemella...forse era stato solo ingenuo da parte sua pensare che il suo primo amore dovesse per forza essere anche l'ultimo o il migliore...ma in effetti non era questo il problema.

Il problema non era Angel. Il problema non era la sua presunta e inarrivabile perfezione. Non era mai stato Angel il problema.

Il problema non era là fuori, a 146 miglia da Sunnydale. Il problema era proprio lì, dentro di lei.

Com'era quel proverbio? Chi è causa del suo male pianga se stesso.

Ecco se avesse avuto ancora lacrime da versare a quest'ora avrebbe inondato il portico di Revello Drive. Peccato che non fosse il tipo che si autocommiserava.

No. Non era mai stata brava a piangersi addosso. Aveva sempre preferito dare la colpa agli altri o alle circostanze avverse.

In questo sì che era brava.

I suoi anni solitari?

Colpa del suo ruolo di Cacciatrice.

La disastrosa storia d'amore con Angel?

Colpa del destino avverso e di una piccola clausola sul contratto anima e Co.

La fine della relazione con Raley?

Colpa di Angel che l'aveva lasciata riempiendola di insicurezze e rimpianti.

Il suo odioso comportamento con Spike?

Colpa dei suoi amici che l'avevano strappata dal Paradiso dimenticandosi di ridarle la voglia di vivere.

Erano tutte ragioni plausibili e in ognuna c'era un fondo di verità. Ma le servivano solo a coprire la realtà dei fatti.

E la realtà dei fatti era che l'amore la terrorizzava. La sola possibilità di innamorarsi di nuovo la terrorizzava. Perché aveva smesso di credere che un lieto fine fosse possibile, o anche solo probabile.

Lui invece aveva continuato a crederci fino alla fine. Del resto era stato sempre irrimediabilmente testardo. E romantico, a suo modo.

Buffy sorrise e questa volta sentì un velo di dolcezza sulle labbra.

Da quando il suo ricordo non la faceva più sentire orribilmente inadeguata?

Sfiorò la superficie di legno chiaro con le dita e poi la aprì.

Era ancora lì, esattamente dove l'aveva lasciato. Ogni volta che apriva quell'armadio lo faceva con l'assurda convinzione di non ritrovarlo. Come se potesse andarsene per seguire il suo padrone. Chissà se si sentiva solo senza di lui. Chissà se si sentiva vuoto, come lei. Lo osservò con attenzione, per qualche istante, come se si attendesse un qualche genere di risposta. Lo spolverino di pelle nera pendeva mollemente dalla gruccia, informe e silenzioso. Non era affatto come lo ricordava. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a vederlo avvolgere quel corpo come una seconda pelle, sinuoso ed elegante. E riusciva a sentire come disegnava quei muscoli, morbido e sensuale sotto le sue dita. E poteva aspirare quel profumo intenso, così unico e inebriante. Appeso in quell'armadio, invece, lo spolverino sembrava morto. Certo anche il suo proprietario lo era. Ma non era il caso di sottilizzare. E poi sembrava morto nel senso di privo di spirito e di vitalità. E certo al suo proprietario quelle due cose non erano mai mancate.

Sei tu che mi fai sentire vivo.

Buffy serrò le labbra mentre le parole di lui si insinuavano tra le pieghe dei suoi ricordi. Accarezzò con lo sguardo la pelle consunta dello spolverino fino a posare gli occhi su una piccola scatola di latta sul fondo dell'armadio.

Rimase lì a fissarla, indecisa. Aveva giurato a se stessa che avrebbe aperto di nuovo quella scatola solo se lui fosse tornato. Non aveva alcun senso rimuginare sul suo contenuto o sul suo significato se lui non aveva intenzione di tornare. Con un sospiro richiuse l'anta dell'armadio. Con ogni probabilità quella scatola sarebbe rimasta chiusa per sempre. Magari col tempo se ne sarebbe dimenticata o avrebbe semplicemente trovato il coraggio di buttarla.

Scese le scale in fretta controllando il suo orologio da polso.

Le otto e quaranta. Ancora dieci ore e venti minuti.

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Willow aprì gli occhi lentamente, fissandoli sul soffitto di legno scuro. Aveva dormito a oltranza e sentiva tutte le ossa intorpidite. Girò la testa da un lato cercando di leggere l'ora sulla sveglia da tavolo. Aveva ancora gli occhi appannati dal sonno, ma riuscì comunque a distinguere la posizione delle lancette. Le dodici e un quarto. Rimase immobile in quella posizione per qualche istante, poi lasciò vagare lo sguardo nella stanza. I mobili di legno antico, il camino di pietra, i tappeti persiani, i libri sparsi sul tavolo. E un mezzo demone con i capelli platinati e un paio di Levis neri mezzi slacciati seduto in una poltrona di velluto verde.

-Stoni-

Spike rispose senza alzare gli occhi dal libro che stava leggendo.

-Non sto cantando, Rossa-

Willow sospirò pensierosa intrecciando le mani sopra le lenzuola disordinate dal suo sonno inquieto.

-Hai mai fatto quel gioco? Sai quello dove ti danno un'immagine dettagliatissima e tu devi individuare i particolari stonati, gli oggetti che non dovrebbero stare in quell'immagine?-

Spike alzò lo sguardo su di lei, annoiato.

-Qual'è il punto? O questo è uno di quei momenti in cui ti lasci possedere dal demone del Talk Show?-

Willow si mise a sedere raccogliendo le gambe al petto.

-Il punto è che stoni. In questa casa voglio dire-

Spike scosse la testa tornando a concentrarsi sul libro.

-Visto e considerato che questa è la casa di un Osservatore di mezza età, maniaco dell'ordine e con un gusto vagamente retrò, lo prenderò come un complimento-

Willow scrollò le spalle.

-Non voleva essere un complimento...o un insulto se è per questo. Era solo una constatazione-

Spike assentì distrattamente mentre il silenzio tornava a calare nella stanza.

-Credo che dovremmo andarcene-

Spike lanciò il libro sul tavolo accanto alla poltrona e si concentrò sulla ragazza di fronte a lui.

-Credevo fossimo d'accordo sul fatto che scappare non è una soluzione. E poi ci abbiamo già provato una volta...e direi che le cose, se possibile, sono peggiorate-

Willow scosse la testa con decisione.

-Non intendevo andarcene da Sunnydale, ma da questa casa-

Spike incrociò le braccia puntando gli occhi azzurri in quelli della ragazza.

-E da quando hai deciso di lasciare il nido paterno?-

-Da quando il signor Giles ci ha sbattuto fuori di casa, l'altra sera-

-Voleva solo restare solo col nanerottolo. Niente di personale-

Willow tornò a fissare il soffitto.

-So che non l'ha fatto con l'intenzione di ferirci o cose simili, ma...il punto è che ha potuto farlo. Questa è la sua casa, il suo mondo...e lui ha tutto il diritto di ospitarci chi vuole così come di cacciare i suoi ospiti quando lo infastidiscono-

Spike reclinò la testa di lato cercando di cogliere il senso del discorso della ragazza. Willow si alzò, dirigendosi verso la finestra aperta.

-Sai, in tutta la mia vita non ho mai avuto un posto che fosse veramente mio. Un posto dove non fossi costretta a recitare una parte. A casa dei miei dovevo comportarmi come una brava ebrea rispettosa delle tradizioni. Al Campus ero solo una studentessa come le altre. E a casa di Buffy...non che non abbia apprezzato la sua ospitalità, ma...tutti si aspettavano che io rimanessi sempre la piccola e innocente Willow e quando le cose sono cominciate a cambiare...bè...sappiamo tutti e due come è finita quella convivenza...ma se avessi un posto tutto mio...una casa dove poter essere davvero me stessa...-

Spike frugò nelle tasche dei jeans alla disperata ricerca di una sigaretta.

-Sì ho colto l'idea, ma ancora non capisco perché vuoi coinvolgermi in questa cosa. Non credi che sarebbe più facile essere te stessa andando ad abitare da sola?-

Willow si voltò a guardarlo, con un'espressione risoluta sul viso.

-Ma io *sono* me stessa quando sono con te. Non ho bisogno di recitare una parte e non riuscirei a farlo neanche se lo volessi. Tu riesci a leggere dentro di me, come se fossi un libro aperto...e poi...mi piace la tua compagnia-

Spike aspirò una lunga boccata di fumo.

-Senza contare che se venissi a vivere con te il tuo affitto si dimezzerebbe-

Willow soffocò una risata.

-Bè cosa vuoi che ti dica, la matematica è sempre stata il mio forte. E poi sono una ragazza pratica-

Spike si voltò a guardare il sole freddo di Novembre accarezzare gli alberi spogli del parco. Willow si morse il labbro inferiore nervosamente.

-E poi potresti tenere lo stereo a tutto volume...e ascoltare la musica che vuoi...e guardare la tv...anche di notte...e ci sarebbe un videoregistratore...e potresti arredare la tua stanza nel modo che preferisci, perché naturalmente avremmo due stanze singole...-

-D'accordo-

-E potrai riempire il frigo di schifezze senza dover subire ogni volta gli sguardi annoiati di Giles, perché ehi! Hai davanti a te la regina del junk food...-

-Ho detto d'accordo-

-E potrai invitare i tuoi amici...Clem per esempio e...come?-

-Verrò a vivere con te-

Willow lo guardò con un'aria stranita.

-Davvero?-

Spike le rispose con un mezzo sorriso.

-Davvero-

Con un urlo abbastanza acuto da rompere i vetri delle finestre Willow gli saltò in groppa arruffandogli i capelli.

-Giuro che non te ne pentirai! E non dovrai fare assolutamente niente! Penserò a tutto io! Cercherò la casa, tratterò con l'agenzia immobiliare...non dovrai fare altro che venire a dare un'occhiata e decidere se la sistemazione ti piace!-

Continuando a blaterare di affitti bloccati, villette a schiera e appartamenti ammobiliati, Willow si infilò la giacca e raccolse la sua borsa. Spike scosse la testa passandosi una mano tra i capelli cercando di porre rimedio allo scempio causato dalle irruenti manifestazioni di affetto della strega.

-Basta che trovi qualcosa a un prezzo ragionevole...e lontano dal quartiere universitario, tutti quegli idioti in giro a qualunque ora del giorno e della notte...e deve essere vicino a un supermercato, non ho nessuna intenzione di trascinarmi dietro le borse della spesa per chilometri...e voglio un giardino...e se solo provi a portarmi in uno di quegli orribili palazzi di cemento che sembrano galere a basso costo il progetto va a monte!-

-Sì, sì ho capito! Appartamento in quartiere tranquillo con giardino e senza vicini rumorosi. Dio, a volte parli proprio come un vecchietto di centotrenta anni!-

Spike fece per rispondere, ma Willow si chiuse la porta alle spalle senza dargliene il tempo. Con un sospiro si lasciò ricadere sulla poltrona portandosi di nuovo la sigaretta alle labbra.

E così l'innocente streghetta aveva trovato un'ottima scusa per non partecipare alla piccola riunione di bentornato organizzata dall'Osservatore. E per di più aveva implicitamente affidato a lui il compito di spiegare la cosa a Rupert. L'aveva sempre detto che quella ragazza era un genio del male.

+ + +

La luce calda del pomeriggio filtrava sottile dalle finestre semiaperte. L'uomo vestito di nero osservò in silenzio il rituale di preparazione del tè che si svolgeva rapido e preciso sotto i suoi occhi. Le mani agili del vecchio disposero la polvere scura e profumata nelle tazze piccole e tonde, quindi versarono lentamente l'acqua fumante dalla teiera di ghisa. Quando la prima tazza fu piena fino all'orlo il vecchio agitò con movimenti decisi una piccola spatola al suo interno fino a che la polvere non trasformò l'acqua trasparente in un liquido di un verde intenso e compatto. Con un gesto aggraziato depositò la tazza di fronte al suo ospite, prima di tornare a ripetere gli stessi movimenti con quella destinata a se stesso. Quando tutto fu pronto, l'uomo vestito di nero parlò.

-Credi alla sua storia?-

-Non aveva alcun motivo di mentirmi-

Il vecchio raccolse tra le mani la tazza di tè lasciando che il liquido bollente gli trasmettesse il suo calore.

-Naturalmente sarà necessario fare indagini più approfondite, ma l'intuito di mio nipote è praticamente infallibile e si è già rivelato utile in più di un'occasione-

-Questo non posso negarlo, ma credo sia più opportuno che il compito di accertare la reale identità di quella creatura sia affidato a me. Gli anziani potrebbero pensare che il tuo giudizio è influenzato dal tuo legame con il ragazzo-

Il vecchio assentì silenziosamente prima di tornare a sorseggiare la bevanda verde e profumata.

-Come hai intenzione di procedere?-

-Per il momento mi limiterò a osservare le sue mosse. Se è chi dice di essere, la sua reale natura sarà ansiosa di mostrarsi ai miei occhi-

-E se la sua essenza tardasse a manifestarsi o peggio ancora fosse in qualche modo bloccata?-

L'uomo dall'abito scuro posò la sua tazza sul basso tavolino di legno e si alzò con estenuante lentezza.

-In quel caso sarò costretto a sottoporlo alla prova-

Il vecchio rimase immobile, la tazza di ceramica stretta tra le dita.

-Ti rendi conto che se non fosse colui che ci attendiamo la prova si risolverebbe con ogni probabilità nella sua morte?-

L'uomo in nero si diresse verso la porta, fermandosi un istante prima di richiuderla dietro le sue spalle.

-Se è un uomo come tanti avremo solo anticipato una morte comunque inevitabile. Ma se è l'Eletto avremo dato al mondo una nuova speranza di salvezza. Concorderai con me che la sopravvivenza del mondo vale bene il sacrificio di una misera vita umana-

Il vecchio socchiuse gli occhi intrecciando le mani in grembo.

-Mi chiedo soltanto quante altre vite dopo questa dovranno essere sacrificate-

La porta si chiuse con un tonfo sordo che lasciò dietro di sé solo un profondo e doloroso silenzio.

+ + +

Il campanello suonò con un trillo rapido e deciso. Controllò rapidamente l'ora sulla pendola di legno appesa alla parete del salotto. Le sei e venti. Troppo presto perché potesse essere Xander.

-Aspetti qualcuno?-

Il grido di Buffy si perse oltre le scale senza ottenenere alcuna risposta. Bene, Dawn continuava con la sua cura del silenzio. La giornata era stata un inferno e a quanto pareva la sera non si prospettava migliore. Le aveva già chiesto scusa un migliaio di volte, cos'altro doveva fare? Inginocchiarsi di fronte a lei e cospargersi il capo di cenere? D'accordo aveva sbagliato, magari era stata un po' troppo precipitosa nei suoi giudizi...

"Sai Cacciatrice, se contassi fino a dieci prima di parlare ti risparmieresti un sacco di grane...mhh no ripensandoci ti consiglio di contare almeno fino a cento, sai giusto per sicurezza"

Possibile che non riuscisse a farlo tacere neanche adesso che se ne era andato? Possibile che tutte le frasi a cui non aveva mai dato la minima importanza le rimbombassero nel cervello nei momenti meno opportuni?

Con passi decisi si diresse verso la porta d'ingresso spalancandola con decisione, solo per ritrovarsi davanti l'ultima persona che si aspettava di vedere.

-Signor Giles?-

Buffy rimase ferma sulla soglia, attonita.

-Buffy-

Lui la guardava intensamente. C'era qualcosa di più scontato di un Osservatore fermo ad osservarla? Scacciando i pensieri senza senso che le affollavano la mente, Buffy si fece da parte lasciandogli lo spazio per varcare la soglia.

Dawn stava scendendo le scale dell'ingresso, probabilmente incuriosita dal suono del campanello. A lei non ci vollero che pochi secondi per superare la sopresa e lanciarsi tra le braccia dell'uomo, ridendo. Buffy rimase ferma a guardare le loro reciproche manifestazioni di affetto. Com'era possibile che a Dawn riuscisse così facile comportarsi come una normale adolescente? Aveva vissuto in quelle sembianze umane per meno di due anni eppure sembrava perfettamente a suo agio in quella pelle. Perché a lei non riusciva così facile sentirsi bene nel corpo che era stato suo fin dalla nascita? Driiin. Sveglia! Forse perché era il corpo di una morta? Chiunque si sarebbe sentito a disagio se avesse abitato il corpo di un morto. Chiunque...tranne lui. Lui che le aveva mostrato che un corpo poteva essere venerato e risvegliato a nuova vita. Lui che il suo corpo lo aveva sempre esibito, come un trofeo. Lui che l'aveva fatta sentire umana di nuovo, in mille modi diversi. Lui che se ne era andato, lasciandola sola. A quel pensiero le mancò il respiro. Come sempre. E come sempre, in perfetto stile Buffy Summers, ricacciò le sue emozioni in quel luogo buio e solitario che era il suo cuore e indossò un sorriso sereno mentre si avvicinava a sua sorella e al suo Osservatore per partecipare ai festeggiamenti.

Dawn stava trascinando Giles in cucina blaterando qualcosa a proposito di Pancakes allo sciroppo d'acero che sarebbero stati pronti in pochi minuti e lo avrebbero risollevato dopo il lungo viaggio.

Buffy si ritrovò a pensare che forse Giles avrebbe preferito un tè. Facendo mentalmente un rapido inventario della dispensa realizzò che non ne aveva più comprato da quando il suo Osservatore se n'era andato. Era troppo doloroso vedere la scatola di metallo sempre piena. Del resto lui era l'unico del gruppo che lo beveva. Spike aveva sempre preferito la cioccolata calda. Ma non era Spike l'argomento del giorno, vero? La notizia del momento era l'inaspettato ritorno di Rupert Giles, il suo Osservatore. Forse sarebbe potuta andare a comprare il tè al supermercato della statale, le pareva di ricordare che fosse aperto tutta la notte.

Scrutò il volto di Giles illuminato dalla lampada alogena della cucina. Sembrava invecchiato. Chissà se anche lei appariva invecchiata. Di certo Spike non era invecchiato di un giorno da quando l'aveva lasciata. Ma non si stava parlando di lui, vero? Ok, era ufficialmente ossessionata. Probabilmente sull'orlo della psicosi. Ma era solo colpa sua che si era insinuato lentamente nella sua vita, lasciando in ogni stanza di quella casa la sua impronta. Ogni oggetto le ricordava una sua parola, un suo atteggiamento, una sua risata. Il bancone della cucina su cui si sedeva per chiacchierare con Dawn e Joyce. Le tazze in cui sorseggiava sangue o cioccolata, come se per lui non facesse differenza. La poltrona su cui l'aveva fatta sedere la notte in cui era riemersa dalla bara, promettendole che tutto sarebbe andato bene, che si sarebbe preso cura di lei. E lo aveva fatto, più di una volta. Il divano del salotto, su cui lo aveva più volte sopreso addormentato, la testa di Dawn appoggiata placidamente sulla sua spalla mentre la televisione rimandava i dialoghi di una telenovela in cui tutti andavano a letto con tutti e avevano figli che crescevano a vista d'occhio nel giro di pochi mesi. Aveva sempre avuto un gusto terribile in fatto di programmi televisivi. Come sua madre. Come c'era riuscito? Com'era riuscito a insinuarsi nella sua vita quotidiana e nei suoi ricordi, senza che lei se ne accorgesse?

Dawn continuava a parlare incessantemente in sottofondo. Giles assentiva di tanto in tanto, un sorriso tirato sulle labbra. Era evidente che la sua non era una visita di cortesia e Buffy provò un'improvvisa tristezza al pensiero che ci fosse sempre bisogno di una ragione più che valida per tornare da lei. Probabilmente Giles non aveva alcuna voglia di rivederla, era semplicemente stato costretto a tornare per forze di causa maggiore. Trattenne un singhiozzo e con un sorriso altrettanto forzato rimase ad ascoltarlo mentre raccontava a Dawn dell'orribile servizio della compagnia aerea.

+ + +

L'orologio sulla parete della cucina continuava a ticchettare rumorosamente nel silenzio teso dell'aria circostante. Buffy osservò la lancetta dei secondi descrivere con scatti precisi il suo percorso circolare. Quella delle ore segnava le otto.

-Perché è tornato signor Giles?-

Erano rimasti soli, come tante volte in passato. E per una volta Buffy era stata felice che Dawn si fosse chiusa in camera sua con lo stereo a tutto volume per lasciarli "liberi di parlare di demoni e altre schifezze vietate ai minori" come aveva detto prima prima di salire le scale.

L'uomo lasciò che la domanda aleggiasse nell'aria per qualche secondo prima di rispondere.

-Naturalmente ero preoccupato per voi, volevo sincerarmi che qui tutto procedesse nel migliore dei modi-

Buffy accolse quell'affermazione con un sorrisetto sarcastico.

-Mai sentito parlare del telefono? E' uno strumento davvero utile, sa, mette in contatto le persone che vivono...distanti-

Giles si tolse gli occhiali e iniziò a massaggiarsi le tempie. Era più stanco di quanto credesse e le cose non si stavano profilando esattamente agevoli.

-Non c'è bisogno di fare dell'ironia gratuita, Buffy-

-E non c'è bisogno che lei mi addolcisca la pillola. Non sono più una bambina e ho una certa dimestichezza nell'incassare le cattive notizie, quindi coraggio signor Giles, quale nuova apocalisse si intravede all'orizzonte?-

Giles guardò la sua Cacciatrice...o quello che ne era rimasto. Quando era diventata così fredda? Qual'era stato il momento in cui l'esuberante ragazzina piena di vita che lo aveva strappato a forza dal suo mondo di libri e regole si era trasformata in questa donna rigida e spenta? E poi all'improvviso una rivelazione gli attraversò la mente, qualcosa che non aveva voluto vedere...che si era sforzato di non capire in tutto quel tempo. Buffy, la sua Buffy, era morta. Forse era stato davvero un errore imperdonabile riportarla indietro. Eppure non voleva ancora crederlo. Qualcosa di lei doveva essere rimasto, qualche scintilla della persona che era stata doveva essere sopravvissuta in quell'involucro gelato.

-Davvero non riesci a credere che possa essere tornato solo perché avevo voglia di rivederti?-

-No. Non ci riesco-

Non aveva esitato un solo istante e Giles non poté fare a meno di sorridere amaramente. Il fatto era che Buffy aveva anche ragione. Non era tornato solo perché aveva voglia di rivederla. Non era tornato solo perché da quando era partito le era mancata ogni singolo istante. Era tornato perché aveva bisogno di lei e perché presto, ne era certo, lei avrebbe avuto bisogno di lui. E degli altri.

-In effetti circolano voci sempre più insistenti riguardo una serie di incidenti accaduti qui a Sunnydale e nei dintorni. Strani...omicidi. La polizia locale ha parlato dell'opera di un serial killer, ma se davvero fosse così questo...essere dovrebbe avere il dono dell'ubiquità...o quanto meno avere dei complici estremamente efficienti-

Buffy si alzò con noncuranza cominciando a lavare i piatti della cena.

-I nostri informatori ci hanno segnalato un'intenso rigurgito di attività demoniaca in quest'area...non ci sarebbe da stupirsi considerando che siamo sopra la Bocca dell'Inferno, ma il Consiglio è oltremodo preoccupato e ci ha mandato qui per fare un controllo. Tu hai notato niente di strano ultimamente?-

Giles puntò gli occhi sulla ragazza che continuava a sfregare energicamente la superficie incrostata di una pentola. La vide scrollare le spalle.

-Le mie ronde sono state particolarmente tranquille nell'ultimo periodo. A parte naturalmente la scia di cadaveri che mi ritrovo a scavalcare ogni notte, ma quanto a nuovi demoni o vampiri nada-

Giles assentì silenziosamente prima di continuare.

-Vedi Buffy, è proprio questo il punto. Attività demoniache, ma nessun demone a compierle. Noi crediamo...questa serie di morti potrebbero essere il preludio di qualcosa di molto grave, una serie di eventi che porterebbero a sconvolgere gli equilibri del mondo che conosciamo-

-Sai che novità-

A quelle parole l'Osservatore si alzò di scatto, rovesciando la sedia dietro di sé.

-Ti rendi conto che sto parlando della fine del genere umano?-

-Già visto, già fatto. Qual'è questa, la terza Apocalisse che mi chiedete di sventare? La quarta? Mi aiuti lei signor Giles non sono mai stata brava in matematica-

Era fredda. Fredda come il ghiaccio. Non c'era rabbia o paura nelle sue parole. Il suo sguardo sembrava privo di qualunque emozione. Giles ricacciò in gola un gemito di sconforto.

-Non ti si chiede di sventare l'Apocalisse, Buffy. Solo di tenerci informati sugli sviluppi della situazione-

-Cos'è, Faith è morta e avete trovato una nuova cavia con cui giocare agli dei? Finalmente avete deciso che è ora di farmi riposare in pace?-

Buffy sentì la violenza di quelle parole ancora prima di pronunciarle. Eppure non riuscì a fermarle. No. La verità era che non aveva voluto fermarle. Perché era stanca di essere forte al posto degli altri. Stanca di un ruolo che aveva interpretato troppe volte. Stanca di se stessa. E ancora una volta sentì la dolorosa mancanza di due braccia forti, capaci di accoglierla e placarla. Ancora una volta provò il disperato desiderio di perdersi in due occhi azzurri e profondi, dimenticando tutto il resto.

Giles la guardò tornare a occuparsi della cucina, come se i piatti da lavare fossero tornati la sua unica priorità.

-Per quanto ne so, Faith è ancora in prigione e dubito fortemente che il Consiglio abbia in mente di sollecitare la sua liberazione. La tua vita non sarà mai quella di una ragazza normale, Buffy. Che tu lo voglia o no, rimani una Cacciatrice. *La* Cacciatrice, per quanto mi riguarda-

Vide le sue spalle irrigidirsi a quelle parole, ma continuò comunque.

-Non posso prometterti che non sarai coinvolta in questa battaglia. Ma posso dirti che non sarai tu a doverla combattere sul campo. Non questa volta-

Buffy abbandonò i piatti nel lavello e si girò verso l'Osservatore.

-E così torniamo alla mia domanda. Se Faith è ancora viva e io sono ancora una Cacciatrice. *La* Cacciatrice. Chi altro volete mettere a capo del vostro esercito?-

Giles scrutò gli occhi verdi della ragazza e per un attimo gli sembrò di intravedere una scintilla del suo antico orgoglio brillare sul fondo.

-Temo che questa sia un'informazione che non posso darti-

Le labbra di Buffy si strinsero in una piega amara.

-E io temo che questa sia una risposta che non le farà guadagnare il mio aiuto-

Con decisione tornò a lavare gli ultimi piatti rimasti.

-La vedo stanco signor Giles. Forse è meglio che torni a casa. Immagino che vorrà riposarsi dopo il lungo viaggio-

Il tono di voce era calmo e pacato, ma Giles ne percepì chiaramente la durezza di fondo.

-C'è ancora una cosa Buffy-

La ragazza cominciò ad asciugare i piatti con troppo vigore. Di questo passo avrebbe finito per consumarli.

-Si tratta di Spike-

Giles cercò una qualunque reazione, ma non colse alcun cambiamento evidente nella postura della ragazza e quando gli rispose la sua voce risuonò asettica.

-Spike se ne è andato. Credevo di averglielo già detto-

Giles soppesò le parole nella sua mente, ma dubitava ci fosse un modo indolore per darle la notizia.

-Se ne è andato, sì. Ma è anche tornato-

Buffy scosse la testa, quasi infastidita.

-Ha parlato con Xander, vero? Non so cosa le abbia raccontato, ma le assicuro che se Spike fosse coinvolto negli ultimi omicidi, o si trovasse a Sunnydale, io lo saprei-

Giles serrò i pugni quasi inconsapevolmente prima di replicare.

-Temo di dover dissentire con te, Buffy. Spike *è* a Sunnydale-

Buffy rise. Una risata priva di allegria e sincerità. La risata di qualcuno che non aveva alcun motivo di ridere.

-Può provarlo? Solo perché la città si sta riempiendo di cadaveri non significa che...-

Giles la interruppe con un gesto della mano. A quanto pareva conservava ancora un minimo di autorità agli occhi della ragazza, perché lei si zittì immediatamente.

-Non ho bisogno di provare niente. Ho riportato io Spike a Sunnydale-

Un tonfo sordo lacerò l'aria. Buffy rimase a guardare per qualche secondo i frammenti del piatto di porcellana sparsi sul pavimento, ai suoi piedi.

Giles si sentì improvvisamente mancare il fiato. La Cacciatrice che non era indietreggiata neppure di fronte a un dio infernale, gli appariva ora poco più che una ragazzina spaurita.

Buffy uscì con furia dalla cucina, sbattendo la porta dell'ingresso. Doveva pensare. Doveva respirare. Tutte quelle notizie. Tutte in una volta. Si sentiva affogare. E poi Spike che tornava come se niente fosse. E con Giles per di più. Nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate aveva mai visto qualcosa di simile. Le ci volle qualche secondo prima che i suoi occhi si abituassero all'oscurità in cui era avvolto il porticato bianco. E fu allora che lo vide.

Le dava le spalle, le mani appoggiate alla ringhiera di legno. Indossava una giacca scura. Niente a che fare con il suo spolverino di pelle nera. Quasi non sembrava neanche lui senza. Ecco quella era una cosa che ora avrebbe potuto fare. Ridargli lo spolverino. "Ciao Spike! Sai la notte che hai cercato di violentarmi? Hai dimenticato qui il tuo spolverino. E' nel mio armadio se vuoi riprenderlo". Decisamente sopra le righe. E cosa avrebbe dovuto dire allora? "Sono contenta che tu sia tornato"..."Credevo che non saresti mai tornato"..."Sapevo che saresti tornato"..."Non saresti dovuto tornare"..."Speravo tornassi prima"...qual'era la frase giusta? Quali parole avrebbe dovuto usare? Il silenzio gridava intorno a lei, fino quasi a stordirla, ma per quanti sforzi facesse, non riusciva a pronunciare una sola sillaba. A questo punto perfino "Ciao Spike!" sarebbe stato un trionfo. Sentì una fitta allo stomaco, perché improvvisamente non era più tanto sicura di essere pronta a incontrarlo. Non era neanche sicura che lo sarebbe mai stata. Nonostante tutti i suoi sogni, nonostante avesse immaginato quella scena miliardi di volte, ora si trovava indifesa e impreparata a viverla.

Spike l'aveva sentita correre. Aprire la porta della cucina e poi richiuderla con un colpo secco. Uscire sul portico. Fermarsi. Trattenere il respiro per un istante. Vederlo. Ed era quello che voleva, no? Che lei lo vedesse. Che vedesse come era cambiato e quanto. Ma lei era rimasta ferma e lui non era riuscito a muoversi. Continuava a sentire il suo sguardo bruciargli la schiena. Percepiva l'esitazione e la confusione nel suo respiro irregolare. E avrebbe voluto avere il coraggio di fare la prima mossa. Avrebbe voluto trovare la forza di parlarle. Ma cosa avrebbe potuto dirle? "Scusami" poteva andare bene? Oppure avrebbe dovuto dire "perdonami"? O magari "uccidimi" era la parola giusta. O forse non c'erano parole da usare. Forse non era rimasto più niente da dire. Fissò il cielo notturno con le sue stelle rade e le sue nuvole scure, perché non riusciva a guardare lei. Dio, sarebbe mai più riuscito a guardarla senza rivederla mentre lottava, sotto di lui...contro di lui...su quel pavimento bianco? Continuò a tacere, mordendosi il labbro inferiore tra i denti, cercando tra le molte conversazioni che gli affollavano la mente quella che avrebbe pronunciato.

-Spike-

Non una domanda. Una constatazione. E Spike sorrise della certezza che risuonava nella voce di lei. Una certezza che lui non aveva più. Esisteva ancora Spike? Era mai esistito? E all'improvviso la realtà lo colpì con tutta la sua forza violenta. Spike era tutto quello che lei conosceva. Non sarebbe mai stato altro ai suoi occhi. Nient'altro che Spike. Il vampiro ossessionato dalle Cacciatrici. Il demone che aveva cercato di...Dio, come aveva potuto anche solo pensare di tornare per dirle che era cambiato...per lei...nonostante lei...come aveva potuto credere che lei lo avrebbe mai guardato con occhi diversi? Deglutì faticosamente, come se avesse qualcosa bloccato in gola. E poi si girò a guardarla.

Buffy vide il suo volto cambiare sotto il flusso di centinaia di emozioni. All'improvviso le sembrò di non riuscire a vedere altro che i suoi occhi blu, fissi su di lei.

Poteva sentire distintamente il rumore delle scarpe di Giles che percorrevano nervosamente il pavimento della cucina. Da qualche parte nella notte le ruote di una macchina inchiodarono, con uno stridìo di freni, per poi ripartire rabbiose. Qualcuno buttò la spazzatura nel cassonetto di fronte a casa. Lo spazio intorno a lei gridava nelle sue orecchie con i rumori e i suoni delle creature che lo abitavano, ma riusciva comunque a sentire il proprio respiro irregolare e quello di lui che vibravano insieme nell'aria della notte. Non aveva mai perso quell'abitudine così umana. Neppure durante il sonno, nella più totale incoscienza, lo aveva mai sentito smettere di respirare. Solo quell'unica volta, quando Glory aveva ridotto il suo corpo a una massa di ferite e dolore...solo allora aveva smesso di respirare per un attimo. E per un attimo lei aveva pensato che fosse morto. E si era sentita una stupida per averlo anche solo pensato. Si era data della stupida per essersi preoccupata per lui. Anche solo per un istante.

-Buffy-

Non una domanda. Una constatazione. Lei annuì, come se la sua identità fosse stata messa in dubbio, in qualche modo. Come se volesse rassicurarlo che sì, era proprio lei, Buffy, ed era davvero lì, davanti a lui. E lui era davvero lì davanti a lei. Buffy e Spike. Ancora una volta. Con sentimento. Solo non riusciva ancora bene a capire di quale sentimento si stesse parlando. Alle sue spalle, oltre quel portico bianco, poteva sentire le voci dei vicini che chiacchieravano e le risate di un gruppo di ragazzini lungo la strada. La vita degli altri andava avanti, come sempre. La sua sembrava essersi fermata, in quel preciso momento. All'improvviso la dolorosa consapevolezza di non poter dire nulla di significativo o adeguato le attanagliò di nuovo lo stomaco.

-Perché sei tornato?-

La sua voce risuonò dura e tagliente nell'aria. Più di quanto avrebbe voluto. E quando vide il volto di lui chiudersi in un'espressione altrettanto fredda capì di aver scelto, fra tutte, la frase più sbagliata.

-La Bocca dell'Inferno si sta risvegliando. Credevo che Rupert te lo avesse detto-

Buffy scrollò le spalle con noncuranza.

-Me lo ha detto infatti...ma questo ancora non spiega perché sei qui...con lui-

Spike si passò nervosamente una mano tra i capelli prima di tornare a guardarla. Lei ricambiò il suo sguardo con un'espressione indecifrabile sul volto. Sarebbe cambiata quell'espressione se avesse saputo la verità? E soprattutto...era davvero sicuro di volere che le cose cambiassero? No. Non c'era bisogno che lei sapesse. Non c'era bisogno di coinvolgerla nel suo squallido destino. Travers aveva già rinunciato a lei, gli aveva detto chiaramente che non contava di usarla se non come un'arma per ricattarlo. Doveva starle il più lontano possibile. Era l'unico modo che aveva per proteggerla. Meno erano legati l'uno all'altra, più lei sarebbe stata al sicuro. E con lei Dawn. E con Dawn gli altri.

-Sto aspettando-

Il suo tono era impaziente e autoritario. Era chiaro che non avrebbe accettato un silenzio come risposta. Spike sorrise quasi divertito. Almeno lei non era cambiata di una virgola. Quello che Buffy vuole Buffy deve avere. E a volte anche quello che non vuole. Nessuno lo sapeva meglio di lui.

-Ho incontrato Rupert lungo la strada, mi ha detto che avete qualche problema demoniaco, sono qui per aiutarvi a risolverlo. Niente di più-

-Capisco-

Sembrava delusa. Perché diavolo sembrava delusa?

-Non c'erano demoni da uccidere dove sei stato?-

No, non era delusione era rabbia. Tornare era stato un errore. Dannazione lo aveva detto a quell'idiota di Osservatore che sarebbe stato un errore tornare. Poteva farle da solo le sue stupide ricerche sul campo, non c'era bisogno che lo accompagnasse...non c'era bisogno di imporre a Buffy la sua presenza...eppure fino all'ultimo aveva sperato...cosa non lo sapeva neanche lui.

-Senti Buffy, non c'è bisogno che lavoriamo insieme, non sarai neanche costretta a vedermi se non vuoi, ma quello che sta arrivando...credimi quando ti dico che avrai bisogno di tutto l'aiuto possibile per affrontarlo-

-Ho già tutto l'aiuto che mi serve-

Buffy si morse un labbro, quasi desiderando di poter ricominciare daccapo quella conversazione. D'accordo le cose non stavano andando come aveva immaginato. Diamine non si avvicinavano neanche lontanamente a quello che aveva sognato. Stupidi sogni. Era tutto diverso. Di certo nelle sue assurde fantasticherie su questo incontro lui non le aveva mai parlato di "lavoro" come se niente fosse successo. Nella sua mente avevano urlato, avevano combattuto, avevano pianto...una volta si erano perfino abbracciati ridendo, semplicemente felici di essersi ritrovati. Di certo non erano rimasti a due metri di distanza, conversando come due persone che non avevano più niente da dirsi. E poi non lo ricordava così freddo e controllato. Ricordava una passione vibrante e inestinguibile, negli occhi che la guardavano con desiderio attraverso una stanza, nelle mani che le accarezzavano il corpo facendolo vibrare, nel tono con cui le parlava, così diverso da quello che usava con gli altri. Di certo queste cose non le aveva semplicemente immaginate. Come poteva rimanere così calmo quando lei scoppiava di rabbia e frustrazione?

Lui non rispondeva, sembrava perso in qualche intensa riflessione, chiuso in un mondo a cui lei non poteva accedere. Non era mai stato così tranquillo e pacato, vero? Di certo non era mai stato così silenzioso. Era abituata a sentirlo parlare continuamente, rispondere a ogni battuta, raccogliere ogni provocazione, riempire di riferimenti sessuali qualunque cosa dicesse, sussurrarle all'orecchio verità dolorose che non era mai stata pronta ad accettare o gestire. Ma era pronta adesso e voleva...

-Dì a Rupert che lo aspetto in macchina-

E così dicendo attraversò il portico, superandola senza guardarla, scendendo rapidamente i gradini che l'avrebbero allontanato di nuovo da lei. E questa volta per il meglio.

Buffy serrò i pugni con rabbia e le parole raggiunsero le sue labbra prima che potesse fermarle, prima che la sua mente potesse anche solo coglierne significato.

-Pensi davvero di poter tornare qui come se niente fosse? Pensi che solo perché sei stato via qualche mese tutto sia dimenticato e perdonato?-

Lo vide fermarsi di colpo, sull'ultimo gradino, a un passo dal prato. Stringere la ringhiera bianca delle scale e trattenere un respiro di cui evidentemente non aveva bisogno. Il suo corpo le appariva completamente rigido, come pietrificato, sotto la luce della luna. Poi senza apparente ragione, vide i suoi muscoli rilassarsi sotto i vestiti e il suo respiro tornare regolare. Non si voltò verso di lei, ma parlò. Con una voce che le parve di non aver mai sentito prima.

-Rivivo quella notte continuamente-

Buffy sentì un brivido freddo percorrerle la schiena. Strinse istintivamente le braccia intorno al corpo, ma non si mosse.

-Risento le tue parole...e le mie. Mi vedo mentre mi avvicino a te. Sempre di più. Fino a che non c'è che un respiro tra noi. E allora cerco di fermarmi, un attimo prima di...-

La voce di Spike si perse in un sussurro strozzato.

Buffy osservò le sue mani stringere la ringhiera convulsamente, quasi con disperazione. Come se quello fosse l'unico appiglio rimasto che gli impediva di precipitare in un abisso senza fondo.

-E ci riesci?-

Sembrò non averla sentita, ma le rispose invece, proprio quando credeva che non l'avrebbe più fatto.

-A fare cosa?-

Buffy lasciò ricadere le braccia lungo il corpo.

-A fermarti...nella tua mente, riesci a fermarti?-

Lui non esitò un istante.

-Ogni singola volta-

E quelle furono le ultime parole che le disse quella notte. La notte del suo ritorno.

+ + +

-Tutto considerato direi che possiamo ritenerci soddisfatti-

Spike non si preoccupò di nascondere un sorriso sarcastico.

-Vuoi dire per il fatto che non ha cercato di impalettarmi non appena mi ha visto? O forse la tua profonda soddisfazione dipende dal fatto che si è rifiutata di farsi coinvolgere nei tuoi piani?-

Giles lo ignorò continuando a concentrarsi sulla guida. Il silenzio li avvolse con la sua coltre soffocante, per qualche minuto.

-Forse se le avessi parlato della tua nuova...condizione, Buffy sarebbe stata più propensa a prendere in considerazione l'idea di collaborare con il Consiglio-

Spike scrollò le spalle con noncuranza.

-Credevo fossimo d'accordo sul fatto che meno persone vengono a conoscenza della mia nuova *condizione*, meglio è per tutti-

Giles sospirò cercando di controllare il proprio tono di voce.

-Per quanto nella maggior parte dei casi sia propenso a ritenere determinante un certo grado di riservatezza, in questo particolare frangente ritengo che una maggiore condivisione di informazioni potrebbe rivelarsi fondamentale-

-Se hai tanta voglia di condividere informazioni con la tua Cacciatrice perché non le parli del ritorno di Willow?-

Giles strinse nervosamente le mani sul volante.

-Le parlerò di Willow a tempo debito-

Spike assentì soddisfatto.

-Mi sembra ragionevole. Sì, penso che seguirò il tuo esempio e le parlerò della mia nuova condizione a tempo debito-

L'Osservatore serrò le labbra seccato. Odiava essere raggirato in quel modo, tanto più da qualcuno che aveva sempre considerato intellettualmente inferiore. Eccetto che Spike era ben lontano dall'essergli inferiore. E non poteva negare che durante la loro forzata convivenza post-chip e ancora di più in quegli ultimi mesi era rimasto spesso piacevolmente stupito nello scoprire vaste aree di interessi comuni. Senza contare tutte le passioni in cui Spike lo aveva più o meno consapevolmente coinvolto. Non ultima quella di una stupida soap opera da cui era ormai praticamente dipendente.

Lanciò una breve occhiata al demone che stava armeggiando con lo stereo dell'auto. Un muro di chitarre elettriche e una serie di urla viscerali invasero l'abitacolo. Con un sospiro Giles tornò a guardare la strada. Di certo non aveva la minima intenzione di lasciare che i gusti musicali di Spike lo influenzassero. Perché dannazione c'era un limita a tutto!

-Potresti gentilmente abbassare il volume di quell'aggeggio infernale? Vorrei evitare di subire danni permanenti al mio sistema uditivo...-

-Fermati qui-

-Prego?-

-Ho detto fermati qui!-

Giles scalò le marce e iniziò a frenare, ma prima ancora che la macchina fosse completamente immobile Spike si era già catapultato fuori.

-Dove diavolo pensi di andare?-

Il demone fece un distratto cenno di saluto all'Osservatore.

-A trovare degli amici-

Giles si slacciò la cintura di sicurezza e si precipitò a sua volta fuori dalla macchina.

-Siamo in un cimitero, William, chi diavolo pensi di trovare dopo le nove di sera in un cimitero?-

Non appena ebbe pronunciato la frase Rupert Giles si sentì un perfetto idiota.

-Naturalmente...capisco. Vedi di non fare troppo tardi-

Spike rise divertito.

-Non aspettarmi alzato paparino-

Giles serrò i pugni con rabbia.

-Ti proibisco categoricamente di...-

Naturalmente il demone era già sparito dietro un mausoleo. Scuotendo il capo Giles rientrò in macchina. Spense lo stereo con un gesto seccato prima di ripartire. Per quanto lo riguardava aveva già avuto abbastanza emozioni in una sola notte.

+ + +

La cripta era in perfetto ordine. Anche se non esattamente come la ricordava. La sua poltrona era stata spostata in un angolo e al suo posto troneggiava un divano di velluto scuro. Al posto della piccola tv in bianco e nero c'era un apparecchio più moderno, senza dubbio a colori. E poi un videoregistratore e una libreria piena di videocassette. Spike si avvicinò perplesso, prendendo uno dei nastri fra le mani. "Passioni - settima stagione - Episodio 13".

-Clem ha registrato tutti gli episodi da quando sei partito-

Spike si voltò di scatto. Lei stava sulla soglia della cripta, le mani sui fianchi e un'espressione decisa sul volto. Non l'aveva sentita arrivare. Un'altra simpatica conseguenza della sua nuova *condizione* come la chiamava Rupert.

-Non dovresti essere qui-

Lei non sembrò particolarmente impressionata dalle sue parole.

-Sai, hai perfettamente ragione-

Spike la guardò attraversare la stanza con passo sicuro e sprofondare sul divano. La perfetta conclusione di una perfetta serata.

-Dopo che mi hai lasciata su due piedi, senza neanche sprecare un minuto del tuo prezioso tempo per dirmi addio, sarebbe toccato a te venirmi a cercare e mi aspettavo anche delle scuse decenti, se è per questo. Ma io sono un tipo che non si attacca a queste formalità, per tua fortuna-

Spike scosse la testa con un sospiro.

-Non ero sicuro che mi volessi vedere-

-C'è un motivo in particolare per cui non avrei dovuto volerti vedere?-

I suoi enormi occhi azzurri lo osservarono intensamente, gelandogli il sangue nelle vene. Lei sapeva. E del resto perché non avrebbe dovuto?

-Così Buffy te l'ha detto-

-Non Buffy. Xander-

Spike si voltò di scatto.

-Harris? E cosa diavolo pensa di saperne lui di quello che è successo?-

Dawn sorrisse con amarezza.

-Non ne sa niente, ovviamente. Come il resto di noi. Buffy non ha mai parlato a nessuno di quella notte, o di qualunque altra cosa ci sia stata tra voi se è per questo, ma il caso ha voluto che Xander capitasse a casa Summers, poco dopo la tua ultima...visita-

Spike scosse di nuovo la testa. Dawn sapeva. L'unica persona che lo aveva accettato nel suo mondo senza chiedere spiegazioni...l'unica, oltre a Joyce. E ora avrebbe cominciato a guardarlo come tutti gli altri...a considerarlo poco più che un fastidioso e disgustoso rifiuto.

-Se sai già tutto, perché sei venuta?-

-E' ovvio. Sono venuta a sentire la tua versione-

Spike serrò le mani sullo schienale della poltrona cercando di riordinare le idee.

-La mia versione?-

-Naturalmente. Ho sentito la versione di Xander, forte e chiara. Ho intuito quella di Buffy, tra una frase e l'altra. Ora sono qui per sentire la tua-

Spike le voltò le spalle appoggiando le mani contro il muro, come se non riuscisse più a sostenere il peso del suo stesso corpo.

-Insomma hai pensato di venire da me per farti raccontare questa nuova storia dell'orrore. La tv via cavo è così noiosa?-

Dawn si alzò con decisione.

-Ti sto dando il beneficio del dubbio, Spike. E ti conviene approfittarne perché è una cosa che gli altri non ti concederanno!-

Spike sciolse i muscoli del collo e scrollò le spalle prima di voltarsi verso di lei.

-Non c'è nessuna versione, Briciola. Ho cercato di violentare Buffy e l'avrei anche fatto se lei non mi avesse fermato. Fine della tua stupida storia. E adesso, se non hai intenzione di fare quello per cui *davvero* sei venuta, vattene-

La ragazza lo guardò perplessa e Spike alzò le braccia in un gesto stanco.

-Credi che non abbia notato il paletto che tieni in mano? Ti informo che la mia vista è ancora in ottimo stato-

-Dio, Spike. Sei proprio un idiota a volte. Il paletto non è per te! E' buio fuori e siamo in un cimitero, per di più a Sunnydale. "Mai andare in giro di notte disarmati" se non ricordo male sei tu quello che me lo ha ripetuto fino alla nausea la scorsa estate. Bè, sorpresa! Quell'idiota di Dawn ha imparato la lezione-

-Non ho mai pensato che fossi un'idiota-

Lo guardò dirigersi verso il frigo e ispezionarne il contenuto. Dopo qualche esitazione tirò fuori una bottiglia di birra. Dawn sorrise. Non gli era mai piaciuto nutrirsi di fronte a lei. Come se questo potesse sminuirlo ai suoi occhi. A volte era proprio un idiota.

-Però hai pensato che potessi uccidere il mio migliore amico a sangue freddo, senza neanche dargli il tempo di spiegarsi-

Spike si voltò a guardarla, esasperato.

-Non c'è niente da spiegare! Non c'è nessuna scusa per quello che ho fatto. Nessuna! Niente di quello che Buffy ha fatto o non ha fatto può giustificare il mio comportamento. Lei aveva rotto con me da settimane, ma io non l'ho voluto accettare...ho continuato a pensare che le cose potessero funzionare...non ho voluto capire quello che aveva cercato di dirmi...e quello che ho fatto...è imperdonabile. Io ho...tradito la sua fiducia nel modo più disgustoso possibile...-

Dawn lo vide reclinare il capo di lato cercando di nascondere le lacrime che avevano cominciato a formarsi nei suoi occhi.

-Davvero non so come tu possa ancora guardarmi e vedere qualcuno degno della tua amicizia o del tuo tempo-

Così forti eppure così fragili. Quegli occhi azzurri. A volte la guardavano con l'ingenuità di un bambino. Altre le scavavano dentro con un'intensità disarmante. E poi c'erano momenti come questo. Momenti in cui quegli occhi bruciavano di lacrime trattenute e la guardavano come se una sua parola potesse salvarli. Momenti in cui era difficile credere che in quegli occhi non si specchiasse un'anima.

-Dici così perché non puoi vedere i tuoi occhi in questo momento-

Spike avanzò verso di lei, furioso.

-E allora guardali! Guardali bene, ma non ti piacerà quello che ci vedrai! Perché questi occhi parlano di morte e dannazzione, sangue e dolore. Questi stessi occhi hanno riso di fronte alle suppliche e alla sofferenza di centinaia di persone!-

Dawn gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo fino a che le loro fronti non si sfiorarono. Occhi negli occhi.

-Io non ho paura di te-

-Ma io sì!-

Con un gesto secco si allontanò da lei.

-Vattene Dawn. Torna dai tuoi amici...torna dalla tua famiglia...-

Il pugno lo prese alla sprovvista. Sentì il sapore metallico del sangue riempirgli la bocca e si girò a guardarla, indeciso su cosa avrebbe dovuto aspettarsi a quel punto.

-Sei un idiota Spike! Un idiota!-

Ecco *quello* se lo sarebbe dovuto aspettare. Pugni e insulti. Cose a cui era abituato. Reazioni prevedibili. Non era abituato alle lacrime invece. Quelle che scendevano copiose sul viso arrossato di Dawn. Fece per parlare ma lei si tuffò tra le sue braccia, stringendolo a sé quasi con violenza, lasciandolo per una volta senza parole. E per un attimo Spike si sentì di nuovo come in quella lunga estate. L'estate che Buffy aveva passato tre metri sotto terra. L'estate in cui Dawn era stata l'unica ragione a impedirgli di sciogliersi al sole. L'estate in cui era diventato un rifugio sicuro e confortante per lei. L'estate in cui aveva creduto di poter tornare a vivere come un essere umano.

-Eri tu il mio amico stupido vampiro! Eri tu la mia famiglia! Come hai potuto? Come hai potuto lasciarmi sola quando avevo più bisogno di te! Avevi detto che mi volevi bene...avevi giurato che mi avresti protetta fino alla fine del mondo! E invece non c'eri! Non c'eri quando sono caduta in una voragine piena di zombi e ho dovuto combattere con una spada che neanche sapevo usare!-

Spike lasciò ricadere le braccia lungo il corpo, esausto.

-Ma sei viva comunque. Come vedi la mia presenza non è poi così essenziale...-

Dawn alzò gli occhi su di lui leggendo sul suo volto un misto di orgoglio e delusione.

-Sai cosa continuavo a pensare in quella grotta mentre quelle creature disgustose si avventavano contro di me, una dopo l'altra? Sai cos'è che mi ha dato la forza di continuare a combattere nonostante la fatica e la paura?-

Spike scosse la testa in silenzio, non fidandosi della sua stessa voce. Gli occhi di Dawn si spalancarono su di lui.

-Continuavo a pensare che dovevo resistere ancora un po'...solo un altro po'...e poi tu saresti arrivato a salvarmi. Come sempre-

Spike soffocò un singhiozzo in fondo al petto, ma non riuscì a impedire a una lacrima di sfuggirgli dalle ciglia socchiuse.

-Come hai detto tu Briciola...sono proprio un idiota a volte-

Dawn si strinse più forte a lui nascondendo un sorriso contro il suo petto, lasciandosi cullare dal battito regolare del suo cuore.

-Spike!-

L'urlo sorpreso della ragazza rimbombò nelle cavità della cripta. Spike si alzò in piedi di scatto cercando intorno a sé il possibile motivo della paura che le aveva letto negli occhi.

La cripta era completamente vuota.

Tornò a guardare Dawn che era rimasta immobile sul pavimento, un'espressione sconvolta sul viso bagnato di lacrime.

-Tu sei...vivo...-

Spike si passò una mano sul volto alzando gli occhi al cielo.

-Dannazione-

+ + +

Buffy si alzò dal divano e cominciò a misurare la stanza a grandi passi. Xander era rimasto immobile, lo sguardo fisso sul muro davanti a sé, apparentemente ipnotizzato dal movimento ondulatorio dell'orologio a pendolo. Le dieci e un quarto. un quarto d'ora da quando gli aveva dato la notizia e lui non aveva ancora detto una parola.

-Xander?-

Nessuna reazione.

-Xander! Ti prego non cadermi in stato catatonico adesso perché, ti assicuro, non è il momento-

L'uomo sembrò riscuotersi a fatica.

-Giles è tornato. Con Spike-

-Per l'ennesima volta, sì. Giles è tornato *con* Spike-

-Ok, Giles è ufficialmente cancellato dalla mia lista dei regali di Natale-

Buffy non riuscì a trattenere una risata.

-Non c'è assolutamente niente da ridere...voglio dire, Giles e Spike *insieme*...questo è un chiaro segno di un imminente Apocalisse...-

-In effetti il signor Giles ha pronunciato la parola apocalisse più di una volta ieri sera...-

Xander sembrò riflettere qualche istante sulla questione.

-Credi che Spike lo abbia ipnotizzato? Naahh quel vampiro è troppo stupido per riuscire a fare una cosa del genere...oh ci sono! E' un robot! Ma certo! Ha già avuto il Buffy-bot ma no! Non gli è bastata la lezione! Doveva avere anche il Giles-bot per usarlo per chissà quale perversione...-

Si bloccò a metà discorso di fronte allo sguardo inorridito di Buffy.

-Perversione nel senso di piano perverso per conquistare il mondo o roba simile...nessun riferimento sessuale qui perché, ehi, la sola idea di Giles e Spike che...-

-Xander!-

-Ok brutta immagine...-

-Non c'è nessun robot. Non so se fosse nel pieno delle sue capacità mentali, ma quello che mi è venuto a trovare ieri sera era senza dubbio il signor Giles-

-Ma non è possibile! Come può anche solo pensare di allearsi con quel verme! Se penso che divide lo stesso tetto con il tuo quasi-stupratore...neanche un'Apocalisse giustifica una cosa del genere!-

Buffy scosse la testa con fatica. Parlare con Xander a volte era talmente complicato...

-Lui non sa niente...gli ho parlato di quello che c'è stato tra me e Spike ovviamente, ma...bè davvero non c'è stato tempo per parlare di *quello*...con Willow che stava cercando di ucciderci e il resto...-

-E stasera? Perché non glielo hai detto stasera? Nessuno dei nostri amici stava cercando di risucchiare il mondo in un vortice cosmico, direi che hai avuto tutto il tempo e tutte le occasioni possibili per dirglielo!-

-Ci sono state altre cose di cui parlare...cose più importanti-

Xander la guardò sull'orlo del disgusto.

-La verità è che non hai mai avuto intenzione di dirglielo, come non l'avresti mai detto a me se non ti avessi trovata in quello stato, come non lo avresti mai detto a Dawn se non lo avessi fatto io al tuo posto...-

A quelle parole Buffy lo interruppe, furente.

-Cosa che non avevi alcun diritto di fare!-

-Ah no?-

-No! Quello che è successo quella notte...e tutto il resto...riguarda solo Spike e me!-

Xander scosse la testa incredulo.

-Non riguarda solo Spike e te. Dawn aveva il diritto di sapere...tutti noi avevamo il diritto di sapere! Quello è un mostro Buffy, una creatura pericolosa di cui non ci si può fidare e tu lo sai!-

Ti prego dimmi che lo sai. Ti prego. Dopo tutto quello che ti ha fatto...dopo il modo in cui ti ha ferita. Dimmi che lo sai.

-Non ho intenzione di trasformare questa discussione in un processo a Spike-

La risata amara di Xander invase la stanza.

-Io non ti riconosco più Buffy-

-Xander...-

-No, non farlo. Non provare neanche a convincermi. Forse tu hai dimenticato chi è Spike. Tutto quel sesso deve averti annebbiato la mente. Ma io ricordo bene tutte le volte che ha tentato di ucciderci. Il modo in cui ci ha feriti...-

-E tutte le volte che ci ha salvati invece? Tutte le volte che ci ha aiutati a evitare la fine del mondo? E durante l'estate in cui io ero morta e sepolta chi è stato ad aiutarvi a prendervi cura di Dawn e a controllare la proliferazione di vampiri a Sunnydale? A me sembra che sia tu ad avere la mente annebbiata, Xander-

Lui la guardò come se fosse improvvisamente impazzita e senza una parola lasciò la casa chiudendosi violentemente la porta alle spalle.

+ + +

-Non è niente di che...davvero-

-Niente di che? Mi prendi in giro? Spike sei vivo! V.I.V.O! E io che credevo che Intervista col vampiro fosse un libro inverosimile!-

Spike sospirò lasciandosi cadere sulla poltrona.

-Sì bè, Intervista col Vampiro *è* un libro inverosimile...voglio dire, chi dorme più in una bara ormai? A parte quell'idiota di Vlad. Lui e le sue stupide abitudini...-

-Vlad nel senso di *quel* Vlad alias il Conte Dracula?-

-Vlad nel senso di *quell'idiota* di Vlad il Conte di Dracula-

Dawn gli si parò di fronte, le mani sui fianchi.

-Vorresti dirmi che hai visto il Conte Dracula...dal vivo?-

-Non credo che *vivo* sia il termine più adatto per descrivere lo stato di un vampiro-

-Ma descrive bene il *tuo* stato in compenso-

Spike incrociò le braccia sul petto fissandola negli occhi.

-Io non sono più un vampiro, Briciola-

Dawn si sedette ai suoi piedi con le gambe incrociate, evidente segnale che era ansiosa di ascoltare l'intera storia. Spike recuperò la lattina di birra che aveva appoggiato sul pavimento e ne bevve un lungo sorso, evidente segnale che avrebbe preferito di gran lunga subire indicibili torture piuttosto che raccontare quella storia.

Rimasero immobili, uno di fronte all'altra per un tempo interminabile, entrambi decisi a non cedere. Fu Dawn a parlare per prima, il capo chino e le mani intrecciate in grembo.

-Ti capisco se non vuoi parlarne con me...in fondo io non sono nessuno...non significo niente per te e...immagino che una cosa così personale la vorrai condividere con qualcuno a cui tieni veramente...-

I capelli castani le ricadevano di fronte al viso e le sue spalle esili erano scosse da singhiozzi leggeri. In un istante Spike era a terra accanto a lei e cercava di consolarla con un'espressione colpevole sul volto.

-Non dire idiozie! Io *voglio* parlartene...è solo che...-

Dawn nascose il volto fra le mani.

-Non importa...davvero...non importa...-

Spike la scosse esasperato.

-Ma certo che importa! Dai, Briciola...ti racconterò tutto...guarda, ti racconterò la storia talmente nel dettaglio che mi implorerai di farla finita!-

-Me lo prometti?-

-Ma sì, te lo prometto e adesso smetti di piangere. Lo sai che non mi piace vederti piangere-

Dawn alzò il volto su di lui con un sorriso soddisfatto. Non c'era traccia del pianto recente nei suoi occhi.

-Bene comincia pure. Non ho fretta-

Spike la guardò disgustato.

-Tu non stavi affatto piangendo...tu...hai barato!-

Dawn continuò a fissarlo senza scomporsi.

-Hai promesso-

-Sì ma *tu* hai barato!-

La ragazzina alzò gli occhi al cielo annoiata.

-Come se tu non lo avessi mai fatto!-

-Ma si trattava di situazioni di emergenza!-

-Spike, dubito che il poker possa essere considerato una situazione di emergenza...-

Spike tornò a sedersi sulla poltrona cercando una sigaretta nella giacca.

-Vincere o perdere segnava la differenza tra avere o meno i soldi per comprarmi da mangiare. A casa mia questa è decisamente una situazione di emergenza-

Dawn si accoccolò ai suoi piedi.

-Va bene, va bene. Domani andrò in chiesa a confessare il mio terribile peccato. Adesso comincia a raccontare-

Spike si accese una sigaretta sorridendo e tornò a fissare la ragazzina seduta ai suoi piedi. Un giorno o l'altro avrebbe dovuto farle un lungo discorso sul significato e il senso del vero pentimento e uno ancora più lungo sull'importanza di non imboccare la strada sbagliata...ma per il momento...

-Sei mai stata in Africa?-

+ + +

Rabbia. Una rabbia sorda e incontrollabile. La sentiva crescere dentro di sé e bruciarlo dall'interno.

Dannato mostro.

Come osava ripresentarsi a Sunnydale come se niente fosse?

Come osava plagiare Giles e Buffy...certo, doveva averli ingannati in qualche modo...o magari li aveva ricattati.

Sì. Doveva averli costretti ad accettare il suo ritorno. Perché non c'era motivo ragionevole per cui una persona sana di mente potesse accettare il ritorno di un mostro nella propria vita.

Ah ma se pensava che lui avrebbe fatto il suo gioco...che avrebbe accettato le sue pallide scuse...bè si sbagliava di grosso.

Forse Giles e Buffy non si rendevano conto...o magari erano troppo compassionevoli...ma Xander Harris non conosceva la compassione. Nessuno si era mai preoccupato di insegnargliela.

Suo padre non aveva avuto compassione di lui tutte le volte che lo aveva usato come un sacco da pugilato. Sua madre non aveva avuto compassione di lui quando aveva lasciato che suo padre lo riducesse a una massa di sangue e dolore, ogni volta che tornava a casa ubriaco. No. Non aveva letto compassione sul suo volto quelle notti, né dolore o paura...solo sollievo. Perché almeno per una volta la rabbia dell'uomo che aveva sposato non si sfogava su di lei.

Sapeva che la compassione esisteva naturalmente. L'aveva vista tante volte negli occhi di Willow e Buffy, del Signor Giles e di Tara.

Ma era già troppo tardi. Troppo tardi per impararla.

Lo aveva capito il giorno del suo matrimonio, quando quel demone gli aveva dato un assaggio dell'inferno che la sua vita con Anya sarebbe potuta diventare.

Aveva capito che non sarebbe mai stato in grado di fare davvero felici le persone che amava. Aveva capito che doveva proteggerle da quello che si annidava dentro di lui. Quella rabbia senza compassione.

La stessa rabbia che sentiva adesso, mentre attraversava freneticamente Sunnydale. La rabbia che lo guidava verso la casa di Giles.

+ + +

Spike nascose la testa sotto il cuscino, ma il campanello continuò a suonare più forte di prima.

Dannazione.

Non chiedeva poi tanto. Giusto qualche ora di sonno! La fuga di Willow. L'incontro con Buffy. Le discussioni con Rupert. Le lunghe ore passate con Dawn a tentare di spiegare qualcosa che neanche lui riusciva bene a capire. Era decisamente esausto. E poi erano quasi le due di notte! Chiunque fosse si sarebbe stancato presto.

Il campanello suonò di nuovo, insistente.

Apparentemente non tanto presto. Con un gesto rabbioso si liberò dalle coperte e infilò la prima cosa che si trovò tra le mani.

Il campanello suonò di nuovo.

-Sto arrivando, dannazione!-

Passando accanto allo studio vide Giles intento a consultare alcuni libri, apparentemente incurante di chiunque stesse cercando di abbattere la porta della sua casa a forza di bussare. Dannato Osservatore. Prima che il campanello potesse suonare di nuovo spalancò la porta dell'ingresso rimpiangendo di non poter più indossare la sua maschera da vampiro.

Gli ci volle qualche secondo per riprendersi dalla sorpresa. Anya se ne stava sulla soglia, un sorriso smagliante dipinto sul volto e un cestino di vimini pieno di frutta, cioccolata e...

-E' sangue quello che c'è in quel barattolo?-

La ragazza gli sorrise compiaciuta.

-Quello è per te. Zero negativo, mi pareva di ricordare che fosse il tuo preferito. Il resto è per Giles. Eccetto la cioccolata. Quella immagino che la dividerete-

Spike la guardò come se le fossero improvvisamente spuntate due teste.

-Anya...non che non aprezzi il pensiero, ma...-

La ragazza assentì distrattamente prima di superarlo e precipitarsi su Giles che aveva fatto la sua comparsa nell'ingresso.

-Signor Giles! Che piacere rivederla! Tenga!-

Con un gesto secco gli scaricò il cestino nelle mani. Giles guardò Spike in cerca di una spiegazione, ma per tutta risposta il demone scrollò le spalle. Anya continuava a fissare ora l'uno ora l'altro sempre con un sorriso luminoso stampato sulle labbra. L'Osservatore tossicchiò nervosamente.

-Anya...non che non apprezzi il pensiero, ma...-

La ragazza agitò una mano annoiata.

-Sì questo me lo ha già detto Spike-

Giles posò il cestino sul tavolino dell'ingresso cercando di riordinare le idee. Anya che si presentava alla porta del suo appartamento con un cestino di regali.

-Oh non stia a scervellarsi signor Giles. E' stato D'Hoffrin a mandarmi e con uno scopo ben preciso. In effetti il cestino è stata una sua idea...una specie di calumé della pace, solo senza tutto quel fastidioso fumo-

Se possibile Giles la guardò ancora più stupito. Spike mostrò più presenza di spirito.

-Di quale scopo stiamo parlando, esattamente?-

Anya si voltò verso di lui compiaciuta.

-D'Hoffrin vuole stringere un patto di alleanza con l'Eletto-

Spike si irrigidì immediatamente, ma quando parlò lo fece con un tono calmo e noncurante.

-E perché ti avrebbe mandata da noi?-

Anya rise di gusto.

-Non scherzare, Spike! O dovrei chiamarti Juhdiel?-

Spike afferrò la ragazza per le spalle scuotendola fino a che non smise di ridere.

-Dove diavolo hai sentito questo nome?-

Anya si liberò dalla presa con violenza mandandolo a sbattere contro la parete opposta.

-Dimentichi che sono tornata a essere un demone-

Giles si parò di fronte a lei.

-Temo che questa non sia una spiegazione sufficiente-

Anya scrollò le spalle sbuffando.

-Nel mondo demoniaco non si parla d'altro. Juhdiel l'Eletto, destinato ad essere l'ago della bilancia nella lotta tra demoni e umani-

Tornando seria rivolse lo sguardo verso Spike.

-Comunque solo D'Hoffrin conosce la tua identità attuale, se è questo che ti preoccupa. Bè naturalmente la conosco anch'io...e la mia amica Halfrek. E' stata lei a decifrare i segni e a riconoscerti. Ma stai tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con noi. Sono venuta qui per stringere un patto di alleanza, non per minacciarti-

Spike si alzò lentamente, massaggiandosi una spalla. Il suo corpo non era più invulnerabile come un tempo. Se solo avesse potuto riavere la spada...

-Che tipo di alleanza?-

Anya sorrise compiaciuta.

-D'Hoffrin vi offre il suo aiuto nella battaglia contro i nuovi super cattivi che infestano la Bocca dell'Inferno-

Giles incrociò le braccia sul petto, un'espressione ironica disegnata sul volto.

-E a cosa dobbiamo questa generosa offerta?-

-Non c'è niente di generoso in questa offerta. Avete una vaga idea di come agisce la nuova stirpe demoniaca?-

Giles si tolse gli occhiali cominciando nervosamente a pulirli.

-Direi che il termine vago definisce in modo piuttosto accurato il tipo di conoscenza che abbiamo attualmente su questi demoni-

Anya scosse la testa con disappunto.

-Non sono demoni, ma essenze demoniache. In alcuni testi vengono chiamati Oni che poi è una parola giapponese che significa "demone". Una scelta piuttosto imprecisa dato che come vi ho detto non si tratta di veri e propri demoni, ma è il termine più diffuso. Probabilmente dipende dal fatto che è una parola breve e facile da ricordare-

-Anya, per quanto le tue dissertazioni sull'origine del nome di queste...creature sia oltremodo interessante gradirei se tu potessi arrivare al punto...-

-Davvero le trova interessanti signor Giles? Io ho sempre pensato che lo studio dei nomi fosse una noia mortale. Comunque, gli Oni non hanno consistenza fisica e vivono in una specie di limbo, condannati a provare una sete eterna e inestinguibile. Solitamente passano il loro tempo a dormire o a lamentarsi della loro condizione-

-Se sono così innocui come spieghi la scia di cadaveri umani dissanguati e massacrati che lasciano dietro di sé?-

Anya guardò l'Osservatore con sufficienza.

-Il punto è che la loro condizione non è permanente. Gli Oni vengono risvegliati dai pensieri peggiori degli uomini, dai loro sogni proibiti, dai loro desideri di vendetta. Il loro obiettivo è quello di impossessarsi degli esseri umani promettendo di realizzare i loro desideri. In molti si lasciano abbindolare perché desiderano troppe cose. Naturalmente il primo istinto degli Oni una volta che si sono incarnati è quello di nutrirsi, stiamo parlando di creature che hanno fatto la fame per anni, spesso per secoli. E' un po' come se fossero stati condannati a vivere nel deserto senza però la consolazione di poter morire disidratati, è chiaro che non appena vedono dell'acqua...naturalmente quello dell'acqua è solo un esempio come un altro perché di fatto gli Oni si nutrono di sangue umano...-

-Naturalmente-

Giles si passò una mano sulla fronte prima di lasciarsi di nuovo travolgere dal fiume di parole che Anya gli stava riversando addosso.

-Il problema è che il corpo umano è debole e può contenere gli Oni solo per poco tempo. Ed ecco spiegati i cadaveri massacrati. Anche se in realtà non sono massacrati, ma più...corrosi dall'interno. Praticamente gli Oni divorano i loro stessi portatori, li annientano prima psicologicamente e poi fisicamente. Quindi, per farla breve gli Oni nascono da esseri umani, si nutrono di esseri umani e trasformano gli esseri umani in Oni. Un bel circolo vizioso se volete il mio parere-

-Finché gli esseri umani non riusciranno a sconfiggere i loro demoni interiori, i demoni esteriori, gli Oni, continueranno a vivere...-

La voce di Spike risuonò lontana, come se la sua mente fosse persa nel ricordo di un luogo ad altri inaccessibile. Anya lo guardò per qualche istante prima di assentire.

-Una cosa del genere. Ma il fatto è che la situazione è ormai fuori controllo...è come un'epidemia che non accenna a recedere. L'unica speranza è che l'Eletto...Spike insomma, usi la sua spada per uccidere le vittime degli Oni-

Giles guardò Anya con rinnovato interesse.

-Perché pensi che la spada sia determinante?-

-E' semplice. Quando un Oni abbandona il corpo in cui si è incarnato è libero di cercare una nuova vittima e siccome si è nutrito da poco è molto forte e ha più probabilità di riuscire a impossessarsi di un corpo umano rispetto a un Oni che è rimasto relegato nel limbo per secoli. La stessa cosa accade se il portatore di Oni viene ucciso con mezzi normali, una volta morto il corpo umano, l'Oni è libero. Secondo la leggenda, però, la spada dell'Eletto ha il potere di purificare il corpo del portatore di Oni, non uccide solo l'essere umano contaminato, ma anche il demone. E' in questo modo che l'epidemia è sempre stata debellata. Almeno così dicono le scritture-

-Interessante...sei stata di grande aiuto Anya, se non altro mi hai risparmiato ore di inutili letture...credi che potrei avere accesso ai libri di cui hai parlato?-

La ragazza annuì.

-D'Hoffrin sarà più che felice di mostrarveli-

-E cosa ci guadagna?-

Giles e Anya si voltarono verso Spike che se ne stava mollemente appoggiato contro la parete. Le rivelazioni di Anya non sembravano averlo particolarmente colpito, piuttosto dava l'impressione di qualcuno che si era risvegliato dopo un lungo sonno e stava lentamente riacquistando consapevolezza di sé.

-Perché D'Hoffrin è così ansioso di aiutarci? Hai detto che non è un atto generoso. E allora cos'é?-

Anya guardò Spike dritto negli occhi, senza esitare.

-Se tu mi avessi ascoltato con attenzione avresti già la tua risposta. Gli Oni si impossessano degli esseri umani dopo aver realizzato i loro desideri, sfruttano la loro sete di vendetta per plagiarli...in sostanza ci stanno rubando il lavoro-

Giles tossì nervosamente.

-Stai dicendo che D'Hoffrin ci aiuterà a sconfiggere questi demoni solo perché vuole mantenere l'esclusiva?-

Anya si morse il labbro inferiore.

-In realtà a D'Hoffrin non interessa l'esclusiva e prima di mandarmi da voi ha cercato di stipulare un accordo con gli Oni, ma a quanto pare queste creature non apprezzano la diplomazia. Sapete come si dice "se non puoi allearti con il nemico, distruggilo"-

Giles non poté trattenere una risata leggera.

-Credo che la frase corretta sia "se non puoi distruggere il nemico alleati con lui"...comunque puoi riferire a D'Hoffrin che il suo aiuto sarà oltremodo apprezzato-

Anya sorrise soddisfatta.

-E ora se mi vuoi scusare vado a mettere nero su bianco queste nuove informazioni-

Giles sparì nella biblioteca lasciando Spike e Anya a studiarsi in un silenzio imbarazzato. Fu la ragazza a rompere gli indugi.

-Così...siamo di nuovo sulla stessa barca-

Spike la sfiorò con lo sguardo prima di rispondere.

-A quanto pare...-

Anya si raddrizzò nelle spalle indossando un'espressione risoluta.

-Ti rendi conto che questo non significa che farò di nuovo sesso con te, vero?-

Spike soffocò una risata, staccandosi dal muro e avanzando verso di lei lentamente.

-Ah no?-

Anya lo guardò seria.

-Per quanto il nostro breve interludio sia stato piacevole e non possa negare che sei una creatura molto attraente, soprattutto quando hai pochi vestiti addosso come in questo momento, voglio che tu sappia che non potrà mai esserci niente di serio tra noi. Io sono ancora innamorata di Xander, anche se lui non vuole più saperne di me-

Spike la osservò intensamente per qualche secondo prima di replicare.

-Peggio per lui. Non sa cosa si perde-

Anya gli sorrise con gratitudine. Poi sembrò attraversata da un pensiero improvviso.

-Non ti ho mai ringraziato per quello che hai fatto quella notte...-

Spike distolse lo sguardo sorprendendosi imbarazzato.

-Sì bè...non è che mi sia sacrificato per una causa superiore o cose del genere...e poi mi sembra che ci siamo divertiti tutti e due...-

Anya rise scuotendo il capo.

-Non parlo del sesso! Anche se quello è stato molto soddisfacente e...terapeutico in un certo senso. Sto parlando di come mi hai ascoltata e delle cose che mi hai detto...se non avessi incontrato te al Magic Box probabilmente avrei fatto qualcosa di orribile. Ero così accecata dal desiderio di vendetta, volevo fare del male a Xander, volevo che soffrisse...ma se davvero lo avessi ferito, fisicamente intendo, credo che non me lo sarei mai perdonata. Perciò, grazie-

Lo guardava con un espressione sincera e Spike neanche si ricordava l'ultima volta in cui qualcuno lo aveva ringraziato in quel modo. All'improvviso si sentì disarmato. Incapace di replicare. Doveva fare qualcosa per questi attacchi di afasia...

-Anche se la mia non è stata una visita di cortesia, sono stata contenta di rivederti Spike-

Lui le sorrise allora. Un sorriso caldo che salì fino ai suoi occhi azzurri rendendo il loro colore ancora più intenso. Anya fu certa in quel momento di non aver mai visto occhi di quel colore e lei ne aveva viste di creature nelle centinaia d'anni in cui aveva camminato sulla terra. Erano occhi in cui ci si poteva perdere, occhi che si potevano guardare per ore, senza mai rischiare di stancarsi, occhi di cui ci si poteva innamorare. E pensò che forse, se il suo cuore non fosse già appartenuto a un altro...ma poi Spike le prese una mano tra le sue e se la portò alle labbra con reverenza distogliendola dai suoi pensieri.

-Il piacere è stato tutto mio-

Nessuno dei due avrebbe saputo dire come fossero andate le cose. La sequenza degli eventi era stata talmente rapida che risultava difficile, se non impossibile, ricostruirla. Un attimo prima Spike stringeva la mano di Anya tra le sue, un attimo dopo era sul pavimento stordito dal colpo che aveva ricevuto in testa.

-Cosa diavolo credi di fare!-

Anya si parò davanti a Spike impedendo all'aggressore di avanzare.

-No, tu cosa diavolo credi di fare! Tutti voi cosa diavolo credete di fare! Non solo quel rifiuto è tornato a Sunnydale, ma è stato Giles a portarcelo e lo ospita pure in casa sua! Buffy si rifiuta di fare il suo dovere perché in fondo il povero Spike ha solo cercato di stuprarla, niente di così grave! Poi arrivo qui e ti trovo con lui, di nuovo! Ma dico siete improvvisamente impazziti tutti? Quello è un mostro...Dio, il solo pensiero che ti sei fatta toccare di nuovo da quella...cosa disgustosa mi fa venire voglia di vomitare!-

Spike scoppiò a ridere sinceramente divertito.

-Ma guarda un po' chi è venuto a darmi il bentornato. Sinceramente ti aspettavo prima, ho già incontrato tutti gli altri Scoobie...ma come dice il proverbio...Dulcis in fundo...-

Xander cercò di scansare Anya con poco successo.

-Ti chiuderò quella stupida bocca per sempre Spike!-

Il demone rise di nuovo, passandosi una mano tra i capelli.

-Io potrei anche smettere di usare la bocca, ma credo che alle signore dispiacerebbe...non so se capisci quello che intendo...-

-Brutto figlio di...-

-Xander fermati! E tu vuoi smetterla di provocarlo?-

Anya guardò Spike furibonda, poi sembrò ripensarci e si concentrò su Xander.

-Non è come pensi. Ma la verità è che anche se avessi fatto sesso con Spike, cosa che non ho fatto, non ti dovrei nessuna spiegazione...sono una donna libera adesso!-

Xander la guardò con un disprezzo a stento contenuto.

-No, sei un demone *adesso*. Ma hai ragione, sei libera di rotolarti nella spazzatura quanto vuoi!-

Lo schiaffo lacerò l'aria. Quando Xander voltò di nuovo la testa per guardarla, Anya aveva indossato il suo volto demoniaco.

-Sì sono libera, finalmente! Libera di essere quella che sono! Non devo più preoccuparmi di quello che dico o di quello che penso, non devo più ascoltare le tue tirate sul fatto che devo comportarmi come un bravo essere umano! Non devo più avere paura di imbarazzarti con i miei comportamenti sopra le righe! E' della mia vita e del mio cuore che stiamo parlando e io ho tutta l'intenzione di darli a chi voglio!-

-E mi vuoi far credere che vuoi darli a lui? Dopo tutto quello che c'è stato tra noi...noi ci dovevamo sposare Anya! Eri pronta a giurare di amarmi per sempre, avevi deciso di rimanere un essere umano per me...e ora vorresti farmi credere che dopo solo qualche mese hai cambiato idea? E che è questo mostro che te l'ha fatta cambiare? Bè io non ti credo!-

Anya rise con amarezza scuotendo la testa.

-Hai ragione Xander. Non è lui che mi ha fatto cambiare idea. Sei stato *tu*-

Xander la guardò senza capire, troppo acceccato dalla rabbia per vedere dove lei voleva arrivare.

-Non fare il finto tonto con me Xander Harris. E' una parte che ti ho visto recitare troppe volte e francamente mi ha stancato. Sei stato tu che hai deciso che le cose dovevano andare in questo modo. Sei stato tu a lasciarmi...senza neanche darti la pena di entrare in chiesa. Se solo avessi visto...c'erano tutti, Xander. Tutti. Demoni che neanche ricordavo di aver invitato e quegli stupidi dei tuoi parenti avevano riempito metà dei banchi. C'erano Buffy e Willow e Dawn...e Tara. E c'era Spike...C'erano *tutti*. Tutti tranne te. Certo dovevi avere cose più importanti da fare quel giorno come...non so...rovinare la tua vita...e la mia!-

Xander la guardò con tristezza.

-Volevo solo darti la possibilità di avere una vita migliore...meritavi di più che sposare un fallito come me...-

Anya lo interruppe furibonda.

-No Xander! Non venirmi a raccontare che il tuo è stato un gesto nobile dettato dal tuo grande amore per me! La verità è che te la sei fatta sotto! Io me ne frego se pensavi di non meritarmi Xander! Me ne frego se avevi paura di non riuscire a rendermi abbastanza felice! Sai cosa meritavo? Io meritavo che l'uomo che amavo si presentasse alla nostra cerimonia di nozze, meritavo che quell'uomo giurasse di amarmi per il resto della sua vita, di fronte al suo Dio e ai suoi amici, meritavo di vivere nella casa che avevamo comprato e progettato insieme e meritavo di essere trattata con rispetto da lui! Di certo non meritavo di dover entrare in quella chiesa da sola, di dover camminare lungo quella navata trascinandomi dietro il mio abito da sposa, di dover spiegare a tutte le persone che ci conoscevano che non ci sarebbe stato nessun matrimonio perché l'uomo che aveva giurato di amarmi più di qualunque altra cosa al mondo era troppo codardo per mantenere le sue promesse!-

-Un punto per la signora!-

Spike si alzò ridendo e Xander lo guardò con odio. Le parole di Anya...e quelle di Buffy. Tutta la rabbia che aveva covato in quei mesi...in quegli anni. Sentiva il sangue pulsare impazzito nelle vene.

"Lascia che ti aiuti a cancellare il dolore..."

Xander si voltò verso Anya, ma vide che non era stata lei a parlare. Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee, ma quella voce continuava a sussurrare dentro di lui.

"Come può non vedere quanto l'hai amata? Come può non capire che tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per lei? Come ha potuto parlarti in modo così crudele?"

-Xander?-

La voce di Anya lo riportò alla realtà.

"Ma certo...lei non è più Anya...non è più la donna che hai amato...di fronte a te c'è solo un demone disgustoso...però se potessi farla tornare umana...allora avresti un'altra occasione...potresti farle capire quanto la ami...e lei potrebbe amarti ancora..."

-Non ascoltarlo-

Le parole di Spike si insinuarono nelle sue orecchie costringendolo a voltarsi.

-Non può darti quello che vuoi veramente-

La voce di Xander risuonò rabbiosa e allo stesso tempo stranamente distaccata.

-Cosa vuoi saperne tu di quello che voglio!-

Spike non mostrò la minima esitazione.

-Tu vuoi colpirmi Harris. Sei venuto apposta per darmi una lezione. Bè sono qui, a due passi da te. Un bersaglio facile. Che aspetti? O forse le tue motivazioni non sono poi così forti. In fondo mi sono solo fatto la tua ex-fidanzata. Cose che capitano. In fondo tu l'hai lasciata sull'altare, direi che questo le dava come minimo il diritto di darti un bel calcio nelle palle. Figuriamoci se non era libera di fare sesso con qualcun altro. Ma è questo il punto vero? Lei non ha scelto qualcun'altro. Ha scelto qualcos'altro. Ed è *questo* che ti rode e ti tormenta, come un tarlo che non se ne vuole andare. Appena l'hai lasciata libera di vivere la sua vita lei è corsa a scoparsi un mostro. Ma cosa fai alle donne Harris? O forse il problema è quello che non gli fai?-

Con un urlo selvaggio Xander si liberò dalla stretta di Anya e si avventò su di lui proiettandolo a terra.

Lo colpì fino a quando le sue mani non diventarono insensibili. Doveva essersi fratturato un polso, perché sentiva il sangue pulsare dolorosamente in quel punto.

-Sei un mostro!-

Un pugno sulla mascella.

-Solo-

Un pugno allo stomaco.

-Un Disgustoso-

Un'altra scarica di pugni sul volto.

-Mostro!-

Lo colpì ancora e ancora e ancora.

Spike sembrava respirare a fatica. Xander sentiva il suo cuore battere furiosamente sotto la mano con cui lo teneva premuto sul pavimento

Il suo cuore.

Battere.

Xander si bloccò, alzandosi di scatto. Spike, liberato dalla sua stretta si girò su un fianco cominciando a tossire sangue.

-Cosa diavolo sta succedendo qui?-

La voce di Giles vibrò nell'aria, piena di rabbia. Non appena vide Spike riverso sul pavimento si precipitò su di lui.

-William! William! Rispondimi dannazione!-

Spike sembrava aver perso conoscenza. Ma non poteva essere vero? Neppure dopo le torture di Glory era svenuto, di certo i pugni di un comune mortale non potevano avergli fatto troppo male...e poi cosa gli importava se gli aveva fatto del male? Era quello che voleva, no? Era quello che aveva desiderato da quando lo aveva visto con Anya...da quando aveva saputo di lui e Buffy...lo aveva sempre odiato, non era passato un giorno senza che desiderasse di vederlo morto...le notti naturalmente non contavano...

La notte in cui si era accorto che sui fiori che aveva portato alla veglia per Joyce non c'era nessun biglietto. E la notte in cui lo aveva riportato nella sua cripta dopo che si era quasi fatto ammazzare piuttosto che rivelare a Glory il nome di Dawn. E la notte in cui lo aveva visto piangere con la stessa disperazione che sentiva anche lui, di fronte al cadavere di Buffy. E tutte le notti in cui aveva combattuto al suo fianco, durante l'estate in cui Buffy non era stata con loro. E la notte in cui lo aveva visto accendere un cero sulla tomba di Joyce e dirle quanto doveva essere orgogliosa dei "suoi ragazzi".

Non poté impedirsi di provare sollievo quando lo sentì tossire di nuovo e riprendere lentamente conoscenza.

-Vuoi spiegarmi cosa credevi di fare?-

La voce di Giles lo riportò prepotentemente alla realtà. Una realtà dove le sue mani erano sporche del sangue di Spike. Sangue caldo.

-E'...lui è...-

Giles scosse la testa disgustato.

-Non importa quello che è o che non è. Non avevi il diritto di massacrarlo!-

La voce di Spike lo interruppe.

-Niente di grave Rup. Solo una scazzottata tra vecchi compagni di biliardo...-

Spike tossì di nuovo, convulsamente.

-Una scazz...ti rendi conto che hai rischiato di farti ammazzare? Il tuo corpo ha bisogno di tempo per riprendersi dalla mutazione e sottoporlo a prove del genere non è quello che io intendo quando ti parlo di graduale riabilitazione. Sei ancora troppo debole per...-

Spike si liberò con un gesto brusco dalla stretta di Giles, rialzandosi in piedi con evidente fatica.

-Sto benissimo. Posso ancora sopportare un paio di pugni sulla faccia-

A dire la verità era già un miracolo che riuscisse ancora a stare in piedi. Xander non ci era certo andato leggero. Ma Spike sarebbe morto piuttosto che mostrare la sua debolezza.

-E poi ho cominciato io...-

Giles lo guardò furioso.

-Di questo non ho dubbi. Non ti sarà sembrato vero di poter fare di nuovo a pugni con qualcuno!-

Xander osservava la discussione attonito. La sua mente continuava a ripetergli la stessa frase incessantemente.

-E' umano-

Spike replicò con un tono di voce che voleva apparire disgustato, ma risuonò solo pieno di rammarico.

-Non sono umano. Sono un demone fino al midollo!-

Giles guardò Spike con condiscendenza, prima di rivolgersi a Xander.

-Le cose sono un po' più complicate di così. Diciamo che è un demone con le sembianze di un uomo. Il suo corpo è in tutto e per tutto umano, ma nelle sue vene scorre il sangue del più puro tra i demoni. Per quanto riguarda la sua anima...bè sappiamo solo che adesso ne ha una...-

Xander scosse la testa incredulo.

-Ma come è successo...voglio dire era un vampiro e adesso...cos'è esattamente?-

La risata sarcastica di Spike interruppe il dialogo.

-Se lo scopri fammelo sapere. E ora scusate ma per quanto le vostre elucubrazioni sul mio stato attuale siano interessanti credo che andrò a ripulirmi-

-Spike...-

La voce di Xander lo costrinse a voltarsi.

-Fammi il favore di non dire che ti dispiace Harris, lo sappiamo tutti e due che non hai desiderato altro da quando ci siamo conosciuti. Colpire Spike fino a fargli perdere conoscenza, mettere Spike al tappeto, un bel round di picchia-Spike-che-ti-passa, bè adesso hai realizzato il tuo sogno perciò vattene per la tua strada e lasciami in pace!-

Con decisione Spike cominciò a salire le scale, poi sembrò ripensarci e tornò sui suoi passi.

-Dimenticavo...un'ultima cosa...-

Senza dargli il tempo di rispondere colpì Xander dritto sulla mascella con una forza tale da scaraventarlo oltre la soglia dell'ingresso.

-Questo è perché hai lasciato Anya sull'altare-

Xander scrollò il capo, intontito. Poi guardò Spike scomparire al piano di sopra. Con un'espressione di stupore fissò prima Giles e poi Anya.

-Se poteva...se aveva tutta quella forza...perché diavolo non si è difeso?-

Anya lo guardò dall'alto in basso con disappunto.

-Lo ha fatto per salvarti dall'Oni. Deve aver percepito la sua presenza accanto a te...-

-Oni?-

Anya alzò le braccia in segno di resa, perciò fu Giles a doversi occupare della spiegazione.

-Demoni che si insinuano nella mente degli uomini sfruttando il loro desiderio di vendetta e le loro debolezze. Portano in superficie i desideri inconsci delle loro vittime e una volta che li hanno esauditi si impossessano del loro corpo-

Xander assentì pensieroso.

-Quindi la voce che ho sentito...vorreste dirmi che sono stato posseduto da un...come avete detto che si chiama?-

Anya sbottò esasperata.

-Oni! Non è difficile Xander! O.N.I. E no, Xander. L'Oni non ti ha posseduto, se fosse entrato nel tuo corpo a quest'ora saresti morto o staresti dissanguando il signor Giles...fortunatamente Spike è intervenuto in tempo. Obbligandoti a concentrare la tua attenzione e la tua rabbia su di lui ha impedito all'Oni di sfruttarle a suo vantaggio...un'idea brillante, avevo sempre pensato che non fosse un gran pensatore perché sai tutti quei piani falliti e il resto...però ha sempre avuto dei buoni riflessi e...-

-Vorresti dirmi che Spike mi ha salvato la vita?-

Anya lo guardò con condiscendenza.

-Non sarebbe la prima volta, no?-

Xander scosse la testa incapace di venire a patti con quel pensiero.

-Ma perché? Voglio dire...perché?-

Anya sospirò stancamente.

-Perché per qualche insensata ragione ha deciso che la tua vita valeva la pena di essere salvata-

+ + +

Note Nerd:

Sono sicura che l'avete riconosciuta tutti, ma giusto per completezza...il titolo è la prima frase pronunciata dal personaggio di Spike durante l'episodio che segna il suo arrivo a Sunnydale...Mi sembrava più che mai appropriato intitolare così il capitolo dedicato al suo ritorno...

Sid Viscious è uno degli iniziatori del genere Punk in ambito musicale, nonché notoriamente uno degli idoli di James Marsters che ha dichiarato in più di un'intervista la sua passione per questo artista...ecco perché ho deciso di riservargli un piccolo cammeo nelle parole di Willow.

Billy Idol è forse il più famoso esponente del movimento musicale Punk (parlo degli anni Settanta-Ottanta) ed è noto che il look di Spike è nato su ispirazione di quello di Billy. In BTVS però si dice più volte che è stato in realtà Billy Idol a copiare il look a Spike...ma su questo argomento tornerò in uno dei prossimi capitoli...

Oyasumi in giapponese significa "Buona notte". Grazie per i tuoi suggerimenti linguistici Kiku!!!

 

 

 

 

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