Dreams

 

* * *

PROLOGO

* * *

Gli uomini sono fatti della stessa sostanza dei sogni

William Shakespeare

* * *

Julie strinse tra le mani il telecomando. Stava per iniziare. Erano mesi che aspettava quella serata, l'aveva programmata in ogni dettaglio. Aveva fatto in modo di essere sola in casa...e ora non restava che aspettare con pazienza.

Le note della sigla riecheggiarono nella stanza. Si avvolse nella coperta di panno attendendo con trepidazione lo scorrere dei titoli di testa e...con un lampo la televisione si spense lasciandola al buio.

Non può essere, non adesso!

Con rabbia si diresse verso l'interruttore della luce. Possibile che dovesse sempre saltare la corrente in quella stupida casa?!

Quando premette l'interruttore si accorse però che l'impianto elettrico non era affatto saltato. Il suo sconcerto aumentò. Questo poteva significare solo una cosa...il tubo catodico della tv si era bruciato.

Si lasciò cadere sul pavimento indecisa se lasciarsi andare a una crisi isterica o lanciarsi direttamente dalla finestra.

Prima che potesse prendere una decisione il suono del campanello la obbligò a ritornare in sé.

Si precipitò giù dalle scale. Doveva essere sua sorella Anne ritornata in anticipo dal suo appuntamento. Del resto glielo aveva detto che quello non era il tipo adatto a lei. Era così...comune!.

-Non hai idea della tragedia che è successa...-

Si bloccò interdetta. Sulla soglia dell'ingresso stava un uomo di mezza età con indosso una strana divisa. Poteva sembrare uno di quei gelatai che andavano in giro con un camioncino musicale per il quartiere. Ma per quale assurdo motivo un gelataio sarebbe dovuto andare in giro in piena notte...e senza il camioncino dei gelati?

La ragazza lo guardò perplessa per qualche secondo, indecisa sul da farsi.

-Non è lei che ha chiamato per un problema con il suo televisore?-

-Io...veramente-

L'uomo si tolse il cappello accennando un inchino.

-Allora devo aver sbagliato indirizzo, mi scusi-

Le girò graziosamente le spalle e fece per andarsene.

-A-aspetti!-

Julie si accorse di aver gridato. Cercò di ricomporsi e continuò con più calma.

-Lei è un tecnico?-

L'uomo assentì con un sorriso cordiale.

-Ecco...in effetti avrei un problema con il televisore, ma se lei deve rispondere a un'altra chiamata...-

Senza attendere la fine della frase l'uomo la superò entrando in casa e dirigendosi con passo sicuro verso l'apparecchio televisivo. Sembrava quasi che sapesse già dove cercare.

-Oh non si preoccupi. Sono sicuro che sarà questione di un attimo-

Julie stava ancora chiudendo la porta che già lo strano ometto stava armeggiando con il televisore. In pochi secondi il segnale ricomparì sullo schermo, inizialmente confuso e poi sempre più nitido.

Le immagini del serial tv stavano già scorrendo all'interno dell'apparecchio.

-Oh no è già cominciato!-

Julie si lasciò cadere sul divano sconsolata.

L'uomo la guardò ammiccando mentre continuava a lavorare intorno al televisore.

-Com'è che il venerdì sera una bella ragazza come lei rimane a guardare la tv?-

Julie non ebbe un secondo di esitazione.

-Ah ma questa è una serata speciale! C'è la maratona di Buffy l'ammazza vampiri in tv!-

Arrossendo la ragazza si accorse di aver parlato con esagerato fervore. Il suo imbarazzo venne subito dissipato dalle parole dell'uomo.

-Un bellissimo programma a mio parere. Non me ne sono perso una puntata!-

Julie prese coraggio e continuò.

-Oh sì è fantastico! Soprattutto da quando è stato introdotto il personaggio di Spike!-

L'uomo ammiccò dietro le spesse lenti degli occhiali.

-Già, impressionante il suo primo dialogo con la cacciatrice...-

La ragazza recitò il dialogo senza esitare.

-"Ottimo lavoro dolcezza" "Chi sei?" "Lo scoprirai sabato" "Cosa succede sabato?" Ti uccido"-

L'uomo si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.

-E perché a un certo punto non può più uccidere esseri umani?-

-Ah! Succede nella quarta serie, l'Iniziativa gli mette un chip nel cervello che gli impedisce di nuocere-

La ragazza si sporse verso di lui con un sorriso malizioso.

-E quand'è che viene vampirizzato?-

Il tecnico la guardò alzando le mani in segno di resa.

-Nel 1880, in Inghilterra! Lo si vede nella puntata Fool for love!-

La risata dell'uomo riecheggiò nella stanza.

-Sembra che questo personaggio abbia decisamente attirato la sua attenzione-

Julie assentì con forza.

-Non c'è nessuno come lui! Peccato che quella stupida di Buffy non lo capisca! Se ci fossi io al suo posto...-

-Temo signorina che il suo televisore sia bruciato-

Julie lo guardò delusa mentre sollevava l'apparecchio.

-Ma mi sembrava avesse ripreso a funzionare!-

Il tecnico appoggiò il televisore nel retro del suo furgone. Strano, non si era accorta che fosse arrivato con un furgone...

-Non si preoccupi...ho qui qualcosa che fa giusto al caso suo-

E così dicendo estrasse dal bagagliaio un piccolo televisore dall'aspetto insolito.

-E' un po' vecchio, ma funziona a meraviglia...anche meglio del suo-

Con delicatezza l'uomo appoggiò l'apparecchio sul mobile del salotto. Premuto il tasto di accensione il televisore si sintonizzò automaticamente sul canale di Buffy l'ammazzavampiri.

-Favoloso!-

Julie era talmente eccitata dall'idea di potersi finalmente godere la tanto sospirata maratona notturna che quasi non si accorse che il tecnico se ne stava andando.

-Ehi aspetti! Mi deve dire quanto le devo per il nuovo apparecchio!-

Con un leggero inchino l'uomo richiuse la porta dietro di sé.

-Non si preoccupi. Stavo giusto andando a disfarmene...ma dato che a lei serve...-

Con un alzata di spalle se ne andò.

Che tipo strano...

I dubbi di Julie durarono giusto il tempo di riportare l'attenzione sullo schermo televisivo dove scorrevano una dopo l'altra le puntate del suo serial preferito. Con soddisfazione si strinse nella coperta preparandosi a una lunga notte. Fu con l'immagine dei penetranti occhi azzurri del vampiro che si abbandonò a un sonno profondo e inaspettato.

 

PARTE PRIMA

* * *

Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?

Jorge Luis Borges

* * *

 

Strano che sentisse così freddo, non era ancora pieno inverno. Si svegliò rabbrividendo. Era ancora molto buio, ma doveva aver dormito profondamente e a lungo perché si sentiva del tutto sveglia e ristorata. Non solo, ma ansiosa di scendere dal letto. Sentiva il bisogno di aria.

Fu una rivelazione improvvisa. Come se il suo corpo avesse immagazzinato lentamente tutti i dati relativi all'ambiente che la circondava e li restituisse al suo cervello simultaneamente. Il freddo, l'aria notturna che le accarezzava la pelle, il buio troppo profondo.

Julie si rese conto con sconcerto di non trovarsi più nella sua stanza, ma in un luogo aperto e illuminato solo dalla tenue luce della luna, imprigionata dalle nuvole.

Tra gli intrecci neri dei rami che la circondavano riusciva a sentire il canto stridulo di un gufo. Seguì il suono con lo sguardo e si accorse che la sua vista notturna era stranamente precisa. Avrebbe potuto giurare di vedere in modo perfettamente chiaro il gufo appollaiato su di un alto faggio che l'autunno aveva spogliato delle sue foglie. Mentre lo guardava attonita, l'animale notturno ruotò la testa su se stessa. Guardava qualcosa di lontano, oltre gli alberi.

Una luce...molte piccole luci gialle che danzavano in basso, rasentando il terreno. Julie seguì la loro scia con passo leggero. Non le ci vollero che pochi secondi per realizzare che le luci che l'avevano attirata altro non erano che i fuochi fatui di un campo santo. La ragazza rabbrividì istintivamente. La boscaglia, le lapidi bianche, il prato morbido e curato. Tutto le appariva familiare. Conosceva quel luogo. Lo aveva visitato milioni di volte, pur non avendoci mai messo piede. Era nel cimitero di Sunnydale. Camminava nello spazio creato dalla sua stessa fantasia.

Doveva essere un sogno.

-Tutta sola...indifesa. Bambina non sai che questo è un posto pericoloso?-

Julie si girò di scatto appena in tempo per vedere il volto mostruosamente trasfigurato del vampiro avventarsi sulla sua gola scoperta.

Ecco ora si sarebbe svegliata. Accade sempre così con gli incubi. C'era anche una spiegazione scientifica per il fenomeno, ma lei aveva sempre odiato le lezioni di scienze. Come dicevano? Ah sì...nel momento di massima tensione il corpo si sveglia con uno spasmo, l'incanto del sogno si spezza e lascia il posto alla realtà.

Con orrore la ragazza sentì i canini aguzzi e freddi del vampiro affondare nella sua carne. E non ci fu estasi né perdizione in quel morso. Solo un dolore acuto e convulso che le irrigidì i muscoli. Lasciò che la sua gola si riempisse di un urlo disperato, incapace di reagire a quell'assalto violento.

-Hai scelto il posto sbagliato per fare uno spuntino notturno...amico-

La voce profonda, il tono sarcastico...Julie socchiuse gli occhi per cercare di mettere a fuoco l'immagine che si stagliava oltre le spalle del suo aggressore.

Non poteva essere...

Sentì il vampiro sciogliere la stretta e allentare il suo morso.

-Cos'e' vuoi partecipare?-

Lo sconosciuto rimase in silenzio per alcuni secondi, come se stesse riflettendo sulla proposta. Quando rispose la sua voce risuonò ferma e sicura.

-Magari un'altra volta-

Accadde tutto nello spazio di un secondo. Il corpo del vampiro che la bloccava con il suo peso scomparve in un nugolo di polvere sporca. E fu libera. Il sangue caldo e denso continuava a scorrerle lungo il collo, lentamente. Vide gli occhi azzurri dello sconosciuto atteaversati da un lampo di esitazione. Le sue mani pallide e affusolate stringere convulsamente il paletto di legno che aveva affondato nel torace del mostro. E vide il suo tormento. La battaglia solitaria che stava combattendo, che combatteva ogni volta contro il suo istinto. Ma Julie non provò paura. Neppure per un secondo, perché sapeva già come sarebbe finita. Lo aveva già letto, era tutto già scritto.

Sentiva la gola arida e la bocca impastata. Con fatica dischiuse le labbra.

-Adesso...voglio svegliarmi-

Prima che avesse terminato di parlare i suoi occhi si erano chiusi saldamente, come quelli di una bambola priva di una sua volontà. Sentì un brusio lontano, delle voci distanti. Provò la vaga sensazione di galleggiare nel vuoto, o di essere sollevata. Poi più nulla. Svenne. O cadde in un altro sonno profondo perchè quando ritornò cosciente era di nuvo rannicchiata sotto le coperte calde del suo letto.

Le ci volle parecchio per farsi strada fra le ostinate nebbie di quel sonno e per scuotersi di dosso i suoi effetti.

Si svegliò e vide che era stato un sogno.

In verità si sentiva molto più come se avesse passato la notte a lottare con un vampiro in un cimitero che non a riposare nel suo letto, anche facendo sogni violenti.

La testa le doleva e provava ancora la sensazione di avere della sabbia sotto le palpebre. alla base del collo permaneva un forte residuo di dolore. Con fatica spalancò gli occhi. Le coperte la avvolgevano morbide, la finestra era chiusa ed era mattina...e quella non era la sua stanza. Con uno scatto che le annebbiò la vista per qualche secondo scivolò fuori dal letto.

Doveva essere stato un sogno.

Julie avvicinò la mano alla base del collo, lentamente. Il punto in cui era stata morsa in sogno era coperto da una garza. Sentì dei passi avvicinarsi alla porta e un bussare leggero. Lentamente la maniglia di ottone si abbassò e sulla soglia, illuminata dalla luce del mattino, si stagliò la sagoma di una ragazza minuta. I capelli biondi ricadevano morbidi sulle spalle, gli occhi verdi la guardavano incoraggianti e le labbra sottili erano aperte in un sorriso.

-Pensavamo avresti dormito tutto il giorno-

Julie deglutì con fatica. Aprì la bocca più volte per parlare, ma sembrava presa da una strana afasia.

Di fronte a lei, le mani sui fianchi, stava Buffy Anne Summers. La cacciatrice.

 

* * *

 

Escluse tutte le ipotesi più plausibili a partire dalla candid camera fino all'allucinazione da cibo avariato, aveva dovuto arrendersi all'evidenza. Non c'erano dubbi. Si trovava a Sunnydale, circondata dai personaggi della sua serie preferita. Aveva tentato con qualunque mezzo di svegliarsi. Ma ogni volta che riapriva gli occhi si ritrovava nella cucina di casa Summers. A quanto pareva era tanto facile entrare in quel sogno quanto risultava difficile uscirne.

La cosa più assurda era che loro sembravano non essere affatto stupiti della sua presenza.

Dawn preparava con gesti studiati la colazione, mentre Buffy inseriva le schede di alcuni studenti in cartelle trasparenti.

-Certo Julie devi esserti spaventata parecchio...-

Dawn aveva parlato senza alzare gli occhi dalle uova che friggevano insieme al bacon nella padella.

Buffy le rivolse uno sguardo di rimprovero.

-Bé ti avevo avvertita che qui non si può andare in giro di notte. Grazie a Dio ti abbiamo trovata in tempo, quel vampiro ti aveva quasi dissanguata-

-Abbiamo?-

Le parole uscirono sforzate. Si sentiva ancora estremamente debole, ma doveva raccogliere il maggior numero di informazioni possibile, finché ne aveva l'occasione.

-Sì io...e Spike. Ma non ti devi preoccupare di lui...voglio dire può sembrare un pò...-

-Pazzo-

Terminò per lei Dawn. Buffy guardò la sorella con aria corrucciata, ma non tentò di negare la sua affermazione.

-...ma è dalla nostra parte. Di questo non ho dubbi-

Spike. Allora non era stata una visione. L'aveva davvero visto quella notte e lui l'aveva guardata...e salvata. Senza che potesse impedirselo sentì un'emozione fin troppo conosciuta impadronirsi del suo corpo.

-Julie, so che sei adulta e che non sono tua madre ma...ti sarei grata se mi facessi il piacere di avvertirmi la prossima volta che vuoi farti una passeggiatina notturna in un cimitero-

Julie annuì debolmente.

Vide Buffy alzarsi e venire verso di lei. Le prese le spalle dolcemente, guardandola negli occhi.

-So che è stato difficile per te doverti trasferire qui...così in fretta, ma sono sicura che ci troveremo bene insieme-

D'accordo, era venuto il momento di dire la verità. Doveva spiegare in qualche modo che lei non apparteneva alla loro realtà e che di certo non avrebbe MAI potuto trovarsi bene con loro...perché loro non erano reali!

-A patto che tu stia lontana dai cimiteri e soprattutto dai vampiri-

Appunto. Come si poteva vivere serenamente in mezzo a demoni e vampiri? Una cosa era vederli in tv una volta a settimana, sprofondata sulla sua poltrona preferita, e un'altra era avere con loro incontri ravvicinati come quello della sera precedente. Decisamente non poteva aspettare oltre. Doveva in qualche modo tornare nel suo mondo.

-Spero di essere considerato l'eccezione che conferma la regola-

Il vampiro se ne stava mollemente appoggiato allo stipite della porta. Un sorriso ironico dipinto sulle labbra e la testa leggermente reclinata, come a voler scrutare le sue interlocutrici in profondità.

-Come sempre arrivi nei momenti meno opportuni Spike-

Il vampiro trattenne a stento una risata di scherno prima di cominciare a discutere animatamente con la cacciatrice.

Julie rimase a guardarlo, immobile. I capelli biondi, morbidamente scomposti, gli occhi azzurri e penetranti, i muscoli guizzanti sotto i vestiti attillati. Era raffinato ma al tempo stesso s'intuiva in lui qualcosa di selvaggio.

Il suo corpo aveva un atteggiamento indolente, ma il viso era attento e orgoglioso. Lui la guardò negli occhi. Nessuno le aveva detto che aveva uno sguardo magnetico, e nemmeno che era il tipo d'uomo che ti lascia senza fiato.

Fu amore a prima vista, naturalmente. Nessuna donna avrebbe potuto entrare nella sua orbita senza essere sensibile a quella straordinaria e inspiegabile attrazione. Magnetismo puro. Era una di quelle persone nate per essere una calamita, una stella particolarmente luminosa. Guai alla ragazza sola e impressionabile che fosse capitata nel suo raggio di azione. Inutile dire che Julie era esattamente quel tipo di ragazza.

Forse la verità poteva spettare qualche ora. In fondo Sunnydale non era poi così male...

 

PARTE SECONDA

* * *

Gioia del sogno,
che mai uguagliò
nessuna gioia reale!

Juan Ramon Jimenez

* * *

 

La giornata fu di una lentezza estenuante. Non c'erano libri da leggere e stranamente la tv non funzionava. Avrebbe voluto uscire, tornare nel luogo dove si era svegliata la notte precedente. Forse poteva cercare qualche indizio che le facesse capire come tornare indietro. Ma era troppo debole anche per fare qualche passo. Inoltre non era più tanto sicura di voler tornare.

Si avvicinò alla finestra e rimase a guardare impallidire i colori del cielo. Si era sempre accontentata di sapere che nel mondo vivente vi era più di quanto avrebbe potuto sperare di capire. Non aveva mai chiesto di averne la prova evidente.

Per quanti sforzi facesse per concentrarsi sulla sua situazione, l'unica immagine che le riempiva la testa era quella del vampiro biondo che la guardava con quei suoi incredibili occhi azzurri. Si strinse le braccia attorno al corpo lasciandosi cullare dal ricordo della sua voce calda e profonda. Poi d'un tratto si riscosse, come punta da un pensiero fastidioso.

Ti senti già andare in estasi tra le sue braccia, nel suo letto...e cose simili? Svegliati Julie, lui è innamorato di un'altra. E' scritto così ricordi?

La sua stella particolarmente luminosa era molto al di là del suo volo più sfrenato e incantato.

-Allora come sta la cuginetta della cacciatrice?-

La voce inaspettata interruppe il corso dei suoi pensieri. Julie si voltò ricacciando indietro le lacrime, stupita più dal fatto di rivederlo di fronte a lei che non dalla nuova falsa parentela che aveva scoperto di intrattenere con la cacciatrice.

-Spike...è stata Buffy a chiederti di venire?-

-Sì-

Possibile che dovesse sempre essere così sincero? La ragazza sospirò. Che stupida, per un attimo aveva creduto che fosse tornato per rivederla. Non ricordava che la verità fosse così fastidiosa.

-E' stata una scusa meravigliosa-

Alzò di nuovo gli occhi sul vampiro. Sul suo viso non scorse la minima traccia di ironia.

-Prego?-

Le sorrise e Julie ebbe l'impressione che spuntasse il sole e tutti gli uccelli si mettessero improvvisamente a cantare. E tutto questo nonostante fosse ormai calata la sera.

La ragazza cercò di assumere un certo controllo sui suoi pensieri inebriati.

-Comunque non c'era bisogno che ti disturbassi...sto meglio e anzi...stavo uscendo a fare due passi-

Spike la guardò per qualche istante, come se non riuscisse a credere alle sue parole.

-A fare due passi...-

Ripeté. Julie lo guardò piccata. Che cosa aveva detto di così strano?

-Tu sei la stessa ragazzina che ieri sera stava per morire dissanguata nel cimitero di Sunnydale, vero?-

-Qual'è il punto?-

Spike si avvicinò con movimenti lenti e sinuosi. Sembrava un felino intento a studiare la sua preda. Julie sentì che le ginocchia le cedevano. E non era certo per la paura.

-Il punto è, ragazzina, che mi pareva avessi già sperimentato quanto può essere pericoloso "uscire a fare due passi" a Sunnydale-

Jullie raccolse tutto il suo coraggio e con una sfrontatezza che stupì lei per prima replicò.

-Allora accompagnami. Così sarò al sicuro-

Il vampiro la guardò attonito per qualche secondo. I suoi occhi si fecero penetranti come lame appuntite.

-Tu non hai paura di me...perché?-

Julie stava per rispondere, quando si rese conto all'improvviso che lui stava parlando più a se stesso che a lei. Per un attimo fu presa dal timore che potesse leggerle la verità negli occhi.

Spike si rese conto che le stava troppo vicino. La sovrastava di almeno venti centimetri. Eppure non riuscì a impedirsi di avvicinarsi ancora di più a quella ragazza dai riccioli di fiamma. Aveva occhi di un colore che non aveva mai visto in uno sguardo umano, simili al colore dorato dell'ambra, e il suo naso era lievemente spruzzato di lentiggini. All'improvviso desiderò sollevare la mano e accarezzarle il viso, sfiorare quella pelle liscia e tenera.

D'un tratto, come se si svegliasse da uno strano sogno, il vampiro tornò in sé.

-Vedi di lasciare un messaggio a Buffy. Non voglio trovarmi impalettato quando torno qui-

 

* * *

 

Standogli vicino aveva scoperto che era più alto di lei di circa dieci o dodici centimetri, proprio la misura giusta. Sapeva che era un tipo solitario, proprio come lei. Sarebbe stato altrettanto tranquillo e molto più comodo se si fosse trasferito con lei a...

Non è reale! E' una tua fantasia! E anche se fosse reale cosa ti fa pensare che ti guarderebbe mai? Perciò scendi con i piedi per terra Julie!

Puoi anche essere una scrittrice ma ci vorrebbe una trama ben più forte di quanto potresti mai per catturare e tenere un uomo come lui.

Lui sembrava un affascinante cavaliere solitario con i jeans logori e gli stivali neri, e lei sembrava esattamente quello che era: una ragazzina assolutamente comune.

-Allora ragazzina, dove siamo diretti?-

Julie sembrò riflettere sulla domanda per qualche secondo. La cosa più logica era tornare al luogo in cui era cominciato tutto. il cimitero di Sunnydale.

-Magari verso il cimitero. Il cimitero dove ci siamo incontrati-

Mentre pronunciava la frase qualcosa la fece arrestare improvvisamente, confusa.

Era una frase da innamorati e sembrava che la sua eco continuasse a risuonare tra di loro. Ma lui non diede l'impressione di aver notato nulla.

E perché avrebbe dovuto? Stai facendo tutto da sola!

Proseguirono in silenzio per qualche minuto. Julie odiava il silenzio, non poteva fare a meno di sentirsi a disagio. Fin da piccola aveva sentito l'impellente necessità di riempirlo con qualche parola o perfino con un sospiro.

Cercò un qualsiasi appiglio per aprire una conversazione.

-Preferisci farti chiamare Spike o William?-

Complimenti Julie, bell'idea. Ricordagli il suo passato! Come se non sapessi quanto lo odia!

Il vampiro infilò le mani nelle tasche dei jeans con noncuranza.

-Puoi chiamarmi Spike o...William. Era il mio nome da ragazzo...voglio dire da umano. Scegli quello che vuoi-

-Grazie. E tu conosci il mio nome-

-Xander e gli altri ti chiamano Julie. Mi pare sia stata tu a chiederglielo. Preferisci che ti chiami così...oppure Juliet?-

La ragazza sorrise e ripeté la sua frase.

-Scegli quello che vuoi-

-Juliet-

Lo pronunciò molto piano, come se parlasse a se stesso, e lei sentì un brivido correre lungo la schiena.

-Forse avresti fatto meglio a uscire con Xander...o Buffy. Io non non sono un tipo di compagnia. Non mi sono mai trovato molto bene con le persone-

Spike sembrava sulle spine e non era da lui.

-Forse perché hai sempre frequentato le persone sbagliate-

Si voltò per incontrare il suo sguardo e scoprì che le stava sorridendo.

La luna era alta nel cielo e la notte sembrava una natura morta di colore nero e argento. Da un luogo vicino le giunse il grido di una civetta.Guardò in quella direzione, ma non vide nulla al di fuori della nera massa degli alberi della foresta, spruzzati qua e là dal grigio splendore della luna. Sorrise a sua volta. In fondo non le importava vedere nient'altro che l'uomo che camminava al suo fianco.

* * *

-Tutte le ragazze hanno un loro William che le segue come un cagnolino fedele-

Lo guardò di nuovo e il fascio di luce di un lampione per un attimo scolpì i suoi lineamenti in strani contrasti di luce e ombra. Aveva degli zigomi superbi, e non era la prima volta che lei li notava.

Doveva ancora capire come erano finiti a parlare di quell'argomento. Il discorso doveva essere uscito dai binari in un punto imprecisato tra "quanti umani ho ucciso" e "non ci sono più le mezze stagioni".

-Bé se il mio "William" fosse stato come te non ci avrei pensato due volte a...-

Julie spostò una cascata di riccioli ribelli dal viso e notò che Spike la stava fissando con un mezzo sorriso sulle labbra.

Stava camminando su un campo minato.

-Voglio dire...Quella Cecily doveva essere una stupida per non accorgersi di quello che stava perdendo-

Spike sorrise in silenzio.

-Ma lei non mi vedeva...non riusciva a vedermi. Per lei ero solo l'orribile poetucolo che la metteva in imbarazzo nei salotti dell'alta società inglese-

Julie si strinse nel cappotto. Davvero non aveva idea di dove quel discorso sarebbe andato a finire.

-Se solo vi fermaste a guardare quello che avete sotto gli occhi, invece di sognare orizzonti lontani...-

Il vampiro aveva lo sguardo perso nel vuoto. Era evidente che non stava più parlando di William o di Cecily. La ragazza sentì una morsa allo stomaco. Prima che potesse scendere a patti con le sue emozioni il vampiro si girò verso di lei, con una strana decisione nello sguardo.

-Promettimi una cosa-

Julie lo guardò perplessa, ma si trattenne dal replicare.

-Quando il tuo William...lo stupido ragazzino imbranato della porta accanto ti dichiarerà il suo amore nel modo più goffo possibile tu...prenditi il tempo di guardarlo negli occhi prima di ferirlo a morte-

La ragazza lo fissò in silenzio per qualche istante, poi nei suoi occhi ambrati si accese un sorriso.

-Te lo prometto-

Se solo avesse occhi come i tuoi...

 

PARTE TERZA

* * *

Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno.

Pedro Salinas

* * *

 

I giorni trascorrevano lenti come in un sogno in cui tutto procede a rallentatore. Ogni mattina Julie iniziava a contare i minuti che la separavano dall'imbrunire. L'ora in cui lui sarebbe arrivato e l'avrebbe portata via, sotto gli occhi perplessi di Buffy e Dawn. Ogni volta con una scusa diversa.

Non che accadesse molto durante quelle loro passeggiate notturne. A volte camminavano in silenzio, l'uno accanto all'altra, ascoltando i suoni della notte. E Julie aveva scoperto che in fondo anche il silenzio aveva i suoi pregi. Spesso però non resisteva e lo riempiva di chiacchiere che lui ascoltava instancabile. Altre volte si ritrovavano a ridere fino alle lacrime senza riuscire a ricordare come avevano cominciato. E qualche volta lui le parlava di sé e del suo passato e Julie scopriva che raccontate da lui le cose che già sapeva apparivano completamente nuove.

Fu durante una di quelle sere silenziose che il loro destino cambiò. E come in tutte le storie, a cambiarlo fu una semplice frase pronunciata quasi per scherzo.

-Sai, c'è una cosa che ho desiderato fare dal primo momento che ti ho incontrata-

La ragazza lo guardò con i suoi occhi ambrati. La sua voce risuonò dolce e tranquilla nel silenzio che era calato nella stanza.

-Allora coraggio. Cosa aspetti?-

Spike si sentì preso in contropiede. Si lasciò andare a una risata nervosa.

-Non sai neanche cosa...-

-Mi fido di te-

La guardò a lungo e vide che era vero. Non c'era esitazione o paura nei suoi gesti, il suo volto era sereno.

Altre parole si disegnarono nella sua mente attonita. Parole lontane...parole dolorose.

"Ti fidi di me?"

"Mai"

Ricordava perfettamente quella scena. Si era ripetuta incessante per anni. Lei non si era mai fidata. Lo conosceva da anni, aveva attraversato più di un'apocalisse al suo fianco. Ma lei non era mai riuscita a fidarsi.

"Mai"

Spike si prese il capo tra le mani. Inspiegabilmente aveva voglia di piangere...e ridere e gridare di rabbia e di gioia. Tutto nello stesso momento.

Sentì le dita sottili della ragazza sfiorargli i capelli con dolcezza.

Non poteva...non doveva fidarsi. Lui era un mostro...un demone.

-Sei pazza!-

Si alzò con uno scatto nervoso.

-Potrei volere qualunque cosa...qualunque!-

Si aggirò nervoso per la stanza sotto lo sguardo calmo della ragazza. Non sembrava minimamente impressionata. Non si era ritratta di fronte a lui, non si era comportata come...

-Io sono un vampiro...un vampiro capisci?! Con o senza chip, io resto quello che sono!-

In un soffio fu a pochi centimetri dal suo collo.

-Potrei volerti mordere...ci avevi pensato? Potrei volerti uccidere...o peggio-

Julie chiuse gli occhi per un istante. Il silenzio fra di loro divenne così pesante da risultare soffocante. Erano sospesi su un filo molto sottile. Qualunque cosa avessero fatto, o detto, niente sarebbe più stato come prima. Riaprì gli occhi su di lui lasciando che il suo sguardo si intrecciasse con quell'azzurro intenso e penetrante. E scelse.

-Io mi fido di te-

Spike rimase immobile, frastornato. La guardava come se non l'avesse mai vista prima di allora.

Julie ricambiò il suo sguardo, senza esitare. Il desiderio di poter finalmente sentire il suo odore, baciare la sua pelle, perdersi nei suoi occhi era piu' forte di qualsiasi paura.

Lui le racchiuse il volto tra le mani. Il gelo delle sue dita le bruciava la pelle, la sua forza le penetrava la carne.

-Sei una strana creatura, te l'hanno mai detto?-

Julie sorrise, godendo di quel contatto.

-A dire la verità più di una volta-

I suoi occhi azzurri la scrutarono a fondo, sfrontati. Le sembrò che la distanza che li separava fosse infinita. E poi lentamente lo vide avvicinarsi. Sentì le sue mani stringerle la vita.

In un attimo si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, a contatto con il suo corpo. Spike lasciò che il respiro della ragazza gli sfiorasse il viso e le labbra, dolcemente.

E poi la baciò. Intensamente. Sensualmente. Profondamente.

E quando il suo corpo sfuggì al controllo della sua volontà, Julie non si oppose. Abbracciò Spike per attirarlo a sé, lo baciò per esortarlo a non fermarsi.

Un secondo dopo si chiese come aveva potuto permettere che succedesse. Come aveva potuto perdere il controllo così facilmente. E come aveva potuto dimenticare chi erano, cosa stava accadendo intorno a loro.

Julie si accorse di non avere risposte per quelle domande. Sapeva solo di non aver avuto scelta. Perché in quel momento per lei non era esistito altro che lui, la sua pelle, le sue mani.

 

PARTE QUARTA

* * *

Se mai per un momento
sognando io son felice,
poi cresce il mio tormento,
quando ritorna il dì.

Pietro Metastasio

* * *

Ancora non riusciva a credere a quello che le era accaduto. E non si trattava tanto del viaggio infradimensionale. Come per ogni ragazza minimamente sensibile, quello che l'aveva sconvolta erano stati i suoi baci. Anzi il fatto stesso che l'avesse baciata.

Era un bene che lei fosse una ragazza con la testa sulle spalle. Altrimenti, avrebbe potuto addirittura essere già innamorata di lui. E quella sì che sarebbe stata la più assurda follia che avrebbe mai potuto fare in vita sua.

Scese lentamente i gradini che portavano nel soggiorno mentre nella testa le risuonava il refrain di un vecchio musical.

Io cammino già tra le nuvole.

Canticchiò la melodia a mezza voce sentendosi terribilmente stupida e imensamente felice.

Quella giornata sarebbe stata più lunga delle altre.

Buffy e Dawn erano uscite da un pezzo e lei come al solito non aveva molto da fare. A dire la verità non aveva nient'altro da fare che aspettare la sera. In quei momenti di trascinata apatia sentiva la mancanza della sua vita nel mondo reale. ma chissà poi qual'era la vera realtà. A volte non riusciva più a capire se la vera Julie fosse la brillante figlia di Maggie e Thimothy Swanson o semplicemente la cugina di Buffy Summers. Era come se le sue due identità diventassero sempre più confuse, così come i suoi ricordi.

Aveva la mente persa in quelle riflessioni mentre si lasciava sprofondare nel divano. E ancora mentre accendeva la televisione passando con noncuranza da un canale all'altro.

E fu allora che le vide.

Sua madre stava discutendo con sua sorella. A quanto apreva Anne aveva rimediato un'altra insufficienza. Del resto era logico dato che passava tutto il suo tempo in bagno a truccarsi tra un appuntamento e l'altro. Questa volta sembrava che avrebbe ricevuto una punizione esemplare. Vide la ragazza salire di corsa le scale e rinchiudersi nella sua camera. La donna rimase in cucina, la mano appoggiata al tavolo, il volto teso per la preoccupazione.

Non era una novità. Aveva visto quella scena almeno un milione di volte. Finiva sempre che Anne chiedeva scusa tra le lacrime e sua madre le toglieva la punizione facendosi giurare e spergiurare che si sarebbe impegnata per rimediare.

L'unica differenza era che ora quella scena la vedeva dentro lo schermo di una televisione e che lei, in quella casa e in quella famiglia, sembrava non essere mai esistita.

Vide sua madre lasciare la stanza che rimase vuota e spoglia, come un set cinematografico abbandonato. Rimase seduta rigidamente sul divano, intenta a osservare quella scena immobile.

-Ehi...Ehi! Mi senti? Che strano credevo di essere sintonizzato sul canale giusto-

Vide il tecnico della tv bussare insistentemente dall'interno dello schermo. Lo vide armeggiare attorno a quello che doveva essere il nuovo apparecchio del salotto, ruotando delle invisibili manopole.

Un momento...il tecnico della televisione era in casa sua e le parlava?!

-Che diavolo...-

-Ah finalmente! Cominciavo a pensare che l'apparecchio fosse difettoso!-

L'uomo si sfregò le mani guardandola dallo schermo, in attesa.

-Beh? Hai deciso se restare o tornare?-

Julie lo guardò senza capire.

-Gia' capisco. La scelta è difficile...la famiglia o l'amore? Eh cose che capitano!-

La ragazza si avvicinò allo schermo con aria minacciosa, come se avesse potuto in qualche modo raggiungere l'uomo.

-Ehi ehi ehi! Non è ancora il momento ragazzina! Il passaggio si aprirà tra tre giorni...e se vuoi tornare indietro vedi di non mancare-

Julie bussò contro lo schermo con violenza.

-Non provare ad andartene tu...sottospecie di gelataio fallito!-

-MA come ti permetti? Guarda che io...-

-Ah no, io niente! Adesso ti siedi e mi spieghi esattamente cosa sta succedendo e perché la mia vera famiglia neanche si ricorda della mia esistenza e cosa diavolo ci faccio in questa realtà parallela!-

-Già. Ripeti tutto dall'inizio...e lentamente-

La voce le ferì le orecchie e il cuore.

Lentamente si girò e vide Spike, seduto sul divano, intento ad accendersi una sigaretta.

La fissò mentre avvicinava a sé il posacenere, in attesa.

 

PARTE QUINTA

* * *

Perché
aspettare?
- Tutto è
sognare.

Fernando Pessoa

* * *

 

-Io credo che entrambi i nostri mondi sono reali-

Julie si avvicinò alla finestra, incapace di sostenere il suo sguardo.

-Altrimenti non si spiegherebbero le mie ferite e il fatto che per voi è il mio mondo a essere un programma televisivo-

Sentì il vampiro misurare la stanza a grandi passi, dietro di lei.

-E come spieghi il fatto che tutti siano convinti che sei la cugina di Buffy?-

Julie sembrò riflettere sulla questione per qualche istante.

-Bé credo...quando si passa in un nuovo mondo, questo in un certo senso ingloba il viaggiatore nella sua realtà fornendogli un'identità e dei legami...mentre quello da cui viene perde memoria di lui...una specie di meccanismo di autodifesa...per non far collassare le due realtà-

Spike inarcò un sopracciglio, e il cuore di Julie smise di battere per un istante.

-Sai devi smettere di leggere libri di fantascienza-

La ragazza non poté fare a meno di trattenere una risata. Poi si fece seria.

-Ti ho mentito...io...-

Spike si passò una mano tra i capelli biondi.

-Bé non doveva essere la cosa più facile del mondo spiegare chi eri e da dove venivi dato che ti avevamo già tutti incasellato come la cuginetta della cacciatrice-

Julie si voltò verso di lui guardandola riconoscente.

-Quello che non capisco è...perché? Insomma quella specie di tecnico delle antenne ha detto che per passare da un mondo all'altro è necessaria una volontà profonda... come diavolo ti è venuto in mente di...-

-Proprio non lo capisci?!-

Fece per continuare, ma lo vide distogliere lo sguardo, quasi infastidito.

Tutte le paure e le incertezze tornarono ad affollarsi nella mente di Julie, incombendo, scure e informi, come una nuvola di pianto. Come aveva fatto a sognare che il suo amore fosse contraccambiato? Che uno come lui l'avrebbe anche solo guardata?

La ragazza si sentì pungere gli occhi. La sua mente ritornava al giorno precedente. Quel giorno bellissimo e pieno di pace in cui aveva pensato...anzi era stata certa che lui la amasse. Forse la forza dei suoi sentimenti l'avevano ingannata e spaventato lui? Ma lui aveva detto...era sembrato...

E in quell'attimo fu colta dal pensiero che lui doveva essere abituato a produrre quell'effetto sulle donne. Lo aveva visto funzionare su di lei e aveva deciso di ritrarsi.

-Non puoi restare...lo capisci vero? Appartieni a una realtà diversa da questa...senza mostri, vampiri e altre schifezze. E poi prima o poi sentiresti la mancanza della tua famiglia...io lo so-

Julie sentì che tutta la sua dignità e il suo proverbiale orgoglio la abbandonavano. All'improvviso non le importava più di apparire come una stupida adolesciente innamorata. Perché era esattamente quello che era.

-Ma se tu potessi...se tu volessi io...-

Julie cercò di riprendere a respirare in modo regolare.

-So che in quel mondo sentirei sempre la nostalgia di te-

Spike le voltò le spalle appoggiandosi allo stipite della porta. Julie quasi credette di leggere un'esitazione nel suo respiro. Ma quando parlò non c'era traccia di emozione nella sua voce.

-Tutto questo non è reale Juliet. Noi non siamo reali...insieme. Non potremmo mai adattarci l'uno al mondo dell'altra. L'unica cosa da fare è rimettere le cose come stavano-

La ragazza sentì le parole conficcarsi una a una nel suo cuore. Dolorosamente.

-Hai ragione...per un attimo ho perso di vista la realtà. Che stupida. Certo che devo tornare indietro, non potrei mai rinunciare a vedere la mia famiglia, a laurearmi insomma a fare tutte le cose che si fanno nel mio mondo. Cose normali...non caccia ai mostri e cose simili. Non so neanche come ho potuto pensare di restare qui-

E quando lui si voltò di nuovo a guardarla le sembrò di leggere nei suoi occhi la sua stessa disperazione. Infastidita abbassò lo sguardo.

Spike aspettò che rialzasse la testa, ma lei tenne gli occhi bassi. Se l'avesse guardato in viso in quel momento, lui avrebbe capito che mentiva, ed era una cosa che non doveva accadere.

Il vampiro si chinò verso di lei. Julie non provò ad allontanarsi. Lui le mise le mani sulle spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi. Occhi blu, profondi come la notte.
Il cuore di Julie andò in fiamme e si ridusse in cenere quasi nello stesso istante, lasciandole solo un senso di vuoto incolmabile nel petto.

Spike sollevò una mano e le accarezzò una guancia. La sua pelle era morbida come seta sotto le dita, fresca e sensuale.

Chiuse gli occhi e respirò a fondo la fraganza del suo corpo.

-Che cosa stai facendo?- mormorò Julie.

Spike non rispose. Non avrebbe potuto. Un desiderio incontrollabile si era impadronito dei suoi sensi, gli aveva stretto la gola impedendogli di pronunciare qualsiasi parola. Era intrappolato.

Un attimo dopo Julie lo sfiorò. Un tocco leggero come l'ala di un angelo.

Aveva sognato di essere toccato di nuovo così centinaia di volte, per poi svegliarsi in preda all'angoscia, consapevole che non sarebbe più stato possibile.

Non sentirono lo sbattere della porta, nè i passi concitati sul pavimento del corridoio. Ma non poterono fare a meno di udire le parole vibranti di collera e disgusto.

-Che diavolo sta succedendo qui?-

La cacciatrice stava sulla soglia della stanza, le mani sui fianchi, in attesa.

* * *

Lo aveva scacciato, insultato, ferito. Come sempre. E lui le aveva lasciate sole. Sole ad affrontare i loro demoni. E non sarebbe stata una battaglia da vincere con l'aiuto di qualche incantesimo o di un paletto conficcato nel cuore.

-Se lo ami abbi il coraggio di dirlo e io mi farò da parte-

Gli occhi della ragazza scintillavano di rabbia repressa.

-So che non potrebbe amare nessun'altra come ha amato te-

Buffy fece per rispondere, ma Julie non gliene lasciò il tempo.

-Ma se invece non lo ami...allora sei tu che devi farti da parte-

Le due ragazze si fronteggiarono attonite. Fu di nuovo Julie a rompere il silenzio. Le sue parole risuonarono cariche di odio e disperazione.

-Io lo amo Buffy...più di qualsiasi altra cosa. Sono disposta a rinuncia a tutto quello che ho...a tutto quello che sono, per lui-

-Tu neanche lo conosci!-

Il rossore sul volto di Buffy si era intensificato. Era collera, collera repressa. Dal rapido velarsi del suo sguardo Julie comprese esattamebnte qual'era la ragione, ma finse per un istante di non vedere.

-E tu? Tu lo conosci invece?! Tu che lo hai tormentato, illuso e infine rifiutato...cosa sai di lui? Solo quello che tu vuoi vedere-

Julie socchiuse gli occhi spossata prima di continuare.

-So bene che non riuscirà mai a dimenticarti...completamente. Ma io...io ho abbastanza amore per entrambi-

La ragazza strinse i pugni finché non sentì le dita conficcarsi nei palmi. Buffy rimase immobile di fronte a lei, incapace di replicare.

Con rabbia Julie le diede le spalle cominciando ad allontanarsi.

-Bene...hai fatto la tua scelta. Io farò la mia-

Si avviò verso la porta, fremente. Aveva vinto. Era quello che voleva no? Presto avrebbe dimenticato la sua casa, la sua famiglia, sua sorella...se stessa. Presto non avrebbe più fatto così male ricordarli.

-Non posso-

La voce di Buffy interruppe i suoi pensieri e la bloccò sulla soglia.

-Non posso farmi da parte-

Julie chiuse gli occhi lentamente. Sapeva cosa sarebbe venuto. Eppure sperava di non dover sentire quelle parole. Desiderò scappare, scomparire, semplicemente andarsene. Ma tutto accadde troppo in fretta perché potesse fare anche solo una di quelle cose.

-Io...lo amo-

E fu come se il suo cuore cessasse di colpo di battere.

 

PARTE SESTA

* * *

Quel sogno beato - quel sogno beato,
mentre il mondo intero m'era avverso,
m'ha rallegrato come un raggio cortese
che sa guidare un animo scontroso.

Edgar Allan Poe

* * *

 

Neppure il primo sole mattutino che scaldava l'aria frizzante, la fitta rugiada che luccicava sull'erba e il sottile strato di nubi che offuscava il bagliore del cielo riuscirono a disperdere il senso di peso che gravava su di lei quando si svegliò. E quando si ricordò di quello che le avrebbe portato quella giornata dovette farsi forza per raccogliere tutto il suo coraggio e alzarsi.

Passò tutto il suo tempo di fronte allo schermo spento del televisore, incapace di premere il pulsante dell'accensione.

Quanto tempo sarebbe trascorso dopo che lo schermo si fosse illuminato? Quanto tempo avrebbe avuto per capire che se ne stava andando...che lo stava lasciando, per sempre?

Lentamente la luce iniziò a impallidire rendendo la stanza sempre più buia. E quando lui le arrivò alle spalle sentì che anche nel suo cuore calava una profonda oscurità.

La sua voce suonò stranamente nervosa.

-Allora è ora di partire...fatto le valigie?-

Nessuno dei due sembrava aver voglia di ridere.

Julie non tentò di distinguere i contorni del suo volto nella penombra della stanza. Non si voltò neppure una volta mentre premeva il tasto di accensione.

Lo schermo iniziò a brillare sempre più intensamente. Era arrivato il momento, il passaggio si stava riaprendo.

-Non ti dimenticherò, Juliet-

Lei si aggrappò alle sue spalle e Spike capì all'improvviso quanto fosse vero quello che aveva appena dichiarato.

I loro sguardi si incrociarono, e scattò una scintilla. Julie non avrebbe mai potuto spiegare con le parole quella sensazione, ma la riconobbe ugualmente. Non avrebbe potuto mentire in quel momento. Non avrebbe potuto far altro se non confessare la verità.

-E io non riuscirò mai a smettere di amarti-

Spike non le rispose con le parole. Le prese il viso fra le mani.

E le baciò le labbra, un bacio che le sottrasse persino la capacità di pensare. Così Julie capì. Per un attimo, durato lo spazio di un sogno, anche lui l'aveva amata.

Lo baciò a sua volta con abbandono. Per alcuni minuti che sembrarono eterni rimasero l'uno fra le braccia dell'altro.

-Ho paura-

Julie sentì la propria voce incrinata da un pianto trattenuto.

Spike le passò le dita tra i riccioli morbidi.

-Chiudi gli occhi. Abbandonati nelle mie braccia. E nel tuo sonno non dimenticarmi-

* * *

Buffy si avvicinò lentamente sfiorandogli il viso.

Il vampiro la guardò come se non l'avesse mai vista.

-E' dispiaciuto a tutti che Julie sia partita...ma è meglio così non credi? Ora tutto tornerà come prima-

Lui scostò la sua mano dal viso con insofferenza.

-Fai bene a essere contenta...hai ripreso possesso del tuo giocattolo no? tutto come prima...-

La ragazza lo guardò ferita.

-Non è così io...io-

Spike la bloccò.

-Non dirlo...non provarci neanche-

Buffy lo guardò con un'espressione seccata. All'improvviso lui la vide per quello che era. Una ragazzina capricciosa e piena di sé, incapace di cedere e ammettere le proprie debolezze. Incapace di abbassarsi ad amarlo.

-Eppure me lo hai ripetuto fino allo sfinimento...che non potevi amarmi...che non avresti mai potuto-

Il vampiro si lasciò andare a una risata amara e liberatoria.

-E io non ho voluto vedere...quello che era così evidente-

Lentamente le si avvicinò e fece l'atto di sfiorarle la guancia, ma lei respinse il suo gesto con uno scatto nervoso.

-Spero che un giorno sarai felice Buffy-

E con quelle parole uscì da casa Summers, per sempre.

* * *

Il vento gli sferzò il viso con violenza, ma Spike non rallentò, anzi spinse ancora il potente motore della sua motocicletta. Lo scenario che lo circondava, sparì dalla sua vista con l'aumentare della velocità.

I try but I can't seem to get myself
To think of anything
But you

Desiderò poter fare sparire anche i suoi pensieri altrettanto facilmente.

Your breath on my face
Your warm gentle kiss I taste the truth
I taste the truth

Voleva solo dimenticare che fosse mai accaduto.

Ma non poteva, maledizione!

L'immagine di Juliet lo perseguitava ancora. Non riusciva a cancellare dalla mente il ricordo di quegli occhi ambrati, la sensazione che aveva provato accarezzandola, il sapore delle sue labbra. Raggiunto il confine di Sunnydale, rallentò l'andatura.

I can't fight this feeling anymore
It drives me crazy when I try to

Non c'era nulla che potesse fare. Era condannato. In un modo o nell'altro Julie sarebbe rimasta per sempre con lui, sempre presente nella sua mente.

I wanna be with you
There's nothing more to say
There's nothing else I want more than to feel this way

Con un gesto improvviso interruppe la sua corsa e cambiò direzione.

 

EPILOGO

* * *

Lei sa molto bene che queste non sono le grandi cose,
ma sono i suoi sogni,
quei piccoli sogni che aiutano anche loro a vivere.

Carlos Varela

* * *

-Juju! Non vieni a vedere la nuova puntata?-

Julie si alzò per richiudere la porta della stanza con un colpo secco.

-So già come va a finire!-

Si rannicchiò sotto le coperte mentre la risposta della sorella si perdeva oltre la porta.

Già, sapeva come sarebbe finita. Lo aveva saputo fin dal principio. Non era quello che aveva sempre desiderato? Un favoloso Happy Ending per il vampiro e la cacciatrice...e allora perché doveva sentire quel dolore?

Era passata una settimana. Una lunga, interminabile, settimana. E a lei sembrava già un'eternità.

La nostalgia di lui, quel dolore sottile alla base dello stomaco, non l'aveva lasciata neanche per un istante. Nel buio e nella luce, nel sonno e nella veglia, era in lei e tutt'intorno a lei. Non l'abbandonava. E come avrebbe potuto se il suo cuore era ancora con lui?

"Nel sonno non dimenticarmi"

Perché aveva dovuto dirle quelle parole? Perché doveva essere tutto così doloroso?

E' meglio aver amato e sofferto che non aver amato affatto.

Idiozie.

Avrebbe voluto poter cancellare tutte le emozioni. Vivere in una tranquilla apatia. Serena.

Eppure non riusciva a pentirsi di nulla di quello che aveva fatto. E forse era vero. Valeva la pena di provare tutto quel dolore, per poter ricordare quell'unico istante di felicità.

Julie si passò una mano fra i capelli. Erano confusi e arruffati come le sue emozioni.

Il campanello suonò diverse volte. Sentì i passi concitati di sua madre che raggiungevano l'ingresso.

-Oh ciao Billy!-

Billy...Billy...Billy! L'orribile Billy! Possibile non si potesse avere un momento di pace in cui crogiolarsi pigramente nel dolore in quella casa?

-Vai pure! Sono sicura che a Julie farà piacere vederti-

Certo mamma. Grazie tante...e non sprecarti a chiedere la mia opinione!

Lo sentì salire le scale e avvicinarsi alla porta. Si rigirò con astio tra le coperte voltandogli le spalle.

Possibile che tutti gli idioti le si appiccicassero come la colla?

Inesorabilmente la porta si aprì.

-Sono stanca e malata. Grazie per essere passato ma è meglio che te ne vada-

Julie si pentì immediatamente della propria scortesia. In fondo non era colpa di Billy se si era innamorata di qualcuno che non avrebbe mai potuto avere.

-Scusa. E' che non vorrei che ti ammalassi per colpa mia-

Non le sembrò impressionato, né intenzionato ad andarsene. Doveva sapere che l'erba cattiva è dura a morire...

-Ti ho portato gli appunti di lezione. Sei mancata spesso ultimamente-

Ma certo fai anche il gentile...tanto perché non mi sento già abbastanza in colpa.

Non si ricordava che la sua voce fosse così profonda. Per un attimo le aveva ricordato...sentì le lacrime pungerle gli occhi. Smettila Julie! E' stato un sogno, bello certo, ma solo un sogno. Torna con i piedi per terra!

Ora che ci pensava non si ricordava affatto la voce di Billy. Ora che ci pensava...chi diavolo era Billy?!

Sentì le dita del ragazzo insinuarsi dolcemente tra i suoi riccioli, in un gesto così tipicamente suo che non poté fare a meno di girarsi a guardarlo.

Julie aveva gli occhi offuscati dalle lacrime e lui aveva i capelli più scuri e indossava dei vestiti assolutamente comuni...eppure non le ci volle neanche un secondo per riconoscere quei suoi occhi tremendamente azzurri.

-Spike...Billy?!-

Si alzò così di scatto che per poco non cadde dal letto. Mentre cercava di ricomporsi lo vide trattenere una risata.

Si sarebbe quasi arrabbiata se la gioia e lo stupore non avessero sommerso ogni altra emozione.

-Il nome giusto è William dolcezza. Billy è solo un diminutivo-

La testa di Juliet si riempì di domande. Aprì la bocca più volte per formularne una qualsiasi ma sembrava non fosse più in grado di emettere alcun suono.

Lui la guardava divertito, attendendo con pazienza che ritrovasse la voce.

-Come...cosa..tu...qui...-

-Che ne dici di usare qualche verbo qua e là? Sai le tue domande risulterebbero molto più comprensibili...-

Julie trasse un profondo respiro tentando inutilmente di calmare il battito impazzito del suo cuore.

-D'accordo...come-diavolo-sei- arrivato-qui?!-

Lui fece uno sguardo offeso.

-Sarebbe questa la tua accoglienza?-

Julie fece per replicare, ma lui la fermò.

-E comunque...ti importa davvero sapere il come e il quando...quando l'unica cosa importante è il perché?-

Julie non poté fare altro che rimanere immobile, inebetita nell'attesa. Lui le sorrise e la ragazza fu certa di non averlo mai visto sorridere in quel modo prima di allora.

-Non so come, mi sono innamorato di te-

Sentì la testa che le scoppiava. Lui era lì, di fronte a lei, e le diceva di amarla. Doveva essere un altro sogno. Non c'era altra soluzione possibile.

-E tutti quei discorsi sul fatto che appartenevamo a due mondi diversi...che non potevamo adattarci a vivere l'uno nel mondo dell'altra...che non eravamo reali...-

Spike sollevò una mano e le accarezzò dolcemente una guancia. Julie sentì la sua pelle ardere al suo tocco, proprio come nel sogno, ma ora non stava sognando…

-Bé sai ho pensato...al diavolo!-

Julie sentì gli occhi offuscarsi di nuovo. Ma questa volta erano lacrime di gioia. Si tuffò tra le sue braccia lasciando che lui la stringesse fino a toglierle il respiro.

Spike coprì la sua bocca con la propria e l’assaporò con passione, intimamente, completamente. Fece scorrere le dita leggere lungo il profilo delle sue guance, sulla linea del suo collo, su tutto il suo corpo.

Attimo dopo attimo, Julie si lasciò trasportare da quell’incantesimo e assaporò la sensazione di benessere totale che le dava riuscire finalmente a fare qualcosa che aveva voluto fare da tanto tempo. Aveva sempre pensato che Spike non potesse essere interessato a lei, comunque non nel modo in cui lei era interessata a lui. Aveva pensato che fosse inutile cercare di ottenere qualcosa da lui. Era stata sicura che lui non avrebbe mai ricambiato, che non avrebbe mai potuto ricambiare i sentimenti che provava per lui.

Un piacevole calore si diffuse dentro di lei mentre gli passava le dita tra i capelli. Il suo tocco doveva aver smosso qualcosa di più insistente dentro di lui, poiché le circondò possessivamente la vita con un braccio e la strinse ancora più vicino a sé.

Quando riuscirono a separarsi Julie riuscì solo a sussurrare uno stentato "Wow".

Il sorriso di Spike divenne malizioso. "Tesoro, wow non rende nemmeno lontanamente l’idea di quello che stiamo per fare."

Julie ricambiò il suo sguardo.

Le urla concitate di Anne la riportarono alla realtà.

-Juju! Non indovinerai mai cosa è successo!-

La ragazza si accomodò meglio tra le braccia di Spike.

-Cosa?!-

Gridò di rimando alla sorella mentre lui scendeva di nuovo a baciarle il collo.

-Spike se ne è andato da Sunnydale!-

Lo sentì soffocare una risata sulla sua spalla.

Anne sembrava in preda a una crisi isterica.

-Credi che tornerà?!-

Julie prese tra le mani il viso di Spike costringendolo a guardarla negli occhi.

-Io credo di no-

E così dicendo chiuse a chiave la porta della sua stanza.

* * *

The End

 

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