Napoli oggi: tra speranza e realtà

Di Mino Cautiero - studente universitario -

Accanto a quella geografica, corredata di tutt' 'e sette le bellezze del creato, c'è sempre stata una Napoli inventata, costruita a tavolino pezzo per pezzo con luoghi comuni e radiografie di sentimenti intenzionalmente deformati. Il copione s'é ripetuto per secoli, senza cambiare nemmeno una virgola: i turisti da qualunque parte provenissero, anche dall'Africa, volevano farci recitare la parte del buon selvaggio. Avremmo dovuto scontentarli? E così, da Goethe a Leopardi e da D'Annunzio a Malaparte, tanto per fare qualche nome, credettero che a Napoli ci stessero solamente lazzaroni e scugnizzi. A siffatta messinscena apportò un considerevole contributo l'agiografia del Risorgimento, che a maggior gloria del campione sabaudo disegnò il patetico personaggio del brigante. Ma Napoli è davvero un palcoscenico e i napoletani sono tutti guitti, come sussurra Sergio Bruni, o siamo noi e la città, qualcosa di diverso, più vitale ed autentico? Stendhal descrisse Napoli come il centro di tutte le culture mediterranee. Ed i napoletani? Senza concedere nemmeno il più piccolo spazio alla retorica, siamo un popolo con i nostri difetti, certamente, ma pure con i nostri meriti. E questi ultimi sono di così concreto spessore da non poter essere ignorati. La pazienza, per dire una delle doti che ci fanno generosi: invece dell'invettiva sterile col pugno sollevato, abbiamo imparato a farne la nostra arma. I napoletani aspettano da troppo tempo con spirito di rassegnazione e adeguamento verso malgoverni e corruzioni perenni, ancora più insopportabili da quando nel secolo scorso è nato lo stato unitario d'Italia e con esso la questione meridionale. Ora la nostra dignità, che pure ha radici antiche, deve venire alla luce e spingerci ad una rivoluzione sociale, che è tuttavia già iniziata dall'avvento sulla scena pubblica napoletana del sindaco Bassolino, il quale si è schierato in prima linea inducendo i suoi concittadini, di qualsiasi fede politica essi siano, ad aderire con entusiasmo ad un progetto unico: portare Napoli alla legalità, alla valorizzazione delle sue enormi risorse, in una parola, alla normalità.

Tutto questo non basta e non è che l'inizio. Stiamo infatti aspettando che il governo Prodi venga a giocare qui da noi, perchè è fatale che sia così, il secondo tempo della sua partita, dopo avere assicurato l'ingresso in Europa, intervenendo su Napoli e tutto il meridione. Non si può rimandare a tempi indeterminati quello che deve essere fatto oggi, che andava fatto già ieri. Bisogna risolvere subito problemi che, per la loro stessa urgenza possono trasformarsi in mine vaganti incontrollabili. La posta in gioco è la stabilità di tutto il Paese, la quale non credo che rischi di essere minata da un Nord sempre più egoista e ricco, ma proprio dal Sud, paziente, antico e illustre stato.

Mino Cautiero

 

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