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Alla ricerca del tempo perduto:

UNA RICERCA STORICA NEL VECCHIO CENTRO DI VERDELLINO

a cura degli alunni delle classi quinte di Verdellino

(anno scolastico 2000/2001)

 Cari compaesani, siamo gli alunni delle classi quinte di Verdellino centro.

Desideriamo rendervi noto che nel nostro paese esistono ancora le vestigia, ovvero i resti dell'antico borgo medioevale e di molti altri segni del passato.

Sabato scorso siamo stati invitati dal parroco, don Giancarlo Giassi, che si è offerto di guidarci nella nostra esplorazione storico - ambientale. Il parroco ci ha ospitati nella vecchia sagrestia della chiesa parrocchiale, risalente al 1500: ora questo spazio viene utilizzato come sede del Coro CASAV.

La nostra curiosità di piccoli detectives della storia era iniziata in classe, quando leggemmo alcuni documenti relativi all'esistenza - pensate un po' - di una vera epigrafe romana, posizionata proprio entro i muri della parrocchiale. Così erano sono numerose domande e ipotesi che abbiamo sottoposto a don Giancarlo, alcune relative alla presunta esistenza di un castello e di un borgo medioevale. Egli con estrema disponibilità e pazienza e con la cura di un vero storico ci ha guidati alla ricerca degli indizi ed ha risolto i nostri innumerevoli quesiti.

Anzitutto il parroco ci ha aiutati a recuperare l'orientamento geografico per localizzare alcune vie e zone del paese, poste in corrispondenza dei punti cardinali: a Nord via G. Verdi, ad est via Leonardo da Vinci, a Sud via Vittorio Veneto con un tratto di via Roma, infine ad ovest piazza della Resistenza. Queste vie costituiscono una specie di circuito. Questo è verificabile osservando una pianta attuale dell'abitato di Verdellino, ma pure percorrendole a piedi, come abbiamo fatto noi quel giorno. Il nostro esperto ha rafforzato meglio questa informazione mostrandoci alcune mappe del nostro paese, una delle quali è stata tratta da una mappatura del territorio del paese risalente all'anno 1842. 

      Clicca sulle foto per ingrandirle     

A sinistra: mappale del 1842                                       A destra: mappale del 1972

E' stato sorprendente verificare che la circolarità del nostro centro è rimasta quasi invariata dal 1842 fino ad oggi, nonostante i diversi cambiamenti di disposizione delle case e delle vie avvenuti nel tempo. Soprattutto quelle vie, ve ne sarete accorti anche voi, hanno mantenuto il loro andamento circolare e questo dimostra sicuramente che le abitazioni all'interno del circuito sono tutto ciò che resta dell'antico borgo medioevale di Verdellino. 

Sotto: confronto variazioni 1842/1972

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Sopra: fotogramma visione area della circolarità di Verdellino centro (video del 1988)

Infatti in altre ricerche in classe osservammo che la disposizione arrotondata era tipica di molti borghi medioevali. Verdellino quindi ha un sicuro passato nel Medioevo, tempo di dame e cavalieri, di Crociate e pellegrinaggi, ma le sue origini sono certo più lontane ...E questo, cari cittadini, ci vien confermato dalla famosa epigrafe romana, che abbiamo potuto vedere con i nostri occhietti attenti! Chissà quante volte siete giunti alla fine di via Galliano, in prossimità della casa parrocchiale e non avete fatto caso che un pezzo di storia vi stava accanto... Si tratta con certezza di un reperto d'epigrafe romana, riportante una scritta in latino, certo incompleta: STATI I VAR...

 

La forma e disposizione delle lettere assicurano l'appartenenza del resto al periodo romano-­imperiale. Ben più difficile è stabilire con sicurezza la funzione della lapide: forse un cippo indicante delle proprietà o delle direzioni, oppure una lastra che celebrava una famiglia patrizia del tempo, gli Stazii, ricchi proprietari terrieri nella zona.

Una prima risposta importante l'avevamo trovata: il nostro paese ha un passato sia romano che medioevale... Altre indicazioni, inoltre, attestano che questo territorio venne abitato ancor prima dai Celti ... Quelli che i Romani chiamavano Galli, sì proprio quelli di Asterix e Obelix!

Arrivati a questo punto abbiamo chiesto a don Giancarlo: - Abbiamo sentito parlare dell'esistenza di un castello medioevale, insieme al borgo. Ci sono elementi che possono confermare questa indicazione? Il nostro esperto, allora, ci ha ricordato che per arrivare da lui siamo venuti dalla piazza della Resistenza, poi per piazza don Martinelli e Via Galliano abbiamo raggiunto la sua casa. Ci ha chiesto: - Com'era il percorso? Tutti, quasi in coro, abbiamo risposto: -In salita! Questa è la prova attuale che il centro storico di Verdellino non fu costruito su una zona completamente pianeggiante, ma su un terreno naturalmente elevato; infatti, scavando sotto lo strato di terra, negli orti delle case del centro ci sono rocce naturali. Questo rialzamento fu certo scelto dagli antichi abitatori perché permetteva un miglior avvistamento e controllo del territorio. E' quindi logico pensare che anche a Verdellino, come si è notato per altri luoghi, le prime abitazioni siano state costruite più in alto, anche per una più facile difesa. E' provato, come vedremo poi, che ci fosse anche una fortificazione. Nel Medioevo, con certezza confermata anche da documenti, che conosceremo in seguito, esisteva perciò una rocca di difesa, cinta da mura. Infatti ci siamo ricordati che tutte le rocche e castelli venivano costruiti su zone sopraelevate. Per confermarci l'esistenza di questa rocca, il parroco ci ha condotti all'esterno della sua casa e ci ha mostrato delle grosse pietre angolari, che per forma e struttura erano tipiche del materiale da costruzione del basso Medioevo, con tutta probabilità quel materiale apparteneva ai muri del castello. 

Sotto le abitazioni dei residenti vicini alla Chiesa vi sono molte cantine con porte murate: probabilmente sì tratta delle aperture dei passaggi segreti che permettevano ai castellani e agli abitanti del borgo di fuggire di nascosto in campagna, durante l'assedio dei nemici. Perciò le cantine sottostanti devono essere i resti delle segrete del castello. Ciò viene avvalorato anche dal fatto che quasi tutte le abitazioni private, in quella zona, contengono nei muri pietre e resti medioevali, quasi certamente quelli del castello. E' noto infatti che nei secoli scorsi i nostri antenati usavano riutilizzare il materiale di edifici demoliti per nuove costruzioni. Perciò noi ora possiamo solo immaginare come fosse il castello di Verdello Minor, - Così allora era detto il borgo -, ma certo è possibile riconoscerne le tracce, abbiamo occhi attenti e curiosi!

Don Giancarlo ha, poi, dichiarato che esistono documenti antichi, nei quali si dice che i nobili bergamaschi dei Suardi, del partito dei Ghibellini rossi, nel Trecento (1300) possedevano castelli a Verdello, Verdellino e in altri paesi. Da tali documenti si può attestare che il castello di Verdellino fu costruito intorno al 1200. Intorno al fortilizio, che aveva quindi una funzione difensiva, c'erano le case del borgo che corrispondono, appunto, al quartiere del centro.

Il nostro paese, perciò, era circondato, inoltre, da una cinta muraria, non imponente come quella che vedemmo a Bergamo alta, ma egualmente utile. E...per confermare le sue affermazioni con alcune prove, il don ci ha infine condotti ... nell'orto di casa sua! Proprio così, avete capito bene: l'abbiamo seguito sotto una fine pioggerella e siamo discesi per un lieve pendio sino a giungere in un piccolo prato. Lì, meraviglia delle meraviglie, come dice sempre la nostra maestra, abbiamo attentamente osservato un muro di cinta, di quelli però che hanno caratteristiche particolari: tutto fatto con sassi provenienti dal fiume Brembo, insieme a vecchi mattoni d'argilla, ormai erosi dall'acqua.

 

Nella conformazione di quel muro abbiamo riconosciuto tre elementi noti: l'alzato, il toro e la scarpa, parti che costituiscono le mura nel medioevo.  Sotto la sporgenza del toro ci sono ancora alcuni scolatoi, che servivano per far defluire le acque piovane dal castello al fossato. E' accettabile pensare che questo sia un resto della cinta muraria interna, che fortificava il castello.

   

Cari amici, che gentilmente ci avete letto, nel fare questa coinvolgente esperienza ci siamo - per un po' - sentiti dei piccoli ricercatori storici. Per questo ringraziamo don Giancarlo per la sua preziosa guida. Abbiamo chiesto la pubblicazione di questo nostro testo lettera, per invogliarvi a conoscere con interesse la storia del nostro paese, insieme alla storia del resto del mondo. Riteniamo che ogni persona, per costruire il suo futuro e per crescere, debba conoscere il suo passato. Ora è terminata questa nostra esperienza, ma può incominciare la vostra. Un affettuoso saluto dai piccoli ricercatori storici delle classi quinte di Verdellino.

                                                                      Verdellino, 5.12.2000

 

  sotto:  Documento del Giugno 1948 -

Concerto nuove campane, dopo la demolizione di quelle vecchie, il 19 ottobre 1942,  a causa della guerra

 

TESTI ESPOSTI NELLA MOSTRA ALLESTITA

PRESSO LA SALA CONSILIARE DI VERDELLINO NEL GENNAIO 2001

"DAL BUNIGO PICCOLO AL PONCHIONE DI S. MARIA"

 Etimologia

L'origine del nome 'Verdellino', cioè 'piccolo Verdello', appare controversa. L'etimo potrebbe essere ricondotto al latino Viridis, (Verde) forse in riferimento alle praterie erbose un tempo esistenti. Secondo un'altra ipotesi invece, il nome Verdello sarebbe di origine Celtica e si sarebbe formato dal prefisso nominale vir.

Prime tracce

La testimonianza archeologica più antica del paese, rinvenuta a Verdellino, è costituita da un frammento di epigrafe romana, murata nella facciata posteriore della Casa Parrocchiale e osservata la prima volta nel 1888. La scritta riportata " Stati…/VAR…" menziona la “gens degli Statii”, una delle più illustri famiglie del territorio Bergamasco, forse insediata a Stezzano, come farebbe supporre il nome di quest'ultimo paese.

Testimonianze alto medievali

Tracce degli antichi abitanti di Verdellino si possono trovare in alcune pergamene conservate nell'archivio Capitolare della Curia Arcivescovile di Bergamo. Si tratta di una serie di documenti che attestano passaggi di proprietà, atti di compravendita, donazioni di terreni ed edifici disseminati in città e nel territorio.

Il gruppo più antico di pergamene prese in considerazione, risale ad un periodo compreso tra la fine del IX secolo e gli inizi del X secolo.

 Aprile 896, Bergamo; in un atto che sancisce la permuta da parte del vescovo di Bergamo, di alcuni beni posseduti a Pontirolo con altri siti in Fara d'Adda, di proprietà del diacono Albeno, tra gli "homini estimatores"  nominati compare un "Rodevertus de Verdelo Minore".

 Marzo 941, Capriate; Rechimberto "filio bone memorie  Rotefridi de Verdelo Minore"  funge da testimone ad una vendita di due appezzamenti di prato che si trovano a Levate.

 Novembre 949, Bergamo;  in calce ad un atto di permuta di un appezzamento, in parte a vigna, sulle colline cittadine con un appezzamento di bosco, tra il vescovo di Recone ed un prete della Cattedrale, citato sempre in qualità di testimone, Regimberto figlio del defunto Rotefredo di Verdello Minore.

 Maggio 954, Bergamo; "Iohannes abitator in Verdello  Minore" testimone di un atto di donazione di un "massaricio posto in Sabbio", da parte del vescovo di Bergamo alla chiesa di S. Alessandro.

 Risalgono invece al secolo XI altre due pergamene che conservano tracce del passato del nostro paese.

 Maggio 1010, Levate ; due coppie di coniugi residenti a Levate rinunciano formalmente a qualsiasi tipo di rivendicazione futura su quattro appezzamenti di terra posti nella medesima località, nei confronti di Pietro, figlio del defunto Grausone "de loco Verdelo Minore"

 Febbraio 1036, Calfe S. Tommaso de' Calvi Bergamo; un certo Lupo dispone che "in qualora muoia senza eredi" tutti i beni da lui posseduti fuori Bergamo, passino alla chiesa di S. Alessandro. Tra le proprietà elencate vi è anche la quota di un mulino situato presso Casalio, ossia in "Virdello Minore"   

 Eventi  Tre-Quattrocenteschi

Tra il 1300 ed il 1400 il territorio bergamasco fu sconvolto da una violenta e prolungata guerra, sorta fra le fazioni  Guelfe e Ghibelline. Sui monti e nella pianura si scontravano numerosi e piccoli eserciti che recavano morte e distruzione nei paesi in cui si imbattevano. Nel 1358, mentre il signore di Bergamo "Bernabò Visconti"  intraprendeva una guerra contro le milizie pontificie per il possesso di Bologna, riaccendendo così le ostilità mai sopite tra Guelfi e Ghibellini, le campagne a sud di Bergamo furono invase da una Compagnia di Ventura capitanata dal condottiero tedesco "Corrado di Landau", noto come "Conte Lando".

Il notaio Benvenuto da Bonate che nelle sue minute ha lasciato una testimonianza di ciò che avvenne in quei giorni, racconta che il 22 Marzo i soldati del Conte giunsero nei pressi di Verdello, appiccando il fuoco a Comunnuovo, Verdellino e Verdello e uccidendo in quest'ultimo paese, ben 300 persone che si erano rifugiate in una torre.

A Verdellino sorgeva un Castello appartenente ai Suardi, potente famiglia Ghibellina che poteva contare sul possesso di molte altre fortezze distribuite su tutto il territorio bergamasco, confiscate loro a seguito degli eventi bellici  sfavorevoli. Nel 1408, in seguito al passaggio di Bergamo sotto la signoria di Pandolfo Malatesta, i Suardi poterono rientrare in possesso dei castelli che gli erano stati confiscati. E' così che a Pietro e Recolasio Suardi vengono restituite le fortezze di Verdello e Verdellino.

Confini Trecenteschi   

I confini tardo trecenteschi di Verdellino possono essere ricostruiti a partire da un atto notarile redatto tra i mesi di Giugno e Luglio dell'anno 1392 ed oggi conservato nell'archivio della Biblioteca Apostolica Vaticana, all'interno del "codice Patetta  n.1387 ".

Allo scopo di definire i limiti del territorio comunale rispetto ai paesi circostanti, furono convocati alla presenza del notaio, secondo una procedura ricorrente, alcuni rappresentanti di Verdellino accanto ai Consoli di Ciserano. Si tratta di due vicini chiamati Zambono fu Bonomo Granera e Bonomo di Bonomo Deliprandi.

I confini comunali, non dissimili da quelli che oggi conosciamo, furono definiti secondo questi termini:

La località "Prato Cerito" confinante a nord con la strada Francesca, separava Verdellino da Ciserano e Minervio (centro poi accorpato a Verdello).

Il luogo detto "ad Ramum de Terenis" era il termine al di la del quale si estendeva Ciserano.

Dove si diceva "ad Voltam de Russino" lungo la via attraverso la quale si andava da Ciserano ad Osio Sotto si trovava un altro termine di confine con Boltiere e Ciserano, in corrispondenza di un fossato.

Il fosso "Ussolii " segnava i confini con i comuni di Boltiere e Osio Sotto.

Lungo la "via de Bunicho" che collegava Verdello e Osio Sotto correva il confine tra Verdellino e Osio.

Un altro termine di confine era situato all'incrocio tra due vie dette " Molendinum de Folze" e " de Sancto Georgio" a separare Verdellino dai territori di Osio e Levate.

 XVI Secolo

Nella seconda metà del 1500, la comunità di Verdellino  contava circa 330 anime e faceva parte della "Quadra di mezzo" una delle circoscrizioni amministrative in cui la Repubblica di Venezia aveva suddiviso i territori bergamaschi passati in suo potere nel 1428.

Da uno "stato delle Anime", sorta di censimento parrocchiale, redatto nel 1574, nel quale vengono riportate le professioni di tutti gli uomini di età superiore ai 10 anni, residenti in paese, risulta che su una popolazione di 336  individui, il mestiere più comune fosse  quello del bracciante (36 uomini) seguito da quello del fittavolo e del massaro.

Pochi sono coloro che si dedicano a professioni non legate all'agricoltura (4 tessitori di tela) o che sono artigiani ( il ciavattino, il calzolaio, il ligmamaro)

La maggior parte dei Verdellinesi viveva in paese negli "stalli" di proprietà delle ricche famiglie bergamasche come gli Olmo, i Gratarolo, i Morandi ecc. o di enti ecclesiastici o benefici quali i Padri di S. Agostino e il Consorzio della Misericordia.

Alcune famiglie risiedevano nelle case del Castello mentre un solo massaro viveva nella "cassina Morlotto" di proprietà di " Guardino Ciuccho".

Nella celebre descrizione del territorio bergamasco che il capitano veneziano Giovanni da Lezze scrisse nel 1596, a Verdel Picolo venivano contate 330 anime e 49 famiglie e secondo il capitano "qui non son ricchezze che il più riccho ha pertiche di terra 40, gli altri lavoradori et brazenti senza traffichi"

La maggior parte della terra (3613 pertiche bergamasche in tutto)apparteneva ad enti ecclesiastici o cittadini di Bergamo ed anche le poche terre che il Comune continuava a possedere (poco più di 300 pertiche) erano sotto la minaccia di potenti patrizi:” il Comune ha alcune rive sotto il Castello ma il s.r. Antonio Gratarolo lì fa fortuna che non vorebbe privare esso comune minaciando gli huomini di amazarli opponendosi”.

Due avvenimenti molto importanti per il paese furono le visite pastorali compiute da S. Carlo Borromeo e dal Cardinal Federico Borromeo ( il cardinale Borromeo dei Promessi sposi) secondo quanto dicono gli atti delle visite pastorali, S. Carlo Borromeo visitò Verdellino nel Giugno del 1566.

La Parrocchia di Verdellino e quelle di Verdello, Osio Sopra e Sotto, Ciserano, Boltiere, Levate, Lurano, Pognano, Arcene, Mariano, Sforzatica, Sabbio, Brembate sotto, Grignano e Capriate S. Gervasio, fino al 1788 appartennero alla Diocesi di Milano ed il 30 Dicembre 1598 furono staccate dalla Pieve di Pontirolo per essere unite nella Pieve di Verdello.

Il consorzio della Misericordia

Il consorzio della Misericordia venne fondato intorno al 1265 per iniziativa del Vescovo e dei Padri predicatori, come libera associazione di pie e ricche persone, allo scopo di aiutare i poveri, i carcerati ed i malati sia di Bergamo che del territorio.

La prima sede di quella che in seguito iniziò ad essere indicata anche con il nome di Mia, fu la basilica di S. Maria Maggiore che però dovette essere abbandonata circa 20 anni dopo.

Lo statuto del consorzio imponeva ai ‘fratelli’ dell’associazione di mantenere una condotta onesta e rispettosa della legge e di rifuggire dai vizi quali il gioco ed il vino.

A presiedere l’associazione erano nominati un Capo o Ministro e dodici consiglieri che dovevano occuparsi della gestione del patrimonio della Misericordia e dell’organizzazione delle adunanze dei fratelli che si tenevano obbligatoriamente due volte al mese al fine di ascoltare la predica e di fare l’elemosina.

Il cospicuo patrimonio di quello che per lungo tempo fu il più importante ente benefico bergamasco, non consisteva solo in denaro, ma anche in beni immobili e fondiari distribuiti in pianura, soprattutto nell’isola e nei territori di Curno, Treviolo, Campagnola, Seriate e Verdellino.

Questo vasto complesso fondiario era sorvegliato da ‘Deputazioni’ costituite da membri del Consiglio che venivano ogni anno preposte a ciascuna ‘possessione’, con il compito di decidere eventuali migliorie, di controllare l’operato dei dipendenti ed il rispetto da parte di questi ultimi dei patti contrattuali.

Tuttavia un controllo più efficace era svolto dai Fattori insediati sul posto  e responsabili della gestione dei fondi che erano scelti mediante concorsi e dipendevano dal Consiglio della Mia.

In cambio di un salario, in parte corrisposto in denaro ed in parte in quote di prodotti agricoli quali olio, vino, frumento i fattori si impegnavano a svolgere le più svariate mansioni che andavano dal ritiro e conservazione delle quote padronali all’esazione dei debiti fino all’amministrazione e direzione tecnica delle possessioni loro affidate.

A Verdellino le proprietà del Consorzio della Misericordia furono sempre molto estese. Tra il 1600 ed il 1630 si aggiravano intorno alle 580 - 590 pertiche bergamasche fino a superare le 600 pertiche tra il 1630 e il 1693.

Ancora nel 1768 i terreni della Mia, raggiungevano una estensione di 584 pertiche. Tra il 1601 ed il 1610 il reddito netto della possessione verdellinese ammontava a 2958,62 lire bergamasche che salirono dopo una forte flessione negli anni  trenta a 3724 nel decennio 1640 - 50. Tra il 1691 ed il 1700 il reddito netto imputato era vicino alle 2660 lire bergamasche.           

Bibliografia:

 R. Poggiani Keller a cura di,   Carta archeologica della Lombardia. La provincia di Bergamo  vol. schede Ed. Franco Cosimo Panini  Modena 1992 

 R. Poggiani Keller a cura di,   Carta archeologica della Lombardia. La provincia di Bergamo  vol. saggi Ed. Franco Cosimo Panini  Modena 1992 

U. Zanetti  Paesi e luoghi di Bergamo  Grafica e Arte   Bergamo 1985 

M. Cortesi a cura di,   Le Pergamene degli archivi di Bergamo  A.740 – 1000  Provincia di Bergamo Ass. alla Cultura  Centro documentazione beni culturali   Bergamo 1988 

M. Cortesi  A. Pratesi a cura di,   Le Pergamene degli archivi di Bergamo  Aa.1002 – 1058  Provincia di Bergamo Ass. alla Cultura  Centro documentazione beni culturali   Bergamo 1995 

B. Belotti   Storia di Bergamo e dei Bergamaschi  ed. Bolis  Bergamo 1989  

V. Marchetti  a cura di,  Confini dei Comuni del territorio di Bergamo 1392 – 1395. Trascrizione del Codice Patetta N. 1387 della Biblioteca Apostolica Vaticana.  Provincia di Bergamo  Bergamo 1996

Giovanni da Lezze  Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596  ed. a cura di  V. Marchetti, L. Pognani Provincia di Bergamo Ass. Istruzione e Cultura  Centro documentazione beni Culturali  Bergamo 1988

 Moioli A.  Una grande azienda nel bergamasco durante i secoli XVII e XVIII in Agricoltura ed Aziende agrarie nell’Italia centro settentrionale Secoli XVI – XIX  a cura di G. Coppola ed. Franco Angeli  pp. 599 – 724

 Angelini L.  Arte minore Bergamasca  Istituto Italiano d’Arti Grafiche  Bergamo 1974

Tacconi M. Serra P.  Bergamo nelle stampe dal 1400 al 1800  ed. Kefri  Bergamo