ORDINE  PROVINCIALE  MEDICI  CHIRURGHI  E  ODONTOIATRI

  P E S C A R A

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Prot. 1045/08-01                                                 Pescara, 12.04.2008

 

                                                                           Al Sig.

                                                      PREFETTO

                                                                           P.zza Italia, 30

 

                                                      65100  P E S C A R A

 

                                        e, p.c.          Agli

                                                      Organi di stampa

                                                      LORO SEDI

 

 

         La vicenda dell’arresto del Dr. Marco Basile ha profondamente scosso la nostra comunità.

         Questo provvedimento estremo è giustificato con gravi motivazioni.

         In buona sostanza: nel corso di circa un anno di indagini, partendo da una ipotesi di colpa

professionale del Collega, gli organi inquirenti hanno sedimentato un teorema accusatorio

secondo cui le presunte azioni poste precedentemente in essere dal singolo per travisare

i fatti a sua “discolpa” rendono credibile anche l’incredibile e cioè che il Dr. Basile abbia

poi espiantato un organo e taciuto la nefrectomia con il concorso connivente almeno di

tutti coloro che all’intervento hanno partecipato e che hanno assistito la paziente.

         Le afferenze che mi giungono in queste prime fasi da un ambiente ospedaliero affatto

reticente mi rafforzano nel personale convincimento che l’incredibile resta tale.

         Occorre comunque dirlo chiaro e forte: i colleghi soggetti ad indagine vantano un

profilo umano e professionale specchiato ed hanno sempre goduto della piena stima di

colleghi e pazienti. Porgerli al pubblico giudizio come criminali incalliti, sulla base di una ipotesi

ancora tutta da dimostrare, è intollerabile.

Infatti, e non poteva essere altrimenti, sin dalle primissime fasi l’apparato mediatico

è entrato in fibrillazione.

         Ogni appello speso dal sottoscritto a raccomandare moderatezza dei toni e prudenza nei

giudizi è andato quasi sempre ignorato.

         Le stesse determinazioni dell’Ordine, che nella vicenda ha assunto una posizione

doverosamente ferma ma nel contempo assolutamente garantista, sono state lette prevalentemente

in chiave colpevolista.

         Nonostante una nostra lettera aperta alla Categoria tesa a raffreddare le tensioni, il clima

si è presto fatto irrespirabile. A quella che viene vissuta come una vera e propria gogna mediatica,

è palpabile la sofferenza di una comunità sanitaria affiatata e positivamente solidale.

         Le premesse istruttorie sono tali da farmi ritenere assai lontana la conclusione delle

indagini e purtroppo ogni nuovo passo degli inquirenti è soggetto a rilanci mediatici esponenziali.

         Alla foto segnaletica del collega puntualmente ogni giorno a corredo degli articoli sulla vicenda,

si sono aggiunti in questi giorni titoli giornalistici pesantissimi e francamente irricevibili:

“la sanità che uccide”, “si cercano i complici” e via di questo passo. La riorganizzazione in atto delle

chirurgie viene letta come “chiusura del reparto incriminato” ed il documento stesso con cui i medici

del S. Spirito denunciano esasperati un clima da caccia alle streghe - generato anche da una conferenza

stampa assai cupa degli inquirenti che, per loro parte, tacciano di mancata collaborazione

chiunque non confermi la tesi accusatoria - è stato titolato con esplicito riferimento alla “casta che si

difende.”

In questo allarmante quadro, che ritengo rasentare in alcune occasioni la fattispecie del

“procurato allarme”, non tarderà ad instillarsi nella cittadinanza - ed i primi segnali sono già percepibili

niente altro che sospetto, sfiducia e finanche avversione nei confronti degli operatori e delle nostre

strutture sanitarie.

         La mia fortissima preoccupazione è che si sia prossimi ad una pericolosissima frattura assai

difficile da sanare e dalle ricadute devastanti anche per la salute dei cittadini.

         In qualità di Presidente dell’Ordine dei Medici, Organo ausiliario dello Stato con dovere di

terzietà, mi appello a Lei perché voglia far ricorso alla Sua autorevolezza al fine di richiamare

alla responsabilità tutte le parti in campo.

E’ necessario affrontare questa complessa vicenda con toni il più possibile ispirati a sereno ed

oggettivo giudizio, in un quadro di garanzie ove le indiscutibili esigenze di libertà di stampa e di

indagine contemperino il diritto al rispetto ed alla presunzione di innocenza dei colleghi direttamente

coinvolti e del personale tutto del S. Spirito.

Con l’auspicio di incontrarLa al più presto, Le porgo i più distinti saluti.

 

                                                            IL PRESIDENTE

                                                           Dr. Enrico Lanciotti