ORDINE PROVINCIALE MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI

                           P E S C A R A

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Prot. 741/01-02                                                                  Pescara, 25.03.2011

 

 

                                                                                              Agli

Organi di informazione

 

LORO SEDI

            

 

 

                         QUANDO IL DOLORE VA IN PIAZZA

     Riflessioni in tono sommesso sui sit-in contro i medici della Chirurgia Pediatrica dello Spirito Santo

 

Perdere un figlio è per un essere umano quanto di più straziante possa accadere.

Da genitore, al solo identificarmi in un simile frangente, sono attanagliato dal terrore e

sinceramente credo che perderei anche la ragione.

La massima solidarietà umana, quindi, alle famiglie Alinovi, Di Pancrazio e Granchelli ieri

impegnate, come appreso dalla stampa, nell’ennesimo sit-in sulla soglia dell’Ospedale

Pescarese.

Premesso che ritengo assolutamente legittimo porsi la domanda se i medici ai quali i propri

figli sono stati affidati abbiano fatto tutto il possibile per strapparli alla morte, cosa

lamentano queste famiglie?

Mi atterrò alle loro dichiarazioni riportate dalla stampa.

Questi genitori “cercano giustizia e vogliono verità”.

Verità e giustizia che scaturiranno dall’accertamento delle eventuali responsabilità al termine

delle previste procedure di legge ed in un quadro di diffuse garanzie per tutte le parti in causa.

Procedure che mi risultano regolarmente avviate.

E’ necessario ricordare che la verità non risiede nel convincimento di chi si sente vittima,

nella relazione di un eventuale consulente di parte ma è il frutto del convincimento di un Organo

di giudizio sulla scorta degli elementi raccolti, delle testimonianze delle parti e con il conforto

del parere terzo di un consulente tecnico d’ufficio.

E’ contro i tempi avvertiti come insopportabilmente lunghi che si protesta, o è contro questo

sistema di giustizia?

Nel primo caso è bene chiarire che le procedure accertative sono necessariamente complesse e

non risultano essere stati strumentalmente frapposti ostacoli procedurali.

Nel caso si protesti contro questo sistema di garanzie, sommessamente ritengo che le “vie brevi

auspicate dai genitori siano assolutamente impercorribili in uno Stato evoluto e di diritto.

I genitori dichiarano: “Sappiamo, purtroppo, che probabilmente anche oggi resteremo inascoltati,

che nessun medico si farà vedere…”.

Al sottoscritto risulta invece che i coniugi Alinovi sono stati ricevuti anche dal Direttore Generale

dello Spirito Santo e che le più ampie assicurazioni di una ulteriore indagine interna sono state

loro offerte. Chiedono forse che i sanitari, già additati come colpevoli certi, si offrano alla

pubblica lapidazione di chi ha più volte “…chiesto di sospendere i medici indagati..”, in spregio alle

più elementari garanzie offerte ad ogni cittadino?

Vorrei ricordare che il Reparto di Chirurgia Pediatrica conta una positiva casistica di decine di

migliaia di casi risolti, anche di grande complessità, ed è giustamente ritenuto un Centro di

riferimento regionale.

Inoltre i colleghi indagati non sono stati colti con il coltello fra le mani dopo aver consumato un

delitto ma sono imputati di un presunto errore medico dopo essere intervenuti per salvare la vita

a bimbi che versavano in condizioni gravemente compromesse di salute.

Affermano di sapere “che anche i medici sono uomini e che possono sbagliare” ed hanno assolutamente

ragione. Tutti possono sbagliare ed infatti sbagliano gli avvocati, i magistrati e certamente anche

i medici. Come nel famoso caso del “rene scomparso”, quando un nostro collega si fece più di

40 giorni di arresti domiciliari per il clamoroso errore a suo discapito di altri medici in fase di

accertamento autoptico.

Il sistema è dunque imperfetto, perché non sono perfetti gli uomini.

Non è comunque un sistema viziato a favore di una parte e se “c’è un’alta probabilità che tutto questo

rimarrà impunito” è perché, comunque, nella stragrande maggioranza dei casi di presunto errore

medico non vi è poi stata responsabilità accertata.

Posso comunque affermare senza tema di smentita che la categoria è da molto tempo impegnata

in una revisione delle procedure che garantisca ancor maggiore sicurezza a pazienti ed operatori e

che anche i medici premono per istituti legislativi più specifici per affrontare i casi di malpractice.

Non credo però che le manifestazioni di piazza fatte contro qualcuno siano la strada giusta.

Sentirsi addosso la pressione montante della piazza induce chiunque allo smarrimento ed all’autodifesa

che in medicina significano perdita della serenità sempre necessaria nell’atto medico e riluttanza

ad affrontare i casi più difficili perché potenzialmente forieri  di complicanze. La conseguenza perdita

di chance per i malati sarebbe drammatica.

Credo che il cittadino lo abbia già compreso e forse in questo risiede la risposta al perché di quella

scarsa partecipazione lamentata a manifestazioni potenzialmente lesive di risorse sanitarie preziose

per tutti noi.

                                                      IL PRESIDENTE

                                                      Dr. Enrico Lanciotti