ORDINE PROVINCIALE MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI
P E S
C A R A
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Agli
Organi di informazione
LORO SEDI
QUANDO IL DOLORE VA IN
PIAZZA
Riflessioni in tono sommesso sui sit-in
contro i medici della Chirurgia Pediatrica dello Spirito Santo
Perdere
un figlio è per un essere umano quanto di più straziante possa accadere.
Da
genitore, al solo identificarmi in un simile frangente, sono attanagliato dal
terrore e
sinceramente credo che perderei anche la ragione.
La massima solidarietà umana, quindi, alle
famiglie Alinovi, Di Pancrazio e Granchelli ieri
impegnate, come appreso dalla stampa, nell’ennesimo
sit-in sulla soglia dell’Ospedale
Pescarese.
Premesso
che ritengo assolutamente legittimo porsi la domanda se i medici ai quali i propri
figli sono stati affidati abbiano fatto tutto il possibile per
strapparli alla morte, cosa
lamentano queste famiglie?
Mi
atterrò alle loro dichiarazioni riportate dalla stampa.
Questi
genitori “cercano giustizia e vogliono
verità”.
Verità
e giustizia che scaturiranno dall’accertamento delle eventuali responsabilità
al termine
delle previste procedure di legge ed in un quadro di diffuse
garanzie per tutte le parti in causa.
Procedure
che mi risultano regolarmente avviate.
E’
necessario ricordare che la verità non risiede nel convincimento di chi si
sente vittima, né
nella relazione di un eventuale consulente di parte ma è il frutto
del convincimento di un Organo
di giudizio sulla scorta degli elementi raccolti, delle
testimonianze delle parti e con il conforto
del parere terzo di un consulente tecnico d’ufficio.
E’ contro i tempi avvertiti come insopportabilmente lunghi che
si protesta, o è contro questo
sistema di giustizia?
Nel
primo caso è bene chiarire che le procedure accertative sono necessariamente
complesse e
non risultano essere stati strumentalmente frapposti ostacoli
procedurali.
Nel
caso si protesti contro questo sistema di garanzie, sommessamente ritengo che
le “vie brevi”
auspicate dai genitori siano assolutamente
impercorribili in uno Stato evoluto e di diritto.
I
genitori dichiarano: “Sappiamo,
purtroppo, che probabilmente anche oggi resteremo inascoltati,
che
nessun medico si farà vedere…”.
Al
sottoscritto risulta invece che i coniugi Alinovi sono
stati ricevuti anche dal Direttore Generale
dello Spirito Santo e che le più ampie assicurazioni di una
ulteriore indagine interna sono state
loro offerte. Chiedono forse che i sanitari, già additati come
colpevoli certi, si offrano alla
pubblica lapidazione di chi ha più volte “…chiesto di sospendere i medici indagati..”,
in spregio alle
più elementari garanzie offerte ad ogni cittadino?
Vorrei
ricordare che il Reparto di Chirurgia Pediatrica conta una positiva casistica
di decine di
migliaia di casi risolti, anche di grande
complessità, ed è giustamente ritenuto un Centro di
riferimento regionale.
Inoltre
i colleghi indagati non sono stati colti con il coltello fra le mani dopo aver
consumato un
delitto ma sono imputati di un presunto errore
medico dopo essere intervenuti per salvare la vita
a bimbi che versavano in condizioni gravemente compromesse di
salute.
Affermano
di sapere “che anche i medici sono uomini
e che possono sbagliare” ed hanno assolutamente
ragione. Tutti possono sbagliare ed infatti sbagliano gli avvocati, i magistrati e certamente
anche
i medici. Come nel famoso caso del “rene scomparso”, quando un
nostro collega si fece più di
40 giorni di arresti domiciliari per il
clamoroso errore a suo discapito di altri medici in fase di
accertamento autoptico.
Il
sistema è dunque imperfetto, perché non sono perfetti gli uomini.
Non
è comunque un sistema viziato a favore di una parte e se “c’è un’alta probabilità che tutto questo
rimarrà
impunito” è perché,
comunque, nella stragrande maggioranza dei casi di presunto errore
medico non vi è poi stata responsabilità accertata.
Posso
comunque affermare senza tema di smentita che la categoria è da molto tempo impegnata
in una revisione delle procedure che garantisca ancor maggiore
sicurezza a pazienti ed operatori e
che anche i medici premono per istituti legislativi più specifici
per affrontare i casi di malpractice.
Non
credo però che le manifestazioni di piazza fatte contro qualcuno siano la
strada giusta.
Sentirsi
addosso la pressione montante della piazza induce chiunque
allo smarrimento ed all’autodifesa
che in medicina significano perdita della serenità sempre
necessaria nell’atto medico e riluttanza
ad affrontare i casi più difficili perché potenzialmente
forieri di complicanze. La conseguenza
perdita
di chance per i malati sarebbe drammatica.
Credo
che il cittadino lo abbia già compreso e forse in questo risiede la risposta al
perché di quella
scarsa partecipazione lamentata a manifestazioni potenzialmente
lesive di risorse sanitarie preziose
per tutti noi.
IL
PRESIDENTE
Dr. Enrico Lanciotti