Elektron (apparecchio di Crock)
 
"Elektron" (apparecchio di Crock)
Alberto Valentini


Il dispositivo che ho chiamato “Elektron” (dal nome greco dell’ambra, le cui proprietà elettrostatiche erano ben note agli antichi Greci e da cui è derivato nella nostra lingua il sostantivo “elettricità”) è stato realizzato facendo riferimento alle macchine costruite da Lee Crock in varie riprese (cfr. “Nexus”, edizione italiana, n. 50). In che modo il dispositivo - in base alle leggi dell’ elettrologia (la branca della fisica che studia i fenomeni elettrici) – agisca sull’organismo non è ben chiaro; questo, sostanzialmente, per la bassa differenza di potenziale elettrico in gioco e, quindi, per la presenza di un campo elettrico debolissimo. Nel caso dell’ultima configurazione usata (fig. 3) che utilizza una sola griglia, in linea di principio, non ci dovrebbe essere nemmeno chiusura del circuito elettrico. Tuttavia, secondo la sperimentazione condotta dallo stesso Crock e da altri, la macchina curerebbe varie affezioni anche gravi. La cosa mi ha quindi incuriosito e comunque ritengo che l’approccio di partenza debba essere quello classico galileiano che privilegia la prova sperimentale. Anche nel caso dell’omeopatia, ad esempio, non è ben chiaro come il farmaco funzioni anzi, in base alle conoscenze attuali della scienza, non dovrebbe funzionare. La stessa considerazione si può fare per la radionica, per i fiori di Bach, per l’agopuntura, per la teoria dell’orgone di Reich e così via. Effettuando però delle prove sperimentali con queste metodiche, si riscontrano degli effetti sensibili misurabili. In alcuni casi – per esempio in omeopatia - si sono fatte sperimentazioni anche su animali (escludendo quindi con certezza il cosiddetto “effetto placebo”), ottenendo dei risultati. Può accadere, quindi, che la prova sperimentale dia un esito positivo pur in mancanza, per il momento, di una teoria scientifica che spieghi compiutamente il rapporto causa–effetto del fenomeno in esame. Alla luce di quanto detto, ritengo che valga pena di sperimentare il dispositivo come alcuni medici stanno già facendo.
E’ comunque possibile fare delle notazioni di carattere tecnico. Il potenziale elettrostatico, che si va a posizionare sulla griglia, proviene da un processo elettrochimico che si svolge nelle pile (del tipo zinco-carbone) utilizzate nel dispositivo. Dato, come si diceva, che la differenza di potenziale elettrico è molto bassa ed inoltre non c’è contatto diretto con il corpo, non si ha in nessun caso circolazione di corrente e l’effetto dell’apparecchio sull’organismo è dovuto, probabilmente, agli ioni (positivi e negativi) che si dispongono sulla griglia. I potenziali usati sono di 3 volt e di 4,5 volt; potenziali superiori sono risultati inutili. Io ho realizzato e sperimentato personalmente il sistema a 3 volt. Per condurre una semplice sperimentazione, per quantificare gli effetti dell’apparecchio sull’ organismo, si potrebbe eseguire un controllo medico (effettuando le comuni analisi del sangue) prima e dopo il trattamento, senza però cambiare le proprie abitudini di vita ed alimentari. Si potrebbe anche fare un controllo quotidiano del PH delle urine effettuato la mattina al risveglio (usando le apposite cartine al tornasole) e della pressione arteriosa (massima e minima). E’ importante bere molto durante il trattamento perché sembra che uno degli effetti dell’apparecchio sia quello di favorire il processo di eliminazione delle tossine, purificando l’organismo (sarebbe consigliabile bere molto comunque perché fa bene e si evita la calcolosi). Infine, è utile tenere un diario quotidiano sugli effetti fisici che si possono riscontrare sull’organismo . Per quanto concerne le modalità del trattamento, è possibile usare una griglia piccola per il trattamento locale ed una grande per quello generale; in quest’ ultimo caso si può usare l’apparecchio di notte per una settimana.
Entriamo ora nei dettagli circuitali del dispositivo.
La prima macchina che fu realizzata da Crock funzionava in base allo schema riportato in fig. 1. Come si vede, esso è composto da due piastre polarizzate inversamente in maniera permanente e da una griglia superiore che cambia il suo potenziale ciclicamente.
Il dispositivo successivo (fig. 2) utilizzava due griglie che, ciclicamente ed in maniera opposta, invertivano il proprio potenziale.
Infine, il terzo (fig. 3) utilizza una sola griglia che muta il proprio potenziale elettrico in maniera continuativa. Questa ultima configurazione è più semplice da usare e sembra, sperimentalmente, la più efficace. Da parte mia ho realizzato tre prototipi prima di arrivare alla versione definitiva. Il dispositivo “Elektron” nella sua ultima versione dà la possibilità di poter usare una qualunque delle due ultime configurazioni in modo che sia possibile effettuare una sperimentazione completa.
fig. 1
fig. 1
fig. 2
fig. 2
fig. 3
fig. 3
1° prototipo
Primo prototipo
2° prototipo
Secondo prototipo
3° prototipo
Terzo prototipo
modello definitivo
L'apparecchio nella versione definitiva
griglia
La griglia
     
Se siete interessati a sperimentare l' Elektron o desiderate delle informazioni supplementari, scrivetemi: alberto.valentini@tin.it